Gianluca Valoti, Antonio Tiberi ricognizione Lombardia

Tiberi e una giornata con Valoti sulle strade del Lombardia

05.10.2025
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Antonio Tiberi è ripartito dal Giro dell’Emilia, è vero siamo a fine stagione e le corse in programma sono ancora due: Tre Valli Varesine e Il Lombardia, ma per il corridore della Bahrain Victorious si può davvero parlare di ripartenza. Lo raggiungiamo al telefono mentre era in stazione a Milano Centrale, destinazione Bologna. Il viaggio davanti non è lungo e così per una breve parte lo abbiamo affrontato insieme, il tono è quello solito: leggero, ma serio e determinato. Antonio Tiberi ha ritrovato l’equilibrio dopo una Vuelta che lo ha scombussolato parecchio, tanto da rinunciare alla trasferta iridata di Kigali.

«Ho passato questi ultimi giorni sul lago di Como – racconta – per questo sto raggiungendo Bologna da Milano. Sono stato insieme alla mia fidanzata, che è originaria di un paese che si affaccia proprio sulle sponde del lago, sulla sponda di Lecco. Torno in corsa e le sensazioni sono buone, mi piacciono. Durante i giorni di allenamento avevo un buon feeling, ho voglia di provare a chiudere al meglio questa stagione».

Durante i duri giorni della Vuelta Tiberi ha parlato con il cittì Villa e ha rinunciato ai mondiali di Kigali
Durante i duri giorni della Vuelta Tiberi ha parlato con il cittì Villa e ha rinunciato ai mondiali di Kigali
Dopo i giorni difficili della Vuelta ti sentiamo di nuovo allegro e convinto…

Vero, i giorni successivi alla Vuelta avevo il pensiero e il pallino di arrivare pronto a queste ultime gare dell’anno. Penso di aver lavorato nel miglior modo possibile e per fortuna il fisico ha risposto ottimamente. 

Come mai questo cambio d’aria?

Sono venuto sul lago di Como per restare insieme alla mia fidanzata e la sua famiglia. Qui sto tranquillo e stare insieme a lei mi fa sentire sereno, posso concentrarmi bene su quel che devo fare. Ho anche avuto modo di provare il percorso del Lombardia.

Antonio Tiberi, Bahrain Victorious, Giro dell'Emilia 2025
Tiberi è tornato in corsa ieri al Giro dell’Emilia dopo un periodo di stacco
Antonio Tiberi, Bahrain Victorious, Giro dell'Emilia 2025
Tiberi è tornato in corsa ieri al Giro dell’Emilia dopo un periodo di stacco
Abbiamo visto che per un tratto di ha accompagnato Gianluca Valoti

E’ stato gentilissimo perché gli avevo chiesto solamente il giorno prima se fosse disponibile a farmi fare un po’ di dietro moto per le fasi finali dell’allenamento. Mi ha fatto piacere condividere un po’ di tempo anche con lui, mi ha ricordato i tempi della Colpack quando ci accompagnava con lo scooter in allenamento. 

Quali parti del percorso hai visto?

Gli ultimi 170 chilometri, ho preso il percorso da Lecco e l’ho fatto tutto. Alla fine è venuto fuori un bell’allenamento da 250 chilometri perché da casa della mia ragazza a Lecco sono una quindicina di chilometri, ai quali c’erano da aggiungere quelli da Bergamo fino a casa. Nella parte iniziale mi ha fatto compagnia il fratello della mia fidanzata che fa triathlon, poi sono andato avanti da solo fino a quando non ho trovato Valoti. Devo dire che mi sono goduto la giornata, pedalare da quelle parti mi piace, le strade e i panorami sono davvero unici. 

Cosa ne pensi di questo Lombardia?

Il fatto che si parte da Como e si arriva a Bergamo mi piace. L’arrivo in Città Bassa mi fa dire che sia il vero Lombardia. 

Ricognizione fatta il giorno del Mondiale, un caso?

Sì, dovevo fare l’allenamento lungo quel giorno. Però è anche vero che non mi sono concentrato molto sulle prove iridate, ho guardato le cronometro ma il resto meno perché coincideva con gli allenamenti. Il giorno della ricognizione quando ho visto Valoti gli ho chiesto come fosse andata la corsa

Antonio Tiberi, Giro dell'Emilia 2025, Bahrain Victorious
Dopo una Vuelta complicata il ciociaro aveva bisogno di recuperare energie mentali, ora vuole provare a fare un bel finale di stagione
Antonio Tiberi, Giro dell'Emilia 2025, Bahrain Victorious
Dopo una Vuelta complicata il ciociaro aveva bisogno di recuperare energie mentali, ora vuole provare a fare un bel finale di stagione
Ti sei pentito di non essere andato a Kigali?

No, è stata una mia decisione, mi serviva fermarmi un attimo per ricaricarmi sia fisicamente che mentalmente. 

Come si ricarica la mente a fine stagione?

E’ stato un qualcosa che è tornato in automatico, da solo. Staccare mi ha dato modo di recuperare dai ritmi serrati delle corse. In queste settimane mi sono preparato in maniera diversa, con maggiore libertà negli allenamenti. Non un’autogestione ma quasi. Seguivo tanto la testa e quello che mi chiedeva, se sentivo di aver bisogno di riposare e stare più tranquillo cambiavo programma. Così ho ritrovato la voglia di fare ancora fatica. 

Antonio Tiberi, Giro dell'Emilia 2025, Bahrain Victorious
Tiberi correrà ancora alla Tre Valli Varesine il 7 ottobre e poi finirà la stagione con Il Lombardia sabato 11 ottobre
Antonio Tiberi, Giro dell'Emilia 2025, Bahrain Victorious
Tiberi correrà ancora alla Tre Valli Varesine il 7 ottobre e poi finirà la stagione con Il Lombardia sabato 11 ottobre
Non un qualcosa che si può fare sempre, ma ogni tanto fa bene…

Sicuramente, sono convinto che le cose si devono fare con metodo e sono un corridore a cui piace avere delle tabelle precise che mi permettono di arrivare ad alti livelli. La maggior parte dell’anno è importante seguire un metodo e dei programmi ben definiti, ogni tanto però restare più leggeri è bello. Soprattutto in certi momenti dell’anno. 

Se ti chiedessimo quali sono i tuoi obiettivi per queste ultime gare?

Non saprei a cosa posso ambire, non conosco esattamente il mio livello per le gare di un giorno. So di avere buone sensazioni e di essere sereno, carico e con la voglia di fare il massimo in quest’ultima settimana di gare.

Nicolò Buratti, Team Bahrain Victorious, Vuelta 2025

Buratti e il primo Grande Giro: una Vuelta movimentata

23.09.2025
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Nicolò Buratti si è messo alle spalle il suo primo Grande Giro: La Vuelta, tre settimane di corsa intense che sono partite in Italia per arrivare fino alle porte di Madrid. Le manifestazioni ProPal hanno costretto l’organizzazione a cancellare la tappa conclusiva e a rimodellare altre due frazioni, quella di Bilbao e quella di Mos. Castro de Herville

Una Vuelta movimentata anche per quello che ha detto la strada, visto che la Bahrain Victorious ha visto il ritiro di Damiano Caruso avvenuto ancora prima della partenza da Torino. Mentre qualche giorno dopo è stato il capitano Antonio Tiberi ad alzare bandiera bianca uscendo di classifica. Ma non ci sono state solo note negative. Infatti Torstein Traen ha tenuto la maglia rossa per tre giorni, ceduta poi a Jonas Vingegaard. Il norvegese è riuscito a conquistare poi un top 10 finale.

«Per essere il mio primo Grande Giro – racconta Buratti – sono felice, sia per me che per l’ambiente in squadra. L’avventura non era iniziata nel migliore dei modi vista la caduta di Caruso che lo ha costretto a non partire. Quando Tiberi è andato in difficoltà non è stato semplice, per fortuna c’è stata la buona notizia di Traen che ha portato la maglia rossa. In questo ciclismo, se non corri nel UAE Team Emirates o alla Visma, non capita spesso di avere il capitano in maglia di leader».

