Letizia Borghesi è nata il 16 ottobre 1998 a Cles. Vanta una vittoria al Giro Donne 2019 a Carate Brianza

Borghesi, ultimi mesi con la EF poi entrerà nel motore della Soudal

23.09.2025
4 min
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C’è ancora un finale di stagione da portare a termine ed onorare con la EF Education-Oatly, poi Letizia Borghesi inizierà a pensare alla AG Insurance-Soudal, formazione con cui ha firmato un contratto per il prossimo biennio.

Tecnicamente per la 26enne trentina sarà un ritorno nel WorldTour visto che negli ultimi due anni la sua squadra statunitense aveva perso lo status per problemi finanziari legati agli sponsor (ora è un ProTeam), svolgendo tuttavia un calendario di altissimo livello. Quindi per Borghesi cambierà poco sotto quel punto di vista, ma col gruppo belga si troverà a gestire molte più corse con gradi da capitana. Mentre era in Abruzzo per l’europeo gravel – dove ha chiuso al quinto posto nel giorno del trionfo di Magnaldi – ne abbiamo approfittato per sentire da Letizia cosa si aspetta dalla nuova avventura. L’obiettivo appare quello di finalizzare la propria crescita ed aggiustare la mira nei grandi appuntamenti.

Sul percorso di Avezzano, Borghesi ha ottenuto una quinta piazza all'europeo gravel (foto UEC)
Sul percorso di Avezzano, Borghesi ha ottenuto una quinta piazza all’europeo gravel (foto UEC)
Sul percorso di Avezzano, Borghesi ha ottenuto una quinta piazza all'europeo gravel (foto UEC)
Sul percorso di Avezzano, Borghesi ha ottenuto una quinta piazza all’europeo gravel (foto UEC)
Quando è nata la trattativa con la AG Insurance?

I primi contatti sono iniziati nella campagna delle classiche. Proprio in quel periodo sono riuscita a mettermi in luce con belle prestazioni e dati di potenza molto interessanti che hanno richiamato l’attenzione di tante squadre. Il sesto posto al Fiandre e il secondo alla Roubaix mi hanno dato sicuramente risalto e sono stati la concretizzazione del mio valore.

Avevi avuto quindi l’interessamento di altri club?

Sì, ho avuto la possibilità di confrontarmi con diverse grandi squadre ed è stato interessante vedere i diversi sistemi di lavoro, filosofia e mentalità. Con la AG Insurance Soudal c’è stato fin da subito un bel feeling. Ho molto apprezzato la loro professionalità e le grandi ambizioni, unite anche ad un ambiente familiare, dove c’è molta attenzione anche all’atleta intesa come persona. La sensazione è stata che la parte scientifica sia ben bilanciata con la componente umana.

Borghesi lascerà la EF dopo 4 stagioni e bei risultati. Alla Soudal avrà più possibilità di giocarsi le proprie carte
Borghesi lascerà la EF dopo 4 stagioni e bei risultati. Alla Soudal avrà più possibilità di giocarsi le proprie carte
Borghesi lascerà la EF dopo 4 stagioni e bei risultati. Alla Soudal avrà più possibilità di giocarsi le proprie carte
Borghesi lascerà la EF dopo 4 stagioni e bei risultati. Alla Soudal avrà più possibilità di giocarsi le proprie carte
Con chi ti sei relazionata principalmente?

Ho avuto il piacere di parlare con Jolien D’Hoore, attuale diesse e grande sprinter fino a qualche anno fa. Per il mio futuro e per quello della squadra ha grandi progetti. Mi sono sentita subito molto valorizzata e di conseguenza mi sento molto entusiasta per questo. Sono sicura che avere una persona di grande esperienza come Jolien mi farà migliorare ulteriormente.

Sai già quale sarà il tuo ruolo in squadra?

Ne abbiamo parlato ovviamente. Mi concentrerò essenzialmente sulle classiche, dove dovrei avere un ruolo da leader/co-leader. La squadra quest’anno ha dimostrato di valere tanto ed è cresciuta ancora di più. Per una amante delle gare del Nord come me, entrare a far parte del famoso “Wolfpack” è sicuramente qualcosa di speciale. Sono convinta che nella AG Insurance potrò esprimere appieno le mie potenzialità.

Dopo un'estate difficile tra bronchite e cadute, Borghesi a Stoccarda è ritornata davanti chiudendo al sesto posto
Dopo un’estate difficile tra bronchite e cadute, Borghesi a Stoccarda è ritornata davanti chiudendo al sesto posto
Dopo un'estate difficile tra bronchite e cadute, Borghesi a Stoccarda è ritornata davanti chiudendo al sesto posto
Dopo un’estate difficile tra bronchite e cadute, Borghesi a Stoccarda è ritornata davanti chiudendo al sesto posto
Lascerai dopo tanto tempo il gruppo EF. Che cosa ti porterai appresso di questa esperienza con loro?

I quattro anni in “rosa” con la EF sono stati importanti per la mia formazione di atleta e persona. Non era facile per me immaginarmi con altri colori. Qui ho avuto la possibilità di confrontarmi con ragazze non europee con una mentalità e un modo di vivere il ciclismo diversamente da me. Sono arrivata che non parlavo inglese e me ne vado che sogno in inglese (dice sorridendo, ndr). Ho conosciuto compagne e staff che sono stati una seconda famiglia per me. Abbiamo vissuto assieme sia bei momenti sia delusioni che hanno creato un profondo legame dal quale non sarà facile separarsi.

Letizia Borghesi che tipo di atleta è diventata in queste ultime stagioni?

Credo di essere migliorata ogni anno di più. La mia è stata una crescita costante, mai forzata o senza bruciare le tappe. Ho lavorato sempre con dedizione e concentrazione. Il 2025 mi ha portato grandi risultati, ma so che posso valere molto di più. L’estate è stata sfortunata tra bronchite e caduta al Tour Femmes. Sono sicura che questo fosse il momento giusto per cambiare e trovare nuovi stimoli in un ambiente che mi darà ulteriori possibilità di giocarmi le mie carte.

La scelta americana degli Agostinacchio. Non solo nel cross

23.09.2025
5 min
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Mentre suo fratello Mattia è già in Rwanda alle prese con i mondiali su strada, Filippo Agostinacchio è di ritorno dal Giro di Slovacchia, una delle ultime prove della sua stagione su strada nelle file della Biesse Carrera. Il suo futuro è già segnato e passa, come quello del fratello, per l’approdo all’EF Education EasyPost, team WorldTour, ma i contorni del trasferimento sono ancora da definire.

Filippo e Mattia insieme. Nel cross continuerà il loro sodalizio, ma ora potrebbero ritrovarsi anche su strada
Filippo e Mattia insieme. Nel cross continuerà il loro sodalizio, ma ora potrebbero ritrovarsi anche su strada

Nel cross insieme, forse anche su strada

I due fratelli entreranno nella squadra americana già fra poche settimane, andando a costituire, insieme a un corridore lussemburghese, il nocciolo del nascente team di ciclocross. Dovrebbe essere questo il preludio al loro approdo anche al team su strada, ma su questo aspetto non c’è ancora l’ufficialità né è chiaro in quali termini, se nel devo team o nella squadra maggiore e questo è importante, anche per capire come i due potranno affrontare la stagione invernale.

