EDITORIALE / De Rosa e l’italiano che non ci basta più

27.03.2023
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Anche se ormai sembra impossibile fare un discorso privo di termini inglesi, quasi che il ricchissimo dizionario di italiano improvvisamente non basti più, c’è stato un tempo in cui tutto ciò che fosse tricolore era vanto e ispirazione. Nel ciclismo soprattutto. La scomparsa di Ugo De Rosa, che se ne è andato ieri a 88 anni (in apertura, foto De Rosa), è diventata l’occasione per ripercorrere gli ultimi 30 anni di storia della bicicletta, intensi come una lunga volata.

L’azienda è ora sulle spalle di Cristiano e Danilo De Rosa e dei loro figli (foto De Rosa)
L’azienda è ora sulle spalle di Cristiano e Danilo De Rosa e dei loro figli (foto De Rosa)

Sette giorni in officina

Era il 1992 quando ebbi l’occasione di vivere per una settimana a Cusano Milanino, nell’officina del signor Ugo, accanto a sua moglie Maria e ai suoi figli, per un’intuizione del mio direttore di allora. I colossi taiwanesi e di riflesso quelli americani non erano ancora diventati così predominanti. Si ragionava sullo sviluppo dell’acciaio, si cominciava a saldare il titanio, l’alluminio era la scelta dei corridori e si respirava l’arrivo potente del carbonio. Sapevamo bene che sotto la vernice di alcune bici d’altra marca in mano a grandi campioni, ci fosse una De Rosa. Ancora si poteva e veniva fatto regolarmente.

Il signor Ugo indossava un camice azzurro, ne percepivi la severità e insieme la passione per il suo lavoro: non puoi avere cura di un’azienda, se non riesci ad essere severo nel pretendere la stessa cura dai tuoi collaboratori.

Attorno a lui operavano i tre figli. Cristiano, che già allora possedeva le chiavi del marketing. Danilo, figura trasversale e primo tester delle biciclette. Doriano, bravissimo a saldare il titanio. Le De Rosa erano e sono bici di lusso. Eppure nelle sue parole traspariva una concretezza un po’ perplessa.

«Una decina di anni fa – raccontò in uno di quei giorni del 1992 – la bicicletta più bella costava poco più di un milione, che era lo stipendio medio di un operaio qui in Lombardia. Oggi una bella bici costa tre milioni e mezzo, quindi tre volte quello stipendio che nel frattempo è rimasto uguale. Ho sempre osservato chi veniva a comprarsi una De Rosa. Se veniva un operaio, capivi che aveva risparmiato e si stava facendo un regalo bellissimo. Oggi tanti hanno il cappotto con le toppe sui gomiti, perché soprattutto se hanno famiglia, quel risparmio non è più così semplice».

Alta gamma regina

Raccontiamo di biciclette bellissime, che costano come e più di automobili di medio livello. Eppure gli stipendi degli operai sono rimasti identici, seppure convertiti in euro. Ci mancherà non poterne ragionare con Ugo De Rosa, per dare una nuova dimensione allo sport della bicicletta, diventato negli ultimi anni un movimento di elite. Basta parlare con chi le vende, per sentirsi dire che dopo la fiammata del Covid, le gamme medie ormai sono ferme, mentre si vendono tantissimo le bici di altissima gamma.

Prevedendo ciò che forse sarebbe successo, perché Ugo De Rosa aveva le mani d’oro e il naso sopraffino, una volta ci confidò di aver chiesto a suo figlio Cristiano di verificare sulle riviste gli annunci di bici usate.

Ugo e Maria sono stai compagni di tutta la vita. Dal loro matrimonio sono nati tre figli: Danilo, Doriano e Cristiano
Ugo e Maria sono stai compagni di tutta la vita. Dal loro matrimonio sono nati tre figli: Danilo, Doriano e Cristiano

«Sono sempre curioso – disse – di capire quali sono le bici che la gente dà indietro e dopo quanto tempo. Divento anche più curioso quando vedo che un nostro cliente ha messo in vendita una bici De Rosa. Vorrei sapere perché lo ha fatto. Tutto serve per migliorare. Sono convinto che la bicicletta abbia enormi margini di miglioramento e mi piace ancora far parte del suo futuro».

