Teuns e la scelta dell’Israel: «E’ stata quella giusta»

30.01.2023
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Non senza sorpresa, lo scorso 5 agosto Dylan Teuns passò dalla Bahrain Victorious alla Israel Premier Tech. Una mossa clamorosa, con il team mediorientale che decise d’investire fior di quattrini sul corridore belga reduce da una grande campagna nelle Classiche del Nord, culminata con la vittoria alla Freccia Vallone. Non avviene sovente che nel mezzo della stagione ci siano cambi di casacca, la Israel Premier Tech contava forse sui suoi punti per salvarsi, ma alla fine non è stato sufficiente.

Sul podio con Valverde e Vlasov, Teuns a Huy festeggia la sua prima grande classica
Sul podio con Valverde e Vlasov, Teuns a Huy festeggia la sua prima grande classica

Il corridore di Diest si ritrova così, pur essendo stato uno dei protagonisti della stagione, a essere retrocesso fra le professional. Buon per lui che comunque la squadra sarà presente a tutti i principali appuntamenti dell’annata grazie alla deroga dell’Uci riguardante le due formazioni retrocesse, ma queste vicende rischiavano di minare la sua fiducia. Molti nella sua situazione avrebbero preferito non parlarne, invece Teuns è stato subito molto disponibile.

La chiacchierata, realizzata attraverso Zoom mentre il trentenne belga sta svolgendo l’ultimo ritiro in vista dell’esordio stagionale, programmato per l’1 febbraio all’Etoile de Besseges, parte dalla sua analisi dell’ultima stagione, davvero vissuta sull’otto volante.

«E’ stata una delle mie stagioni migliori. Penso di essere stato molto contento per come sono andate le cose, soprattutto nelle corse d’un giorno. La vittoria nella classica di Huy è stata molto importante per me, ho raggiunto uno dei miei obiettivi da quando ho iniziato a correre».

Teuns al Tour, chiuso al 18° posto. Lì i dirigenti israeliani lo hanno convinto a passare con loro
Teuns al Tour, chiuso al 18° posto. Lì i dirigenti israeliani lo hanno convinto a passare con loro
Sei passato alla squadra israeliana ad agosto. Ora ti ritrovi in un team professional. Ti sei mai pentito di questa scelta?

No, non la rinnego. I dirigenti mi hanno contattato quando eravamo alle battute finali del Tour, si parlava del 2023, poi una settimana dopo mi hanno chiesto se volevo venire per agosto e settembre e sono stato molto felice di anticipare il trasferimento.

Quali sono le principali differenze tra Bahrain Victorious e Israel Premier Tech?

Ci sono differenze, è ovvio, ma penso che ogni team di alto livello in questo periodo stia lavorando in modo molto professionale, solo che ci sono modi diversi di farlo. Sto bene nel team, sono seguito con molta attenzione e posso perseguire i miei obiettivi, ma mi è piaciuto anche con il Bahrain. Anche il periodo in cui sono stato lì è stato molto felice. Con loro sono rimasto in buoni rapporti, ma ho fatto la mia scelta.

Il belga, 30 anni, è in uno dei team dall’età media più alta. Qui è con Nizzolo, 33 anni
Il belga, 30 anni, è in uno dei team dall’età media più alta. Qui è con Nizzolo, 33 anni
L’anno scorso hai ottenuto ottimi risultati nelle Classiche del Nord, ma hai anche vinto importanti gare a tappe nella tua carriera e al Tour hai chiuso 18°. Dove ti trovi meglio?

E’ una domanda difficile. Diciamo che per l’inizio della stagione mi concentro sempre sulle classiche. Per me è sempre molto importante il periodo di aprile, da quello dipende molto dell’andamento complessivo e quindi lavoro per quelle corse, dall’Amstel alla Liegi. Quelle sono il mio obiettivo principale anche per quest’anno. In base a quanto ho dimostrato l’anno scorso, so che posso fare bene e voglio provare a fare lo stesso quest’anno, giocarmi le mie carte in ogni prova e portare a casa risultati. E poi mi piace anche avere qualche successo nelle gare di una settimana. Ma è molto difficile competere per la classifica generale con molti bravi scalatori nel gruppo, ovviamente. Quindi preferisco puntare a vincere alcune tappe.

