Spiuk, marchio spagnolo che progetta e realizza accessori e abbigliamento per il ciclismo, presenta le nuove scarpe per la collezione strada. Sono le Bruma: un modello elegante e dal design minimalista pronte a diventare un caposaldo di tutti gli appassionati. Un’estetica pulita e senza tanti fronzoli votata alla ricerca del comfort. Molte scelte di stile nel mondo del ciclismo su strada stanno portando ad avere prodotti dal design semplice ma efficace, capace comunque di risaltare agli occhi degli appassionati.
Un design semplice ma allo stesso tempo di grande stile per le BrumaSpiuk offre anche l’opzione della suola in carbonio, per una migliore rigiditàUn design semplice ma allo stesso tempo di grande stile per le BrumaSpiuk offre anche l’opzione della suola in carbonio, per una migliore rigidità
Comode e rigide
Spiuk ha scelto come materiale per produrre le nuove scarpe Bruma una matrice polimerica con rinforzi in fibra di vetro. Un modo per avere un modello leggero ma allo stesso tempo resistente, in grado di far trasferire al ciclista tutta la potenza sui pedali ma senza affaticare il piede anche dopo tante ore di utilizzo. Nella parte della suola sono state fatte delle scelte tecniche per avere una grande efficienza di pedalata. L’equilibrio raggiunto dal marchio spagnolo tra rigidità, peso, durata e prezzo è davvero ottimo.
Ritornando alla suola, questa è disponibile in due versioni: fibra di vetro e nylon oppure in carbonio, al fine di aumentare ulteriormente la leggerezza e la performance del ciclista. La tomaia è dotata di micro fori che favoriscono il passaggio dell’aria e la ventilazione. Il piede rimarrà sempre fresco all’interno grazie ai flussi d’aria creati che aiutano a espellere il calore in eccesso.
I micro fori permettono di avere una termoregolazione del piede perfettaLa configurazione del passaggio cavi di BOA evita i punti di pressioneNella versione con suola in carbonio le colorazioni sono due: bianca e meteor blueI micro fori permettono di avere una termoregolazione del piede perfettaLa configurazione del passaggio cavi di BOA evita i punti di pressioneNella versione con suola in carbonio le colorazioni sono due: bianca e meteor blue
Chiusura e dettagli
La scelta di avere una suola in carbonio porta l’indice di rigidità ad un livello di 10,2. Un valore molto alto per la categoria. Sul collo del piede non sono previste linguette, nonostante ciò la calzata risulta avvolgente donando un’ottima oscillazione della caviglia.
Il sistema di chiusura è il BOA Fit System, il quale offre sicurezza, velocità e personalizzazione. L’allacciatura ha una configurazione che evita di avere dei punti di pressione sul piede, mantenendo comunque la presa salda. Il sistema Boa è composto da tre parti: una ghiera microregolabile, un cavo leggero e ultraresistente e guide del cavo a basso attrito.
Disponibile in due colorazioni: bianco e meteor blue. Le taglie disponibili sono dal 37 al 49.
Look ha rimesso mano al suo telaio votato a chi cerca le massime prestazioni anche su salite lunghe e impegnative: il 785 Huez. Un telaio realizzato in fibra di carbonio che, grazie alla tecnologia della casa francese, è realizzato per soddisfare gli standard degli scalatori più esigenti. Risulta quindi leggero, reattivo e molto confortevole.
La particolarità di questo telaio è che incorpora tubi Nano, un design specifico volto a ridurre lo spessore e, di conseguenza, il peso. La rigidità rimane invariata, ma a guadagnarne è il ciclista che si trova una bici leggera ma sempre reattiva. Nei punti più delicati e importanti (foderi, tubo sterzo e movimento centrale) il telaio offre comunque una grande solidità.
Il peso complessivo del telaio è di 980 grammiLa dimensione ridotta dei tubi permette un notevole risparmio di pesoIl peso complessivo del telaio è di 980 grammiLa dimensione ridotta dei tubi permette un notevole risparmio di peso
Disegnata sull’utente
Gli ingegneri di Look hanno incentrato la loro scelta su una fibra di carbonio ad alto modulo, con tubi sottili e arrotondati. Il trasferimento di potenza è senza eguali, sia che ci si alzi sui pedali o che si rimanga seduti. Il comfort non è stato messo in secondo piano, anzi, il telaio 785 Huez risulta ideale per chi vuole pedalare per tante ore. Lo spazio per i copertoni è stato ampliato, ora è possibile montare pneumatici con dimensioni fino a 32 millimetri. Una scelta che offre grande versatilità e una sicurezza maggiore in discesa.
Il telaio 785 Huez offre integrazione completa dei cavi. Mentre gli assi, il movimento centrale e il reggisella sono pensati per combinare performance, semplicità di manutenzione e durabilità, senza compromettere le linee raffinate della bici.