Tante cose su cui riflettere e Filippo, rintracciato in aeroporto, si presta volentieri ai ragionamenti: «Gli americani si erano interessati a mio fratello questo inverno, già dopo la conquista del titolo europeo e poi sono andati avanti i contatti e si è sviluppato un po’ tutto. I miei risultati su strada quest’anno hanno interessato i dirigenti che hanno deciso di costruire una struttura intorno a noi per il cross. La squadra è nata solo per motivi burocratici, perché noi non avendo licenza in altre squadre nel 2025 non potevamo gareggiare con la loro maglia fino al tesseramento di gennaio. Ma volevano che facessimo l’intera stagione di cross con loro e quindi il nuovo team permette di farlo attraverso la formula del prestito temporaneo».

Intorno ai fratelli Agostinacchio la EF Education EasyPost ha costruito un team dedicato al ciclocross (foto Instagram)
Intorno ai fratelli Agostinacchio la EF Education EasyPost ha costruito un team dedicato al ciclocross (foto Instagram)
Vi hanno garantito tutto il supporto necessario, considerando che il ciclocross è una disciplina completamente nuova per loro?

Sì, il supporto è completo anche se ci sono alcuni dettagli ancora da definire e sui quali stanno lavorando. Per quanto concerne l’attività successiva, quella su strada, ancora non c’è l’ufficialità, sarà il team che penserà a fare l’annuncio e a spiegare i termini.

Voi seguirete tutta la stagione di ciclocross?

Mattia sì, la segue tutta. Appena tornato dal Rwanda inizierà subito con le prime prove italiane. Io invece finisco la stagione su strada il 19 con la Veneto Classic e poi vado in vacanza un paio di settimane e rientrerò a dicembre nel cross. Quest’anno faccio una stagione un po’ ridotta, rinunciando anche agli europei.

Filippo Agostinacchio all’ultimo Giro di Slovacchia. Quest’anno ha vinto 2 gare, con ben 11 top 10
Filippo Agostinacchio all’ultimo Giro di Slovacchia. Quest’anno ha vinto 2 gare, con ben 11 top 10
Farete una stagione più improntata al discorso internazionale?

Immagino di sì, Mattia comunque fino all’europeo farà gare in Italia, perché è al primo anno nella nuova categoria e deve recuperare un po’ di punti UCI per partire davanti nella prova continentale. Io che ho qualche punto UCI dell’anno scorso posso permettermi di andare fino a dicembre senza gareggiare. Ma da dicembre saranno solo gare internazionali, praticamente in Italia facciamo solo la Coppa del mondo che c’è in Sardegna e il campionato italiano a gennaio.

Il grande salto di qualità su strada che avete fatto quest’anno è dipeso anche da quello che avete fatto nel ciclocross?

Sicuramente e siamo d’accordo anche con il management del team per continuare. La squadra è sulla nostra lunghezza d’onda, ci fa mantenere il cross soprattutto per sviluppare le nostre attitudini su strada. Soprattutto pensando a mio fratello che sta diventando sempre più corridore da gare di un giorno e classiche. Si è visto negli ultimi anni come le due discipline si possono conciliare senza problemi, basta solo sapersi programmare.

La vittoria di Filippo al Giro della Valle d’Aosta. Le sue imprese hanno convinto la EF a investire su di lui (foto organizzatori)
La vittoria di Filippo al Giro della Valle d’Aosta. Le sue imprese hanno convinto la EF a investire su di lui (foto organizzatori)
E per te invece che cosa ti ha detto questa stagione?

Su strada ho fatto sicuramente ulteriori miglioramenti, infatti sono riuscito a vincere le mie prime gare, sia al Giro Next Gen che al Valle d’Aosta. Adesso io non so ancora bene che tipo di corridore diventerò, però ho già una consapevolezza maggiore rispetto all’anno scorso.

Questo salto di qualità in che cosa l’hai visto particolarmente?

Soprattutto a livello mentale, perché l’anno scorso a fine stagione già avevo visto che potevo stare là davanti con i migliori. Quest’anno con la Biesse ho cambiato anche calendario, sono riuscito a andare a fare più esperienze internazionali, gare che non avevo mai fatto e ho dimostrato che posso esserci, che sono a quel livello.

Mattia Agostinacchio, attualmente in Rwanda, passa U23 dopo i titoli europeo e mondiale juniores
Mattia Agostinacchio, attualmente in Rwanda, passa U23 dopo i titoli europeo e mondiale juniores
Il fatto che tu e tuo fratello continuiate la vostra attività insieme quanto è importante?

Beh, sicuramente è una bella cosa. Poi Mattia è giovane, quindi penso che qualche anno di guida gliela potrò fare ancora, almeno a livello di supporto morale. Penso che sia più importante per lui, ma anche per me è bello averlo in squadra. Ogni tanto gli dico qualcosa, ma soprattutto nel cross, qualche piccola accortezza tattica, qualche cosa che sbaglia ancora, ma fa tutto parte del processo di apprendimento. E’ comunque un under primo anno, quindi le esperienze le deve fare, deve anche sbagliare. Ma ha una capacità innata di leggere la corsa che io per esempio non avevo.

Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Daniele POntoni, Elena Cecchini

Pontoni, l’agenda è piena: il bello inizia adesso

23.09.2025
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AVEZZANO – Il titolo europeo gravel con Erica Magnaldi e alcuni segnali molto interessanti nella gara maschile hanno dato la carica a Pontoni. L’inizio delle gare conclude la fase forse più faticosa di programmazione e dei complicati incastri con le squadre. Per questo vedere il tecnico della nazionale di gravel e cross correre come un folletto da un punto all’altro del percorso ha fatto capire che finalmente per Daniele è arrivata la parte bella dell’incarico. Fra tre settimane i mondiali di Maastricht chiuderanno la stagione del gravel e lanceranno quella del cross e poi il calendario non concederà più respiro.

Le convocazioni per gli europei gravel di Avezzano hanno avuto qualche defezione e qualche sorpresa dell’ultima ora. Le squadre della strada sono impegnate con la rincorsa ai punti e alcune non hanno concesso i loro atleti, al punto che forse varrebbe la pena assegnare punti anche per la semplice convocazione. Che è titolo di merito, ma distoglie il corridore dalle gare con la propria squadra. E’ giusto che la chiamata in nazionale sia vissuta come una penalizzazione?

Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Erica Magnaldi sul podio con la maglia e la medaglia
La vittoria di Erica Magnaldi ha dato a Pontoni la conferma che il metodo di selezione funziona
Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Erica Magnaldi sul podio con la maglia e la medaglia
La vittoria di Erica Magnaldi ha dato a Pontoni la conferma che il metodo di selezione funziona
Gli europei sono andati bene, adesso si va verso un mondiale più veloce e meno tecnico. Così almeno si dice…

In realtà non ci hanno ancora mandato il programma e siamo qui che lo stiamo aspettando. Abbiamo sollecitato più volte l’UCI, ma ancora non ci sono novità. Mi serve saperlo anche per capire le convocazioni da fare, per atleti e staff. Sapere quante feed zone ci sono, che tipo di percorso sia. Le uniche informazioni le abbiamo avute da Elena Cecchini (i due sono insieme nella foto di apertura, ndr), perché la Wiebes l’ha provato e le ha raccontato qualcosa…

E’ cominciata la tua stagione?

