Un secondo di distacco, ma per Vigilia è uno stimolo in più

Un secondo di distacco, ma per Vigilia è uno stimolo in più

29.10.2025
5 min
Salva

Una chiusura quasi col botto. All’ultima gara della stagione, Alessia Vigilia coglie il suo miglior risultato con la piazza d’onore nella prestigiosa Chrono des Nations, ma soprattutto vede sfuggirle di sotto il naso una vittoria che avrebbe avuto del clamoroso, per un solo secondo appannaggio della specialista olandese Ellen Van Dijk all’ultima gara della carriera prima di dedicarsi completamente al suo ruolo di mamma.

Il podio finale con la Van Dijk fra la Vigilia e l'austriaca Schweinberger, terza a 11" (foto Instagram)
Il podio finale con la Van Dijk fra la Vigilia e l’austriaca Schweinberger, terza a 11″ (foto Instagram)
Il podio finale con la Van Dijk fra la Vigilia e l'austriaca Schweinberger, terza a 11" (foto Instagram)
Il podio finale con la Van Dijk fra la Vigilia e l’austriaca Schweinberger, terza a 11″ (foto Instagram)

Un verdetto simile è sempre difficile da interpretare, se quel secondo ha ancora un sapore dolce o è solo sconfitta. Alessia però ha le idee abbastanza chiare in merito, è qualcosa che addolcisce la stagione: «L’inizio non è stato il migliore, visto che mi sono rotta la clavicola proprio nella prima gara dell’anno. Devo dire però che da lì in poi sono andata sempre in crescita e alla fine sono molto contenta. In generale penso di aver fatto una stagione comunque a un livello buono e costante, molto al servizio della squadra, giustamente. Sono riuscita anche a ritagliarmi qualche soddisfazione, come ad esempio la Top 10 nella prima tappa del Giro e anche a cronometro, con il podio sfiorato ai tricolori».

Stai diventando sempre più una specialista…

Diciamo che i presupposti c’erano già, qualcosa si era già visto da junior. Poi negli ultimi anni ho fatto un po’ fatica ad esprimermi al massimo delle mie potenzialità. Due anni fa mi ero già espressa a buon livello centrando il podio tricolore. Questa dimensione specifica è una cosa in cui credo, io ho sempre cercato di migliorare e quindi mi soddisfa davvero tanto essere arrivata così vicino a una specialista come Van Dijk. Soprattutto in una prova comunque non facile perché erano 27 km, su un percorso mosso e per quasi metà gara pioveva, quindi diciamo che è stata una bella prova di resistenza.

Per Ellen Van Dijk questa è stata l'ultima gara in carriera chiusa con 3 titoli mondiali e uno europeo (foto Getty Images)
Per Ellen Van Dijk questa è stata l’ultima gara in carriera chiusa con 3 titoli mondiali e uno europeo (foto Getty Images)
Per Ellen Van Dijk questa è stata l'ultima gara in carriera chiusa con 3 titoli mondiali e uno europeo (foto Getty Images)
Per Ellen Van Dijk questa è stata l’ultima gara in carriera chiusa con 3 titoli mondiali e uno europeo (foto Getty Images)
Tra l’altro è l’unica classica a cronometro che ha poi un passato molto importante…

Sì, è veramente una crono di grande prestigio, si vede dal seguito che ha, dalla presenza di tanta gente sul percorso. Magari la posizione all’interno del calendario non l’aiuta molto, ma in realtà tutti quegli atleti che ritengono le cronometro importanti, la vedono veramente come un riferimento, una gara importante. L’hanno vinta tanti campioni e campionesse, ha un grosso richiamo.

Tu hai sempre continuato a prepararti per le cronometro?

Ho sempre cercato di lavorarci. Non l’ho mai trascurata e anche in futuro non voglio farlo. Nelle categorie giovanili era più facile per me esprimermi a cronometro che magari nelle prove in linea e quindi penso che sia un po’ il mio punto di forza. Su cui appunto voglio continuare a lavorare. Ovviamente i percorsi piatti piatti non mi si addicono molto, ma già con percorsi un po’ misti o più tecnici riesco a esprimermi meglio.

La Vigilia era già stata terza a cronometro ai tricolori 2023 e quarta quest'anno
La Vigilia era già stata terza a cronometro ai tricolori 2023 e quarta quest’anno
La Vigilia era già stata terza a cronometro ai tricolori 2023 e quarta quest'anno
La Vigilia era già stata terza a cronometro ai tricolori 2023 e quarta quest’anno
In che cosa devi migliorare nella specialità?

Sicuramente nell’aerodinamica che gioca un ruolo fondamentale. Non avendo mai lavorato in galleria del vento, penso che ci siano ancora tanti step che si possono fare. Poi personalmente e fisicamente credo che anche a livello di prestazione, devo continuare a lavorare su questo tipo di sforzo e cercare anche di imparare magari a gestire ancora meglio.

La nuova squadra, l’Uno X conta di appoggiarti e di investire anche su questo settore, pur considerando che le cronosquadre sono andate un po’ sparendo?

E’ difficile parlare già di programmazione non sapendo esattamente che percorsi ci saranno per i grandi giri e in generale quante prove a tappe prevedranno la cronosquadre. Al Tour femmes ad esempio ci sarà un’importante cronometro di 21 chilometri a metà corsa, ma sarà individuale. E’ comunque una delle cose di cui abbiamo già parlato con i dirigenti e credo che lavoreremo insieme per migliorare, per vedere un po’ quali sono i limiti anche in questa specialità.

La bolzanina punta fortemente sulle cronometro e conta di progredire lavorando alla galleria del vento
La bolzanina punta fortemente sulle cronometro e conta di progredire lavorando in galleria del vento
La bolzanina punta fortemente sulle cronometro e conta di progredire lavorando alla galleria del vento
La bolzanina punta fortemente sulle cronometro e conta di progredire lavorando in galleria del vento
Può essere questa anche una tua nuova dimensione per allargare le tue aspirazioni e provare anche a guardare a un obiettivo come Los Angeles 2028?

