Tornare competitivi dopo una caduta. Questione di psicologia

15.04.2024
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Le vittorie a ripetizione di Elisa Longo Borghini e di Elisa Balsamo hanno un punto in comune e non è dato, in questo caso, dalla comune militanza nella Lidl-Trek. Entrambe le azzurre vengono da un 2023 molto difficile, contraddistinto da infortuni lunghi e complicati e da una ripresa lenta. Non sono certamente i soli casi, basti pensare sempre nel team americano il lento cammino di resurrezione di Tao Geoghegan Hart e chi vive da vicino le vite di questi campioni sa che non è tutto legato al fisico, all’allenamento, ai risultati. Molto pesa la testa, la psicologia, il come si vive questo periodo di ripresa.

La vittoria della Longo Borghini alla Freccia del Brabante. Il suo 2023 era stato fermato dalla caduta al Giro
La vittoria della Longo Borghini alla Freccia del Brabante. Il suo 2023 era stato fermato dalla caduta al Giro

Nel team un ruolo sempre più importante – lei come colleghi e colleghe negli altri team – lo svolge la dottoressa Elisabetta Borgia, che anche nel caso delle due atlete in questione è stata un supporto importante e che sa bene quanto il ritorno a livelli pari se non addirittura superiori sia un iter molto lungo e travagliato.

«Il primo passo che un atleta deve fare è l’accettazione – spiega la Borgia – Gli sportivi hanno sì una struttura mentale molto forte, che è però molto basata su un rigido cammino: c’è una strategia da seguire verso l’ottenimento dell’obiettivo, fatta di tappe che sono allenamenti e gare con una flessibilità contenuta e studiata. L’infortunio arriva e stravolge tutto, vengono cancellati i piani, tutto quello che era stato stabilito viene cancellato d’un colpo».

Elisabetta Borgia da anni collabora con il Team Lidl-Trek e ha seguito la rinascita delle azzurre
Elisabetta Borgia da anni collabora con il Team Lidl-Trek e ha seguito la rinascita delle azzurre
Che succede a quel punto?

L’istinto direbbe di studiare subito un “piano B”, ma non è così semplice. Bisogna innanzitutto porsi davanti un obiettivo nuovo, che non ha più a che vedere con le corse ma che riguarda il ritrovare la salute. E per far questo è necessario rallentare, ma questo non è nello spirito dell’agonista, che anzi vuole tornare prima possibile a gareggiare, vuole riprendere esattamente da dove si era fermato. Per questo parlo di accettazione: bisogna mettere un punto e ripartire.

E’ difficile accettare l’infortunio?

Sì, ma è soprattutto difficile accettare che quel piano che era stato fatto a inizio stagione non c’è più. Non si recupera, non si può riprendere. E’ legittimo rammaricarsene, ma bisogna guardare avanti. Bisogna saltare su un nuovo piano lasciando andare quel che è stato. Ripartendo sempre dal ristabilimento fisico. Bisogna soprattutto lasciar andare via la rabbia, che non serve e fa sprecare energie preziose.

Per Elisa Balsamo il 2024 è stato finora ben diverso dall’anno passato. Protagonista anche alle classiche
Per Elisa Balsamo il 2024 è stato finora ben diverso dall’anno passato. Protagonista anche alle classiche
Come si salta su un nuovo piano?

Intanto si comincia con la consapevolezza, l’accettazione di cui parlavamo prima. Poi il lavoro dello psicologo deve essere coadiuvato dai vertici del team. Lì serve l’impegno di tutta l’equipe, per stabilire un nuovo cammino, verso nuovi obiettivi, passando magari anche per la rielaborazione del trauma. L’atleta però deve essere consapevole, capire dove deve andare, che cosa potrà ottenere, soprattutto quanto è importante che tutto ciò avvenga nel pieno rispetto del proprio corpo, godendo della piena salute necessaria per ritrovare il proprio livello. Bisogna ricostruire tutto il viaggio.

Nel caso della Longo Borghini però assistiamo a una ragazza esperta che non aveva mai toccato simili picchi di rendimento, pur avendo un curriculum già di per sé eccezionale… Come si diventa più forti di prima?

I cinesi, parlando della resilienza, fanno l’esempio di un vaso rotto rimesso insieme con colla dorata perché diventi ancora più prezioso. Per lo sportivo è un po’ così: l’abitudine alla vittoria può anche portare a una diminuzione del desiderio di vincere. Chi viene da infortuni gravi ha invece la smania di tornare a prima. Se ben incanalata, questa foga può essere utile, può servire a conoscere più di se stessi perché noi siamo fatti anche delle nostre esperienze. Questi sono principi utili nello sport come nella vita di tutti i giorni, ma considerando il nostro ambiente, è come fare uno step up, salire di livello in un videogioco. La nostra società tende a nascondere la sofferenza, la negatività, ma è attraverso di essa che si va oltre.

Per Tao Geoghegan Hart la strada della rinascita è ancora lunga. Lo vedremo al Giro d’Italia
Per Tao Geoghegan Hart la strada della rinascita è ancora lunga. Lo vedremo al Giro d’Italia
Un infortunio può anche non essere fisico: una decisione sbagliata, un esito negativo per questione di centimetri. Spesso vicende del genere lasciano strascichi, come se ne esce?

Fondamentale è l’analisi di quello che è successo. L’errore pesa, per superarlo bisogna capire che cosa si è fatto. La gestione degli ultimi chilometri, l’avversario magari sottovalutato, cosa è andato bene e male. Ritrovandosi nella stessa situazione come si agirebbe, sapendo com’è andata? Bisogna affinare attraverso tutto ciò la nostra capacità di “problem solving”, imparare a gestire la situazione anche in presenza di forti emozioni, facendo in modo che l’attività emotiva non vada a inficiare l’applicazione logica.

E’ evidente però come, nel ciclismo come in tante altre discipline sportive, un piccolo episodio vada a intaccare la concentrazione mentale. Sono evidenti i casi di eventi che cambiano completamente il loro andamento proprio perché il protagonista ha perso la sua applicazione mentale. La concentrazione può essere allenata?

Sicuramente. La si può anche perdere. La società odierna porta a non essere concentrati quasi mai, a vivere a un livello di superficialità, questo perché abbiamo ormai un flusso d’informazioni che, secondo recenti studi, è più del doppio di quello di 10 anni fa. Siamo iperstimolati, tendiamo al multitasking quando invece il nostro cervello fa fatica a processare più informazioni per volta. La concentrazione deve essere uno stile di vita. La si può applicare anche nelle più piccole cose: mangiare, bere, guardare, insomma focalizzando i 5 sensi. Questo diventerà utilissimo anche quando saremo impegnati in corsa.

Quel Fiandre stupendo è nato sul Teide. Slongo racconta

03.04.2024
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Fra i ringraziamenti di Elisa Longo Borghini dopo la vittoria del Fiandre, forse quelli più sentiti sono arrivati a Paolo Slongo, che la corsa l’ha vista in tivù dopo un allenamento di cinque ore sul Teide con alcuni ragazzi del gruppo Giro. Nella Lidl-Trek, il trevigiano si è calato con umiltà in un ruolo dietro le quinte che a giudicare dai risultati porta davvero ottimi frutti. Fu lui lo scorso settembre a fermare la piemontese dopo la terza tappa del Romandia e ad imporle lo stop più lungo della carriera. L’obiettivo era resettare un sistema in crisi a causa dei tanti intoppi e con il senno di poi si può dire che l’operazione sia andata a buon fine.