No, la mia stagione non finisce mai. Anzi, adesso che ci sono le gare, inizia il momento più soft. E’ tutto più bello, più facile, più semplice. Ma la testa ad esempio è anche sul cross. Fino a dicembre è già tutto programmato, quindi poi avremo da gestire l’ultimo mese, ma non abbiamo grossi problemi. Adesso dobbiamo capire bene come gestire la situazione di Agostinacchio, cosa farà realmente. Quindi se salta la categoria under 23 o meno.

Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Daniele POntoni, Gianmarco Garofoli alla partenza
La convocazione di Garofoli è stata voluta dal corridore e anche da Bramati: qui è con Pontoni alla partenza
Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Daniele POntoni, Gianmarco Garofoli alla partenza
La convocazione di Garofoli è stata voluta dal corridore e anche da Bramati: qui è con Pontoni alla partenza
E’ stato facile fare le convocazioni per gli europei?

E’ stato un po’ uno slalom, però alla fine abbiamo fatto una bella nazionale, sia in campo maschile che in campo femminile. Abbiamo avuto due defezioni dell’ultimo momento, perché Bertizzolo e Barbieri si sono fatte male. Tra l’altro Rachele era anche indirizzata al mondiale e quindi la perderemo anche per quello, perché è difficile che possa recuperare. Aspettiamo ancora, abbiamo tre settimane.

Si parla con le squadre o con gli atleti?

Un po’ con le squadre, un po’ con gli atleti. Alcuni di loro hanno voluto esserci e sono stati bravi a spingere. Garofoli può essere sembrato una sorpresa, ma lo abbiamo concordato con Davide Bramati. Gianmarco aveva la volontà di provare e io sono stato ben felice di accoglierlo, anche perché è un atleta di alto livello.

Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Mattia De Marchi, azione di gara
Mattia De Marchi porta nella nazionale di Pontoni l’anima più libera del gravel
Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Mattia De Marchi, azione di gara
Mattia De Marchi porta nella nazionale di Pontoni l’anima più libera del gravel
L’obiettivo di un cittì di solito è crearsi un gruppo con cui lavorare, mentre la sensazione è che la tua rosa cambi spesso.

I ragazzi e le ragazze si mettono a disposizione e, anche se sono nuovi o nuove, si integrano subito. Un compito importante del cittì è farli sentire partecipi del gruppo, che ci siano stati per venti volte o che sia la prima. Ho sempre detto che il nostro oro è il gruppo di lavoro, meccanici, massaggiatori e quelli che fanno il lavoro sporco. Gli atleti vanno e vengono, ma il gruppo di lavoro deve essere uno zoccolo duro di cui hai fiducia e cui delegare perché devi poterti fidare a occhi chiusi. E io dei miei ragazzi mi fido al 100 per cento.

Forse la vera squadra è proprio quella?

Esattamente così. Quando mi hanno fatto la proposta per diventare commissario tecnico, ho subito chiamato un responsabile dello staff e ho detto che se ci fosse stato lui, allora ci sarei stato anche io. Quindi ho voluto un vice come Billo (Luigi Bielli, ndr), che arrivava già da un’esperienza lunga 16 anni. Poi abbiamo il resto, dal team manager, al presidente, dal segretario ai nostri consiglieri che ci mettono nel migliore condizioni per fare questo lavoro.

Rinasce il Velodromo a Roma? Progetto definito, ora al lavoro

22.09.2025
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E se la pista italiana ripartisse da Roma? E’ vero, il movimento ha a Montichiari una sede fondamentale, in piena attività e dove continuano a nascere i grandi successi del movimento italico, ma è pur sempre un impianto che non può essere utilizzato per competizioni. Quello di Spresiano è in perenne via di completamento e appare difficile districarsi nelle sue pastoie burocratiche per capire quando potrà essere pronto. A Roma il Velodromo è stato uno dei principali teatri delle leggendarie Olimpiadi del 1960, poi è andato progressivamente in rovina, utilizzato più come uffici (per anni è stato la sede della Primavera Ciclistica, organizzatrice del GP Liberazione) fino ad essere abbattuto nel 2008. Ma ora potrebbe rinascere come l’araba fenice…

Il vecchio velodromo olimpico, andato in rovina dopo i Giochi del 1960 e abbattuto nel 2008
Il vecchio velodromo olimpico, andato in rovina dopo i Giochi del 1960 e abbattuto nel 2008

Un’idea nata dagli appassionati

L’idea gira nell’ambiente da un po’ di tempo ed è frutto dell’iniziativa privata, portata avanti dal Comitato E.O.S. (EurOmniSport) di Marco Muro Pes che ha redatto un vero e proprio progetto, relativo a un impianto coperto utile sia per il ciclismo che per l’atletica (altra disciplina che da anni lamenta la mancanza di una struttura per l’attività indoor che risponda alle esigenze internazionali), ma che potrebbe benissimo essere utilizzato per una vasta gamma di iniziative, sportive e non solo.

Muro Pes tiene innanzitutto a sottolineare la primogenitura del progetto in questione: «Io ho approntato un’iniziativa che possa risolvere un doppio atavico problema, accogliendo le istanze sia ciclistiche che atletiche: due sport che amo molto. Quando il Velodromo è stato abbattuto, subito nell’ambiente si è sentita la sua mancanza, la voglia di costruirne uno nuovo, più moderno, che rispondesse alle esigenze del tempo. Forse l’atletica più del ciclismo ha fatto sentire la sua voce, ma in Europa impianti con la doppia funzione abbondano, perché non farne uno anche qui? Un impianto del genere non esiste in Italia e l’Italia non può per questo allestire eventi internazionali né per l’atletica né per il ciclismo. Nel primo caso ci sono Ancona e Padova che non hanno la capienza utile, nel secondo c’è Montichiari che ugualmente non può ospitare eventi non avendo spazio per il pubblico».

Marco Muro Pes, presidente del Comitato E.O.S. realizzatore del progetto
Marco Muro Pes, presidente del Comitato E.O.S. realizzatore del progetto

Ciclismo e atletica convivono

L’impianto sarebbe quindi pienamente a norma: «Certamente, è pensato perché risponda alle esigenze internazionali ma non solo. Correre su una pista da 250 metri che ha le curve paraboliche che sono più strette, che ha tutta un’altra struttura è fondamentale per crescere per tanti ragazzi. Noi abbiamo pensato a un impianto da 250 metri con curve paraboliche inclinate a 45 gradi. Per certi versi, lo dico da appassionato di atletica che segue anche il ciclismo, è incredibile come con una tale carenza di impianti abbiamo così tanti campioni».

Voi che zona avete identificato? «Rimarremmo all’Eur, esattamente dov’era posto il vecchio impianto che per posizione era ideale. Oltretutto non andremmo a toccare ulteriori spazi se non marginalmente. Il Velodromo demolito è una ferita aperta per ogni romano, dal punto di vista sia dello sport che del quartiere stesso. La memoria olimpica c’è, l’area è storicamente destinata a quello, abbiamo riscontrato anche un cambio di sensibilità da parte della nuova dirigenza politica e sportiva verso l’idea, mentre prima c’era molta più renitenza.

«Il problema è che quell’area nel tempo ha cambiato destinazione, diventando residenziale, commerciale, per uffici. Insomma di sportivo non c’era più nulla. Quindi noi ci siamo attivati per innanzitutto modificare la destinazione, farla ritornare per uso pubblico e uso sportivo proponendo un impianto di livello internazionale».

