La tattica della Alpecin? Portare quei due nel finale

17.03.2024
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SANREMO – Mentre Jasper Philipsen e Mathieu Van der Poel erano “rapiti” dalle tv, nel clan della Alpecin-Deceuninck si faceva festa per l’ennesimo monumento conquistato. Ormai la squadra di Christoph Roodhooft, manager e diesse, è diventata una corazzata. Due Sanremo, due Fiandre e una Roubaix solo negli ultimi tre anni. Senza contare tutte le altre classiche. E che classiche: Strade Bianche, Amstel Gold Race, Francoforte…

Christoph Roodhooft con Dillier al bus della Alpecin-Deceuninck
Christoph Roodhooft con Dillier al bus della Alpecin-Deceuninck

Davide contro Golia

Mentre Roodhooft parla ai giornalisti, arriva Silvan Dillier. Lo svizzero è sfinito. Fa parte della guardia che entra in gioco lontano dal traguardo, quella del “lavoro sporco”, ma se i suoi capitani vincono il merito è anche di quelli come lui. Firma autografi e poi si concede all’abbraccio di Roodhooft che da serissimo si illumina finalmente con un sorriso.

«Se guardo alla lista di partenza di questa mattina – dice Roodhooft – ho pensato che forse non saremmo stati più forti di altri. C’erano delle formazioni molto ben attrezzate. Ma noi crediamo nel nostro team, nei nostri uomini e abbiamo cercato di schierare i più forti. Ad un certo punto eravamo rimasti solo con quattro atleti. Ma nel finale eravamo lì».

Il manager rimarca il discorso della squadra e dei valori in campo. In settimana, vedendo come si presentavano squadre come Lidl-Trek e UAE Emirates in Belgio ci si chiedeva come avrebbero fatto a replicare il successo dell’anno scorso. Con queste parole sembrava quasi si fosse tolto il classico “sassolino” dalla scarpa.

La generosità di VdP che sia nella salita che nella discesa del Poggio si è voltato ad “aspettare” Philipsen
La generosità di VdP che sia nella salita che nella discesa del Poggio si è voltato ad “aspettare” Philipsen

VdP in crescita

E forse anche per questo Roodhooft tutto sommato si dice contento che la corsa sia filata liscia come gli altri anni fin sui capi. Alcune squadre erano più numerose della sua. Ma c’era l’asso nella manica: Mathieu Van der Poel in veste da gregario.

«Mathieu – dice – è con noi da molto tempo. E’ una persona adulta e vuole il meglio anche per il team. E’ un uomo squadra a tutti gli effetti e vuole farne parte. Non è “un’isola”».

Tra le righe, sempre ascoltando Roodhooft si evince che forse VdP non era proprio al top ai piedi del Poggio. Probabilmente esordire con una corsa come la Sanremo non è facile neanche per un super eroe come lui. Però è stato forte lo stesso e soprattutto onesto.

«Aiutare Philipsen è stata una sua intuizione – ha continuato Roodhooft – Ora si spera possa arrivare nelle sue migliori condizioni al Giro delle Fiandre (tra due settimane, ndr). Ma ci riuscirà sicuramente… se non ci saranno problemi».

L’andamento della corsa regolare, seppur con la media record di 46,1 km/h, ha favorito lo sprinter belga
L’andamento della corsa regolare, seppur con la media record di 46,1 km/h, ha favorito lo sprinter belga

Barra dritta

Il portamento retto di Roodhooft fa impressione. Non sembra una persona che ha appena vinto una corsa tanto importante come la Sanremo. E tutto sommato le parole di Philipsen si sposano alla perfezione col ritratto del manager.

«Christoph – ha detto Jasper – ma anche suo fratello Philip, non si lasciano mai prendere dal panico, elaborano un piano chiaro e lo rispettano fino in fondo. Anche se le cose non vanno benissimo, come è successo quest’anno. Non si stressano e continuano a credere in quello che fanno. E questo aiuta un uomo che, come me, a volte perde fiducia e pazienza in sé stesso».

