Manca davvero poco al via ufficiale dalla Danimarca del Tour de France edizione numero 109. Una gara, quella in rampa di lancio, che quest’anno celebra anche il ritorno della Grande Boucle femminile, in programma dal 24 al 31 luglio. E proprio per celebrare al meglio l’edizione 2022 del Tour de France Femmes avec Zwift – questo il nome ufficiale della manifestazione – e al tempo stesso alzare al massimo i riflettori sull’attività ciclistica femminile e sulle donne più in generale, i Team EF Education EasyPost e quello “rosa” EF Education Tibco SVB utilizzeranno un’edizione graficamente super esclusiva delle proprie Cannondale SuperSix Evo, SystemSix e SuperSlice.
Questa è la versione speciale della Cannondale SuperSix Evo per gli atleti di EF Education Easy Post e EF Education Tibco SVBLa Cannondale SuperSix Evo per gli atleti di EF Education al Tpuor
Tutti i telai realizzati dal brand americano saranno caratterizzati da vivaci grafiche e cromie nate dalla stretta collaborazione che Rapha intrattiene con Palace Skateboard. Si tratta del brand che alla EF Education EasyPost e alla EF Education Tibco SVB fornisce i kit d’abbigliamento gara e allenamento. Una collaborazione già di successo in occasione del Giro d’Italia 2020: vi ricordate?
Un messaggio importante
«Oltre che dalle nostre biciclette – dichiarano con orgoglio dall’ufficio marketing di Cannondale – il mondo degli appassionati di ciclismo non sarà in grado di distogliere lo sguardo dal nostro nuovo design dell’abbigliamento e da altri elementi identificativi dei team. Un’operazione pensata e realizzata per celebrare con orgoglio (e ad alta voce) il Tour de France femminile. Le donne hanno bisogno di visibilità, hanno bisogno di esaltare le proprie sfide e i loro trionfi a livello internazionale nel mondo del ciclismo.
«Anche se non saranno giorni facili – proseguono – tutte le atlete aspettano con impazienza la data di partenza del Tour de France Femmes avec Zwift. Il design audace di ciascuna bicicletta Cannondale per i due Tour è fortemente intenzionale, rappresentando il pensiero audace e le conquiste delle donne nello sport del ciclismo. Finché han potuto, le donne hanno cercato la velocità, il sudore e la posta in gioco da cogliere nel contesto del mondo del ciclismo professionistico. Ma raramente, se non mai, sono state accolte con la stessa ampia visibilità, con le sponsorizzazioni e con i premi in essere tra gli uomini. E quest’anno vogliamo far passare un messaggio molto chiaro in tal senso…».
Una importante nota commerciale: il telaio SuperSix Evo Rapha e Palace Skateboards in edizione speciale Tour de France 2022 sarà in vendita a breve, e ad un prezzo che verrà definito nelle prossime settimane.
Elisa guarda la sua maglia e la sua bici iridata prima di andare a letto. Le brillano gli occhi, hanno una luce particolare dettata, forse, dal fatto che al momento (in apertura, Balsamo nella foto ASO/F. Boukla) è la ciclista più forte al mondo…
«La sera prima della mia Parigi-Roubaix ero abbastanza serena, non mi sentivo particolarmente stressata o con qualche responsabilità di troppo. Volevo solo divertirmi e onorare la maglia».
Pochi problemi sul pavé asciutto, poi è cominciato l’InfernoPochi problemi sul pavé asciutto, poi è cominciato l’Inferno
Inizia la corsa, ma il terreno sembra quasi diverso da quello di due giorni prima.
«Quando abbiamo fatto la ricognizione, la strada era asciutta e sembrava già difficile in quel modo, ma tutta bagnata e piena di fango mi sembrava quasi impossibile. Il pavé è diverso rispetto a quello a cui sono abituata ad esempio al Giro delle Fiandre. Questo è più alto, più scivoloso, mette un po’ più in difficoltà. Sicuramente, però, le persone a bordo strada che mi incitavano davano tanto morale. Mi emozionava, mi sentivo parte integrante della storia».