Tre Fiandre per Vdp, due per la Longo: una grafica celebrativa
Tre Fiandre per Vdp, due per la Longo: una grafica celebrativa
Che effetto fa sentirsi ringraziare a quel modo da una campionessa che ha appena vinto il Fiandre?

E’ stato un piacere, è il mio lavoro e lo faccio sempre con passione. Conosco Elisa da una vita e l’anno scorso ci siamo resi conto di dover recuperare la persona dopo un anno davvero sfortunato. Era partita benissimo, vincendo il UAE Tour. Poi aveva preso il Covid con la febbre altissima. Accelerammo perché fosse pronta per le classiche e, pur non al suo meglio, fece terza al Fiandre e seconda nella Liegi. Poi siamo andati al Giro, ha vinto una tappa e poteva giocarsi la classifica con la Van Vleuten, invece è caduta e il Giro è andato. Al Tour si andava pure bene, ma è venuto fuori il problema a quella ghiandola e a questo punto l’abbiamo fermata. Lei avrebbe voluto riprendere, ma sarebbe stato un inutile tirarle il collo.

Fermarsi è stata forse la parte più difficile…

A Elisa piace allenarsi, stare sulla bici. Dirle di fermarsi è parsa una bestemmia. Per fortuna il matrimonio e il viaggio di nozze l’hanno aiutata a uscire dalla solita routine e questo ha fatto sì che il sistema si sia resettato.

A dicembre continuava a dire di andare pianissimo…

Quando riprendi dopo così tanto tempo, sembra sempre di andare piano. Bisogna ricostruire un passettino alla volta. Davvero conosco Elisa da quando era junior, perché davo una mano a Rigato quando era alla Fassa Bortolo. Così a un certo punto le ho detto: «Devi fidarti fi me. E vedrai che andrai più forte degli anni scorsi».

E lei?

Si è fidata, anche se a volte mi mandava delle foto in cui si vedevamo valori bassini. Siamo ripartiti da tanti dubbi: «Tornerò più come prima?». E ancora una volta le ho detto di non pensare così tanto e alla fine sono arrivati i primi riscontri.

E’ vero che la vittoria del Fiandre è nata sul Teide?

Prima delle classiche eravamo quassù noi due. C’era anche la Niewiadoma con la sua squadra e anche Marianne Vos, ma noi ci siamo messi lì a fare il nostro lavoro da soli, ciascuno nel suo ruolo. Siamo innamorati di quello che facciamo e i risultati sono iniziati ad arrivare. C’era già un morale diverso. Il secondo posto alla Strade Bianche aveva detto che c’era, anche se mancavano dei pezzettini.

Pensavi che avrebbe potuto vincere il Fiandre?

Quando lavori bene, i risultati arrivano. E il Fiandre era perfetto come percorso e anche per il fatto che piovesse. Lei è come quello che allenavo prima (sorride alludendo a Nibali, ndr), ha grande fondo e si esalta con il brutto tempo.

Per Elisa Longo Borgini, che ha 32 anni, il Fiandre è stato la vittoria numero 42 della carriera
Per Elisa Longo Borgini, che ha 32 anni, il Fiandre è stato la vittoria numero 42 della carriera
La stagione scorsa così frammentata le ha in qualche modo tolto qualcosa?

Non credo, ha tenuto i suoi buoni livelli. A inizio anno, aveva già qualcosa più dell’anno precedente, ora manca un altro saltino. La cosa che fa piacere infatti è aver vinto, essere davanti sapendo che manca ancora un 10 per cento di condizione da trovare.

Elisa ha vinto il Fiandre nel 2015 e poi nove anni dopo: in cosa è cambiata?

Lei è rimasta forte, il ciclismo è cambiato. Sei sempre su una strada con una bicicletta e lei a 23 anni fece vedere di essere davvero forte. Nove anni dopo ha mantenuto la capacità di dominare le altre e l’ho trovato davvero molto bello.

La vittoria in volata era così scontata?

C’era un po’ di rischio. Io sono quassù e con noi c’è anche suo marito Jacopo (Mosca, ndr). Per cui siamo rientrati dall’allenamento in tempo per seguire la gara delle donne. Eravamo a tavola a chiederci perché mai non attaccasse. In realtà poi Elisa ci ha raccontato che Shirin Van Anrooij era stanca per aver lavorato tanto. Anche Niewiadoma faticava quando doveva passare a tirare quindi Elisa è andata alla volata davvero fiduciosa. E proprio sulla volata c’è un aneddoto.

La volata era un rischio, am questa volta Elisa l’ha lanciata con la certezza di vincerla
La volata era un rischio, am questa volta Elisa l’ha lanciata con la certezza di vincerla
Sarebbe?

Quando facevamo gli sprint sul Teide, per provocarla le dicevo di fare qualche best. E dato che non c’è mai riuscita, le dissi che ne avrebbe fatto qualcuno in gara. Ebbene, nei giorni prima del Fiandre, una delle attivazioni era fare anche delle volate e lei per due giorni consecutivi ha fatto il suo best in volata. Stava bene e la sensazione bella è avere ancora margine e la capacità di tenere questa condizione ancora per parecchio.

Elisa farà la Roubaix?

No, si resta fedeli al piano originario. E visto che l’obiettivo è fare bene alla Liegi, la Roubaix era una suggestione, ma la guarderà anche lei in televisione.

E tu invece ormai vivi sul Teide?

E’ parte del mio lavoro, corse in proporzione ne faccio davvero poche. Ora siamo qua con una parte del gruppo del Giro e non siamo in hotel, ma in alcuni appartamenti che sono stati sistemati per farci alloggiare gli atleti, visto che ormai non si trova più posto. Siamo in casa col cuoco e per avere la corrente bisogna accendere il gruppo elettrogeno. Una mezza avventura, ma si lavora bene. Torniamo giù il 14 aprile, poi vedremo cosa ci sarà scritto nel programma.

Gioia Longo Borghini: Ronde nel sacco (e spunta la Roubaix)

31.03.2024
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OUDENAARDE (Belgio) – Avete presente quella cattiveria, sportiva chiaramente, che si vede in volto? Quando si è sicuri di una cosa e che quella cosa avverrà? Ecco, oggi Elisa Longo Borghini era tutto questo. E lo sprint sul rettilineo finale del Giro delle Fiandre è stato l’emblema di tutto ciò. La Ronde 2024 è sua.

E ce lo dice anche: «Stamattina sul bus ero cattiva». E noi: «Ma ti abbiamo vista serena, sorridente…». Di nuovo lei: «Non potevo farmi vedere cattiva con chi c’era vicino, ma lo ero… credetemi».

Marianne Vos, stremata, ha ammesso: «Oggi Elisa e Shirin erano troppo più forti. Brave»
Marianne Vos, stremata, ha ammesso: «Oggi Elisa e Shirin erano troppo più forti. Brave»

Lidl-Trek in controllo

Le donne più degli uomini hanno preso acqua e vento tutto il giorno. Scrosci forti e continui. I muri erano una colata di fango, tanto che persino le ragazze hanno messo piede a terra sul ripido Koppenberg.

In un finale convulso, la Lidl-Trek gioca bene le sue carte. Anche se proprio nei chilometri che portano all’arrivo non capivamo perché in due contro una, Shirin van Anrooij e appunto Elisa, contro Katarzyna Niewiadoma, non iniziassero a scattare a ripetizione. Fino a quella volata, magistrale: un connubio di forza e determinazione.

