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Notizia bomba: rinasce con Scotti il Giro delle Regioni

24.12.2022
5 min
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Dopo il gran finale del Giro d’Italia di ciclocross a Gallipoli, Fausto Scotti è già proiettato verso il futuro e si tratta di un futuro denso di prospettive, perché l’ex cittì della nazionale italiana ha tirato fuori dal cassetto un grande progetto: la rinascita del Giro delle Regioni.

Va chiarito subito: rispetto alla creatura del compianto Eugenio Bomboni, la corsa a tappe che portava in Italia tutti i migliori talenti del dilettantismo mondiale, i punti in comune, salvo il nome, sono pochissimi. L’idea di Scotti va molto più in là, arrivando a toccare tutte le discipline ciclistiche e coinvolgendo addirittura altre discipline sportive in una sinergia che, in un futuro abbastanza prossimo, vada addirittura a solleticare un mondo tanto fondamentale per la pratica sportiva quanto purtroppo attualmente lontano da essa: la scuola.

Il Giro delle Regioni avrà vita diversa dal Giro d’Italia, che ha già chiuso l’edizione 2022 (foto Paletti)
Il Giro delle Regioni avrà vita diversa dal Giro d’Italia, che ha già chiuso l’edizione 2022 (foto Paletti)

La spiegazione del progetto è abbastanza complessa. Scotti prende spunto proprio dal ciclocross perché sarà la prima delle discipline coinvolte: «Intanto abbiamo brevettato l’idea, era un passo necessario perché non ci venisse copiata e già in questa stagione lanceremo una sorta di sua sperimentazione attraverso le altre due gare nazionali da noi organizzate, le prove di Noci (BA) disputata ieri e di Roma, il Memorial Scotti che torna finalmente a Capannelle l’8 gennaio».

Non c’è il rischio di un doppione del Giro d’Italia?

Il Giro vive di luce propria e andrà avanti per la sua strada, ha una propria formula consolidata negli anni. L’idea del Giro delle Regioni nel ciclocross ha basi diverse, dev’essere qualcosa che funzioni come rilancio di sport e turismo insieme e che coinvolga anche altre realtà sportive. Negli anni, girando per trovare località per il Giro, sono entrato in contatto con molti sindaci e presidenti regionali tutti alla ricerca di iniziative rivolte alla comunità. Ho pensato a un progetto, ma doveva essere molto di più rispetto a quanto fatto finora. Ho contattato consiglieri federali di altri sport, ho anche parlato con Abodi prima che diventasse Ministro dello Sport e ho dato forma all’idea di costruire un contenitore aperto anche ad altre discipline sportive.

L’ippodromo romano delle Capannelle ospiterà la seconda tappa, domenica 8 gennaio
L’ippodromo romano delle Capannelle ospiterà la seconda tappa, domenica 8 gennaio
In che forma?

La mia idea è che ogni tappa del Giro delle Regioni debba coinvolgere varie discipline. Faccio un esempio: se organizziamo alla domenica il ciclocross, perché non abbinare al sabato una corsa campestre, dando così linfa anche a quel movimento? L’atletica sta vivendo un grande periodo di rinascita, ma nel cross, soprattutto in ambito nazionale, c’è ancora bisogno di sostenere l’attività. Possiamo farlo insieme e altre discipline possono abbinarsi con loro iniziative. Ogni gara diverrà una sorta di festival sportivo aperto a tutti.

Sarà già in questa forma il Giro che prenderà vita?

Non ci sarebbe il tempo materiale. Intanto iniziamo mettendo un punto fermo, ricordando ad esempio che Capannelle ha una grande tradizione anche nell’atletica, avendo ospitato campionati italiani e addirittura un mondiale negli anni Ottanta. Saranno due tappe sperimentali, per far vedere che siamo già operativi e che il cammino è stato intrapreso: avremo classifiche, maglie da assegnare come in ogni challenge, ma l’idea va molto oltre di essa.

Il logo del Giro delle Regioni, un marchio che dovrebbe comprendere varie discipline
Il logo del Giro delle Regioni, un marchio che dovrebbe comprendere varie discipline
Si tratta di sforzi organizzativi non da poco…

Infatti un principio alla base del Giro, per qualsiasi disciplina sia coinvolta, è che si deve lavorare in sinergia tra varie società. Unire ciclocross e atletica significa unire realtà organizzative diverse ma con tanto in comune, significa ammortizzare molte spese, significa anche coinvolgere più sponsor e soprattutto smuovere varie zone del Paese.