«Penso che sia un complimento anche per me e mio fratello – ha detto Roodhooft – Siamo molto felici ovviamente. Al via sapevamo di avere due corridori molto forti ed entrambi erano presenti nel finale. Vedere Mathieu Van der Poel, campione del mondo, che si sacrifica per Jasper è stato incredibile. Gli ha dato l’opportunità di fare lo sprint per la vittoria».

«Non dico che il piano fosse questo, ma ci aspettavamo sia Mathieu che Jasper nel finale». Insomma tutto secondo programma: Davide che batte Golia, due assi nella manica e una grande intesa. Come sembra facile vincere una Milano-Sanremo.

Van der Poel, programma per tutelare gambe e testa

02.09.2023
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L’idea che quella di Glasgow potesse essere l’ultima corsa della stagione è stata presto abbandonata, per cui Mathieu Van der Poel tornerà in gara su strada domani a Plouay. Il suo calendario è stato ridisegnato per gratificare la maglia di campione del mondo e permettere all’olandese di avvicinarsi meglio ai prossimi obiettivi.

«Il divario tra Glasgow e l’inizio della stagione del cross sarebbe troppo grande – ha spiegato Christoph Roodhooft, l’artefice dei successi sportivi del campione del mondo a Het Nieuwsblad – quindi al suo calendario sono state aggiunte alcune prove. Con quale scopo? Fa poca differenza per il suo palmares se vince a Plouay o Fourmies, anche se sono grandi gare. Essere presenti da campione del mondo è il motivo principale. Mathieu vuole assolutamente partecipare anche al test event di mountain bike prima dei Giochi Olimpici (23 settembre, ndr), quindi ha dovuto tenersi in allenamento. Non ci sono obiettivi specifici, ma si spera che da qualche parte si riesca anche a fare risultato».

La prima uscita in maglia iridata, al criterium Profronde Van Etter-Leur
La prima uscita in maglia iridata, al criterium Profronde Van Etter-Leur

Vacanze finite

Il programma prevede dunque Plouay, il GP Fourmies (10 settembre), GP Wallonie (12 settembre), Super8 Classic (16 settembre) e Circuit Franco-Belge (28 settembre): ad eccezione del Super8 sono tutte classiche a cui Van der Poel non ha ancora mai partecipato.

«Era tutto un fatto di pianificazione – ha approfondito Roodhooft – per cui capitava che non si adattassero alla sua preparazione per il campionato del mondo, oppure alla preparazione per la stagione di ciclocross. Non era certo un fatto di volerle o non volerle fare. Il percorso di Plouay gli si addice, ma naturalmente c’è stata una certa… decompressione dopo i mondiali. Dopo la delusione nella mountain bike (Van der Poel è caduto in partenza e ha dovuto ritirarsi, ndr) Mathieu è andato in vacanza per qualche giorno. Poi però ha iniziato ad allenarsi bene e ho l’impressione che stia andando abbastanza bene. E non dimentichiamo che è settembre per tutti. La maglia iridata gli rende impossibile pedalare in modo anonimo. Ma anche senza averla indosso, per Mathieu era quasi impossibile».

Mathieu insieme al campione europeo Jakobsen. VDP non sarà in gara a Drenthe il 24 settembre
Mathieu insieme al campione europeo Jakobsen. VDP non sarà in gara a Drenthe il 24 settembre

Continuare al top

Van der Poel ha vinto solo cinque corse in questa stagione, ma fra queste ci sono la Milano-Sanremo, la Parigi-Roubaix e il campionato del mondo.

«E quelle sono le corse in base alle quali viene giudicato – ha proseguito il suo tecnico – per me può vincere 25 gare, ma ci aspettiamo tutti che vinca gare come Sanremo, Fiandre o Roubaix. La quantità non è importante, conta la qualità. Nel team ci occupiamo anche del suo benessere mentale. Oggi ha 28 anni: questa è una fase cruciale della sua carriera. Se la supera bene, può continuare a correre ad alto livello per qualche altro anno. Spesso si vedono i migliori talenti svanire dopo questa fase della loro carriera, intorno ai trent’anni. Facciamo tutto il possibile per impedirlo, perché semplicemente andare avanti in modo anonimo non è nel suo carattere. O continua nel modo giusto, oppure non continua».