Dopo il podio, mentre firma le maglie dell’evento, come tradizione vuole, Elisa riavvolge il nastro e racconta. 

«La mia gara – dice Longo Borghini – non è iniziata nel migliore dei modi. Ho avuto una foratura e sono caduta, proprio perché avevo forato, in curva. Però la squadra tutta, sia le atlete che lo staff dall’ammiraglia, è stata sempre di grande aiuto. Mi hanno riportato sul Koppenberg e lì ho fatto lo sforzo principale della giornata».

L’azione potente di Elisa Longo Borghini che sul Pateberg rintuzza le prime
L’azione potente di Elisa Longo Borghini che sul Pateberg rintuzza le prime

Feeling Van Anrooij

A quel punto però davanti c’è la sua compagna, Shirin van Anrooij. Cosa fare? Jeroen Blijlevens, il direttore sportivo della Lidl-Trek, probabilmente vede che l’olandese non dà certezze e così dà il via libera a Longo Borghini.

«Jeroen mi ha detto che potevo andare anch’io – racconta ancora Longo Borghini – e ci siamo trovate noi due con Niewiadoma e la collaborazione è stata davvero buona. Tanto rispetto per Kasia per aver lavorato con noi. E poi ero così sicura di vincere lo sprint: non so perché, visto che normalmente non sono molto veloce. Ma, si sa, in questi scenari in cui la corsa è lunga e le persone sono stanche, ciò che viene fuori è la tua efficienza. E spesso vince chi è più fresco. E io mi sentivo ancora fresca».

Shirin ed Elisa oltre ad essere compagne di squadra, sono anche compagne di stanza e hanno studiato bene il finale di gara, guardando e riguardando i video della sequenza Kwaremont-Pateberg. Ma si sa che tra il dire e il fare…

«Sapevamo che se nelle curve tra i due muri si guadagnano 30”, si può vincere il Fiandre. Il problema è che la Sd Worx ha lavorato duro per tutto il Kwaremont e il divario si è ridotto».

Da donna squadra qual è, Longo Borghini ringrazia tutte le ragazze facendo i nomi e dedicando un pensiero anche a Lizzie Deignan, che è caduta e si è anche fratturata un braccio. 

Lotte Kopecky oggi non è stata brillante. Ma forse è già in calo da una settimana
Lotte Kopecky oggi non è stata brillante. Ma forse è già in calo da una settimana

Testa e cuore

Elisa ci porta poi in sella con lei negli ultimi tremila metri di questa gara magistrale e bagnatissima. Ci spiega come testa e cuore abbiano collaborato alla perfezione.

«Sapevo ancora che avremmo dovuto spingere forte perché il divario era davvero ridotto. Non potevamo davvero giocare o guardarci. Nella mia mente mi dicevo: “Elisa, sai cosa fare. Ne hai passate tante, ora ti senti bene: vinci!”».

La piemontese parla anche del grande lavoro svolto dall’ammiraglia. Del costante aggiornamento con il suo diesse: «Dopo il Koppenberg – le ha detto il tecnico – vediamo come siamo messi e ti darò istruzioni su come guidare».

«Ed è stato bello pedalare così – riprende Elisa – Ina Teutenberg e Jeroen stanno lavorando davvero bene insieme. Hanno pianificato questo Fiandre nei minimi dettagli».

Niewiadoma, in testa collabora con le due atlete della Lild-Trek
Niewiadoma, in testa collabora con le due atlete della Lild-Trek

Per Slongo

Ma restando in tema di cuore Longo Borghini ha espressamente dedicato questa prestigiosa vittoria al suo coach storico: Paolo Slongo. Colui che l’ha ricostruita dopo una stagione difficile.

«Paolo – spiega – ha sempre creduto che potessi tornare più forte. Certe volte lo chiamavo e gli chiedevo: “Ma davvero potrò tornare quella di prima?”. Gli dicevo che non era possibile e lui invece mi tranquillizzava, mi diceva di non preoccuparmi. “Sarai più forte di quanto non ti aspetti”. Sono certa che ora sarà sul divano a ridere e a gioire».

Il duo Slongo-Longo Borghini è un duo di successo. I due collaborano da anni e il tecnico veneto sta raccogliendo con Elisa la riconoscenza che merita. Lavora dietro le quinte, ma Paolo c’è sempre.

Il podio della Ronde femminile: Elisa Longo Borghini (prima), Katarzyna Niewiadoma (seconda) e Shirin Van Anrooij (terza)
Il podio della Ronde femminile: Longo Borghini (prima), Niewiadoma (seconda) e Van Anrooij (terza)

La Roubaix all’improvviso

Prima di congedarci emerge il discorso Roubaix, che in teoria non sarebbe dovuto emergere. La classica del pavé non era nei programmi di Longo Borghini. E infatti lei replica con un’espressione un po’ incerta, ma divertita.

«Se è possibile sognare anche per la Roubaix? Io non dovevo farla. Ero inserita come riserva, ma con l’incidente di oggi di Lizzie penso che probabilmente il 7 aprile correrò. Ancora so poco però. Faremo il debriefing con la squadra e poi seguirò le istruzioni. Davvero, in questo momento non ho idea di cosa succederà».

Questa news è una piccola bomba. Tanto che Elisa a questo punto non sapeva neanche se sarebbe rientrata in Italia o meno. «Non so, devo fare una ricognizione o tornare a casa».

La Roubaix ora sembra lontana, anche se non lo è: ora è tempo di fare festa. E tutto sommato per noi italiani oggi è stato proprio un bel Fiandre: secondo Luca Mozzato, prima Elisa Longo Borghini. Una birra per tutti!

Duello toscano. Vince Kopecky ma Longo Borghini la fa tremare

02.03.2024
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SIENA – Il gomito si allarga ma Lotte Kopecky non passa. Elisa Longo Borghini deve così affrontare il muro di Santa Caterina in testa. C’è solo da capire quando l’iridata scatterà…

Una freccia. Kopecky passa al doppio della velocità Elisa e tutto sommato questa netta differenza riduce il dispiacere. Probabilmente anche se le avesse dato un cambio, il risultato non sarebbe cambiato.

Uno scatto secco a 550 metri dal traguardo e Kopecky mette a segno il bis a Siena. Qui aveva vinto già nel 2022
Uno scatto secco a 550 metri dal traguardo e Kopecky mette a segno il bis a Siena

Tre verdetti

Mentre arrivano le ragazze su Siena torna a scendere la pioggia. Come se non bastasse a complicare le cose di una gara tanto bella, quanto complessa anche nella sua logistica.

Ma a parte questo, la Strade Bianche Women ci ha detto tre cose a nostro avviso inequivocabili.

La prima: Lotte Kopecky è forte, ma non è quella dominatrice mostruosa che ci si aspettava o che abbiamo visto lo scorso anno al mondiale, al Tour e in tante classiche. Perché? Molto probabilmente perché è dimagrita e in salita va più forte, ma inevitabilmente ha perso qualcosa nella sparata. Chiaramente è un’ipotesi, anzi una “vox populi” da circus WorldTour. Ma è un fatto che Lotte sia più scavata in volto.

Seconda. Il livello medio si è alzato e di tanto. Forse è la prima volta che vediamo una corsa femminile tanto dura e tanto combattuta. Erano in molte nel finale, gli ultimi 20-25 chilometri, a giocarsela.

Le classiche voci che “il ciclismo femminile sia in crescita” , oggi hanno trovato una risposta anche sul campo. Una risposta tecnica. Distacchi più piccoli e bagarre: bene così.

