Il corso dedicato ai corridori neo professionisti dell’Accpi che si è tenuto a Milano il 29 novembre era volto a introdurre i ragazzi nelle dinamiche del ciclismo, vissuto anche come un lavoro. Tra i diversi atleti che hanno partecipato c’era Ludovico Crescioli, il toscano che dalla prossima stagione correrà con la Polti-Kometa (dall’1 gennaio la squadra prenderà il nome di Polti-VisitMalta).
«Siamo arrivati oggi in Spagna per il primo ritiro della stagione – racconta Crescioli – a Oliva, dove la squadra si raduna da qualche anno. Sono già stato a Malta qualche settimana fa con il team e ho avuto modo di conoscere qualcuno. Ora avrò modo di testare i vari materiali, vedere la bici e introdurmi pienamente in questo mondo».
Il corso Accpi 2024 si è tenuto il 29 novembre scorsoIl corso Accpi 2024 si è tenuto il 29 novembre scorso
Una giornata in classe
Negli anni la giornata dedicata ai neo professionisti ha visto un ribasso notevole dell’età media, tanti ragazzi arrivano direttamente dalla categoria juniores. E’ chiaro che in un ciclismo sempre più giovane il corso tenuto dall’Accpi diventi sempre più importante. Diventare professionisti non vuol dire correre gare di primo livello e avere materiale tecnico di alta gamma, ma è un vero e proprio lavoro, con diritti e doveri. Prima di entrare nel vortice è bene sapere cosa si trova al centro del ciclone.
«E’ stata una giornata intera iniziata – dice Crescioli – alle 9,00 e terminata alle 17,00. Un buon corso nel quale ci hanno spiegato il mondo del professionismo. A partire dai controlli antidoping, per passare poi ai contratti e al loro funzionamento. C’è stato anche un intervento di Elisabetta Borgia, psicologa dello sport che lavora con la Federazione».
E’ intervenuta anche Elisabetta Borgia la quale ha spiegato come affrontare le sfide derivanti da questo salto di categoriaE’ intervenuta anche Elisabetta Borgia la quale ha spiegato come affrontare le sfide derivanti da questo salto di categoria
Partiamo dall’antidoping?
Ci hanno spiegato in che modo si tiene la reperibilità attraverso l’applicazione che fornisce la WADA. Ad esempio c’è una fascia di un’ora, che bisogna garantire ogni giorno, nella quale devi essere sempre reperibile. In poche parole devi farti trovare a casa, o dove alloggi in quel momento. Ogni spostamento deve essere segnalato, perché la WADA deve sapere dove dormi e in che posto sei.
Si fa tramite cellulare?
Sì, il che rende tutto più semplice. Anche se questa è la parte più delicata del lavoro, perché non si può sbagliare di una virgola. L’applicazione ha un calendario che noi atleti dobbiamo completare di trimestre in trimestre. Ad esempio: ora i mesi che andranno da gennaio a fine marzo devono essere riempiti con i dati richiesti entro il 15 dicembre. Io so che dal 10 al 20 dicembre sono in ritiro a Oliva, quindi ho segnalato già la mia posizione per quel periodo. Chiaro che le cose possono cambiare, ma la WADA chiede comunque un preavviso.
Cristian Salvato presidente dell’Accpi ha spiegato diritti e doveri del corridore derivanti dai contratti firmatiCristian Salvato presidente dell’Accpi ha spiegato diritti e doveri del corridore derivanti dai contratti firmati
Come inizia questo controllo?
Ti arriva una mail che richiede di iscriversi. A me è arrivata a fine settembre, quindi era un mesetto che la utilizzavo. Però durante il corso mi sono tolto tutti i dubbi.
Poi è intervenuta Elisabetta Borgia, giusto?
Ha parlato con noi per una mezz’ora abbondante ed è stato un intervento molto utile. Ci ha dato delle dritte su come affrontare questo grande passo.
C’è stato anche spazio per parlare di sicurezza sulle stradeC’è stato anche spazio per parlare di sicurezza sulle strade
Tipo?
Ha detto di crearsi delle giuste aspettative, alla nostra portata, e di cercare una progressione graduale. Al corso c’erano tanti giovani, praticamente eravamo tutti under 23. Il mondo del ciclismo da questo punto di vista sta cambiando, e per fare in modo che ognuno trovi la propria dimensione serve avere il giusto approccio mentale. Il rischio è di cadere in loop negativi e di vivere questo sport come un peso. Poi però siamo passati anche alle cose pratiche.
Le fasi della corsa?
Marco Velo ci ha spiegato come ci si comporta in gara e ci ha insegnato come si riconosce la figura del giudice di corsa. E da chi è composta la giuria. Erroneamente pensiamo che tutti siano dei giudici, ma non è così. Insomma è diventato tutto più professionale, d’altronde ora questo è il nostro lavoro. Infine ha fatto un piccolo intervento anche Paolo Bettini.
Infine Paolo Bettini ha raccontato la sua esperienza personale, una bella lezione di vita Infine Paolo Bettini ha raccontato la sua esperienza personale, una bella lezione di vita
Cosa vi ha detto?
CI ha raccontato la sua esperienza da neo professionista, erano altri tempi ma l’andamento è simile. Poi ha parlato della sua carriera, di come è diventato un corridore e di quando è passato professionista. E’ stata una bella lezione di vita, spontanea.
MIRALBONS (Spagna) – Un punto imprecisato lungo la AP-7 che corre lungo il sud della Spagna. Una sosta per scrivere questo editoriale, sulla strada verso Calpe e dei primi ritiri di stagione. Come ha scritto Emiliano Neri nel nostro gruppo ristretto (del team è parte preziosa anche Luciano Crestani), con questo viaggio inizia il nuovo anno. Mancano 30 chilometri al traguardo, ma è meglio fermarsi per tempo e finire il lavoro con calma. Il titolo ci frulla da qualche chilometro per la testa: cosa va a fare Pidcock alla Q36.5?
Uscendo da Valencia, poco dopo l’aeroporto, un immenso cumulo di auto infangate ci ricorda quello che è accaduto da queste parti poco più di un mese fa. Nei media non se ne parla da tempo, come del terremoto del Centro Italia, ma questo non significa che le ferite siano sanate e dimenticate. Proprio no.
