Risolto il mistero della posizione di Colbrelli: ha voluto una S

23.06.2021
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E poi capita che guardando qualche foto recente di Sonny Colbrelli, l’occhio si soffermi sulla sua posizione e ti accorgi di un dettaglio: ma quanto è corto sulla bici? Sarà la foto, probabilmente, ma il campione italiano sembra un corridore del chilometro da fermo. Corto, avanzato, basso di sella: sembra Lamon quando lancia il quartetto.

Chiaro che bisognerebbe approfondire il discorso con lui, ma Sonny è in volo verso il Tour. Allora, sapete che cosa facciamo? In attesa che Colbrelli atterri, mandiamo le foto a Bartoli e vediamo cosa ne pensa. Un po’ perché la sua posizione quando correva era da invidia e un po’ perché parte del suo attuale lavoro è migliorare la posizione in sella degli atleti che a lui si rivolgono. Perciò gli mandiamo le foto, contiamo fino a dieci ed eccoci qua…

Qui al Delfinato, pedala in punta di sella su un telaio in apparenza corto
8 agosto 2020, Milano-Sanremo: la posizione sembra meno avanzata
Qui al Delfinato, pedala oin punta di sella su un telaio in apparenza corto
8 agosto 2020, Milano-Sanremo: la posizione sembra meno avanzata
Cosa ti pare?

E’ cortissimo, in effetti. Ha gli angoli tutti chiusi. Guardando la foto dell’anno scorso è simile, soprattutto l’angolo fra il busto e il braccio, forse però era un po’ più lungo. Ovvio che sono considerazioni davanti a delle foto, si fa per il gusto di ragionare. Di sicuro in tivù non ti soffermi a guardare, non mi ero mai accorto della sua posizione.

E’ un gioco tecnico, certo. La sensazione è che oltre che corto sia anche tanto avanzato. Guarda quanto sono vicine le ginocchia al manubrio…

E’ avanti e spinge tanto con i quadricipiti. E stando così alto, quasi seduto, chiaro che sposti il peso sulla schiena, ma non credo che questo sia un problema. Però come posizione sarebbe da rivedere su più punti.

A Imola questa posizione estrema ha pagato in termini di brillantezza
A Imola questa posizione estrema ha pagato
Ad esempio?

E’ corto, lo abbiamo detto. Chissà che allungandolo non si possa rivedere l’avanzamento della sella. Nella foto ha il piede in basso, ma si deduce che quando la pedivella è orizzontale, la perpendicolare per il ginocchio supera di molto l’asse del pedale. Quindi spinge tanto con i quadricipiti e meno con i glutei.

E questo è grave?

Si potrebbe cercare una posizione in cui la spinta sia al 50 per cento a carico dei quadricipiti e il 50 per cento a carico dei glutei. Lo sforzo non peserebbe su un solo distretto, ma sarebbe ripartito e in tre settimane di corsa ne vedresti il beneficio.

Visto che parliamo di quadricipite, sembra piuttosto chiuso anche l’angolo fra busto e coscia.

E’ vero, quando la pedivella è in alto, si chiude proprio tanto. E’ come fare la pressa partendo con le ginocchia al petto, non ce la fai a partire.

Quando va in punta di sella, le ginocchia sono a filo del manubrio
Quando va in punta di sella, le ginocchia sono a filo del manubrio
Diciamo che una posizione così è molto redditizia in volata?

La volata è soggettiva, perché col fatto che la fai in piedi, riesci a compensare anche eventuali difetti di posizione. Invece in salita il problema si risolve parzialmente, perché si tende a spostare il peso indietro e la spinta riguarda parzialmente anche glutei e dorsali. Fatico a pensare che altrimenti possa utilizzarli molto. A ciò si aggiunga che una posizione così chiusa incide anche sulla respirazione.

Però va molto forte lo stesso?

Infatti stiamo parlando per ipotesi, bisognerebbe valutare gli angoli in modo completo. Di solito per quello fra busto e braccia si va intorno ai 90 gradi e lui è ampiamente al di sotto, questo se non altro in base alle teorie mia e di Giovanni Stefanìa che collabora con me. E comunque non è detto che se uno va forte non possa andare anche meglio. Ultima cosa…

Prego.