Terza. Alla fine c’è sempre lei a tenere alti i colori dell’Italia: Elisa Longo Borghini non manca mai all’appello. Cambiano i percorsi ma la campionessa italiana c’è sempre.

E questo è possibile grazie a grinta, serietà e tanto, tanto lavoro specie dopo una stagione tanto tribolata come quella passata. Lei stessa ha parlato di un grande lavoro di endurance per recuperare le mancanze dell’anno scorso.

La bellezza dei paesaggio toscani. La Strade Bianche è entusiasmante anche quando non è sugli sterrati
La Strade Bianche è entusiasmante anche quando non è sugli sterrati

Grinta Longo

Oggi la piemontese era un falco. Attenta sugli sterrati e sull’asfalto. Marcava Vollering e Kopecky come nessun altra. Chiudeva facile su di loro. Si vede che la gamba era brillante.

«E’ vero, stavo bene – dice Longo Borghini – la gamba era attiva e reattiva. Tutto è andato bene. Ho avuto due intoppi, due piccole cadute, ma nulla di che. Anche il setup era buono. Ho fatto le mie prove e la scelta della copertura da 28 andava bene. Devo poi dire che il circuito finale che ha coinvolto tutto questo pubblico è stato proprio… figo!».

Elisa Longo Borghini (classe 1991) si dirige verso il podio. Piazza del Campo la chiama e lei risponde così…
Elisa Longo Borghini (classe 1991) si dirige verso il podio. Piazza del Campo la chiama e lei risponde così…

Senza rimpianti

Elisa è irrimediabilmente gentile ed educata. Siena l’ha accolta con passione e un grande abbraccio. Al netto dei belgi, giunti in massa in toscana, per Kopecky e per la granfondo di domani, il pubblico ha capito lo sforzo dell’atleta della Lidl-Trek. Quando ha girato la bici per andare al podio, si è alzato un grande applauso e lei ha ricambiato.

La questione dei cambi, anzi dei “non cambi”. «Il ciclismo è anche questo – dice Logo Borghini – con sportività – Ognuno fa la sua tattica. Sapevo che sarebbe stato difficile contro Lotte, ma avuto l’okay dall’ammiraglia per andare e… è andata così. Mi spiace perché oggi la squadra aveva lavorato tanto e benissimo. Eravamo nella fuga di giornata e abbiamo cercato di fare la gara.  Essere seconda dietro la campionessa del mondo comunque è un onore. E’ mancata la vittoria, dispiace… Il secondo posto era il massimo che avrei potuto ottenere. E bisogna essere contenti di questo».

Demi Vollering, compagna di squadra di Kopecky, completa il podio
Demi Vollering, compagna di squadra di Kopecky, completa il podio

Le paure di Lotte…

Anche Kopecky non si è nascosta. Alla fine la campionessa belga partiva da super favorita. Una delle domande più ricorrenti che le venivano poste in partenza era: «Senti la pressione sulle tue spalle?». Lei replicava di no, che voleva solo dare il massimo, che l’importante era la vittoria di squadra.

Poi però, anche nella ricognizione – come abbiamo avuto modo di vedere giovedì scorso – era serissima. silenziosa. Sulle Tolfe aveva fatto lo stesso identico scatto che poi ha replicato oggi in gara.

Ha dichiarato che l’atleta che più temeva nel finale era proprio Elisa Longo Borghini. Non era così felice di trovarsi con lei nel finale. E infatti chiudeva subito su di lei.

«Vedevo – dice Lotte – che in corsa rispondeva in modo brillante. Ha fatto una grande gara».

E forse anche per questo, pur essendo sicura della sua “sparata”, in quel chilometro che portava allo strappo di Santa Caterina non ha dato il cambio e anzi ha fatto girare la gamba in agilità.

Grande apprezzamento per il circuito finale. Tanta gente a bordo strada anche per la corsa femminile
Grande apprezzamento per il circuito finale. Tanta gente a bordo strada anche per la corsa femminile

I margini di Elisa

Elisa si conferma in ottima condizione. Ma non era scontato e dice: «L’inizio di questa mia stagione è decisamente meglio di quello che mi sarei aspettata. Anche perché dopo tanti mesi avevo lavorato molto sulla base, visto che all’UAE Tour Woman erano sette mesi che non attaccavo il numero sulla schiena. E per questo non ho fatto molta intensità».

E questa è una grande notizia. Significa che c’è molto margine in vista delle classiche del Nord. Ora  Elisa tornerà in altura e poi darà assalto alle Ardenne.

Omloop Het Nieuwsblad, la strana vigilia di Longo Borghini

23.02.2024
6 min
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«Ci vediamo poco, come al solito. E’ sempre al lavoro, non viene mai a casa e non mi porta con lui a vedere la partita». Elisa Longo Borghini ride. L’umore è buono e scherza così sulla vita da sposati. Jacopo è al UAE Tour e ieri mattina è partita anche lei, in direzione della Omloop Het Nieuwsblad che domani aprirà la stagione del Nord.

Quelle sono le sue corse, per le quali sente aumentare la temperatura del sangue nelle vene. E anche se l’effetto è lo stesso, quest’anno la campionessa italiana sa che le gambe non seguiranno il tempo dei battiti del cuore. In questo correre frenetico da un traguardo all’altro si tende a dimenticare ciò che Elisa ha vissuto lo scorso anno al Tour o comunque non se ne è colta la portata.

«Quando sono rientrata al Tour de Romandie – scherza ancora – è venuta a parlarmi Marlene Reusser. E mi ha detto, col suo accento da svizzera: “Elisa, se ti fosse successo 50 anni fa, saresti morta!”. L’ho ringraziata facendo gli scongiuri, ma in fondo aveva ragione. La setticemia non è una cosa con cui scherzare e devo dire grazie ai medici che hanno capito subito e sono intervenuti. La squadra mi ha mi ha supportata e mi ha mandato a casa. L’operazione è stata fatta in tempo zero e poi anche la guarigione è stata perfetta. Non ho avuto nessun tipo di intoppo, c’era solo da aspettare che tutto fosse a posto».

Per questo la sua ripartenza è stata più cauta del solito. Slongo non ha voluto sentire storie e in accordo coi medici le ha letteralmente tolto la bici, costringendola a pensare soltanto al matrimonio con Jacopo Mosca, celebrato il 28 ottobre e seguito da una lunga e provvidenziale vacanza. Anche se tenere ferma Elisa non è impresa facile. La sua stagione è ripartita con il UAE Tour Women, chiuso in settima posizione: quanto basta per sentire le gambe spingere e capire il da farsi.

E quindi arriviamo in Belgio con quali sensazioni?

Devo dire che male non sto, ma non sono al top della mia condizione, come deve essere secondo Slongo. Poi è chiaro che ad Elisa Longo Borghini, che vorrebbe essere sempre al top e sempre rampante, un pochino magari le scatole girano. Però questo è un percorso che sto affrontando e siamo nel punto in cui volevamo essere. Quindi non sarò l’Elisa che avete sempre visto nelle primissime classiche del Nord. Anche se, a dirla tutta, negli ultimi anni non ho combinato niente, pur andando forte…

E’ qualcosa legato alla programmazione oppure ai problemi della scorsa stagione?

C’è da aprire una parentesi molto più ampia. Sono tornata a correre in UAE dopo sette mesi di inattività. Dopo la setticemia del Tour de France, non si può dire che io abbia ripreso al 100 per cento gli allenamenti. O meglio, li ho ripresi ma non ero in salute, quindi ho perso veramente tanto. Ho perso molta base e ho dovuto ricominciare da zero, quindi siamo ancora in fase di ricostruzione. Poi è ovvio che c’è una programmazione e stiamo puntando ad avere il primo picco di forma ad aprile per le Ardenne. Però prima di tutto questo c’è la necessità di ricostruire l’atleta.