Un allievo di nome Eddy

Una sera, alla fine di quella settimana, il signor Ugo mi invitò a cena a casa sua. E prima di sederci a tavola, mi portò al piano terra dove tutto lasciava pensare a un’officina. Era stata quella infatti la prima sede dell’azienda e aveva preferito lasciare tutti gli attacchi pronti, perché chi può sapere come andranno le cose? Là sotto aveva passato giorni interi Eddy Merckx, che per le bici con il suo nome aveva chiesto supporto al vecchio amico.

La sua presenza in azienda non è mai venuta meno (foto De Rosa)
La sua presenza in azienda non è mai venuta meno (foto De Rosa)

Di quell’artigianato così curioso e prezioso forse De Rosa è rimasto l’ultimo esponente che ancora non sia stato acquistato da fondi o magnati da altre parti del mondo. Prima Bianchi. Poi Pinarello. Più di recente è toccato a Colnago. Non si tratta di fare i romantici: sappiamo bene che le iniezioni di capitali permettono di investire in tecnologia e sviluppo. Resta da capire se questo sia necessario anche per restare nella nicchia dell’artigianato di alta gamma, resistendo alla tentazione di inseguire i colossi sulla via di un livellamento pazzesco verso l’alto. I campioni hanno bisogno di mostri da competizione, gli amatori potrebbero volersi accontentare di un gioiello. Anche di questo ci sarebbe piaciuto parlare con il signor Ugo, nostro maestro di ciclismo.

Faccia a faccia con la Corneo, sergente di ferro della BePink

30.10.2021
6 min
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Sigrid Corneo, diesse della BePink, la intercettiamo mentre sta lavando le bici della squadra. Neanche il tempo di finire l’attuale stagione che già è ora di ripartire con quella nuova. Ormai il ciclismo moderno non conosce soste o periodi di stacco, né per le atlete né tantomeno per i dirigenti. Ma questo è tuttavia un ottimo momento per sentire le loro voci, tracciare qualche bilancio e fare qualche chiacchiera più informale del solito.

«Non preoccupatevi – ride – ho gli auricolari così ho le mani libere per continuare con la pulizia dei mezzi. Qua bisogna saper far tutto. Ed essere organizzati sempre di più».

Dieci anni di BePink, ma la storia di Sigrid Corneo e Walter Zini è ben più lunga
Dieci anni di BePink, ma la storia di Sigrid Corneo e Walter Zini è ben più lunga

Dieci anni di BePink

Fra qualche settimana saranno dieci anni di BePink. A metà novembre del 2011, infatti, nasceva la formazione di Walter Zini con l’ex ciclista italo-slovena da sempre al suo fianco (sono anche compagni di vita), fin da quando ancora correva. Sfruttando proprio l’esperienza della Corneo da corridore e da direttore sportivo, cerchiamo di fare un confronto sul ciclismo femminile. Oltre a chiederle un riassunto sulla loro ultima annata, impreziosita dal bellissimo oro europeo under 23 su strada di Silvia Zanardi (e dagli altri suoi tre in pista nella rassegna continentale).

Silvia Zanardi è stata l’atleta più rappresentativa della BePink nel 2021. Rimarrà anche il prossimo anno
Silvia Zanardi è stata l’atleta più rappresentativa della BePink nel 2021. Rimarrà anche il prossimo anno
Sigrid iniziamo dalla differenza che c’è nel ciclismo femminile tra quando correvi tu ed oggi?

Ci sono pro e contro. Oggi c’è più professionalità, le ragazze sono molto più preparate, sanno già tante cose. E hanno attorno tante figure come il nutrizionista, preparatore personale, mental coach. E’ senz’altro un bene che può diventare un male, perché possono creare molta confusione. Senza contare poi che le ragazze ora tendono ad ascoltare poco la squadra. Hanno genitori, parenti, fidanzati, procuratori che le dicono cosa fare. Non è un aspetto positivo, ma non è l’unica cosa che non va…

Cos’altro c’è?

