A tutto Oss: la preparazione, il ciclismo moderno e quello post Covid

19.03.2022
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Corridori che si ammalano (l’ultimo della lista è stato Caleb Ewan) squadre da fare e rifare in continuazione, e gli stessi atleti che devono dribblare Covid e malanni vari. Non è facile gestirsi in questo ginepraio. Non è facile neanche se sei un esperto ed ottimista nato come Daniel Oss.

Il trentino del Team Total Energies sta affrontando la sua 14ª stagione da pro’. Di esperienza per fare discorsi importanti ne ha da vendere.

Per Oss (classe 1987) un selfie con un tifoso. Il trentino è uno dei corridori più amati
Per Oss (classe 1987) un selfie con un tifoso. Il trentino è uno dei corridori più amati
Daniel, come stai, a che punto sei della tua preparazione?

Per ora tutto bene. Nel senso che rispetto a tanti altri per me è filato tutto liscio, senza problemi di polmoni, influenze, stomaco scombussolato… Già da un po’ la forma è buona e io vedo sempre dei miglioramenti. Ogni anno li noto a dire il vero, però li vedo anche in tutti gli altri!

Si va forte eh…

Caspita! Il livello è davvero alto. Forse non si percepisce dalla tv, ma spero di sì. Prendiamo la tappa del Carpegna alla Tirreno: non è stata dura solo per la salita, ma è diventata impegnativa anche per andare in fuga. La prima salita è stata subito tosta. Bisognava recuperare tre minuti su Alaphilippe che, impazzito, è andato in fuga e ha fatto la corsa sin da subito. Capite che diventa difficile correre così. Però se sopravvivi migliori. 

E sei sopravvissuto, in vista delle tue classiche…

Come detto, credo di essere in una buona condizione. In questa settimana ho recuperato un po’ e in teoria le classiche dovrebbero andare bene, spero.

Come ci si organizza in questo clima di incertezza? Tra chi sta male, chi c’è e non doveva esserci, Sagan che non arriva al massimo alla Classicissima…

Una cosa che ci ha insegnato il Covid è che bisogna interpretare più velocemente possibile le situazioni. È chiaro che Peter è un esempio di un qualcuno che si ammala più volte in questo caso. E’ l’imprevisto. Ogni giorno siamo costretti a cambiare e a rimetterci in gioco di nuovo. Anche avere questo tipo di motivazioni è il nostro lavoro. Ci proviamo. È difficile, non lo nascondiamo, ma è bello condividere con voi queste situazioni dietro le quinte. Ed è bello che voi lo capiate e che sia comunicato ai fans. 

Sagan e Oss corrono insieme da anni. Sono ben più di capitano e gregario
Sagan e Oss corrono insieme da anni. Sono ben più di capitano e gregario
Daniel, hai detto che stai bene, non hai avuto problemi, Sagan non è al top: potresti essere tu il capitano della Total Energies?

Non penso. Dopo 14 anni da gregario, non mi invento capitano da un momento all’altro. Conosco i miei limiti, so le mie possibilità, so che sono una grandissima spalla e credo nei miei capitani. La Sanremo è una corsa che ho nel cuore e mi piacerebbe portare alla vittoria un mio capitano.

E se non fosse Peter, chi potrebbe essere il capitano?

Non diventa più tanto importante l’individuo. A questo punto l’importante è avere un uomo colorato così – mentre si pizzica la maglia con le dita – davanti. E lo dico col cuore. Per me sarebbe bello anche vedere Bodnar fare l’ultimo chilometro “a manetta” e vincere.

Parliamo sempre di livelli più alti. Le preparazioni sono migliorate. Sono cambiati anche gli allenamenti tra il fare la spalla, come dici tu, e fare il capitano?

In generale non credo cambino tanto. Sì, qualcosa può cambiare, ma sono veramente piccoli dettagli. Credo che la cosa che sia cambiata di più sia la tecnologia. E parlo proprio in termini  di mezzi meccanici: ruote, telaio, abbigliamento. L’aerodinamica è diventata un focus, si è visto che fa tantissima differenza.

Daniel attribuisce una buona dose d’importanza al mezzo e alla tecnologia
Daniel attribuisce una buona dose d’importanza al mezzo e alla tecnologia
E in Specialized sono molto attenti a questi aspetti…

Lo abbiamo visto anche alla Parigi-Nizza, nella tappa che ha vinto Burgaudeau. Il nostro corridore è arrivato con 2” su un gruppo inferocito, dopo aver tenuto duro a lungo. Non stento a credere che sia stato anche grazie al mezzo che aveva. Negli anni Specialized ha sviluppato tantissimi aspetti. Sicuramente alla base della prestazione c’è un grande fisico, tutti ci alleniamo alla stessa maniera, ma allo stesso tempo tutti cerchiamo quel piccolo dettaglio che possa far fare la differenza e che magari ti fa vincere.