Tante emozioni in tre settimane…

E’ stato un primo Grande Giro intenso ma che mi è piaciuto molto, è stato parecchio lungo e me ne sono accorto nei giorni in cui stavamo per arrivare a Madrid. A un certo punto mi sono fermato a pensare alla tappa di Torino e mi sembrava lontanissima nel tempo. Allo stesso modo sono settimane frenetiche che passano rapidamente, e questo anche grazie all’atmosfera positiva all’interno del team. 

Nonostante le difficoltà riscontrate con il ritiro di Caruso e le difficoltà di Tiberi?

Sì. Mi è dispiaciuto molto non avere Caruso al nostro fianco. Sarebbe stata una figura di riferimento per tutti, anche per me. E’ un corridore esperto che ha sempre la parola giusta per ogni momento. Inoltre eravamo partiti a lavorare insieme dal Pordoi. So la fatica che ha fatto, è un peccato quando tanti mesi di lavoro svaniscono così. Con Tiberi ho condiviso la stanza, l’ho visto tranquillo e concentrato. Era svanita la classifica ma è stato bravo a cambiare mentalità e correre per le ultime tappe andando in fuga.

Nicolò Buratti, Bahrain Vicotorious, Vuelta 2025
Dopo tre settimane di corsa Buratti ha avvertito un po’ di stanchezza
Nicolò Buratti, Bahrain Vicotorious, Vuelta 2025
Dopo tre settimane di corsa Buratti ha avvertito un po’ di stanchezza
Come ti sei trovato in questa nuova esperienza?

Sono uscito bene dalla Vuelta, già dai primi allenamenti fatti a casa ho capito di aver assorbito bene le fatiche di quelle tre settimane di gara. Il grande dubbio che avevo era su come avrei reagito dopo il primo giorno di riposo, una volta messo alle spalle sono andato avanti giorno per giorno. 

C’è stato un momento più difficile?

La seconda settimana è stata dura, con un percorso impegnativo e sei tappe davvero molto toste. La terza e ultima settimana di gara è andata via più tranquilla, sicuramente hanno aiutato l’umore e la mentalità, eravamo stanchi ma mi è sembrata quasi semplice gestirla. Sapevamo di essere alla fine.

Nicolò Buratti, Bahrain Vicotorious, Vuelta 2025
Buratti è uscito dalla Vuelta con una buona condizione che vuole sfruttare per questo finale di stagione
Nicolò Buratti, Bahrain Vicotorious, Vuelta 2025
Buratti è uscito dalla Vuelta con una buona condizione che vuole sfruttare per questo finale di stagione
Una tappa che ti è rimasta impressa? 

Quella dell’Angliru mi è rimasta nel cuore, non solo per aver scalato una salita storica del ciclismo ma anche per il calore del pubblico. C’era un calore e un’emozione unica, poi io non l’ho fatta con intenti di classifica, magari me la sono goduta di più.

Pubblico che ha avuto anche un ruolo con le numerose proteste ProPal…

Credo che questa Vuelta entrerà nella storia anche per questo aspetto. Sinceramente mi è dispiaciuto non arrivare fino a Madrid, dopo tante fatiche sarebbe stato un motivo di orgoglio e di coronare il tutto con quell’atmosfera che ti fa dire: «Ce l’ho fatta».

Vuelta Espana 2025, gruppo protesta Gernika Palestina (foto EFE)
Vuelta Espana 2025, gruppo protesta Gernika Palestina (foto EFE)
Com’è stato viverlo dall’interno del gruppo? Ne avete parlato?

Ogni mattina non si capiva come sarebbe andata avanti la corsa, fino all’ultima tappa ogni giorno era un punto di domanda. Protestare è un diritto, chi era a bordo strada ha fatto quello che era nelle sue facoltà. L’unica cosa che mi sento di dire è che non deve andarci di mezzo la sicurezza dei corridori, in gruppo c’era la sensazione di dover restare sempre all’erta.

Ora in che modo concludi la stagione, con quali ambizioni?

Sto bene, sarò al via del Giro dell’Emilia, della Coppa Bernocchi, Tre Valli e Gran Piemonte. Sono motivato per fare bene, voglio fare del mio meglio. So che il percorso della Bernocchi e della Tre Valli di solito si sposa bene con le mie caratteristiche, vedremo. Mi farò trovare pronto.

La Vuelta riposa, facciamo luce su Tiberi

01.09.2025
5 min
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«Abbiamo la maglia rossa – dice Tiberi – stiamo facendo una bella Vuelta. Personalmente invece non sta andando come avrei sperato, ho avuto delle sensazioni ben diverse da quelle che mi aspettavo. Nei primi giorni ero abbastanza tranquillo, perché in avvio di una gara a tappe non mi sono mai sentito super. Ho bisogno sempre di qualche giorno per prendere il ritmo. Con il primo arrivo in salita serio, sono arrivato con i primi (ad Andorra è arrivato 15° nel gruppo di Vingegaard, Almeida e Ciccone, ndr). Ho risposto bene agli scatti e ho avuto la conferma di essere in crescita. Invece il giorno dopo, di punto in bianco, si è spenta la candela, mi sono trovato senza energie».

La Vuelta riposa a Pamplona, la città di Miguel Indurain. Nell’hotel della Bahrain Victorious alle 14,30 ha parlato il leader della corsa Traen Torstein, che con la sua storia di sopravvissuto al cancro è un eroe fra gli eroi. Nella sua stanza invece Tiberi sta cercando di capire il perché di un passaggio a vuoto inatteso. Al Giro era stata la caduta a farlo fuori dai giochi, che cosa è successo in Spagna?

A Limone Piemonte, per Tiberi passivo di 21 secondi. Ancora nessun allarme: in avvio ha sempre faticato
A Limone Piemonte, per Tiberi passivo di 21 secondi. Ancora nessun allarme: in avvio ha sempre faticato
Come stai?

Ho un po’ di stanchezza, sto sfruttando la giornata per cercare di recuperare. Dall’arrivo di Cerler è cambiata tutta la mia Vuelta, è cambiato l’approccio. Il giorno prima i dati erano giusti, buoni e tutto nella norma, anzi anche meglio. Invece dal giorno dopo i numeri fanno vedere che il corpo ha iniziato a subire troppo la fatica. Il recupero non era dei migliori. Anche il rapporto tra la potenza che riuscivo ad esprimere e l’affaticamento del corpo, con i dati e le sensazioni, non era normale. Non era come al solito e non lo è tutt’ora.

In che senso?

Anche oggi, nel fare una sgambata in bici, non mi sono sentito come al solito. Avevo le sensazioni di quando il fisico inizia a chiedere di calare un po’ il gas.

E’ settembre, la stagione è stata lunga. Al Polonia andavi forte: è possibile che tu sia arrivato alla Vuelta già stanco?

Secondo me, sì. A questo punto direi non solo secondo me, perché i dati e le sensazioni parlano chiaro. Al Polonia ci sono arrivato che stavo particolarmente bene. Subito dopo sono andato diretto in altura e appena arrivato a Sestriere, sono stato male per 2-3 giorni. Ho avuto un po’ di nausea, qualche linea di febbre e sensazioni di stanchezza. Ugualmente sono rimasto in altura e forse lo potevo evitare, perché in quota il recupero è meno agevole. Anche questo potrebbe essere un fattore che ha fatto la sua parte.

Come reagisci all’altura? Ti dà sempre dei buoni risultati?

