Viviani DMT Livigno

Un campione per amico: l’importanza di Viviani per DMT

14.12.2025
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Elia Viviani ha concluso quest’anno una carriera costellata di tantissimi successi, sia in strada che in pista. L’ultimo – da libro cuore – è stato l’oro nell’Eliminazione ai mondiali di Santiago del Cile lo scorso ottobre.

Viviani ha passato gran parte della sua vita ciclistica a fianco dell’azienda veneta DMT, e il brand l’ha seguito anche durante il suo ultimo ritiro, quest’estate a Livigno, dove il velocista stava preparando il mondiale.

Abbiamo contattato Mattia Viel, che si occupa dei rapporti con gli atleti e delle sponsorizzazioni per DMT, per farci raccontare i suoi giorni in altura con il campione olimpico di Rio 2016.

Mattia Viel (a destra), ex pro’, ora si occupa delle sponsorizzazioni degli atleti in DMT, cosa che lo porta ad essere in stretto contatto con campioni come Pogacar o Viviani
Mattia Viel (a destra), ex pro’, ora si occupa delle sponsorizzazioni degli atleti in DMT, cosa che lo porta ad essere in stretto contatto con campioni come Pogacar o Viviani
Mattia Viel, cosa avete fatto con Viviani a Livigno?

Siamo stati lì con lui quest’estate per produrre un video che raccontasse il suo rapporto con la nostra azienda, ma anche qualcosa di lui che fosse più personale. Quando ho saputo del suo ritiro ho pensato che è stato davvero una persona fondamentale per noi e che forse potevamo comunicarlo di più. Da qui l’idea di produrre il video, sentire la sua viva voce che parlasse del nostro rapporto.

E lui com’è stato in quei giorni?

Super professionale come sempre. Si stava preparando per i mondiali in pista, ma ci ha dedicato qualche ora di alta qualità. Era un modo per omaggiare la sua straordinaria carriera.

Viviani DMT Livigno
Viviani è salito a Livigno quest’estate per preparare gli ultimi appuntamenti dell’anno e della carriera (foto Gabriele Facciotti)
Viviani DMT Livigno
Viviani è salito a Livigno quest’estate per preparare gli ultimi appuntamenti dell’anno e della carriera (foto Gabriele Facciotti)
Da sempre divisa tra strada e pista.

Esatto! E per noi Elia funziona bene proprio perché è molto versatile. Infatti il concept del video è avere un piede in due scarpe, proprio per sottolineare la sua passione per le due discipline e il fatto che sia riuscito sino alla fine a portarle avanti entrambe ad altissimi livelli. Allo stesso modo utilizza sia le scarpe con i lacci che quelle con i rotori, quindi è un testimonial perfetto.

Durante le riprese sono venuti fuori retroscena interessanti?

A me è piaciuto il fatto che sia venuto fuori il lato umano, le storie oltre alla performance. Per esempio quando scambia qualche battuta al telefono con Federico Zecchetto, il patron di DMT, e si parlano in veneto. Questo rende bene l’idea del rapporto che c’è tra lui e l’azienda. Noi siamo una realtà abbastanza piccola rispetto ad altre, ma proprio per questo puntiamo moltissimo sul seguire da vicino i nostri atleti.

Perché, ricordiamo, Viviani è veronese come l’azienda…

Esatto, e questo ha comunque avuto un ruolo. Come dicevo con lui c’è sempre stato un rapporto particolare, anche per la vicinanza che ha avuto con il nostro collega Nicola Minali, che è suo compaesano. Per esempio, credo sia la persona che ha ricevuto più versioni customizzate in assoluto.

Scarpe DMT Viviani custom
Uno dei molti modelli che l’azienda ha creato apposta per il campione veronese: forse l’atleta che ha ricevuto più customizzazioni in assoluto (foto Gabriele Facciotti)
Scarpe DMT Viviani custom
Uno dei molti modelli che l’azienda ha creato apposta per il campione veronese: forse l’atleta che ha ricevuto più customizzazioni in assoluto (foto Gabriele Facciotti)

La voce di Minali

E in effetti anche Nicola Minali, che in DMT è responsabile dello sviluppo tecnico, ha diverse cose da raccontare del campione olimpico. Nell’intervista rilasciata a bici.PRO quest’estate ci aveva accennato al fatto che, prima ancora del modello fatto per Pogacar, le primissime scarpe con chiusura a lacci siano state realizzate per Viviani. Gli chiediamo di spiegarci meglio questa storia.

«Quella scarpa fatta per Elia però – dice – era piuttosto diversa da quelle che sono in catalogo ora. Era una modello sì con i lacci, ma da pista e con una cover aerodinamica per massimizzare le prestazioni. Ed era in microfibra, a differenza di quella fatta per Tadej che è in knit. Era un modello pensato per gli sforzi di breve durata, appunto quelli che si fanno in velodromo. Su strada si sarebbe scaldata troppo».

Viviani DMT Livigno
Con ogni probabilità il rapporto tra il velocista e l’azienda continuerà, pur in forma diversa, anche in futuro (foto Gabriele Facciotti)
Viviani DMT Livigno
Con ogni probabilità il rapporto tra il velocista e l’azienda continuerà, pur in forma diversa, anche in futuro (foto Gabriele Facciotti)
Nicola, lei Viviani lo conosce da quando era un ragazzo. Com’è stato lavorarci tutti questi anni?

Io ed Elia siamo praticamente compaesani (i due sono entrambi di Isola della Scala, ndr), e durante la sua carriera quando è stato libero ha sempre collaborato con noi. E’ sempre stato un uomo azienda, molto lucido fin da ragazzino, uno che non parlava mai a vanvera. La sua maniacalità, quella che gli ha fatto raggiungere i risultati che ha raggiunto, ha aiutato molto anche noi. Da quando io lavoro qui, ci siamo sempre basati moltissimo sui feedback dai corridori e, visto il nostro rapporto, Elia è stato molto importante.

Forse il picco della sua carriera è stato l’oro olimpico di Rio 2016. Che scarpe aveva quel giorno?

Una scarpa particolare, con un filo che passava tutto attorno al piede, con chiusura a rotori. La scuola aveva due canaline che permettevano al filo di passare da parte a parte, per avvolgere il piede nel migliore dei modi. L’ispirazione del nuovo modello con i lacci è partita da lì, l’idea di base è la stessa. Elia c’è sempre stato in ogni nostra innovazione. Il primo modello di scarpa fatto con il knit e non più in microfibra l’ha usato lui ai campionati italiani e ha subito vinto. Sembrava che ogni nuovo modello che gli proponessimo lui lo provasse e immediatamente vincesse. Anche per questo è stato, e continuerà ad essere, una persona speciale per noi.

Il domani di Viviani è partito… dalla Ducati

Il domani di Viviani è partito… dalla Ducati

08.12.2025
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Il domani per Elia Viviani è già oggi. Tanti progetti in cantiere, dal ruolo in federazione all’impegno come diesse della Ineos, ma intanto qualcosa è già parte del presente ed è il suo impegno nella Ducati, bandiera azzurra degli sport motoristici quanto la Ferrari, che ha lanciato la sua nuova alta gamma di bici affidando all’olimpionico, a Vincenzo Nibali e all’ex campione di downhill Lorenzo Suding non solo il ruolo di testimonial, ma coinvolgendoli direttamente in tutta la fase di realizzazione di ogni singolo modello, dalla progettazione fino ai test sul campo.