Siete al limite insomma?

Sì, questo è vero. Anche perché oggi non è che uno fa 800 chilometri al giorno e quindi va più forte. C’è un’estremizzazione nella vita dell’atleta, molti corridori sono proprio al limite. Sono tiratissimi, super magri, super concentrati. Con questo non voglio dire che una volta non si faceva, ma tutto è più spinto. E non si sa neanche se questo possa essere il limite. Magari va bene nel breve termine, ma nel lungo? Lo scopriremo fra qualche anno.

Sagan è in ritardo: «Ma dalla Tirreno sarà un’altra musica»

27.02.2022
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Si parlava con Daniel Oss, giusto ieri alla partenza della Het Nieuwsblad, quando alle sue spalle è arrivato Sagan, reduce da un’altra raffica di interviste.

«Bello – stava dicendo il trentino – è la prima volta che entro nel velodromo di Gand. Con Liquigas, BMC e Bora, siamo sempre stati fuori. Nelle prime corse quassù c’è sempre quell’ansietta da prima gara. Per quanto possano essere andate bene le prime, questa è quella in cui tiri la linea. Che vuol dire tutto e anche niente. Se va bene o male, cambia poco. Ma se va bene, parti con più morale. Il materiale è lo stesso dell’anno scorso, ricognizioni non servono granché. Ne abbiamo fatta una in Francia sul pavé del Tour e qualche test per i nuovi tubeless, per le pressioni principalmente».

Poi Daniel s’è voltato e, avendo visto Peter, l’ha apostrofato sul suo avere sempre fretta. Poi ridendo è sparito verso il pullman. Mancava mezz’ora alla partenza, bello poter fare tutto con calma. Sagan intanto si guardava intorno. Col senno di poi possiamo dire che la corsa non sia andata un granché. Ma avendo ripreso il Covid e perso il secondo ritiro, con il solo Tour du Haut Var nelle gambe, sarebbe stato ingeneroso aspettarsi di più. Una cosa è certa: Peter è super esigente con se stesso, le sconfitte non gli vanno proprio giù…

Assieme a Oss all’Haut Var: i due corrono insieme da anni
Assieme a Oss all’Haut Var: i due corrono insieme da anni
Come stai?

Bene

Torni sulle tue strade…

E’ buono essere qui e ricordarsi le strade, perché tutto il Belgio corriamo in questi posti.

Che cosa ti è parso della presentazione con tanto pubblico?

Passi quei due minuti sul palco (sorride, ndr), ma per noi non è importante quello.

Ti stai abituando alla nuova squadra?

E’ un buon gruppo di persone, la squadra funziona bene. E avendo attorno le persone giuste, è comodo, prendi i ritmi subito.

Che cosa significa che funziona bene?

All’Haut Var ho visto che tutto è organizzato professionalmente, allo stesso livello del WorldTour. E’ un bel gruppo, peccato che non ho potuto passare molto tempo con i compagni di squadra.

Dopo la presentazione dei team, il canonico giro delle interviste
Dopo la presentazione dei team, il canonico giro delle interviste
E’ stato pesante il Covid stavolta?

Molto meglio della prima volta. Ho un po’ penato per tre giorni e dopo una decina ero di nuovo in sella. Però ero indietro, così sono andato con mio fratello a Gran Canaria e abbiamo fatto il nostro ritiro.

Le persone giuste attorno a te…

Oss, Bodnar, mio fratello. Il meccanico e il massaggiatore. Il direttore sportivo. L’addetto stampa (dice ammiccando verso Gabriele Uboldi, ndr). Si fa prima ad adattarsi. Servono anni per creare fiducia l’uno con l’altro. Ed è bello avere un gruppo fisso di persone intorno a te, anche quando cambi squadra. Ti aiutano a integrarti in un nuovo gruppo.

E’ vero che la Quick Step non ti ha voluto proprio a causa del gruppo?

Lefevere ha iniziato a parlare del “gruppo di Peter”. Ma non è il mio gruppo, non possiedo le persone, le voglio solo intorno a me. Penso che sia importante avere il proprio massaggiatore e il meccanico. Negli anni, alcuni hanno provato a cambiare la mia posizione in bici e ogni volta è stato uno stress. Adesso sono sette anni che non la tocco e questo è un grande passo avanti. E poi le persone del mio gruppo non lavorano solo con me e per me. Fanno quello che chiede loro la squadra. Come era alla Bora, così è alla TotalEnergies.