Sicuramente è uno dei sogni che ho nel cassetto. Ovviamente ci sono tante atlete forti e tante gare in mezzo, tante stagioni, tante cose da fare. Ma se guardo al futuro a lungo termine, quello sicuramente sarebbe uno degli obiettivi più grandi della mia carriera.

Tu adesso cambi squadra, cambiano anche le tue prospettive, i tuoi ruoli che svolgerai nel nuovo team?

Questa settimana avremo il training camp amministrativo e cominceremo ad affrontare il discorso. Penso però di avere un pochino più di libertà e di potermi esprimere di più. Vediamo come va.

L'altoatesina lascerà la FDJ-Suez per approdare alla Uno-X che le ha garantito maggiore libertà (foto Instagram)
L’altoatesina lascerà la FDJ-Suez per approdare alla Uno-X che le ha garantito maggiore libertà (foto Instagram)
L'altoatesina lascerà la FDJ-Suez per approdare alla Uno-X che le ha garantito maggiore libertà (foto Instagram)
L’altoatesina lascerà la FDJ-Suez per approdare alla Uno-X che le ha garantito maggiore libertà (foto Instagram)
E’ stato anche questo che ti ha portato a cambiare, avere più libertà rispetto a quella che potevi avere alla Françoise des Jeux?

Sì, sono state un insieme di cose. Credo di essere nella fascia d’età in cui o provi a fare il salto o ti stabilizzi un po’ dove sei e sinceramente volevo provarci e avere responsabilità o libertà e vedere come va. Se non ora, quando?

Il dispositivo GPS della discordia. Il racconto di Alessia Vigilia

23.08.2025
6 min
Salva

Quando le buone intenzioni non riescono a collimare con le buone attuazioni o più semplicemente col buon senso. Questa è l’impressione che ne è uscita dalla sperimentazione del dispositivo di geolocalizzazione al recente Tour de Romandie Féminin, al netto dell’esclusione inflitta dall’UCI a cinque team che si sarebbero opposti a indicare il nome della ragazza deputata a partecipare a questo test. In mezzo a tutto il caos, siamo tornati sull’argomento ascoltando le parole di Alessia Vigilia, una delle atlete scelte a portare il device GPS.

Pochi grammi per il dispositivo GPS. Dopo il test-event al Romandia Femminile, verrà messo su ogni atleta al mondiale
Pochi grammi per il dispositivo GPS. Dopo il test-event al Romandia Femminile, verrà messo su ogni atleta al mondiale

Lato agonistico

La bolzanina della FDJ-Suez sta vivendo una stagione interlocutoria in cui si è sempre fatta trovare pronta, come per il Giro Women che non doveva correre e nel quale si è resa protagonista di qualche azione. Ora Vigilia sarà ancora impegnata, tra le tante gare, al Simac Ladies Tour, alle classiche italiane e alla Chrono des Nations. Invece al Romandia ha vissuto in prima persona anche la vittoria finale della compagna Elise Chabbey.

«E’ stata una corsa strana – racconta Alessia – perché è innegabile che l’impatto dell’esclusione di cinque formazioni per questa vicenda dei dispositivi si è sentito. Correre in 60 anziché in 90 fa la differenza. Tuttavia questo non toglie nulla alla gestione della gara da parte nostra. Elise ha vinto una tappa e poi il giorno successivo nell’ultima frazione ci siamo giocati il cosiddetto “all-in” per lei. Ed è andata alla grande.

«Siamo contente – continua – perché il successo del Romandia ci ripaga in parte di un Giro non andato come speravamo e di un Tour Femmes buono in cui ci siamo comportate bene, anche se avremmo voluto vedere la vittoria di Demi (Vollering, ndr). La vittoria di Elise ha dato un grande morale a tutte noi e personalmente sono davvero felice per lei perché era presente tutta la sua famiglia ad ogni tappa. Anche loro hanno contribuito al suo e nostro trionfo».

Vigilia ha contribuito alla vittoria di Chabbey al Romandie, ma l’esclusione di 5 team si è sentita nella economia della gara
Vigilia ha contribuito alla vittoria di Chabbey al Romandie, ma l’esclusione di 5 team si è sentita nella economia della gara

Scelta per il test

Strano è l’aggettivo che più accompagna questo Tour de Romandie della discordia. Vigilia ci fa ripercorrere in ordine la sua esperienza.

«Sulla chat telegram del CPA Women – spiega – il 7 agosto ci era arrivata la comunicazione della sperimentazione. Solo al termine della riunione della sera prima dell’inizio del Romandia abbiamo saputo che c’erano stati gli animi accesi. Abbiamo saputo che la riunione era andata per le lunghe, con diverse discussioni. L’UCI aveva lasciato la possibilità alle squadre di indicare una atleta fino al momento della partenza della crono della prima tappa. I nostri diesse quando sono tornati dalla riunione sono venuti da me dicendomi che avevano deciso di mettere sulla mia bici il tracker di sicurezza.

«Onestamente – prosegue Alessia – non ci ho visto nulla di male, anzi ero anche contenta di poter essere scelta o magari dare il mio contributo. So che le voci parlano di questioni politiche tra UCI e alcuni team. A me è spiaciuto vedere le atlete che hanno completato tutto il riscaldamento pre-crono e poi sono state bloccate proprio prima della partenza dai giudici. Di sicuro penso che comunque si sia verificata una situazione scomoda per gli organizzatori che non hanno visto alla partenza 30 atlete, oltre che per loro stesse».

Marturano è tornata in gara al Romandia dopo la brutta caduta al Giro Women. Anche lei scelta per il tracker GPS
Marturano è tornata in gara al Romandia dopo la brutta caduta al Giro Women. Anche lei scelta per il tracker GPS

Metti e togli

Vigilia non ha posto obiezioni, ha fatto il suo dovere di atleta, però è normale che a maggior ragione si sia fatta delle opinioni su questa sperimentazione.