Le cicliste di oggi vogliono tanto e subito, con poco. Non sono propense alla fatica. Non vale per tutte chiaramente, ma per tantissime la mentalità è questa. Poche si chiedono: «Ho fatto davvero tutto per andare più forte?». Quando correvo io, eravamo tutte pronte alla fatica, invece adesso tante arrivano con la cultura errata del risultato pensando di essere tutte campionesse. Ad esempio, quando mi è capitato di spiegare ad alcune come si allenano Van Vleuten, Van der Breggen o altre, mi hanno risposto che non sono matte per farlo anche loro. Certo, le mie sono giovani e non bisogna sovraccaricarle ed alcune sono state ben dotate da madre natura, ma anche chi ha talento deve metterci tanto impegno e sacrificio. Questi sono due fondamenti che non sono cambiati nel ciclismo per andare forte o fare bene il mestiere.

Silvia Valsecchi ha chiuso la carriera proprio quest’anno, vincendo una corsa
Silvia Valsecchi ha chiuso la carriera proprio quest’anno, vincendo una corsa
Sigrid prima di parlare del vostro 2021 ci giochiamo subito il carico pesante e non ci pensiamo più. La Zanardi l’anno prossimo che fa? Eravamo rimasti a qualche contatto con team WorldTour…

Dobbiamo ancora renderlo ufficiale, ma Silvia nel 2022 sarà ancora con noi. E’ vero, abbiamo avuto diversi contatti con diverse formazioni WorldTour, di cui una italiana (senza dirlo è chiaro il riferimento alla Alè Btc Ljubljana, ormai acquisita dal UAE Team Emirates, ndr), ma la ragazza ha capito che ha ancora bisogno di imparare e crescere. E’ ancora giovane, ha ventuno anni e stare con noi può farle bene. Perché, lei lo sa, è ancora molto incostante. Poi a fine dell’anno prossimo vedremo come saranno andate le cose.

Quindi potrebbe partire a fine 2022? 

Quest’anno sarà più osservata del solito dagli altri team. Certo, per noi è sempre un orgoglio far crescere delle atlete e poi vederle nel WorldTour. Attenzione però, l’importante è che passino al momento giusto e che di là si facciano valere. Perché poi sembra che siamo noi squadre più piccole a mandarle fra le grandi senza aver insegnato nulla. 

Indubbiamente la Zanardi quest’anno vi ha regalato grandi gioie ed emozioni. Per il resto che stagione è stata per voi?

Siamo contenti e lo sono anche gli sponsor per i nostri risultati. All’inizio siamo partiti maluccio, perché non riuscivamo a concretizzare il gran lavoro fatto. A parte l’europeo di Trento con Silvia, abbiamo totalizzato sei vittorie, anche se sono tutte in gare open. Una di Crestanello, una di Zanardi e quattro di Vitillo, bravissima proprio pochi giorni fa ad aver conquistato le due tappe e la generale del Giro di Campania (23-24 ottobre, ndr). Poi la Valsecchi ha vinto il criterium post campionato Italiano in Puglia.

Cosa significa avere in squadra la campionessa d’Europa U23?

Fa tanto, anche se poi è una maglia che non indosserà. Ed è molto soddisfatto e contento di noi anche Cristiano De Rosa, che ci fornisce le bici e che proprio in questi giorni ne sta ultimando una con colorazioni ad hoc per la Zanardi impegnata nella Champions League della pista (in programma tra l’1 novembre e l’11 dicembre tra Spagna, Francia, Lituania, Regno Unito e Israele, ndr).

Nel 2022 non ci sarà più Silvia Valsecchi che si è ritirata. Qualcuno prenderà il suo posto di veterana? Che squadra avrete e sarete?

Vi posso anticipare che abbiamo preso Valentina Basilico, junior che arriva dal Racconigi Cycling Team. Il resto delle conferme e dei nuovi arrivi lo annunceremo a breve.

Ai mondiali del 1994, la prima da sinistra è proprio Sigrid, poi Cappellotto, Zocca, Rizzi e Bonanomi
Ai mondiali del 1994, la prima da sinistra è proprio Sigrid, poi Cappellotto, Zocca, Rizzi e Bonanomi
Da chi ti aspetti un salto di qualità l’anno prossimo?

Una che potrà fare tanto bene è Matilde Vitillo. Fa quello che le si dice e per tornare al discorso che facevamo prima, non ha paura di far fatica e di patire un grande mal di gambe. Lei può fare un ulteriore step. Mi aspetto qualcosa di più anche da Nadia Quagliotto che è una bravissima ragazza. Ha le carte in regola per fare la regista e tante altre potenzialità per andare forte. Sono già sei anni che è elite e la sprono sempre ad osare di più altrimenti il tempo passa.