Il 785 Huez può essere equipaggiato con gruppi diversiInoltre è possibile montare copertoni con dimensione massima di 32 millimetriIl 785 Huez può essere equipaggiato con gruppi diversiInoltre è possibile montare copertoni con dimensione massima di 32 millimetri
Le parole di Look
«L’ultima versione della 785 Huez – ha dichiarato Romain Simon, Bike Products Manager di Look – offre ai ciclisti le migliori prestazioni olistiche per lunghe giornate in montagna ed è stata progettata per accelerazioni esplosive su qualsiasi pendenza, offrendo allo stesso tempo ai ciclisti un’esperienza di guida senza precedenti per lunghe giornate in sella. Con la sua costruzione leggera e la tecnologia del carbonio all’avanguardia, crediamo che il 785 Huez consentirà ai ciclisti appassionati di raggiungere obiettivi personali misurandosi con le più grandi salite del mondo del ciclismo».
Deda Elementi presenta le nuove SL4, ruote ad alto profilo pensate per sfrecciare alle alte velocità in qualsiasi condizione. Tecnologie e nuove soluzioni implementate con l’obiettivo di regalare un esperienza di guida sicura ma soprattutto performante. Grazie alla loro anima racing sono pronte ad assecondare ogni richiesta di prestazione. Design iconico di Deda con un profilo asimmetrico da 45 mm che si adatta ad ogni silhouette di bici.
Ruote pensate anche per prestazioni agonisticheRuote pensate anche per prestazioni agonistiche
Migliorata
Le nuove SL4 per freni a disco sono ancora più leggere e performanti grazie all’upgrade con mozzi di derivazione RS. Il cerchio ha un profilo asimmetrico da 45 mm con sezione maggiorata a 26 mm per garantire leggerezza e stabilità. Sensazioni preziose per chi cerca il meglio dalle proprie ruote, ancora più importanti se le si utilizzano per il settore agonistico dove ogni grammo o watt recuperato può determinare risultati importanti.
Tra le caratteristiche da sottolineare c’è sicuramente la raggiatura a 24 raggi che si traduce in alta rigidità. Un pregio tecnico che serve per esprimere al meglio tutta la forza a terra impressa sui pedali. Il cerchio allargato fornisce un miglior supporto al pneumatico e riduce la resistenza al rotolamento, aumentando allo stesso tempo la resistenza meccanica e l’aerodinamicità della ruota. Le SL4 si candidano ad essere un supporto ideale per chi cerca lo spirito Deda in ogni sua espressione.
Disponibili in finitura POB (Polish on black)Disponibili in finitura POB (Polish on black)
Nuovo mozzo
Una peculiarità di queste SL4 che salta subito all’occhio è il nuovo mozzo anteriore RS che presenta un’area frontale estremamente ridotta (-20%) rispetto alla precedente generazione. Le flange del mozzo sono progettate per ridurre la resistenza all’aria, sia nel mozzo anteriore che in quello posteriore. Il corpo del mozzo vanta una lavorazione meccanica chiamata rifling design che migliora l’aerodinamica e amplifica l’effetto Magnus (deportanza della ruota) per una maggiore stabilità a velocità molto elevate.
I mozzi RS sono dotati di un sistema a doppio ratchet da 20 denti per l’innesto della ruota libera. Il ratchet più piccolo si trova nel corpo ruota libera mentre quello più grande si trova all’interno della flangia mozzo per una migliore trasmissione della forza. Tra i vantaggi si denotano: leggerezza (-16%), minor attrito, migliore trasmissione di forza e una facile manutenzione. Per il corretto funzionamento del prodotto, l’azienda consiglia di eseguire un controllo periodico dello stato di usura dei componenti e, se necessario, di pulirli e ingrassarli.
Profilo asimmetrico da 45 mm con sezione maggiorata a 26 mm Profilo asimmetrico da 45 mm con sezione maggiorata a 26 mm
Tecnologie
A chiudere le migliorie di questa nuova SL4 firmata Deda Elementi è l’ormai indispensabile tecnologia tubeless-ready. Il cerchio è progettato per essere compatibile con pneumatici tipo copertoncino e tubeless. Presenti nuovi nipples interni per migliorare ulteriormente l’aerodinamica, mentre il sistema ABS previene lo svitamento dei raggi. I nipples hanno infatti una speciale pallina in nylon inserita direttamente all’interno della testa, che li mantiene sempre nella posizione corretta. La ruota libera è disponibile per Shimano, Sram XDR, Campagnolo e Campagnolo Ekar 13v.
Il materiale scelto per la struttura di queste ruote è una combinazione di fibre di carbonio ad alto modulo UD e 3K. Il rotore del freno a disco è Shimano center lock con compatibilità perno anteriore 12×100 mm e posteriore 12×142 mm. Tra gli accessori inclusi si trovano: nastro e valvole tubeless, ghiera center-lock e lubrificante corpetto ruota libera. Il peso complessivo del set si attesta in soli 1.520 grammi. Il prezzo consultabile sul sito è di 1.350 euro (IVA esclusa).