E’ un discorso delicato, che dipende tanto da persona a persona. Addirittura c’è anche chi non ci crede. Io sento dei benefici, ma oltre all’essere a duemila metri, è il fatto che sei con la squadra, isolato da ogni distrazione. Fai i tuoi allenamenti, hai il massaggiatore, il fisioterapista, il nutrizionista. Un ambiente che ti permette di allenarti al 100 per cento. Puoi curare ogni minimo dettaglio, quindi a parer mio è più quello che fa la differenza, che l’altura in sé per sé. Poi è ovvio che ci sono dietro mille studi, per cui anche stare in quota fa bene, ma quantificarlo compete a chi certe cose le studia. Una cosa l’ho notata.

Quattro ritiri in altura nel 2025 di Tiberi e altri due al livello del mare. Qui è sul Pordoi con Damiano Caruso
Quattro ritiri in altura nel 2025 di Tiberi e altri due al livello del mare. Qui è sul Pordoi con Damiano Caruso
Che cosa?

Che magari farla troppo potrebbe dare qualche svantaggio. Se non la si mette nei momenti precisi della preparazione, può anche farti stancare troppo. Comunque a stare a certe quote, il fisico è già sotto stress di suo.

Questo vivere completamente dedicato all’allenamento può essere pesante?

Questo secondo me è uno dei punti chiave. Come quando si cerca di fare sempre il meglio, bisogna cercare anche di non estremizzare troppo. Da noi si dice che il troppo storpia, bisogna cercare il giusto compromesso.

Conoscendoti e viste le sensazioni che hai, che cosa succede nelle prossime due settimane? C’è modo di salvarsi?

L’approccio è cambiato. Non devo più pensare alla classifica generale e tutto quello che comporta. Non c’è più lo stress ogni giorno di recuperare il più possibile, stare attento a tutto in gara, non abbassare l’attenzione neanche per un secondo. Sotto questo aspetto posso avere più serenità. Magari mi può aiutare a recuperare qualche energia da qui all’ultima settimana, per la quale manca ancora un po’. L’obiettivo è tornare ad avere delle sensazioni e dei numeri buoni, in modo da potermi permettere di andare in fuga e fare un risultato di tappa.

Hai parlato di serenità: si rischia di perderla quando le cose vanno così?

Direi di no. Con la squadra mi sento molto sereno, perché sanno tutto, sanno quello che ho fatto, vedono i numeri e capiscono benissimo la situazione. Quindi sono i primi a non darmi assolutamente pressione. Mentre con le attese dall’esterno ci so convivere. So come funziona lo sport a questi livelli e so che ci sono sempre alti e bassi. Non siamo macchine, quindi ci sta che alla fine della stagione, dopo che si è partiti con dei ritiri già da dicembre, il fisico arrivi a un certo punto e chieda un attimo di recupero.

Dopo il passo falso di Cerler, l’obiettivo di Tiberi è stato correre per la squadra
Dopo il passo falso di Cerler, l’obiettivo di Tiberi è stato correre per la squadra
La domanda di prima nasceva da questo: sei ritiri in un anno, mediamente di due settimane, non sono facili da assorbire. Ed è lo schema che oggi seguono quasi tutti.

Diciamo che andare in ritiro inizia ad essere un po’ troppo di moda. Si parte da due settimane a dicembre per poi farne altre due a gennaio. Quest’anno ho fatto il primo ritiro sul Teide a marzo, se non ricordo male. Un altro ad aprile, quello prima del Giro. A luglio prima del Polonia e poi l’altro al Sestriere prima della Vuelta. Ero già stato via per il Polonia, una gara impegnativa in cui ho attinto parecchio alle mie energie fisiche e mentali. Forse in quel momento, sapendo che sarei stato fuori per altre tre settimane di gara, sarebbe stato più rilassante e migliore per il recupero andare per qualche giorno a casa.

Il tetris di Villa tra l’Africa e la Francia: nasce l’Italia

28.08.2025
6 min
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Tornato con soddisfazione dai mondiali juniores su pista, in cui ha affiancato Salvoldi e Bragato, Marco Villa adesso fa rotta verso il doppio impegno dei mondiali e degli europei su strada. Il Rwanda e la Francia chiamano corridori resistenti e forti in salita. Ma mentre per la spedizione africana bisognerà che alla crono (ugualmente dura) pensi chi poi farà anche la strada, nella sfida europea la prova contro il tempo sarà per specialisti e sarà possibile prevedere un avvicendamento.

Tiberi ha esordito al mondiale pro’ lo scorso anno a Zurigo. Ora è alla Vuelta: secondo Villa dovrebbe pensare di più alle classiche
Tiberi ha esordito al mondiale pro’ lo scorso anno a Zurigo. Ora è alla Vuelta: secondo Villa dovrebbe pensare di più alle classiche
Si è molto ragionato, la conclusione è che il gruppo mondiale e quello europeo non saranno identici?

No, non saranno due gruppi uguali. Quando due mesi fa ebbi il primo contatto con Ciccone, mi disse che a lui il mondiale capitava bene, dopo la Vuelta, però poi aveva Emilia e Lombardia nel programma (i due sono insieme in apertura al Tour of the Alps, ndr). E l’Emilia si corre il giorno prima dell’europeo, quindi non si riesce.

Hai già in testa le due rose diverse?

Col mondiale mi ero mosso, con gli europei mi sono detto che avrei potuto aspettare anche la Vuelta. Inizialmente per il Rwanda sembrava che avremmo avuto cinque nomi ed era abbastanza facile individuarli. Dovevo tenere presente che due di loro dovevano essere cronoman e serviva anche il terzo per fare il Team Relay. Quindi solo due sarebbero stati stradisti puri, ma avrei avuto cronoman in grado di dare una mano su quel percorso. Adesso invece la prospettiva è di avere sette o anche otto nomi, quindi qualcuno che a malincuore avrei dirottato sull’europeo, ora potrei tirarlo dentro.

Quando ci sarà l’ufficialità?

Un meeting tra presidente, segretario generale, Amadio e il vicepresidente è stato fatto a Torino sabato mattina, prima della partenza della Vuelta. Qualcosa hanno già deciso e preventivato, però probabilmente si dovrà passare per il Consiglio federale. In attesa, a me è stato comunicato che c’è la volontà di aprire ad altri atleti.

Recuperare Caruso è l’auspicio di Villa: dipenderà dalla sua possibilità di tornare in condizione
Il Giro ha dato a Caruso il quinto posto e un grosso carico di soddisfazione personale
Per il tuo primo mondiale su strada l’idea è di avere un leader unico?

Con cinque corridori il discorso sarebbe stato diverso, ma l’idea rimane, perché Ciccone ha dimostrato che su certi percorsi sa vincere, sa provare a vincere. Non nascondo che farei fatica a definire Tiberi un gregario. Ad Antonio ho detto che mi piacerebbe portarlo come seconda punta. Però, secondo me, corre poco nelle prove di un giorno. Anche in funzione del fatto che i prossimi tre mondiali hanno tutti caratteristiche simili, mi piacerebbe formare un gruppo e Tiberi potrebbe essere la figura del campione che deve acquisire esperienza correndo i mondiali e altre corse di un giorno. Ad ora si concentra tanto sulle corse a tappe, ma con le sue caratteristiche potrebbe perfezionare un po’ l’attitudine alle prove singole.

Pensi di poter recuperare Caruso dopo la caduta per cui ha saltato la Vuelta?

Inutile nascondere che Caruso come regista ha trovato il pieno consenso anche da parte di Ciccone. Sono amici e si fida, in più Caruso in squadra è l’uomo spalla di Tiberi. Sarebbe l’uomo giusto per quel ruolo. Adesso vediamo quello che si può fare. Ci siamo sentiti e mi è sembrato di capire dall’entourage della squadra che ci sia margine per lavorare in questi giorni. Gli ho dato 7-8 giorni in cui capire se riesce ad allenarsi, se riesce a ritornare e fare qualche gara, nel calendario italiano, forse anche il Canada. Io mi fido perché ha grande personalità e ha dimostrato di sapersi allenare. Quando abbiamo parlato, mi disse che sarebbe venuto, ma dopo due mesi senza correre, era curioso di vedere come sarebbe rientrato a Burgos. E’ andato e ha vinto.