Per chiudere, hai corso nelle elite da inizio anni ’90 fino al 2010, vincendo diverse gare. Hai disputato mondiali in maglia azzurra e u’ Olimpiade a Pechino con quella slovena. Sigrid Corneo come si troverebbe in gruppo oggi?

Non mi piace fare paragoni, specialmente quando parlo con le mie atlete, però a volte penso di essere nata nell’epoca sbagliata. Se avessi corso in questi ultimi anni probabilmente mi sarei tolta le stesse soddisfazioni, ma mi sarei sentita più adatta. Caratterialmente mi sento più grintosa di tante atlete che hanno la mia stessa età di allora.

Viviani, sprint sbagliato e si sfoga sui rulli

09.05.2021
3 min
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Viviani ha passato almeno un quarto d’ora sui rulli davanti al pullman. E mentre lui defaticava e smaltiva il fastidio del terzo posto, accanto sfilavano Damiani, poi Vasseur e alla fine Consonni. Dall’altra parte della transenna, a una ventina di metri, Giovanni Lombardi sorrideva dopo lo scambio di messaggi fatti di gesti e sguardi.

«Ha detto che la gamba comunque c’era – confermava il procuratore piacentino – e questo è l’importante».

Dopo l’errore di Molano, ha recuperato in tempo per il colpo di reni con Groenewegen
Dopo l’errore di Molano, ha recuperato in tempo per il colpo di reni con Groenewegen

Il film sbagliato

Viviani si è piazzato terzo, ma se si potesse tracciare con un carboncino la sua traiettoria sull’asfalto del rettilineo di arrivo, si vedrebbe che non si tratta di linea retta, ma di un ardito intreccio di linee.

«Siamo entrati con Simone alla rotonda – dice e intanto gira sui rulli – ero a ruota di Molano e mi sono fatto il film. Molano parte, si sposta ai 250 metri e anche se è tanto, io parto e per vincere devono rimontarmi. E alla peggio me la gioco con Merlier o Gaviria. Invece Molano si è piantato e io mi sono ritrovato con la ruota all’interno, cioè fra lui e la transenna. Errore mio, sia chiaro. Ho dovuto rialzarmi, girargli attorno e solo a quel punto ho rilanciato la volata».

Senza Sabatini

Il treno è l’argomento sensibile nella Cofidis e soprattutto nella componente italiana della stessa, Fu il treno lo scorso anno a non far decollare il gruppo Viviani ed è per questo che, sgombrando il campo dal Covid, al Giro 2021 il velocista veronese ha quello che ha chiesto ed è arrivato al via seguendo il suo percorso ideale.

«Abbiamo perso Sabatini ai due chilometri e mezzo – spiega – ma Attilio e Simone hanno fatto un ottimo lavoro. Ci siamo. E se siamo riusciti a tenere in mano la corsa in finale senza uno come Sabatini, vuol dire che i meccanismi cominciano a funzionare».

Al via da Torino, Elia Viviani con il presidente Fci Dagnoni
Al via da Torino, Elia Viviani con il presidente Fci Dagnoni

Svista Molano

Per cui diciamo che, al netto di ciò che è gestibile dal team e dal velocista, nelle volate un ampio margine è demandato alle azioni degli altri.

«Ero a ruota di Molano – dice – e pensavo: “Togliti! Dove devi andare?”. Eravamo in una semicurva a destra, sarebbe bastato che continuasse ad andare dritto, invece si è spostato. E l’ha combinata doppia. Ha costretto me a fare il giro e ha quasi buttato giù il suo compagno Gaviria. Se c’era Richeze non succedeva. E domani ci riproviamo. Siamo andati a vedere il finale, se piove si complica. Viene bene per chi attacca, tipo Ulissi oppure Sagan che vorrà far fuori i velocisti. Ma noi saremo lì. Per vincere dovranno battere anche noi. Finisco con i rulli, si va in hotel e ci vediamo alla partenza».

