Siete pronti a vedere sfrecciare nuovamente gli azzurri ai piedi del Monte Fuji? Con ancora negli occhi le splendide medaglie di bronzo di Elisa Longo Borghini su strada e di Elia Viviani su pista, ma soprattutto lo storico oro del quartetto italiano nell’inseguimento a squadre 61 anni dopo il trionfo di Roma 1960, è tempo di sintonizzarsi sui canali Rai per seguire la Paralimpiade di Tokyo che scatterà il 24 agosto e si concluderà il 5 settembre.
Saranno 11 gli azzurri in gara agli ordini del ct Mario Valentini e le competizioni di paraciclismo sono previste nelle stesse location olimpiche: dal 25 al 28 agosto al velodromo di Izu e poi dal 31 agosto al 3 settembre all’autodromo Fuji Speedway. L’Italia va a caccia di medaglie soprattutto su strada e tra le sue punte di diamante c’è Luca Mazzone, due ori (cronometro e team relay) e un argento (prova in linea) cinque anni fa ai Giochi di Rio.
Come vanno gli ultimi giorni di preparazione a Rovere?
Stiamo ultimando la preparazione, questi del weekend sono gli ultimi allenamenti, soprattutto dietro moto, poi martedì si parte. Non mi sto risparmiando per niente, perché a Tokyo voglio fare bella figura, nonostante il percorso non mi si addica.
Troppo dura?
Né la gara in linea né la cronometro scherzano. Per quanto riguarda la prima, dovremo ripetere per quattro volte il circuito da 13,2 chilometri: il tratto finale è lo stesso dei colleghi dell’Olimpiade, con 3,6 chilometri con una media del 5 per cento, che per noi atleti dell’handbike H2 con lesioni cervicali vuol dire una salita bella tosta. Nella prova contro il tempo, invece, la mia categoria farà due giri da 8,2 chilometri ciascuno.
A Rio ha vinto tre medaglie: qual è l’obiettivo per Tokyo?
Ripetersi è dura, ma sarebbe bellissimo. Sono l’unico rimasto del trio delle meraviglie che vinse la gara a squadre visto il ritiro di Vittorio Podestà e l’assenza di Alex Zanardi. Non sarà lo stesso senza Alex, perché lui mi ha sempre infuso una sicurezza interiore. E’ sempre stato come avere un fratello maggiore che ti indica la strada e ti sprona. Ormai quella gara era quasi un rituale e sento questa mancanza forte.
Toccherà a te, dunque, essere il “fratello maggiore” di quest’Italia visto che è tra i più esperti del team. Te la senti?
Sono in squadra dal 2013 e insieme a Paolo Cecchetto sono uno dei “vecchietti”. Abbiamo i numeri per fare bene anche stavolta come squadra. Sono convinto che una come Francesca Porcellato, su di un percorso così duro, saprà farsi valere. Io non sono un peso piuma, ma mi sto allenando tantissimo.
Dove ti sei preparato nello specifico?
Qui in Abruzzo le salite non mancano. Come ad esempio quella che passa da Rocca di Cambio e va su a Campo Felice: dalla rotatoria all’inizio della galleria ho trovato una pendenza e una lunghezza simili a quelle dell’ascesa cruciale della gara in linea della Paralimpiade. Poi ho fatto degli allenamenti salendo per l’altra strada da Rocca di Cambio, percorsa dal Giro d’Italia. Mi sono preparato in maniera estrema, lo staff azzurro era quasi preoccupato, ma le mie sensazioni sono molto positive.
Uno dei tre azzurri, con Zanardi e Podestà, che a Rio hanno vinto il team relay (foto Mauro Ujetto) Nel 2016 per lui anche l’oro della cronometro e l’argento su strada
Sei in forma?
Aver vinto tante medaglie come squadra ai mondiali di paraciclismo è stata una bella iniezione di fiducia per tutti noi. Poi l’Italia ha vinto gli europei di calcio e la delegazione azzurra ha fatto molto bene all’Olimpiade, per cui c’è quest’aurea magica che ci circonda e ci dà la carica.
Ti hanno emozionato le medaglie azzurre nel ciclismo?
Mi hanno gasato davvero tanto, in primis quella del quartetto nell’inseguimento a squadre. Nelle interviste dopo la vittoria mi sono rivisto in quei ragazzi azzurri e in tutti i loro sforzi per allenarsi e cogliere quel trionfo insieme. D’altronde, il sacrificio è il pane del ciclismo. Poi, sarò di parte, ma mi hanno emozionato i tre ori pugliesi, due nella marcia e uno nel taekwondo: i compagni di squadra mi prendevano in giro e mi chiedevano a che posto era la Puglia nel medagliere.
Ti aspetta un vero tour de force con tre gare in tre giorni: sei pronto?
E’ per quello che ci sto dando dentro per essere al top. Il 31 agosto avrò la cronometro, che finirà attorno alle 13 locali, poi alle 9,30 del giorno dopo c’è già la gara in linea, mentre il 2 settembre si chiude con il team relay. Bisognerà gestire bene le energie. Il caldo, invece, non mi spaventa, anzi. Sono pugliese e ci sono abituato, sarà più un problema per i miei avversari.
L’emozione di vestirsi d’azzurro?
Sempre unica. Quando ho visto la maglia, l’ho toccata e quasi mi ha dato una scossa, perché ho cominciato a immaginarmi quello che mi aspetta a Tokyo. Non vedo l’ora.