Pronto il ricchissimo catalogo Brn che sfoggia una fantastica livrea tricolore e presenta due novità. Le scarpe Kr01 e gli occhiali Rx Wide. E' già 2021
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KORTRIJK (Belgio) – La nuova Opale ha fatto il suo debutto ufficiale in Belgio. Come vogliono gli standard Drali e la tradizione dell’azienda, la bici è completamente fatta in Italia. Opale ha un telaio in carbonio e utilizza il metodo della fasciatura (non è monoscocca).
«E’ l’ultima creazione – ci dice Manuel Colombo di Drali – disponibile in 12 taglie, una ogni centimetro,oppure su misura. La geometria che caratterizza la Opale è una sorta di via di mezzo tra l’endurance e le bici votate alle competizioni, come ad esempio il modelloOnice». Entriamo nel dettaglio della bicicletta.
Elegante e “tradizionale”, eppure è parecchio modernaElegante e “tradizionale”, eppure è parecchio moderna
Moderna con linee tradizionali
Una delle prime considerazioni potrebbe essere: “Una bici che non stanca, gratificante da osservare e da guardare anche dopo tanto tempo”. La Opale è sicuramente moderna e tradizionale al tempo stesso. Ci sono le tubazioni che fanno risaltare le forme rotonde. Non ci sono estremizzazioni aerodinamiche, tubi piatti e profili alari, ma i dettagli e le particolarità non mancano.
«La volontà dell’azienda è quella di portare avanti il progetto Opale per lungo tempo – argomenta Colombo – e questo spiega anche l’utilizzo di forme tradizionali e profilati tondi. Inoltre i tubi rotondi rimangono fra i migliori in fatto di performances, per rigidità, peso e possibilità di avere una bicicletta ampiamente sfruttabile».
Un volume importante per il tubo sterzoIl nodo sella, voluminoso e ben strutturato, il reggisella ha un diametro di 27,2 I foderi obliqui non hanno l’inserzione ribassataUn volume importante per il tubo sterzoIl nodo sella, voluminoso e ben strutturato, il reggisella ha un diametro di 27,2 I foderi obliqui non hanno l’inserzione ribassata
Carbonio T1100 e tecnologia Spindle
I profilati sono il risultato di un blend di 3 tessuti differenti. Alla base c’è il T1100 abbinato alla fibra Twill, mentre esternamente è utilizzato uno strato di unidirezionale. Da considerare però che la laminazione è differenziata in base alle zone del telaio. La stessa laminazione può diventare oggetto di customizzazione quando si parla del telaio fatto su misura. Un plus non banale e che pochissime aziende sono in grado di proporre.
I profilati del triangolo principale (tranne il piantone) adottano la tecnologia Spindle. Consiste in un mandrino in lega metallica sul quale è avvolto il carbonio. Non viene utilizzato lattice o materiale schiumoso, in quanto è fondamentale calcolare anche le percentuali di dilatazione dopo il posizionamento in autoclave. Il processo è complicato e richiede molta attenzione, ma si ottiene un telaio di altissima qualità, con pesi ridotti e materiale di riporto, quello all’interno dei tubi, che è inesistente. Ci sono anche dei vantaggi per quanto concerne l’integrità strutturale, che è a livelli massimi. Le altre tubazioni sono fatte grazie a stampi specifici. Il punto di inserzione tra il fodero basso e quello alto è un blocco unico e una sorta di punto fermo del progetto Opale. Drali ha 4 combinazioni diverse (con angoli differenti) con le quali riesce a coprire le 12 taglie disponibili. La scatola del movimento centrale adotta la filettatura T47, perfettamente in linea con gli standard più moderni.
Uno dei punti cardine del progetto OpaleLa zona di inserzione ha una sorta di gomito, di spigoloIl tubo obliquo leggermente scaricato nella parte internaI foderi sono separati in origine, poi uniti dalla fasciaturaIl tubo rotondo della scatola è il principale punto di unioneLa scatola è rotonda e con sedi filettate T47Uno dei punti cardine del progetto OpaleLa zona di inserzione ha una sorta di gomito, di spigoloIl tubo obliquo leggermente scaricato nella parte internaI foderi sono separati in origine, poi uniti dalla fasciaturaIl tubo rotondo della scatola è il principale punto di unioneLa scatola è rotonda e con sedi filettate T47
Bilanciamento ottimale
«Siamo arrivati ad un peso di 790 grammi e lo abbiamo fatto per gradi, tant’è vero che i primi telai erano interno agli 850/860 grammi – ci racconta Manuel Colombo – ed i motivi principali sono due. Il primo è quello di avere un telaio pronto e perfettamente bilanciato, il secondo è che non inseguiamo la leggerezza come valore assoluto. La riduzione del peso è importante se alle spalle c’è anche un’esperienza di guida che non sacrifica nulla».
Con un allestimento di alto livello, ma con componenti standard, la Drali Opale ferma l’ago della bilancia sotto i 7 chilogrammi nella taglia 54. Il prezzo di listino del kit telaio è di 5.600 euro e comprende il telaio, forcella e serie sterzo, i due portaborraccia in carbonio fatti a mano, il reggisella e la sua chiusura. Lo stesso seat-post è disponibile con arretramento, oppure con off-set zero. Il prezzo della bici completa ovviamente dipende dalla tipologia di allestimento, con un punto di partenza che è inferiore ai 10.000 euro.
