Formolo a Livigno: l’altura, la famiglia e l’equilibrio trovato

21.07.2025
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Due settimane in altura a Livigno per Davide Formolo prima di partire per la Spagna e riprendere il ritmo di gara in vista degli impegni di fine stagione. Il veneto correrà al Tour de Pologne e poi alle classiche del calendario italiano di settembre. In programma c’era anche il Deutschland Tour ma il percorso non si addice troppo alle caratteristiche di Formolo e quindi in accordo con la squadra hanno deciso di allenarsi a casa. 

«Sarei dovuto passare anche dal Giro di Germania – ci racconta – ma non avendo tappe adatte a me, si è deciso che sarebbe stato meglio allenarsi a casa per fare ritmo e gestire al meglio i lavori. I quattordici giorni fatti in altura a Livigno sono stati la seconda parte della mia ripresa dopo il Giro d’Italia. Avevo staccato per dieci giorni in modo da recuperare. Da lì, complice anche il caldo, ho deciso di riprendere a ritmo blando, facendo tante ore per fare volume».

«Il ritiro a Livigno – ci racconta mentre è in aeroporto pronto a imbarcarsi per la Spagna – ha permesso di fare un bel blocco di lavoro. Finite le gare in terra iberica, passerò da casa prima di andare in Polonia. Proprio lì qualche anno fa, nel 2019, ho vissuto la stessa situazione che i ragazzi stanno affrontando in questi giorni al Giro della Valle d’Aosta (il riferimento è alla morte del belga Bjorg Lambrecht, che aveva 22 anni, ndr). Per questo voglio esprimere la mia vicinanza e mandare loro un pensiero e un incoraggiamento».

Formolo è stato in ritiro a Livigno per due settimane insieme alla famiglia
Formolo è stato in ritiro a Livigno per due settimane insieme alla famiglia

Tutti insieme in altura

Terminato il periodo di allenamento a casa Davide Formolo è partito per Livigno insieme alla moglie Mirna e i due figli Chloe e Theo. Un bel modo per unire il lavoro e un po’ di tempo da passare con i propri cari prima di ripartire.

«Livigno – spiega Formolo – è davvero costruita a misura di ciclista e della famiglia. C’è tutto quel che serve: strade e salite per allenarsi, mentre chi rimane in paese ha ogni servizio e può fare tantissime attività. Noi professionisti siamo abituati, tra Teide e Sierra Nevada, a fare ritiri in posti in cui sei isolato. Mentre sulle montagne italiane siamo pieni di località in cui si trovano paesi estremamente serviti anche a 1.900 metri di altitudine». 

Dopo una decina di giorni di stop alla fine del Giro ha ripreso gli allenamenti, ricostruendo il fondo
Dopo una decina di giorni di stop alla fine del Giro ha ripreso gli allenamenti, ricostruendo il fondo
Tra tutti i posti come mai Livigno?

Personalmente mi trovo bene a queste altezze, perché è la giusta quota per avere tutti i benefici dell’altura. Inoltre Livigno consente di scendere anche di quota, ottima cosa per gli allenamenti. 

Come ti sei gestito?

Leonardo Piepoli (il preparatore di Formolo alla Movistar, ndr) ha un metodo di lavoro che prevede meno volume e più intensità già a bassa quota. Spesso scendevo a Tirano o Bormio per pedalare e poi la sera risalivo a Livigno per riposare e recuperare. Adesso abbiamo tanti strumenti che ci permettono di capire l’adattamento del nostro fisico in quota. Non ho fatto mai tante ore, così da avere il corretto equilibrio tra intensità e recupero

Avere la famiglia vicina durante l’altura è un modo per passare comunque il tempo insieme tra i vari allenamenti
Avere la famiglia vicina durante l’altura è un modo per passare comunque il tempo insieme tra i vari allenamenti
Sei tornato anche dal sindaco dello Stelvio?

Non sono riuscito, mi piange il cuore ma facendo tanta intensità non ho avuto modo di fare lo Stelvio. Ne parlavo nei giorni scorsi con mia moglie Mirna, devo tornare però. Non solo a salutare il sindaco dello Stelvio, ma anche tutte le famiglie delle attività che ci sono lassù e che negli anni mi hanno visto crescere. 

Sapere poi di avere la famiglia che ti aspetta in hotel è bello però.

La situazione a Livigno in un certo senso è strana. Io ho scelto come hotel l’Alpen Resort e lì trovi il 90 per cento dei clienti che è lì in vacanza, certo pedalano ma per noi professionisti è diverso. Noi siamo su per lavoro. Però avere la famiglia vicina ti dà qualcosa in più, sapere che sei fuori a pedalare e che loro sono lì tranquilli è bello. Torni e riesci a stare con i bambini e giocare con loro prima di cena o stare insieme dopo aver mangiato. 

Formolo oggi riattacca il numero sulle schiena in Spagna alla Classica Terres de l’Ebre
Formolo oggi riattacca il numero sulle schiena in Spagna alla Classica Terres de l’Ebre
Meglio che vederli in una videochiamata.

Certamente, non c’è paragone ovviamente. Nei giorni in cui eravamo a Livigno ha anche nevicato a quota 2.200 metri. Avevamo in programma una gita a Carosello 3.000, ma non avevamo le ciaspole (ride, ndr). A parte gli scherzi, ne parlavo con mia moglie prima del Giro. Il ciclismo, come lo sport in generale, ti fanno stare tanto tempo lontano da casa. Prima della corsa rosa le dicevo: «Rischio di partire che il piccolino, appena nato, ha un dentino e torno che mi sorride con tutti i dentini già messi».

Ora con le tende ipossiche qualcosa è cambiato?

Sì, si riesce a fare qualche giorno in più a casa. Solitamente tra il ritiro prima di un Grande Giro, le gare in preparazione e poi le tre settimane di gara si rischia di stare via due mesi. Con la tenda quei giorni di stacco tra le gare in preparazione e poi l’inizio del Grande Giro riesci a farle a casa insieme alla famiglia.

Formolo e il sindaco dello Stelvio: una (bella) storia di montagna

21.06.2025
6 min
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A Bormio il cielo è grigio. Del Toro è arrivato da svariati minuti, consolidando con la vittoria la maglia rosa che ieri a San Valentino di Brentonico è parsa traballare: nessuno può ancora immaginare ciò che accadrà sul Colle delle Finestre. Il Giro d’Italia si è lasciato alle spalle il Tonale e il Mortirolo, poi la salita delle Motte ha dato il colpo di grazia ai corridori più stanchi e fra questi c’è Davide Formolo. Il veronese ha lavorato per Einer Rubio, ottavo al traguardo a 16 secondi da Del Toro, poi si è staccato e ha raggiunto il traguardo, posto giusto all’imbocco della strada dello Stelvio. E nel momento in cui dovrebbe solo raggiungere il pullman per lasciare la bici e togliersi finalmente gli scarpini, dal pubblico salta fuori un signore anziano con i baffi che urla forte il suo nome.

Giro d’Italia 2025, Davide Formolo pedala al suo passo per raggiungere Bormio
Giro d’Italia 2025, Davide Formolo pedala al suo passo per raggiungere Bormio

Il sindaco dello Stelvio

Davide si volta. Lo riconosce e si commuove. «Sindaco – dice a voce alta – come stai, sindaco?». L’altro lo abbraccia, si aggrappa a lui così forte che ti verrebbe voglia di dividerli, pensando alla fatica del corridore. Però si vede che l’abbraccio è ricambiato. Se ne stanno lì per un minuto che sembra eterno. Uno che lo chiama Davide e l’altro che lo chiama Sindaco. La gente intorno osserva e fa foto. Silvano Ploner di RAI SPORT gira un video. Pensiamo al sindaco del suo paese in Valpolicella, ma che senso avrebbe? Finché l’anziano signore si stacca e Formolo mette lì parole che aiutano a capire, ma fino a un certo punto: «Lui è Giorgio – dice – è il sindaco dello Stelvio».