Forse il tanto tempo passato ha fatto perdere di vista la gravità del problema.

Non è stata una cosa da niente, devo dire la verità. Non mi piace piangermi addosso e non sono neanche una che fa grandi comunicati, però è stata una cosa veramente violenta e seria. E quando poi ho ricominciato a pedalare, nella speranza che le cose andassero bene, ho capito che quando succedono queste cose a livello sistemico, è sempre difficile uscirne. Non sono mai rientrata in competizione. Ho provato a ricominciare al Romandia, ma non ero per niente a posto e da lì abbiamo deciso con la squadra che era il caso di fermarsi. Da settembre in poi ho fatto solo qualche sgambata e un po’ di ore in bici, un po’ di corsa a piedi solo per tenere il corpo in movimento. E da lì c’è stato uno stacco, che non avevo mai fatto così lungo in tutta la mia vita.

Stacco completo?

Non facevo niente e potete capire quanto mi sia costato stare ferma. Slongo mi ha mandato in vacanza, in viaggio di nozze. Per cui potete capire da quello che vi ho detto che quando sono ripartita ero veramente a zero. Quindi ora sto facendo un percorso che mi riporterà ai miei livelli, ma ci vorranno tempo e tanta santa pazienza.

Diciamo che la stagione è così ricca che anche andando in forma ad aprile, gli obiettivi non mancheranno…

Il calendario è fitto, da aprile in poi, ma è fitto anche subito. C’è il Giro, ci sono le Olimpiadi, c’è tanta carne da mettere al fuoco. Guardandola in quest’ottica, non mi dispero. Ma io come atleta vorrei sempre andare forte. Ora si lavora per fare un vero e proprio picco di forma, invece che essere sempre lì davanti senza concludere. Ma io so che sto lavorando per tornare ai miei livelli, per essere l’Elisa di sempre. Non sempre le cose vanno come da programmi e questo l’ho imparato sulla mia pelle. E adesso sto lavorando duro, cercando di fare le cose al meglio.

Longo Borghini con coach Slongo: è stato Paolo a imporle il lungo stacco per poi ripartire gradualmente
Longo Borghini con coach Slongo: è stato Paolo a imporle il lungo stacco per poi ripartire gradualmente
La salute come va adesso?

Fortunatamente i problemi fisici sono tutti superati. Sono sana. Ogni tanto ci ripenso e mi dico che sono stata anche tanto fortunata. Poteva succedere qualcosa di peggio.

La Longo si ricostruisce, intanto il resto della squadra cresce e sembra sempre più solida…

C’è gente che è cresciuta come Shirin Van Anrooij e gente che è ritornata, come Lizzie Deignan. L’ho vista forte al training camp, secondo me sarà una di quelle che magari sai nessuno considera perché ha fatto un 2023 solo a lavorare, invece potrebbe sorprendere. E poi abbiamo delle ragazzine giovani che secondo me sono molto promettenti.

Ti chiediamo un parere tecnico. Ancora una volta in questo inizio di stagione Gaia Realini ha avuto qualche problemino in discesa: sai dirci come stanno lavorando su questo aspetto?

Abbiamo la fortuna di lavorare con Oscar Sainz, un signore spagnolo che da quest’anno è sotto contratto con Lidl-Trek che si occupa proprio di questo. Cioè insegna tanto la tecnica di discesa. Non so Gaia quanto lavorerà vicino a lui, però credo che sarà un ottimo punto di riferimento.

Elisa Longo Borghini, classe 1991, è elite dal 2011: nel gruppo Trek dal 2019 (foto Lidl-Trek)
Elisa Longo Borghini, classe 1991, è elite dal 2011: nel gruppo Trek dal 2019 (foto Lidl-Trek)
Hai detto che non hai ancora le sensazioni della solilta Elisa: cosa ti manca?

In questo momento mi manca il fuori giri. Ho fatto tantissima base questo inverno e ho lavorato poco sulla parte alta. Mi manca questo e devo dire la verità: non è semplice ritornare a correre dopo che hai fatto un anno praticamente out. Manca anche un po’ la consapevolezza di andare forte. Non so ancora bene dove sono. E’ stato bello al UAE Tour avere un primo test sulla salita, infatti ringrazio la squadra perché mi hanno lasciato fare la corsa, in modo da capire a che punto fossi, da che parte ero girata. Ma una cosa è certa, a questi livelli non ti inventi nulla…

Longo Borghini e la corsa rosa che piace proprio tanto…

13.12.2023
5 min
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CALPE (Spagna) – Solo poche ore fa è stato presentato il Giro d’Italia Donne. Un Giro duro, entusiasmante, in cui l’Appennino in qualche modo è il protagonista e non solo per l’arrivo sul Blockhaus. Anche a vederla, la planimetria, ricalca la spina dorsale del Belpaese. Un percorso che fa sognare Elisa Longo Borghini.

La piemontese si accende letteralmente in volto quando nel corso dell’intervista si tocca il tasto del Giro Donne

Elisa è in ritiro con la Lidl-Trek, tutta. E’ incredibile quanto sia grande questa squadra. Non solo per il numero di corridori, ma anche dello staff. Ci sono le WorldTour maschile e femminile, ci sono la development e un indefinito numero di tecnici e personale appunto. Ma è bello tutto ciò. Ci dice di un ciclismo che cresce, che si evolve.

Dopo essere rientrata dalla sgambata, un’oretta facile facile, Longo Borghini viene da noi.

Nonostante la stagione poco fortunata, Longo Borghini ha vinto 5 corse in appena 30 giorni di gara
Nonostante la stagione poco fortunata, Longo Borghini ha vinto 5 corse in appena 30 giorni di gara
Vacanze finite, Elisa, hai recuperato?

Ho recuperato sin troppo! Scherzi a parte, ne avevo bisogno. Il mio corpo ne aveva bisogno, anche se fermarsi per un corridore è sempre difficile. Però avevo veramente la necessità di fare un periodo di reset perché è stato un 2023 abbastanza duro. Dopo la setticemia del Giro è stato difficile cercare di recuperare anche solo un po’ di forma nel corso dell’anno. Ma poi mi sono resa conto che proprio non c’ero fisicamente e ho dovuto staccare.

Quando hai ripreso ad allenarti?

Tre settimane e mezzo fa. Sono ancora nella fase di completo condizionamento. Sto facendo palestra e distanze, tutto incentrato sull’endurance. Non ho mai toccato neanche un secondo la soglia in questo periodo.

Beh, forse è anche piacevole pedalare così, specie con le temperature che ci sono qui in Spagna…

Un po’ sì, però da corridore ti piace sempre andare forte. Ti manca quel feeling dello spingere su una salita o di fare qualcosa di un po’ più brioso. A me piace andare in bici, quindi non ho particolari problemi, però quando sei in quella Z2 o Z3 e sulle salite vedi che non vai avanti… qualche domanda te la fai! Ma fa parte della preparazione, ci vuole pazienza e bisogna farlo: punto.

Si avvicina l’anno olimpico, le scelte saranno importantissime: hai già una bozza di programma?