Il podio finale della 6 Giorni di Gand con Viviani a destra. Ultima gara, ultimo alloro...
Il podio finale della 6 Giorni di Gand con Viviani a destra. Ultima gara, ultimo alloro…
Il podio finale della 6 Giorni di Gand con Viviani a destra. Ultima gara, ultimo alloro...
Il podio finale della 6 Giorni di Gand con Viviani a destra. Ultima gara, ultimo alloro…

Viviani è entusiasta di questa iniziativa, ritrovando per strada anche vecchie conoscenze: «Tutto è partito dal rapporto che ho con la famiglia Zecchetto, proprietaria della Diamant Srl coinvolta nel progetto al pari di Alé Cycling e DMT. Li conosco da quando avevo 15 anni, Federico Zecchetto mi dava le scarpe già da ragazzino, negli anni ho testato scarpe nuove, prototipi, dato feedback. La parte tecnica mi è sempre piaciuta. Qualche mese fa hanno avuto questa opportunità e mi hanno reso partecipe di questo. Ovviamente è un progetto che mi ha subito preso. Combaciava anche con il fatto che avrei chiuso la mia carriera a fine stagione. Ed era una sfida su cui mi sono voluto buttare subito, con delle idee. Prima il design poi i primi prototipi, la prova, i primi prototipi degli studi sulle laminazioni, su tutto quello che si fa dietro le quinte per fare una bici di alta gamma, con montaggi moderni e di super qualità».

Quanto c’è di Ducati in tutto ciò?

Molto. Ducati è coinvolta al 100 per cento, non è una delega a occhi bendati al gruppo Zecchetto. Il brand Ducati è coinvolto nelle scelte e nell’approvazione di tutto, dal design alle colorazioni di tutto insomma, quindi è una cosa che è partita bene. E’ un primo passo e chissà cosa potrà riservare il futuro.

Il ringraziamento ai tifosi. Ora Viviani è coinvolto dai suoi impegni in FCI, Ineos e Ducati
Il ringraziamento ai tifosi. Ora Viviani è coinvolto dai suoi impegni in FCI, Ineos e Ducati
Il ringraziamento ai tifosi. Ora Viviani è coinvolto dai suoi impegni in FCI, Ineos e Ducati
Il ringraziamento ai tifosi. Ora Viviani è coinvolto dai suoi impegni in FCI, Ineos e Ducati
Che tipo di mercato potranno avere, solo per la vendita o potrebbero avere anche uno sbocco nel ciclismo agonistico?

Ovviamente in azienda se ne parla, ma il primo step è quello di fare delle bici che abbiano mercato e che siano comunque di qualità. Vediamo come andranno i prossimi anni, è una visione a lungo termine. Diciamo però che per la mentalità con cui Ducati approccia lo sport, quella è un’opzione importante. Ma bisogna avere i giusti tempi perché il mondo del professionismo è molto esigente e non richiede una bici da strada punto e basta, ma anche la bici da cronometro, quella aerodinamica, quella super light e quindi siamo ancora lontani.

Quando tu hai iniziato a correre, le aziende produttrici italiane erano quasi un monopolio nel mondo del ciclismo professionistico. Poi sono emerse tante altre realtà da tante nazioni. Questo restituisce anche un’immagine tricolore, considerando anche il peso specifico che la Ducati ha nel mondo del motociclismo?

Sì, assolutamente. Già il fatto che loro abbiano visto nel ciclismo un grande potenziale è una grande notizia. Questa è la parte che a me ha subito entusiasmato, perché se un grande gruppo così ha visto qualcosa vuol dire che il ciclismo ha qualcosa da dare. Questa è la parte su cui ovviamente dobbiamo lavorare. Ducati ha il pieno controllo di quello che viene prodotto in termini di qualità e di progetto. La bici da strada arriverà probabilmente intorno a marzo 2026, poi ci sarà un’e-mtb e la gravel è già avanti nella progettazione, queste saranno diciamo le tre bici che vedremo nel 2026, con ovviamente la volontà di ampliare la gamma.

Il veronese non si è fermato dopo lo stop alla carriera, continua anzi a mantenersi in esercizio compatibilmente con il lavoro
Il veronese non si è fermato dopo lo stop alla carriera, continua anzi a mantenersi in esercizio compatibilmente con il lavoro
Il veronese non si è fermato dopo lo stop alla carriera, continua anzi a mantenersi in esercizio compatibilmente con il lavoro
Il veronese non si è fermato dopo lo stop alla carriera, continua anzi a mantenersi in esercizio compatibilmente con il lavoro
Si dice sempre che mancano i grandi sponsor, le grandi aziende italiane al mondo del ciclismo tricolore. Potrebbe essere un primo passo questo per coinvolgere grandi nomi?

Perché no? Se aspettiamo che lo sponsor arrivi, che cada dal cielo, possiamo aspettare all’infinito… Secondo me il ciclismo è un ottimo mondo che può dare tanto in termini di visibilità ma che deve sapersi vendere. Se Ducati si è avvicinato significa che c’è qualcosa di interessante e noi dobbiamo lavorare su questo, saper vendere questo qualcosa per far sì che grandi aziende si avvicinino. E’ un importante brand che può fare da trascinatore, visto che stiamo soffrendo da anni e anni senza squadre nel WorldTour. Ci vorrà qualche anno, c’è da lavorarci dietro bene perché poi il sogno si avveri.

Come stai vivendo queste prime giornate extra bicicletta?

La gran differenza è che ti alzi al mattino e la priorità non è prendere la bici e chiedersi “che allenamento devo fare?”. La colazione è più libera, l’approccio alla giornata è molto più rilassante. Ovvio che cerco sempre di ritagliarmi uno spazio per fare sport e questa cosa qua da una parte mi piace perché alla fine vuol dire che non starò lì seduto al computer o sul divano tutto il giorno, dall’altra stempero l’impegno fra meeting, email e tutto il resto di una giornata lavorativa da costruire. Sai la cosa che mi piace di più?

Elia con sua moglie Elena Cecchini, che nel 2026 affronterà la sua ultima stagione agonistica (foto Vanity Fair)
Elia con sua moglie Elena Cecchini, che nel 2026 affronterà la sua ultima stagione agonistica (foto Vanity Fair)
Elia con sua moglie Elena Cecchini, che nel 2026 affronterà la sua ultima stagione agonistica (foto Vanity Fair)
Elia con sua moglie Elena Cecchini, che nel 2026 affronterà la sua ultima stagione agonistica (foto Vanity Fair)
Cosa?

Mangiare diversamente da quello mangiavi da atleta, quindi tipo la mattina mi sveglio e mi faccio una fetta di pane con la nocciolata invece dell’omelette… Vedo che i pasti nella vita normale sono un po’ meno “importanti” della vita da atleta.

A prescindere dagli impegni, avrai comunque qualche possibilità in più anche per uscire in bicicletta con tua moglie, accompagnarla nei suoi allenamenti…

E’ una delle cose che amo di più. L’altra mia priorità era non fermarmi, non sentivo la necessità di “staccare” 3-4 mesi per poi ripartire, il mio obiettivo era comunque rimanere all’ambiente e cercare di fare il meglio possibile in vari rami. Ma gran parte del tempo restante è dedicato a mia moglie, agli allenamenti insieme a lei, quindi diciamo che avrò delle tabelle di allenamento basate su quello che farà Elena per passare il tempo insieme. E ovviamente sarò più presente anche nella sua ultima stagione alle gare che a cui potrò esserci.

Ducati

Marzo 2026: una nuova gamma di bici Ducati ad alte prestazioni

05.12.2025
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Ducati ha ufficializzato un nuovo progetto dedicato allo sviluppo di una gamma completa di biciclette ad alte prestazioni. Un ritorno ambizioso nel mondo del ciclismo, con modelli pensati per strada, gravel ed e-Mtb. Le prime novità arriveranno a marzo 2026, segnando così l’inizio di una nuova strategia che punta a unire tecnologia, design e spirito racing.

Il progetto nasce dalla collaborazione con Gruppo Zecchetto, realtà italiana che riunisce marchi di riferimento come Dmt, Alé Cycling e Diamant. Una partnership che porta nel ciclismo il “know-how” di aziende leader nell’abbigliamento tecnico, nelle calzature e nei materiali compositi. Ducati sceglie dunque un percorso chiaro, ovvero quello di portare nel settore bici gli stessi standard di qualità e innovazione che caratterizzano le sue moto.

L’iniziativa rappresenta un’evoluzione naturale dopo l’ingresso nel segmento e-Bike avvenuto nel 2018. Per Ducati, ciclismo e motociclismo condividono valori profondi: dinamica, controllo, velocità ed emozione. Due mondi che si incontrano nel terreno comune della performance.