«Ad ogni tappa – dice Alessia – c’era un addetto dell’UCI che mi applicava questo rilevatore GPS sotto la sella, inserito in un borsello col velcro simile ai kit per la forature. A me non è cambiato nulla perché era molto leggero. Non sembrava nemmeno di averlo, anzi in gara te lo dimentichi perché non si muove, senza avere il rischio di perderlo. Noi atlete cui veniva attaccato non avevamo responsabilità. Al termine della tappa poi te lo venivano a togliere».

Nessun riscontro

«So che qualcuno diceva che potesse rubare i nostri dati – va avanti Vigilia con tono divertito – ma io ridevo con Greta Marturano (l’atleta scelta per la UAE Team ADQ, ndr). Dicevamo che se anche fosse successo, eravamo poco preoccupate perché non avrebbero visto grandi valori. Battute a parte, questo tracker non si interfacciava in alcun modo col nostro computerino. Funzionava come un chip che rileva i tempi, dando però solo dati della localizzazione.

«Ecco, posso dire – sottolinea – che a noi atlete non hanno chiesto alcun riscontro dopo questa sperimentazione. A tutt’oggi, guardando tra email e canale telegram del CPA Women, non sappiamo se questo dispositivo abbia sempre funzionato, abbia funzionato come volevano i commissari dell’UCI o se esistesse una app in cui vedere se il nostro tracciamento è sempre stato visibile. Sappiamo che al mondiale in Rwanda tutte le atlete lo dovranno mettere, però forse servirebbe maggiore chiarezza quando si parla di sicurezza».

Quinty Ton e il suo device. Al momento non si hanno riscontri sulla riuscita dell’esperimento o funzionamento del dispositivo
Quinty Ton e il suo device. Al momento non si hanno riscontri sulla riuscita dell’esperimento o funzionamento del dispositivo

Nulla per scontato

L’impressione è che quando si parla di sicurezza non possa bastare il buon senso da parte delle istituzioni ciclistiche, soprattutto se negli ultimi anni sono accaduti episodi tragici. L’UCI non può dare per scontate certe situazioni e la assurda morte della povera junior Fuller al mondiale di Zurigo dell’anno scorso sembra non aver insegnato nulla a certi dirigenti.

«E’ giusto investire nella sicurezza – ribadisce Vigilia – perché c’è sempre qualcosa da fare in più o in meglio. Non spetta a noi stabilire come, ma sarebbe bello che gli organi internazionali ascoltassero molto di più noi atleti, visto che siamo quelli che salgono e corrono in bici. Al Romandia dello scorso anno ci fecero correre senza radioline per un’altra loro sperimentazione. E’ stato più inutile quello che invece attaccare un dispositivo di geolocalizzazione come qualche giorno fa.

Radioline sì

«Tutta la gente – conclude il proprio pensiero Alessia – pensa che noi atleti con le radioline siamo telecomandati dall’ammiraglia solo per una questione tattica. Invece nessuno ancora riesce a comprendere che ormai sono più le comunicazioni che ci vengono date per i pericoli anziché per il mero lato agonistico.

«E’ vero che noi su VeloViewer studiamo in anticipo tutto ciò che è presente sul percorso, ma è altrettanto vero che quando sei in gara nel massimo della concentrazione, spesso non riesci ad accorgerti di dove sei o ricordarti i punti pericolosi. L’anno scorso in Francia neutralizzarono una parte di una gara perché una improvvisa colata di fango aveva invaso la discesa e per fortuna via radio ci informarono di questo evitando possibili cadute o spiacevoli episodi».

Ad ogni tappa un commissario UCI metteva e toglieva il dispositivo inserito in un borsello e attaccato col velcro alla sella
Ad ogni tappa un commissario UCI metteva e toglieva il dispositivo inserito in un borsello e attaccato col velcro alla sella

Speranze future

Probabilmente andrà avanti a carte bollate la controversia tra l’UCI e i cinque team esclusi dal Romandia. La stessa gara, che quest’anno ha avuto qualche difficoltà ad essere allestita, potrebbe perdere l’attuale status WorldTour poiché non è partito il numero minimo di formazioni WorldTour.

E mentre tanto altro si starà muovendo senza che se ne abbia notizia, bisogna augurarsi che dalla rassegna iridata di Kigali in poi venga fatto qualcosa di davvero concreto in nome della sicurezza in corsa e per gli atleti. Magari mettendo da parte questioni e polemiche che talvolta appaiono personali e sterili.

Leleivyte mastica amaro: «Quel Toscana era mio…»

02.09.2023
5 min
Salva

«La delusione? Ormai è passata, alla mia età si è abituati a voltare pagina in fretta. Il giudice ha deciso così e amen, prendo atto ma non sarò mai convinta che sia stata la decisione giusta». Il verdetto finale del Giro di Toscana fa ancora discutere, a giorni dalla sua chiusura. Un verdetto arrivato attraverso l’esame del Var, durato oltre un’ora, al termine della quale Rasa Leleivyte che aveva chiuso la volata al terzo posto guadagnando così gli abbuoni necessari per scavalcare la Vigilia, è stata retrocessa, finendo così seconda in classifica.

Ripensando a com’è andata, si capisce però che la lituana dell’Aromitalia Basso Bikes ha digerito a fatica il responso: «Intanto non trovo giusto che sia un solo giudice a visionare il filmato e decidere. Ancor meno che non sia possibile fare reclamo. Le immagini dicono che io sono davanti e che non ho cambiato direzione, sui social le immagini ci sono e sono chiare. Al Tour de France in una situazione simile, Philipsen si è vista confermata la vittoria e in quell’occasione c’era lo stesso giudice del Toscana… Comunque è andata».

La Leleivyte è arrivata in Italia nel 2008 e dal 2011 corre con il Vc Vaiano
La Leleivyte è arrivata in Italia nel 2008 e dal 2011 corre con il Vc Vaiano
A parte la normale delusione per la mancata vittoria, è però la dimostrazione che stai tornando la Leleivyte che conosciamo…

Non mi aspettavo neanch’io di andare così bene, visto che questa stagione è stata costellata di problemi fisici dopo un inverno blando come da qualche anno a questa parte. Al primo ritiro della squadra ho preso una brutta forma di influenza, al punto che sono dovuta andare in pronto soccorso. Questo ha influito sulle prime corse nelle quali non andavo proprio. Fino allo Scheldeprijs in Belgio dove sono caduta a 400 metri dal traguardo. Ma non è stata una caduta qualsiasi…

Perché?

