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Adrenaline 5.0, la MMR più leggera di sempre

30.08.2023
3 min
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Una sola parola: leggerezza. MMR ha aggiornato il suo modello di punta con un’idea chiara e misurabile da ogni ciclista. Adrenaline rispetta fedelmente le sue origini, ma diventa il telaio più leggero prodotto dalla casa spagnola in tutta la sua storia.

Questo nuovo modello combina lo standard con un carbonio a più basso modulo di elasticità che risponde meglio in modo elastico ai carichi verticali, e dall’altro lato, un modello leggero e rigido (SL) che mira a offrire un migliore trasferimento di potenza alla ruota posteriore senza dispersioni. La sua anima è sicuramente devota alla competizione con un occhio di riguardo al comfort e alla voglia di macinare chilometri. 

Peso piuma

Il peso, prima della verniciatura, di 800 grammi, rappresenta un punto di svolta nel processo di produzione di MMR. Il segreto sta nella combinazione di tubi in carbonio e i nuovi tubi arrotondati. Le nuove forme più morbide e di volume ridotto, migliorano l’aerodinamica della bicicletta alle alte velocità. 

La versione standard di Adrenaline è realizzata interamente in fibra di carbonio a modulo intermedio (Teijin -UTS50-12K). Mentre la versione SL combina fibre di carbonio ad alto e altissimo modulo (Teijin -IMS65-24K e UMS40-24K), distribuite e laminate con orientamenti diversi, che rappresentano rispettivamente il 68% e il 32% del carbonio utilizzato nella fabbricazione.

Un telaio leggero e performante adatto ad ogni sfida
Un telaio leggero e performante adatto ad ogni sfida

Geometrie decise

In termini di geometria, l’Adrenaline mantiene la sua filosofia G2. L’impegno di MMR nei confronti del ciclismo professionale ha portato, con questo modello, a una leggera riduzione dell’estensione di stack e reach, riducendo l’area frontale del ciclista e consentendo una posizione leggermente più lunga e più bassa, il tutto senza compromettere il comfort. 

I foderi si mantengono molto corti, garantendo così agilità e reattività. La serie sterzo dritta da 1,5″ consente di integrare il cablaggio all’interno, offrendo un’estetica pulita e una maggiore rigidità della struttura direzionale. Infine, il passaruota è stato aggiornato, lasciando spazio a pneumatici fino a 32 mm di larghezza. Adrenaline arriverà nei negozi nella prima metà del 2024 con quattro opzioni di montaggio, due colori e cinque taglie (dalla XS alla XL).

MMR

Gieira: il gravel su misura di Regola Bikes

23.06.2023
3 min
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Regola Bikes apre il suo sguardo anche sul mondo gravel, in realtà lo ha già fatto, ma da qualche giorno ha ampliato l’orizzonte. Le avventure sulle strade bianche sono qualcosa che va oltre le regole del ciclismo. Così come la filosofia del marchio piemontese: lontano dalla tradizionale produzione di bici. La serie gravel di Regola Bikes si chiama Gieira (ghiaia in piemontese) e insieme a Fabrizio Pasolini ve la presentiamo. 

Il passaggio cavi interno sposa un animo più votato al “racing”
Il passaggio cavi interno sposa un animo più votato al “racing”

Diverse sfumature

Carbonio o alluminio, la scelta si pone già dall’inizio, e non ci sono limiti alla fantasia. Vero, Regola Bikes propone delle linee guida, ma uscire dai binari non è assolutamente vietato.

«Abbiamo notato – spiega Fabrizio Pasolini – che il mondo gravel offre tante occasioni, così ci siamo detti di voler assecondare un po’ tutti. Il telaio della Gieira è disponibile sia in alluminio che in carbonio. L’idea è che il primo sia legato al mondo dei viaggi e dell’avventura, mentre il secondo è più incline all’animo racing».

L’alluminio viene idroformato, i tubi così hanno diversi angoli a seconda degli utilizzi
L’alluminio viene idroformato, i tubi così hanno diversi angoli a seconda degli utilizzi

L’alluminio

Il telaio in alluminio, come raccontato, è dedicato a chi ama il bikepacking, l’avventura più intensa da vivere in sella ad una bici. Questo materiale ha ottime caratteristiche da questo punto di vista e ne sposa molto bene la filosofia. 

«Anche in questo caso -continua – il ciclista può scegliere tra passaggio cavi interno o esterno. Noi consigliamo di lasciare i cavi in vista, questo rende più facili le operazioni sulla bici, ma ognuno è poi libero di fare come vuole. Il nostro alluminio, è idroformato, questo significa che è un getto d’acqua a dargli l’angolatura. Ciò permette di avere più manovrabilità e maggiori scelte a livello di piega. Con questa lavorazione rimane resistente agli urti e sopporta meglio il peso delle borse.

Il cliente decide ogni dettaglio, anche per quanto riguarda il gruppo, in questo caso si è montato lo Shimano GRX
Il cliente decide ogni dettaglio, anche per il gruppo, in questo caso è montato lo Shimano GRX

Geometrie differenti

Il telaio porta lo stesso nome ma tra carbonio ed alluminio le geometrie e le idee di base sono differenti. Il bello di Regola Bikes è che nulla è prestabilito, è il ciclista che decide ogni dettaglio. 