Il programma verrà completato in questi giorni. Credo d’iniziare al UAE Tour e farò le classiche del Nord e quelle delle Ardenne. Per me le Olimpiadi chiaramente sono un obiettivo molto grande, quindi cercherò di arrivarci in una buona condizione sia per la squadra che per me. Ma adesso come adesso la mia aspettativa principale è un’altra.

Quale?

E’ quella di essere sana, di non avere alcun tipo di problema fisico per poi essere pronta per le competizioni. Se le gare le devo perdere, che le perda perché le altre sono più forti e non perché io non sia al 100 per cento. Non voglio rincorrere la forma per il Covid, per un’influenza o per qualsiasi altro problema. Ad ora quindi il mio più grande obiettivo è quello avere una stagione lineare.

In volata sei migliorata precchio, lo sprint con Van Vleuten al Giro Donne ne è la conferma. C’è altro da migliorare? Si lavora ancora su quello?

Sicuramente c’è tanto da migliorare. Sapete, mi fate ora questa domanda e sono in un momento in cui tutto è da migliorare. Se invece parliamo di una condizione top, per me continuare a lavorare sulla volata ha una grande importanza. Come avete detto: mi trovo sempre lì nel finale con tre o quattro ragazze, che alla fine hanno le mie stesse caratteristiche. Pertanto essere più veloce mi potrebbe dare qualche soddisfazione in più. Un’altra cosa da migliorare è l’efficienza, perché quando ti trovi sempre con quelle tre o quattro che, come ripeto, hanno le tue caratteristiche, alla fine vince anche chi ha le gambe più fresche e non per forza chi ha la punta di velocità maggiore. Quindi devo lavorare tanto sulla base, su questa maledetta o benedetta Z2!

Elisa, molti tuoi colleghi ormai utilizzano il termine efficienza, vogliamo definirlo?

Un ciclista diventa efficiente quando ad una determinata intensità spende meno e quindi produce meno lattato. Risparmia energie ed è risparmiando tante energie che poi nel finale è più fresco. Oggi siamo talmente tutte tirate all’estremo che le gare si vincono o si perdono per mezzi centimetri e la differenza la fa chi bada meglio ai dettagli. A me piace guardare i dettagli ed essere precisa. Questa è una cosa che mi affascina.

Ieri è stato presentato il Giro Donne e tu hai anche fatto un collegamento da qui, dalla Spagna, cosa ti è sembrato?

Mi sembra un bel Giro. Non ti permette di perdere la concentrazione in nessuna tappa, a parte forse una, la seconda mi sembra, che arriva in volata. Tutte le altre sono frazioni che magari sulla carta possono sembrare anche semplici, ma hanno sempre qualche insidia.

Longo Borghini con coach Slongo: Elisa si fida totalmente di Paolo
Longo Borghini con coach Slongo: Elisa si fida totalmente di Paolo
Tipo?

Un arrivo su uno strappo, un arrivo su un salita che dovrebbe essere pedalabile, ma che poi così pedalabile non è. E poi mi piace molto il fatto che ci sia questa crono iniziale.

Perché?

Perché è subito una tappa in cui puoi guadagnare tanto, ma anche perdere tanto se non ti fai trovare pronta. E anche questo è un aspetto molto interessante. Sinceramente mi piace: è un Giro che mi piace.

Tornando un po’ al discorso delle scelte oculate, il Giro Donne contrasta con le Olimpiadi o va bene?

Questo non lo so. Io mi affido a Paolo Slongo e lui di solito riesce sempre a prepararmi bene per gli appuntamenti. Si vedrà strada facendo cosa farò al Giro e se ci sarò. Ma sapete, io sono un’atleta un po’ sanguigna, nel senso che va bene la preparazione, vanno bene le Olimpiadi… Però a me il Giro piacerebbe farlo e farlo forte.

Grande Elisa! Insomma hai “alzato la mano”?

Un pochino sì, poi è chiaro che sto agli ordini della squadra. Però il Giro è il Giro.

Tolto il velo al primo Giro Donne targato RCS Sport

12.12.2023
6 min
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MILANO – Il 31° piano di Palazzo Regione nel capoluogo lombardo serve a presentare il primo Giro d’Italia Donne targato RCS Sport. Otto tappe, si parte dalla Lombardia il 7 luglio, più precisamente da Brescia. L’arrivo, dopo che si scende costantemente verso sud, è a L’Aquila, il 14 luglio. Nel mezzo tanti chilometri, per la precisione 856 e tanto dislivello: quasi 12.000 metri. Il progetto di questo Giro Donne ha la firma di Giusy Virelli, Sport Manager di RCS. 

«E’ un Giro Donne per tutti i gusti – racconta Giusy Virelli – nelle otto tappe ci sono occasioni per tutte le atlete. Le specialiste avranno modo di cimentarsi in ogni terreno, trovando quello a loro più congeniale. La Lombardia taglia il nastro rosa con un inizio fulminante. Infatti la cronometro di Brescia, che misura 14,6 chilometri, darà dei distacchi interessanti».

Verso sud, ma si sale

Dopo la partenza di Brescia sarà sempre la Lombardia a ospitare la partenza della seconda tappa. Dalle sponde del Lago di Garda le ragazze punteranno Volta Mantovana e le velociste avranno la prima occasione di darsi battaglia. Il primo arrivo in salita di questo Giro Donne avverrà nella terza frazione, quella che parte da Sabbioneta e arriva a Toano: 11 chilometri tutti da vivere, non difficili ma sicuramente un primo test importante. 

«Gli ultimi tre giorni – racconta dal palco Giusy Virelli – sono un crescendo di fatica e impegno. La tappa regina è la penultima, con arrivo al Blockhaus, al rifugio Mamma Rosa. Prima però le atlete scaleranno Passo Lanciano. In 125 chilometri i metri di dislivello saranno ben 3.600. Il finale, da Pescara a L’Aquila, nasconde insidie. Con lo strappo che porta in centro città che diventa così un’ultima occasione per ribaltare le gerarchie».

La voce della “Longo”

La collocazione del Giro Donne nella seconda settimana di luglio è una chance da non buttare. Il percorso disegnato da RCS è duro, lo si vede nei volti degli interessati presenti e nelle parole delle possibili protagoniste. Collegate da remoto, causa ritiri di squadra, si presentano Elisa Longo Borghini, Silvia Persico e Mavi Garcia

«Il percorso mi è piaciuto subito», ammette Longo Borghini che con il ritiro della Van Vleuten vede aprirsi uno spiraglio più che concreto di indossare la maglia rosa. «La cronometro iniziale, visto il tipo di corridore che sono, è perfetta per me. E’ un Giro Donne dove fin da subito non si potrà abbassare mai la soglia dell’attenzione. Dalla quarta tappa in poi non si scherza davvero più».

In casa UAE e Liv

Della formazione UAE Team ADQ si presenta Silvia Persico, mentre per la Liv Racing Mavi Garcia. Anche loro con il volto proiettato su uno schermo ma con le idee chiare

«Questa edizione è davvero dura – dice Silvia Persico – per questo mi concentrerò molto sulle tappe. La quarta (quella che arriva a Urbino, ndr) è molto vicina alle mie caratteristiche. La classifica generale, invece, è lontana dalle mie possibilità, viste le tante scalate impegnative, soprattutto nelle ultime due tappe».

«Mi sembra un Giro Donne molto più duro rispetto agli altri anni – racconta in un perfetto italiano Mavi Garcia – in più è fatto in posti davvero molto belli. Sono emozionata e motivata, la tappa del Blockhaus è davvero impegnativa, forse troppo. 3.600 metri di dislivello non li ho mai fatti in gara. Nel 2024 voglio tornare a lottare, serve migliorare le prestazioni fatte nel 2023».