Quanto è brutta la frattura della mano?

Il giorno dopo è andato in bici, riusciva a tenere il manubrio in una certa posizione, ma non a fare tutto quello che può capitare in gruppo durante una gara. E così ha rinunciato. Per questo penso che possa allenarsi e magari in 10-12 giorni possa tornare a correre. L’ho trovato molto determinato, entusiasta del ruolo che gli ho dato e di questa possibilità di maglia azzurra. Per questo ci spero anche io fino alla fine.

Pellizzari, al pari di Tiberi, ha bisogno di esperienza nelle corse di un giorno: Villa lo vorrebbe a Kigali
Pellizzari, al pari di Tiberi, ha bisogno di esperienza nelle corse di un giorno: Villa lo vorrebbe a Kigali
I tre cronoman che farebbero anche la strada sono Cattaneo e Sobrero, con l’aggiunta di Tiberi?

Esatto. I primi con cui ho parlato sono questi. Sobrero inizialmente avrebbe dovuto fare il Tour, ma è andato al Polonia ed è andato forte e adesso sta facendo bene alla Vuelta. Lui e Cattaneo possono dare una mano anche su strada, perché vanno forte in salita. Tiberi l’anno scorso non sembrava tanto dell’idea di fare il Team Relay, vediamo se cambia opinione. Al momento è tutto concentrato sulla Vuelta e non voglio stressarlo più di tanto. Abbiamo la coincidenza che la cronometro è per scalatori, perché se fosse stata veloce e avessi portato un Ganna, su strada avrebbe potuto aiutare poco. Invece agli europei la crono è per specialisti e la strada per scalatori, ma siamo vicini e si possono fare due gruppi che si interscambiano, così costi e stanze in hotel restano invariati.

Se avessi qualche posto in più per il Rwanda, Pellizzari sarebbe un nome da aggiungere?

Pellizzari era già una richiesta di sacrificio che avevo chiesto alla Federazione e ad Amadio che l’avrebbe portata avanti, per un discorso parallelo a quello di Tiberi. Abbiamo tre mondiali duri e Pellizzari è un altro che in questi tre anni può crescere, ci può far comodo e può diventare un leader. Mi piacerebbe già a questo mondiale. Abbiamo parlato, era un po’ titubante.

Come mai?

Abbiamo parlato dei vaccini e del livello degli ospedali, gli ho detto che l’UCI ha dato delle garanzie precise. Era il periodo dell’incidente di Baroncini, comprensibile che esitasse. Infatti poi si è tranquillizzato e mi ha dato l’okay per esserci. Adesso aspettiamo di avere i numeri definitivi, ma almeno per il sesto già ci sto lavorando.

Cattaneo, terzo agli europei crono 2024, è uno dei candidati di Villa a strada e prova contro il tempo ai mondiali
Mattia Cattaneo, terzo agli europei crono 2024, è uno dei candidati a strada e prova contro il tempo ai mondiali
Se il blocco del mondiale non si può replicare agli europei, qual è l’orientamento?

Mi piacerebbe fare un blocco XDS-Astana. Ulissi, Scaroni, Lorenzo Fortunato, Velasco, Conci sono tutti atleti che sto tenendo d’occhio. Stiamo valutando anche con Ganna, anche perché Cattaneo e Sobrero rientrano martedì dal Rwanda e la crono c’è di mercoledì e il team relay il giovedì. Affini mi ha chiesto di non considerarlo perché gli nasce la bimba, così per la crono ho allertato Lorenzo Milesi. Tornando alla strada, mi piace come si sta muovendo Frigo, da capire se per mondiale o europei, come pure Aleotti. Quello che cambia, se andiamo al mondiale in più di sei, è che qualcuno della strada potrebbe correre anche l’europeo. Ci sono 4 giorni dal rientro e magari c’è lo spazio per recuperare.

Hai una scadenza per dare i nomi?

Non c’è un termine come per le Olimpiadi, ma certo servono i nomi per i biglietti aerei. Per cui aspettiamo le conferme sul numero effettivo e poi tirerò fuori la squadra.

Facce, quote e nomi della Vuelta: Ciccone tira il gruppo azzurro

15.08.2025
6 min
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Dopo la partenza del Giro d’Italia e un pezzetto della Grande Depart del Tour 2024, Torino darà il via anche alla Vuelta. Dal 23 agosto, la corsa spagnola partirà dal capoluogo piemontese e sarà il consueto esame di fine anno per chi ha risultati da confermare e chi deve invece recuperare una stagione balbettante. La statistica racconta che il primo vincitore italiano della Vuelta, Angelo Conterno nel 1956, era proprio di Torino. Se ne andò nel 2007 a 82 anni, dopo aver vinto un Giro del Piemonte e tre tappe al Giro d’Italia.

Sono appena sei i vincitori italiani della Vuelta Espana. Ci fu Conterno nel 1956, poi Gimondi nel 1968, Battaglin nel 1981, Giovanetti nel 1990, Nibali nel 2010 e Aru nel 2015. Sono sei: uno in meno dei vincitori italiani del Tour che sono sette. Significa che non c’è niente di facile a vincere la Vuelta, ma questo crediamo lo abbiate capito da un pezzo.

Angelo Conterno, vincitore della Vuelta 1956: foto tratta dalla mostra allestita dalla Città Metropolitana di Torino
Angelo Conterno, vincitore della Vuelta 1956: foto tratta dalla mostra allestita dalla Città Metropolitana di Torino

L’assenza di Pogacar, nell’aria dopo le tante energie spese al Tour de France, sarà compensata da alcuni nomi di primissima grandezza, dando vita si spera a uno spettacolo come quello che ha reso davvero indimenticabile il Giro d’Italia di Yates. Il percorso si snoderà nella parte superiore di Spagna, con l’arrivo di Madrid che ne costituisce anche il punto più a sud. Quattro le tappe pianeggianti (una con arrivo in altitudine). Sei di media montagna, cinque di alta montagna, con tre arrivi in alta quota. Una cronometro e due giorni di riposo.

Vingegaard e il mondiale

Il favorito numero uno è Jonas Vingegaard, per nome e palmares. Il danese, che al Tour le ha provate tutte per staccare Pogacar, lo aveva detto già alla fine della sfida francese: «Prima mi prenderò una settimana di riposo e poi comincerò ad allenarmi di nuovo. E’ andata bene nel 2023, spero che funzioni ugualmente». La sua preparazione si è svolta ad Annecy, dove vive con la famiglia. Non ha svolto lavori di preparazione in altura, avendone accumulata parecchia per il Tour. A quanto risulta, nelle due settimane e mezza di allenamento, il suo unico obiettivo è stato recuperare freschezza. Come è chiaro, per averlo dichiarato da tempo, che il suo grande appuntamento di fine stagione sia il mondiale di Kigali.

«E’ stato il piano fin dall’inizio – ha spiegato il tecnico danese Michael Morkov – quando ho parlato con Jonas durante l’inverno e mi ha detto chiaramente di essere motivato per i campionati del mondo. E’ ad un punto della carriera in cui punta ai grandi appuntamenti».

Proprio per questo, in Danimarca si respira un po’ di apprensione perché Jonas non avrà abbastanza tempo per preparare i mondiali, che si correranno appena due settimane dopo la fine della Vuelta.

Vingegaard sarà il favorito numero uno della Vuelta con il supporto di Matteo Jorgenson
Vingegaard sarà il favorito numero uno della Vuelta con il supporto di Matteo Jorgenson

Ciccone alla prova

Dato il meritato spazio al più blasonato dei concorrenti, torniamo volentieri in Italia per Giulio Ciccone, che al rientro dalla preparazione in altura ha vinto a San Sebastian e alla Vuelta Burgos (foto di apertura). Il suo obiettivo 2025 sarebbe stato il Giro d’Italia, ma la caduta di Gorizia ha vanificato i suoi piani e quelli di altri corridori del gruppo. L’abruzzese ha detto chiaramente che vivrà la Vuelta giorno per giorno, ma sappiamo che per il Giro aveva lavorato tanto e bene in ottica classifica.

