La filosofia di Diego: «Poche storie e lavorare…»

11.05.2021
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A cose normali, se cioè non fosse sopravvenuto quel complicato e fastidioso problema al cuore, al via di una tappa come quella di Sestola, Diego Ulissi sarebbe stato il corridore italiano più gettonato. La sua confidenza con il Giro d’Italia e l’altimetria del percorso che stamattina attendeva i corridori avrebbero fatto sicuramente di lui uno dei favoriti per il traguardo di giornata.

Stamattina alla partenza il meteo era decisamente inclemente, aggiungendo un elemento di fastidio alla ricerca della buona condizione. Non dimentichiamo che Ulissi è arrivato al Giro avendo iniziato a correre appena il 3 aprile, presentandosi a Torino con 13 giorni di corsa. Tutti di seguito (Gp Indurain, Paesi Baschi, Romandia), senza tirare il fiato.

Diego è arrivato al Giro con 13 giorni di corsa nelle gambe
Diego è arrivato al Giro con 13 giorni di corsa nelle gambe

«La condizione è in crescita – diceva alla partenza da Piacenza – vedremo giorno dopo giorno come andrà. Ritrovarsi a correre senza la condizione su percorsi che potevano essere miei non è bello, ma neanche un fastidio. D’altronde non si può cancellare quello che è successo. Adesso l’obiettivo è fare le cose gradualmente fino a trovare una condizione sempre migliore».

Non immaginavi davvero una primavera come questa…

Mi sarebbe piaciuto arrivare a questo Giro in condizioni migliori, ma come detto quello che è successo non si può cambiare. Per cui bisogna prenderla con filosofia e continuare a lavorare.

Per valutare la condizione di un corridore ormai si guardano quasi esclusivamente i suoi valori, ma come andiamo con le sensazioni?

In questi giorni le sensazioni sono state buone, sin dalla crono di Torino. Per questo ho fiducia che nei prossimi giorni le cose miglioreranno.

Quanto conta la testa e quanto contano le gambe?

Purtroppo in queste situazioni fanno più le gambe della testa. Con l’allenamento che ho perduto di recente e la preparazione invernale saltata, mi ritrovo a questo punto a essere indietro. La testa invece va bene, sono sereno, tranquillo. Del resto non si possono fare le cose con la fretta, è meglio crescere gradualmente e non compromettere il resto della stagione.

L’anno scorso per Diego 2 tappe vinte: qui a Monselice, su un tracciato simile a quello di Sestola
L’anno scorso 2 tappe vinte: qui a Monselice, su un tracciato simile a quello di Sestola
Si può cominciare a pensare che il Giro d’Italia sia la miglior preparazione per il resto della stagione?

Intanto siamo qui, perciò se le gambe me lo permettono, provo a portare a casa qualcosa. Di sicuro non mi tiro indietro. Ma il Giro d’Italia da questo punto di vista sarà sicuramente un passaggio utile per il resto dell’anno. Le Olimpiadi ad esempio sono un sogno per chiunque, anche per me.

Mentre Diego si allontana, si fa largo il pensiero di quanto sia difficile essere un atleta di vertice e dover ricominciare tutto da capo per un infortunio che non dipende da te. In questo caso conta più la testa di quanto contino le gambe. Se davvero l’origine dei suoi problemi al cuore risale a una polmonite di quando era ragazzo, era davvero impossibile che qualcuno se ne accorgesse prima? Il corridore intanto cammina sotto la pioggia per recuperare la bicicletta e schierarsi al via della tappa. Avere la voglia e il tempo di raccontarsi prima di una giornata come questa li rende ancora più grandi.