Al via con il numero uno. Alla sua destra Vittoria Guazzini, caduta e finita all’ospedaleAl via con il numero uno. Alla sua destra Vittoria Guazzini, caduta e finita all’ospedale
«Ho avuto paura, tanta. Ho visto che si era fatta seriamente male e non è stata una bella scena. In alcune zone c’erano delle pozzanghere di fango molto grandi ed era lì che si perdeva maggiormente l’equilibrio».
Elisa abbassa un attimo lo sguardo e osserva la sua bici.
«Non è stata la miglior gara per inaugurare maglia e bici nuove e bianche (ride, ndr). Però ha avuto il suo fascino fare la prima Parigi-Roubaix come prima competizione in maglia iridata. Un sogno, non l’avrei mai immaginato possibile!».
Anche per Elisa qualche scivolata senza conseguenze sul fango della Roubaix (foto ASO / F. Boukla)Anche per Elisa qualche scivolata senza conseguenze sul fango della Roubaix (foto ASO / F. Boukla)
Negli spogliatoi del magico velodromo di Roubaix la Balsamo è ricoperta di fango dalla testa ai piedi, con difficoltà si intravede l’iride sulla sua maglia, eppure sorride…
«E’ stato divertente, è stato leggendario, è stato unico. Sinceramente spero solo che nei prossimi anni non piova più (ride, ndr). Il prossimo anno la rifarei? Non so, adesso non voglio pensarci, un Inferno all’anno è già tanto. Sicuramente… se non dovesse piovere sarebbe meglio!».
Raggiunto il velodromo di Roubaix: strana sensazione per Balsamo, vera “star” della pistaRaggiunto il velodromo di Roubaix: strana sensazione per una “star” della pista
Chiude un secondo gli occhi.
«Vedo l’arrivo, il fango, la bici sporca e le mani con le vesciche. Solo alla fine ho iniziato ad avvertire i primi dolori alle mani, una volta tolti i guanti. Durante la corsa l’adrenalina era tale da non sentire nulla».
La nostra campionessa del mondo è abbastanza positiva, l’iride non la spaventa, lo sa portare, non si sente grandi responsabilità sulle spalle ed è abbastanza contenta della sua stagione. Vuole solo continuare a fare del suo meglio divertendosi. L’Inferno è passato!
Approfondimento nei giorni del Nord sulle Cannondale della Valcar-Travel&Service guidata da Davide “Capo” Arzeni, che ha in Elisa Balsamo la punta di diamante. E' Ilaria Sanguineti a spiegarci la Cannondale SuperSix EVO con cui il team corre quest'anno. Una bici leggerissima, aerodinamica e pronta nella risposta. I freni a disco che rendono il gruppo più sicuro. E sensazioni di guida da prima classe. Sono i giorni del Fiandre e della Ronde de Mouscron vinta proprio da Chiara Consonni su questa bici.
Approfittando delle pause fra le corse del Nord, siamo andati nella villa vicino Bruges in cui alloggiava la Valcar-Travel&Service. Volevamo studiare un po’ meglio le Cannondale gialle, che in gruppo tante ragazze guardano con una sottile punta di invidia.
I dati diffusi al riguardo dalla casa americana sono entusiasmanti. Parlano di 30 watt. Ecco quanta potenza si risparmia grazie alla forma dei tubi e il design integrato della nuova SuperSix EVO rispetto alla precedente versione, calcolata a una velocità di 48,3 chilometri all’ora.
Nostra guida per questo viaggio tecnico è Ilaria “Iaia” Sanguineti, ligure di Sanremo classe 1994, che alla Valcar corre dal 2018 e di mestiere fa la velocista. Tirando spesso le volate a ragazze come Elisa Balsamo e Chiara Consonni, che quassù proprio lunedì scorso ha vinto la Ronde de Mouscron.