La Israel è un team con l’età media tra le più anziane. Nel ciclismo di oggi è uno svantaggio?

Di sicuro non è un problema perché serve anche molta esperienza e questo è un fattore che secondo me pesa molto. Penso che i corridori con esperienza e che hanno già vinto grandi gare possano anche aiutare altri corridori a fare una buona prestazione. Io lo vedo come un vantaggio.

Alla Coppa Agostoni la sua ultima corsa portata a termine. Tornerà in gara il 30 gennaio in Francia
Alla Coppa Agostoni la sua ultima corsa portata a termine. Tornerà in gara il 30 gennaio in Francia
Tu hai vinto la Freccia Vallone e sei stato sesto alla Liegi-Bastogne-Liegi. Qual è tatticamente più difficile tra le due?

Sicuramente la Liegi è un po’ più difficile, perché può cambiare scenario di continuo e non sai mai che cosa aspettarti. Alla Freccia ormai ci si gioca tutto alla fine, basta esserci…

Hai iniziato la tua carriera più di dieci anni fa. Quanto è cambiato il ciclismo da allora?

I primi anni sono stati di apprendistato, al WorldTour sono approdato nel 2013, quindi dieci anni ancora non li ho fatti… E’ vero però che nel frattempo è cambiato molto. In base alla mia esperienza posso dire che i primi quattro anni sono stati più o meno gli stessi, poi l’avvento di nomi nuovi ha cambiato tutto, quando nel gruppo sono arrivati talenti come Pogacar, Van Der Poel, Evenepoel… Sono talenti super grandi e possono fare all’inizio della corsa cose folli e poi esserci ancora nel finale. Questo ha cambiato l’approccio con le corse e il loro schema tattico. Non direi che sono corridori imbattibili, ma sono difficili da sconfiggere. Ma se vuoi vincere, bisogna essere al loro livello e avere anche qualcosa in più. Io un giorno l’ho avuto e so che si può ripetere.

Le storie della Planche e Vingegaard sulla strada di Tadej

08.07.2022
6 min
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Quassù c’è qualcosa di magico. Forse è la leggenda delle ragazze che 400 anni fa si lasciarono annegare nel lago per sfuggire agli stupri dei mercenari svedesi durante la Guerra dei Trent’anni. Oppure è la storia di destini che si incrociano a La Planche des Belles Filles e raccontano storie di corsa.

Anche in questo giorno caldo di grandi attese mantenute, uomini di valore si sono arrampicati portando con sé ricordi e missioni da compiere. Solo uno è riuscito a mantenere il voto dichiarato ieri dopo la vittoria di Longwy, ma stavolta ha dovuto stringere i denti contro il giovane Vingegaard che già sul Mont Ventoux lo guardò negli occhi senza timori. Anche lui lo ha fissato nel momento di passarlo, si esercita così la pressione del leader. Sugli altri è calato lo stesso silenzio di quel giorno crudele, quando le ragazze di Plancher les Mines scelsero una morte dignitosa per sfuggire a una ben più terribile.

Ritorno sul luogo del delitto

Qui Pogacar spodestò Roglic e chissà se nella sua determinazione di vincere sia passata anche la voglia di dimostrare che non fu per la fortuna. C’era la sua famiglia, c’erano motivazioni speciali, ma per vincere ha dovuto pescare nella tasca dell’orgoglio.

«Da quando è stato annunciato il percorso – ha detto – ho voluto vincere quassù. Vingegaard è stato davvero forte. Ha corso alla grande, ma io non potevo rinunciare. Per Urska al traguardo, per la mia famiglia ai piedi della salita, per la mia squadra che ha lavorato così duramente. Ho dovuto davvero spingere a fondo per superarlo. Questa è una vittoria molto speciale. Anche perché oggi abbiamo lanciato una fondazione per la ricerca sul cancro. Per questo ho indossato per la prima volta queste scarpe speciali».