«Chiaramente le geometrie hanno qualche differenza – conclude Pasolini – a seconda dell’anima del telaio. Ma una volta che il cliente decide è lui che detta “legge”. Molto volte partiamo dal telaio nudo e crudo, prendiamo le misure e ci muoviamo di conseguenza. Si può dire che tutte le bici sono diverse. Il montaggio ed i componenti sono in mano al ciclista, da questo punto di vista non ci sono regole: pedivelle, attacco manubrio, sella, supporto sella, ruote… Ogni dettaglio è in mano alla fantasia del nostro cliente».

Regola Bikes

Giù i veli dalla 70, la De Rosa più evoluta di sempre

01.05.2023
4 min
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«L’abbiamo chiamata 70, come gli anni che celebriamo dalla forgiatura della prima creatura di Ugo», con queste toccanti parole in De Rosa lanciano la 70, l’ultimo gioiello della casa lombarda. Il primo nel “dopo Ugo”, patron della grande casa ciclistica.

«Questa – continuano dall’azienda milanese – è la bici De Rosa che racchiude ogni singola goccia di passione versata da Ugo e tutta la sua famiglia, per tutti coloro che vivono ogni giorno con una bici nel cuore».

De Rosa 70 è stata presentata questa mattina
De Rosa 70 è stata presentata questa mattina

Un lungo progetto

I veli sulla De Rosa 70 si sono alzati questa mattina. Si tratta di un progetto lungo 22 mesi in cui si è curato ogni singolo dettaglio, ogni singolo componente per realizzare una bici senza compromessi. Una bici in cui leggerezza, rigidezza e aerodinamica sono state portate al massimo dell’efficienza. Così come il design, grazie alla collaudata collaborazione con Pininfarina.

E allora scendiamo nei dettagli della De Rosa 70. Il suo telaio è un monoscocca il cui peso è di appena 730 grammi nella misura 54. Già al primo sguardo emerge una bici estremamente elegante, ma al tempo stesso aerodinamica. 

Le linee sono “tradizionali”, se così possiamo dire. Una geometria leggermente sloping, che abbassa il peso del telaio stesso ed esalta il fuorisella. 

E a proposito di fuorisella, il reggisella è di forma esagonale. In questo modo ancora una volta ne guadagnano sia l’aerodinamica che la rigidità (soprattutto).

I tubi sono profilati. Due “lame” per fendere l’aria. Ma anche due lame d’importanza strutturale. Sono queste tubazioni a rendere la 70 super rigida, merito ovviamente anche del carbonio utilizzato e della sua posa. Si va dal 5K del carro, passando all’1K che sfuma in unidirezionale sul corpo del telaio, nella sua interezza. 

Aerodinamica first

Molto curata la parte anteriore. Il tubo sterzo non presenta spigoli proprio per favorire l’aerodinamica. Sempre seguendo la direttrice dell’efficienza con l’aria, ma anche estetica, tutti i cavi sono integrati.

Forcella che, chiaramente, è full carbon e che pesa appena 280 grammi. Sempre guardando la bici “da davanti”, i flussi dell’aria sono stati studiati assieme a quelli del carro, per far sì che la stessa aria possa scappare via più rapidamente possibile e con minor impatto sul pacchetto bici+ciclista.

Tuttavia il profilo della forcella e dei foderi alti del carro non sono solo “aero”, ma danno anche un senso di robustezza. E in effetti la 70 promette di essere sì rigida, ma anche comoda per quel che concerne le sollecitazioni verticali. Anche se in tal senso un grosso ruolo lo giocano anche le gomme e le ruote che poi vi si monteranno.

Sempre in merito alla rigidità, anche la scatola del “movimento centrale” è alquanto robusta, pur non avendo dimensioni massicce.

Tutto al top

In quanto a montaggi, una bici di questo livello merita solo il top. La De Rosa 70 può montare tutti e tre i gruppi elettromeccanici top di gamma di Sram, Campagnolo e Shimano. Per le ruote è proposta con le Campagnolo Hyperon o Bora Ultra WTO, le Fulcrum Speed e le Vision SL.

Il manubrio è un Vision/FSA dedicated, mentre per quel che concerne le selle si è pescato ancora in Italia tra Selle Italia o Fizik. Le gomme scelte sono le Vittoria Corsa NEXT.

Così hanno commentato dalla casa: «Il risultato: la De Rosa più evoluta di sempre».

De Rosa

Exept la bellezza integrata è sinonimo di performance

25.08.2022
6 min
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La vera bicicletta monoscocca su misura. Prestazioni al top e la capacità di assecondare le esigenze del corridore. Componenti a scelta. Dopo aver descritto come nasca il telaio custom al 100%, ecco il nostro test della Exept

E’ fatta su misura ed è l’unica che adotta la tecnologia monoscocca per farlo. Custom e performances, questo è il fil rouge di Exept.

La bicicletta su misura è una sorta di punto di arrivo, l’apice di un progetto e di una passione, ma è importante sottolineare che una bicicletta cucita addosso può anche essere il top in fatto di resa tecnica. Il prezzo? In linea con le biciclette top di gamma presenti sul mercato, anzi, alcuni confronti evidenziano una Exept meno costosa (ed è comunque su misura). L’abbiamo provata.