La SuperSix EVO di Ilaria Sanguineti al via della Ronde de MouscronLa SuperSix EVO di Ilaria Sanguineti al via della Ronde de Mouscron
Provata con Bettiol
Avevamo già testato la SuperSix EVO su bici.PRO, nella configurazione che Cannondale ha riservato ai professionisti della Ef-Nippo. Avevamo riscontrato il cambiamento nella sezione dei tubi, non più tondi dato che la galleria del vento ha confermato che la forma tonda non è la più aerodinamica.
E’ proprio il loro profilo troncato migliora l’efficienza aerodinamica: risultato che le ragazze apprezzano in pianura ma anche se c’è tanto vento.
«E’ una via di mezzo – spiega Sanguineti – fra la SystemSix (che ad ora la Valcar tiene di scorta, ndr) che era molto aerodinamica e quelle più leggere che usavano le scalatrici. La SuperSix va bene dovunque, anche in volata».
Il carro posteriore è compatto e breve: la reattività nasce da quiIl carro posteriore è compatto e breve: la reattività nasce da qui
Risposta immediata
Quel che lascia senza fiato le ragazze e tutti coloro che hanno potuto provare questa bici, è la risposta alle accelerazioni. In salita, allo sprint, in pianura.
«La senti come una parte di te – dice Ilaria, durante l’incontro nella casa alle porte di Bruges – e molto dipende dalla forma del carro posteriore così compatto».
Un punto determinante del telaio è infatti il carro posteriore, che si innesta nel piantone davvero molto in basso e con foderi di 40,8 centimetri. Una scelta in controtendenza da quando l’uso dei freni a disco e le forze che essi esercitano proprio sul telaio, ha portato tutti gli altri ad allungare questa parte della bici.
La bici monta lo Shimano Ultegra Di2, ecco il comando della batteriaLa bici monta lo Shimano Ultegra Di2, ecco il comando della batteria
Tubeless al debutto
La bici della Valcar è montata con lo Shimano Ultegra Di2, sella Prologo, ruote Vision e coperture Veloflex.
«Nelle corse del Nord – spiega Sanguineti – abbiamo corso con cerchi da 40, ma a disposizione ne abbiamo anche di più alti. Proprio a partire da De Panne invece, per la prima volta abbiamo usato i tubeless da 28 mm e mi sono trovata così bene che ho chiesto di averli anche nella corsa successiva».
Guidabilità. Leggerezza. Compattezza. Sono queste le tre qualità principali della bici della Valcar. Da Bruges per ora è tutto. Ora le ragazze di “Capo” Arzeni sono attese dalla seconda parte di Nord, dalla Freccia del Brabante, all’Amstel Gold Race di domenica prossima.
Arzeni lo dice da un pezzo: il prossimo anno occhio alla Gasparrini. E così ci siamo portati avanti e ve la presentiamo. Il dopo Balsamo è già iniziato?
L’intervista rilasciataci da Marco Frapporti sui materiali in dotazione ai team WorldTour ha acceso la nostra curiosità. Abbiamo cercato di capire quali sono i punti chiave dello sviluppo tecnologico. Da qui siamo partiti per un’analisi più approfondita, che vede come primo punto i telai aerodinamici.
Non è un segreto che da qualche anno l’aerodinamica ha assunto un ruolo sempre più importante nella progettazione e sviluppo delle biciclette moderne, tanto da risultare determinante quanto il peso e la reattività. Ma quali sono le caratteristiche di una bicicletta aerodinamica? Per rispondere a questa domanda abbiamo analizzato delle biciclette aero in dotazione ad alcuni team World Tour.
Fra i modelli che abbiamo osservato ci sono: Trek Madone, Specialized Venge, Lapierre Aircode DRS, BMC -Timemachine Road, Cannondale SuperSix e Merida Reacto. Alcuni punti sono comuni a tutti questi modelli, e forse definiscono cosa si intende per bicicletta aerodinamica. Per prima cosa, tutte sono state progettate e sviluppate con l’ausilio della galleria del vento, cui si ricorre sempre più spesso.
