La notizia è freschissima e merita di essere rilanciata, vista la sua importanza. Dal prossimo anno Drali Milano sarà title sponsor dell’attuale Team Coop-Repsol, formazione norvegese che dal 2026 assumerà il nome di Drali-Repsol. Il team, attivo dal 2004, milita nella categoria Continental (nella foto di apertura Robert Carrara, Presidente del brand, e Roy Hegreberg, general manager del team).
L’accordo appena sottoscritto permetterà a Drali Milano di rafforzare la propria presenza nel grande ciclismo, in particolare nel nord Europa dove la squadra norvegese è molto conosciuta.
Drali si è fatta un regalo per festeggiare i suoi 100 anni di attivitàDrali si è fatta un regalo per festeggiare i suoi 100 anni di attività
Regalo per i 100 anni
A partire dal 2026 e per la durata di tre anni gli atleti della nuova Drali-Repsol correranno su bici Drali. Si tratta di un importante accordo che arriva a coronamento di un anno davvero speciale per il brand lombardo, anzi milanese. Nel 2025 Drali ha infatti festeggiato i suoi “primi” 100 anni di vita. Un anniversario celebrato con una serata speciale nel cuore della sua città, la Milano dove il marchio è nato e cresciuto. In questo primo secolo di vita sono stati tanti i campioni hanno trionfato su bici firmate Drali. Possiamo sicuramente citare i due più famosi: Costante Girardengo e Fausto Coppi.
La firma che decreta la nascita del team Drali-RepsolLa firma che decreta la nascita del team Drali-Repsol
Un progetto ambizioso
La nuova Drali-Repsol rappresenta un nuovo step nel cammino di rilancio del marchio milanese avvenuto dopo l’ingresso della nuova proprietà formata da Andrea Camerana, Robert Carrara e Gianluca Pozzi. A confermarlo sono le parole dello stesso Robert Carrara, presidente di Drali Milano.
«Per noi rappresenta un’ottima opportunità di crescita – ha detto Carrara – sostenere un progetto ambizioso è l’occasione ideale per valorizzare entrambe le realtà. La squadra è ben strutturata e siamo orgogliosi di poter iniziare una collaborazione con un team innovativo, con cui condividiamo gli stessi valori e la stessa passione».
La firma della partnership è arrivata dopo lunghi mesi incerti e difficili per il team norvegese che ora grazie a Drali Milano potrà finalmente continuare la sua avventura nel ciclismo professionistico con nuove certezze. A confermarlo è Roy Hegreberg, general manager del team norvegese.
«Nei prossimi tre anni – ha dichiarato Hegreberg – potremo continuare a supportare la crescita dei giovani corridori norvegesi ed aiutarli a trovare la loro strada nel mondo professionistico. Non vediamo l’ora di iniziare la stagione 2026 quando correremo su bici Drali».
Alexander Kristoff dopo aver chiuso la sua carriera su strada sarà una figura di riferimento del teamAlexander Kristoff dopo aver chiuso la sua carriera su strada sarà una figura di riferimento del team
C’è anche Kristoff
Il nuovo Team Drali-Repsol potrà contare sul supporto concreto di un grande campione del ciclismo che solo poche settimane fa ha concluso la sua carriera. Stiamo parlando di Alexander Kristoff che lo scorso ottobre in Malesia ha messo fine alla sua carriera come atleta professionista. Il campione europeo di Herning 2017, vincitore di una Milano Sanremo e di un Giro delle Fiandre, a partire dal 2026 sarà co-proprietario del team e diventerà un grande punto di riferimento per tutta la squadra.
Ecco le sue prime parole da dirigente: «Sono felice di continuare a far parte della comunità del ciclismo e credo che sia importante per la Norvegia avere una squadra come il Team Drali-Repsol che aiuta i giovani talenti. Con la mia esperienza spero di aiutare gli atleti e il team mettendo a frutto tutto ciò che ho imparato negli anni su allenamento, gare e attrezzatura».
Dallo scorso febbraio, ThorHushovd è il general manager della Uno-X Mobility. Un ruolo che era forse nel suo destino, considerando quel che l’uomo di Grismatd ha fatto, conquistando tappe in tutte e tre i Grandi Giri, classiche come la Gand-Wevelgem ma soprattutto vestendo la maglia iridata nel 2010. Un riferimento assoluto per il ciclismo norvegese che da lì ha vissuto anni di vacche grasse, sfornando corridori di grande livello: Kristoff, Boasson Hagen, Johannessen. Anche grazie al fatto di avere un team di riferimento, ora nelle sue mani.
Thor Hushovd, 47 anni, è manager della Uno-X dallo scorso febbraio. In carriera ha vinto 74 volte da pro’Thor Hushovd, 47 anni, è manager della Uno-X dallo scorso febbraio. In carriera ha vinto 74 volte da pro’
Hushovd è partito “a treno in corsa”, si può dire che il 2024 sia stato un anno di assestamento a livello personale, eppure per il team è stato molto proficuo con 26 successi e tanti piazzamenti: «E’ stato fantastico, abbiamo messo in campo bei punti. Le vittorie sono venute in serie, abbiamo anche fatto un buon Tour anche se non abbiamo raggiunto il nostro obiettivo di vincere una tappa. Ma siamo stati una volta secondi, due volte terzi. Quindi in generale, penso che abbiamo fatto una buona stagione».
26 vittorie è un bottino che ti saresti aspettato a inizio anno?
Si ha sempre un obiettivo alto, ma certamente quel numero fa piacere, anche perché al suo interno ci sono stati anche traguardi importanti. E’ chiaro che vorresti sempre fare meglio, che qualche piazzamento è una vittoria mancata, che avremmo potuto giocare meglio le nostro carte soprattutto nelle grandi classiche, ma abbiamo cercato di migliorare i nostri difetti emersi l’anno prima.
La più importante vittoria di Hushovd, ai mondiali 2010 di Geelong, battendo Breschel (DEN) e Davis (AUS)La più importante vittoria di Hushovd, ai mondiali 2010 di Geelong, battendo Breschel (DEN) e Davis (AUS)
La maggior parte dei successi sono venuti da Kristoff e Cort che sono over 30. Dietro di loro chi sono i giovani che hai visto in maggiore crescita?
Io dico che ci sono nuovi talenti in arrivo. Sono davvero felice per questo, ma onestamente so che ci vuole tempo perché maturino. Ora abbiamo firmato qualche nuovo giovane, di ottime aspettative come Dalby e Pedersen. Stiamo crescendo bene, avremmo bisogno di alcuni più giovani, ma ne abbiamo così pochi che vengono.
Nel WorldTour vi confrontate con tutte multinazionali, solo il vostro team ha corridori di due sole nazioni. Perché questa scelta?