Sono volata contro le transenne e ho rischiato di farmi davvero male. Il casco è andato in pezzi, tanto che chi mi ha soccorso temeva un colpo alla testa. Mi hanno portata a fare una Tac addominale e per fortuna non c’era nulla di grave, ma chi ha visto la caduta dice che sono una miracolata… Quella caduta però ha pesato per un po’ su di me, ho perso l’assetto giusto in bici, nelle gare successive non andavo bene. Sto entrando in forma ora, come spesso mi capita nella seconda parte di stagione.

Rasa con il piccolo Alberto, 10 anni, che la segue spesso in gara, ma non vuole seguire le sue orme
Rasa con il piccolo Alberto, 10 anni, che la segue spesso in gara, ma non vuole seguire le sue orme
Prima accennavi a un inverno blando. Perché?

Perché nei mesi freddi mi dedico a fare la mamma a tempo pieno, a dedicare tempo ad Alberto che il 22 settembre compirà 10 anni. In bici esco, ma io sono una all’antica, non uso particolari aggeggi elettronici, vado semplicemente a sensazione e in quei mesi penso solo a tenere un po’ di forma fisica.

Stai contagiando tuo figlio con la passione per la bici?

Ha seguito tante mie corse, ha visto tante mie cadute, diciamo che la bici gli piace, ma esclusivamente per uscire con gli amici. E’ anche piuttosto bravo, ma certamente non lo forzo, dice che per fare quello che faccio io si fa troppa fatica…

In Lituania la Leleivyte è un’istituzione. Quest’anno è stata terza al campionato nazionale, vinto 5 volte
In Lituania la Leleivyte è un’istituzione. Quest’anno è stata terza al campionato nazionale, vinto 5 volte
Tu due anni fa sei salita sul podio degli Europei, ennesimo risultato di spicco di una carriera lunga e a fasi alterne (la lituana è stata sospesa dal 2012 al ’14, ndr). Punti ancora alla gara continentale?

Sempre, per me è un orgoglio poter indossare la maglia della mia nazionale. Io non mi alleno tantissimo, diciamo che vado in condizione gareggiando, come avveniva una volta. Nelle prime gare soffro, faccio fatica ma man mano che si va avanti la situazione migliora ogni giorno e quindi voglio arrivare a Drenthe con la gamba giusta.

Rispetto ai tuoi inizi, qual è la situazione del ciclismo lituano, perché non escono più tante campionesse come con la tua generazione?

Allora c’erano più sponsor che favorivano l’attività e le ragazze emergevano, al punto di poter trovare ingaggi all’estero. La situazione economica ora pesa anche sul ciclismo, c’è un numero molto più ristretto di praticanti, nelle gare non sono più di una ventina a correre. Io ho avuto la fortuna di arrivare subito dopo l’esempio della Pucinskaite che aveva davvero aperto un cancello. A ben guardare anche ora ragazze forti ci sono, ma bisogna dare loro la possibilità di crescere nella maniera giusta.

Ai primi mondiali gravel nel 2022 la Leleityte ha chiuso nona, ma è pronta a riprovarci
Ai primi mondiali gravel nel 2022 la Leleityte ha chiuso nona, ma è pronta a riprovarci
Ora hai detto di puntare agli europei, e poi?

Poi si finisce la stagione con le ultime gare italiane e si va dritti verso il mondiale gravel in Veneto, un altro mio pallino, dove penso di poter far bene. Poi si penserà alla prossima stagione, sempre nell’Aromitalia che per me è come una seconda famiglia.

Marturano, un bello Scandinavia ma peccato quella caduta…

01.09.2023
7 min
Salva

Una caduta all’ultima tappa l’ha privata di una sicura Top 10 nella generale del Tour of Scandinavia. La sfortuna ci vede sempre troppo bene purtroppo, ma questo ritiro forzato non cancella le belle prestazioni di Greta Marturano tra Norvegia e Danimarca.

Ultimi venti chilometri scarsi della seconda frazione, quella più dura dello Scandinavia. Una decina sono di salita impegnativa (punte addirittura al 20 per cento), gli altri che portano al traguardo di Norefjell sono di mangia e bevi. E’ in quello spazio di gara che la 25enne della Fenix-Deceuninck fa capolino in testa riportandosi sulle battistrada Ludwig e Van Vleuten assieme alla giovane neozelandese Cadzow. Il quarto posto di tappa tuttavia ha garantito a Marturano il terzo in classifica (per due giornate) dietro la danese della FDJ-Suez e la quarantenne olandese della Movistar. Là davanti la scalatrice di Mariano Comense non c’è arrivata per caso anche se ha certamente sorpreso perché forse tutti – soprattutto quelli che la conoscono bene – si aspettavano che raccogliesse dei risultati prima. Quell’azione e l’attuale periodo di riposo sono stati complici per fare con lei una panoramica della sua annata.

Greta innanzitutto come stai e cosa è successo in quella quinta tappa?

Sono ancora un po’ scossa perché ho battuto forte la testa. Ho toccato terra anche col mento e mi sono fatta male al labbro. Infatti sto parlando un po’ piano perché ho ancora le croste. In più ho picchiato entrambe le ginocchia col destro che mi dà più fastidio. Però va meglio ogni giorno che passa, sono già riuscita a fare poco più di un’ora di bici un paio di volte con molta calma. E’ stata una caduta stupida, dopo circa 90 chilometri di gara. Due ragazze davanti a me stavano cadendo, c’è stato un brusco rallentamento e mi hanno ruotato buttandomi a terra. Ho avuto un po’ di paura perché sono cadute altre e tutte addosso a me, forse qualcuna mi è passata sopra. Peccato davvero, non ci voleva…

Stavi disputando la tua miglior gara stagionale. Le prove convincenti restano…

Diciamo che me ne devo fare una ragione perché chiudere con un DNF (acronimo di “did not finish”, ovvero gara non finita, ndr) non è mai bello e perché non c’è indicato il motivo. In ogni caso sono contenta per le mie prestazioni. Ho fatto tre top ten nelle prime tre tappe. Malgrado l’abbandono ho contribuito alla vittoria della classifica a squadre. Quello lo riteniamo un grande risultato perché alla fine lo abbiamo ottenuto con solo tre atlete. Anche il mio team era soddisfatto di me. Sicuramente sono tornata con delle botte ma anche con del morale.