Per il campione olandese sempre tanta passione da parte dei fans, ancor più dopo il titolo mondiale
Per il campione olandese sempre tanta passione da parte dei fans, ancor più dopo il titolo mondiale

Pressione e salute

E qui Roodhoft ha spalancato la porta su uno dei problemi che sta determinando da qualche anno il nuovo corso del ciclismo e aumentando la pressione sugli atleti, soprattutto sui più forti, arrivando a ritiri clamorosi come quello di Tom Dumoulin.

«Corrono molto meno, ma sono sempre in bicicletta. All’interno di questo approccio completamente nuovo, fatto di allenamento in quota e controllo rigoroso del cibo, spetta a noi garantire il benessere mentale. Ormai correre significa lavorare per obiettivi, cercare di essere forti al momento giusto e in modo sano».

VdP piomba sul Tour: valori super e un pensiero iridato

29.06.2023
5 min
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Mathieu Van der Poel si appresta a correre il suo terzo Tour de France, ma il primo a mente libera come ha detto lui stesso. Una volta aveva le Olimpiadi in mtb per la testa, una volta ci era arrivato dal Giro d’Italia e quindi era già stanco. Adesso la Grande Boucle aspetta un VdP al 100 per cento e lui, chiaramente, vuol farsi trovare al meglio.

VdP ha vinto il Baloise Belgium Tour, conquistando anche una tappa
VdP ha vinto il Baloise Belgium Tour, conquistando anche una tappa

Dente “avvelenato”

L’olandese è rimasto deluso dal campionato nazionale. Aveva provato con quel mix tra follia e forza che lo contraddistingue, ma la Jumbo-Visma lo ha marcato bene e alla fine Mathieu si è dovuto arrendere: “solo” terzo. 

«Altre squadre – ha detto dopo la gara, l’atleta dell’Alpecin-Deceuninck – si sono presentate al via con molti più corridori, il che ha reso la gara difficile per me. Mi sono sentito abbastanza bene durante tutta la giornata. Sto anche affrontando meglio il caldo, ma perdere così è frustrante».

«Da parte mia però, penso di aver fatto tutto bene. A un certo punto devi iniziare a giocare d’azzardo e pensare a vincere. Dylan (Van Baarle, ndr) è un campione vero, hanno fatto bene la Jumbo-Visma a ingaggiarlo. Ora qualche giorno di recupero per me e poi andrò al Tour».

Van der Poel lo scorso anno alla Coppi e Bartali, al centro Christoph Roodhooft 
Van der Poel lo scorso anno alla Coppi e Bartali, con lui Christoph Roodhooft 

E con il suo manager e direttore sportivo, Christoph Roodhooft abbiamo parlato proprio in ottica Tour de France. Cosa aspettarci da VdP?

Christoph, come giudichi la performance di Mathieu VdP al Belgium Tour? In un’intervista dopo il Giro belga si era parlato addirittura di wattaggi tra i migliori di sempre per Mathieu?

Mathieu ha effettivamente raggiunto un livello elevato nel Baloise Belgium Tour. Dopo una breve pausa a seguito della Parigi-Roubaix, ha lavorato per essere in forma proprio per questo periodo grazie ad uno stage in Spagna, prima, e ad un ritiro in quota con la squadra a La Plagne, poi.

Con l’obiettivo del Tour…

Concentrandosi sul Tour ma anche sui Mondiali su strada. Intanto possiamo dire che è pronto per il Tour.

La Grande Boucle che sta per iniziare prevede molte tappe miste, collinari…. ne avete già individuate alcune?

Ci sono un certo numero di tappe in cui Mathieu può fare bene con le sue capacità. Penso sia alle tappe intermedie ma anche a quelle con un finale… incisivo, diciamo così. Ma prima di dire questa o quella frazione vediamo come si svilupperà la sua forma nell’arco delle tre settimane. Mathieu, inoltre, cercherà anche di aiutare Jasper Philipsen negli sprint.

