CAMPAGNOLA – Le immagini scorrono sul maxi schermo del salone delle cerimonie del bocciodromo di Campagnola Emilia. Sono quelle finali della Roubaix 2021. Sonny Colbrelli è sul palco a ricevere il premio “Bici al chiodo” e riguarda la sua impresa. Un pittore gli regala un dipinto a mano che lo immortala mentre sta per alzare al cielo la sua Merida Reacto prima di lasciarsi andare a quell’urlo liberatorio dopo il traguardo che emoziona ancora.
Il riconoscimento ricevuto nella bassa reggiana è forzato, perché lo stesso ritiro di Colbrelli è stato forzato. Sua moglie Adelina ci dice però che adesso Sonny è meno a casa di quando correva. Alla fine lei ci è abituata. E’ felice perché sa che gli impegni che ora ha suo marito lo aiutano a non pensare al passato. Intanto lui si presta per chiacchiere, autografi e foto ammirando le sue ex maglie di Zalf, Bardiani e Bahrain Victorious. Ci prendiamo quindi da parte in un angolo Sonny e gli chiediamo come sta vivendo la sua nuova carriera.
Stai metabolizzando questa “bici al chiodo”?
No, è ancora difficile. Ho fatto due raduni a Calpe con la squadra e fa sempre male vedere i miei ex compagni in bici, mentre tu sei in ammiraglia. Oppure come adesso che sono ripartite le gare. Vedo le volate e chiudo gli occhi per risentire un po’ di adrenalina. Devo riuscirci pian piano e credo tuttavia che ci stia riuscendo.
Che effetto ti ha fatto essere in giro con la tua squadra non più da corridore?
E’ stranissimo. Prima arrivavo in ritiro sapendo che avrei preparato la stagione. Controllavo la nuova bici, il nuovo vestiario. Appendevo la maglia all’armadio della camera per il giorno dopo. E ne parlavo col mio compagno di stanza che solitamente era o Caruso o Mohoric. Ora invece sono in camera da solo, situazione che mi è capitata molto raramente in carriera. Adesso mi sveglio sapendo di salire in ammiraglia e sapendo che non farò più sei ore in bici. Un po’ di malinconia viene, ma poi passa.
Quando correvi ti era mai successo di pensare al tuo post carriera?
Alcune volte sì, perché un corridore bene o male sa che non durerà per sempre. Però negli ultimi anni quando andavo forte, specie nel 2021, pensavo solo a migliorare sempre di più. E quindi il fine carriera lo rimandi per forza di cose.
In cosa pensi di essere forte nel ruolo che hai adesso?
Penso di esserlo di testa o quanto meno nel senso tattico. Penso di poter dare buoni consigli o buon supporto ai ragazzi. Dopo un anno a guardare le corse in televisione o da fuori, ora vedo le cose in un’altra maniera. Rispetto a quando ero in gruppo, adesso vedo come si muove una squadra o determinati corridori.
Dal dietro le quinte, ci sono degli aspetti che prima non notavi?
Sapevo già prima del grande lavoro che faceva il nostro personale, ma forse non me ne rendevo conto totalmente. Adesso però essendo molto più insieme a loro, faccio caso a tanti altri dettagli. Vedo come lavorano i meccanici, i preparatori, i diesse. Vedo come preparano i corridori al cento per cento. Una volta di più bisogna fare i complimenti a queste persone.
Sonny Colbrelli ha pensato che potrebbe dover bacchettare i suoi ex compagni?
Fino a ieri ero con loro in camera ed oggi prendere in mano la radio per dargli degli ordini mi fa sentire a disagio. E’ un altro aspetto che mi fa strano. Infatti per questo al momento non ho intenzione di diventare diesse. Ci voglio provare, ma bisogna essere pronti, preparati e consapevoli. Ad oggi io non lo sono, ci vuole del tempo. Lo vedrò dopo che sarò stato alle prossime gare.
Sarai impegnato anche a livello politico. Questa nuova avventura a quale gara può essere paragonata?
Sarà una corsa durissima. Ho già visto gli altri candidati che hanno già iniziato la loro campagna elettorale. Io invece non ho fatto ancora nulla, anche se manca poco e dovrò cominciare. Parliamoci chiaro, io con la politica c’entro poco. Certo, devo studiare ed ascoltare le persone, ma come ho sempre detto, voglio solo portare lo sport nel mio programma. O meglio, la sicurezza per la nostra categoria. Non si può morire in bicicletta.
Che cosa intendi?
L’Italia è il primo Paese al mondo per questo tipo di morti e dobbiamo invertire la tendenza. Voglio parlare ai giovani perché sono loro il nostro futuro. Sono loro che guideranno un’auto. Cambiare la mentalità della gente è molto difficile, più di vincere una Roubaix. Penso e spero di poter portare un buon segnale.