Questa è una scelta presa dal proprietario del team perché l’azienda ha mercato solo in Norvegia e Danimarca e quindi ha interesse che i corridori siano di questi due Paesi. La Uno-X Mobility deve avere una forte identità come squadra scandinava. Per certi versi è più difficile perché ci sono meno corridori da raggiungere, ma penso che sia anche più divertente e penso anche che il nostro ciclismo abbia ancora bisogno di squadre con una forte identità come questa. Non sto dicendo che tutti dovrebbero farlo, ma è una cosa positiva.
L’ultimo successo 2024 della Uno-X, con Magnus Cort al Veneto ClassicL’ultimo successo 2024 della Uno-X, con Magnus Cort al Veneto Classic
Anche in futuro sarà una squadra esclusivamente scandinava o seguirà l’esempio del team femminile che ha anche rider italiane come la Confalonieri?
Chi può dirlo? Per ora il piano è questo e si lavora su questi progetti per il futuro, poi le cose possono sempre cambiare. La storia siamo sempre noi a scriverla. Abbiamo fatto passi importanti, ora ci piacerebbe progredire, tornare al Tour con un ruolo e risultati migliori. Per quanto riguarda le donne, lì abbiamo meno bacino da cui attingere, quindi era necessario allargare i confini per rinforzare il team che resta però un riferimento per il ciclismo norvegese e danese.
Tu hai iniziato come general manager lo scorso febbraio, a stagione iniziata. E’ stato difficile?
Sì, molto, non lo nego. Non c’è un momento perfetto per iniziare, ma sono anche arrivato alla stagione in cui tutto era pianificato e organizzato, quindi non spettava a me pianificare tutto, ma così è più difficile agire perché le cose si sistemino. Ma ha funzionato bene, ho trovato una buona accoglienza e molta collaborazione, abbiamo lavorato tutti per la stessa causa.
L’esperienza di Alexander Kristoff è fondamentale nella crescita del teamL’esperienza di Alexander Kristoff è fondamentale nella crescita del team
Rispetto a quando correvi, stai vivendo un ciclismo diverso?
Beh, rispetto a quando correvo sono passati pochi anni, un decennio eppure le differenze sono molto marcate. Il ciclismo è cambiato in molti modi diversi, ma penso anche che sia cambiato in meglio perché è bello allargare i confini, sfidare nuovi limiti.
Che cosa vi attendete per il 2025?
Potrei dire vincere più dell’anno prima, ma io guardo soprattutto al Tour dove vogliamo vincere una tappa. E magari provare a fare qualche colpo a sensazione nelle classiche dove abbiamo gli uomini giusti per farlo.
L’età media del team danese-norvegese sfiora i 26 anni con 5 corridori Under 23L’età media del team danese-norvegese sfiora i 26 anni con 5 corridori Under 23
Ti viene mai il rimpianto per non poter essere in strada a lottare per la vittoria, invece che in ammiraglia?
Penso di aver avuto la mia occasione, aver corso tanto e vinto altrettanto, anche gare importanti. Il tempo non fa sconti, ora è di un’altra generazione e io sono contento di poterci essere in un’altra veste. Mi piace vedere i corridori che seguono i miei consigli. Mi piace anche seguirli in allenamento. E’ questa ora la mia vita.
Nel 2025, Ridley farà il suo ritorno nel gruppo dei professionisti in qualità di partner ufficiale della squadra di ciclismo norvegese Uno-X Mobility: una collaborazione che coinvolgerà sia il team maschile che quello femminile, entrambi impegnati ai più alti livelli delle competizioni internazionali. Questa partnership si fonda su valori condivisi, come la ricerca costante dell’innovazione e la passione per il ciclismo, e segna l’inizio di un progetto di collaborazione che durerà per ben dieci anni (!) dimostrando l’ambizione di entrambe le parti nel costruire un futuro di successi.
Ridley ha la propria sede nel cuore della “Belgian Bike Valley“, una zona considerata il fulcro del ciclismo in Belgio. Qui si trovano strutture all’avanguardia come la “Factory of Dreams”, il nuovissimo “Ridley Experience Center” e il “Performance Optimization Center”, che includono tecnologie avanzate come una galleria del vento “high-tech”, unica nel suo genere per un brand di biciclette. Queste innovazioni permettono a Ridley di costruire biciclette estremamente veloci, un obiettivo che il CEO di Ridley Jochim Aerts e il General Manager della Uno-X, Thor Hushovd, condividono profondamente.
Si brinda alla definizione dell’accordo decennaleSi brinda alla definizione dell’accordo decennale
Obiettivo comune: il Tour
Uno degli obiettivi principali di questa partnership è quello di vincere nei prossimi anni il Tour de France, e Ridley, grazie alla esperienza decennale nello sviluppo di biciclette ad alte prestazioni, si unirà alla Uno-X per raggiungere questo traguardo.
«Il mondo delle corse scorre nelle nostre vene – ha dichiarato Jochim Aerts – e quindi collaborare con Uno-X Mobility è per noi un’opportunità unica. Sono una squadra all’avanguardia, con molta ambizione, i giusti valori e una continua spinta all’innovazione».
«La performance e l’ottimizzazione aerodinamica – ha ribattuto Thor Hushovd – sono le nostre principali priorità. Siamo entrambi molto motivati a prosperare in questa collaborazione a lungo termine, con l’obiettivo di creare le bici più veloci e migliori per i nostri atleti».
La collaborazione tra Ridley e Uno-X non si limiterà semplicemente alla fornitura di biciclette. In linea con la filosofia aziendale di Ridley, ciascuna singola bici sarà difatti progettata per offrire vantaggi funzionali, unendo velocità e design in modo ottimale. Il dialogo continuo tra le due parti permetterà di sviluppare biciclette sempre più performanti, progettate specificamente per soddisfare le esigenze dei corridori professionisti. Lacollaborazione partirà ufficialmente il primo gennaio 2025, dando il via a un progetto di lungo termine che ambisce a portare entrambi i partner al vertice del ciclismo mondiale.
La Uno-X Mobility rappresenta un team ambizioso e con delle idee solide di progressione e crescitaLa Uno-X Mobility rappresenta un team ambizioso e con delle idee solide di progressione e crescita
La Belgian Bike Valley
Uno degli elementi centrali della collaborazione sarà l’accesso, da parte dei ciclisti Uno-X, alle strutture di eccellenza presso la Belgian Bike Valley. I corridori potranno usufruire di tecnologie avanzate come la camera climatica, la galleria del vento e la possibilità di adattare le biciclette alle loro esigenze specifiche. Questo darà loro un vantaggio significativo in termini di preparazione e performance.
La partnership tra Ridley e Uno-X Mobility, oltre a consolidare l’immagine dei due brand, rappresenta uno dei primi passi nel percorso di crescita della squadra norvegese che mira a diventare un protagonista del ciclismo internazionale nei prossimi dieci anni.