Dovevi essere tu la capitana dello Scandinavia?

No, sono partita libera da obblighi di classifica. Il nostro diesse mi aveva detto che avevo carta bianca, addirittura mi aveva dispensato dall’aiutare le compagne ma quello mi sembrava troppo. Mi sono buttata nel primo arrivo ed è andato bene. Il secondo giorno ho visto che stavo bene e a quel punto mi hanno lasciata libera di seguire le più forti anche se c’era Yara (Kastelijn, vincitrice di una tappa al Tour Femmes, ndr) che era nel gruppetto dietro il mio di pochi secondi. In realtà è stata lei che da dietro ha rotto i cambi per proteggere la mia avanscoperta. Anche nello sprint della terza tappa mi sono buttata nuovamente facendo bene. E’ stata poi la crono del quarto giorno che ha ridisegnato la mia generale. Mi sono ritrovata ottava ma con una buona gamba per difendere quel piazzamento.

Che sensazioni hai provato a trovarti così davanti in una gara WorldTour?

Non mi era mai capitato e devo dire onestamente che lì per lì erano più contente le mie compagne di me. Sul bus anche i miei diesse mi facevano i complimenti però caratterialmente sono una pacata. Il giorno della crono sono partita un minuto prima della Van Vleuten ed il mio pensiero era di farmi riprendere il più tardi possibile. Così è stato solo negli ultimi due chilometri ed ero mediamente soddisfatta. Nella seconda tappa invece ho pensato alla vittoria o comunque ad un attacco ma non è stato per nulla semplice. Subito ero quasi in imbarazzo ad essere in mezzo a Ludwig, Van Vleuten ed una Jumbo Visma poi ho capito cosa volessero fare ed ho collaborato. Quando però sono partite ai 200 metri per lo sprint, io avevo le gambe che bruciavano (sorride, ndr). I miei tecnici mi hanno detto cosa fare meglio la prossima volta che capiterà.

Abbiamo notato che quest’anno hai “solo” 27 giorni di gare e solo WorldTour in pratica. C’è un motivo in particolare?

La nostra squadra non ci fa correre molto. Ha una sua filosofia ben precisa in merito. Non porta le atlete alle gare prendendole come allenamento. Ci porta alle gare più adatte alle nostre caratteristiche e dove noi possiamo essere più performanti. A parte l’esordio di febbraio alla Valenciana (che è una 2.PRO, lo step sotto le gare WT, ndr), ho sempre fatto corse WorldTour perché volevano che io conoscessi e mi abituassi nel miglior modo possibile a quel tipo di gare. In effetti si cresce e si impara tanto.

In cosa sei migliorata?

Difficile dire un aspetto nello specifico. Direi che ho notato che la qualità degli allenamenti fa tanto. Adesso faccio sedute di allenamenti che non ho mai fatto prima. Più distanza, più dislivello. Si fanno sentire perché talvolta mi sento al limite però danno i loro frutti. Quest’anno sono stata in altura due volte nell’arco di poco. A La Plagne prima del Giro Donne con la condizione in crescendo. Poi altri sedici giorni da sola a Livigno e la mia forma è cresciuta ancora tanto. Allo Scandinavia l’ho sentito. Adesso sono più consapevole dei miei mezzi. Dovevo crederci prima e un po’ di più perché le mie compagne mi hanno detto di non essere sorprese del mio recente rendimento. Rientrerò al Romandia (dal 15 al 17 settembre, ndr) e cercherò di mettermi ancora in mostra fino a fine stagione.

Che consiglio si sente di dare Greta Marturano alla ex compagna Vigilia che nel 2024 approderà nel WT?

Sono contenta per Alessia, sia per il passaggio in FDJ-Suez sia per la vittoria al Toscana. La sento spesso, anche dopo questi due momenti. Non mi sento di darle suggerimenti particolari, le dico solo che quello che abbiamo imparato alla Top Girls con Lucio (il team manager Rigato, ndr) torna utile nella massima categoria. Sento spesso anche lui assieme a sua moglie. Personalmente se sono nel WT lo devo a lui che mi ha spronato a capire che ci potevo stare. Mi fa piacere anche per Tonetti che andrà all’estero (alla Laboral Kutxa, ndr) così come aveva fatto Masetti. Significa che la scuola di Lucio funziona.

I sogni di Vigilia, tra WorldTour e… cinque cerchi

30.08.2023
5 min
Salva

E’ un momento particolarmente effervescente per Alessia Vigilia. Tornata dai mondiali di Glasgow dov’è stata impegnata sia nel team relay che nella cronometro individuale, la giovane bolzanina con già in tasca il contratto biennale con la FDJ-Suez ha conquistato il Giro di Toscana, sua prima corsa a tappe, dimostrando che la sua crescita è esponenziale.

La vittoria sulle strade toscane è arrivata al termine di una tappa conclusiva tumultuosa, con la maglia di leader assegnatale dopo oltre un’ora di consultazioni e di riesame della volata finale. La lituana Rasa Leleivyte, riguardando più e più volte le immagini dello sprint, è stata retrocessa in fondo al gruppetto di fuggitive che si sono giocate il successo, perdendo così quell’abbuono che le sarebbe valso il sorpasso proprio ai danni della Vigilia. Un esito che, pur premiando l’altoatesina, le lascia un filo di amaro in bocca.