Vingegaard oggi ha fatto soffrire Pogacar. Non ha paura e riproverà
Vingegaard oggi ha fatto soffrire Pogacar. Non ha paura e riproverà

Un avversario vero

Ma forse stavolta Tadej potrebbe aver trovato un degno avversario. Quantomeno uno che non ha paura di sfidarlo in campo aperto, comunque andrà a finire.

«E’ stato sicuramente un finale brutale – racconta il giovane danese della Jumbo Visma, l’unico a non avere conti aperti con la Planche, ma avendone appena aperto uno – ma penso di poter essere felice. Ci ho provato, ma sono arrivato a 20 metri dalla fine e poi basta. Ero davvero vicino al traguardo e ora spero di stare meglio sulle salite più lunghe. Le gambe hanno risposto bene quindi sono felice».

Pogacar lo ha definito il miglior scalatore al mondo circondato da una squadra fortissima. Il danese sorride e si dirige verso il bus. Per oggi altro da dire non ce l’ha.

Roglic sta tornando. Arriva nella scia di Pogacar e promette battaglia
Roglic sta tornando. Arriva nella scia di Pogacar e promette battaglia

La risposta delle gambe

Roglic ha preferito dire poche parole, lasciando che a dare il suo messaggio fossero le gambe. Il terzo posto a 14 secondi da Pogacar dice che forse le botte dei giorni scorsi si stanno assorbendo e che altre montagne potrebbero diventare sue amiche. Chissà se salendo ha riconosciuto qualche scorcio di quel giorno in cui aveva gli occhi sbarrati e la vita contro.

«Sapevo cosa stava succedendo – ha detto alla partenza – ma non potevo più spingere. Stavo lottando contro me stesso per ogni metro. Oggi non sapevo cosa aspettarmi. Ho abbastanza esperienza dopo le cadute. Ogni spinta del pedale è come un coltello che mi taglia la schiena. Mi fa male la parte bassa, ma non sono qui per piangere, sono qui per combattere».

La Planche questa volta non lo ha respinto e chissà che non cedendo al forcing del giovane connazionale non abbia ritrovato la fiducia che sprofondò con lui nel lago quel giorno.

Ancora una volta nella stessa fuga, Teuns e Ciccone stavolta si arrendono
Ancora una volta nella stessa fuga, Teuns e Ciccone stavolta si arrendono

Teuns e Ciccone, deja vu

Curiosamente nella fuga si sono ritrovati i due uomini che se la giocarono nel 2019. Teuns vincendo la tappa, Ciccone prendendo la maglia gialla.

«Avevo già previsto questo scenario ieri sera – ha detto il belga del Team Bahrain Victorious – sapevo che c’erano buone possibilità che Pogacar volesse vincere oggi e alla fine è andata così. Ho capito presto che non saremmo riusciti ad arrivare alla fine. Se il gruppo ti concede solo un massimo di due minuti e mezzo, sai che hai poche possibilità. Sulla salita finale, Kamna era chiaramente anche il più forte. Ma per me ci sono ancora molte opportunità in questo Tour».

Forse è stato per questo senso di impotenza che Ciccone a un certo punto ha preferito mollare?

«Era una tappa adatta agli attacchi quindi ci ho provato. Il fatto che fosse una salita che aveva già detto qualcosa di importante cambiava poco. Quando sei lì per giocartela, ogni salita più o meno diventa uguale. La fatica è quella, neanche me la ricordavo benissimo».

Teuns è arrivato a 3’52”, Ciccone a 16’30”. Si fa così quando si vuole entrare liberamente nelle fughe. Ma forse l’abruzzese non ha ancora ritrovato la gamba di fine Giro.

Dieci anni dopo, non è più lo stesso Froome. Solo la testa è identica
Dieci anni dopo, non è più lo stesso Froome. Solo la testa è identica

Dieci anni così lunghi

Parlando davanti al bus grazie ai buoni uffici del suo addetto stampa, Chris Froome ieri aveva sorriso ripensando alla salita che nel 2012, giusto 10 anni fa, gli portò la prima vittoria di tappa, in quel Tour di tensioni che fu poi vinto da Wiggins.