Una gamma completa: strada, gravel, e-MTB

La nuova collezione includerà bici da strada, modelli gravel e una linea e-Mtb progettata per affrontare percorsi tecnici e “off-road” impegnativi. Ogni modello seguirà la filosofia Ducati: stile pulito, soluzioni tecniche avanzate e prestazioni orientate all’esperienza del ciclista. La gamma sarà accompagnata anche da una linea di accessori e abbigliamento dedicati, sviluppati specificamente per le differenti discipline.

Per costruire biciclette realmente competitive, e in linea con le esigenze degli atleti, Ducati ha scelto di coinvolgere tre figure di alto profilo del ciclismo italiano.

Elia Viviani contribuirà come consulente tecnico. Con oltre 90 vittorie su strada, un oro olimpico e un titolo mondiale, Viviani offrirà una visione privilegiata sugli aspetti dinamici e prestazionali dei modelli da strada.

Accanto a lui ci sarà anche Vincenzo Nibali, uno dei pochi corridori capaci di vincere tutti i Grandi Giri. La sua esperienza nelle gare più dure e nelle classiche Monumento avrà un ruolo chiave nello sviluppo dei modelli performance dedicati alla strada. Nibali parla di “un progetto ambizioso” e riconosce in Ducati un riferimento naturale per chi ama velocità, design e performance.

Per il mondo “off-road” Ducati si è affidata a Lorenzo Suding, più volte Campione Italiano di Downhill. Sarà difatti lui a supportare la crescita della gamma e-Mtb, portando la propria visione tecnica maturata lungo le discese più estreme.

Ducati si è laureata campione del mondo in MotoGp con Marc Marquez
Ducati si è laureata campione del mondo in MotoGp con Marc Marquez
Ducati si è laureata campione del mondo in MotoGp con Marc Marquez
Ducati si è laureata campione del mondo in MotoGp con Marc Marquez

Disponibilità e rete vendita

«L’obiettivo che ci siamo posti sarà quello di rafforzare la nostra presenza nel mondo del ciclismo – ha dichiarato Claudio Domenicali, CEO di Ducati – e la collaborazione con Diamant e il contributo degli atleti ci permetteranno di sviluppare biciclette che offrono la stessa qualità e la stessa emozione delle nostre moto».

«Questa partnership – ha ribattuto Philippe Zecchetto, CEO di Diamant – nasce da valori condivisi: eccellenza, design e ricerca delle massime prestazioni. Non vediamo davvero l’ora di svelare la gamma al pubblico e di avviare fattivamente questa sfidante collaborazione».

Le nuove biciclette Ducati saranno disponibili presso una selezione di concessionari della rete ufficiale e nei migliori negozi specializzati. 

Importante: gli operatori interessati ad entrare nel nuovo network commerciale possono già contattare l’azienda scrivendo una mail all’indirizzo cycling@ducati.com

Ducati

Consonni è pronto: «Grazie Elia, ora tocca a me…»

Consonni è pronto: «Grazie Elia, ora tocca a me…»

03.12.2025
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Simone Consonni si gode gli ultimi giorni di riposo. Dalla prossima settimana scattano i ritiri, si parte per la Spagna e la stagione sarà praticamente già iniziata. L’olimpionico viene da un’annata vissuta tutta su strada e in cuor suo la lontananza dalla pista si è fatta sentire, perché la passione è dura da tenere sopita e ogni occhiata che scappava verso gli eventi dei velodromi velava il suo sguardo di malinconia.

Con Milan il bergamasco ha vissuto tutta l'avventura del Tour, culminata con la maglia verde
Con Milan, il bergamasco ha vissuto tutta l’avventura del Tour, culminata con la maglia verde
Con Milan il bergamasco ha vissuto tutta l'avventura del Tour, culminata con la maglia verde
Con Milan, il bergamasco ha vissuto tutta l’avventura del Tour, culminata con la maglia verde

Ora si riparte e Simone ci tiene a ribadire che il suo non è stato un addio alla pista, ma una scelta consapevole, maturata e condivisa con la squadra e legata allo spazio dell’annata preolimpica: «La pista è il mio vero grande amore. Ho iniziato da junior ed è stata un’escalation fino a arrivare a tutte le medaglie olimpiche. Quest’anno era programmato, nel senso che era l’anno in cui io e Jonathan (Milan, ndr) debuttavamo al Tour e per necessità di calendario nessuna Nations Cup si sposava con il programma della strada. Neanche l’europeo e alla fine neanche il mondiale, perché la squadra mi aveva messo come titolare nel Tour of Guangxi. Quindi ho dovuto un po’ accantonarla, ma solo agonisticamente, perché Montichiari è rimasta la mia casa».

Sarà stato duro vedere gli altri gareggiare e non potersi mettere alla prova…

Beh, la voglia di essere là è sempre tanta, soprattutto per il mondiale. Avrei voluto esserci, per tutto quello che la pista è per me. Poi sicuramente era l’ultimo mondiale di Elia… Mi sono tenuto libero per il giorno dell’eliminazione, volevo vederlo e insomma è stato emozionante. Bello vederlo da casa, ma con un piccolo rimpianto per non essere stato là. Così io, Ganna e Lamon abbiamo organizzato una trasferta di un paio di giorni a Gand, dove Elia ha chiuso la sua carriera e quindi siamo riusciti a vederlo in quell’occasione.

Consonni ha raggiunto Gand con Ganna e Lamon per salutare Viviani alla sua ultima gara
Consonni ha raggiunto Gand con Ganna e Lamon per salutare Viviani alla sua ultima gara
Consonni ha raggiunto Gand con Ganna e Lamon per salutare Viviani alla sua ultima gara
Consonni ha raggiunto Gand con Ganna e Lamon per salutare Viviani alla sua ultima gara
Non averlo più in pista da atleta che effetto ti fa?

Tutto il nostro gruppo ha avuto un vissuto con Viviani, tante esperienze. Penso che tutti l’abbiamo preso come modello. Sicuramente mancherà tanto in pista, non averlo al proprio fianco nell’essere atleta sarà qualcosa di strano e nuovo. Ma col nuovo ruolo, sicuramente sono sicuro che saprà sempre consigliarci al meglio come ha sempre fatto . Sono contento di questa sua scelta e fiducioso che nei prossimi anni ce lo terremo stretto. Sicuramente sarà parte fondamentale di tutti i passi che faremo da qua fino alle Olimpiadi di Los Angeles.

Ti ha tolto qualcosa il fatto di essere contemporaneo di Viviani relativamente alla specialità olimpica, all’omnium in questi anni?

Domanda tendenziosa… Potrei dire di sì, ma la verità è che sono un atleta che non si reputa un fenomeno. A 31 anni, vedendo in casa un bronzo, un argento e un oro olimpico, aver avuto intorno Viviani è più quello che mi ha dato di quello che mi ha tolto. Vedendo quello che comunque sono riuscito a portare a casa, soprattutto a livello olimpico ma anche a livello europeo e mondiale. Credo che gli spazi me li sono ricavati lo stesso, anche in presenza di un simile campione e specialista.

Consonni e Viviani, coppia perfetta nella madison, salita sul podio olimpico di Parigi
Consonni e Viviani, coppia perfetta nella madison, salita sul podio olimpico di Parigi
Consonni e Viviani, coppia perfetta nella madison, salita sul podio olimpico di Parigi
Consonni e Viviani, coppia perfetta nella madison, salita sul podio olimpico di Parigi
Ora però, a 31 anni, sei nel pieno della maturità per affrontare il quadriennio olimpico, puntare all’appuntamento di Los Angeles con grandi aspettative…

Dico sempre e mi ripeto da quando ho iniziato con questo sport, che l’età non deve condizionare. Secondo me alla fine ogni anno devi dimostrare di essere pronto, di essere sul pezzo, di essere capace di competere con i migliori. Quindi personalmente cambia poco, conta convincere il cittì e tutto l’entourage che tu sei pronto per quella competizione, indipendentemente dal palmarés e dal vissuto. Sicuramente Los Angeles è un grande obiettivo per me, ma come lo è per tanti ragazzi della nazionale, per tanti giovani che stanno crescendo e per tutto il mondo della pista. L’Olimpiade è l’evento più importante che rende la pista quello che è. Mi sento di dover dimostrare al cittì che posso essere ancora una carta ottima da giocare e con tante possibilità di fare podio.