«Ho conosciuto Davide – racconta poco dopo Giorgio, che di cognome fa Cresseri e quassù è una celebrità silenziosa – quando era un ragazzino che veniva allo Stelvio in bicicletta e dopo siamo sempre rimasti in contatto. Tranne quando ha cambiato squadra ed è diventato un personaggio. Lo aspettavo da anni, perché ormai è difficile che venga ancora su dalle nostre parti. Adesso si allenano in altri posti, ma io gli ho sempre detto che se vuole vincere le gare, devi allenarsi sullo Stelvio, non nel deserto. Lo Stelvio è la strada che io faccio tutti i giorni, per me è la vita. Ho 78 anni, d’inverno ho il mio lavoro è qui a Bormio, d’estate vado su tutti i giorni».

D’inverno Cresseri, che ha lavorato anche con alcuni campioni dello sci, lavora nel laboratorio di famiglia (foto Okgo Ski Rent)
D’inverno Cresseri, che ha lavorato anche con alcuni campioni dello sci, lavora nel laboratorio di famiglia (foto Okgo Ski Rent)

Sono passate tre settimane, ma la curiosità c’è ancora e sarebbe un peccato non rispettarla. Così siamo tornati da Formolo, chiedendogli lumi. Cresseri, schivo come si addice alla gente di montagna, ha preferito non dire altro.

Davide, chi è il sindaco dello Stelvio?

Già da dilettante, quando correvo con Tortoli, prima del Valle d’Aosta o delle gare importanti andavo sullo Stelvio. Da solo o con qualche compagno di squadra che era stanco e doveva recuperare. Bene o male ci andavo tutti gli anni e ho continuato anche nei primi da professionista. Giorgio l’ho conosciuto perché lassù ha uno di quei negozi lungo la strada. In più è lui che gestisce la chiesetta, perché ha le chiavi e suona la campana. Penso che sia la persona più storica dello Stelvio.

E come l’hai conosciuto?

Alla fine, quando sei su ad allenarti, nel tempo libero ci sono quei negozietti e capita di andarli a vedere. La cima dello Stelvio è come un paesino, perciò bene o male dopo un po’ conosci tutti. La prima volta che l’ho incontrato ero nel mio hotel, che sta proprio sulla strada e ha un bellissimo bar, con delle torte molto buone. Perciò tutta la gente dello Stelvio lo ha scelto come punto di ritrovo per prendersi il caffè la mattina e salutarsi la sera prima di andar via. E mi ricordo che un giorno mi hanno presentato questo signore come il sindaco. E io ho pensato: lo Stelvio può avere un sindaco? Però ero ancora giovane e ci sono cascato. Poi ho scoperto che lo chiamano il sindaco perché è quello che da anni tira avanti la baracca.

Davide Formolo, la moglie Mirna e i figli Chloe e Theo: da quando ci sono loro, l’altura è soprattutto Livigno
Davide Formolo, la moglie Mirna e i figli Chloe e Theo: da quando ci sono loro, l’altura è soprattutto Livigno
Sapevi che sarebbe venuto all’arrivo di Bormio?

Non me l’aspettavo. Da quando sono arrivati i figli, andiamo a Livigno e non più sullo Stelvio, perché il paese è più comodo. E poi comunque era da un po’ che non andavo più in Valtellina, perché dal 2022 non ho più fatto il Tour. L’anno scorso poi con la squadra siamo andati ad Andorra. Con lui però ogni tanto ci siamo sentiti, perché è rimasta un’amicizia. Lo Stelvio per i ciclisti è un vero monumento naturale e lui è appassionatissimo di ciclismo.

Ci eri parso emozionato prima di Brentonico ricordando tuo nonno, eri emozionato incontrando il sindaco: che rapporto c’è fra te e le persone anziane?

Penso che le loro esperienze possano insegnarti veramente tante cose. Mi piace imparare dalle persone grandi, mi piace starle ad ascoltare.

Il sindaco vive in cima oppure sale e scende ogni giorno?

Lui vive a Bormio, la maggior parte di quelli che lavorano su, la sera chiudono e vanno via, a parte gli stagionali, che dormono negli hotel. Tutti a Bormio, tranne Richard, quello che fa i panini, che vive appena sopra Prato allo Stelvio. E così mi ha visto crescere. Io sono una persona molto affettuosa, mi lego alle persone con cui vale la pena. E lui è una persona vera. Ci siamo confidati, con lui sono riuscito a parlare. Quando sei in quei ritiri in altura, ti passano tante cose per la mente perché hai molto tempo per pensare e lui ha una certa età e tanta esperienza. Mi piaceva anche condividere certi miei timori che magari mi venivano durante la giornata.

Lo Stelvio è un paesino di pochi abitanti che si conoscono tutti (foto Stelvio Pass)
Lo Stelvio è un paesino di pochi abitanti che si conoscono tutti (foto Stelvio Pass)
Qual è stato un consiglio importante che può averti dato il sindaco?

Lui è un uomo di montagna, ha la scorza da montanaro e più che un consiglio, mi ha colpito per il suo stile di vita. Alla sua età è ancora lì, che sale e scende tutti i giorni, che tira avanti, che suona la campana quando apre il passo. Potrebbe benissimo stare a casa a guardare i nipoti che lavorano, invece è in prima in prima linea sul campo, in cima a quel passo in cui ci sono pochi hotel e pochi negozi. 

Un mondo a parte…

Si conoscono tutti. Sono sempre gli stessi, che sin da giovani si sono appassionati a una vita fatta di semplicità, perché per fare una vita così devi tornare veramente indietro alle cose semplici. Al giorno d’oggi viviamo in un mondo in cui la gente inizia a sclerare se non ha il supermercato a 500 metri da casa. Ci si abitua alle comodità e poi il supermercato lo vuoi a 300 metri. Mentre lassù la vita è scandita dall’apertura della strada e dall’aprire ogni giorno la bottega e vendere gadget ai turisti. Perché hanno capito l’importanza di apprezzare i sacrifici che la vita ti fa affrontare.

Meccanici Movistar al lavoro, Formolo ragiona su bici e velocità

04.06.2025
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MORBEGNO – Il lavorìo dei meccanici attorno alle bici della Movistar ha richiamato l’attenzione di una troupe che sta girando immagini sulla vita quotidiana delle squadre al Giro d’Italia. Manca solo il controllo delle pressioni e poi le Canyon blu saranno pronte per la tappa.

Formolo scende dal pullman a rilento, con il passo di chi ne ha già viste tante ed è pronto e quasi rassegnato per vederne altre. Il Giro della squadra spagnola vive attorno alla classifica generale di Einer Rubio, che ha difeso con i denti il suo piazzamento nei primi dieci.

«Le prime due settimane sono volate – dice Formolo – ogni giorno c’è stato qualcosa di interessante da vedere. A casa deve essere piaciuto parecchio, perciò anche noi in gruppo ci siamo divertiti. Insomma – sorride – relativamente divertiti. Diciamo che non ci siamo mai annoiati. Io poi ho vissuto anche alcuni momenti emozionanti. Uno su tutti: la tappa di Brentonico. In quei posti ho i primi i primi ricordi di mio nonno. Andavamo sempre lassù a giocare e mi portava sempre al parco giochi a prendere un po’ un po’ di fresco. Un posto veramente speciale per me…».