Se dovesse vincere a Bilbao, per Mathieu non sarebbe la prima maglia gialla della carriera. L’aveva già conquistata nella 1ª tappa del Tour 2021
Se dovesse vincere a Bilbao, per Mathieu non sarebbe la prima maglia gialla della carriera. L’aveva conquistata nella 1ª tappa del Tour 2021
Lo scorso anno la maglia rosa al Giro, che partiva dall’estero, quest’anno anche il Tour parte oltreconfine: la maglia gialla nella prima frazione è un obiettivo concreto?

Vedremo come si evolverà la corsa a Bilbao. È una tappa adatta sia ai combattenti che ai corridori di classifica. Difficile fare una dichiarazione in merito in anticipo. Ma se si presenterà l’occasione, Mathieu di certo non se la farà scappare.

Mathieu ha detto che sarà al Tour per la prima volta “a mente libera”. Quanto è importante questo fattore per te? 

In effetti, ha una mente libera. Ma non credo che questo sia il fattore più importante. Mathieu ha detto che vuole finire il Tour per la prima volta nella sua carriera. Ma allo stesso tempo, sta correndo “con il mondiale nella parte posteriore della sua mente”».

Quindi al mondiale ci pensa. Tutto questo, può aumentare la pressione?

Riguardo alla pressione: Mathieu inizia ogni gara con la pressione di chi deve provare a vincere. Può farcela sempre, ma questo non ha nulla a che fare fare con una mente libera.

Il Tour, il mondiale, la maglia gialla… e quella verde può essere un obiettivo?

No, in più occasioni ha già detto che la maglia verde non è un obiettivo per lui. Semmai questo è un obiettivo a cui può aspirare Jasper Philipsen… se tutto va bene.

Sempre al Giro del Belgio, Mathieu si è messo anche a disposizione di Philipsen, cosa che secondo Roodhooft vedremo anche in Francia

Da Parigi a Glasgow

E’ centrale il passaggio in cui Roodhooft parla anche del mondiale, che tutto sommato sì il Tour è l’obiettivo, ma VdP ci va anche pensando alla corsa iridata in Scozia. Magari l’obiettivo arcobaleno lo porterà a correre un po’ meno alla garibaldina di quanto ha fatto al Giro d’Italia lo scorso anno.

Ci saranno da dosare benissimo le energie. Il percorso della Grande Boucle è particolarmente duro quest’anno. E tra il gran finale di Parigi (23 luglio) e la corsa iridata (6 agosto) ballano giuste, giuste due settimane.

Lo stesso Roodhooft, in un’intervista rilasciata al giornalista olandese Raymond Kerckhoffs, aveva detto: «Non c’è alcuna possibilità di migliorare durante quel periodo. Dopo il Tour probabilmente Mathieu penserà solo a recuperare».

Vedremo, come andranno le cose. Ma sapere di un VdP che al Giro del Belgio era sui valori migliori di sempre fa già drizzare i peli.

Scelte drastiche per VDP: il futuro secondo il padre Adrie

10.06.2022
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Quando parla Adrie Van Der Poel, non sono mai affermazioni comuni, ma destinate a suscitare clamore. Mentre Mathieu inizia a pensare al Tour, dopo le montagne russe del Giro d’Italia dove comunque ha raggiunto i suoi obiettivi come una vittoria di tappa e vestire la maglia rosa, Adrie pensa già più in là, molto più in là, all’appuntamento con Parigi 2024 per riprendersi quel che ha perso a Tokyo con quella caduta tanto famosa quanto rovinosa.

Adrie Van Der Poel 2022
Adrie Van Der Poel, ex iridato di ciclocross e vincitore di classiche (foto Raymond Kerckhoffs)
Adrie Van Der Poel 2022
Adrie Van Der Poel, ex iridato di ciclocross e vincitore di classiche (foto Raymond Kerckhoffs)

Quest’anno solamente strada

L’idea di Adrie, riportata nel numero speciale di Helden dedicato al prossimo Tour de France, è che Mathieu debba fare, a ruoli inversi, quel che ha fatto quest’anno. Il campione olandese, reduce dal grave infortunio alla schiena conseguenza di Tokyo che gli ha impedito di fatto di affrontare tutta la stagione di ciclocross, quest’anno è totalmente concentrato alla strada e non ha intenzione di affrontare alcuna prova di mtb, a differenza ad esempio di quanto sta facendo Tom Pidcock che punta apertamente al titolo mondiale di specialità.