Abbiamo visto il quartetto quasi completamente formato da giovani, fare nuove esperienze. Guardando da fuori, che giudizio ne dai?

Ma non solo da fuori, perché allenamenti in pista e ritiri e prove li abbiamo sempre fatti insieme. Sono contento perché ci sono tanti ragazzi giovani che ogni settimana vengono in pista, che sono motivati per la causa del quartetto. Quando abbiamo iniziato, tante volte magari facevamo fatica a trovare i quattro per gareggiare… Adesso vedere così tanti ragazzi che sentono la maglia della nazionale come qualcosa di importante, è una cosa che mi riempie d’orgoglio.

Nell'omnium Consonni ha vinto un argento e bronzo mondiali e due argenti europei
Nell’omnium Consonni ha vinto un argento e bronzo mondiali e due argenti europei
Nell'omnium Consonni ha vinto un argento e bronzo mondiali e due argenti europei
Nell’omnium Consonni ha vinto un argento e bronzo mondiali e due argenti europei
Sei ottimista per il futuro?

Negli ultimi anni ci siamo abituati bene, in una specialità dove il livello tra i quartetti e tra le nazionali è talmente alto ed equilibrato che un niente può fare la differenza. Basta pensare solo al torneo di Tokyo, come abbiamo battuto la Nuova Zelanda in semifinale per centesimi e come abbiamo vinto poi la finale con la Danimarca di un decimo. Oggi se guardi i tempi, se guardi i ragazzi e come ci arrivano, secondo me c’è un grande movimento e dobbiamo essere soddisfatti per quello che stiamo seminando. E speriamo che nei prossimi anni riusciremo a raccogliere tanto quanto abbiamo raccolto negli anni scorsi.

Davide Stella, Sei Giorni di Gand

Stella a Gand: sei giorni di festa, musica e divertimento

29.11.2025
5 min
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L’inverno di Davide Stella lo ha visto pedalare in giro per il mondo tra parquet e strada, dal mondiale di Santiago del Cile su pista al Criterium a Singapore con Vingegaard e Milan. Ma per il classe 2006 del UAE Team Emirates Gen Z il richiamo della Sei Giorni di Gand è stato troppo forte per rinunciare quella che è la gara più bella per gli amanti di questa disciplina. Una settimana nel cuore del ciclismo, tra birre, giri di pista a velocità folli, musica e un mare di gente.

«Ero venuto qui anche lo scorso anno – racconta Stella – e quella di Gand si conferma una delle Sei Giorni più belle da correre in assoluto. La manifestazione prevede anche gare per la categoria under 23, le giornate sono meno frenetiche e si ha modo di guardare i grandi darsele di santa ragione. 

A sinistra Matteo Fiorin con Davide Stella, Sei Giorni di Gand
A sinistra Matteo Fiorin con Davide Stella, i due hanno corso insieme alla Sei Giorni di Gand
A sinistra Matteo Fiorin con Davide Stella, Sei Giorni di Gand
A sinistra Matteo Fiorin con Davide Stella, i due hanno corso insieme alla Sei Giorni di Gand

Preparatori e pista

Alla Sei Giorni di Gand le gare iniziano alla sera, intorno alle 18,30, con le prove riservate agli under 23. Dopo un’ora e mezzo nella quale i giovani scaldano il pubblico, come se ce ne fosse bisogno, entrano in pista i pezzi da novanta. Lo spettacolo inizia e per Stella e gli altri si apre il sipario sul mondo che verrà.

«Nella Sei Giorni di noi under – spiega ancora Stella – si corre molto meno rispetto agli elite, cosa che in questa parte dell’anno va anche bene. Siamo nel mezzo della ripresa invernale e i preparatori ci fanno fare tante ore a bassa intensità. Diciamo che una corsa in pista contrasta un po’ con il programma, però per una settimana si può fare. Anzi, io mi sento di stare meglio. Per i primi tre giorni noi under 23 correvamo due gare: una corsa a punti singola con due manche, dove le coppie venivano divise in numeri bianchi e neri. Poi la seconda prova era il giro lanciato. Mentre gli altri tre giorni avevamo la madison al posto della corsa a punti».

Davide Stella, Sei Giorni di Gand
Stella e Fiorin hanno corso nelle gare riservate agli under 23
Davide Stella, Sei Giorni di Gand
Stella e Fiorin hanno corso nelle gare riservate agli under 23
Hai corso in coppia con Fiorin, come vi siete organizzati con la logistica?

Eravamo in trasferta con la nazionale, quindi l’alloggio e gli spostamenti ce li hanno organizzati loro. Per il resto ci organizzavamo noi la giornata: la sveglia era abbastanza comoda visto che correvamo la sera. Io avevo con me anche la bici da strada e uscivo per fare qualche ora di allenamento. Una volta tornato riposavo, insieme a Fiorin giocavamo a Mario Kart e poi si andava in pista.

Che clima c’era una volta arrivati?

L’atmosfera era bellissima, uno spettacolo unico. E’ sia una corsa di ciclismo che uno show. Ogni sera dopo le nostre gare ci fermavamo a guardare quelle degli elite e ci siamo divertiti tantissimo, soprattutto perché era l’ultima in pista di Elia Viviani. Essere presenti a questo addio, dopo averlo visto vincere il mondiale qualche mese fa, è stato emozionante. 

Quanto prima correvate?

Questione di minuti, noi iniziavamo alle 18,30 mentre gli elite alle 20. La cosa bella è che potevamo scegliere se sederci in tribuna o rimanere in mezzo ai corridori. Per vedere bene la corsa era meglio andare in tribuna, ma facevamo fatica a trovare un posto libero (ride, ndr). 

Com’è vivere la corsa tra il pubblico?

Bello perché la maggior parte della gente se ne intende di ciclismo, tutti sanno come funzionano le varie prove. Poi in Belgio conoscono tutti i ciclisti, prendevano d’assalto anche me! Il più gettonato però era Viviani, diciamo che tra la sua carriera e la maglia di campione del mondo era difficile che passasse inosservato. 

Sei Giorni di Gand, pubblico
A Gand l’evento porta con sé sei giorni di festa e divertimento
Sei Giorni di Gand, pubblico
A Gand l’evento porta con sé sei giorni di festa e divertimento
Siete stati anche con Viviani?

Andavamo spesso a trovarlo tra una gara e l’altra. Però loro rimanevano poco nel parterre, tra una gara e l’altra ci saranno stati forse venti minuti di pausa. Ci siamo goduti ogni momento, poi sono arrivati anche Lamon, Ganna e Consonni per fargli una sorpresa e siamo stati tanto anche con loro. Diciamo che le sere una birretta post gara ce la siamo bevuta, mentre intorno a noi andava avanti la festa.

Una vera festa, che effetto fa viverla in prima persona?

Il DJ della Sei Giorni penso sia uno dei più bravi che abbia mai visto. Per prima cosa se ne intende di ciclismo e capisce i movimenti della corsa e dei corridori. Ogni atleta, quando attacca, ha la sua colonna sonora. Oppure a ogni passaggio o situazione lui cambia ritmo e coinvolge tutto il pubblico. Quando correvamo nel giro lanciato ogni coppia poteva scegliersi la canzone che preferiva.

Michele Scartezzini, Elia Viviani,Filippo Ganna, Simone Consonni, Sei Giorni di Gand 2025
La Sei Giorni di Gand è stata l’ultima corsa su pista di Viviani, qui con Scartezzini, Ganna e Consonni che sono venuti a fargli una sorpresa
Tu e Fiorin che canzone avete scelto?