Fondata nel 2020, il Team Uno-X ha rapidamente guadagnato attenzione grazie al talento dei suoi ciclisti scandinavi e al loro spirito combattivo. Nel 2023, la squadra ha debuttato al Tour de France, mettendo in evidenza il proprio potenziale. Nel 2024, nomi promettenti come Tobias Halland Johannessen e Andreas Leknessund si sono uniti a stelle affermate come Magnus Cort e Alexander Kristoff, consolidando la presenza di Uno-X nel panorama ciclistico internazionale.
La collaborazione con Ridley rappresenta dunque un tassello fondamentale per il futuro della squadra, che continuerà a crescere con l’obiettivo di affermarsi tra i grandi del ciclismo mondiale.
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«Sono contento che abbia trovato un ingaggio alla Uae, ma Nils Politt qui non aveva più spazio. Nei 3 anni che è stato alla Bora non è stato all’altezza del suo passato. E’ vero, a volte non ha avuto il giusto sostegno dal team, altre però è stato lui a non avere le gambe. E il suo rendimento non giustificava l’alto ingaggio che ha avuto».
Parole sferzanti, quelle del manager Ralph Denk, pesanti come raramente capita nel WorldTour. Parole che dipingono un’immagine del 29enne corridore tedesco probabilmente non del tutto fedele alla realtà.
Alla Bora aveva iniziato bene, con il successo a Nimes al Tour 2021 seguito dal Giro di GermaniaAlla Bora aveva iniziato bene, con il successo a Nimes al Tour 2021 seguito dal Giro di Germania
Kristoff, quasi un mentore…
A questo punto due sono le possibilità per Politt: prestare il fianco a un giudizio così severo o smentirlo a furia di risultati. Chi conosce Nils propende per la seconda eventualità, perché ha una determinazione senza pari. Forgiata nei primissimi anni. Nato a Hurth, vicino al confine con il Belgio, nelle categorie giovanili era solito prendere la bici e passare dall’altra parte per respirare ciclismo, pedalare nella pioggia, nel vento, nel freddo, ma soprattutto sul pavé. In allenamento come in gara, anzi gareggiava più lì che in Germania. Spesso da solo, a dispetto della giovane età.
Così è andato maturando, passo dopo passo. Mentalmente allo stesso ritmo del fisico, diventando presto un marcantonio di 1,91 per un’ottantina di chili. Tanto che lo stesso Kristoff sin da giovanissimo lo ha preso sotto la sua ala protettrice, vedendone le potenzialità. Appena approdato in Katusha, dopo averlo visto finire 5° a Le Samyn in una giornata davvero difficile climaticamente parlando, gli diede una gran pacca sulle spalle e disse ai diesse del team: «Lui me lo portate alla Roubaix, perché è nato per queste gare».
Le pietre della Roubaix sono state la sua passione sin da ragazzinoLe pietre della Roubaix sono state la sua passione sin da ragazzino
L’amore per le classiche
Effettivamente Politt ha una predilezione per le classiche del Nord. Non manca mai, anche se (e qui un po’ di ragione a Denk bisogna darla) non ha più avuto lo stesso rendimento del 2019, quando mise insieme una serie di piazzamenti tra cui il 5° posto al Fiandre e il 2° a Roubaix, battuto solo da un Gilbert in giornata di grazia. Il belga riconobbe il merito del tedesco nella costruzione dell’azione decisiva, per Politt sembravano essersi schiuse le porte del paradiso.
Attenzione però: se il Uae Team Emirates ha creduto su di lui, lo ha fatto certo a ragion veduta. I dirigenti del team di Pogacar credono in lui, nelle sue potenzialità, come uomo da classiche ma anche come utile aiutante per lo sloveno soprattutto al Tour, soprattutto nelle tappe non troppo dure e nel lavoro oscuro per portarlo nelle migliori condizioni a quando dovrà prendere l’iniziativa in prima persona. Perché Politt ha un’elevata resistenza, non solo fisica.
Lo sfortunato testa a testa con Gilbert al velodromo di Roubaix nel 2019Lo sfortunato testa a testa con Gilbert al velodromo di Roubaix nel 2019
La faccia di un pugile suonato
C’è un episodio che in sé racconta molto di chi sia il tedesco. Giro di Gran Bretagna, anno 2018. Seconda tappa, una caduta prima del finale seleziona il gruppo. Politt è tra quelli che ha le conseguenze peggiori, ma non molla. Si rimette in bici, arriva penultimo. A chi lo soccorre dice: «Mi sento un po’ stordito, ma passerà». «Guarda che hai un taglio sotto l’occhio, il sangue ti cola addosso. Sembri un pugile». «Ah sì? Ho detto che passerà…» e se ne va verso il pullman della squadra. Cinque giorni dopo sarà secondo, unico a contenere il ritardo da Stannard sotto il minuto.
La determinazione come detto è una delle sue caratteristiche principali. E’ un po’ il suo modo di mostrare il suo grande amore per questo sport, che nutre da sempre: «Quando ho iniziato, il ciclismo dalle nostre parti aveva una brutta fama – raccontò qualche tempo fa a Pez – la gente non faceva altro che associarlo al doping, ricordando l’esperienza della T-Mobile. Ma io e molti altri abbiamo insistito e andiamo avanti, credendo in quel che facciamo per dare il giusto esempio. Il ciclismo tedesco può tornare ai livelli del secolo scorso, essere un buon contraltare al calcio imperante, ma senza prendere scorciatoie».
Con il Team Stoelting è stato campione tedesco in linea nel 2014 e a cronometro l’anno prima (foto Michael Deniec)Con il Team Stoelting è stato campione tedesco in linea nel 2014 e a cronometro l’anno prima (foto Michael Deniec)
Iniziare dalle cose semplici
I suoi inizi non sono stati facili: «Quando sono approdato alla Katusha nel 2015 ero molto nervoso. Il mio inglese al tempo non era dei migliori, faticavo a comunicare. I primi mesi furono difficili, ma sapevo che stava a me adattarmi. L’ho sempre fatto, anche nella continental dove militavo (il Team Stoelting, ndr) avevo imparato a far tutto da me, anche a lavarmi e pulirmi la bici. Lì era già un altro mondo, come passare da un piccolo hotel di provincia a uno a 5 stelle”.
Nel corso degli anni le vittorie sono arrivate, seppur non con tanta frequenza. Anche alla Bora, alla quale dopo tutto ha regalato una vittoria di tappa al Tour nel 2021 e la conquista del Giro di Germania lo stesso anno, cosa abbastanza inusuale per lui che non è certo un corridore da classifica per corse a tappe: «Su questo però avrei un po’ da dissentire, perché non sono le dimensioni del corpo a decretare che tipo di corridore puoi diventare, ma le fibre muscolari. Se hai fibre corte sarai un velocista, altrimenti sei più resistente e adatto a sforzi di un certo tipo. Certo, le grandi salite non saranno mai per me, ma per il resto posso cavarmela un po’ dappertutto».