La Wilier Filante SLR rappresenta il concetto più moderno della bicicletta aerodinamica, efficiente quando bisogna essere veloci, leggera e reattiva in salita.
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Una sola parola: leggerezza. MMR ha aggiornato il suo modello di punta con un’idea chiara e misurabile da ogni ciclista. Adrenaline rispetta fedelmente le sue origini, ma diventa il telaio più leggero prodotto dalla casa spagnola in tutta la sua storia.
Questo nuovo modello combina lo standard con un carbonio a più basso modulo di elasticità che risponde meglio in modo elastico ai carichi verticali, e dall’altro lato, un modello leggero e rigido (SL) che mira a offrire un migliore trasferimento di potenza alla ruota posteriore senza dispersioni. La sua anima è sicuramente devota alla competizione con un occhio di riguardo al comfort e alla voglia di macinare chilometri.
Tubi arrotondati permettono una migliore aerodinamicità alle alte velocitàNonostante la sua anima competitiva, il comfort non è stato lasciato al casoTubi arrotondati permettono una migliore aerodinamicità alle alte velocitàNonostante la sua anima competitiva, il comfort non è stato lasciato al caso
Peso piuma
Il peso, prima della verniciatura, di 800 grammi, rappresenta un punto di svolta nel processo di produzione di MMR. Il segreto sta nella combinazione di tubi in carbonio e i nuovi tubi arrotondati. Le nuove forme più morbide e di volume ridotto, migliorano l’aerodinamica della bicicletta alle alte velocità.
La versione standard di Adrenaline è realizzata interamente in fibra di carbonio a modulo intermedio (Teijin -UTS50-12K). Mentre la versione SL combina fibre di carbonio ad alto e altissimo modulo (Teijin -IMS65-24K e UMS40-24K), distribuite e laminate con orientamenti diversi, che rappresentano rispettivamente il 68% e il 32% del carbonio utilizzato nella fabbricazione.
Un telaio leggero e performante adatto ad ogni sfidaUn telaio leggero e performante adatto ad ogni sfida
Geometrie decise
In termini di geometria, l’Adrenaline mantiene la sua filosofia G2. L’impegno di MMR nei confronti del ciclismo professionale ha portato, con questo modello, a una leggera riduzione dell’estensione di stack e reach, riducendo l’area frontale del ciclista e consentendo una posizione leggermente più lunga e più bassa, il tutto senza compromettere il comfort.
I foderi si mantengono molto corti, garantendo così agilità e reattività. La serie sterzo dritta da 1,5″ consente di integrare il cablaggio all’interno, offrendo un’estetica pulita e una maggiore rigidità della struttura direzionale. Infine, il passaruota è stato aggiornato, lasciando spazio a pneumatici fino a 32 mm di larghezza. Adrenaline arriverà nei negozi nella prima metà del 2024 con quattro opzioni di montaggio, due colori e cinque taglie (dalla XS alla XL).
Regola Bikes apre il suo sguardo anche sul mondo gravel, in realtà lo ha già fatto, ma da qualche giorno ha ampliato l’orizzonte. Le avventure sulle strade bianche sono qualcosa che va oltre le regole del ciclismo. Così come la filosofia del marchio piemontese: lontano dalla tradizionale produzione di bici. La serie gravel di Regola Bikes si chiama Gieira (ghiaia in piemontese) e insieme a Fabrizio Pasolini ve la presentiamo.
Il passaggio cavi interno sposa un animo più votato al “racing”Il passaggio cavi interno sposa un animo più votato al “racing”
Diverse sfumature
Carbonio o alluminio, la scelta si pone già dall’inizio, e non ci sono limiti alla fantasia. Vero, Regola Bikes propone delle linee guida, ma uscire dai binari non è assolutamente vietato.
«Abbiamo notato – spiega Fabrizio Pasolini – che il mondo gravel offre tante occasioni, così ci siamo detti di voler assecondare un po’ tutti. Il telaio della Gieira è disponibile sia in alluminio che in carbonio. L’idea è che il primo sia legato al mondo dei viaggi e dell’avventura, mentre il secondo è più incline all’animo racing».
L’alluminio viene idroformato, i tubi così hanno diversi angoli a seconda degli utilizziL’alluminio viene idroformato, i tubi così hanno diversi angoli a seconda degli utilizzi
L’alluminio
Il telaio in alluminio, come raccontato, è dedicato a chi ama il bikepacking, l’avventura più intensa da vivere in sella ad una bici. Questo materiale ha ottime caratteristiche da questo punto di vista e ne sposa molto bene la filosofia.
«Anche in questo caso -continua – il ciclista può scegliere tra passaggio cavi interno o esterno. Noi consigliamo di lasciare i cavi in vista, questo rende più facili le operazioni sulla bici, ma ognuno è poi libero di fare come vuole. Il nostro alluminio, è idroformato, questo significa che è un getto d’acqua a dargli l’angolatura. Ciò permette di avere più manovrabilità e maggiori scelte a livello di piega. Con questa lavorazione rimane resistente agli urti e sopporta meglio il peso delle borse.