Dalla Sardegna arrivano i messaggi di Filippo Lorenzon, che ieri avrebbe dovuto raccontarci una gara di cross e si è trovato invece nel bel mezzo della bufera di vento che ha portato all’annullamento della gara. Oggi è al lavoro per bici.STYLE, l’ultimo nato, poi tornerà a casa. Qui si comincia invece nel pomeriggio con la Jayco-AlUla, in attesa dell’incontro con Pogacar programmato per domani.
Usciti dall’aeroporto di Valencia, cumuli di terra e una montagna di auto ricordano la DanaUsciti dall’aeroporto di Valencia, cumuli di terra e una montagna di auto ricordano la Dana
Il cross e Pidcock alla Q36.5
Ci sono due pensieri che si accavallano nella mente mentre si guida verso Calpe. Uno è il sincero dispiacere per il danno subito dall’amico Luca Massa, che per organizzare la Coppa del mondo di cross a Is Arutas ha messo in secondo piano ogni altro aspetto della sua vita e ora è lì a contare le perdite.
Un altro è il passaggio di Pidcock alla Q36.5Pro Cycling, che ci ha dato tanto da ragionare. Sono due aspetti slegati, distanti fra loro anni luce, per cui forse il solo link potrebbe essere il fatto che il britannico corre anche nel cross. Eppure, sotto questo sole accecante, con le curve che si infilano fra le montagne e il mare sulla sinistra, i puntini si uniscono e compongono un quadro.
Nino Schurter, un’Olimpiade e 10 mondiali, è da sempre un atleta Scott: Pidcock userà invece bici PinarelloNino Schurter, un’Olimpiade e 10 mondiali, è da sempre un atleta Scott: Pidcock userà invece bici Pinarello
Schurter non c’entra
La notizia che Pidcock sarebbe andato alla Q36.5 girava da mesi. Era convinzione comune che il ritiro di Nino Schurter dalla mountain bike avesse spinto Scott ad accaparrarsi l’astro nascente, l’unico in grado di tenere testa nel palmares al gigante svizzero. Con due Olimpiadi e tre mondiali, l’associazione veniva facile. Quando poi Schurter ci ha ripensato, la pista svizzera sembrava essersi raffreddata, fino all’annuncio di pochi giorni fa e quello odierno di Pinarello da cui si è capito che il motore dell’operazione non è Scott.
Si dice infatti che Pidcock sarebbe da tempo il pallino di Ivan Glasenberg, proprietario di Pinarello come pure azionista di Q36.5 e alla fine avrebbe garantito lui per il contratto milionario (si parla di 8 milioni all’anno) del campione. Tom era il corridore più pagato della Ineos, bravo lui e bravo il suo procuratore, per cui forse di là non avranno lottato troppo per trattenerlo. A questo punto però, l’uomo del bar che c’è in ciascuno di noi, è portato a chiedersi: cosa troverà Pidcock nella nuova squadra che non poteva avere alla Ineos Grenadiers?
Ivan Glasenberg, classe 1957, è un magnate sudafricano, super appassionato di ciclismo (foto Bloomberg)Ivan Glasenberg, classe 1957, è un magnate sudafricano, super appassionato di ciclismo (foto Bloomberg)
Il mercato delle bici
Andiamo al contrario: partiamo da quello che non troverà. Di certo l’ossessione del Tour, che gli si è cucita addosso da quando vinse il Giro d’Italia U23 del 2021 e si decise che sarebbe stato l’erede di Froome. A Pidcock le corse a tappe di tre settimane non piacciono, non le regge e forse trova noioso anche prepararle. Alla Q36.5, che da quando è nata non è stata ancora invitata in un Grande Giro, il problema probabilmente almeno nell’immediato non si porrà.
Sfortunatamente per lui però non potrà dare per scontati neppure gli inviti per le classiche del Nord che più gli piacciono. Si può sperare che gli organizzatori belgi avranno un occhio di riguardo, allo steso modo in cui l’arrivo di Alaphilippe potrebbe aprire alla Tudor le porte del Tour, ma non ci sono certezze.
E in che modo la Q36.5 si sta attrezzando per sostenerlo? Nelle sue dichiarazioni, Tom appare molto contento per l’opportunità di lavorare con dei nuovi materiali, anche se in un comunicato appena uscito, Pinarello fa sapere che il britannico continuerà a usare le sue bici per il fuoristrada.
Anche il mercato delle bici infatti è in subbuglio. Si sussurra, ma è da confermare, che Scott avrebbe rinunciato al Team DSM Firmenich per concentrarsi sulla Q36.5 e al suo posto in Olanda già dal 2025 potrebbe sbarcare Lapierre, uscita dalla FDJ Suez in cui Specialized ha seguito Demi Vollering.
Il vento ha provocato l’annullamento della Coppa del mondo di cross in Sardegna: i danni sono ingentiIl vento ha provocato l’annullamento della Coppa del mondo di cross in Sardegna: i danni sono ingenti
I diritti dei più piccoli
E’ tutto un ribollire di soldi, del resto si chiama mercato e così deve essere. Tuttavia, pensando a Luca Massa e alla sua Crazy Wheels che ha organizzato il cross in Sardegna (avendo alle spalle Flanders Classics e PPEvents), viene da chiedersi se in questo mondo così assetato di euro ci sia ancora posto per i piccoli. E’ un discorso che si estende ai team giovanili e sale fino ai vertici del movimento, coinvolgendo chiaramente anche gli organizzatori. E’ notizia delle ultime settimane che la Zalf Fior non ripartirà, che la Hopplà corra lo stesso rischio, così come rischierebbe lo stop la Work Service fra gli juniores (speriamo di no).
Nelle scorse settimane, Luca Guercilena aveva posto una domanda cui cercheremo presto di dare una risposta. Se si parla di salary o budget cap per le squadre, perché non fare lo stesso con gli organizzatori? Perché non immaginare una lega in cui si condividano gli utili, in modo che i piccoli abbiano altre (provvidenziali) entrate? Perché ASO ed RCS possono drenare risorse dal territorio nel nome della loro storia? E perché invece i piccoli organizzatori come quello sardo, la stessa PPEvents e la SC Alfredo Binda della Tre Valli Varesine, rischiano di non ripartire per gli effetti di una calamità naturale? Perché i giganti non dovrebbero versare parte dei diritti televisivi o degli sponsor che rastrellano in virtù della loro forza, dato che lo stesso viene chiesto ai team WorldTour?
