Barba lunga, gambe fine e tanto margine: conosciamo Dostiyev

24.07.2024
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Barba lunga e gambe fini. Ora le gambe fini non sono poi una grossa novità nel ciclismo, ma la barba lunga lo è un po’ di più. «Almeno accorciatela», gli dice Dimitri Sedun. «No, mi dà la forza», replica lui rigorosamente in russo. Lui è Ilkhan Dostiyev, giunto secondo al Giro della Valle d’Aosta.

Dostiyev viene da Shymkent, in Kazakhstan, è un classe 2002 e potremmo definirlo uno scalatore. Di certo, è un corridore di fondo e un lottatore coriaceo. Al “Petit Tour” ha lottato come un leone e solo un giorno, anzi una salita di crisi, e un immenso Jarno Widar gli hanno negato la vittoria.

Ilkhan Dostiyev a Cervinia subito dopo l’arrivo, aveva appena saputo del secondo posto
Ilkhan Dostiyev a Cervinia subito dopo l’arrivo, aveva appena saputo del secondo posto

Ikhan Dostiyev si è affacciato soprattutto questa stagione al grande ciclismo, anche se è al quarto anno nella categoria. Aveva iniziato bene con un secondo posto al Tour du Rwanda e una tappa al Gp delle Nazioni, ma è chiaro che il Valle d’Aosta è stato un altro palcoscenico. Primo nella frazione inaugurale e maglia gialla per due tappe.

Dimitri Sedun che è uno dei tecnici storici dell’Astana-Qazaqstan, da quella dei tempi d’oro di Vinokourov come atleta, ma anche di Contador e Nibali, ed è lui che ha seguito Ilkhan in questa stagione.

Dimitri Sedun, storico direttore sportivo dell’Astana-Qazaqstan oggi dirige anche la continental
Dimitri Sedun, storico direttore sportivo dell’Astana-Qazaqstan oggi dirige anche la continental
Dimitri, dunque, parlaci un po’ di Ikhan Dostiyev…

L’anno scorso non ha fatto corse di prima linea. Ma dallo scorso inverno ha cambiato marcia. Ha iniziato a lavorare bene con la squadra continental e si sono visti subito i risultati ad inizio anno con belle prestazioni al Tour du Rwanda. Poi ha avuto alti e bassi. Lui ha bisogno di stare bene per rendere davvero come si deve. Va detto che ha anche avuto un periodo un po’ complicato in primavera.

Perché?

Perché ha dovuto correre con la squadra nazionale, dove tra l’altro ha anche vinto. Ma in quel periodo avrebbe dovuto preparare bene il Giro Next Gen, che invece è andato un po’ male. Volevamo fare bene. Sono stato io ad insistere di farglielo fare ugualmente, anche se non era al top.

Come mai?

Primo perché gli sarebbe servito per il resto della stagione, secondo perché deve capire che si può e si deve correre anche se non si è in forma, quindi era anche una scelta mirata a rinforzare il carattere. E’ riuscito a portarlo a termine e da lì siamo ripartiti con i programmi normali: quindi riposo, lavoro, gare… che poi si è trattato di fargli fare l’Appennino tra Giro Next e Valle d’Aosta. Questa era una corsa adatta lui, che è uno scalatore, anche se non si è sempre gestito bene.

Al Valle d’Aosta Dostiyev è stato tre giorni in maglia gialla (foto Giro VdA)
Al Valle d’Aosta Dostiyev è stato tre giorni in maglia gialla (foto Giro VdA)
E infatti ti avremmo chiesto proprio di questo. Chi lo ha visto ci ha detto che nel corso della terza tappa sull’ultima salita, il San Carlo, procedeva a zig-zag. Crisi di gambe? Di Testa?

Il discorso è un po’ più ampio. Lui deve imparare a gestirsi soprattutto dal punto di vista alimentare. Quel giorno sul San Carlo è stata una vera e propria crisi di fame. E’ saltato. Ha finito completamente gli zuccheri. Di testa era okay. Aveva cambiato colore in faccia. Alla sera dopo aver visto dove aveva sbagliato, gli abbiamo spiegato bene cosa era successo e cosa doveva fare. «Da domani non facciamo più questi errori, Ilkhan, mi raccomando». E infatti dal giorno dopo è stato molto più attento ed è stato l’unico a restare con Widar.