La troupe al lavoro sulle bici del Movistar Team al via da Morbegno
La troupe al lavoro sulle bici del Movistar Team al via da Morbegno

Un Giro sempre a tutta

Il Giro senza un dominatore come Pogacar, che lo scorso anno all’inizio della terza settimana aveva già più di 6 minuti sul secondo, ha reso tutto meno ordinato. Ogni giorno una battaglia per conquistare le posizioni e le medie inesorabilmente sono cresciute di conseguenza.

«I numeri si sono visti già la prima settimana – annota seguendo il filo del discorso – quando eravamo in Albania. La salita del terzo giorno era lunga mezz’ora e l’abbiamo fatta praticamente 5,8-6 watt per chilo. Se non sbaglio siamo arrivati in 80 corridori, ma solo qualche anno fa con quei numeri si vinceva il Giro. E questo ha fatto capire già da allora quanto sia stato alto ogni santo giorno il livello in questo Giro d’Italia. Differenze minime che sono diventate enormi. Abbiamo visto un Van Aert molto sofferente in alcune tappe e poi vincere una delle frazioni più dure sulle strade bianche. Questo fa capire quanto siano tutti vicini e quanto sia sottile la differenza fra vincere e staccarsi dal gruppo dei migliori».

Movistar, pronti a partire

E’ un continuo limare, fatto di attenzioni a tutto. Non puoi mollare nulla, al punto che persino le interviste nel giorno di riposo vengono centellinate. La vita del corridore del Giro è monastica e chiusa. Nella bolla i tempi sono scanditi da tutto ciò che serve per ottenere il meglio da sé: rituali quasi ossessivi cui il ciclismo si è consegnato e ai quali difficilmente potrà sottrarsi. Intanto i meccanici della Movistar hanno finito di lavorare e le bici sono pronte.

«Le squadre studiano molto anche il mezzo meccanico – prosegue Formolo intercettando il nostro sguardo – anche tre soli corridori in fuga fanno 47 di media, se per sbaglio vanno in fuga in otto le medie sono veramente impressionanti e le bici fanno sicuramente una buona parte. Da quando sono arrivati i freni a disco e si è iniziato a lavorare sulla leggerezza, cercando di raggiungere ugualmente i 6,8 chili, si è livellato tutto verso l’alto. Anche una bici standard con i dischi pensa sui 7 chili. Forse una volta erano più leggere, ma a livello di prestazioni globali, adesso sono delle vere macchine da corsa».

Quanta bellezza in questa foto! Con Formolo, la moglie Mirna e i figli Chloe e Theo
Quanta bellezza in questa foto! Con Formolo, la moglie Mirna e i figli Chloe e Theo

Aero anche in salita

La tappa che li attende è veloce, diciamo, comprensibile che la Movistar abbia scelto di puntare su una Aeroad: aerodinamica e rigida. Ma l’orientamento delle squadre va ormai in una direzione ben precisa: l’efficienza prima di tutto. Anche in salita, dove le velocità sono ormai tali da giustificare l’uso di bici aerodinamiche.

«Anche se ad esempio Canyon offre la scelta fra Ultimate e Aeroad – dice – noi della Movistar usiamo soltanto la versione aerodinamica. Pesa leggermente di più, intorno ai 7,2 chili, però la resa anche in salita è migliore. Si sente la differenza anche in una salita al 7-8 per cento, che ormai scaliamo a 30 all’ora. Per questo nello scegliere la bici e le ruote, ma anche l’abbigliamento e la forma del casco, ci si concentra sull’aerodinamica. Una volta tutto questo non sarebbe stato possibile, oggi ci sono i dati a dire che è la scelta migliore».

Tadej si volta ma è solo: 10 pedalate per riprendersi il Muro d’Huy

23.04.2025
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HUY (Belgio) – Gli è bastato guardarli in faccia e una mezza accelerata di Ben Healy (il solito, con le sue tattiche rivedibili) perché Tadej Pogacar si scatenasse. Apparentemente senza troppo sforzo, seduto sui pedali. Dieci, forse venti, pedalate ha aperto un vero baratro. Metri, non centimetri. E così si è preso la Freccia Vallone per la seconda volta.

Il meteo ha reso questa semi-monumento, già dura di suo, ancora più tosta. Incredibili le facce degli atleti all’arrivo: sembravano pugili presi a cazzotti. Occhi gonfi, borse tra guance e orbite, labbra alterate, gonfie e violacee. Pensate che persino la faccia di Pogacar non era bella come al solito, anche se era la meno stravolta di tutte. In realtà anche Tom Pidcock non sembrava stare male.

Il momento decisivo: Healy scatta, Pogacar non aspettava altro e apre il gas…
Il momento decisivo: Healy scatta, Pogacar non aspettava altro e apre il gas…

L’attacco d’Huy

Il meteo ha forse bloccato un po’ anche la decisione della UAE Emirates e dello sloveno di attaccare da lontano, come ci aveva abituato.

«Oggi – racconta Pogacar – è stata una corsa con condizioni davvero toste. Siamo arrivati in tanti sotto al Muro, oggi era importante andare forte nel finale. Tra l’altro anche la squadra di Remco ha tirato molto. Abbiamo deciso di rendere dura la corsa così e lo dimostra il fatto che di solito sotto al Muro d’Huy arrivano 60 corridori: stavolta eravamo molti meno». Come a dire: minima spesa, massima resa.

«Brandon McNulty e Jan Christen, talento eccezionale, hanno tirato fino a 600 metri dall’arrivo: due grandi lead out per la cote finale. Poi, quando sulla mia sinistra ho visto muoversi Healy, ho accelerato. Non mi sono alzato sui pedali perché in questo modo la ruota posteriore aveva più trazione. Ho deciso di spingere forte da seduto. E quando mi sono voltato, ho visto subito che nessuno teneva la mia ruota. Ma quando ho visto il cartello dei 200 metri ho pensato che sarebbero stati i 200 più lunghi della stagione. Ma sono contento. Questo era il nostro obiettivo e la squadra ha lavorato tanto».

Formolo e la mantellina

Il primo italiano, come all’Amstel, è stato Davide Formolo, sedicesimo. La sua faccia era tra le più provate, eppure ascoltare il suo racconto della Freccia è stato sensazionale.

«Mamma mia – racconta l’atleta della Movistar, ancora col fiatone – anche oggi durissima. Ho le occhiaie, vero? Con questa pioggia e questo freddo… Ci si aspettava sinceramente che attaccassero da lontano, invece è andata così, magari ci si sarebbe accodati. Comunque la Freccia resta una gara bellissima, durissima. Il fatto che abbia piovuto ha un po’ scombussolato le carte. Quando le giornate sono così fredde, le corse vengono dure a prescindere, perché devi limare, serve più attenzione, c’è più stress e soprattutto le discese sono veramente pericolose. Abbiamo visto più di una caduta. Sono energie psicologiche che non si vedono sui computerini, ma che presentano il conto».

Davide, oltre a essere ex compagno di squadra di Pogacar, è anche suo amico. E in più di qualche momento hanno pedalato vicini.