A chi gli contesta si aver sempre sofferto di un giorno di blackout nell’arco della tre settimane, lui per primo e la sua squadra rispondono che l’atleta è molto maturato. Vivrà alla giornata, ma non avendo mai chiuso un Grande Giro nei primi 10, è legittimo pensare che voglia mettersi alla prova.

«Mi piace confrontarmi con corridori forti – ha detto dopo aver battuto Del Toro a Lagunas de Neila, tappa più dura della Vuelta Burgos – preferisco gare così. Questa volta sapevo di avere il vantaggio di non essere in classifica e che lui avrebbe spinto a tutta. Ho approfittato della situazione e poi ho preferito non aspettare la volata. In questa corsa ci sono state diverse belle tappe, che sono state anche un’ottima preparazione per la Vuelta. Ci vado molto motivato, con l’intenzione di far bene».

Almeida e Ayuso sul Galibier al Tour 2024: i due non hanno avuto molte occasioni di correre insieme
Almeida e Ayuso sul Galibier al Tour 2024: i due non hanno avuto molte occasioni di correre insieme

Fra Almeida e Ayuso

La voglia di riscatto si respira anche in casa UAE Team Emirates. Il forfait di Pogacar è stato favorevole al ripescaggio di Ayuso: dopo il ritiro del Giro, altrimenti, lo spagnolo non avrebbe avuto un programma degno di interesse. Purtroppo per lui o per sua fortuna, dovrà fare i conti con l’identica sete di rivincita di Joao Almeida. Dopo la vittoria al Giro di Svizzera, il portoghese si è ritirato dal Tour con svariate abrasioni e una costola fratturata ed ha trascorso la convalescenza a casa. I due leader non sono mai stati grandi amici, si vedrà in che modo riusciranno a convivere.

«E’ una sensazione speciale iniziare la Vuelta da leader della squadra – ha detto Almeida – soprattutto con la forma che ho mostrato in questa stagione. Il recupero dall’incidente del Tour è stato fluido e le mie sensazioni in allenamento sono migliorate. Spero di continuare a progredire e di essere vicino al mio miglior livello all’inizio di questa Vuelta. Abbiamo un gruppo forte intorno a noi e credo che possiamo lottare per qualcosa di grande».

Dopo il passo a vuoto del Giro, Tiberi ha conquistato il secondo posto al Polonia
Dopo il passo a vuoto del Giro, Tiberi ha conquistato il secondo posto al Polonia

Tiberi per la generale

In casa Italia annotiamo anche altri nomi di sicuro interesse. Quello di Filippo Ganna, ritirato dal Tour, che avrà una cronometro in cui farsi valere. Lorenzo Fortunato, re degli scalatori al Giro d’Italia. In casa Red Bull-Bora, i nomi di Giovanni Aleotti, Matteo Sobrero e Pellizzari: pare che il marchigiano vada forte come e più che al Giro d’Italia. E’ la prima volta che Giulio affronta il secondo Grande Giro nella stessa stagione, ma non è da escludere che possa trovare il suo spazio accanto a due leader come Hindley e Vlasov.

Chi invece partirà con i gradi cuciti sulle spalle è Antonio Tiberi, affiancato da Damiano Caruso e Andrea Pasqualon. Uscito male dal Giro d’Italia, il laziale della Bahrain Victorious ha lavorato sodo in altura sul Passo Pordoi e al rientro ha centrato il secondo posto finale al Tour de Pologne.

«Dopo il Polonia – ha detto – una settimana di altura a Sestriere mi permetterà di arrivare direttamente a Torino per la Vuelta. Cercherò di rifarmi della sfortuna patita al Giro, sperando che possa andare meglio. La voglia è di fare bene, cercando di curare la generale».

Il Pologne è di McNulty. Gianetti: «Una vittoria per Baroncini»

10.08.2025
6 min
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WIELICZKA (Polonia) – Le miniere di sale che fanno da cornice alla crono conclusiva del Tour de Pologne cristallizzano la vittoria di McNulty nella generale, il solito dominio UAE ed una bella giornata per gli italiani che salgono sul podio di tappa e finale.

Il baffuto statunitense rovina una possibile tripletta tricolore sul traguardo di Wieliczka. Prima del suo arrivo, davanti a tutti a comandare i 12,5 chilometri della prova contro il tempo ci sono nell’ordine Milesi, Sobrero e Tiberi. Ci vuole quindi una grande prestazione di McNulty per batterli e per sfilare contemporaneamente la maglia gialla a Langellotti.

Langellotti nella crono conclusiva non riesce a salvare la maglia gialla: 21° al traguardo, 5° nella generale
Langellotti nella crono conclusiva non riesce a salvare la maglia gialla: 21° al traguardo, 5° nella generale

Il pensiero a “Baro”

Il successo di McNulty – il numero 72 stagionale per la UAE Emirates-XRG – ha un sapore decisamente speciale ed un destinatario ben preciso: Filippo Baroncini. Proprio negli istanti in cui si stava chiudendo la lunga cerimonia protocollare delle premiazioni della gara, partiva il volo per l’Italia con a bordo il ragazzo di Massa Lombarda. Per l’occasione era arrivato in Polonia anche Mauro Gianetti, general manager della squadra.

«Questa vittoria – ci dice in mixed zone – la dedichiamo col cuore a Filippo. Per tutta la settimana tutti i nostri corridori non facevano altro che chiedere informazioni su di lui. I ragazzi qua in Polonia li ho visti molto pensierosi. La nostra squadra vive di grandi emozioni e in questi giorni c’era un tono più basso del solito per un sentimento triste. Tutti ci tenevano a conquistare la corsa per lui.

«I compagni che lo hanno visto subito per terra dopo l’incidente – continua Gianetti – ci sono rimasti molto male naturalmente. Per chi invece non c’era e sapeva che era in ospedale intubato non era una bella cosa. Non abbiamo grande voglia di esultare, però credo che il vero successo straordinario sia il trasporto di Filippo in Italia in queste ore a Milano dove verrà preso in consegna dall’ospedale Niguarda per l’operazione e per tutte le cure del caso».

Gianetti è arrivato al Polonia per vedere Baroncini prima del volo per l’Italia per l’operazione
Gianetti è arrivato al Polonia per vedere Baroncini prima del volo per l’Italia per l’operazione

Passione per la vita

L’incidente occorso a Baroncini ha scosso tutti e tutti si sono fatti sentire per fare sentire la propria vicinanza ad un ragazzo tanto talentuoso quanto sfortunato.

«Filippo sta bene – riprende Gianetti – ha tutti i parametri vitali a posto. Sarà una questione di tempo, di pazienza e di passione per la vita. Tornerà più forte di prima. Sono venuto perché lo volevo vedere, stare vicino a lui e alla famiglia. E’ stata un’impressione impattante.

«Quando entri in quei reparti di cure intensive – prosegue – e vedi uno dei tuoi ragazzi in quelle condizioni è una brutta sensazione. Devo dire che il reparto dell’ospedale di Walbrzych è stato veramente eccezionale. Hanno preso veramente a cuore la situazione di Filippo e lo hanno seguito ogni secondo. Hanno fatto bellissime cose, stabilizzandolo. Grazie a questi interventi lui sta bene e può essere fiducioso».

McNulty per Gianetti può diventare in futuro un capitano nelle grandi corse a tappe
McNulty per Gianetti può diventare in futuro un capitano nelle grandi corse a tappe

UAE pronta per la Vuelta

All’orizzonte per la UAE c’è la campagna spagnola che partirà dal Piemonte. Come sempre il team di Gianetti andrà per vincere e arrotondare il proprio bottino.