Non era neanche scontato riprendersi tanto bene da una crisi così forte…

Sì, sì, ma perché è forte e perché stava bene. La sera prima dell’ultima tappa siamo andati al letto con l’idea di vincere la tappa, prima ancora di dare assalto al podio (Crescioli gli era a soli 26”, ndr). E’ andata un po’ storta, perché io non avevo previsto che Torres facesse quel numero, che restasse davanti. Per il resto è andato tutto secondo programma. Ma avrebbe avuto le gambe per vincere… come si è visto.

Sappiamo che l’Astana Qazaqstan è un riferimento per i giovani ciclisti del Kazakhstan, ma come lo avete trovato?

E’ stato tutto abbastanza naturale. Nella gare giovanili in Kazakhstan ha fatto vedere che aveva le gambe e quindi lo abbiamo preso… Il suo nome ci era arrivato alle orecchie. Lui ha iniziato ad andare in bici da quando aveva 10 anni.

Il kazako è stato colui che ha tenuto più di altri le ruote di Widar (foto Giro VdA)
Il kazako è stato colui che ha tenuto più di altri le ruote di Widar (foto Giro VdA)
In che zona è del Kazakhstan?

Del Sud, come il Texas per gli Stati Uniti! Fa la spola tra Nizza, dove abbiamo la nostra sede e appunto casa sua, Shymkent.

E come si allena laggiù? Cosa mangia?

Dalle sue parti ci sono delle salite, oppure si allena nella zona di Almaty. C’è un piatto tipico che però è più dell’Uzbekistan, il plov, fatto con riso e pezzi di carne, per il resto cerca di adattarsi al meglio. E’ molto serio. E ha tanto margine di crescita, anche per questo vedremo se farlo passare nella WorldTour o meno. Il passaggio al professionismo non è solo questione di età.

Prima hai accennato al fatto che è uno scalatore. Che corridore è?

E’ uno scalatore puro… per il momento. Ma questo non è sufficiente. Faccio un esempio: prima dell’ultima tappa ho detto a lui e anche agli altri ragazzi di stare davanti, specie con la partenza bagnata in discesa. «Il gruppo si spezzerà e stando davanti risparmieremo tante energie». Lui lo ha fatto e non era facile. Ilkhan ci è riuscito, questo vuol dire che sa guidare la bici e che sa limare, quindi potrà essere più che uno scalatore puro.

Canola, parole da leader e tanta voglia di vincere

20.12.2021
4 min
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«E’ un lavoro difficile – dice Canola – prima vivevo di sogni, ero molto ingenuo. Ho scoperto invece che il professionismo è un continuo rinnovarsi. Ogni anno fai le stesse cose, ti alleni bene, mangi bene… devi essere predisposto. Negli anni sono diventato un riferimento per i compagni, mi piace. Ma giusto stamattina in allenamento ho pensato che vorrei proprio vincerne un’altra. Se tutto va come spero, nel 2022 verrà il momento di alzare le braccia al cielo. L’ho anche sognato tante volte in questo periodo, sapete? Un colpo di mano nel finale e l’arrivo in solitaria. La vittoria dà un senso superiore a questa fatica. E io credo nel destino. Quando insisti tanto per ottenere qualcosa, alla fine la raggiungi...».

Nel 2021 da neopro’, Canola si presenta con una vittoria al Tour de Langkawi
Nel 2021 da neopro’, Canola si presenta con una vittoria al Tour de Langkawi

Rivelazione al Giro

Marco Canola ha 32 anni e in carriera ha vinto 9 corse. La prima a 24 anni in Malesia, la seconda a 26 sul traguardo di Rivarolo Canavese al Giro d’Italia. Dalla Bardiani passò dunque alla United Healthcare, poi due anni con 7 vittorie alla Nippo-Fantini e quando questa chiuse i battenti nel 2020 è arrivato alla Gazprom-Rusvelo. C’era tutto perché il percorso di vittorie riprendesse eppure la caduta di Mallorca, di cui s’è già parlato senza darle la giusta importanza, ha congelato le sue speranze.

«L’anno scorso – racconta – ho avuto un grosso incidente e c’è voluto tanto tempo per riprendermi. Nel 2021 ho avuto il miglioramento che speravo, ma ugualmente mi sentivo lontano dal Marco della Nippo. Non ero andato via di lì senza vittorie, pensavo di arrivare qui e dare la svolta, invece non ero più me stesso. Durante la corsa, ma anche nei finali dove normalmente diventavo una bestia. Ero come… spento. Il meccanismo era come grippato. Ho sentito un mental coach. Ho sentito soprattutto un neurologo e alla fine abbiamo trovato che c’era qualche complicazione a livello clinico che ora è rientrata. Per questo penso che non sarebbe proprio male alzare le braccia. Anzi, mi ci vorrebbe proprio…».