Ecco il “Trofeo senza fine”, con il simbolo dell’infinito, per il primo Giro d’Italia Donne di RCS
Ecco il “Trofeo senza fine”, con il simbolo dell’infinito, per il primo Giro d’Italia Donne di RCS

Sangalli guarda e studia

Il cittì della nazionale femminile, Paolo Sangalli, era seduto nella fila davanti alla nostra. Non si è scomposto e dopo la presentazione si è messo a disposizione dei presenti. 

«Come Italia ci siamo adeguati al modello francese – dice Sangalli – dove ASO organizza il Tour de France e il Tour de France Femmes. E’ un percorso duro, anche più della corsa a tappe francese. Quelle che sembrano tappe di pianura nascondono insidie che nelle altimetrie non si vedono. La tappa di Urbino, la quarta, mi sembra molto bella e intrigante. Una frazione che può prevedere la classica “imboscata”. Logicamente si guarda al Blockhaus per la classifica finale, lì si scopriranno tutte le carte».

L’appuntamento olimpico, datato ad inizio agosto, dista tre settimane dal finale della corsa rosa femminile. Chi vorrà essere pronta per Parigi potrebbe dover passare dal Giro Donne

«Credo che tutte le protagoniste dell’olimpiade saranno al Giro – conclude Sangalli – ci sarà un alto livello tecnico. Le nostre ragazze ci saranno e potranno guardare alla classifica generale. A partire dalla Longo Borghini passando anche per Marta Cavalli. Io potrò guardare e prendere spunto dal Giro Donne, con la consapevolezza che il periodo per preparare poi la gara di Parigi c’è, bisogna essere bravi a recuperare e gestire gli impegni. La squadra per le Olimpiadi verrà fuori sia dalle Classiche del Nord che dal Giro Donne».

Il Lombardia da dentro. In corsa c’era anche Elisa Longo Borghini

08.10.2023
4 min
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BERGAMO – Il Lombardia visto da dentro. Questa è stata la giornata di Elisa Longo Borghini nell’ultima Monumento della stagione. Una gara che l’ossolana della Lidl-Trek adora dichiaratamente e che ha seguito sull’auto di Stefano Allocchio, direttore delle corse targate Rcs Sport.

La stagione agonistica di Longo Borghini è finita anzi tempo per una serie di sfortunate vicissitudini fisiche. Non ha mai fatto mistero di quanto abbia sofferto chiudere prima il 2023, quindi tanto vale fare le cose che uno ama di più e, se possibile, divertirsi per guardare oltre. Elisa ha già superato questo step, anzi ha gli ultimi preparativi del matrimonio col suo Jacopo Mosca che l’attendono. E ne racconta alcuni divertenti di prima mattina a Como mentre è davanti al bus della sua squadra prima della partenza.

Così, tra una chiacchiera e l’altra, ne approfittiamo per rendere Elisa nostra inviata per sapere come un’atleta vive una gara da un altro punto di vista.

Stefano Allocchio è il direttore di corsa di Rcs Sport. Nella sua auto passano tutte le informazioni della gara
Stefano Allocchio è il direttore di corsa di Rcs Sport. Nella sua auto passano tutte le informazioni della gara

Dopo il traguardo

I mezzi dell’organizzazione scorrono sotto la linea d’arrivo di Bergamo anticipando le ultime pedalate solitarie di Pogacar. L’appuntamento con Longo Borghini ce lo abbiamo in zona palco premiazioni per il suo racconto.

«Avevo già vissuto questa esperienza nel 2016 – spiega Elisa – Rispetto al passato stavolta partiva Jacopo ed è stato particolare durante il trasferimento iniziale al chilometro zero vederlo di fianco a me. Io sull’auto del direttore di corsa, lui in bici. Anche se della gara in sé si vede poco, se non la testa, ho seguito la corsa da amante del ciclismo da una postazione privilegiata. Di mestiere faccio la professionista, amo profondamente questo sport e mi piace guardare le corse ma vederle dal vivo è tutta un’altra cosa, specie in questo modo.

«Se mi aspettavo Jacopo in fuga? – risponde – Diciamo che sapevo che, mancando Ciccone, doveva andare in fuga uno dei nostri compagni di squadra. Sapevo che ci avrebbero provato anche se poi le dinamiche di gara sono diverse e non sempre così semplici. Alla fine lui non c’era ma ci è andato in fuga Hellemose ed è stato bello vederlo tutto il giorno davanti».

Dentro l’auto

Qualcuno dice che se non si vuole vedere o sapere nulla di una gara di ciclismo, bisogna salire su un’auto in corsa. In realtà non è proprio così, però certamente si percepisce l’emozione e l’adrenalina ti fa trascorrere sei ore di gara senza quasi accorgertene.

«In macchina ci sono tantissime comunicazioni radio – prosegue Longo Borghini – tra direttore e radio corsa, staffette, cambio ruote, polizia, squadre e altri mezzi. É un continuo scambio di informazioni per avere la situazione sempre sotto controllo. Sono importantissime per tutti, e di conseguenza per i corridori».

Il Giro di Lombardia regala sempre grandi panorami, soprattutto se il clima è più estivo che autunnale
Il Giro di Lombardia regala sempre grandi panorami, soprattutto se il clima è più estivo che autunnale

«Secondo me – va avanti nella analisi – sono fondamentali alcune segnaletiche, anche laddove uno possa pensare che sono superflue. Bisogna tenere conto che negli 30/40 chilometri di gara si è sempre al gancio, può mancare un po’ di lucidità. Ad esempio le insegne luminose, accompagnate da un suono che attirano l’attenzione, penso che abbiano portato molta più sicurezza per noi corridori in curva o nei punti in cui possono esserci ostacoli sul percorso».

«Tuttavia da amante della velocità – ci dice col sorriso sulle labbra – mi è piaciuto particolarmente essere nella macchina del direttore perché deve sempre allungare rispetto corridori, quindi eravamo sempre un po’ di traverso nelle curve. Mi sono divertita in quei momenti e scusate se non vi ho fatto nessuna foto dal finestrino. Significava avere la nausea e far passare una brutta giornata a tutti».

Amore per il Lombardia

L’anno scorso quando il Giro Donne arrivò a Bergamo, Longo Borghini lo disse subito che quel traguardo profumava di Giro di Lombardia. E la versione femminile sarebbe il suo sogno. II panorami, le grandi salite e il pubblico possono stimolare il corridore a non sentire la fatica.

Il pubblico ha salutato l’ultima gara di Pinot. Ma bisogna fare attenzione a non esagerare col contatto per non far cadere l’atleta
Il pubblico ha salutato l’ultima gara di Pinot. Ma bisogna fare attenzione a non esagerare col contatto per non far cadere l’atleta

«Mi piace l’atmosfera che si respira. Di questa gara mi piace veramente tutto. Si passa in zone in cui il ciclismo è nel cuore delle persone, che sono sempre tante sulla strada. I paesaggi sono stupendi e quindi per me il Lombardia ha sempre un fascino particolare. E’ per questo che vorrei un giorno poter correre il Lombardia femminile. So che c’è la volontà per farlo ma tuttavia so che ci sono delle difficoltà logistiche che comprendo pienamente. Però ripeto, sarebbe bello poterlo correre.

«Il ciclismo è lo sport del popolo – chiude – oggi ne ho avuto l’ennesima riprova. Il pubblico del ciclismo non paga un biglietto per i propri idoli in gara. E’ il bello del ciclismo. Il pubblico non può essere contenuto però deve essere più disciplinato, questo sì».