Il cliente decide ogni dettaglio, anche per quanto riguarda il gruppo, in questo caso si è montato lo Shimano GRXIl cliente decide ogni dettaglio, anche per il gruppo, in questo caso è montato lo Shimano GRX
Geometrie differenti
Il telaio porta lo stesso nome ma tra carbonio ed alluminio le geometrie e le idee di base sono differenti. Il bello di Regola Bikes è che nulla è prestabilito, è il ciclista che decide ogni dettaglio.
«Chiaramente le geometrie hanno qualche differenza – conclude Pasolini – a seconda dell’anima del telaio. Ma una volta che il cliente decide è lui che detta “legge”. Molto volte partiamo dal telaio nudo e crudo, prendiamo le misure e ci muoviamo di conseguenza. Si può dire che tutte le bici sono diverse. Il montaggio ed i componenti sono in mano al ciclista, da questo punto di vista non ci sono regole: pedivelle, attacco manubrio, sella, supporto sella, ruote… Ogni dettaglio è in mano alla fantasia del nostro cliente».
«L’abbiamo chiamata 70, come gli anni che celebriamo dalla forgiatura della prima creatura di Ugo», con queste toccanti parole in De Rosa lanciano la 70, l’ultimo gioiello della casa lombarda. Il primo nel “dopo Ugo”, patron della grande casa ciclistica.
«Questa – continuano dall’azienda milanese – è la bici De Rosa che racchiude ogni singola goccia di passione versata da Ugo e tutta la sua famiglia, per tutti coloro che vivono ogni giorno con una bici nel cuore».
De Rosa 70 è stata presentata questa mattinaDe Rosa 70 è stata presentata questa mattina
Un lungo progetto
I veli sulla De Rosa 70 si sono alzati questa mattina. Si tratta di un progetto lungo 22 mesi in cui si è curato ogni singolo dettaglio, ogni singolo componente per realizzare una bici senza compromessi. Una bici in cui leggerezza, rigidezza e aerodinamica sono state portate al massimo dell’efficienza. Così come il design, grazie alla collaudata collaborazione con Pininfarina.
E allora scendiamo nei dettagli della De Rosa 70. Il suo telaio è un monoscocca il cui peso è di appena 730 grammi nella misura 54. Già al primo sguardo emerge una bici estremamente elegante, ma al tempo stesso aerodinamica.
Le linee sono “tradizionali”, se così possiamo dire. Una geometria leggermente sloping, che abbassa il peso del telaio stesso ed esalta il fuorisella.
E a proposito di fuorisella, il reggisella è di forma esagonale. In questo modo ancora una volta ne guadagnano sia l’aerodinamica che la rigidità (soprattutto).
I tubi sono profilati. Due “lame” per fendere l’aria. Ma anche due lame d’importanza strutturale. Sono queste tubazioni a rendere la 70 super rigida, merito ovviamente anche del carbonio utilizzato e della sua posa. Si va dal 5K del carro, passando all’1K che sfuma in unidirezionale sul corpo del telaio, nella sua interezza.
Questo modello è disponibile in bianco e in azzurroIl carro è un vero gioiello. La bici disperde davvero poca forza. Qui la finitura in 5KLinee più dolci e nell’avantreno e più spigolose man mano che si procede verso il retrotrenoQuesto modello è disponibile in bianco e in azzurroIl carro è un vero gioiello. La bici disperde davvero poca forza. Qui la finitura in 5KLinee più dolci e nell’avantreno e più spigolose man mano che si procede verso il retrotreno
Aerodinamica first
Molto curata la parte anteriore. Il tubo sterzo non presenta spigoli proprio per favorire l’aerodinamica. Sempre seguendo la direttrice dell’efficienza con l’aria, ma anche estetica, tutti i cavi sono integrati.
Forcella che, chiaramente, è full carbon e che pesa appena 280 grammi. Sempre guardando la bici “da davanti”, i flussi dell’aria sono stati studiati assieme a quelli del carro, per far sì che la stessa aria possa scappare via più rapidamente possibile e con minor impatto sul pacchetto bici+ciclista.
Tuttavia il profilo della forcella e dei foderi alti del carro non sono solo “aero”, ma danno anche un senso di robustezza. E in effetti la 70 promette di essere sì rigida, ma anche comoda per quel che concerne le sollecitazioni verticali. Anche se in tal senso un grosso ruolo lo giocano anche le gomme e le ruote che poi vi si monteranno.
Sempre in merito alla rigidità, anche la scatola del “movimento centrale” è alquanto robusta, pur non avendo dimensioni massicce.
Per la De Rosa 70 due manubri entrambi di Vision/Fsa: quello integrato…E il set classico attacco + piegaPer la De Rosa 70 due manubri entrambi di Vision/Fsa: quello integrato…E il set classico attacco + piega
Tutto al top
In quanto a montaggi, una bici di questo livello merita solo il top. La De Rosa 70 può montare tutti e tre i gruppi elettromeccanici top di gamma di Sram, Campagnolo e Shimano. Per le ruote è proposta con le Campagnolo Hyperon o Bora Ultra WTO, le Fulcrum Speed e le Vision SL.