Sul Muur, Ssgan era in ritardo, ma già prima aveva avuto qualche problema tecnico
Sul Muur, Ssgan era in ritardo, ma già prima aveva avuto qualche problema tecnico
Però il tuo protetto Martin Svrcek, che ora corre alla Biesse Carrera, andrà alla Quick Step.

Gli ho consigliato io di firmare, per il cacciatore di classiche che può diventare. Sono contento che lo abbiano preso. Quando videro me per la prima volta, da junior, mi dissero che mi avrebbero seguito e invece sparirono. Forse perché mi chiamavo già Peter Sagan, ma non ero ancora Peter Sagan.

Sei sempre molto esigente con te stesso?

Chi te lo ha detto?

Non sembri uno che si accontenta…

Bisogna, dipende dai momenti. Per andare forte si deve fare così…

Com’è la gamba?

Buona, devo crescere. La mia vera stagione comincerà dalla Tirreno. E poi da lì le corse saranno tutte importanti…

Il nuovo professionismo di Oss e Sagan? Gare e divertimento

15.08.2021
5 min
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Giusto un paio di giorni fa, parlando con Sagan, la parola chiave era stata divertimento. Ebbene, questa vale anche per Daniel Oss. Il trentino, da anni spalla ma anche amico di Peter, infatti andrà con lui alla TotalEnergies. Li aspettano un piano, un’avventura, una sfida totalmente diversi. Non sarà un semplice passaggio di squadra. E anche i tifosi potranno fregarsi le mani. Perché? Ce lo dice Oss…

Daniel Oss: il suo Tour non è stato facile, specie dopo il ritiro di Sagan
Daniel Oss: il suo Tour non è stato facile, specie dopo il ritiro di Sagan
Daniel come stai?

Bene dai! Un po’ stanco… Ho fatto Burgos, sono riserva per il Giro di Norvegia. Mentre poi farò il Benelux Tour, lo Slovacchia e la Roubaix.

E poi ti, anzi vi attende una nuova sfida. Come è andata?

Beh, io ho fatto da consigliere a Peter! Ma lui sa benissimo cosa fare. E’ stata lunga la trattativa. E non è stato facile in questo ultimo periodo, perché anche da parte della Bora-Hansgrohe e di Ralph Denk (il team manager, ndr) c’è stata una svolta verso i giovani. In più ha apertamente dichiarato che vuole una Bora più competitiva per la corse a tappe.

Trattativa lunga quindi…

Noi ci siamo messi di buona lena. Ma è una linfa nuova. Vedo tutto ciò come un’occasione. E grazie a Giovanni (Lombardi, il manager di Peter e Oss, ndr) si è lavorato su tutti i fronti e non solo sul cambio di squadra.

Cioè?

L’idea era di trovare un team per fare bene e per fare un qualcosa di diverso. Questa era una prerogativa di ognuno di noi. Era il “mood” di Peter ma anche il mio. Ed è quello che credo ci abbia legato così tanto e per tanti anni. Possiamo esprimere il nostro carattere: essere comunque dei professionisti al 100%, ma possiamo farlo con una bella dose di divertimento. Portavamo questa bandiera nell’interpretare questo nuovo ciclismo da anni. Spesso voi giornalisti, e ne sono contento, sottolineate quanto sia diventato stressante. Forse stress è anche una parola esagerata, ma ha tante sfaccettature e rende l’idea.

Insomma correre, ma divertendosi…

Esatto. La Total e Bernaudeau ci hanno dato questo tipo di spunto. Un qualcosa che condividono. Peter ha fatto molte riunioni prima di decidere. Voleva capire fino in fondo quanto fosse concreta questa possibilità. Come potete immaginare con un Sagan sul mercato la Total non è stata l’unica squadra a farsi avanti. Peter faceva gola a tanti. Io gli ho dato carta bianca: mi fido di te, gli ho detto. Poi lui mi dava dei feedback e io gli dicevo la mia. Non era scontato che tutto il suo entourage potesse seguirlo, proprio perché la trattativa si stava dilungando. Adesso però sono contento…

E si sente dal tuo tono, Daniel! Si percepisce questa voglia di cambiare…

Cambiare per me è fisiologico, fa bene. Serve per ritrovare gli stimoli giusti. I miei due o tre cambi di squadra mi hanno fatto crescere anche sul profilo umano. Ti connetti con altre culture e altre persone. 

Divertimento dicevamo, un passaggio di squadra che non è solo un cambio di casacca: si parla anche di “un altro ciclismo”, di gravel. Anche tu sposi questa linea?