«Avrei voluto venire via dalla Toscana con una vittoria di tappa – racconta la portacolori della Top Girls Fassa Bortolo – ero partita con quell’intento, poi le cose sono andate diversamente ma porto a casa un successo importante che aggiunge qualcosa a una stagione già da incorniciare».

Con Tonetti, Bariani e Palazzi ha conquistato la maglia tricolore nel campionato italiano cronosquadre
Con Tonetti, Bariani e Palazzi ha conquistato la maglia tricolore nel campionato italiano cronosquadre
Qual è la tua versione di quel che è successo sul traguardo di Montecatini?

Quando abbiamo imboccato l’ultima curva io ero affiancata alla Leleivyte, lei però si è spostata e mi ha chiusa contro le transenne, ho anche preso i piedini di una di queste ma per fortuna sono rimasta in equilibrio. Non avevo possibilità di spostarmi, le immagini parlano chiaro e a mio favore.

E’ la tua prima vittoria in una corsa di più giorni. Stai diventando specialista?

Per certi versi sì, già a maggio al Bretagne Ladies Tour avevo chiuso sul podio. Lì ero stata avvantaggiata dal fatto che era una corsa la cui classifica era costruita soprattutto sulla crono del terzo giorno. In Toscana però i chilometri contro il tempo erano solo un paio nel prologo, quindi è una vittoria che da questo punto di vista dice di più. Significa che mi so difendere sempre meglio anche in altri contesti.

Che ciclista stai diventando?

Resto sempre una passista, ma mi sono riscoperta abbastanza veloce per giocare le mie carte in volate ristrette. In salita tengo abbastanza, quindi da questo punto di vista le corse a tappe, almeno quelle brevi si confanno a me.

Ai mondiali è giunta al 24° posto nella cronometro. Ora vuole fare meglio all’europeo
Ai mondiali è giunta al 24° posto nella cronometro. Ora vuole fare meglio all’europeo
Questo dal punto di vista tecnico. E caratterialmente?

Non sono cambiata, sono una che può tranquillamente mettersi a disposizione delle compagne e l’ho fatto tante volte. Non ho paura di prendere l’aria in faccia, mi piace andare in fuga o mettermi a tirare per le altre. Per indole comunque non amo aspettare la corsa, preferisco costruirla, andare all’attacco.

I risultati di quest’anno, con due vittorie e un totale di ben 20 Top 10 dicono che comunque c’è stata un’evidente crescita nelle tue prestazioni…

Il mio progresso era già iniziato lo scorso anno. Non so dire a che cosa è dovuto, gli allenamenti non sono cambiati e le mie sensazioni in essi neanche. Secondo me quella che è cambiata è l’esperienza, sia mentale che fisica, mi sento più pronta a un certo tipo di sforzi.

Vigilia con il cittì Sangalli. L’obiettivo della bolzanina è trovare spazio nell’esigua rappresentativa olimpica
Vigilia con il cittì Sangalli. L’obiettivo della bolzanina è trovare spazio nell’esigua rappresentativa olimpica
Ora però cambia tutto, entrando nel WorldTour dalla porta principale. Hai più curiosità o timore?

Entrambi a dir la verità. Vado in uno dei team più forti in assoluto e qualche dubbio su quel che potrò fare ce l’ho ma credo che sia anche giusto così, avvicinarsi a una nuova esperienza con la necessaria umiltà. Io affronto quest’attività che richiede sacrifici, entrare in un team della massima serie significa che davvero posso intendere il ciclismo come un lavoro, posso dire di avercela fatta.

Con che ruolo entri nel team francese?

Non ne abbiamo ancora parlato, ma pur sapendo che sono in un contesto estremamente qualitativo penso che avrò comunque le mie possibilità per emergere. Voglio interpretare quest’opportunità come ulteriore occasione per crescere e magari allungare la mia serie di buoni risultati e, perché no, di vittorie.

Nel team Top Girls Fassa Bortolo, Vigilia ha militato due anni, stringendo rapporti molto importanti
Nel team Top Girls Fassa Bortolo, Vigilia ha militato due anni, stringendo rapporti molto importanti
Parlavi prima delle cronometro, tu sei stata azzurra ai mondiali, dentro di te coltivi il sogno di rappresentare l’Italia alle Olimpiadi?

Certamente, sarebbe davvero un qualcosa di fantastico andare a Parigi. Infatti ho intenzione di lavorare ancora più specificatamente sulle prove contro il tempo, in modo da avere una chance pur sapendo che i posti sono davvero pochissimi e comportano anche l’eventuale impegno nella corsa in linea. Ma è chiaro che l’unico modo per trasformare il sogno in realtà è costituito dai risultati… Intanto andiamo avanti con l’ultima parte di stagione, magari mettendo nel mirino la convocazione per gli europei.

Ti spiace lasciare la Top Girls Fassa Bortolo?

Qui tocchiamo un argomento delicato, se ci penso temo mi scappi qualche lacrima… Per me non è stata solo una squadra, ma una famiglia e come avviene con le migliori famiglie non è che andando via i contatti s’interromperanno. Il legame non sparirà, questa per me resterà sempre una casa accogliente. Mi spiace davvero tanto andare via, anche se fa parte della parte della vita. Ma finiamo qui, sennò piango davvero…

La prima di Vigilia in Croazia. E la crescita prosegue

09.03.2023
6 min
Salva

Mentre stava tagliando il traguardo dell’Umag Trophy sul suo viso la smorfia di fatica si è trasformata in un sorriso. E l’indice della mano sinistra indicava il cuore, gli sponsor, la squadra. Alessia Vigilia ha aperto marzo vincendo in solitaria in Croazia la sua prima gara UCI, regalando alla Top Girls Fassa Bortolo un bell’inizio di stagione.

Il sigillo della 23enne di Bolzano – che in queste ore è impegnata nel Trofeo Ponente in Rosa – è stata la finalizzazione di un periodo nel quale la stessa Vigilia aveva mostrato di avere una discreta forma. Qualche giorno prima di Umag, era arrivato un convincente segnale in Belgio alla Het Hageland chiudendo nel gruppetto delle migliori regolato allo sprint da Wiebes davanti a Bastianelli e Cordon-Ragot. Lecito quindi per Alessia, come ci ha spiegato lei, guardare al resto del 2023 con fiducia ai nuovi traguardi, magari rispolverando quel talento mostrato da junior.