Cofidis: Elia Viviani atteso a un grande riscatto

20.04.2021
3 min
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Tanti cambi di formazione, ma l’intelaiatura della Cofidis rimane la stessa. Molti la considerano fra le meno attrezzate del World Tour, facendo leva soprattutto sugli ultimi risultati, ma a ben guardare la formazione transalpina è sempre una squadra con gli uomini giusti per sorprendere e lo ha dimostrato lo scorso anno, quando pur dovendo fare i conti con la difficile stagione del suo principale acquisto, Elia Viviani, ha tirato fuori dal cilindro un ottimo interprete dei grandi Giri, Guillaume Martin chiamato ora alla riconferma soprattutto al Tour.

Elia Viviani
Elia Viviani al secondo anno con la Cofidis
Elia Viviani
Elia Viviani al secondo anno con la Cofidis

E’ chiaro che molto del destino del team dipende dalla piena ripresa dell’olimpionico dell’omnium: l’avventura di Viviani alla Cofidis sembra sempre sul punto di avviarsi ma poi si intoppa, i problemi fisici vissuti dal campione di Isola della Scala (Covid e valori cardiaci alterati) hanno ostacolato anche questa preparazione invernale. Per Viviani d’altronde è una stagione decisiva, puntata sulle Olimpiadi e la riconferma in pista, con Consonni sua spalla nella madison che sarà chiamato ad affinare la coesistenza nelle tante volate della prima parte di stagione.

Team Cofidis, ritiro dicembre 2020 (foto Cofidis)
Team Cofidis, una foto dal ritiro di inizio stagione
Team Cofidis, ritiro dicembre 2020 (foto Cofidis)
Team Cofidis, una foto dal ritiro di inizio stagione

Sarà sicuramente da seguire Jesus Herrada, lo spagnolo che superati i 30 anni sembra essere entrato in una nuova giovinezza e può essere considerato un valido pretendente alle brevi corse a tappe. Per il resto non va trascurata una caratteristica peculiare della Cofidis: quella di animare sempre le prime parti della corsa, lanciando fughe a lunga gittata che in qualche occasione trovano anche il migliore degli approdi.

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Piet AllegaertMoorsledeBel20.01.19952017
Fernando Barcelo AragonHuescaEsp06.01.19962018
Natnael BerhaneAsmaraEri05.01.19912013
Tom BohliUznachSui17.01.19942016
André CarvalhoVila Nova F.Por27.05.19922019
Thomas ChampionSt.SebastienFra08.09.19992021
Simone ConsonniPonte San PietroIta12.09.19942017
Jean Pierre DruckerSandweilerLux03.09.19862011
Nicolas EdetLa Ferte-BernardFra02.12.19872011
Ruben Fernandez AndujarMurciaEsp01.03.19912013
Eddy FineHerbeysFra20.11.19972021
Simon GeschkeBerlinoGer13.03.19862009
Nathan HaasBrisbaneAus12.03.19892012
Jesus Herrada LopezMota del CuervoEsp26.07.19902011
José HerradaCuencaEsp01.10.19852006
Victor LafayLioneFra17.01.19962018
Christophe LaporteLa Seyne sur MerFra11.12.19922014
Guillaume MartinParigiFra09.06.19932016
Emmanuel MorinNantesFra13.03.19952019
Anthony PerezTolosaFra22.04.19912016
Pierre Luc PerichonBourg en BresseFra04.01.19872013
Rémy RochasLa Motte ServolezFra18.05.19962016
Fabio SabatiniPesciaIta18.02.19852006
Szymon SajnokKartuzyPol24.08.19972017
Kenneth VanbilsenHerk-de-Stad Bel01.06.19902012
Attilio VivianiOppeanoIta18.10.19962018
Elia VivianiIsola della ScalaIta07.02.19892010
Jelle WallaysRoeselareBel11.05.19892011

DIRIGENTI

Cedric VasseurFraGeneral Manager
Christian GuiberteauFraDirettore Sportivo
Samuel BelleouneFraDirettore Sportivo
Roberto DamianiItaDirettore Sportivo
Alain DeloeuilFraDirettore Sportivo
Bingen Fernandez BustinzaEspDirettore Sportivo
Jean Luc JonrondFraDirettore Sportivo
Thierry MarichalFraDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

C’è tanta Italia nella dotazione del Team Cofidis, a partire dalle biciclette De Rosa, passando per i gruppi Campagnolo e le ruote fulcron, fino all’abbigliamento Nalini. Per l’azienda telaistica di Cusano Milanino, ceh fornisce al team modelli SK Pininfarina e Merak, l’impegno nel WorldTour si sta trasformando in un ottimo investimento sul fronte della ricerca.