Ma alla grande la sposo! Non vedevo l’ora. Il “Just ride” era il mio credo. Il divertimento, il viaggio… E poi diciamolo: altre attività come il gravel fanno bene anche per gli sponsor. Specialized c’è, ma anche Sportful vorrà allargarsi e non fare solo capi super tecnici. La direzione è questa. Già qualche anno fa abbiamo detto che tutta questa tecnologia, questo mondo super tirato e questa generazione di atleti ci sembravano un po’ “strani”. Tutti super perfetti, tutti a fare i “professorini”…

Anche a Burgos, sempre “pancia a terra” per Oss e compagni
Anche a Burgos, sempre “pancia a terra” per Oss e compagni
Quindi vi vedremo anche in altre vesti?

Beh, le gare restano la priorità, è chiaro. Poi sì: il gravel è la novità. Ma noi pensavamo anche alla Mtb, ai viaggi. Sagan mi diceva sempre di fare qualcosa e gli rispondevo: Peter per me va bene, basta organizzarsi. Il problema è il tuo tempo! Io sono super motivato. E un po’ alla volta arrivano nuove idee. Vediamo di rifare il Just Ride, d’integrare con i viaggi.. non so bene neanche io come avverrà tutto ciò.

Hai seguito l’impresa di Lachlan Morton?

Sì l’ho seguita. Bella, ma ecco quello non è proprio ciò che intendo io per divertimento, per gravel. Così come l’ha fatta lui c’è troppa sofferenza. Noi saremo più “da viaggio” (nella DirectEnergie, corre Jerome Cousin che questa idea l’ha fatta sua all’uscita dal lockdown, ndr).

Daniel, non vediamo l’ora di capire cosa combinerete…

L’entusiasmo si era un po’ smorzato e tutto si è fatto molto impegnativo. Soprattutto in queste ultime gare nelle quali Peter non c’era. Si è dovuto trovare un altro leader e tutti erano sempre super concentrati. Ecco questo è un esempio di questo ciclismo che vogliamo cambiare: stare in un ambiente in cui c’è uno stress alle stelle anche quando non ce n’era bisogno. Vedi Burgos: tutti super concentrati, tutti al massimo, sotto ogni punto di vista, tutti a spingere anche quando non serviva.

Mastro Oss, a Siena con Aleotti, aspettando Sagan

04.03.2021
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Il 10 ottobre scorso, sette giorni prima che bici.PRO andasse online, Daniel Oss alla vigilia del Fiandre ci raccontò quanto sarebbe stato strano correrlo senza Peter Sagan, che nel frattempo stava partecipando al Giro. Il piano pre Covid prevedeva che i due avrebbero corso insieme la campagna del Nord e poi a maggio sarebbero venuti in Italia. Quest’anno l’inizio di stagione presenta gli stessi problemi, solo che non è una corsa ad aver fatto sparire Peter, bensì il Covid stesso, che lo ha inchiodato a Gran Canaria fino ad oggi e lo ha costretto a rimandare il debutto. La cui data è ancora da stabilire. E così Oss è ancora una volta il portabandiera della Bora-Hansgrohe. Ha cominciato in Belgio e prosegue alla Strade Bianche.

La Het Nieuwsblad è stata la prima corsa di stagione dopo il ritiro a Sierra Nevada
Het Nieuwsblad prima corsa di stagione
Hai chiuso senza Peter e ricominci allo stesso modo, insomma…

In effetti manca un po’, la squadra lo sente. Ma cerchiamo di approcciarci alle corse nel miglior modo possibile. Abbiamo Politt, questo ragazzo nuovo che comunque ha già fatto vedere grandi cose e per noi è già un bel punto di riferimento. E poi, proviamo. Sappiamo di non essere i favoriti e poi queste gare di inizio stagione sono sempre un po’ strane.

Proviamo significa che anche Oss avrà il suo spazio?

Se avessi le gambe di Van der Poel, direi di sì. Scherzi a parte, l’ambizione è quella, ma la realtà poi è sempre un po’ diversa. Ho debuttato all’Het Nieuwsblad senza avere alcun riferimento e c’è stato da soffrire.

Qualche chilometro con Van Avermaet: le loro strade si incroceranno spesso
Con Van Avermaet: le loro strade si incroceranno spesso
Che inverno hai trascorso?

Molto regolare e molto più a casa del solito. Abbiamo saltato il solito dicembre e abbiamo fatto un ritiro a gennaio che comunque è stato strano, perché invece della solita Spagna eravamo a Peschiera, quindi dall’altra parte del mio lago. E a parte l’incidente di Kelderman, è andato molto bene. E poi ho fatto un po’ di allenamento in più a Sierra Nevada.

In tanti hanno sostituito le corse saltate con l’altura.