Il manubrio è un Vision/FSA dedicated, mentre per quel che concerne le selle si è pescato ancora in Italia tra Selle Italia o Fizik. Le gomme scelte sono le Vittoria Corsa NEXT.
Così hanno commentato dalla casa: «Il risultato: la De Rosa più evoluta di sempre».
Schwalbe Pro One Aero, precisione di guida ed aerodinamica. Il test completo ed approfondito dei nuovi tubeless ready che hanno debuttato al Tour de France
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La vera bicicletta monoscocca su misura. Prestazioni al top e la capacità di assecondare le esigenze del corridore. Componenti a scelta. Dopo aver descritto come nasca il telaio custom al 100%, ecco il nostro test della Exept
E’ fatta su misura ed è l’unica che adotta la tecnologia monoscocca per farlo. Custom e performances, questo è il fil rouge di Exept.
La bicicletta su misura è una sorta di punto di arrivo, l’apice di un progetto e di una passione, ma è importante sottolineare che una bicicletta cucita addosso può anche essere il top in fatto di resa tecnica. Il prezzo? In linea con le biciclette top di gamma presenti sul mercato, anzi, alcuni confronti evidenziano una Exept meno costosa (ed è comunque su misura). L’abbiamo provata.
Ingegnerizzata e prodotta in Italia (foto Matteo Malaspina)Ingegnerizzata e prodotta in Italia (foto Matteo Malaspina)
Personalizzata in ogni parte
La bicicletta è ingegnerizzata e prodotta in Italia. Le geometrie e le misure sono concordate con l’azienda e se non si è esperti di angoli, proporzioni e numeri in genere, ci si può affidare tranquillamente a chi disegna le biciclette su misura per mestiere.
Sono custom le colorazioni e le livree, così come la componentistica. Non sono personalizzabili le forme dei tubi, perché seguono un processo di test ben preciso, legato all’applicazione delle pelli di carbonio. Un fattore interessante e da non sottovalutare è che ogni parte della bicicletta rispetta perfettamente gli standard di compatibilità imposti dal mercato. Cosa significa: significa che possono utilizzare i normali pezzi di ricambio, senza delle produzioni specifiche e fuori norma per il prezzo. Significa che un meccanico può intervenire sulla bicicletta in ogni momento, in qualsiasi parte del mondo e con le attrezzature comuni. E’ semplice e logico, ma per le bici su misura non è sempre stato così.
Exept è di sicuro un prodotto particolare, lo soprattutto per la fase di costruzione, ma nasce dalla passione di gente che in bicicletta ci va.
Una bici elegante, ma anche decisa nelle forme (foto Matteo Malaspina)La sezione superiore dello sterzo è oversize (foto Matteo Malaspina)La base dello sterzo ha una nervatura aerodinamica (foto Matteo Malaspina)La tubazione obliqua cambia volume nel suo percorso (foto Matteo Malaspina)Una bici elegante, ma anche decisa nelle forme (foto Matteo Malaspina)La sezione superiore dello sterzo è oversize (foto Matteo Malaspina)La base dello sterzo ha una nervatura aerodinamica (foto Matteo Malaspina)La tubazione obliqua cambia volume nel suo percorso (foto Matteo Malaspina)
La Exept in test
Il telaio e la forcella sono completamente in carbonio. Gli inserti in alluminio sono ridotti al minimo: le filettature dei portaborraccia, la chiusura del reggisella e le zone dove ingaggiano i perni passanti, nulla di più. C’è il reggisella disegnato per questa bicicletta, con una forma anteriore a goccia e con il profilo tronco dietro. C’è l’integrazione del cockpit (il Deda Alanera), con la serie sterzo che sfrutta un incavo tra orizzontale e profilato dello sterzo. Non ci sono cavi e guaine che passano all’esterno.
La trasmissione è la Shimano Dura Ace a 12 rapporti, 52-36 e 11-30. L’impianto frenante è Dura Ace e con i dischi, entrambi da 160 millimetri di diametro.
Le ruote sono le DTSwiss ARC1600 Dicut e sono gommate Vittoria Corsa 2.0 da 25 millimetri. La sella è la Selle Italia Boost Superflow con i rails in carbonio.
Abbiamo rilevato un peso di 7,42 chilogrammi. Il prezzo di listino della Exept descritta è di 12.990 euro (6.290 euro il frame-kit).
La scatola del movimento centrale (foto Matteo Malaspina)Poche curvature, il corro è dritto (foto Matteo Malaspina)La scatola del movimento centrale (foto Matteo Malaspina)Poche curvature, il corro è dritto (foto Matteo Malaspina)
Disegnata in base alle richieste
Questa Exept è una bicicletta da usare per il test, ma è stata costruita considerando anche alcune indicazioni fornite, che riprendono il nostro stile di guida. Una lunghezza più contenuta, rispetto a quello che potrebbe essere, per sfruttare meglio la posizione da scalatore con le mani alte sul manubrio.