Casa Ulissi, valigia pronta. Domani si ricomincia

02.04.2021
4 min
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Sembra facile, pensa Ulissi, ti mettono il timbro sulla patente di corridore e riparti. Tutto sommato, non aspettava altro, dopo che già il 2020 era cominciato con la dannata quarantena negli Emirati. La paura, l’incertezza, le domande sono alle spalle. E forse quello che gli permetterà di passare sopra a questo intoppo, la presenza cioè di una miocardite, è proprio il fatto che ci abbia convissuto per anni senza saperlo. Non varrebbe la pena chiedersi come mai i suoi dottori non se ne siano accorti prima? Probabilmente sì, ma adesso l’importante è che domani al via del Gp Indurain in Spagna ci sarà anche lui. Per le domande ci sarà semmai tempo dopo.

«Quasi quasi – scherza – ho dovuto riprendere gli appunti di come si fa la valigia per le corse». L’ultima l’aveva chiusa dopo il Giro d’Italia, cinque mesi fa. Un periodo lunghissimo, durante il quale i suoi colleghi si allenavano, si incontravano, correvano. E lui a casa, con i parenti intorno e semmai qualche corridore di ritorno dai suoi viaggi.

Avuto il via libera, Ulissi si è lanciato negli allenamenti a testa bassa (foto Instagram)
Avuto il via libera, Ulissi si è lanciato negli allenamenti foto Instagram)
Bentornato Diego, permetti la domanda: quante tracce lascia tutto questo nella testa?

Ne lascia, ne lascia. E’ stato tutto un fatto di testa. Fisicamente non ho sentito niente, sono sempre stato bene. Ma di colpo mi è piovuta addosso questa diagnosi e la testa ha lavorato parecchio. E’ stato un misto di paura e sconforto. La speranza di tornare e fare quello che ho sempre fatto. E la paura di non poterlo più fare. Poi finalmente è arrivato il nulla osta, come una liberazione.

Puoi fare una sintesi per chi non ha seguito la vicenda?

Avevo delle extra sistole ventricolari, le ho sempre avute. Solo che quest’anno sembravano aumentate e allora s’è deciso di fare degli accertamenti e da una risonanza si è vista una vecchia miocardite, che probabilmente risale a prima che passassi professionista. Ebbi nello stesso periodo polmonite, mononucleosi e citomegalovirus che potrebbero averla provocata.

Non una bella cosa da scoprire…

Infatti all’inizio ho avuto paura, soprattutto per la mia salute. Non me l’aspettavo, come un cazzotto che non sai da dove arriva. In quei momenti la carriera passa in secondo piano. Un po’ mi sono isolato, ma l’affetto delle persone accanto mi ha aiutato a passarci in mezzo. Ho passato delle bellissime Feste in famiglia. Qualche amico veniva a trovarmi. E per non ingrassare troppo, visto che mi sono fermato proprio nel periodo in cui si rischia di farlo, ho fatto un po’ di palestra e qualche camminata con suoceri e genitori, in attesa dell’esito dello studio elettrofisiologico.

Ulissi ha chiuso il 2020 con due vittorie al Giro (qui Agrigento) e l’8° posto nel ranking Uci
Ulissi
Al Giro del 2020, ha vinto 2 tappe: qui ad Agrigento
Ma poi se ingrassato davvero?

No, ma perché ho la fortuna che non mi succede. Ho preso forse un chilo e mezzo, poca roba.

La carriera viene in secondo piano, ma ogni tanto ci pensavi?

Più che pensare, speravo che fosse solo un brutto sogno. In cuor mio, la pensavo da corridore e non ci potevo credere che fosse finita. Voglio smettere quando lo dico io. Per fortuna gli studi che abbiamo fatto e che era doveroso fare hanno detto in primis che non sono mai stato in pericolo di vita e poi che posso tornare a correre. E’ stata una liberazione. Ho ripreso ad allenarmi, facendo la vita di prima, ma sempre monitorato. E per togliermi gli ultimi dubbi, ho fatto anche degli allenamenti massacranti e la risposta è stata quella di sempre.

Così domani si ricomincia?

Con il Gp Indurain e poi vediamo. Un programma di massima c’è già, ma lo valuteremo di volta in volta. Mi serve correre con la speranza di essere pronto per fare il Giro. Mi piacerebbe essere protagonista nelle tappe adatte a me.