Nel 2014 vince la volata sul gruppetto in fuga. Così Canola si porta a casa la tappa di Rivarolo Canavese al Giro
Nel 2014 vince in volata la tappa di Rivarolo Canavese al Giro
La ripresa arriva al momento giusto, visto il nuovo vento che si respira in squadra, no?

Sedun sta incidendo profondamente, penso si capisca anche da fuori. Abbiamo cambiato pelle ed è merito di Renat (Khamidulin, general manager della Gazprom, ndr) aver colto l’attimo per la svolta. In questa squadra c’è sempre stato grosso potenziale, ma nessuno era riuscito a organizzarla per tirarlo fuori. Ora sembra che grazie al lavoro di tanti, questo stia accadendo. Ci sono stati arrivi importanti grazie ai quali sono certo che prenderemo il volo.

Fra i preparatori c’è Benfatto, una tua vecchia conoscenza…

Siamo stati compagni di squadra e soprattutto avversari e ora mi ritrovo a lavorare con lui. Da allievi e da juniores non passava corsa senza che ce le dessimo. Però non c’è mai stato un battibecco, forse perché sono state di più le mie vittorie delle sue (ride, ndr). 

Quando hai saputo che sarebbe diventato preparatore alla Gazprom?

Un giorno mi scrive e mi dice che vuolle parlarmi. L’ho chiamato e mi ha dato l’anticipazione. Sono contento, è un bell’acquisto. E dopo tanti anni di carriera potrà essere utile.

Giusto, la carriera: a che punto sei?

Un punto importante. Sono passati due anni da quando sono qui. Volevo vincere subito, invece a causa della caduta mi sono ritrovato a fare un bel lavoro con i compagni, costruendo le nuove leve. Mi piace essere riferimento per i giovani. Li sprono. Gli do consigli. Gli suggerisco le decisioni da prendere in corsa. Sono io quello che li aspetta quando sono in difficoltà, che tira e dà l’esempio. Arrivo prima degli altri agli allenamenti. I ragazzi devono capire che non bisogna sprecare il tempo, ma anche che non si può avere tutto e subito (le sue parole rimandano direttamente alla definizione di leader, approfondita nei giorni scorsi, ndr). Ma io di base voglio ancora vincere.

Al Giro di Germania, mettendo la firma su un finale di 2021 più convincente
Al Giro di Germania, mettendo la firma su un finale di 2021 più convincente
Esiste la ricetta giusta?

Ci do dentro. Non mi tiro indietro di un solo metro, martello se vedo che si batte la fiacca. Non si vince da soli, bisogna creare il gruppo. E soprattutto non bisogna dimenticare che oltre al professionismo, c’è una componente di divertimento che non va dimenticata. Altrimenti non duri.

Forse per questo oggi tanti faticano a tenere la motivazione?

Essendo sempre molto tirati, c’è una linea sottile su cui essere in equilibrio ed è molto facile cadere dall’altra parte. Poi risalire non è per niente facile. Il ciclismo non è per tutti, auguro a tutti una bella carriera. Ma adesso mi concentro su di me, so che ho tanto da dare e ho proprio voglia di farlo.

Gazprom-Rusvelo, rivoluzione in corso. Il capo ci spiega

19.11.2021
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Aria nuova alla Gazprom-Rusvelo, fra nuovi arrivi di corridori, tecnici e manager. A capo della struttura resta Renat Khamidulin, ma il rimescolamento di cui ora vi diremo fa sì che la professional russa di base nel bresciano abbia puntato su un netto rinnovamento. La prima battuta del “capo” arriva quando gli chiediamo se sia un po’ in vacanza oppure al lavoro.

«Quali vacanze…», dice. «Con tutte queste cose da fare, fai prima a morire che ad andare in vacanza!!».

Arriva Sedun

La sensazione è davvero quella del cantiere aperto e Renat è la persona giusta per guidarci all’interno della… rivoluzione.

«E’ cambiato tanto – conferma – a partire dai nuovi materiali che stiamo definendo in questi giorni e presto annunceremo. C’è l’arrivo di Sedun dall’Astana. Ci sarà Benfatto come nuovo preparatore atletico. Dall’Astana arriva anche il dottor Andrea Andreazzoli. E poi ci sono nove corridori nuovi in rappresentanza di sei Nazioni, fra Italia, Russia, Costarica, Russia, Norvegia e Repubblica Ceca».