Una pista “dentro” la pista

Come si fanno convivere una pista di atletica e una di ciclismo che hanno sviluppi diversi, 200 metri per la prima e 250 per le due ruote? «Quella di ciclismo è sostanzialmente fissa, anche se su una parte di rettilineo può essere allestita una tribuna aggiuntiva. La pista dell’atletica sta dentro il parterre di quella del ciclismo, con le curve che per l’atletica sono ugualmente sopraelevate, ma meno che nel ciclismo. Queste curve paraboliche sono realizzate con degli impianti oleodinamici che consentono di abbassarsi. Quindi quando non si fanno gare di atletica e si fa ciclismo o si fa qualsiasi altro sport, si possono abbassare le curve e il parterre è totalmente piano, per questo possono essere realizzate delle tribune aggiuntive. Ciò ci consente di avere un impianto molto flessibile, che consente l’adattamento sia per le discipline sportive che si possono realizzare, sia per quanto riguarda la capienza di pubblico».

Avete già idea dei costi? «Diciamo che il progetto tende a ottimizzarli. Noi abbiamo preso il Palalottomatica come esempio, ha costi di gestione enormi per cui o viene riempito o va subito in perdita e questo ha pesato tanto sul suo utilizzo, ad esempio per il basket. Il Pala Tiziano è piccolo, manca qualcosa in mezzo che sia più flessibile. Inoltre entrambi hanno un difetto nella conformazione del parterre, a pianta rotonda per il Palazzo dello Sport, leggermente rettangolare per il Pala Tiziano. Quello dell’eventuale Velodromo e della pista atletica, essendo un anello allungato consente di fare tutti gli sport».

Un impianto da utilizzare anche per allenamenti? «Certo, noi vogliamo che abbia un uso quotidiano, stabilito su turni per accontentare sia chi corre che chi pedala. La flessibilità per l’organizzazione può passare dai 5 mila posti ai 12 mila per un evento internazionale».

L’impianto di Apeldoorn, sede degli ultimi europei, ospita anche la pista da atletica
L’impianto di Apeldoorn, sede degli ultimi europei, ospita anche la pista da atletica

Un cammino che è solo agli inizi

Quale iter bisogna seguire adesso? «Il primo passo è convincere la proprietà dell’area che è EUR SPA a orientarsi su una proposta del genere. I contatti finora lasciano spazio all’ottimismo. E’ una proprietà privata, ma a totale capitale pubblico al 10 per cento di Roma capitale, al 90 del MEF. E’ da fare anche un ragionamento economico sugli introiti che potrebbe avere un impianto del genere. Bisogna trovare le convergenze giuste dal punto di vista della proprietà e dell’amministrazione capitolina, perché bisogna fare una variante al piano regolatore per farlo ritornare all’uso sportivo.

«E serve l’interessamento del Governo e del Parlamento – prosegue Muro Pes – perché un impianto del genere difficilmente potrebbe essere gestito solo da un ente pubblico o privato che sia. Ma serve il riconoscimento dell’interesse nazionale e da parte comunale della pubblica utilità. E’ un cammino articolato, che dovrà passare anche per la Finanziaria. Per ora stiamo solo esponendo un’idea, chiaramente stiamo lavorando con tutte le figure istituzionali, politiche, sportive, imprenditoriali che possono essere interessate per capire se c’è interesse e mi sembra di capire che dal punto di vista politico comunque ci sia abbastanza convergenza tra le varie parti».

Eva Lechner e Milena Cavani si sono conosciute tanti anni fa durante un mondiale. Saranno le diesse dell'Ale Colnago Team

Con l’Ale Colnago Team inizia la nuova vita della diesse Lechner

22.09.2025
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FORMIGINE – La sua esperienza non andrà sprecata, la sua esperienza sarà al servizio degli atleti che dirigerà nella imminente stagione di ciclocross. Eva Lechner resta nel suo habitat naturale come diesse dell’Ale Colnago Team, formazione modenese con ambizioni di ritagliarsi spazio e risultati in ambito nazionale ed internazionale.

Tra le poltroncine dell’Auditorium Spira Mirabilis di Formigine ci siamo presi un momento per sentire le parole della 40enne altoatesina e capire come si appresta a ricoprire il ruolo di tecnico. Lechner appare pronta ed entusiasta di vivere il ciclocross da un altro punto di vista.

Juniores, U23 e elite. Il roster dell’Ale Colnago Team dove spicca il tricolore di Gioele Bertolini (foto ufficio stampa)
Eva inizia ufficialmente la tua nuova esperienza. Prime impressioni?

Si è aperta questa opportunità visto che nelle ultime due stagioni avevo corso con questa squadra. Mi hanno chiesto se fossi disponibile a dare una mano una volta scesa di bici. Mi ero trovata bene e così ho accettato subito la proposta, mettendomi subito al lavoro. Abbiamo cercato anche nuovi sponsor tecnici e sono contenta di aver portato di nuovo Colnago in squadra con me.

Com’è andato questo contatto?

Sono stata io il gancio (sorride, ndr) visto che avevo mantenuto buoni rapporti. Ho corso con questo marchio per dodici anni e ho bei ricordi perché le mie corse migliori le ho vinte su bici Colnago. Credo che sia un bel ritorno perché adesso Colnago è associata a Pogacar e penso che per noi sia un bell’innesto, anche stimolante.

Che tipo di squadra avete?

Siamo riusciti ad allestire atleti di tutte le categorie internazionali. In totale abbiamo dieci ragazzi, tra cui spicca il campione italiano Gioele Bertolini. Pensiamo di avere una bella squadra, per la quale c’è stato tanto lavoro dietro e siamo molto contenti dei nostri atleti. Poi abbiamo anche esordienti e allievi.

Il tuo ruolo come si svolgerà?

Mi dividerò i compiti con Milena Cavani, con cui ho un’amicizia di vecchia data nata ad un mondiale. Il suo ultimo anno da atleta è coinciso col mio primo anno. Lei seguirà principalmente le categorie giovanili. Io dovrei fare soprattutto la parte delle gare all’estero, mentre quelle in Italia le faremo assieme.

Che tipo di diesse sarai?

Non saprei, sicuramente non mi sento spaventata. Sono cambiate un po’ di cose negli ultimi mesi e non vedo l’ora di buttarmi in questo mio nuovo ruolo, che sono curiosa di conoscere meglio. Non mi ispiro a nessuno in particolare per il momento, però so già che mi piace aiutare i ragazzi, sperando di trasmettergli la mia esperienza. Infatti mi sono fatta dare una bici anch’io per fare le prove percorso assieme ai ragazzi e dare qualche consiglio, perché è quello che serve sul campo-gara.

Ti sei posta qualche obiettivo in generale?

Nessuno in particolare. Dobbiamo cercare di strutturare tutto bene. Credo che abbiamo alzato il livello rispetto agli ultimi anni, ma tante cose le dobbiamo scoprire. Seguire i giovani sarà uno dei compiti principali, visto che i nostri atleti più grandi ed esperti sono ovviamente più autonomi. Assieme a Milena ed il resto dello staff cercheremo di dare il massimo supporto a tutti, in special modo parlando con loro.