Pedro di Raffaella Carrà, il remix. Mentre Viviani aveva “Sarà perché ti amo” dei Ricchi e Poveri. 

Quindi appuntamento per il 2026?

Speriamo in un altro invito! Adesso ho collezionato tre maglie della Sei Giorni. I colori li decidono l’organizzazione insieme agli sponsor. Quest’anno insieme a Fiorin avevo il verde. Poi lui non ha corso l’ultimo giorno perché è stato male, mi sono trovato a correre con un belga. Così ora a casa ho anche una maglia rossa.

Sei Giorni di Gand 2025, Michele Scartezzini, Elia Viviani, FIlippo Ganna,

L’ultimo giro di Viviani nel racconto di Scartezzini

27.11.2025
6 min
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Quando si è trattato di fare l’ultimo giro di pista, lo speaker lo ha chiamato a gran voce. E mentre dagli altoparlanti del Kuipke scendevano le note della Marsigliese, Viviani si è avvicinato alla parata di bici con le ruote sollevate, riconoscendo da un lato Consonni e sull’altro Ganna, accanto al quale Scartezzini riprendeva tutto con lo smartphone. La gente sugli spalti ondeggiava come grano in un giorno di vento, dando alla scena un contorno magico. Poi Elia ha preso il microfono e ha pronunciato il suo discorso, senza un filo di commozione.

La Sei Giorni di Gand è stata la sua ultima gara e in qualche modo è stata un momento di svolta anche per Scartezzini, a un passo da un cambiamento cruciale. Come Elia, ma con tre anni in meno, anche Michele è originario di Isola della Scala alle porte di Verona, e Gand se la sono vissuta insieme, dividendo la stanza in hotel. Entrambi hanno sperimentato emozioni mai vissute prima, soprattutto Viviani, mentre l’altro prendendolo un po’ in giro non faceva che scandire il countdown verso il fine carriera.

«Lunedì ho dormito per un giorno intero – racconta Scartezzini – perché bene o male andavamo a letto ogni giorno alle tre e mezza, anche le quattro. Finivamo la serata. Uscivamo dal velodromo e mangiavamo sul suo camper, che porta come appoggio nelle trasferte e in cui sta ad esempio il meccanico».

La piccola squadra veronese a Gand era composta dai due atleti, più il meccanico Matteo Ferronato, lo storico massaggiatore belga Ethienne Illigems e un altro massaggiatore veronese che si chiama Davide Vignato.

Gand sarà l’unica Sei Giorni del tuo inverno?

No, faccio Brema dal 9 al 12 gennaio, poi forse Berlino. Ma Gand è un’altra cosa. Da qualche anno avevano tolto le spine di birra dal centro della pista, sembrava di essere a un mondiale, non c’era più il solito casino. Invece quest’anno le hanno rimesse ed era tutto molto figo, fra corridori che passavano e tifosi che bevevano. Gand è la più dura, lo è sempre stata. E poi con quel pubblico è tutto più incredibile.

Con chi hai corso?

Ero con Thibaut Bernard, un giovane belga del vivaio della Lotto. Tanto che quando Elia l’ha visto, si è ricordato di lui, ma penso lo avesse visto una sola volta. Comunque è uno che in estate ha vinto il mondiale U23 della madison. Uno buono, ma anche questa volta Christophe Sercu mi ha ingaggiato per fargli da tutor, diciamo così. Di certo è meno stressante, perché non puoi pretendere di andare sempre davanti o girare a tutta, devi avere il tempo per insegnargli come ci si muove.

Difficile da chiedere a uno che alla nazionale ha dedicato gli ultimi 15 anni: che inverno ti aspetta?

Un inverno diverso. Non faccio più parte del gruppo azzurro, grazie alla decisione di puntare tutto sui giovani. Non per scelta tecnica, ma proprio per ringiovanire la rosa (Scartezzini ha al suo attivo due argenti e due bronzi ai mondiali, più due ori, sette argenti e due bronzi agli europei, ndr). Così dall’anno prossimo entro nel settore paralimpico. Ma siccome per essere convocabile deve essere passato un anno dall’ultima chiamata nella nazionale maggiore e la mia risale a gennaio, dovrò aspettare ancora un paio di mesi. Inizierò questa nuova avventura da febbraio 2026. Per cui mi sono tenuto allenato. Ho fatto più lavori specifici per Gand e tornerò a farne per Brema. Ma non ho grandi obiettivi in vista come prima. 

Scartezzini ha corso la Sei Giorni di Gand in coppia con Thibaut Bernard
Scartezzini ha corso la Sei Giorni di Gand in coppia con Thibaut Bernard, corridore del devo team della Lotto
Scartezzini ha corso la Sei Giorni di Gand in coppia con Thibaut Bernard
Scartezzini ha corso la Sei Giorni di Gand in coppia con Thibaut Bernard, corridore del devo team della Lotto
Quindi per le qualifiche di Los Angeles correranno i giovani?

Ci sarà anche Lamon e non so se poi avranno nuovamente a disposizione Ganna e gli altri del vecchio gruppo. Il discorso di ringiovanire si poteva fare benissimo, ma avendo cura di amalgamarli con i più esperti. Nei giorni scorsi a Gand c’era qualche azzurro giovane e si vede che ancora devono fare esperienza, si vedevano gli errori. Ma alla fine ho sempre accettato le decisioni e se daranno frutti, sarò contento per loro.

Le Fiamme Azzurre hanno sposato subito il passaggio al paralimpico?

Hanno capito la situazione e, invece di mettermi in ufficio, mi hanno detto di cogliere la possibilità. Ho già fatto un po’ di allenamenti con loro, mi è piaciuto. Ho fatto delle prove con Bernard, che a Parigi era con Plebani, e poi con Andreoli, che ha vinto il mondiale quest’estate con Di Felice. Non c’è niente di facile, perché il tempo nell’inseguimento è di circa 3’55”, bisogna spingere tanto. Per cui punto a Los Angeles, ma in un modo diverso.

Com’è stato vivere da vicino l’ultima Sei Giorni con Elia?

La prima volta a Gand ero in coppia con lui, per me è quasi come un fratello. Magari non ci pensavo che fosse l’ultima gara, ma continuavo a farglielo notare. «Vivi – gli dicevo – sei ore e per te finisce tutta quest’agonia. Beato te…». Lo sapevo già che avrebbe smesso così, anche se io, visto il ciclismo che c’è, gli avevo consigliato di accettare subito la proposta della FCI. Ma lui è una persona da ammirare, ha una testa incredibile. Nei giorni di Gand era sempre al telefono, tra meeting e interviste. Non sembrava neanche che fosse l’ultima gara, ma alla fine non credo che gli sia dispiaciuto troppo.

Sedici anni da professionista e 90 vittorie, questo il bottino finale dello stradista Viviani
Sedici anni da professionista e 90 vittorie, questo il bottino finale dello stradista Viviani
Sedici anni da professionista e 90 vittorie, questo il bottino finale dello stradista Viviani
Sedici anni da professionista e 90 vittorie, questo il bottino finale dello stradista Viviani
Perché dici così?

La cosa che ci ha detto finita la gara è stata che era riuscito a fare anche un bel discorso senza piangere. Eravamo nella cabina con Ganna e Consonni e gli abbiamo chiesto se gli dispiacesse e lui ha risposto di no. Il fatto di non aver pianto significa che non aveva alcun rimpianto. E’ convinto della scelta. Ha fatto un bel discorso. E se ci pensate, il finale della sua carriera è stato meglio di come chiunque lo avrebbe immaginato.

Mancherà?

Tutti parlano di Ganna e Milan. Pippo ha vinto e fatto numeri incredibili, è un pilastro. E’ stato quello che ci ha portato tutti all’oro del quartetto, non va dimenticato. Quando comincerà la qualificazione olimpica, compatibilmente con le squadre, rivedremo lui, Milan e anche Consonni. Ma penso che l’assenza di uno come Viviani si farà sentire. Poi è anche vero che lui ci sarà ancora, visto il suo nuovo ruolo.

