Guerriero o ragioniere? Mas al bivio, aspettando la crono

30.08.2022
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Chissà cosa avrà pensato il suo capo Eusebio Unzue, quando durante il giorno di riposo di ieri, Enric Mas ha parlato da corridore e non da ragioniere. La sua classifica alla Vuelta si è leggermente appesantita dopo il traguardo di domenica, quando ha dovuto piegarsi a Evenepoel e anche ad Ayuso, ma il mallorquino resta comunque secondo nella generale a 1’12” dal leader. Certo la cronometro di oggi potrebbe ingigantire il fardello, ma la Vuelta deve ancora affrontare le vere montagne e il suo storico nei Giri è decisamente migliore rispetto a quello dell’inesperto corridore belga, che finora ha partecipato soltanto al Giro 2021 senza concluderlo.

Dopo la prima settimana e il riposo, Mas è secondo in classifica a 1’12”
Dopo la prima settimana e il riposo, Mas è secondo in classifica a 1’12”

«Cosa penso – ha detto Mas – guardando il mio secondo posto? Che vorrei fare tutto o niente. Bisogna essere consapevoli dei punti UCI e che la squadra ne ha bisogno per evitare la retrocessione. Personalmente sarei anche disponibile a rischiare il podio per provare a vincere, ma nemmeno possiamo rischiare di suicidarci, compromettendo la nostra classifica. Più avanti vedremo se si può fare, ma mi piacerebbe provare a vincere la Vuelta».

Quante domande

Mas sta rinascendo da se stesso, dalle sue insicurezze e da abitudini tecniche che finora non avevano giocato a suo favore. Il cambio di preparatore sta dando frutti sempre migliori. Lo si è visto leggermente più scattante sulle strade del Nord, convincente in alcuni momenti al Tour che tuttavia non ha concluso per il Covid e ben motivato e competitivo alla Vuelta. Nonostante a Utrecht sia partito con qualche dubbio, il suo stato d’animo era molto diverso da quello mostrato in Francia.

Mas francobollato a Evenepoel sul Collado Fancuaya: per ora Remco è inattaccabile
Mas francobollato a Evenepoel sul Collado Fancuaya: per ora Remco è inattaccabile

«Penso a un giorno per volta – ha detto – e anche se da fuori non si vede, in corsa ho ancora dei dubbi da risolvere. Domenica sulle rampe più dure mi aspettavo di essere un po’ più forte di Evenepoel, ma non è stato così. Il problema è che a causa del Covid, fra Tour e Vuelta più che allenarmi ho cercato di recuperare. Per questo continuo a farmi domande a cui finora sto rispondendo positivamente. Spero di continuare sino alla fine della gara».

Attenti a Roglic

Così il corridore del Movistar Team si guarda intorno, cercando di capire in che modo potrebbe svilupparsi la Vuelta. Poco convinto che la corsa abbia già trovato un assetto stabile.

Con il diesse Garcia Acosta: dopo il 2° posto 2021, la squadra è tutta per Mas
Con il diesse Garcia Acosta: dopo il 2° posto 2021, la squadra è tutta per Mas

«Roglic ad esempio – dice – non lo dimenticherei. Ha la cronometro domani (oggi, ndr) che gli sta bene e ci proverà di sicuro. A Sierra Nevada e sulle salite dell’ultima settimana non starà a guardare e io spero di essere al suo livello. Poi ci sono Ayuso e Rodriguez. Entrambi stanno facendo delle ottime prestazioni, considerando che si tratta del primo grande Giro. Sono rivali, ma grazie a loro e a pochi altri il ciclismo spagnolo sta risorgendo».

In attesa della crono

Non resta che sperare che la crono gli sia amica, consapevoli che non sia mai stata il suo forte e che il percorso di Alicante, totalmente piatto e velocissimo, sia il meno adatto da maneggiare.