Eva Lechner e Milena Cavani si sono conosciute tanti anni fa durante un mondiale. Saranno le diesse dell'Ale Colnago Team
Eva Lechner e Milena Cavani si sono conosciute tanti anni fa durante un mondiale. Saranno le diesse dell’Ale Colnago Team
Eva Lechner e Milena Cavani si sono conosciute tanti anni fa durante un mondiale. Saranno le diesse dell'Ale Colnago Team
Eva Lechner e Milena Cavani si sono conosciute tanti anni fa durante un mondiale. Saranno le diesse dell’Ale Colnago Team
Qualche obiettivo con gli atleti invece?

L’intento di tutte le squadre è sempre quello di portare più ragazzi possibili in nazionale. Non solo per Elisa Bianchi come ha detto a voi qualche settimana fa, ma anche per tutti gli altri. Dipende tuttavia da come andranno i nostri ragazzi e gli avversari durante la stagione. Posso solo dire che il nostro lavoro sarà quello di portarli a fare il massimo e raccogliere i migliori risultati possibili. Lavorare sulla loro crescita è già un bell’obiettivo, poi vedremo come faremo.

Eva Lechner si sente più carica per la prima gara da diesse che farà o per la prima che fece da atleta?

E’ trascorso un po’ di tempo (sorride, ndr), ma si sa che prima o poi un’atleta deve smettere di correre. Quindi nascono obiettivi e punti di vista diversi. Adesso mi sto godendo molto di più la vita, nel senso che quando vedo quanta fatica fanno gli atleti sono contenta di non doverlo più fare anch’io. Ora devo dare loro solo supporto e motivarli a dovere.

Team Villefranche Beaujolais 2025, Francia, foto di gruppo (@patrickberjotphotographies)

EDITORIALE / U23, juniores e devo team. Anche la Francia vacilla

22.09.2025
5 min
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Ci siamo spesso ripetuti, a torto o a ragione, che se in Italia ci fosse una squadra WorldTour, sarebbe possibile tutelare meglio il vivaio e i talenti che produce. Ma è davvero così? Siamo stati spesso attaccati da procuratori e da qualche tecnico federale per aver fatto notare che l’attività U23 italiana sia ai minimi termini. Ci è stato spesso risposto, anche con sufficienza, che non è vero e che i talenti ci sono e vengono fuori ugualmente. Ci sono, certo, ma a meno di poche eccezioni, vengono fuori in squadre continental non italiane. Non avere al via delle corse italiane gli elementi più forti incide in qualche modo sul livello del movimento?

I quattro azzurri convocati per i mondiali U23 di Kigali corrono tutti all’estero. Simone Gualdi alla Wanty NIPPO ReUz, Pietro Mattio alla Visma-Lease a Bike Development, Lorenzo Finn alla Red Bull-Bora, Alessandro Borgo nel devo team della Bahrain Victorius. E non è andata meglio al Tour de l’Avenir, dove il solo “italiano” è stato Turconi che però corre già da professionista alla VF Group-Bardiani.

Gli azzurri del Tour de l’Avenir corrono tutti in team stranieri, ad eccezione del pro’ Turconi (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Gli azzurri del Tour de l’Avenir corrono tutti in team stranieri, ad eccezione del pro’ Turconi (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)

Fra Palazzo e realtà

Ci rendiamo conto di essere spesso una goccia fastidiosa. Eravamo quasi rassegnati a dire che il progresso porta in questa direzione, finché ci siamo imbattuti in un paio di articoli de L’Equipe. Il più recente, dal titolo: “C’è uno spreco enorme”: la scomparsa delle squadre dilettantistiche fa temere una generazione sacrificata”. Il quotidiano francese ha messo il naso nelle cose di casa, con una lucidità e un senso di responsabilità che nessun quotidiano italiano ha mai ancora mostrato.

«Da diversi anni ormai – scriveva già il 26 novembre Eloi Thouault – il ciclismo dilettantistico, pilastro della crescita dei talenti francesi, sta attraversando una profonda crisi. Chiusure di squadre, calo del numero di gare giovanili, mancanza di volontari. La lista è lunga per molti dirigenti che faticano a vedere la luce in fondo al tunnel. Mentre la Federazione Ciclistica Francese è soddisfatta di un “aumento dell’11% delle licenze” per il ciclismo su strada dopo i Giochi, molti dirigenti non sono ottimisti. I club faticano a mantenere le loro attività. Organizzare una gara sta diventando un lusso che pochi possono permettersi».

Liegi-Bastogne-Liegi U23, 2022, Lenny Martinez, Romain Gregoire, Enzo Paleni (foto Alexis Dancerelle)
La Groupama-FDJ è stato il primo team WorldTour francese a dotarsi di un devo team U23 (foto Alexis Dancerelle)
Liegi-Bastogne-Liegi U23, 2022, Lenny Martinez, Romain Gregoire, Enzo Paleni (foto Alexis Dancerelle)
La Groupama-FDJ è stato il primo team WorldTour francese a dotarsi di un devo team U23 (foto Alexis Dancerelle)

Talenti davvero a rischio?

La Francia ha quattro squadre WorldTour e una grande professional come la TotalEnergies. Non dovrebbe avere problemi nel tutelare il movimento di base, invece anche lì il sistema scricchiola. Paul Seixas, Lenny Martinez, Romain Grégoire, Brieuc Rolland e Paul Magnier sono i nomi da mostrare in vetrina, ma alle loro spalle la crisi galoppa.

«C’è uno spreco enorme – lamenta Anthony Barle, direttore generale del Vélo Club Villefranche Beaujolais che ha lanciato Seixas (immagine di apertura Patrick Berjot) – non vi dirò nemmeno la generazione che sacrificheremo. I corridori avranno carriere di uno o due anni e poi rinunceranno al ciclismo. E’ una cosa seria».

Victor Jean vince il GP De Vougy, CC Etupes, aprile 2025
Victor Jean ha 21 anni e corre al CC Etupes. Nonostante 4 vittorie passerà nella continental ST Michel-Auber 93 (immagine Instagram)
Victor Jean vince il GP De Vougy, CC Etupes, aprile 2025
Victor Jean ha 21 anni e corre al CC Etupes. Nonostante 4 vittorie passerà nella continental ST Michel-Auber 93 (immagine Instagram)

Undici team in tre anni

La piramide si sta sgretolando dall’alto. Alcune squadre storiche negli U23 stanno chiudendo una dietro l’altra. La storica sezione CC Etupes, fondata 32 anni fa, da cui sono usciti Thibaut Pinot, Warren Barguil e Adam Yates, ha appena annunciato la chiusura del team U23.

«In due anni – scrive questa volta Audrey Quétard, in un articolo pubblicato il 9 settembre – il numero di queste squadre è diminuito di un terzo: 28 nel 2023, 19 all’inizio del 2025, di cui tre che non riprenderanno nel 2026».

«E’ il portafoglio che ha deciso – riassume Sylvain Chalot, presidente del CC Etupesle competizioni di alto livello stanno diventando sempre più costose, nonostante la congiuntura economica sfavorevole. Le cose sono cambiate molto. Se non vogliamo fallire, dobbiamo prendere decisioni, anche se non ci piacciono».

Il budget per una squadra U23 di prima fascia che voglia fare attività non può scendere sotto i 350.000 euro, ma affinché il progetto sia sostenibile, è più probabile che costi circa 500.000 euro.