Pensi che saprà fare bene il team manager?

Decisamente sì. Anche prima che gli venisse proposto l’incarico, già da 5-6 anni la mentalità di Elia è quella dell’imprenditore. Da quando ha aperto il negozio a Verona, lo vedi che ha una testa incredibile, non fa nulla a caso. Le maglie, la bici customizzata, ogni cosa ha dietro un ragionamento. Ha il controllo di ogni cosa, anche quando è dall’altra parte del mondo.

Sei Giorni di Gand 2025, Elia Viviani, ritiro

EDITORIALE / Le domande su Viviani team manager azzurro

24.11.2025
5 min
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Elia Viviani saluta dalla Sei Giorni di Gand e diventa il nuovo team manager delle nazionali. Prende il posto di Amadio, che prende il posto di Villa. Quest’ultimo lascia la nazionale dei professionisti su strada, tiene le crono e torna a pieno titolo nella pista donne, affiancando Bragato. Lo annuncia il comunicato successivo al Consiglio federale del fine settimana. Nulla cambia per il resto, neppure la sensazione di una architettura suggestiva, ma forse un po’ rischiosa.

Chi sia Viviani non lo scopriamo oggi. Chi scrive lo conosce, lo intervista e ha iniziato a parlarci da quando era un U23. Sarebbe stato bello semmai che negli anni lo avessero scoperto anche altri addetti ai lavori che, ipnotizzati dalla strada, non hanno mai riconosciuto al veronese il prestigio che merita. Elia ha costruito la sua carriera fra pista e strada. Ha sacrificato a volte l’una e più spesso l’altra, diventando però uno dei pochi atleti nella storia dello sport italiano ad aver vinto medaglie in tre diverse edizioni delle Olimpiadi. E’ sempre stato un professionista meticoloso, già da ragazzino stupiva per la concretezza delle risposte e la lucidità nel progettare gli obiettivi. Dopo 16 stagioni da professionista, 90 vittorie su strada (fra cui un titolo europeo), 3 medaglie olimpiche su pista (una d’oro), 11 medaglie ai mondiali su pista (3 d’oro), 22 medaglie agli europei su pista (15 d’oro), avrebbe tutto il diritto di fermarsi, studiare e scegliere la sua strada. E’ pronto per fare il team manager delle nazionali?

L’esperienza di Villa alla guida dei pro’ è durata un solo anno, con risultati molto interessanti
Campionato del mondo Kigali 2025, prova su strada professionisti, Marco Villa e Giulio ciccone, dopo corsa
L’esperienza di Villa alla guida dei pro’ è durata un solo anno, con risultati molto interessanti

Un tutor per Viviani

Magari sì, glielo auguriamo di cuore. Di certo, conoscendolo, Elia non farà mancare l’impegno e cercherà di portare nell’ambiente azzurro le idee e le soluzioni ipotizzate in tanti anni da corridore, osservando e vivendo le realtà delle squadre in cui ha militato. Basta per gestire il movimento azzurro? Avrà un tutor che lo affiancherà? Amadio, che ha ricoperto il ruolo fino ad oggi e da nuovo tecnico della strada non avrà per un bel pezzo giornate frenetiche, si incaricherà della sua formazione? E’ questa la strada più logica e probabilmente il motivo per cui Viviani ha accettato la proposta azzurra. Le scelte dell’ultimo Consiglio federale fanno pensare infatti alla grande voglia di coinvolgerlo e alla necessità conseguente di disporre il resto.

Giusto ieri, Villa ha dichiarato di essere stato sempre consapevole che il suo ruolo di tecnico della strada fosse a tempo determinato. In realtà, in questi mesi ha spesso parlato al futuro: lo faceva immaginando il suo lavoro o quello del futuro tecnico? Quando il 23 febbraio venne annunciato il nuovo assetto delle nazionali, nel non confermare Bennati, le parole del presidente Dagnoni non lasciavano intuire che ci fosse nell’aria un avvicendamento a breve termine. «Il valore indiscusso di Villa – si leggeva nel comunicato – ci ha convinto in questo cambiamento. A lui l’incarico sicuramente più difficile in questa fase storica, ma anche di maggior prestigio».

Forse se Viviani si fosse fermato all’inizio della stagione, l’assetto varato ieri sarebbe stato anticipato di nove mesi. Ma Elia, che ha più volte ribadito di non aver mai pensato di fermarsi senza averci riprovato alle sue regole, ha probabilmente scombussolato i piani di chi lo vedeva già team manager all’inizio del 2025.

Campionati dle mondo pista 2025, Santiago del Cile, Roberto Amadio, Elia Viviani
Ha fatto passare Viviani fra i pro’, lo ha seguito da team manager su pista e ora Amadio lo aiuterà nel nuovo incarico
Campionati dle mondo pista 2025, Santiago del Cile, Roberto Amadio, Elia Viviani
Amadio ha fatto passare Viviani fra i pro’, lo ha seguito da team manager su pista e ora lo aiuterà nel nuovo incarico

Amadio e il Consiglio

Roberto Amadio diventa il tecnico dei professionisti: ha l’esperienza per quel ruolo e un parco di azzurri giovani e con personalità tutte da costruire. Rinunciando a lui come manager, la Federazione si indebolisce in un ruolo cruciale oppure è consapevole che Roberto potrà svolgere il doppio incarico, affiancando Viviani. La parte burocratica del lavoro federale non gli è mai piaciuta, alcuni consiglieri si sono spesso lamentati delle sue assenze, ma avendo la pelle dura e sulle spalle l’esperienza da manager di squadre WorldTour, Amadio è riuscito ad arrivare fin qui dai giorni di Tokyo.

Già durante l’estate si sussurrava della volontà di una parte del Consiglio di modificare il suo incarico: va capito se fare di lui il tecnico della nazionale vada considerato una promozione. Non è consuetudine, almeno nel WorldTour, che un team manager diventi direttore sportivo, semmai il contrario: l’esempio di Luca Guercilena è lampante. Di certo la nuova qualifica di Amadio ha liberato spazio per Viviani. A quest’ultimo basterà essere stato un campione per navigare nelle dinamiche della politica federale? Amadio ha ammesso più volte che quando si è abituati a intervenire in modo rapido per superare una necessità, è difficile dover chiedere il permesso a chi non ha neanche la completa consapevolezza del problema. Forse, non avendo alle spalle alcuna esperienza da manager, Viviani troverà meno sconcertante certe dinamiche che per Amadio sono state spesso indigeste.

Campionati del mondo Kigali 2025, Rwanda, Ruanda, Segretario generale FC Marcello Tolu, presidente Cordiano Dagnoni, Lorenzo Finn iridato U23, Gianni Vietri consigliere federale
Da sinistra, il segretario Tolu e i presidente Dagnoni: questo il tandem che guida la FCI. A destra, dopo Finn, il consigliere Vietri
Campionati del mondo Kigali 2025, Rwanda, Ruanda, Segretario generale FC Marcello Tolu, presidente Cordiano Dagnoni, Lorenzo Finn iridato U23, Gianni Vietri consigliere federale
Da sinistra, il segretario Tolu e i presidente Dagnoni: questo il tandem che guida la FCI. A destra, dopo Finn, il consigliere Vietri

Il passo più lungo

L’inverno in arrivo ci offrirà la possibilità di cercare risposte alle tante domande di questo lunedì freddo e piovoso. Le Olimpiadi di Los Angeles non sono tanto lontane e la pista azzurra è nella delicata situazione di avere più da perdere che da vincere. Siamo arrivati molto in alto e serve un cambio di passo per salire ancora, lavorando sugli atleti e contemporaneamente sullo sviluppo dei materiali. Quanto alla strada, i pochi mesi di gestione di Villa hanno segnato un risveglio di interesse e di entusiasmo. Probabilmente Amadio proseguirà sull’identica strada, avendo condiviso con Villa la maggior parte delle scelte.