Nella cronosquadre di Utrecht, la Movistar tirata da Mas ha realizzato il 10° tempo
Nella cronosquadre di Utrecht, la Movistar tirata da Mas ha realizzato il 10° tempo

«Vedremo come andrà – ha ammesso – e in base a quello prenderemo le nostre decisioni. Se un giorno vedremo Remco vacillare, cercheremo di fare qualcosa. Ma se non vacilla, dovremo ancora pensare ad assicurarci il podio, perché così com’è ora è quasi impossibile batterlo. L’ambizione è vincere la Vuelta, sono già salito sul podio due volte. Dobbiamo essere anche consapevoli che la squadra sta lottando per la salvezza nel WorldTour e questo è molto importante. Ho rinnovato il contratto fino al 2025, c’è in ballo anche il mio futuro. Spero di fare una crono decente e di non perdere troppo tempo. Mi è capitato di farne alcune molto buone, spero di riuscirci ancora».

La prima Vuelta di Ayuso, piedi per terra e nessuna paura

30.08.2022
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Juan Ayuso lo chiameranno pure “El niño”, il bambino, ma in questi giorni di Vuelta è parso piuttosto un guerriero. Forte e cocciuto, si è opposto agli scatti dei campioni lasciando che a piegarsi fossero piuttosto le gambe e mai la testa. Anche domenica, sull’arrivo… assassino di Les Praeres, è stato l’ultimo ad arrendersi al ritmo indiavolato di Evenepoel. Lottando prima con Mas e Rodriguez, poi rifilando a entrambi 10 secondi pesanti come macigni. Ora in classifica è quinto a 2’36” da Remco.

Ieri il ragazzino del UAE Team Emirates, vent’anni ancora da compiere, ha approfittato del giorno di riposo per tirare finalmente il fiato, toccando con mano quanto la sua popolarità stia esplodendo sulle strade spagnole. Soprattutto adesso che la Vuelta è atterrata dalle parti di casa, al Sud della Spagna.

Ayuso ha sfruttato il giorno di riposo per tirare il fiato e riflettere sui suoi limiti
Ayuso ha sfruttato il giorno di riposo per tirare il fiato e riflettere sui suoi limiti

Alla larga dalla popolarità

Quel tipo di entusiasmo è come una tigre, che rischia di mangiarti se credi alle sue fusa. E Ayuso ha capito anche questo, affiancato da quella vecchia volpe di Matxin, che lo segue da vicino coi suoi consigli.

«Il tifo mi piace – dice – sentirmi osannato mi motiva. Ma non voglio assolutamente pormi degli obiettivi troppo alti. Preferisco viverla giorno per giorno, non voglio crearmi uno scenario troppo elevato. Perché se poi non si realizza, me ne andrei dalla Vuelta con un cattivo sapore in bocca. L’obiettivo di questa corsa è farla bene e capire cosa potrò fare in futuro. Non voglio volare troppo alto, per non avere una delusione».

Domenica, verso Le Praeres, ha duellato con Rodriguez e lo ha staccato in finale
Domenica, verso Le Praeres, ha duellato con Rodriguez e lo ha staccato in finale

L’amico Rodriguez

Il problema è Evenepoel, in lotta per la maglia rossa e anche per quella dei giovani, al momento indossata da Carlos Rodriguez, che di Ayuso è una sorta di alter ego. I due si sfidano da quando erano bambini e chi li ha visti salire ieri verso il traguardo si è accorto del particolare… trasporto che li animava.

«Con Carlos – ammette El niño – c’è una grande rivalità, come pure rispetto e amicizia. Ci siamo sfidati per anni tutte le domeniche, in ogni corsa importante. Sono contento di ritrovarmi in gara con lui. E sono contento anche quando ottiene qualche risultato, perché è bello che una persona a me vicina ottenga dei grandi risultati. Ma certo poi scatta la molla di fare meglio di lui. E se poi gli sento dire che punta al podio della Vuelta, penso che piacerebbe anche a me. E’ il sogno di qualunque spagnolo che inizi a correre in bicicletta. Ci si prova, ma se anche non si riesce, non cade il mondo…».

Juan Ayuso ha 19 anni ed è professionista dall’estate del 2021
Juan Ayuso ha 19 anni ed è professionista dall’estate del 2021

L’amico Almeida

Intanto il primo spagnolo a vincere il Giro d’Italia U23 ha messo quasi due minuti fra se e Almeida, che almeno all’inizio era partito come leader del team e che oggi nella crono potrebbe in realtà riguadagnare parte del terreno perduto. Ayuso è intelligente e sa che lanciarsi in proclami di leadership non gli sarebbe utile, per cui cambia discorso con saggezza.