Un reach più corto e uno stack che limita lo schiacciamento sull’avantreno, per avere un’uscita di sella sempre pronta ed efficiente, perché ci piace pedalare molto in fuori-sella e rilanciare spesso l’andatura. E poi l’obiettivo di sfruttare al meglio le quote geometriche, pensando che non devono essere un limite per la componentistica, a favore di una versatilità pronunciata, uno dei concept di Exept. C’è anche l’abbinamento cromatico, essenzialmente moderno.
Con il cockpit integrato Deda Alanera: eccellente (foto Matteo Malaspina)Alcuni dati delle geometrie sono riportati “a mano” sul telaio (foto Matteo Malaspina)Il blocco del reggisella è integrato nell’orizzontale (foto Matteo Malaspina)I foderi obliqui della carro hanno l’innesto ribassato (foto Matteo Malaspina)Con il cockpit integrato Deda Alanera: eccellente (foto Matteo Malaspina)Alcuni dati delle geometrie sono riportati “a mano” sul telaio (foto Matteo Malaspina)Il blocco del reggisella è integrato nell’orizzontale (foto Matteo Malaspina)I foderi obliqui della carro hanno l’innesto ribassato (foto Matteo Malaspina)
Una volta su strada
La Exept è una bicicletta piuttosto veloce, non è estrema per quello che concerne la rigidità ed è difficile trovare un limite di utilizzo. E’ un mezzo prestazionale capace di mostrare i muscoli, ma non ti butta giù di sella quando lo stato di forma è precario ed è meglio fare la classica uscita da cappuccino, piuttosto che gareggiare e/o allenarsi seriamente.
Si adatta bene a diverse tipologie di allestimento e il nostro riferimento è il comparto ruote. Con delle alto profilo, in pianura non fa rimpiangere le bici aero più costose (anzi, la Exept è più gestibile), con delle medie e basse è la bicicletta perfetta per gli scalatori ed i discesisti. Spinge ed invita a farlo, con un retrotreno che non pesa ed è sempre scorrevole. La sezione centrale è tosta, merito della combinazione tra seat-post e piantone, ben strutturati entrambi.
In discesa è un rasoio e come ci piace scrivere “la guidi con il minimo spostamento della testa”. Non è stancante e non esigente, quindi permette di correggere le traiettorie e di ammorbidire le braccia senza perdere il giusto feeling. Attenzione a farsi prendere la mano, perché la semplicità con la quale guadagna velocità in tempi ridotti, obbliga anche a tenere alto il livello di attenzione.
Scattante e fluida al tempo stesso (foto Matteo Malaspina)Una bici molto versatile e anche piuttosto veloce (foto Matteo Malaspina)Scattante e fluida al tempo stesso (foto Matteo Malaspina)Una bici molto versatile e anche piuttosto veloce (foto Matteo Malaspina)
In conclusione
La Exept non è una bicicletta per i ciclisti che sono a fine carriera o per quelli che vedono la bicicletta su misura come l’ultima voglia di una passione sconfinata. Provare per credere; al pari di un prodotto dalla qualità sartoriale, c’è una bici dalle performances eccellenti, che in pochissimi sono in grado di riprodurre. Una Exept non è un compromesso, ma è semplicemente la capacità di far collimare le tecnologie più modernedi lavorazione del composito e renderle fruibili da chi parla la lingua della bici, per lavoro e per passione.
In un certo senso è da considerare l’evoluzione più moderna della Gallium Pro, anche se la Argon18 Sum Pro sfrutta un’aerodinamica maggiore. Questa bicicletta è sviluppata con lo stile e la ricercatezza che in pochi sanno esprimere, marchio di fabbrica dell’azienda canadese, da sempre un riferimento anche nell’R&D delle materie composite. In Italia è distribuita da Beltrami TSA, che cura anche i montaggi nella sua totalità, con una varietà ottimale in fatto di allestimenti e qualità del montaggio stesso.
Il piantone è sagomato e svasato nella parte bassaIl piantone è sagomato e svasato nella parte bassa
Argon18 Sum Pro, non è un compromesso
Quando si tratta di far collimare la leggerezza con l’aerodinamica, un design moderno e la versatilità d’impiego, spesso si ottengono delle vie di mezzo. In questo caso l’efficienza degli studi e degli sviluppi in fatto di penetrazione dello spazio, hanno l’obiettivo di non scontentare gli scalatori e i corridori che amano una guida tecnica. E’ interessante infatti, il confronto documentato dai tecnici del marchio nord americano.
E’ stata presa ad esempio una tappa del Tour de France, quella con l’arrivo a La Planche des Belles Filles 2019 (3.500 metri di dislivello). Due biciclette, Sum Pro vs Gallium Pro Disc, una contro l’altra. Stesse condizioni e medesimo atleta di 70 chilogrammi, con una potenza media erogata di 250 watt. La Argon18 Sum Pro, considerata una aero bike, ha vinto con 75 secondi risparmiati.