Nei propositi di papà Van Der Poel, nel 2023 Mathieu dovrebbe tornare a una programmazione su doppio binario. Poi dovrebbe concentrarsi solo sulla mtb nel 2024 fino all’appuntamento olimpico. Obiettivo chiudere quel cerchio apertosi nello scorso agosto.

«Sappiamo ormai – dice – che la combinazione è abbastanza difficile. Se nella mtb sei lontano dalle gare, perdi posizioni nel ranking e sei costretto a partire dal fondo. Per questo nel 2023 dovrà fare di necessità virtù, ma poi nel 2024 dovrebbe lasciare da parte la strada».

VDP Mtb 2019
In mtb VDP ha vinto 13 gare di Coppa del Mondo e l’europeo 2019 (foto Cerveny)
VDP Mtb 2019
In mtb VDP ha vinto 13 gare di Coppa del Mondo e l’europeo 2019 (foto Cerveny)

Un progetto ancora da discutere

Un’affermazione forte, che successivamente Adrie tiene a specificare figlia solamente di sue congetture, delle quali non ha ancora parlato in maniera compiuta con suo figlio. C’è però un altro aspetto che l’ex campione del mondo di ciclocross tiene a sottolineare.

«La combinazione di tre discipline – spiega – ha dato vita a un programma molto intenso. Se tecnicamente il passaggio da ciclocross alla strada è semplice, come lo era ai miei tempi, con la mtb il discorso è diverso. Cambia la posizione in sella, cambia lo strumento stesso, servono adeguamenti particolari, per questo penso che un’Olimpiade non si possa inventare, ma si debba fare tutto quel che serve».

Adrie non ha voluto commentare la prestazione di suo figlio all’ultimo Giro, vissuto alla sua maniera, sempre per dare spettacolo. Chiacchierando però sono venuti fuori interessanti piccoli “fuori programma” del corridore dell’Alpecin Fenix, che ad esempio si è fermato durante una salita per formare un autografo, oppure si è messo a pedalare su una ruota e si è anche messo a scherzare in mezzo al gruppo con Pascal Eenkhoorn smentendo di fatto tutti coloro che lo giudicano schivo e poco socievole. E’ il suo modo di divertirsi, soprattutto con la bici da strada che, per sua stessa ammissione, spesso non gli dà le stesse sensazioni e gli stessi brividi della mtb. Infatti dopo il Giro ha dedicato una lunga giornata a un allenamento di oltre 90 chilometri sulle sponde del Lago di Como.

Ancora tanto da fare…

Su un aspetto però il padre del vincitore del Fiandre ha tenuto a mettere l’accento e riguarda le scelte di squadra fatte da Mathieu. Molti infatti si sono chiesti come mai non sia passato attraverso la Rabobank che in Olanda era una sorta di passaggio obbligato.

«E’ stata una scelta sia di Mathieu che prima ancora di David – ha sottolineato Adrie – è pur vero che non hanno poi insistito tanto per averlo, forse perché scottati dal rifiuto del fratello maggiore.

«A conti fatti però questo ha portato vantaggi – ha proseguito l’illustre genitore – innanzitutto perché sin dalla più giovane età Mathieu ha potuto correre libero da schemi, sviluppando quella sua propensione ad attaccare. Poi perché si è sviluppato un forte legame con Christoph Roodhooft, che è andato avanti negli anni. Ma io sono convinto che i due non abbiamo ancora dato tutto e quindi Mathieu possa ancora crescere».

Van der Poel: la Coppi e Bartali, il Fiandre e il piano Giro

24.03.2022
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Ogni giorno alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali c’è sempre un gran via e vai attorno ai mezzi della Alpecin-Fenix. Curiosi, tifosi, appassionati e addetti ai lavori, arrivati da Belgio e Olanda. C’era da aspettarselo quando nella lista dei partenti della gara a tappe del Gs Emilia si è palesato il nome di Mathieu Van der Poel.