Ingegnerizzata e prodotta in Italia (foto Matteo Malaspina)
Ingegnerizzata e prodotta in Italia (foto Matteo Malaspina)

Personalizzata in ogni parte

La bicicletta è ingegnerizzata e prodotta in Italia. Le geometrie e le misure sono concordate con l’azienda e se non si è esperti di angoli, proporzioni e numeri in genere, ci si può affidare tranquillamente a chi disegna le biciclette su misura per mestiere.

Sono custom le colorazioni e le livree, così come la componentistica. Non sono personalizzabili le forme dei tubi, perché seguono un processo di test ben preciso, legato all’applicazione delle pelli di carbonio. Un fattore interessante e da non sottovalutare è che ogni parte della bicicletta rispetta perfettamente gli standard di compatibilità imposti dal mercato. Cosa significa: significa che possono utilizzare i normali pezzi di ricambio, senza delle produzioni specifiche e fuori norma per il prezzo. Significa che un meccanico può intervenire sulla bicicletta in ogni momento, in qualsiasi parte del mondo e con le attrezzature comuni. E’ semplice e logico, ma per le bici su misura non è sempre stato così.

Exept è di sicuro un prodotto particolare, lo soprattutto per la fase di costruzione, ma nasce dalla passione di gente che in bicicletta ci va.

La Exept in test

Il telaio e la forcella sono completamente in carbonio. Gli inserti in alluminio sono ridotti al minimo: le filettature dei portaborraccia, la chiusura del reggisella e le zone dove ingaggiano i perni passanti, nulla di più. C’è il reggisella disegnato per questa bicicletta, con una forma anteriore a goccia e con il profilo tronco dietro. C’è l’integrazione del cockpit (il Deda Alanera), con la serie sterzo che sfrutta un incavo tra orizzontale e profilato dello sterzo. Non ci sono cavi e guaine che passano all’esterno.

La trasmissione è la Shimano Dura Ace a 12 rapporti, 52-36 e 11-30. L’impianto frenante è Dura Ace e con i dischi, entrambi da 160 millimetri di diametro.

Le ruote sono le DTSwiss ARC1600 Dicut e sono gommate Vittoria Corsa 2.0 da 25 millimetri. La sella è la Selle Italia Boost Superflow con i rails in carbonio.

Abbiamo rilevato un peso di 7,42 chilogrammi. Il prezzo di listino della Exept descritta è di 12.990 euro (6.290 euro il frame-kit).

Disegnata in base alle richieste

Questa Exept è una bicicletta da usare per il test, ma è stata costruita considerando anche alcune indicazioni fornite, che riprendono il nostro stile di guida. Una lunghezza più contenuta, rispetto a quello che potrebbe essere, per sfruttare meglio la posizione da scalatore con le mani alte sul manubrio.

Un reach più corto e uno stack che limita lo schiacciamento sull’avantreno, per avere un’uscita di sella sempre pronta ed efficiente, perché ci piace pedalare molto in fuori-sella e rilanciare spesso l’andatura. E poi l’obiettivo di sfruttare al meglio le quote geometriche, pensando che non devono essere un limite per la componentistica, a favore di una versatilità pronunciata, uno dei concept di Exept. C’è anche l’abbinamento cromatico, essenzialmente moderno.

Una volta su strada

La Exept è una bicicletta piuttosto veloce, non è estrema per quello che concerne la rigidità ed è difficile trovare un limite di utilizzo. E’ un mezzo prestazionale capace di mostrare i muscoli, ma non ti butta giù di sella quando lo stato di forma è precario ed è meglio fare la classica uscita da cappuccino, piuttosto che gareggiare e/o allenarsi seriamente.

Si adatta bene a diverse tipologie di allestimento e il nostro riferimento è il comparto ruote. Con delle alto profilo, in pianura non fa rimpiangere le bici aero più costose (anzi, la Exept è più gestibile), con delle medie e basse è la bicicletta perfetta per gli scalatori ed i discesisti. Spinge ed invita a farlo, con un retrotreno che non pesa ed è sempre scorrevole. La sezione centrale è tosta, merito della combinazione tra seat-post e piantone, ben strutturati entrambi.

In discesa è un rasoio e come ci piace scrivere “la guidi con il minimo spostamento della testa”. Non è stancante e non esigente, quindi permette di correggere le traiettorie e di ammorbidire le braccia senza perdere il giusto feeling. Attenzione a farsi prendere la mano, perché la semplicità con la quale guadagna velocità in tempi ridotti, obbliga anche a tenere alto il livello di attenzione.

In conclusione

La Exept non è una bicicletta per i ciclisti che sono a fine carriera o per quelli che vedono la bicicletta su misura come l’ultima voglia di una passione sconfinata. Provare per credere; al pari di un prodotto dalla qualità sartoriale, c’è una bici dalle performances eccellenti, che in pochissimi sono in grado di riprodurre. Una Exept non è un compromesso, ma è semplicemente la capacità di far collimare le tecnologie più moderne di lavorazione del composito e renderle fruibili da chi parla la lingua della bici, per lavoro e per passione.

Argon18 Sum Pro, tutto quello che serve ad una bicicletta

30.05.2022
6 min
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In un certo senso è da considerare l’evoluzione più moderna della Gallium Pro, anche se la Argon18 Sum Pro sfrutta un’aerodinamica maggiore. Questa bicicletta è sviluppata con lo stile e la ricercatezza che in pochi sanno esprimere, marchio di fabbrica dell’azienda canadese, da sempre un riferimento anche nell’R&D delle materie composite. In Italia è distribuita da Beltrami TSA, che cura anche i montaggi nella sua totalità, con una varietà ottimale in fatto di allestimenti e qualità del montaggio stesso.