Vero, ma nel mio caso più che cercare i benefici dell’altura, è stata l’occasione di fare un po’ di ritmo prima del debutto. Sono arrivato in Belgio che non sapevo quanto avrei potuto reggere.

Alla partenza da Kuurne, con poco pubblico e tanti giornalisti
Alla partenza da Kuurne, con poco pubblico e tanti giornalisti

Rispetto al team che ha corso in Belgio nello scorso weekend, per la Strade Bianche la Bora-Hansgrohe ha scelto di cambiare tutti gli effettivi ad eccezione del trentino e di Burghardt. E sarà proprio Daniel il miglior maestro di strada per Aleotti. Da balia del campione a guida per il giovane italiano: la vita, se ti chiami Oss, non può proprio essere banale.

Daniel Oss Strade Bianche 2018

Daniel Oss, come ti vesti quando fa freddo?

21.01.2021
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Per pedalare bene in inverno c’è bisogno di un abbigliamento tecnico adeguato alle temperature, perché come dice anche Daniel Oss «l’inverno è la stagione più fastidiosa per andare in bicicletta». Dopo aver sentito Sonny Colbrelli, abbiamo chiesto proprio al trentino della Bora-Hansgrohe come si veste per affrontare il freddo.

Grande evoluzione

Le qualità tecniche dei capi d’abbigliamento per il ciclismo hanno avuto un’evoluzione notevole, sia per quanto riguarda i completi estivi e soprattutto quelle invernali.
«Sono professionista da tanti anni – inizia Daniel Oss – però mi sono accorto che negli ultimi anni c’è stato un grande sviluppo per quanto riguarda i materiali. Devo dire che Sportful ci fornisce tanti prodotti per coprirci dal freddo e non mi da fastidio pedalare anche con temperature vicino a zero gradi».

Oss e Sagan a Peschiera del Garda
Oss e Sagan nel primo ritiro stagionale a Peschiera del Garda (Foto Bora-Hansgrohe)
Oss e Sagan Peschera del Garda
Oss e Sagan nel primo ritiro stagionale a Peschiera del Garda (Foto Bora-Hansgrohe)

Con temperature basse

Daniel Oss è appena tornato dal primo ritiro con la squadra a Peschiera del Garda dove le temperature non sono state molto alte.
«Anche se sul Garda fa un po’ meno freddo, durante il ritiro le temperature sono state abbastanza basse, poco sopra lo zero – ci racconta Oss – e per allenarmi mi mettevo l’intimo invernale a maniche lunghe con il collo abbastanza alto. Pantaloni lunghi felpati che mi coprivano bene anche il tronco e la pancia».

Proprio la parte alta del corpo è quella che va protetta meglio, ed è anche quella dove si possono variare maggiormente le scelte in base alle temperature.
«Se ci sono più di cinque gradi metto una maglia estiva da gara – continua a spiegarci – se invece siamo sotto i cinque gradi allora opto per una maglia felpatina corta che ci viene fornita e che trovo molto utile in tante occasioni. Sopra metto la giacca Fiandre Pro che ha uno strato di pile sulle maniche e sul petto».

Daniel Oss partenza Fiandre 2020
Alla partenza del Giro delle Fiandre 2020 con orecchie, collo e mani coperte
Daniel Oss partenza Fiandre 2020
Alla partenza del Giro delle Fiandre 2020, con orecchie, collo e mani ben coperte

Vestirsi a strati

L’importante è vestirsi a strati perché in bicicletta ci sono momenti in cui si suda parecchio e altri in cui l’intensità dello sforzo è al minimo.
«Mi vesto a strati perché quando sono in salita e apro la giacca non mi arriva l’aria direttamente sullo stomaco e sul petto, ma ho sempre uno strato che mi protegge».

E se piove? «Io con la pioggia non esco – ci dice ridendo – però se ci sono quelle giornate un po’ incerte oppure con la nebbia allora mi porto una mantellina, ma in genere con il Fiandre sono ben protetto anche dall’umidità. Però è sempre meglio avere uno strato in più che uno in meno, meglio soffrire un po’ di caldo che di freddo».

Mani e piedi

Abbiamo scopeto che pur essendo un uomo di montagna Daniel Oss preferisce coprirsi un po’ di più e non si fa mancare niente.
«Copro bene anche il collo, infatti metto sempre lo scaldacollo. Felpato se siamo in inverno, più sottile se siamo in primavera o autunno. Con il freddo metto il casco aerodinamico che è più chiuso e passa meno aria e sotto ho un cappellino per coprire le orecchie. Se dovessi avere caldo lo tolgo e lo metto in tasca».