Veniamo alla strada…

Il Giro delle Regioni su strada ha una storia prestigiosa, Bomboni lo conoscevo bene, ha lavorato molto anche con mio padre – spiega Scotti – Ripetere la sua esperienza non è possibile perché – e lo abbiamo verificato direttamente – i costi per una gara a tappe sono insostenibili. E’ invece più fattibile allestire una challenge che colleghi 4-5 classiche nazionali, ad esempio fra gli junior. Anche in questo caso però bisogna pensare a sinergie da mettere in atto, con gare podistiche su strada ma anche con altre discipline sportive e soprattutto bisogna incentivare l’attività giovanile, quindi prevedendo iniziative per i più piccoli. Un’idea che sarebbe interessante mettere in pratica sarebbe ad esempio collegare queste classiche mettendo come premio borse di studio, magari coinvolgendo Poste Italiane o una banca.

Enrico Battaglin, ultimo vincitore del Giro delle Regioni nell’ormai lontano 2010
Enrico Battaglin, ultimo vincitore del Giro delle Regioni nell’ormai lontano 2010
Hai parlato di un progetto che deve coinvolgere anche le scuole…

Bisogna smuovere l’attività nei plessi scolastici, collegandoli alle società sportive, facendo svolgere iniziative che li mettano in sana competizione. Parlando con Abodi è tornata alla luce l’idea dei Giochi della Gioventù che è stata la base del boom sportivo italiano. Rimettiamoli in gioco, partendo però dalle basi, iniziando con manifestazioni locali, che in questo modo uniscano anche i più piccoli e coloro che stanno diventando o sono già diventati campioni. Sempre unendo le forze e pensando anche a coinvolgere la Tv, ma non in diretta. Meglio una differita intera e ben confezionata, capace di coinvolgere di più.

Storia di Woods, l’uomo forgiato dal dolore

24.06.2022
6 min
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La Route de l’Occitanie, chiusa con la vittoria di Bonifazio nell’ultima tappa, ha premiato Michael Woods, il canadese che a 35 anni ha conquistato così la sua prima corsa a tappe dopo una carriera a essere descritto come uno specialista delle corse in linea, delle classiche nello specifico. Woods sta preparando il Tour de France, nel quale sarà in una compagine di “vecchietti terribili”, da Fuglsang a Froome, alla ricerca di squilli più che mai necessari, perché la Israel Premier Tech è in piena lotta per non retrocedere. Il WorldTour del prossimo anno avrà ugualmente 18 licenze, ma per l’ammissione faranno fede i punteggi. Si potrà perdere il titolo a vantaggio di team professional che ne avranno conseguiti di più, con evidenti ripercussioni su budget e sponsor.

Il canadese in proposito non ha mai perso il suo ottimismo: «Abbiamo gente davvero forte, se siamo in questa situazione è colpa solamente della sfortuna. Ora però il vento sta girando dalla nostra parte, vedi i risultati di Impey in Svizzera o dello stesso Fuglsang. C’è quindi da essere ottimisti, al Tour faremo bene».

Woods Tokyo 2021
Woods a Tokyo, dove perse la volata per il podio contro Van Aert e Pogacar. Ci riproverà a Parigi 2024
Woods Tokyo 2021
Woods a Tokyo, dove perse la volata per il podio contro Van Aert e Pogacar. Ci riproverà a Parigi 2024

In atletica è ancora un nome…

Relegare il successo ottenuto in Francia a una delle tante vittorie che ogni settimana il mondo ciclistico offre agli appassionati è però troppo poco, perché dietro quel successo c’è una storia fatta di sacrifici, di riscatto dai colpi della vita, per alcuni versi anche originale. Perché Michael Woods non è un personaggio come gli altri.

Pochi sanno ad esempio che da 17 anni Woods detiene ancora il record nazionale juniores del miglio, ben sotto il famoso muro dei 4 minuti (3’57”48 per la precisione). Già, perché inizialmente il ciclista di Toronto non era… un ciclista.

«L’atletica è sempre stato il mio grande amore», ha raccontato nello scorso inverno a una troupe giunta appositamente dal Canada nella sua residenza ad Andorra. «Nel 2005 quel tempo mi permise di entrare nella Top 50 mondiale dei 1.500 metri, ma soprattutto di guadagnarmi una borsa di studio per l’università dello Utah. Avevo una carriera davanti e sognavo di competere per il Canada a Pechino 2008, ma le cose andarono diversamente».

Woods corsa
2005, Woods trionfa ai Giochi Panamericani junior sui 1.500 metri (foto Tyler Brownbridge)
Woods corsa
2005, Woods trionfa ai Giochi Panamericani junior sui 1.500 metri (foto Tyler Brownbridge)

Un altro sogno in frantumi

La sua carriera infatti ha una brusca interruzione quando Michael si rompe un piede. La sentenza dei medici è implacabile: ben difficilmente riuscirà a riprendere i livelli di prima, troppo stress per il suo arto. Per lui è una doccia fredda, dopo che da bambino aveva già dovuto mettere da parte il suo primo amore sportivo, che per un canadese non potrebbe essere altro che l’hockey su ghiaccio. Troppo gracile avevano detto, ma almeno aveva trovato qualcosa per tirarsi su…