«La Vuelta – spiega il general manager – è una delle gare più importanti per noi di tutto l’anno. Almeida si è dovuto ritirare dal Tour per una caduta e sta preparando a puntino la corsa spagnola. Vuol provare ad essere protagonista e dovrà combattere con corridori di altissimo livello a partire da Vingegaard. Avremo il rientro in una grande corsa a tappe di Ayuso, che purtroppo ha dovuto abbandonare il Giro prematuramente. Si sta preparando molto bene anche lui e può essere una valida alternativa per la generale.

«Rispetto al 2024 di questo periodo – Gianetti risponde ad un dato statistico – siamo in vantaggio di una decina scarsa di vittorie in più. Sarebbe bello raggiungere il record delle 85 (che appartiene alla HTC High Road nel 2009, ndr), ma credo che le 100 siano un po’ esagerate (sorride, ndr). Cerchiamo di prendere giorno per giorno e non guardare troppo lontano».

Il podio della crono della settima e ultima tappa del Pologne: McNulty fra Milesi e Sobrero
Il podio della crono della settima e ultima tappa del Pologne: McNulty fra Milesi e Sobrero

A proposito di McNulty

Brandon McNulty è il primo americano, nonché extra europeo ad entrare nell’albo d’oro del Tour de Pologne. Con la crono e la generale ha conquistato i primi due successi stagionali che diventano venti da quando è pro’. Gianetti ci saluta spendendo grandi parole su di lui.

«E’ un ragazzo – conclude – che ha fatto una grande crescita e sempre dietro le quinte. Quest’anno ha fatto un Giro d’Italia straordinario a disposizione di Ayuso prima e Del Toro poi finendo nella top 10. Non si tira mai indietro, sa sacrificarsi. Qui ha avuto occasione per fare classifica e non ha sbagliato. Ieri gli è sfuggita la vittoria a Bukowina perché è stato bravissimo Langellotti. Oggi ha fatto una grande crono vincendo anche la generale. Brandon ha ancora del margine, può ancora migliorare. Con questo successo in una gara così importante come il Pologne, sono sicuro che prenderà una grossa iniezione di fiducia per il suo futuro e lo vedremo protagonista in un grande giro».

Italiani in alto

Li abbiamo seguiti tutta la settimana e alla fine gli italiani hanno saputo essere protagonisti. Dopo il traguardo mentre Milesi era sulla hot seat, abbiamo seguito le fasi conclusive della crono con Sobrero e Tiberi sia per i piazzamenti parziali che generali. Sul podio di giornata ci vanno Milesi e Sobrero (rispettivamente a 12” e 15” da McNulty) e su quello finale salgono Tiberi e Sobrero (rispettivamente a 29” e 37” dallo statunitense).

«Sono abbonato al secondo posto – scherza Milesi in mixed zone – anche se credo che sia la prima volta che batto Sobrero a crono e quindi va bene così. Battute a parte, sono felice delle prestazioni che ho avuto in questi giorni. Negli ultimi due giorni purtroppo non mi sono sentito tanto bene, ma credo che anche senza problemi McNulty avrebbe vinto lo stesso. Da domani saprò il resto del calendario della stagione».

«Oggi – racconta soddisfatto Sobrerocon questo doppio podio chiudo un cerchio col Tour de Pologne del 2022 come vi dicevo ieri. Al di là del risultato, ho il morale alto per partire “da casa” dalla Vuelta.

«Sono partito a tutta – confida Tiberi con un sorriso – per arrivare a tutta. Non mi sono risparmiato in questa gara, però sono stato attento a non “limare” troppo per non rischiare di cadere o compromettere l’avvicinamento alla Vuelta. Sarebbe stato bello avere tre italiani nei primi tre di tappa, però dobbiamo essere contenti tutti per esserci saliti in due sui due podi».

Caruso è un gladiatore: prepara la Vuelta e culla il sogno azzurro

07.08.2025
6 min
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Per una singolare coincidenza o per aver ben lavorato, nella prima tappa della Vuelta Burgos e nella seconda al Tour de Pologne – martedì scorso – Caruso e Tiberi hanno centrato rispettivamente il quinto e il quarto posto. Per essere entrambi diretti verso la Vuelta, il segnale non è passato inosservato. E se di Tiberi vi abbiamo raccontato proprio dal Polonia, eccoci oggi con Damiano che alla corsa di Burgos è da sempre affezionato e con la prossima Vuelta si accinge a vivere il ventiduesimo Grande Giro della carriera.

«Alla fine la ripresa non è stata così male – spiega – ho fatto un bel blocco di altura sul Pordoi, lavorando bene. Un periodo così lungo forse è stato un po’ forzato, però del resto da me a luglio c’è stato un caldo torrido e ho dovuto allungare l’altura, altrimenti più che migliorare sarei peggiorato. La Sicilia d’estate quando fa caldo veramente, è improponibile: puoi andare in bici, ma non ti puoi allenare».

Il Giro ha dato a Caruso il quinto posto e un grosso carico di soddisfazione personale
Il Giro ha dato a Caruso il quinto posto e un grosso carico di soddisfazione personale
Come mai il Pordoi e non Livigno come tanti colleghi?

La squadra ha degli accordi per cui siamo andati lassù, ma devo dire che mi piace molto. C’è traffico anche sulle Dolomiti, però partendo dal Pordoi hai più opportunità di percorsi. L’unica pecca è che nel giorno di scarico, devi comunque farti la risalita. Però diciamo anche che il Pordoi preso da Canazei, se fatto in maniera blanda, non è così impegnativo. Le Dolomiti sono un bel posto per allenarsi e ci troviamo bene. Abbiamo tutto l’hotel prenotato per noi, l’Hotel Garni Gonzaga, e quindi riesci a stare tranquillo, isolarti, lavorare bene e concentrarti sul pezzo.

Al Giro è arrivato l’annuncio del prolungamento del contratto, con quali motivazioni si va verso la Vuelta?

Sono venuto fuori dal Giro con una bella dose di soddisfazione personale, che mi ha dato la motivazione per continuare a fare questo lavoro. Il rinnovo ne è stata la conferma lampante. Ho lavorato bene per ripresentarmi alla Vuelta in maniera adeguata. Chiaramente non immagino di impegnarmi per fare classifica. Il mio obiettivo è provare a vincere una tappa e dare il mio supporto ad Antonio (Tiberi, ndr) che invece si cimenterà con la generale.

Vuelta 2021, Caruso è già arrivato secondo al Giro, vincendo all’Alpe di Mera. In Spagna conquista l’Alto de Velefique
Vuelta 2021, Caruso è già arrivato secondo al Giro, vincendo all’Alpe di Mera. In Spagna conquista l’Alto de Velefique
Come quando nel 2021 arrivasti secondo al Giro e vincesti una tappa in Spagna?

Come nel 2021 all’Alto de Velefique e come nel 2023, quando arrivai quarto al Giro e alla Vuelta feci secondo in una tappa dietro Evenepoel e altri piazzamenti. L’anno scorso sono stato sfortunato, perché sono caduto qui a Burgos e alla Vuelta ho preso il Covid. L’ultimo è stato una finale di stagione travagliato, spero che quest’anno vada tutto liscio.

Hai detto che la ripresa dopo tanta altura non è stata poi così male…

In realtà a San Sebastian, che è stata la corsa del rientro, mi hanno tirato il collo. Dopo quasi due mesi senza correre, è stato abbastanza traumatico. Però già qui a Burgos – chiaramente con il dovuto rispetto perché il livello è diverso – sono riuscito ad arrivare davanti e questo fa piacere. La tappa d’apertura, con tutto il trasferimento, era lunga 210 chilometri, con percorso abbastanza ondulato e il finale su uno strappo secco di un chilometro. Essere tra i migliori ti fa capire che il fisico risponde bene che hai lavorato in maniera corretta. Per il momento è tutto tranquillo. Ho visto che anche Antonio in Polonia ha dato un bel segnale. Diciamo che siamo in carreggiata.