Cosa dicono le gambe?

Che va bene. Sono rimasto a Lugano ad allenarmi con i corridori che di volta in volta tornavano dalle corse. L’ultimo test vero l’ho fatto con Vincenzo (Nibali, ndr) prima che andasse sul Teide: mi ha tirato il collo. Prendo nota, gli restituirò… il favore. Ho la fortuna che con poco riesco ad entrare in condizione, ma la differenza è che loro hanno già corso e io no. Per fortuna ho fatto il Giro…

Si riparte: Lia è un po’ triste, Anna è ancora piccola per capire (foto Instagram)
Si riparte: Lia è un po’ triste, Anna è piccola per capire (foto Instagram)
Cioè?

E’ stata una fortuna aver corso sino alla fine di ottobre, perché ho ripreso da una base più alta. Perciò vedo dei buoni numeri, ma so che mi servirà un mesetto di sforzi e fatica per andare a posto.

Cosa dicono le donne di casa di quella valigia accanto alla porta?

Lia capisce tutto e un po’ le dispiace quando parto, però le ho fatto capire che, mai come questa volta, è un bene. Anna, la piccolina, è vivace. Ha da poco compiuto un anno e quindi non si rende conto. Diciamo che con loro le mie giornate sono state frenetiche. E adesso Arianna si ritroverà da sola, con la fortuna che i suoceri sono in pensione e possono venire su per aiutarla. E poi ha sofferto anche lei ed è contenta che finalmente si riparta.

Diego Ulissi, Arianna Bindi, Anna e Lia, Lugano

Ulissi, dalla paura una stagione coi fiocchi

09.11.2020
5 min
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C’è una vasta letteratura goliardica su cosa faccia un corridore giunto a casa dopo il Giro d’Italia, ma questa volta Diego Ulissi ha subito messo giù la valigia e si è rifugiato nell’abbraccio delle sue donne. Arianna e le due bimbe. Troppo bislacca e dura la sua stagione per perdersi quel calore, troppo grande la voglia di staccare la spina. Il livornese di Lugano è uno dei corridori della Uae Emirates che a febbraio rimase bloccato nella quarantena di Abu Dhabi e perse per questo la nascita di Anna, la secondogenita. E forse rileggendo la stagione alla luce di quella violenza inattesa, si capisce perché fare il corridore sia certamente un privilegio sotto certi punti di vista, ma la vita del professionista non sia sempre rose e fiori

Diego Ulissi, quarantena, Abu Dhabi, 2020
I 20 giorni bloccato ad Abu Dhabi sono stati un periodo davvero duro (foto Instagram)
Diego Ulissi, quarantena, Abu Dhabi, 2020
La quarantena ad Abu Dhabi è stata molto dura (foto Instagram)
Dov’è la bici, Diego?

In garage, sola soletta. Dopo il Giro non l’ho più presa. Sono stati mesi intensi. Alla fine è stato fatto un miracolo, portando a casa i grandi Giri e le classiche più importanti. E’ saltata solo la Roubaix. Hanno fatto un bellissimo lavoro. Ma di fatto siamo sempre stati in giro.

Tornavi a casa ogni tanto?

Ma proprio ogni tanto. C’erano le gare una dietro l’altra. Stavo un giorno e poi ripartivo, anche perché si doveva arrivare alle corse con 2-3 giorni di anticipo, per fare i tamponi.

Quindi alla fine è bello essere tornati a casa?

E’ stato bello ripartire ad agosto, è altrettanto bello ora riposare e godersi la famiglia. Girando così per l’Europa, la paura c’era. L’idea di portare il virus in casa. Mi sentivo in sicurezza, ma è una cosa che non si può prevedere. Abbiamo vissuto un insieme di stress.

Come stanno le piccole Ulissi?