Il piantone è sagomato e svasato nella parte bassa
Il piantone è sagomato e svasato nella parte bassa

Argon18 Sum Pro, non è un compromesso

Quando si tratta di far collimare la leggerezza con l’aerodinamica, un design moderno e la versatilità d’impiego, spesso si ottengono delle vie di mezzo. In questo caso l’efficienza degli studi e degli sviluppi in fatto di penetrazione dello spazio, hanno l’obiettivo di non scontentare gli scalatori e i corridori che amano una guida tecnica. E’ interessante infatti, il confronto documentato dai tecnici del marchio nord americano.

E’ stata presa ad esempio una tappa del Tour de France, quella con l’arrivo a La Planche des Belles Filles 2019 (3.500 metri di dislivello). Due biciclette, Sum Pro vs Gallium Pro Disc, una contro l’altra. Stesse condizioni e medesimo atleta di 70 chilogrammi, con una potenza media erogata di 250 watt. La Argon18 Sum Pro, considerata una aero bike, ha vinto con 75 secondi risparmiati.

Sum Pro vs Gallium Pro Disc sul percorso de La Planche des Belles Filles 2019 dove Ciccone conquistò la maglia gialla
Sum Pro vs Gallium Pro Disc sul percorso de La Planche des Belles Filles 2019 dove Ciccone conquistò la maglia gialla

Due parole sul carbonio Argon18

La serie Pro di Argon18 utilizza un layup di carbonio da pro. Il tessuto è quello dell’azienda giapponese Toray e i software di sviluppo della piattaforma sono gli ultimi ritrovati FEA (Finite Element Analysis). Non è solo una questione di fibre e di un blend ottimale di carbonio (ma anche resine epossidiche), ma di uno studio specifico di applicazione, che permette di controllare i livelli di rigidità. Argon18 è stata una delle primissime aziende alcune procedure di controllo e di utilizzo del carbonio, differenziando l’uso anche taglia per taglia. C’è anche una versione Sum (senza l’acronimo Pro), che adotta delle fibre con il modulo standard. Per gli amanti dei numeri del telaio, il delta di peso tra la Pro e la Sum tradizionale è di circa 50 grammi a parità di taglia (la resa tecnica è ovviamente differente) la diversità maggiore sta nella forcella, dove la Pro risparmia 100/150 grammi.

Come è fatta

La Sum Pro e la sua forcella sono full carbon. Rispetto alla Gallium Pro cambia completamente le sue forme. La zona dello sterzo per esempio, che in questo caso è compatibile con FSA ACR. La Argon18 Sum Pro è disponibile in 6 taglie, dalla XXS alla XL. Tutte sono accomunate dalla medesima lunghezza del carro posteriore (41 centimetri) e da valori di reach e stack che si rivolgono all’agonismo. Il reach, nello specifico, permette di sfruttare a pieno il concept più moderno, che vuole stem più corti rispetto al passato. Non si vede un cavo e/o una guaina, tutto è integrato e la scelta della “nuova” zona dello sterzo è voluta, per ottimizzare il fattore integrazione.

L’head tube è rinforzato, voluminoso e sembra essere il sostegno naturale di obliquo e piantone. Quest’ultimo è rastremato nella parte centrale e basso, per agevolare il passaggio della ruota e accorciare il carro con inserzione ribassata. Davanti e dietro ci passano gomme fino a 30 millimetri di sezione. La scatola del movimento centrale è larga 86,5 millimetri (BB86) ed ha un’asimmetria appena pronunciata. Il reggisella è specifico per questo progetto e la squadretta di chiusura è nascosta nell’orizzontale. Le misure dei perni passanti sono quelle tradizionali.

Qualche particolare in più

Una serie di componenti che meritano una menzione: il forcellino posteriore (solo 7 grammi) e le sedi dei perni passanti, ben protette e agevolano l’ingaggio del perno. E poi il supporto del deragliatore, avvitato al piantone e sostituibile.

Gli altri numeri della bicicletta

Si tratta di un telaio con un valore alla bilancia dichiarato di 850 grammi, poco se consideriamo la versatilità della bicicletta. Per quanto concerne gli allestimenti e di conseguenza i prezzi, il delta è davvero ampio (dai 10.128 euro di listino della versione con Shimano Dura-Ace 12v e Zipp 303, fino ai 7.948 euro con il montaggio Sram Force AXS e Zipp 303, ma nel mezzo ci sono altri modelli), un fattore da non sottovalutare e che si rifà ad una considerazione iniziale, ovvero che i montaggi sono curati dal distributore italiano di Argon18.

Argon18
Beltrami TSA

Wilier Filante SLR, molto più che una bici aero

25.05.2022
7 min
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Il test della Wilier Filante SLR, non solo una bici aero concept.

La Wilier Filante SLR non è solo l’evoluzione della bicicletta aerodinamica, ma è un concentrato di soluzioni di design, di eleganza e del binomio perfetto che si può ottenere tra la leggerezza e l’aero concept. Questa è una bici da corridore, senza se e senza ma, una delle poche aero che in salita spinge tanto quanto una una bicicletta da scalatore. E’ briosa e decisa nelle traiettorie, con un’agilità non comune a questa categoria di prodotti.