Ora il quadro appare stabile. Restiamo dell’avviso che un professionista scrupoloso come Viviani meriterebbe il tempo per studiare e affrontare il mondo del lavoro con una formazione più completa. Accettare questo incarico azzurro è forse il passo più lungo della sua carriera sempre molto controllata. Per fortuna avrà attorno persone consapevoli del suo valore, che lo supporteranno al meglio possibile.

L’addio di Viviani, per Martinello lo rimpiangeremo a lungo

L’addio di Viviani: per Martinello lo rimpiangeremo a lungo

20.11.2025
6 min
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In queste ore Elia Viviani sta affrontando la sua ultima competizione. Per tradizione la 6 Giorni di Gand è la passerella per tanti di coloro che hanno scritto la storia della pista. Il veronese non si è privato di questo piacere, del saluto di un pubblico appassionato che non guarda al colore della bandiera nel tributare i giusti onori a chi ha dato tanto a questo settore.

Viviani insieme al belga Jasper De Buyst con il quale sta correndo la 6 Giorni di Gand
Viviani insieme al belga Jasper De Buyst con il quale sta correndo la 6 Giorni di Gand
Viviani insieme al belga Jasper De Buyst con il quale sta correndo la 6 Giorni di Gand
Viviani insieme al belga Jasper De Buyst con il quale sta correndo la 6 Giorni di Gand

Silvio Martinello è stato anch’egli un grande protagonista della pista. Come Viviani ha saputo coniugare la disciplina del suo cuore con la strada, emergendo in entrambe. Sa bene cosa ha passato il veneto, soprattutto nelle ultime stagioni, dorate su pista ma tribolate su strada: «E’ sicuramente un momento opportuno – dice – e un palcoscenico ideale per chiudere. E’ un evento particolarmente sentito, che conosco molto bene perché ho partecipato e l’ho vinto in un paio di occasioni. In un Paese, il Belgio, dove il ciclismo è qualcosa di molto importante, pertanto sicuramente è l’occasione giusta per salutare il pubblico che lo ha seguito con affetto in tutti questi anni».

L’ultima parte di carriera di Elia è vissuta su due binari paralleli, la pista e la strada. La pista ha continuato a regalargli grandi soddisfazioni, su strada ha fatto sempre più fatica, pur riuscendo a trovare dei momenti per emergere. E’ normale questo andamento ondivago?

Lui è un corridore con le caratteristiche giuste per le grandi corse a tappe, dove i velocisti trovano il terreno più adatto, più opportunità per vincere. Negli ultimi anni le squadre si sono però focalizzate su altri obiettivi e non lo hanno convocato. Mi pare che abbia corso la Vuelta come ultima uscita in una grande corsa a tappe, che quest’anno non aveva propriamente un percorso adattissimo ai velocisti, pertanto ha avuto molte meno opportunità. Lui ha corso in squadre molto importanti in quasi tutta la sua carriera, team che guardavano alla classifica. Pertanto è stato un epilogo su strada al passo con i tempi attuali e in relazione alle sue caratteristiche atletiche.

Silvio Martinello, olimpionico su pista e due volte candidato alla presidenza FCI
Silvio Martinello, olimpionico su pista e due volte candidato alla presidenza FCI
Silvio Martinello, olimpionico su pista e due volte candidato alla presidenza FCI
Silvio Martinello, olimpionico su pista e due volte candidato alla presidenza FCI
Vincere per oltre 10 anni su pista secondo te è qualcosa che diventerà sempre più raro come su strada o ci sono più possibilità che si ripetano carriere come la sua?

Le opportunità rispetto ad un tempo, parlo della mia epoca, sono molte di più ora. Allora non c’erano gli europei, per esempio e poi i programmi di gara erano molto più asciutti. L’eliminazione dove ha vinto tre titoli mondiali, allora non faceva parte del programma, la sua sublimazione era alle Sei Giorni. Chiaramente non c’è nulla di scontato, bisogna avere la classe, l’attitudine, la determinazione, la concentrazione, la professionalità e la serietà che Viviani ha sempre avuto fino al termine della sua carriera.

La Lotto è stato l'ultimo dei grandi team che l'ha voluto con sé e con il quale Viviani ha vinto su strada
La Lotto è stato l’ultimo dei grandi team che l’ha voluto con sé e con il quale Viviani ha vinto su strada
La Lotto è stato l'ultimo dei grandi team che l'ha voluto con sé e con il quale Viviani ha vinto su strada
La Lotto è stato l’ultimo dei grandi team che l’ha voluto con sé e con il quale Viviani ha vinto su strada
Ora che appende la bici al chiodo, secondo te cosa può dare ancora Elia a questo mondo?

Certamente molto in relazione alle esperienze che ha vissuto. Da ciò che leggo mi sembra che per lui ci siano opportunità sia all’interno di qualche formazione importante sia come collaboratore federale, in un ruolo manageriale. E’ la naturale conseguenza di una carriera luminosa dal punto di vista dei risultati. Di una modalità di comportamento sempre rispettosa sia della maglia azzurra sia delle varie scelte che lo hanno visto protagonista.

Che cosa intendi?

Non ha mai alzato la voce quando è stato estromesso da qualche selezione per il Giro d’Italia piuttosto che per il Tour de France. E’ sempre stato un corridore molto corretto e può dare qualcosa anche in un ruolo diverso. Ora per lui termina un capitolo e ne inizia un altro anche più complicato rispetto a quello agonistico. Perché è molto più complicata la vita giù dalla bicicletta rispetto a quella in sella…

Il veneto in gara a Santiago, nel mondiale dove ha colto l'ultimo alloro iridato
Il veneto in gara a Santiago del Cile, nel mondiale dove ha colto l’ultimo alloro iridato
Il veneto in gara a Santiago, nel mondiale dove ha colto l'ultimo alloro iridato
Il veneto in gara a Santiago del Cile, nel mondiale dove ha colto l’ultimo alloro iridato
Si è detto spesso in queste settimane che Elia con le sue imprese ha rilanciato il movimento della pista, ora secondo te c’è il pericolo che con il suo addio spengano le luci dell’attenzione oppure si è ormai innescato un circolo virtuoso?

Parto da queste ultime due parole: no, il circolo virtuoso non si è innescato e dico purtroppo perché c’erano e ci sono ancora tutte le condizioni per poterlo fare, ma non vedo segnali in questo senso. Elia è il frutto di un lavoro iniziato fin da giovane frequentando il centro di Pescantina e sfruttando la tanta attività che comunque era prevista in molte regioni d’Italia. Ora tutto questo si è spento.

Perché dici così?

Anch’io a un certo punto ho dovuto metterlo nel contratto che volevo la libertà di gestire la mia attività su pista con le squadre per cui correvo. Il suo è il frutto di una passione personale, di una grande attrazione nei confronti della pista che ha saputo gestire insieme a Marco Villa e ha aiutato certamente molti altri corridori di grande qualità come Ganna e Milan. Ma nonostante gli straordinari risultati che da due quadrienni i nostri atleti hanno raggiunto, questo circolo virtuoso non si è innescato.

Elia Viviani in una delle sue prime vittorie, al Giro delle Tre Province, ancor prima di passare professionista
Elia Viviani in una delle sue prime vittorie, al Giro delle Tre Province, ancor prima di passare professionista
Elia Viviani in una delle sue prime vittorie, al Giro delle Tre Province, ancor prima di passare professionista
Elia Viviani in una delle sue prime vittorie, al Giro delle Tre Province, ancor prima di passare professionista
Perché?

Perché non si sono sfruttati gli straordinari risultati che sono arrivati. Invece sono stati usati per nascondere i problemi sotto il tappeto e non per innescare quel circolo virtuoso che invece una scelta lungimirante avrebbe consigliato. Così ci ritroviamo da molti anni con questo paradosso che abbiamo delle fortissime nazionali maschili e femminili su pista, ma senza avere un’attività di base, con gli impianti che sono lasciati alla buona volontà dei gestori, più o meno capaci, più o meno determinati, più o meno volonterosi di programmare la loro attività. Non esiste un progetto a livello nazionale che consenta ai vari centri di far crescere gli atleti e le atlete con un programma ben preciso. Tutto questo è il frutto della mancanza e dell’incapacità di programmare e di avere anche un minimo di visione. Il risultato è che abbiamo i talenti, ma li scopriamo per caso e nella maggior parte li perdiamo.