E poi ci sono le mani e i piedi, punti sensibili al freddo: «Per quanto riguarda i piedi non ho grandi problemi, metto i copriscarpe Fiandre con un calzino classico in cotone. Invece soffro di più per quanto riguarda le mani, infatti uso i guanti più pesanti di Sportful».

Daniel Oss arrivo Strade Bianche 2018
Daniel Oss all’arrivo della Strade Bianche 2018
Daniel Oss all'arrivo delle Strade Bianche 2018
Daniel Oss all’arrivo delle Strade Bianche 2018

E in gara?

Siamo abituati a vedere Oss battagliare nelle Classiche del Nord dove capita che il meteo non sia clemente. Come ci si veste in gara con il freddo?
«Uno dei segreti è cambiarsi spesso – ci dice Daniel – per esempio io che soffro alle mani metto nella borsa in ammiraglia due o tre paia di guanti di riserva. Parto sempre con le orecchie coperte e lo scaldacollo, poi quando la gara entra nel vivo li tolgo».

Giornate da ricordare

Una giornata che è rimasta nella mente del corridore trentino è la Strade Bianche del 2018, quella vinta da Tiesj Benoot: «Quel giorno avevo i pantaloncini corti felpati con i gambali lunghi, così se le condizioni cambiavano li potevo togliere. Sopra avevo l’intimo invernale a maniche corte e la maglia Classic Jersey di Sportful, che è proprio adatta a quelle giornate perché ha una leggera felpatura perfetta per correre in quelle condizioni. Ne avevo una di scorta anche nella borsa in ammiraglia. Ero così stanco che non ricordo se quel giorno i gambali li ho tolti o no!».
In generale Daniel Oss consiglia di vestirsi a strati e portarsi sempre alcuni capi di scorta da tenere in tasca o sotto la maglia principale. E in caso di grande freddo: «C’è stata una Gand Wevelgem vinta da Sagan che c’erano meno due gradi alla partenza. Quel giorno ho usato dei cerotti riscaldanti che agiscono per alcune ore. Li avevo messi sulle spalle, mani e piedi e sono stato bene»

Daniel Oss, Giulia, Marmolada, 2020

Oss, sguardo sul mondo dal paradiso

13.11.2020
5 min
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Daniel Oss vive in paradiso. E in certi giorni di mezzo autunno si concede il lusso di salire sulla cima per respirare aria migliore e guardare il mondo da un punto di vista più ampio. In Trentino-Alto Adige di questi tempi si vive una libertà a due velocità. Le strade sono vuote e nelle acque del Garda ci sono giusto pochi barchini di pescatori e le vele di chi non si arrende. Gente di qui, turisti zero. Anche le strade sono sgombre dal solito traffico. Che per andare in bici magari è una pacchia e al resto si fa meglio a non pensare, sperando che passi.
«Chiude tutto alle 18 – spiega Oss – come a marzo, ma forse con meno pressione. Ormai gente che il Covid l’ha preso ne conosciamo tutti, fa meno notizia. Così io ho ripreso a fare i miei giri in mountain bike. Non downhill, perché non sono capace, ma qui giri belli ne abbiamo qualcuno. L’altro giorno siamo anche andati a sciare in Marmolada, ma abbiamo trovato una neve schifosa. In alto sul ghiacciaio tutto bene, sotto invece faceva caldo. E oggi ero in bici sulla Gardesana, ma ho incontrato pochissime macchine. Sembra Rimini a marzo quando ci sono gli anziani a passeggio. Un gran letargo, ma almeno abbiamo le montagne…».

Daniel Oss, Peter Sagan, Tour de France 2020
Con Sagan, al Tour de France, prima che Peter debuttasse al Giro
Daniel Oss, Peter Sagan, Tour de France 2020
Con Peter Sagan al Tour de France 2020

Stagione salva

La stagione del ciclismo s’è appena fermata. In gran segreto, la Bora-Hansgrohe aveva progettato per dicembre un bel ritiro di due settimane dalle parti di Peschiera del Garda, ma anche quello è stato rinviato. Si vedranno in Austria per la solita tre giorni di visite e misure e poi se ne parlerà semmai a gennaio.

Pensavi a una stagione così?

Pensavo di non farne neanche una di corse. Il Tour è stato una manna dal cielo, era importante esserci. Abbiamo improvvisato e creato un sistema di sicurezza che ha funzionato. Tutti abbiamo fatto fatica. Per me il Belgio è stato una parentesi stranissima, senza Peter (Sagan, ndr). E mi dispiace anche che non si sia fatta la Roubaix.

Ci puntavi?