Una colorazione cangiante e una tubazione obliqua non eccessiva
Una colorazione cangiante e una tubazione obliqua non eccessiva

Wilier Filante e l’evoluzione della specie

Il progetto Filante è la naturale evoluzione della piattaforma Air e Cento10, ovvero la famiglia di biciclette aerodinamiche di casa Wilier. Un aspetto facile da comprendere, ormai ben noto, eppure ci troviamo di fronte una bicicletta completamente stravolta, che non ha nulla in comune con le aerodinamiche delle generazioni precedenti.

La Filante SLR è leggera, con un telaio da 870 grammi (dichiarati e la bicicletta test nella sua totalità ha un peso rilevato di 7,1), è moderna e sfrutta a pieno l’integrazione dei componenti, ma anche un design votato a far collimare efficienza e stile. E l’aerodinamica? C’è e non è nascosta, ma anche in questo caso sfrutta uno step superiore, con quelle tubazioni che non sono mai eccessive e “non stancano l’occhio”.

I tubi non sono tutti uguali

La Wilier Filante SLR è un monoscocca in carbonio e per la sua costruzione è stata utilizzata la stessa fibra composita della 0 SLR. Inoltre, solo nei punti strategici, è stata inserita la resina Liquid Cristal Polymer, con l’obiettivo di irrobustire i comparti senza gravare sul valore alla bilancia. Le sei taglie disponibili hanno delle tubazioni dedicate, in modo da offrire le risposte e doti di rigidità adeguate taglia per taglia. Per questo motivo anche l’orientamento delle fibre è dedicato e specifico.

E poi c’è quel passaggio ampio nella forcella e nel carro posteriore, un altro dettaglio che fa aumentare il valore tecnico della Filante SLR e non comune a questa categoria di biciclette. I due passi ruote sono ampi e lasciano parecchia luce tra pneumatico e profilati (obliqui e foderi della forcella).

Il piantone cambia volume più volte
Il piantone cambia volume più volte

Due componenti fanno la differenza

La bicicletta in test è quella che prevede la trasmissione Shimano Dura Ace a 12 velocità, ma ci sono due comparti che si abbinano alla perfezione. Il primo è quello che si riferisce alle ruote, con le Wilier SLR42, belle da vedere e gratificanti in fatto di performance. Sono un buon compromesso tra rigidità, scorrevolezza, comfort e “vestono” la bicicletta. Sono un ottimo prodotto anche per i macinatori di chilometri e sono adatte a differenti tipologie di utenza.

Il secondo è il cockpit integrato, il Filante Bar e questo può fare la differenza sul comparto anteriore. E’ rigido, si integra perfettamente al design della bici e nasconde al suo interno le guaine. Si adatta allo sterzo di matrice ACR, dove al suo interno non sono previsti blocchi: il manubrio ruota da parte a parte. La curva del manubrio è compact, con lo stem che ha dei gradi negativi che variano in base alle misure. La sezione dritta è piatta, ma non ingombrante e anche in salita è ampiamente sfruttabile. Wilier Filante Bar è un gran bel manubrio.

Le nostre considerazioni

Quando si utilizzano biciclette del genere è sempre necessario e fondamentale entrare nell’ottica che sono mezzi da agonista. Sono capaci di esprimere tutto il loro potenziale quando si spinge a fondo sull’acceleratore. Non è solo una questione di rigidità, di reattività e di agilità della bicicletta, o di “quanta gamba” si ha a disposizione, perché anche la geometria gioca un ruolo fondamentale.

La Wilier Filante SLR non è una bicicletta estrema, “non ti butta giù di sella”, anzi, è piuttosto versatile e capace di adattarsi. Il binomio con le ruote SLR42 ne è un esempio, pacchetto che rende il mezzo ampiamente sfruttabile anche per i giri più lunghi e con tanti metri di dislivello. Però c’è da considerare la geometria e non è un dettaglio.

Una bici aero gratificante anche in salita (foto Sara Carena)
Una bici aero gratificante anche in salita (foto Sara Carena)

Il triangolo principale è il protagonista

Gambe e zona lombare sul piantone, sguardo perpendicolare al mozzo della ruota anteriore: la geometria endurance è un’altra cosa. L’assetto è quello preferito dai corridori, che vogliono “sentire” la bicicletta in ogni sua parte, alla minima accelerazione e capace di cambiare traiettoria al minimo spostamento del corpo.

Senza (o con un numero ridotto) spessori tra l’attacco manubrio e la serie sterzo è davvero bella da vedere, perché l’integrato in carbonio sembra un tutt’uno con il telaio, ma il design degli spacers ha il vantaggio di non smorzare l’effetto racing. Questo è un aiuto a chi vuole questa bicicletta e “deve” usare qualche spaziatore in aggiunta.

Salita e discesa, non sembra una bici aerodinamica

Lo abbiamo sottolineato più volte: la Wilier Filante SLR, a tratti, sembra una bici votata alla salita. Quello che ci ha colpito maggiormente però, è la sua vocazione ad essere “trattata male” in discesa. Velocissima e precisa, dove si possono montare pneumatici anche da 28 (quelli da 30 ci stanno alla grande) per andare ancora più forte ed azzardare pieghe degne di nota.