Seixas ha vinto il Tour de l’Avenir. La Decathlon ha pagato per lui 6.000 euro (foto Tour de l’Avenir)
Seixas ha vinto il Tour de l’Avenir. La Decathlon ha pagato per lui 6.000 euro (foto Tour de l’Avenir)

Il ruolo dei devo team

Le squadre WorldTour ci sono, ma non pagano grandi indennizzi quando portano via un corridore. Per Seixas, sono stati versati appena 6.000 euro per i tre anni in cui è rimasto nella sua squadra di origine. In Francia non c’è il sistema dei punti, ma un’indennità stabilita nel 2024 e legata al lavoro fatto sull’atleta. Un club riceve 1.000 euro all’anno dal 15° compleanno fino al passaggio al professionismo in una squadra Continental, mentre sono 2.000 euro all’anno se passa in una squadra WorldTour.

«A volte – spiega ancora Barle – ci prendono i corridori senza nemmeno chiamarci, niente. E poi però trovano facilmente 2 milioni di euro per organizzare una squadra continental».

E a ben vedere, il succo sta proprio nella difficile convivenza fra le squadre giovanili e i devo team, che hanno svuotato anche il movimento italiano senza che esista ancora un’esatta contabilità dei corridori partiti e poi diventati dei professionisti. Il confine fra dilettantismo e professionismo è stato cancellato, si pesca fra gli juniores e così dal 2026 il CC Etupes punterà soltanto sui più giovani.

«Le squadre U23 – prosegue invece Barle – permettono ai corridori di diventare più esperti, di imparare a correre e a vivere in gruppo. Altrimenti, c’è un divario enorme tra juniores e professionisti. I ragazzi non hanno quasi mai corso in un gruppo d’élite. Non c’è da stupirsi che ci siano così tanti incidenti».

Ci è stato sempre detto che si tratti di una particolarità tutta italiana, ma così non è. Vogliamo scommettere che ci sarebbe davvero il margine per fare un po’ d’ordine sedendosi allo stesso tavolo con i francesi e gli altri Paesi che navigano nelle stesse acque?

Pavel Novak, Giro Next GEn 2025, Prato Nevoso, vittoria, MBH Bank-BAllan-Csb

Valoti saluta il suo “figlioccio” Novak che dal 2026 va alla Movistar

22.09.2025
5 min
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Dal 2026 Pavel Novak sarà un nuovo corridore del Team Movistar, dopo tre anni alla corte della MBH Bank-Ballan-Csb è arrivato l’addio del ragazzo arrivato dalla Repubblica Ceca per diventare grande. I riflettori intorno a Novak si erano già accesi in passato, ma la vittoria di Prato Nevoso al Giro Next Gen e il terzo posto finale alle spalle di due atleti dei devo team hanno fatto capire di avere davanti un corridore maturo (in apertura foto LaPresse). 

La squadra di Antonio Bevilacqua dalla prossima stagione sarà professional, e sulle qualità di Novak contava per affermarsi nelle corse internazionali under 23. Allo stesso tempo il ceco si sarebbe messo alla prova in gare più importanti, pronto a migliorare ulteriormente. 

Pavel Novak, Giro Next GEn 2025, Prato Nevoso, vittoria, MBH Bank-BAllan-Csb
Novak quest’anno si è confermato tra gli under 23 vincendo la tappa di Prato Nevoso e conquistando il terzo posto finale al Giro Next Gen (foto LaPresse)
Pavel Novak, Giro Next GEn 2025, Prato Nevoso, vittoria, MBH Bank-BAllan-Csb
Novak quest’anno si è confermato tra gli under 23 vincendo la tappa di Prato Nevoso e conquistando il terzo posto finale al Giro Next Gen (foto LaPresse)

A malincuore

L’addio di Pavel Novak è come quello di un figlio, non perché ci siano preferenze all’interno del team. Ma lo scalatore taciturno si era trasferito definitivamente nell’appartamento del team ad Almé, esattamente al piano sopra rispetto a quello in cui vive Gianluca Valoti. Nel tempo Novak è diventato come un figlio per il diesse bergamasco. 

«Purtroppo saremo costretti a salutare Pavel (Novak, ndr) – continua Valoti – è stata una decisione sofferta per tutti. Lui stesso ci ha pensato per un po’ di giorni, ma quando arriva una squadra WorldTour l’offerta è troppo allettante, come fai a rifiutare?».

Novak in questi tre anni con la MBH Bank-Ballan è cresciuto e maturato molto, ora è pronto per il WT(foto NB Srl)
Novak in questi tre anni con la MBH Bank-Ballan è cresciuto e maturato molto, ora è pronto per il WT(foto NB Srl)
Quando è arrivata l’offerta della Movistar?

Un mese fa più o meno, lo hanno chiamato per dirgli che erano interessati al suo profilo, poi sono passati un po’ di settimane. E’ normale, la squadra era alla Vuelta e alla fine è arrivata la proposta. Ci abbiamo pensato tutti insieme perché Novak si fida di noi e ci ha coinvolto. Purtroppo alla fine lo abbiamo lasciato andare, non c’era modo di tenerlo con noi. 

Quanto dispiace?

Ho detto “purtroppo” perché a noi è dispiaciuto tanto sia umanamente che ciclisticamente. Dal punto di vista sportivo avere un corridore come Novak ci avrebbe permesso di affrontare il salto a professional in un certo modo

Pavel Novak aveva dato segnali importanti già nel 2024, qui alla vittoria del Trofeo Piva (fotobolgan)
Pavel Novak aveva dato segnali importanti già nel 2024, qui alla vittoria del Trofeo Piva (fotobolgan))
Ne avevamo parlato quel giorno a Prato Nevoso, Novak sarebbe dovuto diventare il vostro punto di riferimento. 

Vero, ma come fai a dirgli di no quando arriva una squadra WorldTour? E’ giusto che faccia la sua strada e inizi a diventare grande. Un team come la Movistar fa gola a tutti. Diventare professionista è il sogno di ogni ragazzo, lo avremmo fatto insieme il prossimo anno ma quando si presenta un’offerta del genere… E comunque per noi vedere un nostro ragazzo che va nel WorldTour è motivo di orgoglio, vuol dire che abbiamo lavorato bene insieme. Se vogliamo il merito è un pochettino anche nostro…

Sembra che anche Novak fosse poco convinto di lasciarvi…

Mi ha chiesto subito cosa ne pensassi con quel suo tono di voce lento e sempre calmo. Penso che anche per lui lasciare un ambiente familiare come il nostro sia difficile. Sai, alla fine sono anni che vive al primo piano della nostra palazzina ad Almé. Per noi è come un figlio, sempre un po’ coccolato. Probabilmente ha paura che possa fare fatica a trovare la stessa cosa alla Movistar, ma credo che lì troverà il giusto ambiente. 

Pavel Novak, Jayco AlUla, stage, Giro della Toscana 2024
Novak nel 2024 ha corso come stagista con la Jayco AlUla, qui al Giro della Toscana
Pavel Novak, Jayco AlUla, stage, Giro della Toscana 2024
Novak nel 2024 ha corso come stagista con la Jayco AlUla, qui al Giro della Toscana
In passato erano già arrivate squadre WorldTour a chiederlo?

Era arrivata Cofidis, poi aveva fatto degli stage con Ineos, Jayco-AlUla e Q36.5. Ma alla fine non si era fatto nulla.