Dopo il Tour ho fatto un po’ di scarico. Venivo dalle salite lunghe e metabolicamente ero diverso dal solito Daniel Oss. Con le corse lassù stavo meglio di giorno in giorno e la Roubaix, per come è fatta e per come mi piace, poteva essere un bel modo di chiudere. Invece mi sono fermato dopo De Panne e sono tornato a casa.

Daniel Oss, Giuliia (Instagram) Monte Altissimo
Con Giulia sul Monte Altissimo e vista sul Garda: spettacolo puro!
Daniel Oss, Giuliia (Instagram) Monte Altissimo
Cn Giulia sul Monte Altissimo e vista sul Garda

Stimoli e fatica

Dice che gli è dispiaciuto non essere al Giro con Sagan. Un po’ perché sono inseparabili. E un po’ perché nel ciclismo ai livelli più alti, quello che fa la differenza sono le motivazioni. E il discorso è così ampio che a un certo punto ci finiscono dentro anche i più giovani. Quelli di cui parliamo da qualche settimana e che hanno dato la loro impronta sorprendente al ciclismo 2020.

Cosa ti ha detto Peter del Giro?

Ci siamo scambiati qualche messaggio e quando ha vinto la tappa è stato un sollievo.

Sembra si sia divertito, ma per il resto a volte sembra stufo…

Ho sempre osservato i grandi campioni, ne ho incontrati tanti nella mia vita. La sera a tavola si parla spesso ed è interessante sentirgli dire che è la motivazione a spingerli. Il Giro d’Italia per Peter era l’emozione della prima volta. Fare una cosa figa, mai fatta prima. Perché dopo tanti anni a fare le stesse cose…

Daniel Oss, Giro delle Fiandre 2020
Il Fiandre senza Sagan, un’esperienza nuova
Daniel Oss, Giro delle Fiandre 2020
Al Fiandre, ma stavolta senza Sagan
Ci si stanca?

Dopo aver vinto il primo mondiale, disse: «Sono arrivato». Aveva vinto palate di tappe al Tour, fatto i suoi show… Invece è una catena. Un anno tira l’altro, vennero altri mondiali e ogni volta eravamo lì a cercare nuovi stimoli. Ma dopo un po’ si fa dura.

Sai che nei giorni scorsi si ragionava sui ragazzi di 22 anni già vincenti al Tour e forti al Giro e ci chiedevamo se avranno una carriera longeva come Nibali o Valverde?

E’ un ragionamento legittimo, ci sta. Anche Peter ha cominciato a vincere a 20 anni e adesso sembra più navigato sei suoi 30 anni. Il punto su questi ragazzi è capire se sono arrivati così perché sono già super allenati e già al top.

Cioè?

Cioè non li conosco, parliamo per ipotesi. Se sono passati ed erano già dei professionisti al 100 per cento, mi viene da dire che durano poco. Peter nei primi anni era ancora da costruire, era tanto forte e aveva tanta grinta, ma aveva margini incredibili. Negli anni ha mantenuto la motivazione e si è costruito attorno un gruppo che lo aiuta anche a passare i momenti difficili.

Continua anche a fare le sue burle?

I ruoli gli vengono facili, è come Jim Carey.

Daniel Oss, Giulia, Starlight Room Dolomiti (Instagram) Col gallina, Dolomiti
Starlight Room Dolomiti sul Col Gallina, dopo il Tour, prima del Nord
Daniel Oss, Giulia, Starlight Room Dolomiti (Instagram) Col gallina, Dolomiti
Starlight Room Dolomiti, Col gallina: dopo il Tour
E quali sono gli stimoli di Oss a 33 anni?

Mi trovo benissimo con lui. Mi stimola tanto aiutarlo a raggiungere i suoi obiettivi. Per questo ho rosicato a non essere con lui al Giro, ma serviva qualcuno al Nord. E hanno mandato me, che come ben sapete ho vinto Fiandre, Gand, Roubaix…

Si fa una risata. E’ ora di cena. L’ultima osservazione sulla ripresa degli allenamenti in modo serio.

«Pedalare si pedala già adesso – dice Oss – ci sta che fra poco si cominci ad allungare un po’. Ma si farà sul serio da gennaio. Vorrei evitare di fare come quest’anno e di partire troppo forte. Anche perché voi sapete dirmi da dove si ricomincerà a correre?».

Giro delle Fiandre 2019, Muro di Grammont

Il Fiandre di Oss: «Scordatevi scene così»

18.10.2020
4 min
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A seguire la crono del Giro, a più di 1.200 chilometri di distanza, c’era anche Daniel Oss. Il trentino della Bora-Hansgrohe fa parte infatti della pattuglia dei 12 italiani che, nei giorni della corsa nazionale, si sono ritrovati in Belgio a correre il Giro delle Fiandre.