Sum Pro vs Gallium Pro Disc sul percorso de La Planche des Belles Filles 2019 dove Ciccone conquistò la maglia giallaSum Pro vs Gallium Pro Disc sul percorso de La Planche des Belles Filles 2019 dove Ciccone conquistò la maglia gialla
Due parole sul carbonio Argon18
La serie Pro di Argon18 utilizza un layup di carbonio da pro. Il tessuto è quello dell’azienda giapponese Toray e i software di sviluppo della piattaforma sono gli ultimi ritrovati FEA (Finite Element Analysis). Non è solo una questione di fibre e di un blend ottimale di carbonio (ma anche resine epossidiche), ma di uno studio specifico di applicazione, che permette di controllare i livelli di rigidità. Argon18 è stata una delle primissime aziende alcune procedure di controllo e di utilizzo del carbonio, differenziando l’uso anche taglia per taglia.C’è anche una versione Sum (senza l’acronimo Pro), che adotta dellefibre con il modulo standard. Per gli amanti dei numeri del telaio, il delta di peso tra la Pro e la Sum tradizionale è di circa 50 grammi a parità di taglia (la resa tecnica è ovviamente differente) la diversità maggiore sta nella forcella, dove la Pro risparmia 100/150 grammi.
Abbondante anche il passaggio tra gomma e forcella
I foderi obliqui con un’ampia luce per lo pneumatico
Abbondante anche il passaggio tra gomma e forcella
I foderi obliqui con un’ampia luce per lo pneumatico
Come è fatta
La Sum Pro e la sua forcella sono full carbon. Rispetto alla Gallium Pro cambia completamente le sue forme. La zona dello sterzo per esempio, che in questo caso è compatibile con FSA ACR.La Argon18 Sum Pro è disponibile in 6 taglie, dalla XXS alla XL. Tutte sono accomunate dalla medesima lunghezza del carro posteriore (41 centimetri) e da valori di reach e stack che si rivolgono all’agonismo. Il reach, nello specifico, permette di sfruttare a pieno il concept più moderno, che vuole stem più corti rispetto al passato. Non si vede un cavo e/o una guaina, tutto è integrato e la scelta della “nuova” zona dello sterzo è voluta, per ottimizzare il fattore integrazione.
L’head tube è rinforzato, voluminoso e sembra essere il sostegno naturale di obliquo e piantone. Quest’ultimo è rastremato nella parte centrale e basso, per agevolare il passaggio della ruota e accorciare il carro con inserzione ribassata. Davanti e dietro ci passano gomme fino a 30 millimetri di sezione. La scatola del movimento centrale è larga 86,5 millimetri (BB86) ed ha un’asimmetria appena pronunciata. Il reggisella è specifico per questo progetto e la squadretta di chiusura è nascosta nell’orizzontale. Le misure dei perni passanti sono quelle tradizionali.
La bicicletta è compatta anche nell’impatto frontale
La zona dello sterzo con la soluzione FSA ACR
Il supporto del deragliatore è amovibile
La sella Repente Prime
Beltrami TSA cura gli allestimenti, in questo caso con le Zipp e gomme Hutchinson
La geometria prevede un importante carico sull’avantreno
La bicicletta è compatta anche nell’impatto frontale
La zona dello sterzo con la soluzione FSA ACR
Il supporto del deragliatore è amovibile
La sella Repente Prime
Beltrami TSA cura gli allestimenti, in questo caso con le Zipp e gomme Hutchinson
La geometria prevede un importante carico sull’avantreno
Qualche particolare in più
Una serie di componenti che meritano una menzione: il forcellino posteriore (solo 7 grammi) e le sedi dei perni passanti, ben protette e agevolano l’ingaggio del perno. E poi il supporto del deragliatore, avvitato al piantone e sostituibile.
La scatola centrale, una sorta di monobox
Il piantone annega nella scatola BB86
Il cambiamento di volume del retrotreno
Sedi del perno dedicate
I foderi del carro sono leggermente curvati in alto
La sezione posteriore del piantone con il profilo tronco
La scatola centrale, una sorta di monobox
Il piantone annega nella scatola BB86
Il cambiamento di volume del retrotreno
Sedi del perno dedicate
I foderi del carro sono leggermente curvati in alto
La sezione posteriore del piantone con il profilo tronco
Gli altri numeri della bicicletta
Si tratta di un telaio con un valore alla bilancia dichiarato di 850 grammi, poco se consideriamo la versatilità della bicicletta. Per quanto concerne gli allestimenti e di conseguenza i prezzi, il delta è davvero ampio (dai 10.128 euro di listino della versione con Shimano Dura-Ace 12v e Zipp 303, fino ai 7.948 euro con il montaggio Sram Force AXS e Zipp 303, ma nel mezzo ci sono altri modelli), un fattore da non sottovalutare e che si rifà ad una considerazione iniziale, ovvero che i montaggi sono curati dal distributore italiano di Argon18.
Orbea completa alla grande il restyling della Orca e tira fuori dal cilindro una bici veloce, super tecnica e molto stilosa. Per correre. Anche da soli...