Sedun sarà a capo della gestione sportiva della Gazprom-Rusvelo, collaborando con ds, preparatore e medico
Sedun sarà a capo della gestione sportiva della Gazprom-Rusvelo, collaborando con ds, preparatore e medico
Cosa porterà Sedun di nuovo dall’Astana?

Dimitri ha impostato la nuova programmazione, proprio collaborando con le figure chiave che compongono la squadra. Come appunto i corridori, il dottore, il preparatore e il direttore sportivo. Gli abbiamo dato tutti i poteri e stiamo già notando grandi cambiamenti. A qualcuno inizialmente tutto ciò potrebbe non piacere, ma si tratta di abituarsi.

Abituarsi a cosa?

A stare un po’ meno comodi. Dalla comfort zone non vengono fuori grandi risultati. Per rendere di più, bisogna mettersi in gioco.

E quale sarà il tuo ruolo?

Non seguirò più la parte sportiva né l’impostazione del calendario, ma dirò a quali corse è importante andare per fare bene e dove non dobbiamo andare. Devo seguire la parte amministrativa, i rapporti con gli sponsor e cose di questo tipo.

Fra i nove corridori nuovi c’è Conci.

Non mancano talenti che da giovani hanno dimostrato di valere tanto e poi hanno avuto un inserimento difficile nel professionismo. Conci è giovane, ma ha già una grande esperienza nel WorldTour accanto a Mollema. Ha risolto i suoi problemini e sono certo che farà il salto di qualità. Un altro da seguire è Alessandro Fedeli, che ha solo 25 anni e da U23 ha fatto vedere grandi cose. Non ha dimostrato molto, ma sono curioso perché ha un grande motore.

Per Fedeli poca attività con la Delko. Per fortuna ci ha pensato la nazionale. Ora alla Gazprom
Per Fedeli e la sua Look poca attività con la Delko. Per fortuna ci ha pensato la nazionale
Chi altri?

Un ragazzo che ha qualcosa di straordinario nel suo fisico: Andrea Piccolo. Può andare bene nelle gare di un giorno e nelle gare a tappe. Un ragazzo che lavora sul serio e ha capito di avere davanti una chance da cogliere, perché poi potrebbero non essercene altre.

Nel 2021 avete fatto un bel calendario.

Sicuramente. Abbiamo corso la Liegi, la Freccia Vallone. Per la prima volta il Catalunya e l’Amstel. Il Giro di Polonia. E’ mancato il Giro. Potrei dire che meritiamo di essere alla partenza, per l’organico e il livello. Abbiamo sette italiani e corridori che hanno vinto tappe al Giro, da Canola a Zakarin. Per certe scelte, non credo serva fare il conto delle vittorie, ma bisognerebbe analizzarne la qualità. Credo che anche quest’anno meriteremmo di esserci, anche se la scelta spetta agli organizzatori. Noi manderemo la nostra richiesta.

Lo scorso anno dicesti che Zakarin e Kreuziger sarebbero stati il riferimento per i giovani: ha funzionato?

Roman (Kreuziger, ndr) ha funzionato alla grande. Ha deciso di smettere a metà stagione per problemi fisici, ma è stato bravo a rimettersi in sesto e finirla. Quando c’era lui alla partenza, la squadra cambiava faccia, perché quel ragazzo ha un’esperienza fuori dal comune. Sono certo che sarà un ottimo direttore sportivo.

Il primo ritiro in vista della nuova stagione si è svolto a Rezzato, vicino Brescia (foto Gazprom-Rusvelo)
Il primo ritiro in vista della nuova stagione si è svolto a Rezzato (foto Gazprom-Rusvelo)
E Zakarin?

Ha avuto tante cadute e lo abbiamo fermato prima del tempo (dopo il Polonia, ndr), perché si resettasse e tornasse a fare le cose che ha sempre saputo fare. Il motore non l’ha perso e anche la testa è quella di chi ha ancora fame. E’ già tirato, pronto per cominciare.

Prossimo step?

Abbiamo finito quattro giorni fa un ritiro sul Garda per motivi organizzativi e qualche lavoro sulla posizione in sella. Il lavoro serio inizierà dal 4 dicembre a Calpe. Lì confido che si inizierà a vedere qualcosa di bello.