«Essere in questa posizione di classifica – spiega – mi dà la sensazione di quando insegui un sogno. Ci saranno certamente dei momenti difficili, ma per ora sta andando tutto bene. Con Almeida ho passato gli ultimi due mesi e mezzo, abbiamo un ottimo rapporto. E proprio perché so che i giorni storti possono capitare, non credo che il nostro rapporto debba esserne condizionato. Io gli chiedo consigli e lui me li dà, anche se non abbiamo una grande differenza di età. Questi giorni sono utili per imparare, si capiscono più cose quando si soffre di quando si festeggia. Ho avuto la conferma che è più un fatto di forza mentale che fisica e finora mi sono regolato abbastanza bene. Proseguirò così, giorno per giorno».

All’arrivo di domenica, Ayuso ha perso 34 secondi da Evenepoel
All’arrivo di domenica, Ayuso ha perso 34 secondi da Evenepoel

Pianeta Remco

La cronometro di oggi potrebbe dare una svolta alla sua corsa e non necessariamente in bene. Ayuso lo sa, ma il ragazzino non appare per niente intimidito.

«Non ho fatto una preparazione specifica per la crono – dice – anche se la bici la uso regolarmente tutte le settimane. Quest’anno ho fatto due cronometro su una distanza simile. Al Delfinato, quando sono arrivato 10°. Poi ai campionati nazionali, con un 7° posto. Spero di avere le stesse sensazioni della prima, quando mi sono sentito bene. In ogni caso la Vuelta è lunga. Per ora Evenepoel ha dimostrato di essere superiore, è come se stesse partecipando a un’altra gara. Ha ragione Almeida quando dice che per batterlo servirebbe Pogacar. Ma la Vuelta è lunga. Mancano due settimane per me, ma anche per lui. Mancano due settimane per tutti».

Rotta a sud, riposo e crono: inizia la vera Vuelta di Remco

29.08.2022
5 min
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Secondo giorno di riposo della Vuelta e Remco sembra veramente molto rilassato. Come un corridore molto fresco o che non abbia niente da perdere. Finora ha controllato e fatto quel che voleva. Non ha vinto, ma la superiorità sui rivali diretti è parsa abbastanza netta. Solo Mas sembra al suo livello, ma fino a un certo punto. La prima settimana è stata dura e il trasferimento dalle Asturie all’area di Valencia ha portato un caldo asfissiante e umido. In queste condizioni domani la Vuelta ripartirà con una cronometro di 30,9 chilometri, che per il belga potrebbe essere la prima occasione di vincere una tappa: il suo obiettivo di partenza.

Soltanto Mas finora ha dato la sensazione di riuscire a seguirlo
Soltanto Mas finora ha dato la sensazione di riuscire a seguirlo

Un nuovo Wolfpack

La situazione nell’hotel della Quick Step-Alpha Vinyl è strana. Raramente finora, forse solo al tempo di Rigoberto Uran e poi con Alaphilippe al Tour, la squadra belga si è ritrovata ad affrontare il riposo di un leader. E se nei casi precedenti era abbastanza chiaro che si trattasse di primati a orologeria, stavolta la sensazione che il bimbo possa sorprendere e tenere sino in fondo si va facendo largo.

«La squadra è forte e ha fiducia – dice lui – e anche se per noi è una situazione nuova, cerchiamo di fare del nostro meglio ogni giorno. Le ultime tappe sono state durissime, ma la squadra le ha gestite bene. Siamo rimasti concentrati. Ogni cosa che abbiamo fatto sinora cercheremo di ripeterla nelle due settimane che restano. E alla fine tireremo le somme».