Vigilia alla Het Hageland ha tenuto duro sugli strappi, chiudendo nel gruppetto delle più forti
Vigilia alla Het Hageland ha tenuto duro sugli strappi, chiudendo nel gruppetto delle più forti
Quest’anno la condizione è arrivata presto. Era voluto?

A dire il vero non proprio, perché inizialmente non dovevamo partecipare al UAE Tour. Lo abbiamo saputo solo due settimane prima e la nostra preparazione non era al top. Però tutte noi ragazze ci siamo subito rimboccate le maniche e ci siamo messe sotto con gli allenamenti. Alla fine credo che sia stato un bene partire a correre dagli Emirati, anche se il livello era molto alto.

Che trasferta è stata?

Innanzitutto una bella esperienza in generale per la nostra squadra. Ci siamo fatte vedere in fuga, ci siamo prese un po’ di visibilità. E lo abbiamo fatto scontrandoci con formazioni WorldTour. Le tappe non sono state semplici. C’era nervosismo perché era una delle prime gare importanti dell’anno. Poi c’era tantissimo vento. Abbiamo imparato tutte noi ragazze a fare i ventagli in mezzo ad atlete più esperte.

Prove generali per il Belgio dove hai colto un buon ventesimo posto dove la qualità era forse ancora più alta.

Esattamente, poi sapete anche voi com’è correre al Nord. Tutto un altro mondo (sorride, ndr). La Hageland praticamente è la rivincita della Het Nieuwsblad del giorno prima. Non è una gara semplice anche se non è WorldTour. Ho patito il freddo, ero una delle poche con i gambali. Ho sofferto sugli strappi ma ho tenuto duro. Negli ultimi 10 chilometri sono rimasta davanti quando il gruppo si è frazionato per andare a prendere le otto fuggitive. Da quel momento siamo andate fortissimo e alla fine ho finito in fondo al primo gruppo. Onestamente non potevo fare di più visti i grandi nomi che mi erano attorno. Vale quasi più questo piazzamento che la vittoria di qualche giorno dopo (sorride, ndr).

Con una gamba così ti sentivi favorita in Croazia?

No però è ovvio che ci sono andata con una grande carica mentale, sapendo comunque che potevo contare anche sul supporto della squadra. Infatti devo ringraziare in particolare Giorgia (la sua compagna Bariani, ndr) perché nelle fuga decisiva ha lavorato tanto per me. Ci siamo confrontate con Davide in ammiraglia (il diesse Gani, ndr) e abbiamo pensato alla tattica. Eravamo in dieci e volevamo anticipare la volata perché sapevamo che con Carbonari eravamo battute. Anzi, mi ricordavo che con Anastasia mi ero trovata in fuga nel 2019 in una gara open e mi aveva battuta nettamente. Stavolta sul terzo degli ultimi tre strappi sono partita in contropiede ed è andata bene. Diciamo che sono stati due risultati che significano che sto bene.

Giovani azzurre. Teocchi, Tonetti, Gasparrini, Borghesi, Vigilia, Piergiovanni, Tormena e Masetti a Calpe con la nazionale (foto instagram)
Giovani azzurre. Teocchi, Tonetti, Gasparrini, Borghesi, Vigilia, Piergiovanni, Tormena e Masetti a Calpe con la nazionale (foto instagram)
Sul traguardo hai reso omaggio un po’ a te e un po’ alla squadra.

Soprattutto alla squadra. Devo ringraziare tanto Lucio (il team manager Rigato, ndr) che mi ha dato fiducia e che nell’ultimo anno e mezzo mi ha rimesso in piedi. Volevo arrivare da sola proprio per avere il tempo necessario sulla linea d’arrivo di dedicare a lui e alla società questa vittoria. Qua sto imparando nuovamente a fare il corridore dopo anni bui e sto continuando a crescere.

Nel 2022 ti eri riguadagnata la maglia azzurra. Sangalli cosa ti ha detto dopo la vittoria di Umag?

Ci siamo visti alla Strade Bianche e mi ha fatto i complimenti. Anche lui mi ha aiutato dal punto di vista mentale durante il ritiro invernale con la nazionale. Per me è stato importante svolgere quel volume di lavoro, è stato molto proficuo e ne sento il beneficio.

Oltre a voler passare nel WorldTour quali altri obiettivi hai per quest’anno?

Naturalmente vorrei anch’io trovare un contratto in una formazione importante, ma non mi faccio aspettative per il momento. Per fare il salto nella categoria superiore bisogna essere pronti e poi bisogna essere altrettanto pronti per poterci rimanere. Quello è il difficile. Intanto per quest’anno punto a voler fare molto bene agli italiani a crono, che per me è collegato strettamente alla convocazione in nazionale. Voglio dare qualche certezza in più a Paolo (il cittì Sangalli, ndr). Poi vorrei fare bene il Giro Donne. Non ho un obiettivo specifico, se non quello di centrare una bella fuga, magari a lunga gittata che può arrivare al traguardo.

La attuale Alessia Vigilia sta tornando a quella junior di cui si parlava tanto bene?

Le sensazioni sono buone. Non mi pesa fare fatica, perché quando stai bene psico-fisicamente è una fatica bella (sorride, ndr). Posso dire che mi si è riaccesa la fiammella della speranza di poter avere un futuro in bici. Non ho pressioni da nessuno però devo continuare su questa strada. A cominciare da questi giorni di gara in Liguria dove sono pronta a mettermi a disposizione delle compagne o per puntare a qualcosa di personale.