Di fatto il 27enne olandese ha scelto l’Italia per rientrare in gara e, contemporaneamente, cercare la miglior forma. Che poi ha dimostrato di avercela già buona perché – dopo un inverno senza ciclocross a causa del problema alla schiena sbattuta a Tokyo – non si inventa per caso un terzo posto alla Milano-Sanremo.

La Alpecin-Fenix ha portato Van der Poel, qui col d.s. Roodhooft (con la felpa grigia), alla Coppi e Bartali per ritrovare il ritmo gara
La Alpecin-Fenix lo ha portato alla Coppi e Bartali per ritrovare il ritmo gara

Nel piazzale dei bus, Van der Poel è appoggiato alla sua bici e si gode gli ultimi istanti di tranquillità con alcuni suoi compagni prima di andare verso la partenza della terza tappa, quella disputata tutta attorno a San Marino. Accanto a loro c’è anche Christoph Roodhooft, storico diesse del fuoriclasse olandese, che dà le ultime disposizioni. Avviciniamo proprio il manager belga per scambiare qualche battuta.

Come stanno andando i programmi di Mathieu?

Abbiamo deciso solo poche settimane fa di venire qua. Non voglio dire che l’abbiamo presa come un allenamento perché non è corretto per gli organizzatori. La Coppi e Bartali per lui, dopo i suoi allenamenti, è una buonissima opportunità come ultima preparazione in vista la Dwars door Vlaanderen e Giro delle Fiandre. Pensiamo che questi siano cinque giorni eccellenti di gara fatti su bei percorsi ondulati, anche se forse per Mathieu sono stati un po’ troppo duri. Al momento credo che sia una cosa buona per il nostro team essere tornati tutti assieme alle corse. Stiamo alzando la percentuale di affiatamento per le prossime classiche.

In questi primi giorni italiani, l’olandese appare di buon umore, ma sempre schivo
In questi primi giorni italiani, l’olandese appare di buon umore, ma sempre schivo
La sua condizione com’è? Immaginiamo sia legata alla sua schiena…

Certo. La schiena sta decisamente bene. E’ tutto a posto, ha recuperato appieno. E la sua condizione è buona. La forma crescerà ancora o almeno io lo spero. Senz’altro è meglio essere qui a correre che a casa ad allenarsi. Questo era il miglior modo da seguire per migliorare ancora. Qui in Italia abbiamo trovato poi un bellissimo clima e naturalmente aiuta tanto.

I suoi prossimi obiettivi quali sono?

Noi speriamo di essere là davanti nelle classiche fiamminghe, dove ci saranno almeno venti potenziali vincitori o comunque che avranno la loro miglior forma. Penso che quando ogni cosa si evolverà un po’ di più verso la strada giusta, Mathieu sarà uno dei grandi favoriti di queste corse. Vincere è l’obiettivo, ma vince sempre solo uno e quindi non sarà facile.

Nella tappa di Longiano, Van der Poel ha stretto i denti sugli strappi
Nella tappa di Longiano, Van der Poel ha stretto i denti sugli strappi
Lo rivedremo al Giro d’Italia? E poi al Tour?

Sì, ci sarà al Giro. Cioè forse (ride cercando di restare ancora sul vago, ndr). Dopo le classiche vivremo alla giornata, un passo alla volta. Quindi vedremo di conseguenza anche la sua partecipazione in Francia a luglio. Non vogliamo mettere troppa pressione a Mathieu. Dobbiamo anche vedere quale potrà essere il modo migliore per chiudere la stagione. Perché ai mondiali in Australia lui andrà solo se starà bene, anche se sappiamo che è importante che lui possa parteciparvi.

Al Giro punterà a qualcosa in particolare?

In una gara di tre settimane non bisogna avere fasi di errori. Certamente nella prima settimana ci sarà battaglia per la maglia rosa tra i corridori simili a Mathieu. In sostanza la nostra idea è di fare quello che abbiamo fatto l’anno scorso nei primi sette giorni al Tour, ma a differenza di adesso, a maggio ci saranno molte più opportunità per arrivare davanti.