Finora anche Alaphilippe è stato a disposizione di Remco, in attesa di giocare la sua chance
Finora anche Alaphilippe è stato a disposizione di Remco, in attesa di giocare la sua chance
Alaphilippe sta facendo un lavoro meraviglioso…

Raramente ricordo un campione del mondo mettersi così a disposizione. Sembra di salire su un taxi e aspettare che ti dicano di scendere. Ma tutta la squadra sta facendo grandi cose. Siamo un diverso tipo di Wolfpack rispetto ai giorni delle classiche, ma se ci fate caso siamo la squadra col maggior numero di uomini sulla salita finale, assieme forse alla Ineos. Dries Devenyns è un maestro nel posizionamento, per portare i rifornimenti, per guidarmi nelle situazioni più complicate. Anche Pieter Serry finché c’è stato (è stato costretto al ritiro per positività al Covid, ndr) ha fatto la sua parte. Potrei parlare per ore dei miei compagni…

Sei tiratissimo, ieri sulle pendenze estreme del finale sei parso a tuo agio oltre ogni previsione…

Sono il figlio di allenamenti diversi. Sono dimagrito e ho lavorato tanto su salite più ripide. Ho modificato anche il mio assetto sulla bici, per quei tratti in cui non conviene alzarsi sui pedali. Ho odiato il mio allenatore per quei lavori, non sono stati facili, ma stanno funzionando. E se vedi che la fatica ripaga, poi è più facile avere fiducia in se stessi.

Remco ha raccontato di aver lavorato sodo per andare forte sulle pendenze più ripide
Remco ha raccontato di aver lavorato sodo per andare forte sulle pendenze più ripide
Per contro si fa un gran parlare della tappa di Sierra Nevada di domenica prossima. Scalata lunga e arrivo in alta quota…

Conosco bene quella tappa, chiunque si sia allenato da queste parti sa di cosa parliamo. L’Alto del Purche è ripido. Poi arriva la salita finale, che inizia ripida, poi è lunghissima, regolare e con l’arrivo sopra i 2.500 metri. L’altitudine rischia di essere l’aspetto più difficile da gestire, ma ci sto lavorando da tutta l’estate. A Livigno ho dormito a 2.300 metri e poi all’hotel Syncrosphera anche più in alto, ma non ricordo i numeri. Domenica però è lontana, pensiamo prima alla crono di domani.

Non è tanto frequente la crono all’indomani del riposo: la tua routine quotidiana è cambiata?

Non tanto, in realtà. Avrò tempo domattina per riscaldarmi e tutte le cose che si fanno prima della crono. Oggi era importante recuperare le fatiche dei giorni scorsi e semmai mangiare un po’ di più, perché la bilancia dice che sono un po’ sceso.

La crono di domani, 30,91 chilometri da Elche ad Alicante, potrebbe dare la svolta alla Vuelta di Remco
La crono di domani, 30,91 chilometri da Elche ad Alicante, potrebbe dare la svolta alla Vuelta di Remco
Che crono ti aspetti?

E’ completamente piatta. Trenta minuti da fare a tutto gas, con qualche strappetto nel finale e l’arrivo in discesa. Conosco il percorso. Sono partito dicendo di volere un posto nei primi 10 e vincere una tappa. Domani potrebbe essere il giorno per vincere, la classifica invece andrà conquistata un po’ ogni giorno.

Che effetto fa essere davanti?

Non cambia il mio obiettivo. La Vuelta è il primo grande Giro cui punto con consapevolezza, non si può paragonare al Giro dello scorso anno. A volte guardo la maglia rossa e mi rende orgoglioso. Sono contento di averla, è come una promessa, qualcosa che devo guadagnarmi ogni giorno. Cerco di non guardare gli altri come rivali, per evitare che diventino una trappola per la mente. Nei giorni scorsi ho anche chiesto qualche cambio, però Mas non me l’ha dato. Vado avanti giorno per giorno. Se avrò buone gambe, potrò provare a incidere. Sono abbastanza sicuro che ci saranno dei momenti duri. Spero di recuperare nei prossimi 2-3 giorni per essere pronto per le tappe del weekend. E lo stesso nella terza settimana, per arrivare in forma per quelle più dure.

Al Giro 2021, le grandi pendenze dello Zoncolan hanno fatto capire quali fossero i fronti su cui Remco potesse migliorare
Al Giro 2021, la crisi di Remco sullo Zoncolan ha messo nel mirino le pendenze elevate
Quanto pesano le formalità del dopo tappa?