«Un po’ ci siamo parlati – riprende Formolo, al quale scappa anche un sorriso – a un certo punto l’ho visto in maniche corte e pantaloncini e mi fa: “Adesso Davide andiamo full gas”. Allora ho provato ad aprirmi anch’io la mantellina. Dopo 10 secondi mi sono venute le stalattiti sullo stomaco e mi sono detto: “Meglio richiuderla!”. Si vedeva che Tadej stava benissimo, che era in controllo».

Per Roccia si avvicina la Liegi, corsa alla quale è legatissimo e dove è già salito sul podio. Spera di fare bene, ma…

«Ma qui con questi giovani e questi fenomeni è dura. Da ragazzini battono i tempi di Pantani! A 21 anni mi dicevano che a 30 avrei trovato il picco. Ora che ci sono, questi ragazzi volano, nonostante io migliori ancora un po’ anno dopo anno. Diciamo che la Liegi è diversa: più lunga, più selettiva ma meno esplosiva. Cercherò di stare con lui fino alla fine, pensando anche ad Enric (Mas, ndr) che sta bene».

Dopo il successo del 2023 Pogacar si riprende il Muro d’Huy. Inflitti 10″ a Vauquelin e 12″ a Pidcock
Dopo il successo del 2023 Pogacar si riprende il Muro d’Huy. Inflitti 10″ a Vauquelin e 12″ a Pidcock

Tra recupero e Liegi

E’ vero, Pogacar ha dominato. E come ha detto Formolo, era in controllo. Sul Muro ha fatto impressione, specie per il distacco inflitto. Ma qualcuno tra giornalisti, tecnici… qui in Belgio, si chiedeva dello sforzo della Roubaix e del fatto che oggi non fosse partito da lontano. Se però avesse vinto l’Amstel – che ha perso per pochissimo – probabilmente certi dubbi non ci sarebbero stati. E’ la condanna dei numeri uno: non solo non possono permettersi di fare secondi, ma sono “condannati” a vincere anche in un certo modo.

Per carità, ci rendiamo conto che stiamo cercando il pelo nell’uovo, ma anche lui è umano. Di sforzi, sin qui, ne ha fatti molti. E più volte ha parlato di recupero in conferenza stampa. Ma questo, a nostro avviso, denota solo intelligenza. Oggi spesso Pogacar pedalava a bocca chiusa e quello che ha raccontato Formolo non è cosa da poco.

Ancora Tadej: «Domani è un giorno di recupero, poi ci sarà una piccola ricognizione (pensando alla Liegi, ovviamente, ndr). Alla fine ho fatto molte corse, ne ho saltate poche. Gareggio dall’UAE Tour e tutte le ho fatte al massimo. Ogni domenica è stato fatto un grande sforzo, non solo alla Roubaix. Tra una gara e l’altra abbiamo recuperato bene. Io vorrei fare ogni corsa o provarla, anche quelle in mezzo alla settimana. Ma questo è il calendario che avevamo deciso.

«Credo che tre giorni di recupero prima della Liegi siano sufficienti e che il meteo di oggi non avrà ripercussioni sulla gara di domenica».

La settimana tipo di Davide Formolo prima dell’esordio stagionale

22.01.2025
5 min
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Manca poco all’inizio della stagione di Davide Formolo. Il corridore della Movistar sarà al via della Ruta de la Cerámica e della Clàssica Comunitat Valenciana 1969, in programma questo fine settimana. Due giorni di pausa e poi altre quattro corse di un giorno di fila. Quasi una breve gara a tappe, a pensarci bene…. Dopo mesi di preparazione intensa, questa settimana rappresenta la fase finale di rifinitura, in cui l’obiettivo principale è arrivare alla prima gara con la migliore condizione possibile.

L’atleta veneto ci ha raccontato come ha strutturato la sua preparazione invernale, partendo da un primo blocco intenso a novembre, seguito da una fase di scarico durante le festività natalizie. Da gennaio, tre settimane di lavoro mirato hanno portato l’atleta a quest’ultima settimana, improntata sulla supercompensazione. Andiamo a scoprire nel dettaglio come si svolgono questi ultimi giorni prima dell’esordio stagionale (in apertura foto Instagram-Movistar).

Formolo partirà dalle corse spagnole. Era dal 2015 (qui sul podio della Tramuntana con Cummings e Valverde) che non partiva dalla Spagna
Formolo partirà dalle corse spagnole. Era dal 2015 (qui sul podio della Tramuntana con Cummings e Valverde) che non partiva dalla Spagna
Davide, facci scoprire la struttura della tua settimana tipo in questo particolare momento della stagione, cioè l’approssimarsi delle gare. Partiamo dal lunedì?

Io partirei dalla domenica. La settimana che precede le gare è una settimana di scarico e prevede un avvicinamento graduale alle gare, pertanto la domenica è dedicata al completo recupero, mentre lunedì sono ripartito con un allenamento di 4 ore dietro moto, lavorando su intensità piuttosto elevate come Z4 e Z5. Questo tipo di lavoro viene svolto su percorsi vallonati, ideali per simulare cambi di ritmo e appunto d’intensità.

Fai anche salite dietro moto?

Sì, ma sono brevi, di 2-3 chilometri, quelle ideali per un certo tipo di sforzi. Alla fine quelle lunghe si fanno a ritmo Z2, endurance puro e ne ho già fatte molte.

Martedì?

Ieri è stata una giornata più tranquilla, con 3 ore di pedalata a bassa intensità Z1-Z2, per favorire il recupero attivo. Recupero è un po’ la parole d’ordine di questa settimana.

Formolo durante una delle sue sedute di core, esercizi come il plank li esegue quasi quotidianamente (quando fa scarico)
Formolo durante una delle sue sedute di core, esercizi come il plank li esegue quasi quotidianamente (quando fa scarico)
Mercoledì?

Oggi ho ripetuto la sessione del lunedì, con un allenamento quasi identico. E’ stato appena più corto: ma siamo lì.

E siamo al giovedì: 48 ore dal debutto…

Giovedì, invece, si riducono parecchio i volumi. Per questo faccio un paio d’ore. Si tratta di un’uscita molto easy. L’obiettivo è arrivare al fine settimana in condizioni ottimali per le gare di sabato e domenica.

E venerdì? Siamo alla vigilia ormai…

Quando posso cerco di fare riposo assoluto. Ormai dopo tanti anni di carriera ho appurato che mi piace e mi fa bene. Pensate che anche nei grandi Giri, quando posso cerco di non uscire per niente. O comunque faccio davvero, faccio pochissimo. Niente in pratica.

Passiamo alla parte nutrizionale: come gestisci l’alimentazione in questa fase?

L’alimentazione segue un principio di periodizzazione legato all’intensità degli allenamenti. Nei giorni meno intensi si riducono i carboidrati, mentre con l’avvicinarsi delle gare si aumenta l’apporto di energia per arrivare a piena capacità. Dal giovedì, ad esempio, incremento i carboidrati.

La “carbonara (molto) rivisitata” del veneto
La “carbonara (molto) rivisitata” del veneto
Cosa mangi? Facci un esempio…

Diciamo che mi sono internazionalizzato parecchio! E quindi opto per un piatto unico di carboidrati e proteine, tipo riso e uova strapazzate, una sorta di carbonara rivisitata. Dal giovedì la parte dei carbo, che sia appunto riso o pasta, aumenta. E poi sempre tante verdure.

Quali?

Tra le mie verdure preferite ci sono le carote, le zucchine, alimenti che consumo in abbondanza. Ma direi tutte le verdure, questo grazie anche all’influenza di mio padre, che faceva il trasportatore di frutta e verdura. Ne mangiavo a cassette sin da quando ero bambino.