Burgos sarà l’ultimo test per Caruso verseo la Vuelta. Qui è con Zambanini e Van der Meulen
Burgos sarà l’ultimo test per Caruso verseo la Vuelta. Qui è con Zambanini e Van der Meulen
C’è stato il quinto posto al Giro, ma cosa è cambiato dopo aver deciso che avresti chiuso? 

Io credo che tanto sia cambiato nella testa. Ho iniziato il 2025 convinto di smettere a fine stagione, ma sono anche testardo. Per cui in questa mia convinzione, ho promesso a me stesso di fare tutto al meglio. Ho dedicato tanto del mio tempo alla bici, come se fosse per l’ultima volta. Anziché trascinarmi sino a fine stagione, ho voluto fare tutto nella maniera corretta, per non avere rimpianti. Il problema è che forse mi sono impegnato troppo (ride, ndr).

E cosa è successo?

Sono arrivati dei bei risultati. Ho ritrovato il piacere di andare in bici, di soffrire e di fare la vita del corridore. Non che prima l’avessi perso, però l’anno scorso è stata una stagione troppo travagliata. Ho inseguito la condizione, ma fra malanni e cadute non è mai arrivata. Quindi mi era passata un po’ la voglia, invece quest’anno l’ho ritrovata. E poi mi gratifica anche il ruolo di riferimento per i ragazzi più giovani, non solo per Antonio. Mi viene riconosciuto dalla dirigenza e anche dai compagni. E’ un insieme di cose che mi hanno portato a prendere la decisione di continuare a fare il mio lavoro e cercare di farlo bene.

Il rientro alle gare di Caruso dopo il ritiro sul Pordoi è avvenuto a San Sebastian: una discreta faticaccia…
Il rientro alle gare di Caruso dopo il ritiro sul Pordoi è avvenuto a San Sebastian: una discreta faticaccia…
Un anno e poi basta?

Deciso! Comunque vada, il prossimo sarà l’ultimo. Fino allo scorso anno anche a casa parlavo di percentuali, per cui al 90 per cento avrei smesso. Adesso invece sono convinto al 100 per cento. Il 2026 sarà il mio ultimo anno.

Pensi che per allora Tiberi avrà imparato tutto quello che serve?

Il grosso di quello che potevo trasmettergli in termini di esperienza, l’ho trasmesso. Antonio ha 24 anni ed è nell’età in cui deve cominciare a prendere le decisioni per conto proprio e capire quello che vuole fare veramente. Io posso solo assisterlo e facilitargli il lavoro. Stiamo arrivando al punto in cui, trasmesso il mio bagaglio, non potrò più aiutarlo. Per me è come se fosse un fratellino, c’è un rapporto che va oltre quello lavorativo. Averlo in camera o in gara è solo un piacere, perché è un bravo ragazzo e una persona piacevole con cui è bello dividere il proprio tempo.

Caruso ha corso 4 mondiali da pro’: l’ultimo a Imola nel 2020, quando arrivò decimo, primo degli azzurri
Caruso ha corso 4 mondiali da pro’: l’ultimo a Imola nel 2020, quando arrivò decimo, primo degli azzurri
Parliamo del mondiale?

E dai, parliamone. Il cittì Villa ha chiesto il mio parere. Io gli ho spiegato il mio avvicinamento, che passerà per la Vuelta e sarà ideale per pensare di avere una buona condizione. Non ho detto no e non ho detto sì, anche perché non ho ricevuto ancora alcun tipo di proposta. Semplicemente ho chiesto di vedere come evolve la situazione e quale sarà la condizione, perché mi piacerebbe andare solo nel caso in cui avessi una condizione dignitosa nel rispetto per la maglia azzurra. E’ ancora presto per parlarne, ma a breve arriverà il momento di prendere una decisione. Per ora ci siamo limitati a uno scambio di idee.

Ultima domanda: fra Burgos e la Vuelta riesci a tornare a casa?

No, ci sarà ancora un mini richiamo di altura a Sestriere con la squadra. Servirà per evitare distrazioni, non tanto per finalizzare o migliorare qualcosa. A casa si sta pochissimo, ma al giorno d’oggi o ti adatti a questo sistema o non puoi fare il corridore. E poi cosa ci vado a fare la settimana di Ferragosto in Sicilia? Non riesci ad allenarti, fa troppo caldo. E poi una giornata in spiaggia in Sicilia equivale a una tappa di montagna della Vuelta, una di quelle dure…

Lapeira beffa tutti nella seconda tappa del Pologne, ma Tiberi c’è

05.08.2025
4 min
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KARPACZ (Polonia) – Il nome che non ti aspetti con un colpo da navigato finisseur. Paul Lapeira vince la seconda tappa del Tour de Pologne con arrivo in salita a Karpacz grazie ad un guizzo secco negli ultimi cento metri che ha lasciato tutti di sasso. Esulta in modo curioso facendo girare le dita attorno alle tempie mantenendo poi segreto il motivo in mixed zone.

Forse mimava il riavvolgimento di un nastro della memoria. Il 25enne francese della Decathlon Ag2R La Mondiale a distanza di un anno ritrova il successo che gli consente anche di indossare la maglia gialla di leader della generale con una manciata di secondi su Vacek, Langellotti (rispettivamente secondo e terzo anche al traguardo). Dietro di loro si è visto un brillante Tiberi, quarto all’arrivo e ora quinto in classifica a 12”, che probabilmente nel finale ha pagato il minor cambio di ritmo rispetto ad avversari più “scattisti” di lui.

Lapeira anticipa tutti negli ultimi 100 metri con un grande guizzo. Per lui anche la maglia gialla da leader
Lapeira anticipa tutti negli ultimi 100 metri con un grande guizzo. Per lui anche la maglia gialla da leader

Velocità e attenzione

Sul finire della tappa inizia leggermente a piovere, le previsioni meteo locali erano state precise. E così il fondo stradale verso Karpacz diventa umido, quindi pericoloso, anche perché bisogna andare a riprendere Walker della EF Education-EasyPost, ultimo superstite della fuga di giornata. Il gruppo torna compatto a 5 chilometri dalla fine e si formano i treni delle squadre per prendere davanti l’ultima rampa. Tiberi rivive i momenti precedenti.

«Negli ultimi chilometri – spiega il 24enne della Bahrain-Victorious – sono stati velocissimi, già da quando siamo entrati nel circuito finale. Il primo giro è stato fatto molto forte. E devo dire che avevo anche un po’ di paura perché le strade erano strette, molto tecniche, tortuose, qualche buca e in penombra nella zona alberata. Ho cercato di stare molto attento.

Tiberi chiude quarto alle spalle di Vacek (secondo) e Langellotti. Nella generale il laziale è quinto a 12″
Tiberi chiude quarto alle spalle di Vacek (secondo) e Langellotti. Nella generale il laziale è quinto a 12″

A tutta fino in cima

Curva secca a sinistra e gli ultimi mille metri sono da fare tutti d’un fiato. Pendenza media attorno al 9 per cento, per la gente del posto è un “muro”. Tutti quelli che sentono di avere la gamba giusta lo affrontano come se fosse una volata.

«Con la squadra – racconta Tiberi – abbiamo dato il massimo fino agli ultimi 3 chilometri per cercare di rimontare il gruppo perché prima era stato veramente impossibile. Poi quando si è un po’ scremato in salita, sono risalito piano piano fino all’ultimo chilometro dove ero nelle prime dieci posizioni. Sentivo che la gamba era buona e Pello Bilbao mi ha aiutato per restare davanti. Quando poi è partita la volata sono andato a tutta fino all’arrivo.

«Lapeira – prosegue – era lì con noi. E’ risalito più o meno ai 500 metri o forse anche dopo. In quel tratto la pendenza era alta così come la velocità. Quindi una volta che scatti e prendi un paio di metri, ci vuole una grande gamba per chiudere. Però per me va bene così, sono contento».