«Ho dei bei ricordi del 2012 – ha detto – in quel Tour fu anche la prima occasione per misurare la mia condizione e credo che sarà così anche domani. Mi aspetto che gli scalatori cercheranno di recuperare il terreno perso nella crono, per poi cominciare una rimonta nei giorni successivi. Alcuni dei miei rivali cercheranno di recuperare tempo e di passare all’offensiva sin da domenica».

Ha concluso prevedendo distacchi contenuti fra i primi del Tour. Quei dieci anni non sono stati facili da colmare, ma l’esperienza ha visto giusto. Froome è arrivato a 3’48” da Pogacar, in questo primo Tour senza i legacci dell’infortunio, rincorrendo le sensazioni del campione che fu. Sapremo nei prossimi giorni quanto il tempo avrà scavato a fondo. E per fortuna non ci sarà da aspettare troppo.

Bahrain 2022

Kreuziger è sicuro: Landa farà un gran Giro

01.05.2022
4 min
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Per Roman Kreuziger, la campagna delle classiche è stata un esordio assoluto. Sembra strano dirlo per un corridore che per anni ha fatto di quel periodo primaverile uno dei grandi obiettivi della stagione, tornando anche con bottini importanti. Questa volta però non era più in sella a una bici, ma alla guida dell’ammiraglia e per certi versi al timone della nave della Bahrain Victorious. E parlando con lui, la vecchia grinta piano piano viene fuori, in sede di bilancio.

Mohoric Roubaix 2022
Mohoric è stato protagonista anche nelle Classiche, finendo 5° a Roubaix
Mohoric Roubaix 2022
Mohoric è stato protagonista anche nelle Classiche, finendo 5° a Roubaix

Bilancio in attivo

La stagione per il team ha certamente avuto un culmine con l’impresa di Mohoric a Sanremo, poi si è viaggiato sempre a livelli molto alti, basti pensare a Teuns e alla sua Freccia: «Non possiamo lamentarci, la squadra è andata bene nel complesso, abbiamo avuto un rendimento sempre molto alto con molti piazzamenti nella Top 10 e qualche perla assoluta. Per vincere deve davvero andare tutto nel migliore dei modi, serve anche un po’ di fortuna, ma se guardiamo agli inizi di stagione nel passato il bilancio è ampiamente in attivo e possiamo andare avanti con più tranquillità».

Proprio nei giorni del Belgio con Nakano, massaggiatore giapponese che lo ha seguito alla Liquigas
Proprio nei giorni del Belgio con Nakano, massaggiatore giapponese che lo ha seguito alla Liquigas
Per te, considerando la tua storia, la parte delle sfide valloni avrà sicuramente avuto un sapore particolare, senza contare l’Amstel…

Che dire, quando sono passato per quelle strade mi sono rivenute alla mente tante esperienze. Quei percorsi li conosco a memoria e questo l’ho detto anche ai ragazzi, quanto è importante immagazzinare nella mente esperienze e soprattutto i tracciati perché verranno utili in futuro. Dico la verità, non vedevo l’ora che arrivasse quel periodo. Mi sono ritrovato a guidare la squadra con Stangelj, a parlare alla radio con i corridori.

I ragazzi ti chiedevano le tue esperienze?

Devo dire di sì, anche Matej era molto attento, mi ha fatto molte domande. Sono gare dove bisogna studiare tutti i dettagli, è una settimana che va affrontata con attenzione anche dal punto di vista mentale. Quando poi ha una squadra come la nostra dove ci sono tanti potenziali leader, trovare l‘alchimia giusta non è semplice.

Teuns Romandia 2022
Non solo Freccia per Teuns: qui vince la prima tappa del Giro di Romandia su Dennis e Hirschi
Teuns Romandia 2022
Non solo Freccia per Teuns: qui vince la prima tappa del Giro di Romandia su Dennis e Hirschi
Vi è mancata qualche vittoria in più?

Visto quel che è arrivato, non è che ci lamentiamo. Avevamo però tante aspettative sulla Liegi e alla fine non tutto è andato nel verso giusto. Non abbiamo saputo sfruttare al meglio il nostro potenziale e dopo la gara ne abbiamo parlato: era importante eseguire i compiti che erano stati assegnati con attenzione, i ragazzi hanno capito che non applicando questa regola fino in fondo, poi si paga dazio.