La bicicletta è bilanciata in maniera ottimale e la forcella non è così rigida da “obbligare” ad essere sempre sulla corda con le braccia. Permette qualche correzione e anche il carro posteriore segue fedele.

Molto gratificante anche in discesa
Molto gratificante anche in discesa

In conclusione

Una gran bicicletta, per palati fini e dedicata soprattutto agli agonisti. La Wilier Filante SLR è, sotto molti punti di vista, il risultato di un’ulteriore evoluzione dell’aerodinamica applicata alle bici di alta gamma, meno estremizzata rispetto al passato, più versatile ed efficiente, sfruttabile un po’ da tutti.

Non è una bicicletta da usare “solo” con le ruote ad alto profilo, fattore che diventa un vantaggio in termini di valore alla bilancia, comodità e anche in fatto di reattività: perché sfruttare a pieno una bici aero con le ruote alte, è cosa per pochi.

Wilier

Selle Repente, la parola al fondatore Massimo Farronato

05.05.2022
4 min
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Repente nasce nel 2017, un’azienda giovane che in pochi anni si è ritagliata uno spazio importante in un mercato combattuto e spesso complicato da affrontare. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Massimo Farronato, fondatore dell’azienda veneta, grande appassionato di tecnica e della bicicletta.

Il sistema RSL, una delle caratteristiche principali di Repente (foto Repente)
Il sistema RSL, una delle caratteristiche principali di Repente (foto Repente)
Quali sono i punti di forza di Repente e da dove nasce il nome?

Oltre agli aspetti puramente tecnici del prodotto, Repente ha una produzione Made in Italy al 100%, che non è solo un vanto, ma ci permette di mantenere una filiera molto corta. Questo fattore, estremamente importante è utile anche per controllare al meglio i diversi passaggi. Il nome Repente ha una radice latina, significa all’improvviso.

Quali sono i segni di distinzione delle selle Repente?

Ci sono delle peculiarità che fanno parte delle selle Repente e rappresentano il DNA dell’azienda. La prima è sicuramente l’aggancio del pad superiore alla base, ovvero il sistema RSL. Questo permette di utilizzare lo stesso scafo e di cambiare l’imbottitura in maniera semplice e sicura. Di recente abbiamo anche modificato i punti di ancoraggio, rendendoli ancor più efficaci. E poi la vera costruzione LCF della scocca, con il carbonio a fibra lunga. Poi c’è anche il concetto Ergo Shape.

LCF, acronimo di Long Carbon Fiber, carbonio a fibra lunga
LCF, acronimo di Long Carbon Fiber, carbonio a fibra lunga
Il carbonio a fibra lunga? Spiegaci meglio…

E’ un sistema di costruzione non facile che include un procedimento molto costoso, ma offre dei vantaggi in termini di risposta e longevità del prodotto. Ci sono le selle che sono full carbon, costruite con il tessuto pre-preg e quelle con il carbonio iniettato o caricate con il carbonio. Queste ultime prendono forma con diversi materiali e procedimenti. Per le selle Repente viene impiegato il PA12 che viene caricato con delle fibre lunghe di carbonio. Non sono molecole, ma dei fili veri e propri. Questi hanno il compito di irrobustire la struttura e le donano una sorta di memoria, limitando la deformazione.

La produzione totalmente Made in Italy di Repente permette di mantenere la filiera corta
La produzione totalmente Made in Italy di Repente permette di mantenere la filiera corta
Molecole e fibre lunghe?

Oltre alle selle costruite con il carbonio pre-preg, quelle che di solito troviamo senza imbottitura, il mercato ci presenta quelle con la base che è un composto. Quest’ultimo è realizzato combinando dei materiali plastici, la natura può essere differente, caricati con il carbonio con le molecole di carbonio, oppure con la fibra lunga. Il primo è un procedimento che non irrobustisce lo scafo in maniera importante, il secondo è fondamentale per la qualità e per la longevità della sella. I fili di carbonio, che hanno lunghezze diverse, arrivano fino ad un centimetro, sono disposti in senso longitudinale.

L’utilizzo di questi materiali influisce sulla costruzione della sella?

La sella viene progettata anche in funzione delle risposte tecniche dei materiali. Ogni sella ha comunque una sua storia, legata al design, al concept e alle performances.

Team Bingoal, tra le squadre supportate tecnicamente
Team Bingoal, tra le squadre supportate tecnicamente
Selle corte oppure lunghe, il carbonio a fibra lunga cambia le sue risposte?

No, se il composito è di buona qualità e ottenuto da un procedimento corretto di lavorazione, la resa tecnica è indipendente dalla forma e dalla lunghezza della sella.

Quanto tempo è necessario per sviluppare una sella?

E’ difficile quantificare il tempo necessario per fare una sella, proprio come la sua longevità, perché le variabili in gioco sono differenti. Potrei dire che, dal momento della sua approvazione, mi riferisco al design, ci vogliono dai 4 ai 6 mesi. Costruire una sella è molto complicato, molto più di quello che si può immaginare.

Repente

Colnago C68, la nuova bici per un nuovo corso

21.04.2022
8 min
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Colnago presenta la C68, una sorta di capostipite per la maison lombarda, che vuole scrivere un’altro capitolo della sua storia. La C68 fa parte della generazione C, sinonimo di Colnago, Carbonio e Classe, di Cambiago. L’eccellenza delle biciclette in carbonio fatte a mano e di quell’estro che in pochi sono in grado di sfoggiare. La Colnago C68 è fatta a mano, come vuole la tradizione, ma dietro il mezzo meccanico c’è molto di più. La Colnago C68 non è l’evoluzione della C64.