Cosa si rischia?

Si rischia di stare a secco come nei 15 anni dopo l’epoca Martinello-Villa e Collinelli, un ciclo che si è concluso con i Giochi di Sydney. Siamo stati fino al 2016, fino proprio a Viviani, senza toccare palla…

Viviani e Bertini: il massaggio prima della “last dance”

Viviani e Bertini: il massaggio prima della “last dance”

03.11.2025
5 min
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Il trionfo di Elia Viviani nell’eliminazione ai mondiali su pista di Santiago non è qualcosa che può essere relegato solo a un mero dato statistico o a una foto iconica come quella della X (a cui qualcuno ha persino dato un assurdo significato politico) a simboleggiare la fine di una straordinaria carriera su due ruote. E’ un racconto di emozioni, anche intime che non hanno coinvolto solo il protagonista ma anche chi gli era intorno. Come Marco Bertini.

Bertini è da anni il massaggiatore della nazionale e con Viviani ha condiviso gran parte delle sue avventure, delle sue imprese. Lo ha massaggiato e trasformato in quella magica domenica di Monaco nel 2022, dove dopo una faticosa prova su strada, lo ha rimesso in piedi e portato alla conquista del titolo europeo nell’eliminazione. Nessuno come lui conosce la sua muscolatura e attraverso di essa, il suo carattere.

Il caratteristico saluto finale di Viviani a simboleggiare la chiusura della sua grandissima carriera
Il caratteristico saluto finale di Viviani a simboleggiare la chiusura della sua grandissima carriera
Il caratteristico saluto finale di Viviani a simboleggiare la chiusura della sua grandissima carriera
Il caratteristico saluto finale di Viviani a simboleggiare la chiusura della sua grandissima carriera

«Viviani l’ho conosciuto nel 2018, l’anno che sono entrato a far parte della nazionale della pista – racconta Bertini – l’ho incontrato la prima volta durante la Sei Giorni di Fiorenzuola, per lui una presenza frequente per preparare i suoi successi. Da lì le varie trasferte che sono andate a susseguirsi hanno cementato il nostro rapporto».

Tra voi, nel corso degli anni, si è quindi instaurato un rapporto molto stretto…

Sì, con lui come con tutti gli altri ragazzi e ragazze della nazionale, un contatto che va anche al di là del rapporto lavorativo. Sono stato invitato al suo matrimonio, alle sue feste di fine anno, durante le trasferte avevo il piacere e l’onore di seguirlo con i massaggi, i trattamenti.

La grande festa del gruppo azzurro, tutto stretto attorno al suo profeta
La grande festa del gruppo azzurro, tutto stretto attorno al suo profeta
Da Villa al presidente Dagnoni, tutti stretti attorno a Viviani
Da Villa al presidente Dagnoni, tutti stretti attorno a Viviani
Quando siete arrivati a Santiago, in che condizioni era, fisicamente e psicologicamente?

Quando il primo giorno l’ho avuto sul mio lettino, l’ho trovato subito bene, muscolarmente era tonico, solo con i postumi classici di un viaggio lungo 15 ore in aereo, ma niente di particolarmente serio. Si vedeva che era già preparato per poter ben figurare. Mentalmente l’ho visto tranquillo e determinato allo stesso tempo. Non vedevo da parte sua nessun tipo di stress.

La gara che aveva fatto precedentemente all’eliminazione gli aveva lasciato scorie, sia fisiche che nella sua convinzione?

No, anche se la corsa a punti che aveva fatto non era andata benissimo, mentalmente l’ho sempre trovato tranquillo e fisicamente era a posto. Le classiche gambe affaticate post performance, ma normale routine. Mentalmente non l’ho visto provato dal fatto che la gara non era andata benissimo, si vedeva subito che lui era già mentalizzato sull’ultimo giorno, era lì dove voleva ben figurare.

La corsa a punti non era stata molto fortunata per il veronese, ma era stato solo un test
La corsa a punti non era stata molto fortunata per il veronese, ma era stato solo un test
La corsa a punti non era stata molto fortunata per il veronese, ma era stato solo un test
La corsa a punti non era stata molto fortunata per il veronese, ma era stato solo un test
Com’è stato l’ultimo giorno, l’ultimo massaggio prima della gara?

Penso di averlo sentito più io che lui, perché era praticamente l’ultima volta che Elia da atleta veniva sul mio lettino. Il trattamento vero e proprio è stato il giorno prima della gara, il pomeriggio è venuto solamente per farsi dare un ultimo occhio di rifinitura. Una cosa molto veloce, ma l’ultimo vero trattamento con Elia, quindi l’ultima volta che lo considero venuto sul mio lettino è stato un florilegio di emozioni per me.

Come mai?

Mi sono passate nella mente tante sue immagini, tanti momenti passati insieme, di gara e non. E’ stato un momento che emotivamente ho sentito molto, gli ho anche chiesto di fare una foto insieme, cosa che non faccio mai. Quel momento mi ha toccato profondamente, sentivo dentro di me quel velo di tristezza perché era un capitolo che si chiudeva, suo ma anche nostro, professionalmente e umanamente parlando.

Il selfie dell'ultimo massaggio, per Bertini il ricordo di un'amicizia che ha girato il mondo
Il selfie dell’ultimo massaggio, per Bertini il ricordo di un’amicizia che ha girato il mondo
Il selfie dell'ultimo massaggio, per Bertini il ricordo di un'amicizia che ha girato il mondo
Il selfie dell’ultimo massaggio, per Bertini il ricordo di un’amicizia che ha girato il mondo
La gamba come la sentivi? Ti dava l’impressione che potesse arrivare al massimo?

Stava bene, si vedeva che si era preparato bene, che aveva curato in maniera scrupolosa ogni minimo dettaglio sulla preparazione. Ma lui è un professionista su queste cose, si vede che è sempre molto puntiglioso, preciso. La gamba era perfetta, era giusta, muscolarmente parlando. Non ha avuto bisogno di chissà cosa per poter essere in perfetta forma quando è salito in bici. L’ultimo massaggio che gli ho fatto l’ho trovato in condizioni ottime.

Quando ha tagliato il traguardo è stata una festa per lui, ma anche un po’ per tutti voi, un’emozione particolare anche rispetto ad altre emozioni che avete vissuto nello stesso appuntamento di Santiago…

Ogni volta che i ragazzi e le ragazze raggiungono un risultato per noi è sempre un’esplosione di gioia e io mi ritengo un privilegiato quando sono lì, giù insieme allo staff, a essere presente a quegli eventi. Ho avuto la fortuna di essere presente a tante situazioni, mondiali, europei, alle Olimpiadi. Poi io sono una persona particolarmente emotiva, soprattutto sul lato sportivo. Mi lascio andare facilmente alle lacrime.

Viviani con sua moglie Elena Cecchini, sugli spalti a condividere il magico momento
Viviani con sua moglie Elena Cecchini, sugli spalti a condividere il magico momento
Viviani con sua moglie Elena Cecchini, sugli spalti a condividere il magico momento
Viviani con sua moglie Elena Cecchini, sugli spalti a condividere il magico momento
E a Santiago come è andata?

Quando Elia ha tagliato il traguardo è stata un’emozione forte. Per me e per tutti noi.  Ho persino avuto un mal di testa che prima non avevo mai avuto, dovuto proprio alla tensione, all’emozione. Quando erano rimasti in due che si giocavano praticamente la vittoria del mondiale e Elia era lì, ripensandoci provo un’emozione anche ora a parlarne, a riviverlo mentalmente. Sarò sempre grato a lui, ai ragazzi, alle ragazze e a tutta la nazionale, per quel che mi hanno regalato. Ogni tanto con una semplice foto che riguardo, un video o anche solamente pensandoci riassaporo quei momenti e mi fanno star bene.