Ora si avvicina il Giro d’Italia e le aspettative sono tante, soprattutto su Mikel Landa.

Mikel sta lavorando tantissimo, devo dire che la sua abnegazione è davvero motivo di orgoglio. E’ un corridore che finora è stato molto sfortunato, poteva ottenere di più se la sorte gli avesse dato una mano. Non sarà facilissimo portare a casa un risultato, ma so che lui ci crede e ha lavorato al meglio per questo, anche se il suo cammino di avvicinamento non è stato privo di difficoltà.

Landa Liegi 2022
All’attacco a Liegi, Landa ha chiuso 42°. Ora si gioca tutto al Giro, ma sarà anche al Tour
Landa Liegi 2022
All’attacco a Liegi, Landa ha chiuso 42°. Ora si gioca tutto al Giro, ma sarà anche al Tour
L’esperienza è dalla sua…

Sicuramente il basco sa come interpretare queste corse. Sa soprattutto che questa è davvero una delle ultime possibilità per vincere un grande Giro e ribadisco che per le sue qualità avrebbe già potuto farlo. Il percorso italiano quest’anno è abbastanza privo di chilometri contro il tempo e questo sicuramente lo aiuta. Il percorso è ideale e lui si sta avvicinando senza troppo stress, questo è un fattore fondamentale.

E per quanto riguarda Kreuziger? Questa è la tua prima stagione da diesse, ci avevi detto alla vigilia che eri allo stesso tempo entusiasta ma anche un po’ preoccupato.

Alla fin fine è più facile di quel che mi aspettavo. Sto imparando, giorno dopo giorno, ma lo faccio in un gruppo che è ben affiatato e nel quale ognuno ha un suo peso, dal corridore in gara fino all’ultimo dello staff. Tutti si contribuisce al risultato e questo è un concetto importante. Da corridore a diesse il passo è più breve di quel che pensavo: in squadra non manca davvero nulla e inoltre si comunica molto. Questo mi ha aiuto anche a non sentire la mancanza delle gare, anche se non nego che qualche volta mi sarei voluto gettare nella mischia e riassaporare vecchie sensazioni…

Speed Green: la scelta ecosostenibile di Alé per l’estate

22.04.2022
2 min
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Alé, che mercoledì ha trionfato con Dylan Teuns sul muro di Huy davanti all’eterno Valverde, lancia la sua nuova maglia estiva. Un prodotto nato con l’intento di essere più vicino all’ambiente che ci circonda, infatti, il 90 per cento dei materiali utilizzati sono a basso impatto ambientale. Una scelta ecosostenibile che fa tanto bene al pianeta e anche a noi che pedaliamo.

La collezione di cui fa parte la maglia Green Speed è la PR-R
La collezione di cui fa parte la maglia Green Speed è la PR-R

La maglia Green Speed

Realizzata con materiali a basso impatto ambientale, sviluppati riciclando materiale plastico esausto, è caratterizzata da un fitting asciutto con un taglio racing molto pulito ed aderente, impreziosito dalla tasca ecologica. La maglia Green Speed è cucita con tre tessuti differenti: microforato green, microback green e skin 120 ecoknit.

La sua principale caratteristica è la traspirabilità, anche se è dotata di una buona protezione dal vento, questo per evitare gli sbalzi termici, soprattutto in discesa. E’ costruita con la tecnologia body mapping per avere una migliore vestibilità.

I dettagli

I bordi di maniche, collo e fondo maglia sono rifiniti con taglio vivo, in più la maglia ha dei rifrangenti che permettono di avere un’ottima visibilità anche in scarse condizioni di luce.

Il peso della Green Speed è di 120 grammi, mentre il range di temperatura consigliato per l’utilizzo va dai 18 ai 30 gradi. 

Il prezzo al pubblico è di 124,95 euro.