Politt ha conquistato il titolo nazionale a cronometro nel 2023 e punta con ambizione alle OlimpiadiPolitt ha conquistato il titolo nazionale a cronometro nel 2023 e punta con ambizione alle Olimpiadi
E se il prossimo 27 luglio…
Per questo Politt è l’uomo giusto per le classiche e per questo la Uae ha investito su di lui. Domani si comincia con l’Omloop Het Nieuwsblad, poi avanti fino alla Roubaix del 7 aprile.
«La prima volta, da U23, sono caduto 5 volte, eppure è stato proprio allora che ho capito che è adatta a me. Non sono praticamente mai mancato, mi piace da morire, mi piacciono queste corse come mi piace la cronometro, soprattutto quando è lunga, oltre l’ora. E’ allora che emergono i veri valori».
Lo scorso anno ha vinto il titolo nazionale e non nasconde che vorrebbe esserci a Parigi 2024, sabato 27 luglio, il giorno della crono. Non sarà tra i favoriti, ma con uno come lui mai dare niente per scontato…
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La notizia lo ha colto abbastanza di sorpresa. Diego Ulissi è il ciclista in attività con la maggior costanza di successi nel corso degli anni: il toscano vince almeno una gara da ben 14 stagioni. Alle sue spalle in questa speciale classifica, due mammasantissima dello sprint come il norvegese Kristoff (13) e il francese Démare (12). Un titolo di merito non da poco per il corridore del UAE Team Emirates, che ha da poco ripreso la preparazione per presentarsi già tirato a lucido per il primo ritiro prestagionale.
Proprio sul ruolo dei suoi “contendenti” al record, Ulissi mette l’accento: «Sapevo lo scorso anno che io e Sagancondividevamo questo piccolo privilegio, ma poi sinceramente non ci ho più pensato. Fa piacere, soprattutto precedendo due campioni dello sprint che indubbiamente hanno più occasioni di me per vincere. Io, per le mie caratteristiche, devo sempre costruirmi i successi e non è mai facile».
Ulissi davanti a Kristoff. Compagni alla Uae dal 2018 al 2021, ora rivali per un primato statisticoUlissi davanti a Kristoff. Compagni alla Uae dal 2018 al 2021, ora rivali per un primato statistico
Che cosa rappresenta questo record?
Credo che sia la miglior dimostrazione della mia costanza di rendimento, cosa non semplice se spalmata su 14 anni nei quali il ciclismo è molto cambiato. Vale ancor di più considerando che io sono un passista-scalatore, che riesce a vincere quando la corsa si mette in un certo modo. Se si fa selezione, si rimane in pochi a lottare per la vittoria. Inoltre non sono un capitano unico, spesso devo anche lavorare per gli altri e questo significa che bisogna sfruttare le occasioni che la stagione ti pone davanti.
Proviamo a ripercorrere alcune tappe di questo record, iniziando naturalmente dalla prima vittoria: il Gran Premio Industria e Commercio a Prato del 2010.
La prima vittoria non si può certamente scordare, nella mia mente è come se la gara si fosse corsa ieri. Anche perché alla fine rimanemmo in tre a giocarci il successo e battei un uomo che ha segnato la prima parte della mia carriera: Michele Scarponi. A fine stagione diventammo compagni di team e fra noi si instaurò subito un profondo feeling, che dalla vita quotidiana si trasferì ben presto anche nelle corse. Infatti mi volle con lui al Giro nonostante la mia giovane età e lo ripagai vincendo per la prima volta alla corsa rosa.
Il primo successo dei 46 di Ulissi, a Prato battendo Scarponi e ProniIl primo successo dei 46 di Ulissi, a Prato battendo Scarponi e Proni
Quella vittoria, nella tappa di Tirano, arrivò per il declassamento di Giovanni Visconti. Quel successo ha un sapore diverso per questo motivo?
No, perché dovrebbe? Intanto fui bravo ad essere lì a giocarmi la vittoria, in una frazione dove era praticamente scritto che la fuga sarebbe arrivata al traguardo. Era la tappa più lunga di quel Giro e i big pensavano alla classifica, volevano rifiatare un giorno in vista di quelli che sarebbero stati decisivi. La selezione fu continua, rimanemmo io, Visconti e Lastras, ossia ero con due corridori sulla carta più veloci. Giovanni sbagliò a impostare lo sprint, tutto qui…
E’ stata la prima ma non l’unica…
In totale ne ho portate a casa ben 8, un bel bottino. Ricordo in particolare quelle del 2014, quando vinsi a Viggiano battendo un gruppo abbastanza folto con Evans che mi arrivò a 1” e ripetendomi tre giorni più tardi a Montecopiolo superando in uno sprint a due il croato Kiserlovski. Erano vere battaglie quelle, diciamo che nell’ideale classifica delle mie vittorie, quelle sono entrambe piuttosto in alto.
La vittoria di Viggiano al Giro, particolarmente amata dal corridore di DonoraticoLa vittoria di Viggiano al Giro, particolarmente amata dal corridore di Donoratico
Non sei stato parimenti fortunato negli altri grandi Giri.
Non ho avuto molte occasioni, considerando che la Vuelta l’ho disputata solo nel 2013 e il Tour nel 2017. Curiosamente però entrambe le volte sono arrivato a un passo dal successo di tappa. In Spagna fui secondo alla frazione di Alto de Naranco, ma quel giorno c’era un Joaquim Rodriguez davvero indomabile, che vinse per 11”. In Francia avevo indovinato la fuga vincente, ma fu bravo Bauke Mollema ad anticipare tutti. Fu un’occasione persa. Se mi riguardo indietro non ho grandi rammarichi nella mia carriera, ma quella volta mi dispiacque un po’…
Pochi ci badano, eppure le gare che fungono da test generale per le Olimpiadi hanno sempre un valore particolare e tu ti aggiudicasti quella di Tokyo nel 2019. Eppure ai Giochi non ci sei andato…
Lo so, ma non posso dire nulla di negativo sulle scelte che fece Cassani. Partiamo dal 2019, da quella bellissima trasferta, dove corremmo davvero bene tanto è vero che vinsi battendo Formolo. L’anno dopo doveva essere l’anno olimpico, è chiaro che nella convocazione ci speravo tanto e anche con ambizioni, ma fu l’anno del Covid, con tutta l’attività rivoluzionata. Per me fu un anno davvero eccezionale, con 5 vittorie tra cui la classifica del Giro del Lussemburgo e altre due tappe al Giro. A fine stagione ero numero 8 del ranking Uci.
Con Cassani il toscano ha sempre avuto un rapporto franco e sincero. Con il cittì vinse la preolimpica 2019Con Cassani il toscano ha sempre avuto un rapporto franco e sincero. Con il cittì vinse la preolimpica 2019
E poi?
Poi d’inverno mi scoprirono la miocardite, fui costretto a fermarmi a lungo e quando ripresi, ritrovai la forma molto tardi. Cassani fu onesto con me, non poteva aspettarmi. D’altronde abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto, non per niente ho potuto correre ben 5 mondiali.