Per fortuna prima di cominciare avevamo studiato una strategia con la squadra. In caso di qualche maglia o di vittorie, l’obiettivo è ridurre al minimo il tempo perso fra l’arrivo e il ritorno in hotel. Per cui rulli, podio, mini conferenza stampa in zona mista, antidoping e via in hotel per iniziare a recuperare il prima possibile.

Qual è la raccomandazione che ti fanno più spesso in squadra?

Una sola, ma me lo dicono in continuazione. Mi dicono tutti di stare calmo. Per ora ci sono riuscito, nelle prossime tappe di montagna chissà…

Dottoressa Magnaldi, spalla di “Mavi” e un sogno sul Giro

01.02.2022
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«Sto continuando a studiare per tenermi sempre aggiornata, ma per fare il medico ho tutta la vita davanti mentre per correre in bici no. Devo sfruttare questo momento». E’ determinata e ha le idee chiare Erica Magnaldi, che da quest’anno correrà nell’UAE Team ADQ dopo tre annate nella Ceratizit-WNT.

La 29enne di Cuneo sa già cosa la attende nel futuro. Ad ottobre 2018 – anno in cui è passata elite con la BePink ottenendo anche il suo unico successo, in una frazione del Tour de l’Ardèche – era diventata dottoressa laureandosi con 110 e lode in Medicina e Chirurgia all’Università di Torino. «Ho intenzione di fare la specializzazione – dice – quando finirò la carriera che ho intrapreso negli ultimi anni».

Già alla fine del 2021, Erica è andata a Mallorca per allenarsi con Mavi Garcia (foto Instagram)
Già alla fine del 2021, Erica è andata a Mallorca per allenarsi con Mavi Garcia (foto Instagram)

L’angelo di Mavi

Conosce bene però anche il suo presente, che sta sempre più entrando nel vivo. Sta per iniziare la sua quinta stagione da ciclista e la sua crescita è stata notevole. Dallo sci di fondo (sport che ha praticato dai 6 ai 21 anni) alle gran fondo fino ad essere considerata oggi una delle migliori scalatrici del panorama internazionale.

La sua nuova compagna Mavi Garcia, quando l’abbiamo sentita ad inizio gennaio, ci ha detto che la Magnaldi sarà il suo angelo custode in salita. Anzi, forse qualcosa in più. Come uno sherpa che diventa capo-cordata.

Erica, la spagnola sostiene che potreste arrivare spesso assieme specialmente nelle tappe di Giro Donne e Tour Femmes. Cosa pensi delle sue parole? 

Mi fanno piacere. Ho avuto modo di conoscere bene Mavi pedalando a casa sua a Palma de Mallorca prima dei vari ritiri della squadra ad Altea, vicino a Valencia. Lei è fortissima, lo ha dimostrato sul campo più volte. E’ uno step sopra di me. Non mi tirerò indietro per darle una mano. Abbiamo caratteristiche simili e correremo spesso assieme. Saremo un bel duo.

Erica Magnaldi arriva così nel WorldTour dopo l’esperienza Ceratizit (foto Manuela Heres/UAE Team ADQ)
Erica Magnaldi arriva così nel WorldTour dopo l’esperienza Ceratizit (foto Manuela Heres/UAE Team ADQ)
Potreste alternarvi quindi?

La capitana è lei, ma vedremo dalle situazioni e in base allo stato di forma di una e dell’altra. Un nostro punto di forza può essere il fatto di essere entrambe scalatrici e quindi possiamo aiutarci a vicenda quando una delle due non è al top. La stagione è sempre più lunga e ci sono sempre più gare. Essere in condizione dall’inizio alla fine è difficile. Sia al Giro che al Tour, ad esempio, come in tutti gli altri appuntamenti importanti. Ci saranno comunque gare in cui, in assenza di Mavi, potrò ritagliarmi il mio spazio.

Avrai qualche responsabilità in più rispetto agli ultimi anni. Visto che sei passata in team WorldTour, come gestirai questa situazione dal punto di vista mentale?