Oggi l’europeo, ma Sangalli pensa già a Parigi

23.09.2023
6 min
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Paolo Sangalli si sta prendendo belle soddisfazioni dalle categorie giovanili agli europei di Emmen, ma la sua mente è già rivolta al 2024. C’è da preparare “la” stagione, perché quella con all’interno l’appuntamento olimpico è un’annata diversa da tutte le altre. Per questo guarda alla rassegna continentale puntando sì al risultato con le sue elite, studiando il percorso e le caratteristiche delle avversarie, la giusta strategia per le sue ragazze, ma dopo un’annata così complicata come questa è già avanti nella disamina di quanto fatto e soprattutto quanto c’è da fare.

Dai mondiali di Glasgow in poi qualcosa è cambiato. Si era abbondantemente detto di come la squadra italiana fosse in quell’occasione troppo debilitata dai problemi che le principali esponenti del ciclismo italiano si erano portate dietro. E’ passato un mese e i segnali positivi ci sono stati, in abbondanza, segnali che qualsiasi epilogo della gara olandese non potrà cambiare.

Sangalli ha già in mente il percorso che dovrà portare a Parigi 2024: «Saranno fondamentali le classiche per formare la squadra. Le ragazze dovranno essere efficienti in quel periodo, mostrarmi che possono fare in percorsi molto simili a quello olimpico, per come è stato costruito, poi è chiaro che ogni gara mi dà indicazioni, anche questa europea così lontana dall’appuntamento che conta davvero, ma il cammino nella mia testa è già definito».

Sangalli con Balsamo. La sfida europea è l’occasione per rilanciare il suo nome dopo la difficile ripresa
Sangalli co Balsamo. La sfida europea è l’occasione per rilanciare il suo nome dopo la difficile ripresa
Anche il prossimo anno sarà comunque complicato dal punto di vista del calendario…

E’ un calendario che non funziona, ne sono convinto perché le gare sono tante e tutte impegnative e importanti, ma i team non hanno un numero sufficiente di elementi per far fronte, così chiedono alle loro atlete un surplus d’impegni. Noi quest’anno l’abbiamo subìto oltremodo. Il mondiale è stato la dimostrazione di come per emergere serva una programmazione adeguata: chi ha fatto solo il Tour era davanti, chi ha fatto Giro e Tour no.

La delusione del mondiale è passata?

Io non cerco scuse, è andata com’è andata, ma abbiamo avuto tutte le nostre big messe fuori gioco nel momento topico della stagione, Balsamo in primis, poi Guazzini con il terribile incidente alla Roubaix, la stessa Bertizzolo con le sue due cadute che hanno influito sulla stagione, i problemi di Longo Borghini da cui si sta faticosamente riprendendo. Non dimentichiamo poi Persico, costretta proprio per il discorso che facevo prima a una stagione intensissima che chiaramente l’ha logorata.

Bertizzolo è in continua crescita. In Romandia ha vinto la prima tappa in una volata di gruppo
Bertizzolo è in continua crescita. In Romandia ha vinto la prima tappa in una volata di gruppo
Dopo i mondiali però sono arrivati buoni risultati. Cominciamo da Elisa Balsamo, tornata finalmente alla vittoria in volata…

E’ stato un segnale morale fondamentale, non solo per questa stagione – afferma sicuro Sangalli – Significa aver chiuso finalmente un cerchio. Elisa è una ragazza molto matura, come ce ne sono poche in giro e non mi riferisco solo alla sua gestione in gara, ma proprio al suo modo di essere. Ha dimostrato con il suo recupero prima del tempo grandissime capacità fisiche e doti morali non comuni.

Ti ha sorpreso?

Non lei, sarebbe stato impossibile fare lo stesso per qualsiasi altra atleta, ma lei può e oggi si troverà a gareggiare su un percorso che le si addice, sia per la parte fuori il circuito di ben 60 chilometri dove ci sarà da sapersi giostrare con il vento, sia per il finale. Io sono molto fiducioso.

Elisa Balsamo ai mondiali, corsi con una condizione ancora non al meglio
Elisa Balsamo ai mondiali, corsi con una condizione ancora non al meglio
La Persico è tornata a farsi vedere anche nelle prove a tappe, con il 5° posto al Romandia…

Non è al 100 per cento, ma vedo che sta arrivando alla miglior forma e anche se la stagione è agli sgoccioli è comunque importante. Sta smaltendo anche una certa crescita iniziata molto prima, anche la sua stagione passata ricca di soddisfazioni, ma che non era facile da assimilare. Silvia ha corso sempre.

Ha già detto che salterà gran parte della stagione di ciclocross, se non addirittura tutta…

Questo mi dispiace moltissimo perché so bene quanto sia portata per questa specialità – sottolinea Sangalli – ma torniamo al discorso di prima. Con il calendario attuale non si può far tutto. Ormai bisogna rendersi conto che non si può più correre allenandosi, ma bisogna allenarsi puntando all’evento specifico. La SD Worx ha fatto questo e i risultati si sono visti.

In Romandia Persico è tornata: quinta in classifica generale e sempre protagonista
In Romandia Persico è tornata: quinta in classifica generale e sempre protagonista
La recente ufficializzazione del percorso olimpico ha fatto dire a quasi tutti gli addetti ai lavori che sembra un percorso disegnato su misura per Elisa Longo Borghini.

E’ così, lo penso anch’io e sono già d’accordo con i vertici della Lidl-Trek per vederci subito dopo la fine della stagione per stabilire un suo calendario condiviso, che la porti alla forma migliore sia per Parigi che per i mondiali di Zurigo, anche quelli adattissimi a lei. Bisogna scegliere bene ogni singola tappa della sua prossima stagione, posizionare al meglio i periodi di altura, ma per la preparazione ho la massima fiducia in Paolo Slongo. Dobbiamo lavorare tutti per portarla all’appuntamento olimpico pronta a giocarsi le sue carte.

La sensazione è che quando lei non è in squadra, la sua assenza si sente fortemente.

E’ verissimo, perché è una vera leader, quindi si fa sentire anche quando non è una gara dove è chiamata lei a fare risultato. E’ una vera capitana, sa muoversi nel gruppo, toglie peso e responsabilità alle compagne. Io sono convinto che se l’avessimo avuta in gara a Glasgow, ora staremmo a parlare di un risultato diverso…

Longo Borghini dovrebbe essere la punta azzurra a Parigi 2024, per la caccia al suo terzo podio
Longo Borghini dovrebbe essere la punta azzurra a Parigi 2024, per la caccia al suo terzo podio
Tu pensi che per la prova olimpica, che avrà un ridotto numero di partecipanti anche se l’Italia dovrebbe riuscire a ottenere il massimo del contingente, si potrà attingere anche alle più giovani, alle U23?

Sinceramente la vedo difficile, anche se tutto è possibile. Il salto verso la categoria maggiore, il confronto fra una 23enne e già una che ha 4-5 anni in più è improbo, c’è un carico di esperienza che fa una differenza enorme. Avessimo avuto un arrivo in salita avrei pensato alla Realini, ma non è questo il caso. Il percorso parigino sarà una vera classica, con tanti strappi ognuno dei quali potrebbe essere decisivo.

Quindi sarai presente per tutto il periodo delle prove franco-belghe…

Come sempre, ma questa volta avrò un occhio di riguardissimo per quello che succederà e trarrò le mie conclusioni.