Prima hai detto che dal giovedì, quindi a due giorni dalla gara aumentano i carboidrati: ma quanto? E sul fronte del computo totale delle calorie cambia qualcosa (pensando anche all’apporto proteico)?

Sul fronte calorico, l’approccio è cambiato: si mangia di più rispetto al passato, evitando di rimanere in deficit calorico. Dal 2020, dal Covid, abbiamo smesso di fare la fame! Oggi si mangia davvero di più. Ci si allena più forte e si mangia di più. I nutrizionisti hanno fatto passi da gigante. Detto ciò non saprei dire quante calorie mangio di più o di meno. Io mi affido alle tabelle elaborate dal nutrizionista del team, senza stare ad impazzire.

E riguardo alla vita quotidiana, cosa fai in questa settimana pre-gara?

Con l’avvicinarsi delle gare, gli allenamenti si accorciano e c’è più tempo per il recupero attivo. Le sessioni di stretching e core stability, che faccio sempre, diventano più corpose nei giorni con carico ridotto.

Questa settimana pre-gara, Formolo ha previsto anche fasi intense (foto Instagram)
Questa settimana pre-gara, Formolo ha previsto anche fasi intense (foto Instagram)
Che tipo di esercizi fai?

Esercizi per dorsali, glutei e addominali, ma senza esagerare con la palestra, per evitare di appesantire le gambe. Non seguo una regola rigida per il momento in cui eseguire questi esercizi. Spesso li faccio sia prima di uscire in bici, che dopo.

Hai un rituale prima della gara? Qualcosa che fai sempre, una scaramanzia…

Come dicevo, il giorno prima della competizione cerco di riposare il più possibile. Un rituale? Non fare mai più di 10 chilometri in bici. Ma è una consuetudine che cerco di fare sempre, non solo per il debutto stagionale. Mentre con la scaramanzia ho chiuso: quella funziona quando funzionano le gambe! Per me, la chiave del recupero è ascoltare il corpo e capire quando è il momento di spingere o rallentare.

Davide, riguardo alla bici hai fatto qualche ritocco dell’ultimo minuto?

No, no… cambiare adesso sarebbe un guaio. Io dico sempre «Se sei storto, continua a pedalare storto!». In questa settimana quindi proprio non ho toccato nulla. Ad inizio stagione invece ho abbassato leggermente la sella, seguendo la tendenza del ciclismo moderno: più bassi e più corti. Il cambiamento mi è stato suggerito anche dal nostro biomeccanico per migliorare l’efficienza e il comfort in gara.

Il rapporto tra peso e recupero: a lezione da Piepoli

16.01.2025
5 min
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Dalla nostra recente intervista a Davide Formolo il veneto ci aveva detto di essere alla ricerca del giusto equilibrio tra fisico e mente. La ricerca esasperata di un peso sempre minore non porta sempre i frutti desiderati. Anzi, spesso ci si trova in difficoltà proprio perché manca un qualcosa per arrivare al massimo delle prestazioni. Formolo ha sottolineato anche che arrivare al giusto peso consente di trovare il giusto equilibrio tra performance e ciò che serve per stare bene.

Anche per recuperare al meglio tra una corsa e l’altra è meglio tenere sotto controllo il peso ma senza esagerare. Come si integrano tutti questi discorsi nella preparazione e all’interno di una stagione? Ne abbiamo parlato con Leonardo Piepoli, preparatore di Formolo al Team Movistar

«Ad oggi – dice Piepoli – ci sono varie teorie che dicono cose differenti. Più che sul peso negli ultimi anni ci si concentra sulla qualità dell’alimentazione. Per tanti anni nel ciclismo il peso veniva considerato come una cosa a sé, mentre ora è stato inserito in una discussione più ampia che riguarda l’alimentazione. Tempo fa si facevano delle cose quasi barbare per dimagrire, come un’alimentazione super controllata».

Leonardo Piepoli fa parte dello staff dei preparatori del team spagnolo (foto Movistar)
Leonardo Piepoli fa parte dello staff dei preparatori del team spagnolo (foto Movistar)

Alimentazione moderna

Grazie all’arrivo dei nutrizionisti l’alimentazione nello sport ha subito un’impennata positiva, non si guarda più all’estremo ma alla ricerca della giusta compensazione.

«Ora nelle diete dei corridori – continua Piepoli – si guarda all’apporto dei macronutrienti, che devono dare il giusto supporto all’attività sportiva e all’allenamento. Poi i ciclisti fanno sempre la loro parte, c’è a chi basta allenarsi con maggiore frequenza per tornare al giusto peso corporeo, mentre altri devono andare in deficit calorico. Anche se, la discussione principale è sui giovani. Sicuramente con il cambio di metodo che c’è stato negli ultimi anni sono abituati a un maggiore sacrificio. Sono più professionisti dei loro colleghi più grandi alla loro età. I ragazzi arrivano già con la mentalità di pesare il cibo».

Sulle salite secche un peso più contenuto fa la differenza, ma nell’arco di una gara si guarda all’endurance
Sulle salite secche un peso più contenuto fa la differenza, ma nell’arco di una gara si guarda all’endurance
Ora avviene prima il passo verso l’alimentazione o verso la preparazione?

L’alimentazione è l’ultima cosa che si fa, non per importanza ma per un discorso di guadagno marginale. E’ più probabile che un atleta giovane non curi ancora l’aspetto nutrizionale ma che si alleni al meglio. Fino a quando questo permette di avere i risultati si può ancora evitare di perfezionare l’alimentazione. Lo si fa nel momento in cui se ne ha bisogno per fare il salto di qualità.

Formolo ha detto che il peso non sarà una sua ossessione nella prossima stagione, ma che lavorerà per stare bene e per recuperare al meglio.

Sono due aspetti che spesso coincidono ma non è detto che perseguendo l’uno che si ottiene l’altro. Il recupero si basa su fattori fisici che ci danno un valore dell’affaticamento, come può essere il battito cardiaco. Ad esempio: un corridore quando è riposato ha una frequenza cardiaca massima di 200 battiti. Quando è stanco questa si abbassa a 180 o 170 battiti. 

In un Grande Giro il corpo è destinato a stressarsi trattenendo liquidi e facendo aumentare il peso
In un Grande Giro il corpo è destinato a stressarsi trattenendo liquidi e facendo aumentare il peso
Come si mettono in relazione?

Bisogna fare le cose affinché non ci sia un crollo. Anche un corridore che mangia bene può avere una decrescita del peso, soprattutto se si parla di gare a tappe di tre settimane. Da tempo si è visto che uno sforzo prolungato e intenso causa infiammazione ai muscoli e una ritenzione idrica, che comporta un aumento del peso. Però questo stress arriva con le gare, non con gli allenamenti. E’ nel primo caso che si deve avere una maggiore attenzione. 

Una causa del ciclismo moderno?

Nessun mio collega mette più in relazione il peso alla prestazione, chiaramente nei limiti di un’alimentazione sana e di allenamenti ponderati. Però nel tempo si è visto come un atleta troppo magro non sia in grado di fare prestazioni ottime nell’endurance. Lo stesso atleta con qualche chilo in più ha prestazioni inferiori sulla salita secca, ma se consideriamo una tappa di montagna al Giro le sue prestazioni nel complesso saranno migliori. 