Bettiol, Gatto, Pasqualon, Marcato, Viviani, Dainese, Trentin, Cobrelli, Battistella, Martinelli e Mozzato: questo il contingente degli azzurri attesi da una battaglia dei muri che si annuncia silenziosa, spoglia ma non meno efferata. Solo che all’effetto arena provocato dai tifosi si sostituirà lo sferragliare delle catene sul pavé e qualche imprecazione per una spallata di troppo.

«Sono arrivato su per correre la Gand – dice Oss – e poi farò De Panne. Non si sta male, ma fa freddo. Per fortuna è asciutto. E devo dire, guardandomi intorno, che è tutto un po’ strano, manca qualcosa».

Daniel Oss, Giro delle Fiandre 2018
Per il trentino una lunga fuga al Giro delle Fiandre 2018
Daniel Oss, Giro delle Fiandre 2018
Il trentino in fuga al Giro delle Fiandre 2018
Vorrai dire che manca qualcuno: che effetto fa il Fiandre senza capitan Peter Sagan?

Appunto, è tutto strano. La squadra sarà più libera, ci tocca salvarci. Dovremo leggere la corsa, portando a casa quello che verrà e senza troppe aspettative. Non sono al top, insomma…

Come mai? Non potrebbe essere per te una bella occasione?

Ho lavorato tanto per il Tour de France, al momento mi trovo meglio sulle salite lunghe che a combattere sui muri. Non sapevamo che sarebbe stato così, altrimenti si sarebbe potuto cercare una condizione migliore.

Perché niente Giro per Oss?

Pochi dopo il Tour sono venuti in Italia. In più l’altra metà della squadra è alla Vuelta e quassù qualcuno doveva pur venirci.

Si sta bene nella bolla?

Ci sono regole ormai uguali dovunque. Abbiamo fatto due test prima di partire, poi uno dopo la Gand e un altro prima del Fiandre. Si sta attenti al distanziamento, partenze e arrivi sono vietati al pubblico. Sui muri non ci sarà nessuno e anche alla presentazione delle squadre ci saranno le giuste distanze.

Daniel Oss, Davide Formolo, Cesare Benedetti, campionati italiani di Compiano 2019
Daniel Oss, Davide Formolo, Cesare Benedetti: campionati italiani di Compiano 2019
Daniel Oss, Davide Formolo, Cesare Benedetti, campionati italiani di Compiano 2019
Oss, primo da sinistra, con Formolo e Benedetti ai tricolori 2019
Che triste, per il Fiandre che è sempre così rumoroso…

Sto cercando di immaginarlo. Il Koppenberg, su cui di solito si sentono strani odori e tanti urli, sarà deserto. Lo stesso sul Kwaremont. Siamo andati in ricognizione e ai bordi della strada ci sono solo prati. Ma del resto in Belgio bar e ristoranti sono chiusi per un mese. Stanno peggio che in Italia, in giro non c’è anima viva.

Dal Belgio a Zanzibar: come va nei tuoi villaggi ai tempi del covid?

Siamo aperti con un villaggio su due. Si lavora prettamente con gli europei e i voli sono stati ridotti. Non andrò quest’anno, preferisco riposare un po’ a casa. L’isola è stata chiusa per un periodo, poi riaperta con regole europee. Le strutture si sono organizzate, ma i numeri del contagio sono bassi. Non c’è stato un crollo come qui. Un po’ perché lì esistono ancora malattie come la malaria con cui fare i conti, quindi il Covid è meno dirompente. E poi perché il distanziamento spesso viene naturale, vivendo all’aperto e in piccoli villaggi isolati.

Che cosa ne è stato del personale del villaggio chiuso?

Li abbiamo tenuti per far l’ordinaria manutenzione. Per quelli di lì abbiamo avuto un occhio di riguardo, mentre gli stagionali semplicemente non sono venuti.

Daniel Oss, Peter Sagan, Tour de France 2020
Assieme al capitano Peter Sagan al Tour de France 2020
Daniel Oss, Peter Sagan, Tour de France 2020
Con Peter Sagan al Tour de France 2020
Chi vince il Fiandre?

Van Aert e Van der Poel potrebbero esserne i fari. Trentin va forte. E poi c’è Alaphilippe, che è alla prima uscita. E’ un mese che vince corse importanti e dato che non è un Fiandre sfasciato dalla pioggia, potrà soffrire all’inizio per qualche curva e qualche spallata, ma poi potrà dire la sua.

E tu?

E’ passato del tempo da quando venivate a cercarmi pensando che avrei potuto vincere il Fiandre e la Roubaix. Vediamo cosa viene fuori, poi vi dirò.