Nel finale di tappa le squadre tirano forte per i propri leader. C’è fermento per prendere davanti la rampa che porta al traguardo di Karpacz
Nel finale di tappa le squadre tirano forte per i propri leader. C’è fermento per prendere davanti la rampa che porta al traguardo di Karpacz

Obiettivi polacchi e spagnoli

Tiberi al Polonia non ci è venuto solo in funzione della Vuelta, l’intento è quello di voler raccogliere qualcosa di buono e incoraggiante.

«Diciamo che l’obiettivo iniziale – ci dice mentre si ripara dalla pioggia più insistente – era quello di curare la generale in questa corsa. Ho corso sabato a San Sebastian dove le sensazioni sono state buone, ma non ottime. L’ultima gara era stata il Giro d’Italia e arrivavo da un periodo di altura. Devo ancora capire come sta e come reagisce il mio corpo, però dopo oggi ho sicuramente molto più morale. Cercherò di fare del mio meglio fino alla fine.

«Dopo il Tour de Pologne – ci anticipa i suoi programmi Tiberi – farò una settimana di altura a Sestriere per poi andare diretto a Torino per la Vuelta. Là cercherò di rifarmi della sfortuna patita al Giro, sperando che possa andare meglio. La voglia è di fare bene, cercando di curare la generale. Ecco, vedrò come il mio corpo si comporterà ad una gara di tre settimane per poi impostare il finale di stagione. Non sono ancora sicuro di andare al mondiale, vedremo. Comunque ci sono le classiche italiane come Emilia, Tre Valli e Lombardia dove poter fare qualcosa di importante».

La terza frazione del Tour de Pologne avrà partenza e arrivo da Walbrzych, però nel mezzo ci sono quasi 160 chilometri con sette gpm e 3540 metri di dislivello. Sarà ancora un banco di prova, forse il più duro, per gli uomini di classifica, ad iniziare proprio da Tiberi.

Un viaggio nei pensieri di Tiberi: il Giro, la pausa e ora la Vuelta

11.07.2025
5 min
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Ripartire, far girare di nuovo le gambe e settare nella testa il prossimo obiettivo. Antonio Tiberi, in cima al Pordoi, insieme ai compagni del Team Bahrain Victorious ha iniziato a mettere nel mirino la Vuelta Espana. La corsa a tappa spagnola che partirà da Torino il 23 agosto sarà il secondo Grande Giro nella stagione del corridore laziale. 

«Staremo sul Pordoi – racconta Tiberi mentre riposa prima della sessione di allenamento in palestra – fino al 24 luglio. Faremo un bel periodo di allenamento in vista della Vuelta. Siamo saliti il 5 luglio e abbiamo già messo insieme una buona dose di bicicletta e di sessioni in palestra».

Dopo il Giro Tiberi si è concesso una vacanza per recuperare le energie fisiche e mentali (foto Instagram)
Dopo il Giro Tiberi si è concesso una vacanza per recuperare le energie fisiche e mentali (foto Instagram)

Ricaricare le batterie

Tiberi è ripartito dopo un periodo di stacco che è servito per metabolizzare la batosta del Giro, nel quale è stato tagliato fuori dalla lotta per la classifica generale nel giorno di Gorizia. Una caduta che ha rovinato i piani iniziali del ciociaro. 

«Al termine del Giro – riprende Tiberi – ho staccato completamente. Mi sono concesso qualche giorno a casa e una breve vacanza di cinque giorni all’Isola d’Elba. Serviva un periodo in cui resettare tutto per poi ripartire in vista della seconda parte di stagione. Sono anche andato a trovare i miei genitori a Roma in occasione del mio compleanno (il 24 giugno, ndr). Al termine di una prima parte di stagione senza mai fermarmi avevo bisogno di un momento così».

Dal 5 luglio è in ritiro con il team sul Pordoi e sta lavorando con la Vuelta nel mirino
Dal 5 luglio è in ritiro con il team sul Pordoi e sta lavorando con la Vuelta nel mirino
E’ stato difficile digerire la batosta morale del Giro?

Queste cose capitano, le cadute sono all’ordine del giorno nel ciclismo. Succede e non è colpa di nessuno. I giorni passati con gli amici, la mia ragazza e la famiglia sono serviti per rilassarmi e ricalibrare le forze a livello mentale. Ora che ho riposato sono pronto per l’altura e per lavorare in vista della Vuelta

Come si reagisce a un brutto momento come quello?

Dà sempre fastidio e fa male al morale perché abbiamo lavorato per tanti mesi e alla fine un imprevisto porta via tutto. Ripeto, sono cose che capitano. Chiaramente nei giorni successivi prevale il dispiacere, poi metabolizzi l’accaduto e vai avanti. Le cose si prendono anche per quel che sono. 

In questi giorni non manca il freddo pungente agli oltre 2.000 metri del Pordoi
In questi giorni non manca il freddo pungente agli oltre 2.000 metri del Pordoi
Tutti prima del Giro dicevano di averti visto con una grande consapevolezza dei tuoi mezzi, anche un episodio negativo fa parte degli step di crescita?

Resettare la mente dopo che sei stato per molti mesi concentrato su un obiettivo che per una caduta non si è riusciti a raggiungere non è semplice. Però sì, sento di aver imparato qualcosa sulla gestione anche nei momenti no. 

Quanto è stato importante arrivare a Roma?

Tanto. Si è trattato comunque di tenere duro e finire un Giro che mi ha chiesto tanto impegno mentale e fisico, soprattutto dopo la caduta. Ci sono stati giorni molto impegnativi nei quali ho lottato solamente per arrivare al traguardo. Finire quei ventuno giorni di corsa vuol dire averli messi nelle gambe e immagazzinati. 

Finire il Giro nonostante la caduta e le difficoltà per Tiberi è stato uno step sia fisico che mentale
Finire il Giro nonostante la caduta e le difficoltà per Tiberi è stato uno step sia fisico che mentale
Arrivi alla Vuelta con le stesse ambizioni che avevi al Giro?

Già lo scorso anno ero andato con l’obiettivo di fare una bella classifica. Fino al giorno del mio ritiro a causa di un colpo di calore ero andato bene. Avevo la maglia bianca ed ero quarto nella generale. Quindi sì, anche quest’anno andrò con in testa la classifica e cercherò di curarla al meglio, non nascondo di puntare al podio. Ora sono concentrato su questo nuovo obiettivo e vedremo come reagiranno il corpo e la mente.

In che senso?

Che comunque preparare due Grandi Giri in una stagione, con l’obiettivo di fare classifica, non è semplice. Il lavoro da fare è tanto e intenso sia a livello fisico che mentale. Un conto poi è affrontare certi carichi quando si arriva dalla pausa invernale e si è freschi. Un altro è farlo dopo una prima parte di stagione comunque esigente. Vero che l’ho già fatto lo scorso anno ma ancora non mi conosco al 100 per cento. Ho un’idea di quello che posso fare ma mi lascio sempre un piccolo margine. 

Ventuno giorni di corsa sono un carico che poi rimane nelle gambe e bisogna trovare il giusto equilibrio tra riposo e gara
Ventuno giorni di corsa sono un carico che poi rimane nelle gambe e bisogna trovare il giusto equilibrio tra riposo e gara
Cambierà qualcosa nella preparazione?

No, direi di no. Vero che il Giro e la Vuelta sono due gare molto diverse per le tipologie di salite che troveremo, però qui sul Pordoi abbiamo tanti scenari differenti e perfetti per prepararci al meglio. Al momento abbiamo ancora il doppio allenamento con al mattino bici e nel pomeriggio palestra, ma senza carichi eccessivi. 

Farai qualche gara prima della Vuelta?

Il Giro di Polonia. Insieme alla squadra abbiamo deciso di fare solo una gara. Mi trovo bene sia nel fare tanta altura sia quando faccio qualche corsa in più prima dell’obiettivo principale. La squadra ha scelto così e ci concentriamo al massimo per farci trovare pronti.