L’alimentazione negli ultimi anni è cambiata molto, ora è fondamentale reintegrare dopo ogni tappa
L’alimentazione negli ultimi anni è cambiata molto, ora è fondamentale reintegrare dopo ogni tappa
Si tratta di un lavoro condiviso tra preparatore e nutrizionista…

Le squadre hanno diviso totalmente questi aspetti, però la comunicazione e il lavoro vanno di pari passo. Il preparatore traccia una linea e dice: «L’atleta lavora al meglio con questo peso». Di conseguenza il nutrizionista farà in modo di dare una dieta bilanciata affinché il corridore mantenga il peso indicato. 

In che modo lo si fa?

Grazie alle piattaforme moderne di allenamento il preparatore può vedere dove il corridore è arrivato al massimo delle sue possibilità. Poi il peso oscilla durante tutto l’anno, a seconda del periodo e delle gare che l’atleta è chiamato a fare. 

Agli inizi della carriera Formolo era considerato un corridore da corse a tappe, questo lo portava a limare sul peso
Agli inizi della carriera Formolo era considerato un corridore da corse a tappe, questo lo portava a limare sul peso
Un esempio?

All’inizio della carriera Formolo nei Grandi Giri era partito come uomo di classifica, chiaro che in quel caso il rapporto tra peso e potenza contava molto di più. Non va dimenticato, come detto prima, che arrivava anche da una cultura differente. Ora che non corre il Giro da top, ma in appoggio, questo gli permette di gestirsi durante le tre settimane. 

Una cosa che riguarda tutti è la non estremizzazione del peso. 

Certo. A livello di prestazioni lo abbiamo detto, ma è anche una cosa che inficia il recupero. Se un corridore ha un peso e un’alimentazione proporzionati allo sforzo che deve fare i muscoli avranno il giusto apporto calorico e reintregreranno meglio la fatica. Così da non uscire dalle gare sfiniti ed essere pronti in breve tempo per altri sforzi. 

Formolo guarda oltre e fa rotta verso il 2025

03.01.2025
5 min
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Il primo anno di Davide Formolo al Team Movistar era partito con tante speranze, arrivate inizialmente con le vittorie di fine 2023 e poi rinforzate dai risultati raccolti nei primi mesi del 2024. Il corridore veneto era tornato alla vittoria, quando ancora indossava la maglia del UAE Team Emirates. Nelle uscite in maglia Movistar dello scorso febbraio, Davide sembrava voler riannodare il filo e continuare sulla falsariga dell’anno precedente. Invece, dopo aver raccolto dei buoni piazzamenti prima all’AlUla Tour e poi alla Strade Bianche, qualcosa si è inceppato.

Formolo aveva iniziato il 2024 con la solita fame agonistica
Formolo aveva iniziato il 2024 con la solita fame agonistica

Mancanza di equilibrio

Ora con alle spalle il suo secondo inverno dai sapori spagnoli è alle prese con i ritocchi della preparazione (in apertura con la nuova divisa per il 2025). Prima però c’è stato il tempo per andare a festeggiare l’inizio del nuovo anno nel suo Veneto, insieme ad amici e parenti. 

«Inizio il 2025 – racconta dalla macchina – con la voglia di fare che mi ha sempre contraddistinto, vedremo poi dove atterreremo. Il primo anno con la Movistar era partito bene, poi per diverse motivazioni non sono riuscito a recuperare nel migliore dei modi e tra la primavera e l’estate ho sofferto un po’. Nei mesi tra aprile e agosto cercavo di risollevarmi tra una gara e l’altra, invece ho scavato una fossa dalla quale sono uscito solamente a fine stagione. Mi sentivo stanco e non trovavo il modo di recuperare tra una corsa e l’altra. Al posto che migliorare e veder crescere la condizione peggioravo e basta».

Uno dei migliori risultati di stagione è arrivato alla Strade Bianche: settimo
Uno dei migliori risultati di stagione è arrivato alla Strade Bianche: settimo
Come ne sei uscito?

Al termine del Tour de France mi sono fermato un attimo e ho recuperato ben bene. Infatti poi negli ultimi mesi di gara sono tornato a sentirmi me stesso. I mesi centrali però sono stati abbastanza tosti da vivere.

Eppure eri arrivato alla Movistar dopo un ottimo finale di 2023 e anche l’inizio del 2024 faceva ben sperare. 

Anche io pensavo di poter continuare sullo stesso filone, sarebbe stato bellissimo. Anzi, per un certo senso le prime gare con la Movistar mi hanno un po’ ingannato

In che senso?

Solitamente sono uno che quando cambia squadra ci mette del tempo a ingranare. Sapevo che l’inizio dello scorso anno sarebbe potuto essere tosto, invece sono partito bene. Ogni volta che si cambia squadra comunque si va incontro a un periodo di adattamento, almeno per me è così. Vero che si va sempre in bici, ma cambiano tante cose: l’organizzazione dei viaggi, come si corre, l’approccio alle gare…

Le fatiche della primavera si sono fatte sentire e dopo il Tour de France è arrivato un periodo di riposo
Le fatiche della primavera si sono fatte sentire e dopo il Tour de France è arrivato un periodo di riposo
Che hai trovato di diverso in Movistar rispetto alla UAE Emirates?

Per certi versi sono abbastanza simili, anche se con la Movistar ho maggiore libertà. Cosa alla quale non ero totalmente abituato. Ho capito che un carattere come il mio deve essere guidato bene. In UAE nulla era lasciato al caso, mentre qui il corridore è più libero. Tante piccole cose interne al team che però vanno capite e si deve imparare a gestire. D’altronde in questo sport non si smette mai di imparare.

Cosa intendi quando dici che un carattere come il tuo deve essere guidato?

Sono una persona molto emotiva, è un lato che ho sia in bici che nella vita di tutti i giorni. Nell’attività sportiva però questa mia indole deve essere un po’ frenata, al fine di rendere meglio. Magari a livello personale soffro un pochino di più, ma la resa in corsa è maggiore. Averlo capito è un bel passo in avanti. 

Nel 2025 Formolo vuole vivere tutto con maggiore serenità, questo vuol dire anche dare il giusto spazio alla famiglia
Nel 2025 Formolo vuole vivere tutto con maggiore serenità, questo vuol dire anche dare il giusto spazio alla famiglia
Spiegaci meglio…

Quando le cose vanno male tendo a frustrami e a cercare di uscire sbattendo la testa. Invece a volte serve fermarsi e prendere fiato. Come nel periodo tra la primavera e l’estate. Alla fine lo stop a fine luglio mi è servito per riordinare le idee e trovare nuovamente un equilibrio. Avrei potuto farlo prima, ma si impara dai propri errori, a qualsiasi età. 

In vista del 2025 cambierai qualcosa?

Punterò più sulla prima parte di stagione, che culminerà con il Giro d’Italia. Dei tre Grandi Giri è quello dove mi sento sempre meglio, per un discorso di clima. Sono un corridore che soffre molto il caldo, quindi insieme al team abbiamo deciso di lavorare bene sulla primavera. In estate mi fermerò per recuperare al meglio e poi farò il finale di stagione. 

La seconda stagione in maglia Movistar, per il veneto, inizierà con le corse in Spagna (foto Instagram)
La seconda stagione in maglia Movistar, per il veneto, inizierà con le corse in Spagna (foto Instagram)
Il calendario, quindi, lo conosci già?

Partirò in Spagna con il Gran Premio Castellon e poi la Clasica de la Comunitat Valenciana. Dopo queste due gare mi sposterò a Maiorca per correre altri due giorni. Da lì Strade Bianche e Tirreno-Adriatico. Voglio arrivare in forma alle gare in Francia di febbraio. Quest’anno vorrei testarmi maggiormente sulle corse di un giorno, sono appuntamenti importanti per la squadra perché danno tanti punti. 