Lo sterzo visto di fronte, con il suo design caratteristico, muscoloso e sagomato
Lo sterzo visto di fronte, con il suo design caratteristico, muscoloso e sagomato

Colnago C, la bicicletta che ha segnato il passo

La generazione C è stata la prima bicicletta con la forcella a steli dritti. La prima bicicletta ad avere una versione specifica per il pavé, ma la ricordiamo perché è stata la prima bicicletta da strada con i freni a disco. Colnago C, ovvero una famiglia di prodotti (arriveranno anche la all-road e la gravel) con una filosofia comune, ovvero quella di abbinare performances ed experience ciclistica. Una chiave di lettura attuale e proprio la C68 diventa il simbolo di questo concetto, facendo collimare storia, tradizione e futuro.

Colnago C e V, per due utenze diverse

Perché C68: il motivo è davvero semplice, ovvero si celebrano i 68 anni dalla fondazione della maison Colnago. Le bici che adottano il suffisso C, sono per molti un punto di arrivo e la massima espressione della bicicletta. La nuova C68 sfrutta nuove tecnologie produttive e di lavorazione del composito. Prima di entrare nel dettaglio è fondamentale fare un inciso. La famiglia C e quindi anche la C68, si distacca in modo netto dalla categoria V, che trova il suo apice nella V3Rs, la bici di Pogacar. La V è un’altra cosa, sinonimo di prestazioni massimizzate, dove non esiste il compromesso e la massima resa nelle competizioni è l’obiettivo principale. Le biciclette V sono in carbonio, sono costruite con la tecnologia monoscocca e fanno della rigidità un must.

La C68 non ha i foderi ribassati, soluzione invece utilizzata per la V3Rs
La C68 non ha i foderi ribassati, soluzione invece utilizzata per la V3Rs

C68, spariscono le congiunzioni esterne

La piattaforma C è sempre stata caratterizzata dalle congiunzioni esterne ai tubi. Questa soluzione non è utilizzata per la costruzione della C68. O meglio, le congiunzioni ci sono, ma sono interne ai profilati e la costruzione dell’intera bicicletta è fatta a pezzi. A tutti gli effetti si tratta di una struttura modulare, con lo stesso numero di parti della generazione C precedente. Ogni singolo profilato si innesta in quello precedente e diventa il naturale supporto del successivo. C’è solo il nodo sella che adotta una sorta di raccordo, paragonabile al passato. Il rinnovato metodo costruttivo offre maggiori possibilità di personalizzazione della geometria e al tempo stesso, con le sette taglie a catalogo (ottimizzate per l’impiego con pneumatici da 28 millimetri di sezione), si copre un range maggiore di reach e stack (facendo un accostamento con il passato). I tubi sono incollati, poi fasciati in maniera unica e specifica. Ogni telaio è fatto a mano ed è necessaria una giornata lavorativa per ogni frame, compresa la cottura del composito per consolidare la struttura e la verniciatura. Tutto hand made in Cambiago.

I vantaggi di questa costruzione

C’è un migliore controllo della della laminazione del tessuto composito, a tutto vantaggio di un prodotto finito di qualità superiore, se paragonato con il precedente. Maggiore efficienza produttiva, considerando l’elevato target e le aspettative della clientela che acquista una Colnago, fattore per nulla secondario. Dal punto di vista prestazionale c’è una maggiore rigidità della zona dello sterzo e della scatola del movimento centrale (che ora diventa T47). Tra le novità c’è anche la forcella, che torna ad avere uno stelo tondo e si abbina con un design specifico della serie sterzo, studiato per facilitare il passaggio interno dei cavi e la manutenzione. In questa zona sono impiegati i cuscinetti CeramicSpeed SLT da 1”1/4, garantiti a vita. In fatto di numeri (dichiarati), abbiamo un telaio che pesa (grezzo) 925 grammi (diventano 935 nella versione carbon-titanium) nella taglia 48,5.

Anche con i raccordi in titanio

Dal punto di vista dell’impatto estetico abbiamo un mezzo elegante e moderno al tempo stesso, raffinato e mai troppo esile, con quel tocco aerodinamico della tubazione obliqua. E’ in linea con le richieste attuali del mercato ed è da considerare una bicicletta per gli appassionati, ma che non lascia nulla al caso quando si tratta di spingere sui pedali. Le versioni disponibili sono due, quella carbon (con sette taglie a catalogo ed a richiesta disponibile con misure personalizzate) e quella super esclusiva carbon-titanium (con il suffisso Ti). Quest’ultima ha delle parti in titanio stampate 3D e si orienta principalmente alla customizzazione della taglia.

Ci sono due kit telaio, uno “tradizionale” carbon (5650 euro) e uno carbon-titanium (6600 euro), con la possibilità di personalizzare la colorazione tramite il configuratore (1200 euro in aggiunta). Le C68 carbon complete sono tre e tutte con allestimenti top level, Campagnolo (15770 euro), Shimano (14065 euro) e Sram (13260 euro), alle quali sono abbinati i set di ruote dei rispettivi portfolio. E poi i tre allestimenti per le C60Ti: 16780, 15225 e 14205 euro. La C68 sarà disponibile anche per rim brake.