Maglia azzurra agli europei: la rinascita di Alessia Vigilia

12.08.2022
6 min
Salva

Cinque anni per tornare a vestire la maglia della nazionale sono tanto tempo. Nel ciclismo di adesso poi sembrano quasi un’eternità, anche se hai ancora solo ventitré anni. Alessia Vigilia indosserà nuovamente il body azzurro nella crono dell’europeo. Il cittì Paolo Sangalli l’ha convocata assieme ad Arianna Fidanza per la prova di Monaco di Baviera in programma il pomeriggio di mercoledì 17 agosto.

L’ultima volta che la bolzanina della Top Girls Fassa Bortolo gareggiò con la nazionale fu a Bergen in Norvegia nel 2017 nella crono iridata juniores. Conquistò un bellissimo argento dietro alla sua concittadina e compagna (anche di club alla Mendelspeck) Elena Pirrone. In quel periodo le due amiche sbaragliavano spesso la concorrenza nelle prove contro il tempo. Vigilia nel 2016 aveva vinto il tricolore di categoria e ottenuto il secondo posto nella crono della rassegna continentale in Francia.

Da allora sono trascorsi un po’ di anni opachi fino a questo 2022 che le sta riservando nuovamente delle gioie. Per raccontare questa sua rinascita, abbiamo così contattato Alessia che ci risponde da Verona, dove ormai vive da tre anni studiando Scienze Motorie all’Università.

Iniziamo subito dalla convocazione. Che effetto ti fa?

Non me l’aspettavo sinceramente. Sapevo che c’era questo appuntamento, ma sapevo anche che c’erano atlete più importanti di me nonostante molte azzurre non avrebbero partecipato per un motivo o l’altro. Dopo il Giro avevo staccato per qualche giorno per recuperare, poi è arrivata la chiamata e mi ha dato nuove motivazioni. E’ una disciplina che mi piace molto, non era così scontato che Sangalli mi chiamasse. Sono contenta che abbia pensato a me e che mi dia questa opportunità.

Sangalli quando te lo ha comunicato? E cosa ti ha detto?

L’ho saputo attorno al 20 luglio. Inizialmente Paolo mi ha detto che avrei potuto correre la crono degli europei. Poi me lo ha confermato due settimane fa. Mi ha anche detto che vuole guardare lungo, che ha fiducia in me. Mi ha lasciata tranquilla, dicendomi di lavorare come ho fatto finora, ora che ho imboccato la strada giusta. So che è adatta alle mie caratteristiche perché ha un percorso un po’ mosso. Io cercherò di arrivarci il più pronta possibile. Sarà difficile ottenere un risultato, ma voglio fare una buona prestazione.

Ultimamente hai fatto lavori specifici?

A dire il vero no, perché comunque nell’ultimo periodo ho continuato a correre, ultimamente in Francia sui Pirenei. Ecco, lì c’è stata una cronosquadre e per me è stato un test. Io poi ho bisogno di continuare a correre per stare bene. Diciamo che il lavoro necessario l’avevo fatto già in precedenza nelle varie gare, specie al Giro, anche se di cronometro ne abbiamo fatte poche. Una in provincia di Parma a inizio giugno, poi il campionato italiano e il prologo del Giro. Ora userò la bici da crono per curare i dettagli, poi faremo la ricognizione a Monaco con l’assetto da gara per le ultime cose.

Prima hai detto che hai imboccato la strada giusta. Cosa intendi?

Nei primi due anni da elite in Valcar non ho fatto tanti risultati, ma ho corso tanto. D’altronde erano anni di apprendistato. Poi nel 2020 sono passata in una formazione spagnola (la Cronos Casa Dorada, ndr) che sembrava avere un bel progetto, ma non si è rivelata una scelta fortunata. Il lockdown ha complicato tutto. Sia per me che ho corso pochissimo anche l’anno successivo, solo 28 giorni in due stagioni. Sia per la società che ha perso molti sponsor e non poteva portarci a correre. Facevo tanti giorni in Spagna e l’unica era venire in Italia per le gare open, ma non era così comodo e semplice.

Il ritorno in Italia com’è nato?

Dopo gli ultimi due anni ho riflettuto. Mi ero un po’ persa. Dovevo capire cosa volessi fare da grande. Continuare ad andare in bici o continuare a correre? Ho contattato Lucio (Rigato, il team manager e diesse della Top Girls Fassa Bortolo, ndr) e lui era disponibile a prendermi. Tutto è cambiato per me, ho visto una luce. Qui non ci manca nulla. Sono tornata a fare quello che mi è sempre piaciuto fare. E’ vero che faccio la stessa fatica di sempre e che la fanno tutti, ma almeno adesso arrivano le soddisfazioni che te la fanno sentire meno. Anzi, devo ringraziare una persona in particolare…

Chi?

Tatiana Guderzo. Mi ha trasmesso, come a tutta la squadra, tanti consigli e tante motivazioni. Ci ha seguito giocando un ruolo molto importante. Le riesce bene mettersi a disposizione se pensiamo che campionessa è e che palmares ha. E’ stata la nostra mamma, pardon sorella maggiore che poi si arrabbia se la chiamiamo così (ride, ndr). Era contenta per la mia convocazione e mi ha già dato qualche suggerimento in più.

Finora la stagione è andata bene, hai colto due vittorie…

Sì, esatto in corse open. Una a Monselice e l’altra a Tarzo. Quest’ultima il 31 luglio frutto del gioco di squadra con la mia compagna Greta Marturano (terza, ndr) e frutto anche della motivazione della convocazione appena ricevuta. Sono soddisfatta finora, anche al Giro dove ho fatto tanti chilometri di fuga. Sia Lucio che il cittì volevano vedere il mio processo di crescita e al momento sto cercando di accontentarli.

Da junior eri tra le più promettenti in circolazione. Adesso che stai tornando su quei livelli, hai pensato a cambiare squadra per l’anno prossimo?

No assolutamente, a meno che non arrivi una proposta davvero irrinunciabile. Devo parlare ancora con Lucio, ma la mia intenzione è di restare almeno un altro anno per proseguire la mia ripresa e crescere ancora. Intanto però penso alla crono europea e magari a qualche altro risultato nel finale. Se si lavora bene, poi le cose vengono da sé.