Magari è un caso, lo scatto di quel momento e basta. Però nella foto con Masnada sembra che tenda a buttare fuori le ginocchia, come essendo basso di sella e cercando un modo per avere maggiore distensione. Per questo però sarebbe curioso sapere che pedivelle usa. Avrà per caso le 175?

La sua Reacto è una taglia S per richiesta espressa di Colbrelli
La sua Reacto è una taglia S per richiesta espressa di Colbrelli

Sonny atterra e svela il mistero

A questo punto il volo è finito, Sonny è atterrato e risponde. E bastano poche battute per svelare il mistero: qualcosa in effetti c’è…

Che pedivelle usi? E soprattutto, quest’inverno hai rifatto la posizione in bici? Guardavamo le foto: sembri cortissimo…

Uso le 172,5 con un 54-39. No no, la posizione è sempre quella. Solo ho voluto una taglia in meno di bici: non più una M, bensì una S. Sono corto, sì.

Ecco dov’è il trucco, come mai?

Preferisco cosi. Mi trovo meglio, la bici è più reattiva e più maneggevole per me. O per la mia testa, non so. Sapete che noi ciclisti abbiamo le nostre fisse…

Ne stavamo parlando con Bartoli, adesso si spiega bene tutto.

Sì sì, lo so che sono corto e basso.

L’altezza di sella è sempre quella e hai allungato l’attacco?

Sella uguale, attacco uguale al precedente. Col manubrio integrato preferisco un attacco più corto, cosi diventa una cosa unica.

Svelato l’arcano, una Reacto taglia S al posto della M dello scorso anno e così si spiega anche la foto del 2020. I corridori hanno davvero le loro fissazioni. E soprattutto avevamo visto giusto. Come andare con la bici di Pozzovivo. Forse per questo in salita a Imola, Sonny andava così forte…

Masnada riparte da Imola e punta la Vuelta. E sulle Olimpiadi…

17.06.2021
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«Le salite sono dure e poi fa caldo. Non è come il nostro caldo, è un caldo… da Asia. E poi tanta umidità, con questa nebbiolina che non ti fa respirare». Fausto Masnada ricorda il percorso di Tokyo su cui si correrà a fine luglio e intanto benedice il fatto di trovarsi a Livigno a godersi il fresco, anche se da ieri è arrivata un’ondata di calore che presto scioglierà i muri di neve rimasti ai lati delle strade più alte. Domani, se tutto andrà bene, il lombardo tornerà giù per la sfida tricolore di Imola. Si riparte…

«Ieri siamo andati in Svizzera – dice – e non mi era mai capitato di scendere dai 2.500 metri di quei passi senza neanche infilare la mantellina. Oggi sarà la volta dell’ultimo allenamento duro, poi se Dio vuole della tendinite del Giro non resterà che il ricordo e il tricolore sarà l’inizio di un’altra storia».

Con il terzo posto al Romandia, dietro Thomas e Porte aveva dato un ottimo segnale
Con il terzo posto al Romandia, dietro Thomas e Porte aveva dato un ottimo segnale

Il corridore della Deceuninck-Quick Step è uno dei quattro azzurri, con Ulissi, Formolo e Cataldo, che nel 2019 volò in Giappone per provare il percorso olimpico e anche per questo lo abbiamo strappato alla quiete della montagna.

Non si respira

«Ricordo un percorso duro – dice – e non facemmo il Monte Fuji, che è la salita più lunga e dura delle Olimpiadi, con i suoi 15 chilometri. Si corse alla garibaldina, perché nessuna squadra fu in grado di controllare la corsa. Partimmo appena fuori Tokyo e da subito fu tutto un saliscendi, senza un metro di pianura. Anche il circuito automobilistico in cui si arriva è duro e poi l’ultima salita è davvero un muro di 6 chilometri. Ma su tutto questo peserà l’influenza del clima, per quel caldo di cui vi dicevo, e il fuso orario. Noi arrivammo 4 giorni prima e ricordo che, complice anche l’umidità e il calore, avevo i battiti più alti del solito».