Cominciamo fra poco il nostro tour con De Marchi, qui alla Vuelta con la moglie Anna e i due figliCominciamo fra poco il nostro tour con De Marchi, qui alla Vuelta con la moglie Anna e i due figli
Destinazione Calpe
Sono i pensieri di un giorno di sole in questo primo viaggio che lancia il 2025. Chi governa il ciclismo sta lasciando correre da troppi anni e, come la tempesta di Valencia e quella che ieri ha fermato il cross in Sardegna, la marea rischia di spazzare via quel che trova sulla sua strada. Se non si mette mano al sistema, il ciclismo agonistico rischia di subire danni incalcolabili. La scomparsa delle società giovanili fa calare la probabilità che nascano campioni: è un semplice dato numerico, niente di misterioso.
Chissà che non sia il gigante Red Bull, nel momento in cui capirà l’andazzo, a portare la sua esperienza di altri settori e suggerire un cambiamento di rotta. Ad andare avanti come si è sempre fatto, la storia insegna, non si va più da nessuna parte. Perciò adesso pubblichiamo questo articolo e poi ci rimettiamo sulla strada. Nonostante tutto, l’incontro con i corridori resta uno dei momenti più magici del mestiere.
CAMBIAGO – Colnago V4Rs rimane la bici tuttofare dell’azienda e del Team UAE-Emirates, ma per le gare più veloci era necessario sviluppare una bici specifica: la Y1Rs nasce da questo concetto. La prima bicicletta che prende forma anche grazie alla collaborazione tra il Politecnico di Milano e la Khalifa University di Abu Dhabi.
Che piaccia oppure no la nuova aero di Colnago pone un altro tassello all’evoluzione del concetto performance della bici. Un ciclismo sempre più veloce, estremo e dove il mezzo tecnico fa la differenza.
Politecnico di Milano, sempre più un riferimento per il ciclismo (foto Colnago)Politecnico di Milano, sempre più un riferimento per il ciclismo (foto Colnago)
Y1Rs, al passo coi tempi
Il progetto Y1Rs si sviluppa considerando lo scenario attuale. Competizioni con punte di velocità e medie orarie che aumentano, anche in salita e le lunghe fughe sono all’ordine del giorno. La vittoria allo sprint è questione di millimetri.
Gli specialisti delle prove contro il tempo sono atleti competitivi anche in salita (e viceversa). Le regole UCI sono cambiate, soprattutto in merito al design e alle geometrie. Ognuno di questi fattori gioca un ruolo fondamentale e di primaria importanza nello sviluppo delle biciclette.
Filippo Galli con una delle primissime stampe 3D del nuovo telaioFilippo Galli con una delle primissime stampe 3D del nuovo telaio
Parola all’ingegnere
Per entrare ancor più nello specifico, abbiamo chiesto a Filippo Galli, Project Ingeneering Colnago che negli ultimi 2 anni ha vissuto da vicino l’evoluzione della bici, tra la Lombardia e Abu Dhabi.
«Le regole UCI attuali, definite nel 2022 e comunque in costante evoluzione – spiega – permettono di posizionare il reggisella in un punto qualsiasi dell’orizzontale, a patto che i due profilati siano uniti. Ovvio che si tratta di rendere la bici funzionale e nel nostro caso si è puntato sull’aerodinamica, con un concetto di comfort non banale.
«Aerodinamica: in fase prototipale – prosegue Galli – abbiamo inserito 70 sensori di pressione per valutare la pressione e l’impatto dell’aria sulle tubazioni e anche sul manubrio ad ali di gabbiano. Questo sarà disponibile in due larghezze diverse, ognuna con un flare di circa 6°.
«Comfort: la Y1Rs presenta uno sloping molto contenuto, soluzione che permette di sfruttare a pieno la deformazione controllata del punto di raccordo della zona con disegno ad Y. La deformazione è ottenuta grazie al layup del carbonio, non è inserito nessun accessorio meccanico. Significa – conclude Galli – che abbiamo una bici rigidissima nella sezione più bassa e con un grado di comfort del tutto paragonabile alla V4Rs nel comparto più alto».
La livrea ADQ Team womenProfilo alare per l’inserzione degli obliquiPortaborraccia super integrati alle tubazioni. Quello superiore nasconde la batteria Di2Steli oversize e perno passante posizionato dietro la forcellaLa livrea ADQ Team womenProfilo alare per l’inserzione degli obliquiPortaborraccia super integrati alle tubazioni. Quello superiore nasconde la batteria Di2Steli oversize e perno passante posizionato dietro la forcella
Modelli CFD e pianeta terra
La stragrande maggioranza delle attuali biciclette, super performanti a prescindere, nascono anche grazie alle valutazioni e analisi derivanti dai modelli CFD. Questi sono una sorta di semplificazione dell’aerodinamica, con dati che però si discostano dall’impiego reale (talvolta lo scostamento supera anche il 30%).
Colnago, proprio grazie alle due Università (Politecnico e Khalifa) ha messo a punto un modello CFD più accurato e attendibile. Significa che il margine negativo che si può creare tra la galleria del vento e l’utilizzo reale su strada è stato ridotto in maniera drastica. In aggiunta: l’ambiente “virtuale” spesso non considera e/o ha difficoltà a considerare le condizioni di vento laterale una volta su strada (al di fuori del wind tunnel). Lo sviluppo della Y1Rs ha tenuto conto anche di questo fattore. La Y1Rs è diversa dalla V4Rs, diversissima dalla C68.
L’obliquo vicinissimo alla ruotaL’obliquo vicinissimo alla ruota
I cinque punti chiave
La zona del reggisella segue un design chiamato Defy. Il profilato obliquo curvo ed il comparto dello sterzo con l’integrazione “a baionetta” della forcella. L’integrazione ed il posizionamento dei portaborraccia. Il manubrio Colnago CC.Y1 specifico per la Y1Rs. Le geometrie.
La zona del regggisella e sottostante ad essa è di sicuro uno dei punti che crea maggiore interesse. E’ una sorta di doppia Y (normale ed inversa) che pur non sacrificando la rigidità verticale aumenta il potere dissipante. Le vibrazioni che arrivano dal basso sono “spalmate” su una superficie maggiore. La zona di unione delle due Y, l’incavo tra l’orizzontale ed il piantone offre una flessione controllata.