In totale le vittorie sono 46, spalmate su 14 anni di attività. Quanto è cambiato il ciclismo nel frattempo?
Moltissimo e per certi versi aggiungere nuove “perle” è sempre più difficile. Intanto perché se da una parte il calendario si è gonfiato, dall’altro anche le squadre sono più numerose e più ricche internamente. I giorni di gara non sono poi tantissimi e fra questi emergono poche occasioni per puntare al risultato pieno. Bisogna essere bravi a farsi trovare pronti per sfruttare l’opportunità. Se devo guardarmi indietro, diciamo che ho saputo ragionare bene.
La tappa della Vuelta 2013: Ulissi vince lo sprint per il secondo posto, Rodriguez ormai è già arrivato… (foto Wikipedia)La tappa della Vuelta 2013: Ulissi vince lo sprint per il secondo posto, Rodriguez ormai è già arrivato… (foto Wikipedia)
Ora ti aspetta un’altra stagione, proverai ad allungare la serie?
Se l’occasione capita, spero di esserci, si lavora per quello ma certamente non è un’idea fissa. A me interessa onorare l’impegno che ho con il mio team, ormai sono alla soglia dei 35 anni e voglio dimostrare che sono ancora competitivo, utile alla squadra sia come supporto che come leader quando toccherà a me. Ci proverò, questo è certo…
Quello di Maria Giulia Confalonieri alla Uno-X era stato uno dei trasferimenti dello scorso autunno che aveva destato più curiosità ed interesse. Un po’ per la voglia della 29enne di Seregno di mettersi in proprio dopo anni al servizio delle compagne. Un po’ per scoprire da più vicino la formazione norvegese WorldTour al suo secondo anno di vita.
L’avvio del 2023 è stato incoraggiante. Al UAE Tour la Uno-X ha subito capito che su Confalonieri si può sempre contare. Un quarto ed un sesto posto ottenuti dalla lombarda nelle frazioni vinte in volata da Charlotte Kool, oltre ad un ruolo da regista in corsa. Dopo questi primissimi mesi, è stato quindi naturale sentire Maria Giulia per farci raccontare il nuovo mondo nel quale è entrata. Un mondo che spazia su più fronti ed in continua evoluzione.
Maria Giulia Confalonieri ha firmato un biennale con la Uno-X. Al Nord avrà un ruolo da leaderIl roster 2023 della Uno-X è un misto tra gioventù ed esperienza, scandinave e “straniere” (foto facebook)Maria Giulia Confalonieri ha firmato un biennale con la Uno-X. Al Nord avrà un ruolo da leaderIl roster 2023 della Uno-X è un misto tra gioventù ed esperienza, scandinave e “straniere” (foto facebook)
Cosa vi hanno detto queste prime gare?
Oltre a correre negli Emirati, abbiamo esordito alla Vuelta CV ed ora le mie compagne sono alla Setmana Ciclista a Valencia. Sono gare che ci servono per far correre tutte le ragazza e per mettere ritmo nelle gambe in vista della campagna del Nord. Lassù avremo un calendario intenso per circa due mesi. Siamo soddisfatte dell’UAE Tour ma dobbiamo oliare tanti meccanismi perché ho già avvisato le mie compagne che in Belgio sarà tutta un’altra musica.
Come sarà il programma?
Il 25 febbraio correremo la Omloop Het Nieuwsblad. E’ un “mini Fiandre”. Personalmente negli anni precedenti lo ritenevo il termometro della condizione mia e della squadra. Se dovesse andare bene non bisognerà esaltarsi troppo così come non dovremo deprimerci qualora andasse male. Di sicuro però ci darà delle indicazioni importanti. Da lì in avanti faremo Le Samyn, poi tutte le altre classiche fiamminghe fino alle Ardenne con qualche capatina in Olanda. Salteremo pertanto Strade Bianche e Cittiglio. La scelta della squadra è stata dettata da una questione organizzativa anche per contenere i costi visto che hanno una base logistica in Belgio. Fin dal primo ritiro ci hanno fatto capire che volevano focalizzarsi sulle classiche del Nord.
L’esultanza di Kristoff alla prima tappa in Algarve. E’ il faro di tutto il gruppo Uno-X (foto facebook)Amalie Dideriksen, iridata nel 2016, vuole ritrovare risultati importanti dopo anni in chiaro-scuroAnniina Ahtosalo è del 2003 e la Uno-X punta molto su di lui. Da junior ha vinto il Piccolo Trofeo Binda a Cittiglio Supercampione. Johannes Klaebo, 5 ori olimpici e 6 mondiali nel fondo, è appassionato di bici ed è tesserato con la Uno-X (foto twitter)L’esultanza di Kristoff alla prima tappa in Algarve. E’ il faro di tutto il gruppo Uno-X (foto facebook)Amalie Dideriksen, iridata nel 2016, vuole ritrovare risultati importanti dopo anni in chiaro-scuroAnniina Ahtosalo è del 2003 e la Uno-X punta molto su di lui. Da junior ha vinto il Piccolo Trofeo Binda a Cittiglio Supercampione. Johannes Klaebo, 5 ori olimpici e 6 mondiali nel fondo, è appassionato di bici ed è tesserato con la Uno-X (foto twitter)
Com’è stato invece l’impatto con la Uno-X?
Buonissimo, grazie ai due ritiri che abbiamo fatto. Il primo dal 5 al 15 dicembre a Mallorca dove c’eravamo solo noi del team femminile. Poi altri dieci giorni a gennaio ad Altea dove c’erano anche le formazioni maschili, quella dei pro’ e il Devo team. Naturalmente avevamo programmi e allenamenti diversi, anzi già noi ragazze uscivamo in due gruppi, però è stata l’occasione per conoscere meglio tutta la società. Il responsabile dei diesse è Arvesen. Il faro di tutto il gruppo è naturalmente Kristoff e la sua vittoria di mercoledì in Algarve ha fatto impazzire tutto l’ambiente nelle nostre chat. Anche Waerenskjold è un corridore importante per la società e molto seguito in patria.
Che mentalità hai trovato?
Internazionale benché quasi tutti gli atleti siano norvegesi e danesi, mentre nello staff ci sono tanti olandesi e britannici. Le mie compagne scandinave parlano in inglese anche quando sono fra loro, in modo che tutte le altre “straniere” possano capire o inserirsi nei discorsi per facilitare la conoscenza. Infatti mi sono sentita inclusa fin da subito e l’ho ritenuta una cosa molto carina. Loro ci tengono tanto a condividere ogni notizia sulle tre squadre. Tant’è che hanno un solo profilo facebook e instagram perché vogliono che tutti abbiano la stessa visibilità ed importanza. La Uno-X sponsorizza lo sci di fondo, che è il loro sport nazionale, ed organizza gare di sci per bambini. Tra le loro mission, c’è anche quella di insegnare il ciclismo e far crescere il movimento.