Nuovo manubrio CC.01

Il nuovo manubrio integrato è prima di tutto il sinonimo di un’ampia compatibilità che accomuna l’ultima generazione delle Colnago e ne fa parte anche il reggisella con forma a D. La Colnago C68 è disponibile con un cockpit full carbon, completamente monoscocca. Collima perfettamente con la battuta superiore del tubo sterzo, compatibile anche con gli stem ACR. Disponibile in 16 combinazioni, tra lunghezza dello stem e larghezza della piega, ha la particolarità di avere un flair leggermente pronunciato nella parte bassa della piega, ovvero una sorta di svasatura verso l’esterno della bici.

Tradotto in numeri, se nella parte alta il valore della larghezza corrisponde a 41 centimetri, in quella bassa si arriva a 43. Ne guadagna la stabilità della bici, nelle fasi di guida tecnica ed aggressiva. Le quote della piega ci dicono di un reach leggermente più lungo (rispetto alla media del mercato attuale) e un drop compatto. Infine l’angolo dello stem di 84°. Il valore alla bilancia dichiarato è di 310 grammi nella combinazione 410/110 millimetri. Ha un valore aggiunto non da poco che è legato al mini-tool inserito nel cap della serie sterzo e si innesta nello stelo della forcella. La C68 è comunque compatibile con gli stem cha hanno un diametro del collarino di 31,8 millimetri.

C’è la tecnologia Blockchain

Al di sotto del portaborraccia, quello del tubo obliquo, è posizionato un tag di matrice NFC, scansionabile con il telefonino. Il passaporto digitale della bicicletta, che permette di tracciare il prodotto dalla sua nascita e lungo tutto il suo percorso e non si può modificare. Fondamentale per eliminare il problema delle contraffazioni e per tenere una memoria precisa delle specifiche tecniche. E’ utile per mantenere inalterato nel tempo il valore della bicicletta, considerando che una bici Colnago è per molti anche un oggetto da collezione. E’ un’applicazione che troveremo sempre più spesso in futuro e che permette in un certo senso di sancire il valore della bicicletta, grazie ad una vera e propria notarizzazione.

Colnago

Fizik Tempo Decos Carbon, carbonio… scolpito per essere al top

13.04.2022
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Fizik presenta la sua nuova opera d’arte in carbonio per ciclisti, la Tempo Decos Carbon. Una scarpa progettata per essere un agglomerato di prestazioni e comfort con un design pulito ed elegante

Le caratteristiche tecniche di questa calzatura sono da top di gamma e combinano specifiche come rigidità e reattività in appena 228 grammi. La nuova chiusura BOA aggiunge qualità ed efficienza ad un prodotto ideato per soddisfare tutte le esigenze della strada, che sia montagna, pianura o discesa. 

Il sistema BOA Li2 a un solo rotore permette una regolazione veloce e affidabile
Il sistema BOA Li2 a un solo rotore permette una regolazione veloce e affidabile

Design minimalista

L’estetica di questa scarpa incarna un design semplice in pieno stile Fizik. La tomaia è composta da un resistente poliuretano laminato combinato con la rete di tessuto morbida. La calzata della Tempo Decos è avvolgente e permette al piede di rimanere ancorato alla tacchetta ed esprime al massimo l’energia sprigionata

Oltre alla struttura, a favorire ciò c’è l’affidabile sistema di chiusura BOA. Su questo modello i tecnici Fizik hanno deciso di installare un singolo rotore bidirezionale Li2. La sua peculiarità è un’altezza del comando più bassa e una conseguente ergonomia utile per essere facilmente regolato durante la prestazione. 

La suola in carbonio ha una posizione delle viti per le tacchettò arretrata per una migliore spinta
La suola in carbonio ha una posizione delle viti per le tacchettò arretrata per una migliore spinta

La più reattiva

Per definire l’efficienza di una scarpa, il trasferimento di potenza è sicuramente uno degli aspetti più determinanti. Questa Tempo Decos Carbon è stata ingegnerizzata per essere la più reattiva e rigida della gamma. Il carbonio della suola R2 è composto da un layup della fibra che consente di risparmiare peso e offrire una rigidità massima (indice 10). Questa caratteristica permette di avere una suola reattiva e scattante

Ad ottimizzare l’energia espressa in fase di spinta c’è il nuovo posizionamento della tacchetta, leggermente arretrato rispetto alla tradizionale impostazione. A conferma di ciò viene massimizzata l’efficienza della pedalata e ridotta la compressione del ginocchio, nel caso di posizioni avanzate e aggressive. 

Oltre a particolari performanti anche il comfort non è lasciato al caso. L’ampio ingresso di sfiato e la canalizzazione interna del flusso d’aria, permette una termoregolazione costante ed efficiente

Specifiche e prezzo

La Tempo Decos Carbon è un concentrato di caratteristiche rivolte alla performance e al comfort che fanno di questa scarpa una valida compagna per ogni tipo di uscita. Con i suoi 228 grammi vanta un peso piuma in linea con le esigenze dei top di gamma. 

Le taglie disponibili vanno da 36-48 (da 37 a 47 anche nelle mezze taglie). I colori selezionabili sono quattro: nero/nero, bianco, viola/nero e iridescente. Le scarpe sono acquistabili sul sito oppure presso i rivenditori autorizzati ad un prezzo di 290 euro. 

Fizik