Le ali di gabbiano del manubrioLa pinna aero della forcella che copre lo sterzo e “tiene”il manubrioLo sterzo abbracciato dalla forcellaLe ali di gabbiano del manubrioLa pinna aero della forcella che copre lo sterzo e “tiene”il manubrioLo sterzo abbracciato dalla forcella
Manubrio integrato CC.Y1
Il manubrio si innesta direttamente alla base superiore del tubo sterzo. Si possono inserire degli spessori (fino a 2 centimetri) dedicati tra attacco manubrio e battuta superiore dello sterzo. Questo ha obbligato anche ad una rivisitazione del concetto di serie sterzo (che è CeramicSpeed SLT). Il manubrio è in carbonio e rispetto al tradizionale CC.01 (quello in dotazione standard alla V4Rs) ha ridotto del 19% la superficie di impatto frontale.
Obliquo. Le forme di questo obliquo sono la risposta al quesito che chiede se è più performante un tubo vicino alla ruota o meno. L’obliquo della Colnago Y1Rs è molto vicino nella parte bassa e mediana. Nelle forme e nelle svasature del profilato rientra anche il posizionamento dei portaborraccia (disegnato per le borracce rotonde tradizionali), studiato per minimizzare le turbolenze negative. In caso di utilizzo della trasmissione Shimano con la batteria, quest’ultima è posizionata nell’obliquo sotto il portaborraccia. E’ una richiesta che arriva dal team mirata a facilitare l’estrazione in caso di necessità.
Una interessante prospettiva del carro e nel “nodo” sellaUna interessante prospettiva del carro e nel “nodo” sella
Non in ultimo le geometrie
Geometrie. Il naturale confronto con la V4Rs. I due angoli di riferimento del telaio Y1Rs, quello dello sterzo e del piantone hanno una verticalità maggiore. La soluzione è voluta in modo da configurarsi al meglio con posizioni più raccolte degli atleti. Il rapporto tra reach e stack è stato aumentato, sempre rispetto ai valori della V4Rs. Significa posizioni in sella più aggressive e protese in avanti.
A parità di taglia la Y1Rs ha la sella più avanzata, rispetto alla V4Rs. Il rake della forcella è personalizzato per ogni singola taglia. Da considerare che il trail complessivo considera ottimale l’utilizzo di pneumatici da 28 millimetri di sezione (i test sono stati eseguiti con gomme da 28 e cerchi con canale interno da 25 millimetri). L’unico valore comune a tutte le taglie è la lunghezza del carro posteriore, 40,8 centimetri. Le taglie disponibili della Y1Rs sono 5: xs e small, medium, large e xl.
Carro tutto asimmetricoLa sezione posteriore sopra la ruotaCuscinetti BSA esterni e volume importante per l’intera scatolaLarghezza a 68 millimetri e disegno arrotondatoSedi filettate per il movimento centraleFoderi bassi a clessidraCarro tutto asimmetricoLa sezione posteriore sopra la ruotaCuscinetti BSA esterni e volume importante per l’intera scatolaLarghezza a 68 millimetri e disegno arrotondatoSedi filettate per il movimento centraleFoderi bassi a clessidra
Gli altri dettagli della Y1Rs
La scatola del movimento centrale ha le sedi filettate per le calotte esterne BSA. La larghezza è di 68 millimetri. Non aumenta la rigidità già altissima del comparto inferiore. Il supporto del deragliatore è mobile e supporta corone fino a 56 denti. L’ancoraggio del bilanciere posteriore del cambio è di natura UDH. La Y1Rs supporta pneumatici con una larghezza massima da 32 millimetri. Il reggisella è disponibile con due arretramenti, zero e 1,5 centimetri. Un altro dettaglio da sottolineare sono le sedi dei perni passanti. Integrate e perfettamente in linea all’asimmetria del carro quelle posteriori, quasi arretrate e nascoste dalla forcella (asimmetrica) quelle anteriori.
Perché? L’asimmetria che riguarda la Colnago Y1Rs è strutturale e non solo design. Inoltre le sedi anteriori del perno passante, così concepite, permettono di mantenere un profilo lineare della forcella, eliminando la svasatura della pinza del freno. La Y1Rs non è un monoscocca, ma si basa su cinque blocchi principali uniti tra loro. Il telaio e la forcella (grezzi) hanno un valore alla bilancia dichiarato di 965 e 450 grammi (taglia media). A parità di montaggio e misura, ha un peso di 300 grammi superiore, se messa a confronto con la V4Rs.
Livrea World Champion per TadejLivrea ufficiale UAE TeamLa livrea ufficiale per il team femminile ADQ-EmiratesLivrea World Champion per TadejLivrea ufficiale UAE TeamLa livrea ufficiale per il team femminile ADQ-Emirate
Configurazioni e prezzi
Cinque allestimenti previsti, tutti al top e un kit telaio. Il più costoso porta in dote il pacchetto Campagnolo SuperRecord Wireless con le ruote Bora Ultra WTO, con un listino di 16500 euro.
Tre i montaggi con Shimano Dura Ace, dove la variabile è legata alle ruote. Enve SES 4.5, Dura-Ace C50 e e Vision 45, rispettivamente a 16.200, 15.000 e 13.200 euro. Il quinto prevede lo Sram Red, le ruote Vision 45 ed ha un listino di 12.300 euro. Il frame-kit è proposto a 6.710 euro.
Due dati italiani molto forti (successi e forte vendita di biclette) fanno pensare che su questo fronte l'Italia ha saputo gestire bene i mesi del Covid
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Carlos Rodríguez ha chiuso la stagione 2024 con emozioni contrastanti. Se da un lato ha dimostrato di avere il talento necessario per competere ai massimi livelli, dall’altro è stato protagonista di un’annata costellata di alti e bassi. Rodríguez è considerato, giustamente, uno dei giovani più promettenti del ciclismo spagnolo, ma la strada per affermarsi tra i grandi non è mai facile, anche quando sembra che tutto stia procedendo per il meglio.
Pensiamoci un attimo: nel 2023 lo avevamo visto chiudere al quinto posto al Tour, con tanto di tappone di montagna in tasca. Quest’anno si pensava che dovesse essere l’esplosione definitiva. Carlos Sastre addirittura lo vedeva sul podio. E invece…
Tour 2023: Carlos Rodriguez stacca tutti sul Joux Plane e vince a Morzine davanti a Vingegaard e PogacarTour 2023: Carlos Rodriguez stacca tutti sul Joux Plane e vince a Morzine davanti a Vingegaard e Pogacar
Alti e bassi 2024
La stagione 2024 di Carlos Rodríguez è stata caratterizzata da alternanza di momenti di splendore e difficoltà. È iniziata alla grande, con una vittoria alla classifica generale del Romandia, che aveva alimentato le aspettative. Una conferma delle sue qualità è arrivata anche al Criterium du Dauphiné, dove ha conquistato il quarto posto e una tappa, dimostrando che il viatico verso la Grande Boucle era ideale e prometteva grandi cose. In particolare, nel finale della tappa vinta, ha fatto tremare nientemeno che Primoz Roglic, un segnale evidente delle sue ambizioni.