Un altro punto comune è il manubrio con profilo alare e passaggio cavi interno. Trovandosi nella parte frontale, esso ricopre un ruolo importante ai fini dell’impatto con l’aria. Rispetto ai primi modelli aerodinamici e integrati, oggi si ricorre a sistemi di manubrio e attacco separati, in modo da facilitare anche le eventuali regolazioni per trovare il posizionamento migliore.
Un aspetto fondamentale e comune a queste bici è il profilo delle tubazioni, che presentano la famosa coda tronca: la più favorevole per far defluire l’aria velocemente. Ovviamente tra le varie bici ci sono delle differenze, che vediamo di seguito
Mads Pedersen impegnato sulla sua Trek MadoneMads Pedersen sulla sua Trek Madone
Trek Madone con Isospeed
La Trek Madone con cui pedalano gli atleti del Team Trek-Segafredo, è una delle biciclette aerodinamiche più famose e con delle soluzioni tecniche molto interessanti. Oltre alle doti aerodinamiche, Trek ha pensato anche al comfort con il sistema Isospeed. In pratica grazie a una semplice regolazione è possibilemodificare l’elasticità del telaio e assorbire le vibrazioni in maniera diversa. In questo modo ogni ciclista può trovare l’assetto che preferisce in base al tracciato o alle condizioni fisiche del momento. La Madone vanta una geometria aggressiva con l’angolo del tubo sterzo che nella taglia più grande è di 73,9 gradi, vale a dire un angolo molto chiuso che va a favore della reattività dell’avantreno.
La Venge è in dotazione a due team
La Specialized Venge in dotazione ai Team Bora-Hansgrohe e Deceunink-Quick Step è frutto degli studi di fluidodinamica computazionale al CFD e dei test in galleria del vento che si trova nella sede del marchio americano a Morgan Hill. Grazie al concetto Rider First Engineered ogni misura del telaio ha delle caratteristiche specifiche di assorbimento delle vibrazioni, maneggevolezza e rigidità. Anche il Venge vanta un angolo sterzo improntato alla ricerca della reattività con dei valori che vanno dai 71,75 gradi della taglia più piccola fino ai 74 gradi della misura più grande.
Sam Bennet prima del via con la Specialized VengeSam Bennet prima della partenza con la Specialized Venge
Veloce per Demare
La bicicletta che ha vinto ben quattro tappe all’ultimo Giro d’Italia. Stiamo parlando della Lapierre Aircode DRS. Il telaio e la forcella sono stati pensati come un pezzo unico, per far defluire l’aria in modo migliore. Una scelta un po’ in contro tendenza è quella di montare un attacco manubrio in alluminio con la curva in carbonio. La sigla DRS sta per Drag Reduction system che ha l’obiettivo di migliorar il deflusso dell’aria.
Un occhio al comfort
La BMC Timemachine Road è una delle biciclette in dotazione al Team NTT ed è quella usata da Nizzolo nelle vittorie del Campionato Italiano ed Europeo. Oltre alla ricerca dei profili aerodinamici e al manubrio con profilo alare, anche BMC ha cercato di conferire un buon grado di comfort tramite la tecnologia TCC Tuned Compliance Concept. Con questo sistema ogni modello della casa elvetica viene realizzato con una differente flessibilità verticale. L’obiettivo è avere l’equilibrio migliore fra la rigidità laterale e quella verticale. Per quanto riguarda le geometrie questa bicicletta ha dei valori meno estremi, infatti se consideriamo l’angolo di sterzo, si parte da un minimo di 71,2 gradi per la taglia più piccola fino ai 72 gradi del telaio più grande.
Il Timemachine Road di Giacomo NizzoloIl Timemachine Road di Giaocomo Nizzolo
Un sistema unico
Il Cannondale SystemSix in dotazione al Team EF è figlio di un progetto dove il telaio, la forcella, il reggisella, il manubrio, l’attacco e le ruote sono state progettate e sviluppate insieme come fossero un sistema unico. Questo ha portato ad una bicicletta molto veloce che ad una velocità di 48 chilometri orari fa risparmiare ben 50 Watt. Un vantaggio che si sente anche quando si è in scia.