Alé

Sul Muro d’Huy, la vendetta di Teuns su Valverde

20.04.2022
5 min
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«Sono contento – dice Valverde – sono stato bene tutto il giorno e molto vicino alla vittoria. Sono mancate un po’ di gambe. Abbiamo fatto un bel lavoro di squadra, ma nel finale Teuns è stato superiore. Si è meritato questa Freccia, la mia ultima Freccia Vallone. Ho avuto buone sensazioni, credo che per domenica sarò pronto».

Il Re del Muro

Lo spagnolo ha fatto tutto alla perfezione, ma quando si è trattato di cambiare ritmo per l’ultima volta, ha scoperto che Dylan Teuns aveva più forza di lui e si è seduto. La Freccia Vallone si è conclusa sul Muro d’Huy strapieno di gente e profumi. Il Belgio si è riappropriato delle sue corse, come i francesi domenica a Roubaix hanno presidiato le stradine del pavé. Seguendo il copione di sempre, dato che tutte le squadre lavorano per arrivare col gruppo ai piedi del Muro, i migliori si sono giocati la corsa sullo storico strappo. E quando s’è capito che la vittoria stava sorridendo a un belga, la folla è esplosa.

«Cinque anni fa – dice Teuns – ero ugualmente con Valverde, ma non riuscii a rispondere alla sua accelerazione e arrivai terzo (era il 2017, anno dell’ultima Freccia del Bala, ndr). Per questo oggi è speciale avere come secondo alle mie spalle il Re del Muro, sono super orgoglioso. Per lui ho grandissimo rispetto. Non credo che a 42 anni sarò ancora in gruppo, ma vedrò queste corse dal divano di casa. Ma soprattutto non so se a 42 sarei in grado di andare così forte».

La vittoria nata, a detta di Teuns, nel buon recupero dopo il Covid
La vittoria nata, a detta di Teuns, nel buon recupero dopo il Covid

Ricordando Ciccone

Teuns è quello che fece andare di traverso il Tour del 2019 a Ciccone. Per fortuna alla Planche des Belles Filles per l’abruzzese arrivò la maglia gialla, altrimenti l’impatto della sconfitta di giornata sarebbe stato ben più pesante…

«Ma c’è una grande differenza – spiega il corridore del Team Bahrain Victorious – fra quella tappa e la corsa di oggi. Allora vinsi in una fuga di corridori forti, oggi ho vinto lasciandomi dietro tutti i migliori. Dire perché io vada bene sulle pendenze estreme rischia di essere banale. Potrei spiegarlo col fatto che sono molto leggero, la verità è che faccio anche io fatica come gli altri. Mentre più degli altri soffro lo stress. Prima dell’inizio del Muro mi sono tormentato per arrivarci nella giusta posizione. Poi però ho cercato di non pensare più a niente. Quando è partito Valverde, ho pensato che fosse il punto giusto anche per me. L’ho visto che risaliva, ma per fortuna avevo ancora un po’ di margine per accelerare ancora».

Soggetto a stress

Michele Bartoli, che lo allena, parla di un rapporto eccezionale con il belga. E segnatamente aggiunge che Teuns ha sempre avuto capacità di grandi prestazioni, ma gli era mancato finora il risultato che desse sicurezza.

«Non credo di aver mai dubitato di me e dei miei mezzi – dice – ma diciamo che ho passato la vita a combattere le pressioni che altra gente mi metteva addosso. Sono uscito bene dal Catalunya e sono arrivato alle prime classiche con buone sensazioni. Ho sofferto più ad Harelbeke che sul pavé della Roubaix, anche se quella convocazione mi ha spiazzato. Ci voleva un po’ di fortuna. Stavo bene anche all’inizio dell’anno alla Valenciana, ma ho preso il Covid. Credo che questa vittoria sia nata lì. Non sono andato nel panico. Per un po’ ho stressato il dottore della squadra, poi dopo 10 giorni senza bici e con il tampone finalmente negativo, ho cominciato ad allenarmi bene, cambiando programma e restando calmo. No Parigi-Nizza, sì Catalunya. E con l’aiuto di Bartoli le cose hanno iniziato a girare bene soprattutto in queste ultime settimane. Il suo modo di lavorare mi trasmette fiducia. Abbiamo preparato queste corse e adesso tutto funziona».