Tuttavia, le cose non sono andate allo stesso modo al Tour de France, dove Rodríguez non è mai riuscito a inserirsi nella lotta per le posizioni di vertice. Ha fatto fatica in tante occasioni, a quel punto non ha potuto che correre di rimessa… con l’obiettivo di non saltare.
Che poi detta così sembra stata una debacle, in realtà Rodriguez è entrato, e benone, nella top ten. E’ che ha stupito non averlo visto mai aggressivo o fare un tentativo, quando invece l’anno prima più di qualche volta era stato “sfacciato” tra i super big.
Nonostante tutto la Ineos resta una corazzata con uomini di grande qualità, a partire aìda Castrovejo (il primo della fila)Nonostante tutto la Ineos resta una corazzata con uomini di grande qualità, a partire aìda Castrovejo (il primo della fila)
Con la Ineos…
Le voci in Spagna non sono mancate: doveva restare alla Ineos o cercare fortuna altrove? Okay, ma dove? Se fosse andato, ammesso ce ne fosse stato interesse, in squadre in questo momento più forti avrebbe rischiato di dover fare il gregario, senza la possibilità di disputare una corsa in piena libertà. Alla Ineos, benché in fase transitoria, Carlos può contare su una struttura solida e su una squadra con esperienza nelle grandi corse. Il team inglese continua ad avere tutte le carte in regola per far crescere un giovane talento come lui.
Per Rodríguez, restare alla Ineos rappresenta la scelta migliore. Sinora la squadra non gli ha mai fatto pesare troppo la pressione di essere il leader assoluto, ma la situazione in tal senso è destinata a cambiare. La filosofia del team è chiara: prima o poi, chi indossa il ruolo di capitano di quel gruppo deve assumersi la responsabilità di portare la squadra verso la vittoria. La vera sfida per Rodríguez sarà proprio quella di saper gestire questa responsabilità e sopportare il peso di diventare il leader per davvero.
Un aspetto positivo per lui è l’arrivo di un corridore esperto come Bob Jungels. Il lussemburghese è stato a sua volta un giovane rampante prima di diventare un gregario al servizio di altri capitani. Senza dimenticare che gente come Puccio, Castrovejo o Fraile, spagnoli come lui, di consigli ne possono dare in quantità.
Carlos (a destra) e i suoi compagni allenamento nel primo ritiro stagionale (foto @cyclingimages)Carlos (a destra) e i suoi compagni allenamento nel primo ritiro stagionale (foto @cyclingimages)
Verso il 2025
Nonostante le difficoltà, il 2024 di Rodriguez non va certo gettato alle ortiche. Ottenere risultati di spessore non è mai facile, nemmeno per chi è già ai vertici. Quest’anno hanno faticato persino Evenepoel e Vingegaard! E lo stesso discorso vale per Juan Ayuso, eterno rivale di Rodríguez, anche lui non ha brillato più di tanto in questa stagione. Il fatto che Carlos alla prima esperienza sui due grandi Giri in stagione, sia riuscito a concludere sia il Tour che la Vuelta nei primi dieci, dimostra che la sua crescita continua. Settimo al Tour e decimo alla Vuelta, piazzamenti che dicono di una grande solidità.
Piuttosto si potrebbe rivedere il suo calendario. Ipotizzare gare che possano permettergli di tornare a essere esplosivo come nel 2023. Analizzando la sua stagione infatti si nota che ha corso appena due gare di un giorno: su 76 giorni di gara figurano solo la Clasica de Jaén e il Mondiale come prove uniche. Tra l’altro la prima e l’ultima in assoluto. Forse un calendario più equilibrato, con qualche gara a tappe in meno e qualche classica di un giorno in più, pensiamo alla Liegi-Bastogne-Liegi o al Lombardia, potrebbero essere occasioni importanti, anche dal punto di vista tecnico e atletico.
La strada è ancora lunga, ma il talento c’è e questo è quel che conta. Intanto il 2025 per Carlos e la Ineos è già iniziato, visto che proprio qualche giorno fa era lui a guidare i compagni sotto la pioggia nel primo raduno della stagione.
Presentata alla metà di luglio, la Bolide F TT debutterà oggi nella crono di Parigi. L'ha costruita Pinarello per Ganna e gli altri atleti Ineos Grenadiers
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CABRAS – Quello che si prospettava nelle ore precedenti alla fine è diventato realtà. La gara di Coppa del mondo di Cabras Is Arutas è stata annullata a causa del forte vento. Un vento teso, costante, rude… Le onde erano altissime e le loro goccioline venivano trasportate a distanza di decine e decine di metri. In pratica era come se piovesse, cosa che comunque a scroscioni si è ripetuta per tutta la giornata.
Noi stessi, stamattina, quando siamo arrivati sul posto di gara, abbiamo provato a scendere sulla spiaggia e non si riusciva letteralmente a stare in piedi. Anche i video che abbiamo girato per i social erano tutti tremolanti. E’ bastato aprire lo sportello (con difficoltà) per che capire che sarebbe stata dura. Molto dura.
Nella notte un incedio ha colpito l’area dei locali adibiti a quartier generale (sulla sinistra) , per fortuna indenni, ma inagibiliGli spruzzi arrivavano nel percorso (sullo sfondo si nota un tratto dell’anello)Le raffiche hanno rotto stand, molti teli degli sponsor e abbattuto persino i bagni chimiciLa mappa dei venti sulla Sardegna questa mattina. Is Arutas si trova più o meno al centro della costa occidentale (a sinistra) della mappa laddove insistono il viola e il rosso (immagine 3B Meteo)Nella notte un incedio ha colpito l’area dei locali adibiti a quartier generale (sulla sinistra) , per fortuna indenni, ma inagibiliGli spruzzi arrivavano nel percorso (sullo sfondo si nota un tratto dell’anello)Le raffiche hanno rotto stand, molti teli degli sponsor e abbattuto persino i bagni chimiciLa mappa dei venti sulla Sardegna questa mattina. Is Arutas si trova più o meno al centro della costa occidentale (a sinistra) della mappa laddove insistono il viola e il rosso (immagine 3B Meteo)
Raffiche a 80 all’ora
Filippo Pozzato ci aveva detto che era difficile stare in piedi sulla collinetta a bordo mare. La situazione è apparsa subito complicata e, tanto per cambiare, quando le cose non devono andare per il verso giusto, c’è stato persino un incendio nel quartier generale della gara.