Bene, grazie! La grande ora è a scuola, Anna si fa sentire. Lia l’ha accolta bene, ma ogni tanto le viene qualche botta di gelosia. Per cui dobbiamo essere bravi noi a bilanciare tutto. E’ come se ti arriva in squadra uno giovane, tutti seguono lui e a te viene il dubbio di non contare più nulla…

Una bella stagione la tua.

Ero già partito bene prima. Poi sono venuti quei tre mesi di sosta, tutti da gestire. Poi un sacco di piazzamenti sul podio e alla fine per fortuna la vittoria in Lussemburgo mi ha permesso di lavorare sereno per il Giro. Picchia e mena, picchia e mena, la vittoria doveva arrivare, perché andavo veramente forte.

Agrigento, si volta, Sagan è alle spalle. Tappa vinta alla grande
Agrigento, Sagan battuto: grande vittoria
Come è stato il lockdown in casa Ulissi?

Venti giorni fermo negli Emirati, facendo ben poco. Poi sono tornato a casa e uscivo volentieri per non prendere peso e anche perché avevo bisogno di respirare la libertà. E’ stato un periodo particolare che non dimenticherò mai. C’era paura. Il covid era solo all’inizio e non si sapeva nulla.

Due tappe vinte al Giro, Agrigento e Monselice, quale ti è piaciuta di più?

La prima. Stai bene e lo sai, ma finché non lo dimostri… Quel giorno abbiamo fatto tutto quello che si era detto sul bus. E poi battere un corridore come Sagan non capita sempre. Ho grande rispetto per Peter, è un campione e una brava persona. Sa rendere merito ai rivali e non penso che quel giorno abbia fatto lui un errore. Semplicemente Conti ed io abbiamo reso duro un finale che tanto duro non era.

Che rapporto c’è fra Ulissi e Valerio?

Di base, una bellissima amicizia. Ci conosciamo da tanto ed è bello per questo riuscire a mettere in atto assieme le tattiche.

Si è parlato tanto dei giovani del Giro, ma anche tu sei stato un giovane prodigio, con due mondiali juniores vinti. Cosa è cambiato?

Il mondo. Quando sono passato 11 anni fa, era la squadra in primis a tenerti tranquillo. Il primo anno feci solo corse piccole e nessuna grande corsa a tappe. Il secondo anno feci il Giro, ma gestivano i giorni di gara col contagocce. E anche noi fisicamente sentivamo il passaggio, faticavamo molto. Ora invece arrivano pronti e le squadre li buttano subito nelle mischie più importanti.

Come mai?

Forse perché vengono dalle continental. Forse perché da junior sono già dei piccoli pro’ che lavorano in modo scientifico e curano l’alimentazione. E’ tutto un insieme di cose.

Ulissi si sente vecchio come Nibali?

Posso dire che ancora mi difendo bene. L’importante è quello che hai dentro. La voglia di ottenere risultati e di migliorarsi sempre. Guarda Valverde, gli anni passano anche per lui, ma non molla. La testa spesso fa più delle gambe, ma certo a 20 anni trovare la forma è molto più semplice.

La Uae Emirates sta crescendo a vista d’occhio…

Si rinforza. Quando un team nasce, serve qualche anno prima che diventi top. Ora siamo ai vertici delle classifiche, Pogacar ha vinto il Tour e tutti ci siamo presi grandi soddisfazioni. In più sono stati ingaggiati corridori importantissimi, per i risultati che possono fare e per la propria esperienza.

Ultima cosa, poi ti lasciamo ad Anna… Come va a Lugano con il Covid?

Siamo a due passi da Milano, ma ci sono meno restrizioni. Contagi non mancano, intendiamoci, ma le scuole sono aperte e vedo meno paura in giro. Se ricordate, riaprirono anche prima, già a maggio. Stiamo a vedere. La settimana scorsa siamo stati in Toscana perché Lia aveva qualche giorno di vacanza per i Santi e si vede la differenza. Speriamo che passi presto