Il diesse Kurt-Asle Arvesen (a sx) e il general manager Jens Haugland, CEO anche dell’azienda Uno-X Norway (foto instagram)Haugland e Arvesen presenti alla presentazione della Parigi-Nizza. La Uno-X correrà il Tour de France (foto twitter)Uno-X è una catena di stazioni di rifornimento low cost self-service presente in Norvegia e Danimarca (foto twitter)La Uno-X Lego Challenge per dipendenti indetta da Haugland, appassionato di mattoncini. Lego può diventare un loro partnerIl diesse Kurt-Asle Arvesen (a sx) e il general manager Jens Haugland, CEO anche dell’azienda Uno-X Norway (foto instagram)Haugland e Arvesen presenti alla presentazione della Parigi-Nizza. La Uno-X correrà il Tour de France (foto twitter)Uno-X è una catena di stazioni di rifornimento low cost self-service presente in Norvegia e Danimarca (foto twitter)La Uno-X Lego Challenge per dipendenti indetta da Haugland, appassionato di mattoncini. Lego può diventare un loro partner
Che impressione hai avuto della tua squadra dopo le prime gare?
Si vede che è una formazione che deve fare tanta esperienza. Stando in gruppo si notano un po’ di mancanza di cultura e tecnica ciclistica. D’altronde è normale che sia così per ragazze che nelle categorie giovanili si saranno trovate a correre in una trentina o meno. Però stanno crescendo bene, hanno talento e ci credono tanto. Ad esempio negli Emirati sono stato molto vicina ad Ahtosalo, la velocista finlandese che va molto forte ma che con i suoi 19 anni deve ancora imparare molto. Sia io che Dideriksen che Koster siamo state prese per poter insegnare molte cose alle giovani.
Hai avuto modo di conoscere i vertici della squadra?
Sì e sono rimasta piacevolmente impressionata, specie dal general manager che è Jens Haugland. Lui ha meno di 40 anni ed è anche il CEO di Uno-X Norway (la catena di carburanti e stazioni di rifornimento low-cost e self-service in Norvegia e Danimarca che fa parte della Reitan Retail, azienda leader nella vendita al dettaglio in vari settori tra Scandinavia e Paesi Baltici, ndr). E’ una persona multitasking. Appassionato di sport, sempre informato nel lavoro e sempre sul pezzo sulle nostre corse. Pensate che quando eravamo negli Emirati ogni giorno mandava un messaggio ad ognuna di noi per sapere come stavamo, per incoraggiarci o per farci i complimenti se avevamo corso bene. Non mi era mai successo prima.
Dare VSRu. Questo è il modello “aero” che userà Maria Giulia ConfalonieriDare Bikes. Il modello da crono usata al Giro Donne 2022.Il particolare manubrio da crono prodotto dall’azienda britannica Wattshop Dare VSRu. Questo è il modello “aero” che userà Maria Giulia ConfalonieriDare Bikes. Il modello da crono usata al Giro Donne 2022.Il particolare manubrio da crono prodotto dall’azienda britannica Wattshop
Cosa ci dici delle vostre bici Dare?
So che è una azienda taiwanese che dal 2018 ha una filiale in Norvegia, anno in cui ha iniziato a fornire le bici alla Uno-X. Sono bici montate con Shimano e che attirano l’attenzione degli appassionati. In allenamento a casa tutti gli amatori mi chiedono informazioni. Io ho il modello “aero” viste le mie caratteristiche ma ce n’è anche una più adatta alla salita. Il modello da crono ha un manubrio particolare fatto da Wattshop, una azienda britannica. Nel complesso mi sto trovando molto bene.
La Uno-X è la squadra giusta dove poter vedere Maria Giulia Confalonieri tagliare per prima il traguardo di una corsa?
Speriamo di sì (sorride, ndr). Il successso della generale al Tour de la Semois a settembre mi ha sbloccato, ci voleva. Non ho pressioni, ma mi piacerebbe togliermi questa soddisfazione, anche vincendo al fotofinish, senza necessariamente alzare le braccia al cielo.
Dopo le parole del fisioterapista della nazionale, parliamo con “Mary” Confalonieri del suo orgoglio ai mondiali di Leuven e della vittoria della Balsamo
Di Alexander Kristoff si è smesso da tempo di parlare, come se non avesse più niente da dire, anche se di corridori con il suo palmares nel gruppo ce ne sono davvero pochi. Per raccontare il gigante di Stavanger, che a 34 anni corre con la Intermarché Wanty Gobert e continua a vivere in Norvegia, basterebbe ricordare la Sanremo conquistata nel 2014, il Fiandre nel 2015, la Gand del 2019, le quattro tappe al Tour e adesso la Scheldeprijs, corsa per velocisti conquistata con 24” di vantaggio sul secondo.
Kristoff, campione europeo nel 2017 e bronzo olimpico a Londra 2012, cominciò un po’ a perdere consistenza al passaggio nel UAE Team Emirates. Senza responsabilità particolari, semplicemente per il tempo che passava o per un ambiente in cui non è riuscito a esprimersi. Per cui, passato nella squadra belga, per un motivo o per l’altro, ha ritrovato lo spazio e la voglia per emergere.
Il 2022 di Kristoff è iniziato con il piede giusto alla Clasica de AlmeriaIl 2022 di Kristoff è iniziato con il piede giusto alla Clasica de Almeria
Conti pareggiati
Hilaire Van der Schueren, storico direttore sportivo del team, non vinceva una classica dall’Amstel Gold Race del 2016, quando ad alzare le braccia fu Enrico Gasparotto. Quest’anno prima Biniam Girmay e poi appunto Kristoff hanno pareggiato tutti i conti in un colpo solo. Dopo la sorprendente volata dell’eritreo nella Gent-Wevelgem, Kristoff si è preso il gusto di arrivare da solo.
«Lavoriamo su ogni aspetto dello sport – ha spiegato – ed è così che riusciamo a superare i nostri limiti. Non ho davvero nulla di cui lamentarmi. Stiamo vivendo una stagione fantastica come squadra. Prima Biniam che vince la Gand-Wevelgem, poi ho vinto io. E la stagione è ancora lunga, possiamo essere molto orgogliosi di questa stagione alle classiche. Lavoriamo bene insieme e ci concentriamo sui piccoli dettagli».
Kristoff ha vinto il Fiandre del 2015: con quei muri ha un feeling particolareKristoff ha vinto il Fiandre del 2015: con quei muri ha un feeling particolare
Un grande gruppo
Quando la Intermarché Wanty Gobert ebbe l’occasione di salire al WorldTour, oltre alla ricerca di corridori che le permettessero di rimanervi, mise mano in modo deciso proprio alla preparazione dei corridori e allo studio dei dettagli tecnici. E se il primo anno è stato di rodaggio, il 2022 è iniziato in modo importante. Il gruppo ha risposto nel modo giusto. Kristoff stesso aveva già vinto la Clasica de Almeria. Jan Hirt si è portato a casa una tappa e la classifica del Tour of Oman. Infine le vittorie di Girmay e Kristoff in Belgio hanno reso tutto più bello. Se c’è un aspetto su cui la squadra sta lavorando davvero bene – cosa non affatto scontata – è la creazione del gruppo, operazione sempre difficile quando avviene un innesto massiccio di nuovi corridori.