Fortunatamente, però, non ci sono stati grossi problemi né danni alle strutture. Era impossibile dare il via a un evento agonistico così importante, ma non solo importante: il vento era veramente tagliente, forte, teso e non mollava mai. E quando rinforzava, le folate ti sbattevano letteralmente a terra. Si stima abbiano superato anche gli 80 all’ora.
Le onde di questa mattina a Is ArutasLe onde di questa mattina a Is Arutas
Atleti compatti
Abbiamo parlato anche con Eva Lechner, che è stata un po’ la nostra portavoce per quanto riguarda gli atleti. Tutti erano dispiaciuti, ma compatti nel dire che non avrebbero preso parte a questa gara. La sicurezza veniva meno soprattutto nel lungo tratto rettilineo che costeggiava la spiaggia, quello più vicino al mare. Era impossibile stare in piedi, e anche nei tratti successivi la situazione non migliorava di molto.
«Oggettivamente – ha detto Eva Lechner dall’alto della sua esperienza – non si poteva correre con queste condizioni. Mi era già successo di gare annullate per il forte vento, persino in Belgio, ma credetemi non era così potente.
«Noi italiani eravamo tutti nello stesso hotel e parlavamo proprio di questo stamattina, già prima di venire al campo gara. La nostra giornata è stata, fino all’annullamento della gara, esattamente come se avessimo dovuto correre: sveglia, colazione, e tutto il resto. Poi, una volta arrivati, abbiamo parlato anche con gli altri atleti e tutti eravamo concordi sul fatto che non fosse possibile gareggiare. Tra l’altro, non siamo alla fine della stagione, rischiare di più non aveva senso. E poi, comunque, davvero non c’erano le condizioni».
I media belgi, accorsi in massa in Sardegna, hanno preso i microfoni e, più o meno tutti, hanno detto le stesse cose di Eva Lechner. Il via vai dei commenti è cominciato. «Penso – ha detto Michael Vanthourenhout – che la cancellazione sia stata l’unica opzione giusta. Non importa quanto sia difficile per gli organizzatori, e dispiace per loro, ma non si riusciva a tenere dritta la bici. Tra l’altro, c’è una bella differenza tra pochi chilometri nell’entroterra e qui sulla costa».
Tomas Van Den Spiegel, di Flanders Classics, annuncia all’UCI l’annullamento della provaIl percorso ha subito ingenti danni, ma la squadra di assistenza sarebbe stata pronta a rimettere tutto in ordineEva Lechner che chiuderà la carriera al termine della stagione del cross, ci ha detto la suaQui Rebecca Gariboldi riconsegna il chip. Come lei anche tutti gli altri atletiTomas Van Den Spiegel, di Flanders Classics, annuncia all’UCI l’annullamento della provaIl percorso ha subito ingenti danni, ma la squadra di assistenza sarebbe stata pronta a rimettere tutto in ordineEva Lechner che chiuderà la carriera al termine della stagione del cross, ci ha detto la suaQui Rebecca Gariboldi riconsegna il chip. Come lei anche tutti gli altri atleti
Ora per ora
Facciamo dunque una breve cronistoria. Già alla vigilia di ieri le previsioni non erano positive. Si sapeva di questo forte vento. Stamattina, addirittura, le mappe del vento mostravano il lato occidentale della Sardegna, cioè quello su cui ci troviamo, colorato di viola scuro, a indicare la situazione più forte, più tesa, più pericolosa. Questo aveva allertato atleti, organizzatori e anche l’UCI.
Stamattina ci siamo svegliati con la notizia dell’incendio nel quartier generale, ma alla fine questo non si è rivelato un grande problema, né strettamente collegato all’evento.
Già prima delle 9 era chiaro e ufficiale che non si sarebbero disputate le prove del mattino. Poi si è atteso fino alle 12, entro le quali l’UCI avrebbe redatto il comunicato ufficiale. Comunicato che è arrivato puntuale alle 11,26, in cui l’UCI spiegava che, a causa del forte vento, non c’erano le condizioni per disputare la gara. Dopo l’annuncio, gli atleti hanno cominciato a restituire i chip ricevuti il giorno prima. E a mano a mano hanno iniziato a tornare a casa.
Filippo Pozzato (classe 1981) di PP EventsFilippo Pozzato (classe 1981) di PP Events
Parla Pozzato
Abbiamo parlato anche con Filippo Pozzato di PP Events, organizzatore insieme a Flanders Classics, a Crazy Wheels e al Comune di Cabras, di questa terza tappa della Coppa del mondo nella splendida Is Arutas.
Filippo, com’è andata?
Come mi dicevano le persone del posto, questo è stato il secondo giorno di tutto l’anno che accade una cosa del genere. Siamo stati un po’ sfortunati. Dispiace, perché comunque Crazy Wheels, l’organizzatore locale, il Comune di Cabras e la Regione Sardegna hanno messo tutto l’impegno possibile. Un impegno anche economico. Un ringraziamento in particolare va a loro, ma soprattutto ai volontari che anche questa mattina erano già al lavoro per sistemare il percorso. C’erano 100 persone che hanno dato il massimo per rimetterlo a posto.
Cosa è successo alla fine?
Dopo aver visionato più stazioni meteo, abbiamo cercato di capire se ci fosse qualche speranza che il vento smettesse. Ci hanno detto che forse sarebbe calato un po’ solo dopo le 16, il che rendeva tutto impossibile, soprattutto da un punto di vista televisivo: il problema principale era la produzione.
E farla magari domani?
Noi eravamo anche disponibili a cambiare gli orari e magari anche a farla domani, ma purtroppo non è stato possibile. Ci sono questioni logistiche, soprattutto per la televisione, che aveva già programmato tutto da mesi. Anzi, oggi è un danno per tutti: nei palinsesti di tante televisioni non andrà in onda questo evento, quindi tutte le emittenti che avevano i diritti per trasmettere rimarranno con un buco. È un peccato per tutti. In più anche il rientro di mezzi e personale non sarebbe stato facile da rivedere.
In questa decisione avete parlato anche con gli atleti?