Insomma, l’obiettivo di questa stagione è fare i giusti passi?

Esatto. Non voglio esasperare fisico e mente. Anche dal punto di vista del peso sento di voler trovare il giusto equilibrio tra performance e ciò che serve per stare bene. 

Quattro imprese e un… funerale. Tadej raccontato da dentro

19.10.2024
7 min
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Ricordate il film Quattro Matrimoni e un Funerale? Beh, sull’onda dell’ironia proviamo a fare qualcosa di simile con Tadej Pogacar e le sue imprese di questo 2024. Il fuoriclasse della UAE Emirates ci ha fatto divertire, palpitare e stupire dal primo all’ultimo chilometro della sua stagione.

Ma quante fughe ha fatto? E’ anche difficile contarle. Senza dubbio abbiamo ancora ben impressa quella neanche lontanamente immaginabile del campionato del mondo, ma come detto ce ne sono tante altre. Ne abbiamo scelte quattro appunto, come i matrimoni del film, più una andata male, come il funerale. Sempre del film. E ce le siamo fatte raccontare da chi queste fughe le ha viste o intraviste da dentro.

Strade Bianche: Pogacar è scattato da pochi secondi. Formolo e gli altri lo vedono scappare. E’ il primo capolavoro dello sloveno
Strade Bianche: Pogacar è scattato da pochi secondi. Formolo e gli altri lo vedono scappare. E’ il primo capolavoro dello sloveno

L’assolo di Siena

Partiamo dalla classica senese. Quest’anno la Strade Bianche era per Pogacar la corsa di apertura. Qualcuno nutriva qualche dubbio circa il ritmo gara dello sloveno, altri invece si chiedevano solo quando sarebbe partito. Alla fine avevano ragione questi ultimi.

«Io so solo che anche questa volta eravamo nel tratto sterrato di Monte Sante Marie – racconta con la sua innata simpatia, Davide Formolo – dove già era scattato due anni fa. Un tratto duro e soprattutto un tratto che già di per sé è lontano dal traguardo, ma quest’anno lo era ancora di più.

«C’era tanto fango e dopo poche centinaia di metri di questo segmento io e gli altri avevamo tutti gli occhiali sporchi. Non si vedeva nulla. Ero in quarta, quinta ruota: in testa un corridore della UAE Emirates, poi Tadej, un altro corridore che non ricordo ed io. Pensavo: “Se va così, va bene. Resto qui fino in cima… tanto non scatterà mica adesso, a più di 80 chilometri dall’arrivo”. Dopo 20 secondi alzo la testa, sposto gli occhiali e Tadej era già lontano».

Una follia? Formolo ammette che forse lo è stata, ma anche che da Tadej ci si può aspettare di tutto. Ha detto anche che a quel punto dietro hanno giocato per il secondo posto e che il distacco monster accumulato dallo sloveno, lasciava il tempo che trovava. I due sono amici, ex compagni di squadra e vicini di casa.

«Quando l’ho visto sul pianerottolo? Gli ho detto: “Che matto che sei!”. Ma con Tadej si può fare, lui è così: scherza, è un ragazzo semplice».

Tappa numero 15 del Giro. Staccato anche Nicola Conci, ora Pogacar punta Quintana. Poi il Mottolino sarà suo
Tappa numero 15 del Giro. Staccato anche Nicola Conci, ora Pogacar punta Quintana. Poi il Mottolino sarà suo

Verso Livigno

Passano due mesi abbondanti e il Giro d’Italia entra nel vivo. Al termine della seconda settimana ecco il tappone di Livigno, con l’arrivo sul Mottolino. Davanti c’è una fuga importante, tra cui Quintana, l’ultimo ad arrendersi, Nicola Conci, Attila Valter, Romain Bardet…

«Quel giorno – racconta Conci – non ha poi sorpreso il suo attacco. Si sapeva che avrebbe cercato la vittoria di tappa, ma mi ha stupito per come andava. Noi abbiamo preso il Foscagno con quasi 3′ di vantaggio. A circa 4-5 chilometri dalla vetta, il mio diesse mi dice per radio che dietro era scattato Pogacar e che stava rinvenendo forte. Immaginavo sarebbe passato un po’ di tempo, invece dopo 2′ era già lì. Che sarebbe arrivato presto okay, ma subito no! Andava come una moto e con la moto delle riprese!

«Sono rimasto impressionato dalla sua velocità. Ricordo che Valter ha cercato di stare alla sua ruota – prosegue il trentino – lo avrà tenuto per 30”, poi si è staccato anche da me. Io non ci ho provato. Quando è passato mi sono spostato dall’altra parte. Che senso avrebbe avuto tenerlo per dieci secondi e poi pagare dazio? Alla fine così facendo sono arrivato ai piedi del Mottolino con Bardet. E quello del Giro non era forse il Pogacar del Tour o del mondiale».

Tour de France, in picchiata verso Valloire lungo la discesa del Galibier. Brividi anche in ammiraglia per Hauptman
Tour de France, in picchiata verso Valloire lungo la discesa del Galibier. Brividi anche in ammiraglia per Hauptman

Giù dal Galibier

La prima vittoria di tappa al Tour de France di quest’anno è stata forse la più adrenalinica in assoluto. Lo scatto sul finire del Galibier, quelle poche decine di metri di vantaggio su Vingegaard allo scollinamento, la picchiata dal gigante alpino con le curve sospese sul baratro e quella voglia di rivalsa sulle lunghe salite nei confronti del danese. Era una fuga, anzi un attacco, stracarico di significati.

«Dalla macchina – racconta il direttore sportivo, Andrej Hauptman – è stata una bella sofferenza! Sicuro quel giorno ci sono state adrenalina e tensione. Sapevamo che gli altri leader, a partire da Vingegaard, erano forti. Ma volevamo scattare proprio a ridosso della salita, con un attacco violento perché Tadej è più esplosivo di Jonas e poi poteva sfruttare le sue doti in discesa, dove di solito lui sbaglia poco. Tutto è andato esattamente così. Ma, come detto, è stata una sofferenza.

«Noi con l’ammiraglia eravamo lontani da lui e non abbiamo potuto fare molto, questo ha contribuito ad aumentare la tensione. Sì, vedevamo le immagini dalla tv, ma il segnale specie in montagna arriva almeno un paio di minuti dopo. Quindi gli avremmo detto cose già passate. Lui non ci ha mai parlato. Noi lo abbiamo fatto pochissimo e solo nei tratti meno tecnici, dandogli qualche indicazione sui distacchi e qualche altra info importante. Ero teso. E non lo ero perché lui è sloveno come me. Anche l’altro giorno al Croazia con McNulty ero molto preso. Già dal Galibier con l’ammiraglia non so a quanto siamo scesi, ma di certo abbiamo superato i 100 all’ora. E infatti l’arrivo è stata una liberazione».

Giro di Lombardia. Con la maglia iridata Tadej parte, dietro (dove c’è anche Fortunato) non possono far altro che guardarsi
Giro di Lombardia. Con la maglia iridata Tadej parte, dietro (dove c’è anche Fortunato) non possono far altro che guardarsi

Lombardia, l’ultimo ballo

L’ultimo ballo del 2024 è stato quello del Giro di Lombardia. Certo avremmo potuto inserire anche le fughe del Grappa al Giro e del mondiale, ma di quelle indirettamente già ci avevano parlato Pellizzari e Bagioli. Così restiamo sulla Classica delle foglie Morte. E ci restiamo con Lorenzo Fortunato, terzo italiano al traguardo di Como.