E’ il 2019, Masnada è il primo da destra, gli azzurri provano il percorso olimpico. Si riparte da qui…
E’ il 2019, Masnada è il primo da destra, gli azzurri provano il percorso olimpico. Si riparte da qui…

Occhio alle fughe

Corsero alla garibaldina e accadrà molto probabilmente anche nella gara olimpica, dato che le squadre partiranno con 5 corridori e ci sarà poco da assegnare ruoli blindati.

«Difficile dire chi potrà controllare – prosegue Masnada – e se qualche corridore forte entra nella prima fuga di giornata, poi diventa complicato andare a chiudere. Resta da capire come sarà lo sviluppo di corsa con il Monte Fuji. Ricordo che andammo a vederlo in auto ed è una salita vera e impegnativa. La strada è a due corsie e l’asfalto è buono, ma ricorda un po’ il Foscagno. Sarà una gara dura, in cui sarà difficile anche l’adattamento».

Brillante nei primi giorni del Giro: qui a San Giacomo con Moscon e Fabbro
Brillante nei primi giorni del Giro: qui a San Giacomo con Moscon

Obiettivo Vuelta

La sua stagione sta tornando insomma sul binario progettato sin dall’inizio, senza cambiamenti dell’ultima ora e senza farsi ingolosire ad esempio dalla possibilità di fare il Tour. E purtroppo le Olimpiadi, che per un Masnada in condizione sarebbero state un bel banco di prova, dovrà semmai guardarle in televisione.

«Farò questo ultimo allenamento – dice – e domani scenderò per correre i campionati italiani, dove spero di ben figurare. Ho ripreso piano piano e sono stato parecchio fermo, non so cosa aspettarmi. Per questo sono venuto a Livigno, per provare a migliorare ancora un po’. Poi però si riparte. Tornerò in ritiro con la squadra, con la Vuelta nel mirino. Probabilmente rientrerò alle corse al Giro di Vallonia, poi al Tour de l’Ain, quindi andrò in Spagna. Dalle Olimpiadi sono fuori e mi dispiace, ma è giusto che il posto vada meritato. Ho fatto le visite olimpiche a Roma, ma dopo il ritiro dal Giro, le cose sono andate a farsi benedire».

Gli otto giorni di Vendrame tra le fatiche del Giro e i tricolori

09.06.2021
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Cosa faccia e di cosa abbia bisogno un corridore alla fine del Giro d’Italia lo ha spiegato molto bene Mario Cipollini, sia pure in altro contesto, nell’ultimo video in cui ha parlato di Nibali e Cassani. Non è semplice tornare a casa dopo un mese di assenza e fatiche. Riallacciare i fili con la cosiddetta normalità, gestire gli incontri, rispondere alle chiamate e insieme ricordarsi che si è atleti e vivere e lavorare perché la condizione non vada persa. Il discorso, certamente più complicato per chi ha famiglia, vale anche per chi vive da solo e deve prendersi cura della casa.

Ce lo siamo fatti spiegare da Andrea Vendrame. Appena tornato a casa, il veneto ha pubblicato su Instagram la foto di Ca’ del Poggio dove vive (immagine di apertura) e giusto ieri sera è ripartito alla volta della Route d’Occitanie. Ha trascorso però dieci giorni a casa, restando in bilico fra la normalità e la giusta tensione.

«Approfitto della condizione – dice – per fare qualcosa di buono e tenere duro fino all’italiano, poi forse ci sarà un po’ di stacco. Beninteso, ma non accadrà: se dovessero chiamarmi per andare al Tour, partirei subito».

La vittoria di tappa a Bagno di Romagna soffia ancora nel morale, ma non è percepita come un punto di arrivo. Il sogno resta l’Amstel, però adesso c’è da portare a casa ancora metà stagione.

Era partito per il Giro con l’idea di vincerne una e dopo tante fatiche, ecco Bagno di Romagna
Al Giro per vincerne una e dopo tante fatiche, ecco Bagno di Romagna
Che cosa si fa dopo il Giro d’Italia?