Sì, sì e una cosa bella, io guardo sempre il bicchiere mezzo pieno, è che in questi ultimi anno c’è un bel confronto fra le parti in causa: organizzatori, UCI, atleti. I corridori erano dispiaciuti ma era impossibile gareggiare. Li abbiamo ascoltati eccome. Io stesso stamattina alle 6,30 ero qui. In spiaggia, a piedi, il vento ti spostava facilmente. Ma ripeto: decisione giusta. Impossibile correre.
C’è la possibilità di riprovare in futuro?
Sì, sicuramente. Abbiamo un contratto di due anni con tutti gli enti coinvolti, quindi l’anno prossimo saremo di nuovo qui. Speriamo solo di avere una bella giornata, per poter far vedere a tutti la bellezza che la Sardegna ha da offrire.
Philippe Gilbert vince il criterium dei pro' nell'ambito di Beking. Monaco per un giorno invasa dalle bici. Incontri importanti, fra bambini e campioni
Dopo averne parlato con Elisa Longo Borghini, era rimasta un po’ di curiosità, che abbiamo pensato di approfondire con il preparatore e poi con il medico. Quali accortezze richiede fare ciclismo con il ciclo, sostenere i carichi di lavoro in allenamento e andare in gara? E perché Paolo Slongo e la stessa campionessa piemontese dallo scorso anno hanno iniziato a redigere un diario che ne tenga conto? E perché su piattaforme diffuse e celebrate come Training Peaks e tutte le altre questa variabile non viene mai inserita?
«Premetto che non sono un medico – dice Slongo – però per la mia esperienza è un fattore che deve essere tenuto in considerazione. Sia per quanto riguarda la gara, dove l’atleta dà quello che ha. Sia per l’allenamento. Da quello che ho visto, la casistica ha variabili individuali, però le varie fasi del ciclo comportano un rilascio di diversi ormoni che determinano dei cambiamenti nella risposta dell’atleta».
Paolo Slongo ha allenato Nibali per le sue vittorie più belle. Ora ha vinto il Giro anche con la LongoPaolo Slongo ha allenato Nibali per le sue vittorie più belle. Ora ha vinto il Giro anche con la Longo
In che modo?
Dopo la prima fase di mestruazione in cui c’è il flusso che di solito dura a seconda delle individualità dai 4 ai 6-7 giorni, per l’azione di ormoni come l’estradiolo e il testosterone, l’atleta ha una predisposizione per l’allenamento alla forza. Invece nella seconda fase, dopo il quindicesimo giorno, quando ti avvicini al ventottesimo o al trentesimo giorno, a causa del progesterone e dell’estradiolo che si abbassa, l’atleta inizia a essere un po’ meno ricettiva alla forza e ad avere sensazioni di debolezza. Questa è per sommi capi la fisiologia, che vi invito ad approfondire con un medico. In più nella seconda fase la temperatura corporea può alzarsi e per alcune può essere un disagio.
Un problema in più per l’estate?
Se devi allenarti o gareggiare a luglio e agosto, è un disagio che si aggiunge. Per questo un allenatore deve stare attento a queste fasi, conoscere bene l’atleta e creare un dialogo aperto. In questo modo si può tendere a lavorare un po’ più sulla forza nella prima fase, prediligendo la resistenza e il fondo nella seconda.
Al punto da stabilire il calendario gare in base al ciclo?
Questo no, anche se è tema di dibattito. Il punto di partenza è che lavoriamo normalmente perché una ragazza deve essere comunque pronta ad affrontare certe sfide, anche importanti, pur avendo il ciclo mestruale. Quando parliamo con loro, capita di domandare cosa farebbero se avessero il ciclo durante un Giro d’Italia (in apertura il Tour Femmes, ndr). Qualche disagio c’è di sicuro, ma spesso ad esso si lega anche a un fattore psicologico. Se l’atleta si mette in testa che nel periodo del ciclo non riesce ad andare, si preclude tanto. E’ quello che nei maschi si è sempre pensato o detto a proposito del sesso. Se vai con la tua compagna qualche giorno prima, la prestazione ne risente? Non ci sono studi che lo dimostrino, a meno chiaramente di eccessi, però in tanti si crea il tarlo in testa, che può incidere sulla prestazione e l’approccio alla gara.
Elisa Longo Borghini ha raccontato di aver vinto il Fiandre 2024 nonostante avesse il cicloElisa Longo Borghini ha raccontato di aver vinto il Fiandre 2024 nonostante avesse il ciclo
Il fatto di scrivere il calendario con Elisa serve quindi più a programmare l’allenamento che le gare?
Esatto. Ho fatto un diario Excel dove metto i vari periodi. Così vedo l’allenamento che facciamo e magari lo posso anche modulare un po’ più sulla forza o sulla resistenza. In più dall’anno scorso ho aggiunto anche le fasi lunari, che penso non abbia mai fatto nessuno. Anche qui non trovi niente nella letteratura scientifica, però è un fatto che i processi naturali ne siano influenzati. Possono avere un’incidenza sulla sopportazione dei carichi di lavoro? Non lo so ancora, però intanto annoto e osservo. E’ ricerca anche questa.
Sarebbe utile avere il riferimento al ciclo nelle piattaforme di allenamento?
Secondo me sì. Non tanto per le fasi lunari, che magari è anche troppo avanti, però sarebbe utile per l’atleta nel rileggere i suoi lavori e ancora di più per l’allenatore. Ad oggi non è previsto, per cui chi lavora con atleti donna, si organizza come meglio può, cercando di aggiungere il ciclo ai vari parametri su cui impostare il lavoro.
A proposito di condizionamento psicologico, Elisa ha raccontato di aver vinto il Fiandre nonostante il ciclo.
Esatto, ma anche lei, come certamente vi ha detto, ha dovuto sconfiggere quel famoso tarlo. Successe quando vinse un campionato italiano a cronometro e si rese conto che più della fisiologia, contava la determinazione. Si rese conto che la prestazione era rimasta al suo livello e da lì c’è stato pian piano un cambiamento, che appunto ha portato alla vittoria del Giro delle Fiandre.
Dalla prossima stagione, Slongo sarà responsabile dei tecnici al UAE Team Adq (immagine Instagram)Dalla prossima stagione, Slongo sarà responsabile dei tecnici al UAE Team Adq (immagine Instagram)
Quindi il fatto che ci sia un flusso ematico non incide sulla fisiologia, portando ad abbassamento di valori?