«Senza l’aiuto di Gerben Thijssen – ha detto Kristoff dopo la vittoria alla Scheldeprijs – non avrei mai potuto vincere. In questa squadra abbiamo molti corridori che sanno posizionarsi bene nel gruppo. Una cosa fondamentale, a mio avviso. Puoi essere forte quanto vuoi, ma se non sei nel posto giusto quando attaccano, sei fuori dai giochi. Gerben mi ha portato fuori in modo esemplare. Peccato solo che sia caduto, altrimenti il finale sarebbe stato anche più facile».
Nel 2018 con Aru e Martin al UAE Team Emirates, portando in dote la maglia di campione europeoNel 2018 con Aru al UAE Team Emirates, portando in dote la maglia di campione europeo
Sentirsi importanti
Il nuovo ambiente lo ha ringalluzzito, anche perché la UAE Emirates nel frattempo si è attrezzata con un gruppone fortissimo di scalatori e nella squadra del Tour per Kristoff non c’è più stato posto.
«Ovviamente questa è una squadra più piccola – ha detto – nessuno può negarlo. Ma di là non c’era la stessa attenzione per le classiche che abbiamo qui. Ecco perché per me arrivare alla Intermarché-Wanty non è stato un passo indietro. La UAE ha il grande obiettivo di vincere il Tour con Pogacar e tutto deve essere funzionale a questo. E le cose alla fine si erano fatte difficili, proprio perché è difficile trovare posto per me in una simile impresa. Quindi ho più motivazione. Da un lato sono più prezioso per la squadra di quanto fossi in UAE Emirates, che pullula di grandi campioni. E d’altra parte, sento più supporto per potermi dedicare alle corse che amo di più. Ho trascorso qualche giorno a casa – ha concluso – ma niente paura: tornerò per la Parigi-Roubaix».
In azione alla Roubaix del 2019: ha corso all’Inferno per 11 volte. Miglior risultato un 9° postoIn azione alla Roubaix del 2019: ha corso all’Inferno per 11 volte. Miglior risultato un 9° posto
Numeri da Roubaix
A Roubaix è arrivato due volte tra i primi 10, l’anno scorso è stato 14°. Sa andare sul pavé, basti considerare anche che in 11 partecipazioni al Fiandre, è stato per 8 volte tra i primi 10 e non è mai finito fuori dai 20. Se la cava anche bene quando piove: vivere a Stavanger accentua questa sua attitudine. E’ potente, ha il fisico giusto (è alto 1,81 e pesa 78 chili) e in questa stagione ha anche buone gambe. Potrà vincere? La Roubaix si gioca spesso sulla fortuna e ci sono favoriti più forti, ma Kristoff forse merita di essere considerato.
«La mia Sanremo ideale? Pasqualon che vince in volata».Milano-Sanremo in vista, i velocisti affilano le lame. Soprattutto e velocisti dotati di fondo come Andrea Pasqualon. Il corridore della Intermarché Wanty Gobert ha disputato una buona Tirreno-Adriatico tutto sommato.
Caduto in Algarve, sta superando un piccolo problema al ginocchio. Due piccole ferite, due “buchi” che hanno impiegato un po’ più del dovuto per rimarginarsi, ma che per stessa ammissione del veneto non gli hanno dato problemi.
Il vicentino ha tenuto spesso duro durante la Tirreno. Non è mai arrivato col gruppetto dei velocisti nelle tappe dureIl vicentino ha tenuto spesso duro durante la Tirreno. Non è mai arrivato col gruppetto dei velocisti nelle tappe dure
Fatica alla Tirreno
Andrea Pasqualon ha lavorato come voleva: un grosso volume alla Tirreno e lame affilate alla Milano-Torino. In quest’ultima corsa ha affinato la condizione. Vediamo quindi come si prepara un velocista alla Classicissima.
«Ho svolto un bel lavoro sin qui per la Sanremo… Sicuramente il lavoro della Tirreno ci servirà sicuramente per la Sanremo. E servirà soprattutto per un corridore delle mie caratteristiche, che tiene ed è veloce. La Sanremo esige sicuramente un grande ritmo e con un livello di corridori del calibro che abbiamo avuto alla Tirreno (e alla Milano-Torino, ndr) sicuramente questo ritmo è stato fatto».
La Tirreno, così come la Parigi-Nizza, resta centrale per affrontare con la miglior gamba possibile la Sanremo.
«Il tempo, anche se è stato freddo, ci ha aiutato, non abbiamo preso acqua e questa è la cosa fondamentale in ottica Sanremo».
Pasqualon scherza con Girmay. Ieri tutte e tre le punte (anche Kristoff) della Intermarché erano alla Milano-TorinoPasqualon scherza con Girmay. Ieri tutte e tre le punte (anche Kristoff) della Intermarché erano alla Milano-Torino
Nuovo avvicinamento
E’ cambiato un po’ il calendario. Una volta la corsa dei Due Mari finiva al martedì e il sabato c’era la Sanremo. Quest’anno invece la corsa è finita prima (domenica) e nel mezzo c’è stata la Milano-Torino.
Una volta si coglieva anche l’occasione di sfruttare la tappa lunga della Tirreno per fare la distanza in vista dei 300 chilometri della Classicissima. Si allungava dopo la corsa. Adesso invece non si fa quasi più, e semmai si cerca di partire prima, non di allungare dopo.
«Le distanze delle tappe – spiega Pasqualon – della Tirreno sono state giuste pensando alla Sanremo, abbiamo fatto frazioni anche intorno ai 220 chilometri, pertanto non abbiamo bisogno di fare molto più lavoro. E poi le tappe erano anche abbastanza dure, sempre con un bel po’ di dislivello. Anzi, semmai il problema è riuscire a recuperare bene perché alla Sanremo bisogna veramente arrivare con tutte le energie possibili».
«C’è questa tendenza di fare una grande distanza qualche giorno prima della Milano-Sanremo e magari qualcuno farà qualcosa prima del via della Milano-Torino, però io penso che dopo una settimana di Tirreno, non serve “buttar dentro” altro.
«La Tirreno-Adriatico è una corsa tosta e da parte mia ho cercato sempre non di stare nell’ultimo gruppetto, quellodei velocisti, ma di rimanere con i migliori 40-50. Per esempio ho fatto così anche nel giorno di Fermo, che non era proprio una tappa per me. Tutto questo appunto per cercare di fare più qualità e più fatica possibili. Proprio per vivere in modo più rilassato questa settimana, Milano-Torino a parte».