Secondo te perché quest’anno si è convinto?

Movistar è stata convincente e anche Novak stesso si è deciso che fosse arrivato l’anno giusto. 

Può essere la squadra giusta per lui?

Sicuramente sì, Movistar è una squadra WorldTour ma con una dirigenza e delle figure di riferimento italiane. C’è Formolo che può essere un ottimo punto di riferimento per Novak.

Pavel Novak, MBH Bank-Ballan-Csb, GP Industria e Artigianato
Avere un corridore come Novak in squadra avrebbe reso più facile il passaggio a team professional
Pavel Novak, MBH Bank-Ballan-Csb, GP Industria e Artigianato
Avere un corridore come Novak in squadra avrebbe reso più facile il passaggio a team professional
Si trasferirà in Spagna?

Vedremo. Perché il fratellino piccolo (Filip, ndr) lo raggiungerà nel team continental, dal prossimo anno Movistar avrà una squadra di sviluppo. La cosa da capire è se sarà devo team o una squadra satellite. Entrambi, sia Pavel che Filip, sono abituati a passare l’inverno a Calpe, quindi potrebbero trasferirsi definitivamente in Spagna. 

Voi come ripartirete senza Novak?

Ripartiremo, stiamo cercando un corridore che possa sostituirlo, quindi un under 23. E’ difficile perché i migliori sono già nei devo team o nel WorldTour. Poi comunque in casa abbiamo nomi interessanti: Chesini, che ha vinto in Romania, Bracalente, Cipollini. 

Come sarà non avere più Novak al piano di sopra?

Non ci sarà più nessuno che rompe le scatole (ride, ndr). Non è vero, Pavel è tranquillissimo, non lo sentivi mai. Anzi, ogni tanto andavo a controllare che fosse ancora lì.

Campionati del mondo Kigali 2025, Tadej POgacar, cronometro individuale

E’ giusto dire che Tadej ha deluso? Forse sì, forse no…

22.09.2025
4 min
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L’attesa del duello tra Remco Evenepoel e Tadej Pogacar è stata per almeno tre anni il ritornello di ogni primavera, quando li si attendeva all’esame della Liegi. Poi per un motivo o per l’altro, solitamente per incidenti che hanno coinvolto uno dei due, il duello non c’è mai stato. Si è rinnovato al Tour 2024, sul terreno di Pogacar: il confronto non ha avuto storia, anche se il terzo posto di Remco faceva ben sperare. Nell’ultima Boucle invece, il belga è naufragato. Ed è per questo che la rivincita di ieri nella crono di Kigali, sul terreno di Evenepoel, ha il sapore di un’annunciazione. Se tutto andrà come deve, quel duello si vedrà domenica nella prova su strada. Non ci saranno soltanto loro, ma ne saranno i fari.

Il terzo posto di Van Wylder è forse il risultato che minimizza la prestazione di Tadej Pogacar?
Il terzo posto di Van Wylder è forse il risultato che minimizza la prestazione di Tadej Pogacar?

La spiegazione di Pogacar

Il sorpasso di Kigali ha davvero aperto una crepa nell’inscalfibilità di Tadej? In realtà il quarto posto di ieri, ad appena un secondo dal podio, è il miglior risultato di Pogacar in una cronometro iridata. Fu decimo nel 2021 (vincitore Ganna), sesto nel 2022 (vincitore Foss), ventunesimo nel 2023 (vincitore Evenepoel). Perché immaginare o prevedere che a Kigali avrebbe potuto vincere?

La crono secca ha ben poco in comune con quella di un Grande Giro. E al di là della specificità del gesto, per lo sloveno ci sono tutte le attenuanti possibili. Dal fuso orario del Canada ancora da recuperare alla più classica giornata storta, passando per qualche problema di salute durante la preparazione. La crepa tuttavia c’è e sta nel fatto che anche Van Wylder sia riuscito a fare meglio di Tadej, che oggettivamente è andato meno di quanto ci si aspettasse. Forse non basta chiamarsi Pogacar, serve anche che tutto fili alla perfezione.

«Ho dato il massimo – ha detto lo sloveno – ovviamente sono deluso che Remco mi abbia superato. Non è stata la mia migliore prestazione, ma prima del Canada non sono riuscito a terminare il mio blocco di allenamento sulla bici da cronometro. Sono stato malato, ma se volevo essere al 100 per cento per il mondiale, dovevo fare quelle corse, anche se avrebbe significato non dare il massimo nella cronometro. E’ incredibile quanto Remco sia forte in questa disciplina. Si è preparato al 100 per cento e sarà pronto anche per domenica prossima. Ho visto che ero a un secondo dal podio, se l’avessi saputo, nell’ultimo chilometro avrei potuto avere un po’ più di motivazione. Oggi ho dei rimpianti, ma domani è un altro giorno».

Le strade di Kigali sono piene di tifosi e curiosi: l’accoglienza è molto calorosa
Le strade di Kigali sono piene di tifosi e curiosi: l’accoglienza è molto calorosa

L’obiettivo del poker

Evenepoel contro Pogacar a cronometro sarebbe un confronto impari. Il belga ha conquistato il terzo iride consecutivo come Tony Martin e Michael Rogers e potrebbe puntare al poker consecutivo. Un risultato sfuggito anche a Cancellara, che ha vinto quattro mondiali ma non filati e anche un oro olimpico, come Evenepoel.

«Nella prima parte – ha spiegato Evenepoel – sentivo già le gambe lavorare molto bene. Ho mantenuto la velocità senza spingermi al limite. Sulla prima salita, la più dura della giornata, ho spinto davvero forte. Quando ho visto che avevo già un grande distacco, ho cercato di mantenere il ritmo. Il pavé sull’ultima salita a un certo punto l’ho odiato. E’ stato difficile tenere il passo, ma ci sono riuscito e ho vinto. In una giornata come questa, non importa chi superi. Quando ho raggiunto il pavé e ho visto che mi stavo avvicinando a Pogacar, sapevo che dovevo spingere. Ma non volevo esagerare, perché sapevo che gli ultimi 400 metri sarebbero stati duri. Ho avuto una giornata davvero buona e spero di riuscire a mantenere questa forma fino alla gara su strada della prossima settimana. L’anno prossimo però voglio diventare il primo corridore con quattro titoli consecutivi, ma per ora mi godo questo».

Evenepoel ora fa rotta sulla prova su strada, con una fiducia notevole
Campionati del mondo Kigali 2025, Remco Evenepoel, allenamenti su strada
Evenepoel ora fa rotta sulla prova su strada, con una fiducia notevole

Il record di Merckx

Il sorpasso di Kigali rimane una notizia e mette ancora di più l’accento sull’eccezionale prestazione di Evenepoel. L’unico corridore in attività con più vittorie a cronometro di Remco è Ganna, che ne ha collezionate 29. Kung, come il belga, ne ha 22. Roglic è fermo a quota 19. Il francese Jacques Anquetil ha 63 vittorie a cronometro, mentre Fabian Cancellara ne ha centrate 58. Il record assoluto di vittorie contro il tempo appartiene a Eddy Merckx, che ne ha vinte ben 69. Remco ha ancora 25 anni, ma forse certe vette non le raggiungerà mai più nessuno.