Profilo Naca
La Merida Reacto del Team Bahrain-McLaren vanta un profilo dei tubi Naca 0028 con il reggisella che ha integrato un elastomero per smorzare le vibrazioni e favorire il comfort. Anche la Reacto ha dei valori di angolo sterzo aggressivi che vanno da 71,5 gradi fino ai 74 gradi della misura più grande.
Un altro sguardo alla prossima edizione della corsa rosa, un altro corridore che potrebbe recitare un ruolo tra i protagonisti. Siamo andati a vedere la Cannondale SuperSix Evo di Hugh Carthy, atleta della EF-Easypost. C’è un dettaglio tecnico che ci ha colpito, ovvero l’utilizzo della piega manubrio in alluminio FSA Energy, in controtendenza rispetto alle scelte della maggior parte dei suoi colleghi. Ma entriamo nel dettaglio della bicicletta.
La Cannondale Super Six Evo di Hugh Carthy, con bandierina britannicaLa Cannondale Super Six Evo di Hugh Carthy, con bandierina britannica
Una SuperSix Evo senza stravolgimenti
Quella utilizzata dal corridore britannico è la bicicletta nella versione “classica”, su cui non si notano grandi differenze rispetto alla bici presente nel mercato. E’ una taglia 58, in linea con le caratteristiche fisiche del corridore, alto 1,93 centimetri e filiforme. Notevole la differenza tra sella e manubrio. Anche quest’ultimo fattore è in controtendenza, rispetto alla media dei suoi colleghi scalatori e grimpeur, che adottano dei setting non eccessivamente sacrificati verso il basso, votati a non schiacciare eccessivamente il diaframma.
Combinazione anteriore 54-40 e power meter modello NG
Cassetta 11-34 per Carthy
Pedali SpeedPlay-Wahoo, nella versione più leggera
Combinazione anteriore 54-40 e power meter modello NG
Cassetta 11-34 per Carthy
Pedali SpeedPlay-Wahoo, nella versione più leggera
Componentistica tra FSA e Vision
Hugh Carthy, così come i suoi compagni di squadra, utilizza le ruote Vision Metron da 40 millimetri e con predisposizione tubolare: combinazione spesso usata anche nelle frazioni veloci. Le gomme sono le Vittoria Corsa da 26 millimetri.
Interessante la scelta del cockpit, dove troviamo lostem FSA e una piega in alluminio Energy. Non c’è il manubrio integrato e full carbon. Anche in questo caso ci troviamo a documentare una scelta differente rispetto agli standard attuali. Oltre al materiale utilizzato per la costruzione, la piega FSA Energy è compact nel reach, nello stack e non è curvata verso l’anteriore della bicicletta, ma ha un design classico. Carthy Utilizza una sella Prologo Nago, senza CPC e senza il canale di scarico.
Stem e piega separati
Le Metron da 40 millimetri di altezza
La Prologo Nago con rails Nack in carbonio
Stem e piega separati
Le Metron da 40 millimetri di altezza
La Prologo Nago con rails Nack in carbonio
Power meter, pedali e guarnitura
Lo avevamo notato alla Parigi-Roubaix, ma anche sulle KTM del Team Tirol-KTM, ovvero la presenza dei pedali SpeedPlay-Wahoo, quelli che dovrebbero integrare il power meter, abbinati al P2max nella guarnitura.
Siamo portati a pensare che il power meter attivo sia quello della guarnitura. Le pedivelle sono FSA, conperno da 30 millimetri e gli adattatori necessari per la scatola del movimento centrale (73 millimetri di larghezza) della Cannondale, unica nel suo genere.
Abbiamo approfittato della vigilia della Scheldeprijs per andare a Bruges a vedere le Cannondale SuperSix EVO della Valcar. A guidarci, Ilaria Sanguineti