CONTATTI

TEAM COFIDIS – FRA

6 Avenue Henri Poincaré, ZAC de Ravennes les Francs 5991 Bondues (FRA)

cofidiscompetition@orange.fr – www.equipecofidis.com

Facebook: @TeamCofidis

Twitter: @TeamCOFIDIS

Instagram: teamcofidis

VIDEO/In De Rosa, per scoprire la bici di Viviani

11.12.2020
5 min
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Un caffè nella sede dell'azienda milanese con il signor Ugo De Rosa e i figli Cristiano e Danilo. Giusto al mattino erano partite le ultime bici per la Cofidis. E bici.PRO si è fatto spiegare perché la bicicletta di Elia Viviani in realtà non è uguale alle altre.

Tutte le mattine alle 7,45 Cristiano De Rosa apre i cancelli dell’azienda e aspetta l’arrivo degli operai. Cusano Milanino è sospesa tra un filo di paura e la necessità di lavorare. Il signor Ugo, fondatore nel 1953 della Cicli De Rosa, si affaccia quando capita e sempre avendo cura di proteggersi al meglio. Sua moglie Mariuccia invece esce come se nulla fosse, va in ufficio e si fa carico come sempre delle fatture.

Stamattina sono partiti gli ultimi furgoni della Cofidis, con le bici per i dieci nuovi arrivati. E la curiosità di questa immersione in azienda è proprio capire in che modo l’esperienza di un team si traduca in vantaggi tecnologici per chi le bici le produce. Partiamo da qui, ma il discorso prenderà le direzioni più disparate.

«Oggi i rapporti con le squadre – dice Cristiano – sono diversi da una volta. Ci sono i direttori sportivi e i capi meccanici. Alcuni lasciamoli stare, per fortuna ci sono quelli che studiano le caratteristiche dei prodotti e si documentano. E poi ci sono i corridori come Elia Viviani, cui potrei chiedere tranquillamente consulenze sui materiali, certo che me le darebbe. Lavoriamo quotidianamente per corridori come lui, per cercare l’evoluzione e la performance del carbonio ad alto modulo e delle resine. La bici di un professionista, che poi è la bici che va in produzione, deve essere sicura, guidabile e leggera. Una volta non era così».

De Rosa, 2020
Cristiano De Rosa, nel suo ufficio al primo piano di via Bellini
De Rosa, 2020
Cristiano De Rosa nell’ufficio al primo piano
Perché, com’era una volta?

C’è stata una fase storica da cui tutti noi siamo nati in cui, grazie all’immensa sapienza di alcuni artigiani fra cui mio papà, si puntava unicamente alla leggerezza. Oggi abbiamo parametri che ci consentono di valutare la flessione e la deformazione di ogni parte del telaio. Un po’ come le Superbike, che sono le stesse moto di produzione. Noi qui produciamo soltanto biciclette del servizio corse, con un approccio diverso rispetto ad allora. Le bici di oggi vanno forte e non è un caso che i terreni in cui si decidono tante corse siano la discesa e le crono, cioè le fasi in cui le bici sono spinte al limite.

Un atleta come Viviani entra anche nel discorso delle geometrie della sua bici?

Il discorso non è legato tanto ad angoli e misure, quanto piuttosto al bilanciamento del telaio e al fatto che non disperda potenza. Elia fa 1.500 watt, ha bisogno che la sua bici vada dritta anche quando lui dà il massimo. Ci sono software che permettono di capire come rinforzare le scatole del movimento centrale. Una volta mio padre per la bici di un velocista metteva un tubo più grande. Noi oggi ragioniamo sull’aumento della quantità di carbonio e di conseguenza della resina, che fa aumentare il peso.

Rigidità contro leggerezza?

Per uno come Viviani serve qualcosa di più nella scatola. Quindi qualche pezza in più di carbonio ad alto modulo e resina leggera. Abbiamo uno stampo solo per lui, anche se una bici così me la sono fatta anch’io. Certe cose sarebbe quasi meglio non dirle in squadra, per evitare che si creino gelosie. Abbiamo scoperto grazie a Pininfarina che differenza ci sia fra una bici bella e una bici performante.

