Clamoroso a Gorizia. Vince (meritando) il non-pro’ Filippo Conca

29.06.2025
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GORIZIA – Nel ciclismo dei grandi budget, del WorldTour, della ricerca, può accadere anche che un ragazzo non professionista vinca il campionato nazionale. A Gorizia il tricolore è finito sulle spalle di Filippo Conca. Il corridore lecchese ha battuto Alessandro Covi della UAE Emirates e Thomas Pesenti, quest’ultimo appartenente al devo team della Soudal Quick-Step.

Attenzione, Filippo Conca non è uno sconosciuto. E’ un non professionista solo a livello burocratico, perché è un corridore vero. Uno di quelli che fino a tre anni fa era nel WorldTour con la Lotto Soudal e fino allo scorso autunno correva per la Q36.5. Ma il fatto che un atleta di un club, perché la sua squadra, lo Swatt Club, è una ASD, neanche una continental – vinca una corsa del genere, è una notizia. E’ un titolo. E anche qualcosa che fa riflettere.

Battuto Covi

Ricostruiamo questa giornata. Partenza torrida, o quantomeno afosissima, da Trieste. Subito un attacco con dentro alcuni compagni di Conca, tra cui Francesco Carollo e Lorenzo Ginestra. Poi la gara scorre sorniona tutto sommato. Tutti aspettano la XDS-Astana: sono in dieci e sono forti, controllano ma evidentemente le gambe non sono al top.

Al secondo passaggio sul San Floriano, lo strappo di giornata, si muove Covi. Lo seguono Pesenti, Aleotti, Conca, e rientrano alcuni dei fuggitivi. Covi prova ad andare via sull’ultimo scollinamento, e quasi ci riesce, ma Conca stringe i denti fino all’ultimo e tiene. Mattia Gaffuri, anche lui dello Swatt Club, rientra e la volata è a cinque.

Conca vince con mezza ruota su Covi, poi si porta il dito alla bocca, prima di accasciarsi a terra e dire: «Ora tutti zitti». Sfogo sincero, che non ci rivelerà neanche più tardi, ma che probabilmente ha dei destinatari ben precisi.

Splendidi gli scenari del Collio. Il caldo, a detta di molti, tra cui De Marchi si è fatto sentire: «Se facevi un fuorigiri non lo recuperavi»
Splendidi gli scenari del Collio. Il caldo, a detta di molti, tra cui De Marchi si è fatto sentire: «Se facevi un fuorigiri non lo recuperavi»

Scoppia la gioia

«Davvero è una grandissima emozione – racconta Conca – sono stati mesi difficili. A ottobre mi sono trovato senza squadra, dopo quattro anni di sacrifici per le varie squadre in cui ero. Aspettavo questo momento proprio da ottobre. In questi mesi ho lavorato tanto. Mi sono dedicato un po’ al gravel, giusto per avere degli obiettivi, per restare focalizzato, perché altrimenti sarebbe stato davvero duro fare nove, dieci mesi senza gare».

Conca quest’anno ha all’attivo, compreso oggi, 11 giorni di corsa. Oltre alla Torino-Biella di aprile, l’unica corsa su strada a cui ha preso parte è stata l’Oberösterreich Rundfahrt, una breve gara a tappe austriaca di categoria 2.2. Le altre prove erano tutte gravel, tra cui la nota Traka.

«Nel finale – riprende Filippo – ho sofferto tanto. Non ero il più forte, ma ho tenuto duro. Proprio tanto duro. Oltre me stesso sull’ultima salita. Ogni giro scollinavo al limite. In volata sapevo che Covi era più veloce, ma sapevo anche che se fossi entrato nel tratto in pavé con più velocità, avrei avuto una chance. E così è stato».

Terremoto Conca

Senza dubbio, quella di Conca è una storia importante. Una storia che in qualche modo ricorda il ciclismo di 80-100 anni fa, quando c’erano i famosi “isolati”, corridori senza squadra. Filippo una squadra ce l’ha, ma non è professionistica. Dove vedremo la maglia tricolore? Che succederà ora? E cosa si dirà del ciclismo italiano? Queste erano le domande che circolavano tra gli addetti.

Il suo procuratore, Manuel Quinziato presente sul traguardo, era felice. Sa che da oggi dovrà e potrà trovargli una sistemazione in un altro team. Non essendo nemmeno in una continental, a Conca non serve aspettare il 1° agosto per cambiare maglia. Tutto è (già) in movimento.

I meno sorpresi, qualcuno è addirittura felice, sono i corridori. Tra tutti, Giacomo Nizzolo, ex compagno di squadra e amico di allenamenti quotidiani, appena arriva, lo abbraccia: «Ma cosa hai fatto? Cosa è successo? Bravo, bravo!». Quasi piange Nizzolo, che ha appena annunciato il suo ritiro a fine stagione.

Ma se c’è chi si pone dubbi, c’è chi festeggia. Lo Swatt Club esplode di gioia: amici, appassionati, compagni di Conca, cicloamatori tesserati del club venuti a dare una mano… Alzano cori su cori. Il suo team manager Beretta è commosso: «Ha vinto un ragazzo fortissimo. Non capisco perché uno con dei numeri come i suoi sia fuori dal giro che conta. Quanto prende Conca? Ma quale stipendio. A fine anno gli lascio due bici».

Intanto il neotricolore è appena sceso dal podio e sfoggia la sua maglia che sa di spumante: «Se mi rendo conto che questa vittoria è un terremoto per il ciclismo italiano? Sì, sicuramente è un terremoto. Non so cosa cambierà, né voglio pensarci. So solo che io sono uno dei pochi che ha creduto in questa giornata. Ringrazio loro… e me stesso».

La volata di Gorizia. Conca parte lungo e si lancia forte prima degli ultimi 100 metri in pavè… Covi invece segue un’altra traiettoria

Preparazione miratissima

Conca, classe 1998, ha un buon palmarès tra gli Under 23 e anche qualche piazzamento tra i pro’. Oggi a fare la differenza è stata la determinazione. E lui lo sa. Lo dice.

«Mi sono preparato benissimo, anche senza il supporto di una WorldTour. Ho fatto uno step in avanti. Questo ciclismo è talmente veloce che tanti corridori corrono troppo. Tappano i buchi e non arrivano mai pronti come ho fatto io negli ultimi quattro anni. Alla fine non mi sono mai davvero potuto preparare bene ed essere al top. Stavolta, invece, ho potuto preparare al meglio questo obiettivo.

«In altri sport, come la maratona, ci si prepara per mesi per una gara. Questo mi ha aiutato. Sapevo che molti oggi erano stanchi dopo il Giro d’Italia. Un tempo si usciva dal Giro con gran forma, oggi sembra il contrario. E questo, pur non avendo ritmo gara, è stato a mio favore».

Ma se questa vittoria è clamorosa per molti, lo è meno per Conca stesso. Sentite qua: «Nizzolo è un grande amico. Con lui, ma anche con Marco Tizza, Simone Petilli… mi sono allenato tanto. Mi hanno motivato a non mollare. Sono stato anche in altura: a maggio ero a Livigno e ho fatto una brutta caduta per colpa di una marmotta in discesa. Ma non ho mollato. Dopo una settimana fermo, ho ripreso a prepararmi per questo obiettivo».

«Davvero sono contento. Contento di aver vinto, ma forse ancora di più di aver avuto la testa per non mollare in questi mesi».