«Ero nel gruppo di Pogacar quando lui è scattato – racconta Lorenzo – ero indietro, ero a tutta e anche di più… ma ero lì. Cosa dire. Il ritmo era insostenibile. E’ successo spesso quest’anno che si restasse nel suo gruppetto. Che eravamo tutti al gancio e poi lui partiva. In questi frangenti ha almeno un 30 per cento in più. C’è poco da fare».

Più o meno le parole che ci ha detto Ciccone a fine gara: tutto un altro ritmo. Tadej cuoce gli avversari con una grande squadra portandoli in asfissia e a quel punto lui, più fresco, scatta.

Tour de France, Le Lorian: Inaspettatamente Jonas Vingegaard batte Pogacar allo sprint
Tour de France, Le Lorian: Inaspettatamente Jonas Vingegaard batte Pogacar allo sprint

Infine il… funerale

Infine veniamo alla fuga storta. Come tutte le cose perfette, ci deve essere l’imperfezione, in questo caso il… funerale! Tour de France: undicesima tappa da Evaux-les-Bains a Le Lioran: 211 chilometri sulle erte del Massiccio Centrale. 

Solito copione. La UAE Emirates detta un ritmo infernale e a una trentina di chilometri dall’arrivo Pogacar scatta. Un po’ come sul Galibier apre un piccolo varco e lo amplia in discesa. Solo che stavolta in fondo non c’è il traguardo, ma una salita e poi un’altra ancora. Strada facendo qualcosa nelle gambe dello sloveno s’inceppa.

Il cronometro inverte la rotta. Vingegaard fiuta l’occasione. Stacca Remco, riprende Tadej e addirittura lo batte in volata.  Quel giorno vicino a Vingegaard c’era Jan Tratnik, l’uomo che poi è stato decisivo in favore di Tadej al mondiale.

«Non è facile ricordare bene quel giorno tra il tempo che è passato e la fatica fatta – dice Tratnik – ovviamente ci aspettavamo l’attacco di Pogacar. Eravamo preparati a questo. C’era una sola cosa da fare per Jonas: andare dietro a Tadej. Ma sulla parte ripida, dove è scattato, lui non poteva seguirlo. Quindi Vingegaard si è messo del suo passo. Nessuno però immaginava che Tadej avesse le gambe stanche e così Jonas è riuscito a riprenderlo e a batterlo. Io non ho saputo nulla dello sprint fino all’arrivo. Non avevo contatti dalla radio. Però ricordo che dopo questa vittoria credevamo di poter battere Pogacar, che il Tour potesse cambiare. Solo che lui è stato semplicemente più forte nell’ultima settimana».

Formolo votato alla causa di Mas. Ma la gamba sembra buona

14.06.2024
4 min
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Non si può dire che il Delfinato di Davide Formolo sia stato fortunato. O forse sì, vista la situazione. Il corridore della Movistar è stato coinvolto nella maxi caduta che ha poi portato alla neutralizzazione della terza tappa.

«Sono scivolato anche io quel giorno – racconta Davide – e per fortuna non ho riportato grossi danni, ma davvero non ci si capiva niente. Avete visto quel video che gira su internet? Lì si vedono solo gli ultimi che cadono, ma davanti ce n’erano già tantissimi. Si andava a 70 all’ora e come tocca i freni uno, giù tutti gli altri».

“Roccia” non perde però il suo classico buon umore e nonostante le botte resta positivo.

La grinta di Davide Formolo (classe 1992) alla 11ª stagione da pro’
La grinta di Davide Formolo (classe 1992) alla 11ª stagione da pro’
Quindi Davide cosa ti sei fatto?

Una bella grattata sul gluteo destro e un forte dolore al fianco e alla zona lombare. Quando vado in bici ancora si sente e sinceramente ad una settimana di distanza pensavo si facesse sentire meno.

E ora?

Mi sono allenato un po’ più piano, poi sono sceso a Roma un paio di giorni fa per le visite al Coni. Anche se prima bisogna iniziare a fare vedere qualcosa d’importante.  Scendo ogni 4 anni, dovrei farlo più spesso: Roma è bellissima. Magari dovrei venirci con la famiglia.

Al netto della caduta come stai?

Al Delfinato i primi due giorni devo dire molto bene. Il livello era alto e su quelle salite al 6 per cento si doveva spingere forte… Poi però se non sei al top, con il livello che c’è paghi. Ora l’italiano sarà un bel banco di prova. 

La Movistar in ritiro ad Andorra (foto Instagram)
La Movistar in ritiro ad Andorra (foto Instagram)
Quindi sarai al via in Toscana?

Normalmente sì, se non lo sarò è perché il dolore sarà così forte da non permettermi di pedalare. Ma non credo, dai. Anche perché a Roma ho approfittato anche per fare una tac, per scongiurare qualcosa di peggiore, e infatti sono emerse solo contusioni. Da parte mia sono contento di aver tenuto duro al Delfinato, perché comunque mi ha dato qualcosa in termini di condizione. Nonostante tutto, ne sono uscito più forte di come ci ero andato. E ho fatto bene a tenere duro e a non tornare a casa anzitempo.

E ora il Tour de France: come ci andrai?

Il mio compito sarà quello di aiutare Enric Mas e vado senza nessuna ambizione personale.

Mas è un leader, ma non dà le garanzie di un Pogacar…

Con Tadej se vogliamo era anche più facile, tanto era forte, per questo il mio compito sarà ancora più delicato ed importante. Stargli vicino, supportarlo sempre.

Come avete lavorato? E come sta Mas?

Bene, proprio prima del Delfinato siamo andati ad Andorra. E’ stato un bel ritiro. Utile per la gamba e per il gruppo. Ci siamo conosciuti meglio (Formolo e Mas quest’anno hanno corso insieme solo alla Tirreno, ndr) e abbiamo fatto un bel po’ di “acido” insieme. Non ci siamo tirati indietro.

Avete anche visto qualche tappa?

Sì, ne abbiamo approfittato per andare a vedere la tappa con l’arrivo in salita a Plateau de Beille.

Tirreno-Adriatico, si riconoscono appena (in basso a sinistra): una delle rare corse di Mas e Formolo insieme (foto Getty)
Tirreno-Adriatico, si riconoscono appena (in basso a sinistra): una delle rare corse di Mas e Formolo insieme (foto Getty)
Hai parlato di acido lattico e quindi di un certo tipo di lavori e hai detto che prima della caduta al Delfinato stavi bene: ma quindi la gamba per un colpaccio ce l’avresti?

Sì, certo che mi piacerebbe fare bene, se ci fosse la possibilità, ma non è la priorità. La priorità è Mas. Chiaro che se dovesse capitare l’occasione, non mi tirerò indietro… terreno permettendo.

A distanza di sei mesi, come è stato questo cambio di squadra?

Si ha sempre bisogno di un po’ di tempo per adattarsi, per ambientarsi ai nuovi metodi di lavoro. Ma io devo dire di aver trovato un gruppo molto ben organizzato, molto di più di quel che si possa immaginare. Sono precisi, presenti…

Cosa intendi per nuovi metodi?

Ogni squadra ha le sue modalità di lavoro, la sua filosofia… piccole variazioni. Qui per esempio la palestra, che io in passato avevo un po’ sottovalutato, è parte fondamentale della preparazione. Che poi sono queste cose che fanno la differenza: siamo tutti al limite, lottiamo per migliorare un 1-2 per cento e se sbagli qualcosa poi le differenze diventano grandi.