Qual è?

Ci sono dei software ideati per altri contesti che permettono di valutare in modo completo l’efficienza di una bici. Veniamo da abitudini sanissime, dettate dall’esperienza, ma quando si punta sulla performance serve conoscenza. Fra la prima SK e la seconda, io preferivo la prima, perché mi piaceva di più la sezione del tubo orizzontale. Eppure, dati alla mano, ci hanno dimostrato che per prestazioni vince la seconda. E a quel punto non c’è stato più nulla di cui parlare.

Hai detto: veniamo da abitudini dettate dall’esperienza…

Per fare le bici oggi devi avere un background da… metallaro. L’acciaio, l’alluminio e il titanio. Costruire telai con i tubi e con i vari materiali ci ha permesso di capire tante cose, arrendendoci davanti al fatto che soltanto il carbonio ha permesso di cambiare il disegno dei tubi.

De Rosa Sk, Elia Viviani, Cofidis 2021
Sul lato destro, il ricordo del campionato europeo
De Rosa Sk, Elia Viviani, Cofidis 2021
A destra, il ricordo del titolo europeo
De Rosa Sk, Elia Viviani, Cofidis 2021
Sul fianco sinistro il richiamo alla vittoria del tricolore
De Rosa Sk, Elia Viviani, Cofidis 2021
A sinistra il ricordo del tricolore
Il peso ha smesso di essere l’unica bussola in De Rosa?

Il peso va ragionato e dipende da come viene ripartito. Possiamo fare un telaio da 300 grammi e arrivare a 6,8 chili soltanto con i componenti. Oppure un telaio da 3 chili e arrivare al peso con tutto il resto. Abbiamo la fortuna di lavorare con aziende molto preparate. In Campagnolo sono maniacali per l’affidabilità di ogni parte che producono, per cui sappiamo che quello è il peso necessario perché il componente non si rompa. Detto questo, non è scritto da nessuna parte che 6,8 sia il peso giusto. Una bici può andare bene anche a 7-7,1 chili, ma trovi corridori e manager fissati che per prima cosa la sollevano. Preferirei atleti consapevoli dei vantaggi che una bici può dargli. Non è nemmeno bello avere la bici leggera e doverci mettere dentro i pesi. Di sicuro la bici di Pozzovivo non dovrebbe pesare come la bici di Ganna, giusto per fare due nomi a caso.

Quante bici date alla Cofidis?

Lo scorso anno 212. E se si pensa che i produttori di componenti faticano a consegnare e che le bici di scorta non le hanno mai toccate, per alcuni il 2021 comincerà con le bici intatte del 2020. Di fatto la prossima stagione durerà 15 mesi. Questi ultimi tre del 2020 e i 12 del 2021. Piuttosto, avete visto che bella annata è venuta fuori? Okay che il lockdown ha stravolto la preparazione degli atleti più esperti, ma Tour, Giro e Vuelta sono stati spettacolari come non succedeva da un po’. Belli tutti questi giovani. C’è chi dice che potrebbero durare di meno, ma è così importante che arrivino a 40 anni?

Si è anticipato un po’ tutto. Basta che non si scateni la caccia ai ragazzini, che per arrivare prima al top, magari smettono di studiare…

Sono d’accordo. Le squadre satelliti dei team WorldTour dovrebbero investire sulla formazione dei giovani. Perché se non studiano, non sono neanche in grado di svolgere la loro funzione di personaggi pubblici e testimonial. Lo fanno in altri sport, dovremmo farlo anche noi.

Avete vantaggi dalla presenza nel WorldTour?

Non esiste uno strumento che possa dirlo esattamente. Era stato fatto uno studio secondo cui soltanto due o tre squadre garantivano un ritorno. Noi siamo contenti di Cofidis e della collaborazione con un tecnico come Damiani. Abbiamo aumentato le vendite in Francia, ma anche in Indonesia. Questo per dire che in alcuni mercati il messaggio del professionismo non arriva e neppure serve. In Giappone, ad esempio, in cui vendiamo da 50 anni, conta il modo in cui ti sei comportato. Dovrebbe essere sempre così, in fondo…