Sinceramente sono molto tranquilla. La Ceratizit è stata un’ottima squadra per crescere e li ringrazio. Mi hanno dato tanti insegnamenti e tante opportunità. Spesso mi sono trovata ad essere capitana sul campo, ma mi è sempre mancato un po’ più di supporto nei finali di gara. Avere una compagna forte accanto, come sarà quest’anno con Mavi o altre, quando la corsa si accende nei momenti clou, ti può permettere di azzardare qualche attacco con più coraggio. Ora sono in una formazione importante con aspettative alte, ma più che farmi schiacciare dalla pressione, la userò come uno stimolo per metterci più grinta.

C’è qualcosa in cui ti senti di migliorare?

Patisco un po’ le fasi concitate della gara prima di una volata di un giro a tappe soprattutto in ottica classifica generale. Oppure prima di prendere una salita decisiva col gruppo ancora compatto. E poi, vista la mia stazza fisica, soffro terribilmente le giornate ventose.

Ecco Magnaldi in azione a San Sebastian, dove ha colto il 9° posto
Magnaldi in azione a San Sebastian, dove ha colto il 9° posto
Il tuo esordio quando è previsto?

Sarà alla Volta Comunitat Valenciana (dal 17 al 20 febbraio, ndr). Abbiamo già visto che ci saranno tappe con profili altimetrici interessanti e per nulla banali. Questo gioca a nostro vantaggio. Sono impaziente di iniziare. Un po’ per vedere come va l’amalgama in corsa con le altre compagne, che già si preannuncia ottima. Siamo unite. Un po’ perché ho voglia di correre, di mettermi in gioco

L’avvicinamento con la nuova squadra quando e come è nato?

E’ stata una trattativa lunga. Il contatto c’era stato a maggio con la vecchia Alé-BTC-Ljubljana. Era stato un buon approccio, mi era sembrato già allora un bel progetto. Ero lusingata del loro interessamento così presto. Durante l’estate ci ho pensato, ma ormai mi avevano convinta, d’altronde era l’unica squadra WorldTour italiana

Che poi ha cambiato nome e Paese di licenza.

Si, è stata una sorpresa l’arrivo della UAE. L’ossatura del team però è rimasta la stessa. Hanno un progetto a lungo termine e noi ragazze saremo ambasciatrici anche di un messaggio sociale. Vogliono far crescere il ciclismo femminile e valorizzare la donna in generale nel loro Paese.

Il nuovo team si è ritrovato ad Alicante, preparando il debutto stagionale (foto Manuela Heres/UAE Team ADQ)
Il nuovo team si è ritrovato ad Alicante, preparando il debutto stagionale (foto Manuela Heres/UAE Team ADQ)
Recentemente hai partecipato ad uno stage della nazionale a Calpe. Anche per te immaginiamo riscontri positivi…

E’ stata una esperienza molto buona. Abbiamo respirato un ambiente sereno che fa ben sperare per il futuro della nazionale. Il nuovo direttivo ha fatto un ottimo lavoro, curando l’aspetto psicologico e nutrizionale. C’è più facilità nel parlare con loro. Rispettano che ognuna di noi abbia una propria identità e un proprio ruolo nel club. Sono state gettate le basi per un gruppo forte.

Entrare stabilmente nel giro della nazionale può essere un obiettivo concreto?

Anche solo vestire e poi onorare la maglia azzurra è sempre una conquista per me. Attualmente in Italia abbiamo la ragazza più forte al mondo (l’iridata Elisa Balsamo, ndr) e altre ragazze che lo sono altrettanto. Io posso solo imparare da loro, come tutte le volte che sono stata convocata (ha partecipato agli europei 2021 e mondiali 2018 e 2020, ndr). Se succederà ancora sarò felice di mettermi al servizio della squadra per arrivare ad una vittoria di gruppo.

Erica per concludere, obiettivi personali col team invece?

Con la maglia della UAE vorrei realizzare un sogno che ho da quando ho iniziato a correre. Ovvero vincere una tappa dal Giro d’Italia Donne. Sono particolarmente legata a questa corsa e mi piacerebbe farlo presto.