Il destino a volte prende vie tortuose. Nel cammino di rieducazione Woods inizia ad andare in bici, il movimento ciclico della pedalata aiuta l’articolazione e col tempo non solo migliora la situazione fisica, ma sente crescere dentro di sé anche la passione. In fin dei conti – pensa – non sono poi tanti i campioni canadesi in questo sport, c’è stato Bauer, poi Hesjedal, ma potrebbe essere una strada giusta per arrivare dove voglio, ossia alle Olimpiadi

Woods figlio
Michael Woods con il piccolo Willy, nato dopo Tokyo 2021 (foto David Powell/Rouleur)
Woods figlio
Michael Woods con il piccolo Willy, nato dopo Tokyo 2021 (foto David Powell/Rouleur)

La rinascita dal dolore estremo

Woods fa il suo esordio tra i pro’ in una squadra continental nel 2013, a 27 anni e ripensandoci viene da ridere, considerando come nel ciclismo attuale sei considerato “vecchio” neanche passata la soglia degli under 23. Fa subito vedere di che pasta è fatto, tanto che nel 2016 viene ingaggiato dalla Cannondale-Drapac e si dimostra subito corridore molto adatto a certi tipi di corse in linea, quelle mosse dove scompaginare le tattiche altrui oppure nelle tappe. Nel 2017 finisce 7° alla Vuelta, l’anno dopo è secondo a Liegi e terzo ai mondiali, in quello che è l’anno più bello e nel contempo più brutto.

Dopo pochi giorni dalla sua nascita, il primo figlio Hunter muore e la coppia di genitori è attonita. Non c’è tempo per il ciclismo, c’è da condividere un dolore: Michael e sua moglie vivono giorni, settimane in continua altalena, ma parlando, confrontandosi si fanno forza l’un l’altro e pian piano iniziano a ricostruire le fondamenta della famiglia.

Woods Tour 2021
Il 35enne di Toronto ha già vestito la maglia a pois nel 2021, ma ora vuole portarla a Parigi
Woods Tour 2021
Il 35enne di Toronto ha già vestito la maglia a pois nel 2021, ma ora vuole portarla a Parigi

La famiglia prima di tutto

Di fronte a ciò, anche la frattura del femore del 2020 sembra uno scherzo: «In questi anni – dice – attraverso colpi così duri ho accresciuto la mia resilienza e questo si ripercuote anche nella mia attività ciclistica, perché faticare mi fa ancora meno paura».

Anche il lockdown non lo ferma anche perché la famiglia comincia a popolarsi. Nel gennaio 2020 è arrivata Maxine e nel 2021 tocca a Willy. I tempi del suo arrivo avevano messo in pericolo la partecipazione a Tokyo, il coronamento del suo sogno olimpico, ma conoscendolo sua moglie Elly gli aveva dato il permesso di partire. Appena chiusa la corsa, quinto a un passo dal podio, Woods è ripartito e ha rinunciato alla Vuelta per stare vicino a sua moglie.

Oggi Woods è un uomo nuovo, ma non è assolutamente appagato e i suoi risultati dipendono da questo. Intanto vuole con tutte le sue forze correre a Parigi 2024, anzi vuole vincere quella medaglia sfuggitagli un anno fa per imitare Steve Bauer che fu argento a Los Angeles 1984. Poi vuole essere il primo canadese a conquistare una Monumento e magari anche il primo a vincere la maglia a pois al Tour. Tutti obiettivi che ha sfiorato e che sa essere a portata di mano.

Woods attività
Il canadese con la divisa della sua impresa di abbigliamento per il ciclismo (foto David Powell/Rouleur)
Woods attività
Il canadese con la divisa della sua impresa di abbigliamento per il ciclismo (foto David Powell/Rouleur)

Solamente pedalare fa bene?

Ora il ciclismo lo vede in maniera diversa: «Mi ha insegnato un principio fondamentale: quando cadi, devi rialzarti e questo vale per tutto. Nessuno si offenda però se il mio grande amore resta la corsa. Quando posso, metto le scarpette e vado a correre. Al Tour des Alpes Maritimes dello scorso anno ero in stanza con Vanmarcke: piano piano, senza svegliarlo, mi preparai e andai a correre. So che molti non vedono di buon occhio questa mia attività, ma fa parte di me e non ci rinuncio».

Sul tema Woods ha anche dato una sua interpretazione che merita una riflessione: «Se sei sempre in bici, in realtà stai facendo solo un range di movimento davvero ridotto. Così influisci male sul tuo corpo. Alcuni esperti mi hanno detto che molti ciclisti professionisti finiranno con problemi di densità ossea, perché semplicemente non corrono né camminano mai».

Chiusa la carriera, Woods ha già detto che si dedicherà alla sua fondazione Mile2Marathon, per dare un indirizzo di allenamento a chi vorrà, ma produce anche attrezzatura per ciclisti e ha anche un altro intento: quello di promuovere il ciclismo fra i bambini e trasmettere gli insegnamenti che ha appreso grazie a quelle strane due ruote…