Si fa che sei stanco soprattutto a livello mentale. Lunedì sono rimasto a Milano e sono tornato a casa solo di sera e sono andato a dormire presto. Martedì mattina sveglia di buon’ora e sono andato in bici per due orette e mezza. Tanto per iniziare, in scioltezza. Prima però colazione al bar, caffè e pasticcino. Dopo tre settimane di guerra quotidiana, la testa è stanca ed è giusto darle un po’ di relax.

In bici con chi?

Con i ragazzi dei dintorni, mancava solo Cimolai diventato papà proprio quel giorno. E’ stato un giretto di poco conto, senza forzare. Sono rientrato e ho fatto un pranzo leggero, poi sono andato a salutare mia madre, ma prima avevo messo su la lavatrice, così la sera ho stirato.

Vuoi dire che non hai portato i panni sporchi alla mamma?

Qualcosa (sorride, ndr), ma il grosso l’ho fatto da me. Poi sono tornato a casa, ho messo a posto la bici. Ho controllato le cose di un mese. E quando si è fatta sera sono andato al supermercato perché il frigo era vuoto, ma in questi casi ogni volta che incontri qualcuno se ne va un quarto d’ora. Per cui sono rientrato in tempo per cenare.

Perfetto casalingo, ma anche corridore…

Fatto il primo giorno, mi sono sentito con Faresin e abbiamo impostato il lavoro. Mercoledì ho fatto 3 ore. Giovedì 3 ore e mezza. Venerdì 2 ore. Sabato 5 ore, una distanza ci sta sempre. Domenica 2 ore. Lunedì 3 ore e mezza. E ieri 3 ore, prima dell’aereo in serata.

Al Giro questa volta i suoi tifosi hanno trovato motivo per festeggiare
Al Giro questa volta i suoi tifosi hanno trovato motivo per festeggiare
Uscite a ritmo blando oppure lavorandoci dentro?

Carichi senza stress, diciamo così. La distanza del sabato è servita per non calare, ma di solito i miei allenamenti non sono mai semplici girate. Cerco sempre di tornare con buone medie e un discreto dislivello, sennò sono ore sprecate.

E’ vero che il Giro lascia una bella condizione?

Me ne accorgo dai wattaggi e dalle sensazioni. Ho numeri migliori rispetto a quando sono partito, i benefici ci sono. Ora sono in una zona di mantenimento fino agli italiani, ma confesso che preferisco essere venuto a correre, anche per giocarmi qualche carta. La condizione è buona, il morale è alto e non ho lo stress di fare bene. Non sono in scadenza di contratto. Si torna quattro giorni prima dei tricolori. Meglio correre che stare a casa.

In questa fase di mantenimento si deve stare ancora attenti a tavola?

Un occhio ci vuole sempre, ma dopo tante fatiche è anche il momento per concedersi qualcosa. Rispetto ai Giri in cui mangiavi sempre le stesse cose, quest’anno è andata bene. Il nostro cuoco è stato bravo. Però la testa voleva che si cambiasse. Per cui sono capitati la pizza con gli amici, il risottino e anche la bisteccaccia. Dopo un mese serrato, c’è bisogno di riabituarsi, per cui c’è scappato anche qualche calice di prosecco.

Occhio che poi ingrassi…

Bisogna sempre stare nei limiti. Meglio davvero la bistecca con un bicchiere di vino che l’aperitivo con le patatine e i tramezzini. La carne non è niente di strano, invece è bene stare alla larga dalle porcherie.

Dopo la tappa di San Martino di Castrozza sfuggita nel 2019, finalmente la vittoria
Dopo la tappa di San Martino di Castrozza sfuggita nel 2019, finalmente la vittoria
Sei riuscito a fare massaggi la settimana scorsa?

Non ho voluto, le gambe stanno bene, le fatiche sono mentali. Avevo bisogno di freschezza e mi pare di averla ritrovata. Ho anche avuto il tempo di riguardarmi le immagini della vittoria, ma ho già voltato pagina.

Ci vediamo a Imola, allora?