Kristoff (a destra) terzo alla Milano-Torino di ieri, antipasto della ClassicissimaKristoff (a destra) terzo alla Milano-Torino di ieri, antipasto della Classicissima
Tre punte in Liguria
La Intermarché Wanty Gobert sta crescendo. Pasqualon sta bene, Kristoff ha vinto e più volte i ragazzi di Valerio Piva hanno dimostrato di non sfigurare nei confronti degli squadroni. Anche ieri alla Milano-Torino è stato protagonista in volata, terzo alle spalle di Cavendish e Bouhanni.
«Alla Milano-Sanremo – spiega Pasqualon – abbiamo diverse pedine da giocare. Saremo una una squadra che sicuramente non aspetterà il finale. Vogliamo, e abbiamo, la possibilità anche di muoverci prima. Vedremo… Perché oltre a me e Kristoff c’è Girmay, l’altro velocista che si è ben comportato alla Parigi-Nizza. Per noi superare il Poggio resta il momento cruciale».
Per superare il Poggio oggi non è sufficiente che le gambe siano al massimo. Anche la bici e tutto il resto deve essere al top. In Intermarché le nuove CubeLitening C:68X sembrano dare responsi molto buoni e in particolare piacciono le ruote Newmen con canale più largo.
«A livello di materiali siamo ben messi – dice Pasqualon – adesso un po’ tutti stiamo usando i tubeless che è davvero più scorrevole. Per quanto riguarda i rapporti: il 54 di sicuro, ma forse anche un 55 ci potrà stare. Bisognerà valutare bene come sarà il vento in finale. In ogni caso, oggi servono rapporti davvero lunghi perché altrimenti non si riesce neanche più a stare al passo. Bisogna guardare ad ogni minimo particolare».
Guardando i risultati professionistici, ma soprattutto giovanili, abbiamo notato come stiano emergendo spesso nuovi talenti norvegesi, soprattutto con caratteristiche piuttosto diverse da quelle della tradizione locale, che attraverso Edward Boasson Hagen e Alexander Kristoff ha ottenuto grandi risultati soprattutto nelle prove con conclusione in volata. Le imprese di Tobias Foss protagonista al Giro d’Italia, Tobias Johannessenvincitore dell’Avenir (nella foto di apertura) e Odd Christian Eiking a lungo in maglia roja alla Vuelta sono solo la punta dell’iceberg.
Quello norvegese è un ciclismo in trasformazione, come ci ha confermato Kurt Asle Arvesen, ex pro’ e prima iridato nei dilettanti, che ha corso a lungo dalle nostre parti. E facendo proprio tesoro delle esperienze maturate in Italia sta facendo crescere la Uno-X, principale squadra norvegese della quale è direttore sportivo: «E’ un team ancora giovane, entrato fra le continental nel 2017 e fra le professional nel 2020. Veniamo da una buona stagione, dove abbiamo affrontato grandi sfide anche grazie a una vera pioggia di wild card arrivateci anche da gare di spessore, molto più di quanto ci aspettavamo, in molte prove della lunga Campagna del Nord ma anche all’Amstel Gold Race».
Kurt Asle Arvesen, 46 anni, diesse della Uno-X. Iridato U23 nel 1997, ha vinto 19 gare da pro con 2 tappe al Giro e una al TourKurt Asle Arvesen, 46 anni, diesse della Uno-X. Iridato U23 nel 1997, ha vinto 19 gare da pro con 2 tappe al Giro e una al Tour
Come mai prima nel ciclismo norvegese emergevano soprattutto velocisti e ora invece il panorama è più completo?
Secondo me è stata soprattutto una coincidenza, avere due grandi sprinter nello stesso periodo ha dato un’impressione parziale del nostro movimento. E’ vero anche però che il ciclismo norvegese si sta evolvendo seguendo un po’ le tracce della società, dove la bicicletta è sempre più usata e il ciclismo sta diventando una vera alternativa allo sci di fondo, che con il calcio è il nostro sport nazionale.
La Norvegia ha sempre avuto però una tradizione maggiore nella mountain bike…
E’ vero, ma le cose stanno cambiando. I praticanti aumentano, ci sono gare sempre più qualificate come il Giro di Norvegia, soprattutto il ciclismo su strada offre sempre maggiori attrattive ai giovani, che prima erano più intrigati dalla mountain bike, ma molti dei nostri migliori prospetti hanno comunque una radice nell’offroad.
L’Uno-X Pro Cycling Team è nato nel 2010. Ha una sezione giovanile e una femminile. Johannessen è il suo atleta più promettenteL’Uno-X Pro Cycling Team è nato nel 2010. Ha una sezione giovanile e una femminile. Johannessen è il suo atleta più promettente
Alcuni anni fa ci si sorprese per l’affermazione prepotente della Norvegia nello sci alpino, perché si diceva che non c’erano grandi montagne per voi. Non è che nel ciclismo sta avvenendo lo stesso, un’evoluzione a dispetto di una sfavorevole situazione geografica?
In Norvegia le montagne ci sono, certo non sono le Dolomiti, ma ci sono salite lunghe, altezze comunque importanti. Non siamo come Danimarca o Olanda dove davvero il terreno è piatto. Sono salite che si stanno dimostrando un’ottima palestra. Poi non va dimenticato che in Norvegia ci sono 5 milioni abitanti con una cultura sportiva molto diffusa, a qualsiasi livello e qualsiasi età. Le gare ciclistiche sono molto seguite in Tv, c’è stato negli ultimi 10 anni un enorme sviluppo.
Chi sono i giovani sui quali fate affidamento?
Difficile fare qualche nome, abbiamo molti giovani che stanno lavorando con le migliori strutture disponibili, abbiamo preparatori e mental coach a loro disposizione, io credo che i risultati arriveranno. Quest’anno, relativamente al nostro team, Tobias Halland Johannessen ha portato a casa il Tour de l’Avenir succedendo a Tobias Foss, poi Rasmus Tiller e Idar Andersen, entrambi di 22 anni, hanno già vinto a livello elite e il secondo è entrato nella Top 100 del ranking. Insomma i giovani ci sono, devono solo avere il tempo di crescere, ma su di loro stiamo investendo molto.
Edward Boasson Hagen e Alexander Kristoff, due dei migliori velocisti mondiali degli ultimi anniEdward Boasson Hagen e Alexander Kristoff, due dei migliori velocisti mondiali degli ultimi anni
Che ricordi hai della tua esperienza italiana?
Meravigliosi. L’Italia è la mia seconda casa, ci ho vissuto 10 anni, sul Lago di Garda. Vissi l’esperienza dell’Asics-CSA con Davide Boifava, mi legai profondamente a Luciano Rui e Ivan Basso con il quale ci incontriamo spesso ora da dirigenti sportivi. Sono molto legato all’Italia, ho imparato tanto e cerco ora di trasmetterlo agli altri.