Un russo che corre

Il baccano nella strada si è attenuato. Resta il picchiettare dei giornalisti sulle tastiere nella sala stampa, mentre con un sorriso vagamente amaro salutiamo Vlasov, venuto a raccontare il suo terzo posto. Quando gli abbiamo chiesto se si senta fortunato a poter correre, nonostante sia russo, ha risposto allargando le braccia. «Io sono un corridore – ha detto – questo è il mio lavoro, per cui certo che mi sento fortunato».

Vorrebbero sentirsi così anche i corridori della Gazprom, ma ancora una volta nessuno si è degnato di dare loro una risposta.

Nuova Merida Scultura Caruso

Scoperta la nuova Merida Scultura: più moderna e filante

08.07.2021
4 min
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Si era intravista al Tour de France dove ha vinto una tappa con Dylan Teuns e l’abbiamo rivista in mano ai corridori del Team Bahrain Victorious in occasione della nostra recente intervista con Damiano Caruso. Stiamo parlando della nuova Scultura, la bici da salita di Merida.

La nuova Scultura e quella attuale una vicina all'altra
La nuova Scultura e quella attuale una vicina all’altra
La nuova Scultura e quella attuale una vicina all'altra
In questa immagine si notano le differenze nella zona del carro posteriore e dello snodo sella fra la nuova Scultura e quella attuale

Nuovo carro posteriore

Diciamo subito che non abbiamo indicazioni ufficiali da parte di Merida o dalla squadra sulla nuova Scultura, ma potendola osservare da vicino proviamo ad analizzare le principali novità tecniche.

Per prima cosa si nota un grande rinnovamento nella zona del carro posteriore dove sono state utilizzate soluzioni tecniche che definiremo moderne. Innanzitutto, l’attacco dei foderi obliqui al tubo verticale è stato abbassato, una soluzione che è in linea con le tendenze più recenti e che porta alcuni vantaggi. Primo fra tutti una maggiore reattività della bicicletta e allo stesso tempo un comfort migliore grazie ad una maggiore flessione del tubo verticale.

Dylan Teuns nuova Merida Scultura
Dylan Teuns al Tour de France con la nuova Scultura
Dylan Teuns nuova Merida Scultura
Dylan Teuns impegnato al Tour de France con la nuova Merida Scultura

Attenzione all’aerodinamica

I foderi posteriori hanno una forma più aerodinamica rispetto ai precedenti, segno che i tecnici Merida hanno posto un’attenzione maggiore all’impatto con l’aria rispetto alla vecchia Scultura. Altro punto dove vi è un notevole cambiamento è nella zona di incontro fra il tubo verticale e il tubo orizzontale, con uno snodo sella che richiama nella forma quello della nuova Merida Reacto, anche se è meno massiccio.

Nuovo tubo verticale

Lo stesso tubo verticale è stato ridisegnato e ora si presenta con una forma a coda tronca che è più aerodinamica. Sempre per favorire un migliore impatto dell’aria, la parte bassa del tubo verticale ha una forma che segue la linea della ruota posteriore.

Forcella più larga

Altra novità la si vede nella forcella che sembra avere un design leggermente più massiccio e aerodinamico e allo stesso tempo con una distanza maggiore fra i due foderi. Questa caratteristica permette di montare pneumatici più larghi e migliorare l’efficienza aerodinamica con la formazione di minori turbolenze.

Damiano Caruso impegnato con la "vecchia" Merida Scultura
Damiano Caruso al Giro d’Italia con la “vecchia” Merida Scultura
Damiano Caruso impegnato con la "vecchia" Merida Scultura
Damiano Caruso al Giro d’Italia con la “vecchia” Merida Scultura

Le tecnologie più moderne

Anche il manubrio è totalmente nuovo e presumiamo che sia fornito da Vision, storico sponsor della Bahrain Victorious, ma non ne abbiamo la certezza. Quello che salta subito all’occhio è la completa integrazione dei cavi, cosa che non avveniva sulla precedente Scultura.
A questo punto non ci resta che aspettare la presentazione ufficiale per scoprire tutti i segreti di questa nuova Merida Scultura.