Sarà difficile correre il campionato italiano da solo, contro squadre ben organizzate come Bahrain e Uae. Vedremo. Verrò libero di testa, forte e spensierato, poi vedremo. Magari correrò all’attacco, ma di certo non sarò io il favorito. Nel frattempo mi sentirò con il mio direttore sportivo di riferimento, Kasputis, per inquadrare la seconda parte di stagione. E si ripartirà come al solito da un bel periodo in altura…

Germani

Germani, idee chiare e pedalare. Sentiamolo…

26.09.2020
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Dopo Antonio Tiberi ecco un altro talento dal Lazio: Lorenzo Germani, ciociaro di Roccasecca (Frosinone), classe 2002.

Il giovane portacolori della Work Service Romagnano è stato secondo al campionato italiano juniores di Montegrotto Terme e ha inanellato poi altri successi nei due anni in questa categoria. Dopo un passaggio non certo facile tra gli juniores, Germani ha trovato fiducia e costanza di rendimento.

Germani
Germani in trionfo al Gp Garfagnana 2019
Germani
Vittoria al Gp Garfagnana 2019
Lorenzo, partiamo dalla corsa tricolore: come è andata? Più gioia o amarezza per la piazza d’onore?

E’ un secondo posto che sa più di amaro che di soddisfazione. Ero contento perché avevo corso bene, ci credevo, ma ho avuto rammarico perché mi è mancato davvero poco (ha perso in volata da Andrea Montoli, ndr).

Avete fatto una fuga lunga…

Siamo partiti a 40 chilometri dal traguardo, prima eravamo un gruppetto di otto corridori e poi siamo rimasti in due. Ho provato a staccare Montoli in tutti i modi ma non ci sono riuscito.

Che tipo di corridore ti senti?

Abbastanza completo direi. Riesco ad adattarmi bene a molti percorsi e a molte situazioni, ma non nelle volate. E mi piacciono le cronometro.

Come dicevamo il tuo primo anno da juniores non è stato facile, ti sei rotto il femore: come è andata?

Era il 9 gennaio e mi stavo allenando. Ho preso una buca e sono finito sul bordo di un marciapiede. Mi sono rotto il femore destro e ho riportato uno strappo nel muscolo vasto mediale della gamba sinistra. E questo mi ha dato molti problemi, però sto recuperando bene.

Cosa hai pensato in quel momento?

All’inizio non ho realizzato bene, sentivo solo un gran dolore. Quando poi ho capito la situazione, ho cercato subito di guardare positivo. In fin dei conti ero un primo anno e avrei avuto tempo per recuperare. Inoltre ho avuto vicino molte persone, a partire dai miei genitori. Sono stato due mesi completamente fermo. Sono anche ingrassato 4-5 chili.

Quando sei risalito in sella?

Il 21 marzo, primo giorno di primavera, una rinascita. E sono tornato in corsa il 28 aprile. Era una gara piatta e sono riuscito a finirla. Mi sono messo a disposizione dei compagni di squadra.

Germani
Il podio del tricolore junior 2020 (da sinistra) Germani, Montoli, Calì (foto Scanferla)
Germani
Tricolori junior (da sin.) Germani, Montoli, Calì (foto Scanferla)
Però, che tenacia!

Sì, ce la metto sempre tutta. La cosa particolare è che il 9 giugno, esattamente sei mesi dopo l’incidente, sono tornato alla vittoria. Era praticamente a casa e sono riuscito a vincere nonostante non fossi in forma. Poi ho conquistato altre due corse, ma quel giorno ho davvero capito che avevo recuperato e che potevo tornare a guardare avanti.

Hai una salita test?

No, qui nella bassa Ciociaria ho diversi percorsi, mi piace cambiare. Per questo preferisco fare gli allenamenti lunghi, quelli di 4 ore. Mentre amo poco gli scatti.

C’è un corridore che ti piace?

Cancellara perché era un vero fenomeno e ha vinto il Fiandre, ma anche De Gent e Wellens. Mi piacciono i corridori che attaccano, che non hanno paura. Mi riconosco in loro perché non si tirano indietro quando c’è da far fatica.

Chi ti ha trasmesso la passione per la bici?

Mio papà Maurizio, lui l’ha presa una decina di anni fa e io l’ho seguito. Lui tra gli amatori e io tra i G3.

Che scuola fai?

Lo scientifico, ma ho già finito perché ho fatto la primina. Per adesso non andrò avanti, voglio vedere come andranno le cose e concentrarmi sulla bici.