«Per superare mio padre – ha dichiarato di recente Axel Merckx, nel tentativo di fare finalmente giustizia – bisogna combinare Pogacar, Van der Poel, Evenepoel e Cavendish. Mathieu come specialista delle classiche di primavera. Tadej come corridore completo. Mark come velocista. E Remco come cronoman. Quattro campioni incredibili, ciascuno superiore nel proprio dominio, ma bisognerebbe unirli tutti per superare mio padre».

Guerriera Magnaldi: ferita, cocciuta e regina d’Europa

21.09.2025
7 min
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AVEZZANO – Quando ha tagliato il traguardo, Erica Magnaldi ha cacciato un urlo così prolungato e selvaggio da scuotere anche noi che le correvamo dietro per immortalare la prima gioia dopo la vittoria del campionato europeo gravel. La piemontese del UAE Team Adq sarebbe potuta partire domani con le ragazze del mondiale su strada per supportare Elisa Longo Borghini, ma la chiamata non è arrivata. Così si è riboccata le maniche accettando la convocazione del cittì Pontoni, con lo sguardo semmai agli altri europei – quelli della strada – che si correranno in Francia il 4 ottobre.

«Sinceramente non mi aspettavo di vincere – dice quando i pensieri hanno preso il sopravvento sulle emozioni – ma non nascondo che dopo aver vinto la Monsterrato Gravel e guardando l’altimetria di questo percorso, ho pensato che potesse essere adatto a me. Poi sono arrivata qua e l’ho provato. E la fiducia è stata offuscata dalla preoccupazione, perché la salita in realtà non era molto dura e la discesa invece era molto, molto tecnica. Io ho appena iniziato col gravel, quindi mi rendo conto di non avere ancora l’abilità tecnica di altre ragazze. Non mi restava che andare forte in salita e gestire il margine che avessi preso…».

Prima del via, Pontoni (di spalle) ha ripassato punti tecnici e motivato fortemente gli azzurri
Prima del via, Pontoni (di spalle) ha ripassato punti tecnici e motivato fortemente gli azzurri

L’ordine di Pontoni

Avezzano ha accolto il gruppo degli europei gravel con un bel freschino e il percorso selettivo che li ha tenuti tutti in apprensione. Alle nove del mattino c’erano 12 gradi, ma la pacchia è durata poco. Il tempo che il sole si alzasse e si è arrivati a sfiorare i 30 gradi, con il sale ben evidente sui pantaloncini più scuri e improvvise crisi di crampi per tanti dei corridori arrivati. Nel box dell’Italia e prima di lasciarli andare al via, Daniele Pontoni ha fatto un breve ripasso dei punti di assistenza. Dove avrebbero trovato le ruote, le scarpe di scorta e persino il casco. E poi l’ordine delle borracce: prima l’acqua e poi le malto dal secondo massaggiatore. La sua ultima disposizione è stata perentoria: «Non si molla mai!».

Nel giorno in cui a Kigali si sono aperti i mondiali con le prime crono e la vittoria schiacciante di Evenepoel, la vittoria di Erica Magnaldi ha portato un soffio di aria positiva in Federazione. Domani il presidente Dagnoni e il segretario generale Tolu voleranno in Rwanda, in un incrocio pazzesco di sovrapposizioni del calendario che non concedono scampo e non si fermano certo qui. Nei giorni degli europei su strada, il Giro dell’Emilia dirotterà su Bologna corridori forti come Ciccone. E nel giorno del mondiale gravel, il Giro di Lombardia ne distrarrà certamente degli altri.

La volata della vita

Magnaldi ha tagliato il traguardo con la gamba destra ferita, perché è caduta e nonostante tutto è riuscita a tenere il passo della Kloser. La tedesca però si è avvantaggiata e sarebbe stata probabilmente imprendibile se una foratura (la vera piaga di questi europei) non l’avesse fermata.

«La gara stava andando molto bene – racconta Magnaldi – ero rimasta insieme a Kloser e Wright ed ero rassegnata a fare terza, perché erano palesemente più veloci di me in discesa. Allora nel secondo giro (le donne elite ne facevano 3 per un totale di 88,8 chilometri, ndr) ho provato a staccarle in salita: Wright ha ceduto, con Kloser non sono riuscita. Per rilanciare, ha fatto la discesa molto forte. Io ho provato a tenerla e probabilmente sono andata oltre il mio limite e sono caduta, tanto da essere ripresa anche da Wright. L’ho staccata ancora nel giro successivo pensando che non avrei mai raggiunto quella davanti.

«Invece a 500 metri dall’attivo – sorride – mi hanno detto che la prima aveva bucato. Nel frattempo Wright mi aveva ripreso in discesa e allora ho tirato a tutta fino ai 200 metri, poi ho lanciato lo sprint. Da almeno due chilometri avevo i crampi, ma quando ho visto l’arrivo mi è passato tutto e ho fatto la migliore volata di sempre. Ancora non ci credo. Sono davvero contenta, perché non me l’aspettavo. E questo insegna che non bisogna mai mollare, fino a quando si taglia il traguardo. Come ci ha detto Pontoni prima di partire».

Gaffuri saluta il gravel

Anche Gaffuri si è trovato in un folle rimescolamento di posizioni. In tutti gli ultimi 20 chilometri, il corridore dello Swatt Club in maglia azzurra, che ha appena firmato per il 2025 con il Team Polti-Visit Malta, ha viaggiato con il francese Drechou all’inseguimento del fuggitivo (poi vittorioso) Mads Wurtz Schmidt. Sembrava ci fosse solo da scegliere il colore della medaglia, quando su di lui sono tornati Anton Stensby e il suo compagno di club Matteo Fontana. Il quinto posto ha il sapore della beffa. E anche nel suo caso è stata la discesa a fare la differenza.

«La salita non era abbastanza dura per fare la selezione – dice – e loro sono più forti in discesa. Nel primo giro sono caduto e ho dovuto fare tutto il secondo a inseguire. Credo che non sarebbe andata diversamente, ho dato il massimo che avevo oggi e per questo sono contento. Qualche rammarico ce l’ho, però il livello era molto alto. Per quest’anno il mio gravel finisce qui. Adesso farò la CRO Race con la Polti, poi Tre Valli e Gran Piemonte e finirò la stagione in Italia. Niente mondiale gravel quindi, perché in quei giorni sarò in Croazia».

Il bilancio del cittì

E ora che la vittoria di Erica Magnaldi e il quarto posto di Gaffuri fra gli uomini confermano il buon lavoro svolto, Pontoni traccia un primo bilancio. E’ solo l’inizio di un discorso che riprenderemo, perché i nuovi assetti del ciclismo su strada incidono anche sulle scelte del fuoristrada.

«Il bilancio è buono – dice Pontoni – e chiaramente quando vinci, è ancora meglio. Eravamo qui con due belle nazionali e anche con i maschi siamo stati in lotta per una medaglia sino alla fine. Siamo soddisfatti di quello che abbiamo fatto e di quello che potremo fare anche fra tre settimane ai mondiali. Il livello è altissimo e facciamo fatica a trovare atleti disponibili, perché le squadre lottano per i punti UCI. Però alla fine con un po’ di slalom e con un po’ di telefonate ai vecchi amici, si cerca di risolvere. Anche oggi, subito dopo la gara, ho chiamato il team manager di una WorldTour. Quindi adesso ci godiamo questo momento e da domani cominceremo a pensare anche al mondiale».