Non sono un medico, lo ripeto, ma a me non risulta. E’ più un discorso di disagio e di squilibrio ormonale. Nella fase finale del flusso hai più forza, nella seconda fase quando manca circa una settimana prima di riaverlo hai una fase di spossatezza, dove hai poca forza e anche meno voglia di fare fatica.
Le ragazze parlano facilmente di questi argomenti con l’allenatore?
Bisogna creare un dialogo aperto e costruttivo anche con le giovani. E’ sempre un argomento che possono ritenere invasivo, quindi bisogna creare prima un rapporto di fiducia e poi eventualmente se ne può parlare. Non è per caso che negli anni scorsi alla Lidl-Trek e dal prossimo con il UAE Team Adq, il medico delle donne sia una donna.
Permette di aggirare il comprensibile pudore?
E’ un modo più facile, da donna a donna, per parlare di certi argomenti. Perché è difficile che possa avere con tutte lo stesso rapporto che ho ad esempio con Elisa e capisco che per le più giovani che arrivano in squadra sia meglio parlarne con una donna. Sarà poi il medico a offrire il feedback all’allenatore, tenendo conto di tutte le variabili. Perché ci sono i casi di atlete che hanno un ciclo regolare, quelle che ce l’hanno irregolare e addirittura quelle che non ce l’hanno da periodi più o meno lunghi. Le casistiche sono molteplici, il tema merita sicuramente attenzione.
Prima di partire per la Vuelta e il mondiale, Elisa Longo Borghini ha ricevuto l'abbraccio della sua gente. La sua avventura è partita da queste montagne
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BREMBATE – Dall’Italia al Belgio e viceversa. La vita della famiglia Masciarelli l’abbiamo ascoltata tante volte. All’inizio per la novità che rappresentava il trasferimento di Lorenzo Masciarelli alla Pauwels Sauzen-Bingoal, nel 2021. Poi il ritorno in Italia, alla Colpack-Ballan nel 2023 con l’obiettivo di diventare sempre più un corridore su strada. In tutto questo Lorenzo Masciarelli e la sua famiglia hanno vissuto due anni a Oudenaarde. Cittadina fiamminga nella quale si erano costruiti una vita e un insieme di ricordi che si sono portati dietro una volta tornati a vivere a Pescara.
Simone Masciarelli parla con Luca Bramati prima della ricognizione del percorso al Trofeo GuerciottiSimone Masciarelli parla con Luca Bramati prima della ricognizione del percorso al Trofeo Guerciotti
Ricollegare il filo
Come sta ora la famiglia Masciarelli? Lo chiediamo ancora una volta a papà Simone, con il quale abbiamo parlato nella mattinata del Trofeo Guerciotti.
«Diciamo che siamo stati fortunati perché con il gruppo Focus ho ritrovato un’amicizia profonda e consolidata. Adesso lavoro per loro da casa e nel mio negozio, riesco a stare comunque nell’ambiente e a fare ciò che mi piace. Anche mia moglie lavora nel negozio di famiglia e ci dà una mano. Tornare in Italia è stato bello, abbiamo trovato le porte aperte, come se non ce ne fossimo mai andati. E’ stato anche abbastanza facile, più del previsto, e siamo contenti perché i ragazzi stanno bene, l’importante è questo».
Lorenzo Masciarelli è alla sua terza gara di ciclocross quest’annoLorenzo Masciarelli è alla sua terza gara di ciclocross quest’anno
I rapporti con le persone in Belgio come sono rimasti?
Ottimi, perché con Mario De Clercq, il team manager della Pauwels Sauzen-Bingoal, si è creato un legame forte. E’ più di un amico per me. Sia io che Lorenzo lo sentiamo spesso.
Tanto. Ora ci godiamo questa bella esperienza: una decina di gare come quando eravamo in Belgio. Io e lui. A Lorenzo è sempre piaciuta come disciplina e anche io mi sento felice nel ritornare a seguirlo. Certo l’ultimo periodo ero più libero nei weekend, ma rivedere il sorriso che ha quando corre è impagabile. E’ come un bimbo quando torna in un parco giochi, quindi sicuramente fa tanto piacere.
Il Trofeo Mamma e Papà Guerciotti è stata la sua prima prova internazionale, chiusa con un buon decimo postoIl Trofeo Mamma e Papà Guerciotti è stata la sua prima prova internazionale, chiusa con un buon decimo posto
Il ritorno in Italia però è stato complicato…
C’è stato qualche problemino fisico di troppo (il riferimento è alla pericardite che ha fermato Lorenzo Masciarelli lo scorso anno, ndr). Adesso speriamo che si metta tutto alle spalle e che vada avanti sul suo percorso. Riprendere con il ciclocross penso sia stata una bella scelta. In squadra erano un po’ sorpresi, però credo anche loro siano contenti.
Quanto è stato difficile, da padre, vedere proprio Lorenzo fermo senza possibilità di correre?
L’annata della pericardite un po’ l’aveva smontato, stare fermo quattro mesi durante l’estate senza poter pedalare è stato difficile. Aveva perso tanto e rientrare dopo un periodo del genere non è mai semplice. E’ sempre difficile rimettersi in gioco, ma alla fine con pazienza ci si riesce. Poi il ciclismo di oggi non aiuta, con questa fretta nel far passare i giovani ti trovi al quarto anno da under 23 con la pressione di cercare i risultati.
Lorenzo Masciarelli con alla sua destra il fratello Stefano alla gara di ciclocross di Barletta, una delle poche corse insiemeLorenzo Masciarelli con alla sua destra il fratello Stefano alla gara di ciclocross di Barletta, una delle poche corse insieme
Dopo due anni come hai ritrovato Pescara?
Per me Pescara è l’America, perché come si sta da noi… C’è tutto! Abbiamo la montagna, il mare, per allenarsi in bici è fantastica. Infatti i ragazzi per quanto riguarda gli allenamenti sono super contenti. Qualche giorno fa Stefano, il più piccolo dei due, è salito ai 1.500 metri di Passo Lanciano.
Uno dei più contenti di tornare in Italia era proprio Stefano.
Era il più felice perché non si era mai abituato a vivere in Belgio. Però diciamo che è stata una bella esperienza anche per lui a livello umano, perché alla fine è tornato dalle Fiandre che parla due o tre lingue. Quindi quell’esperienza è servita a qualcosa.
Stefano Masciarelli è il fratello minore, classe 2006 passerà under 23 nel 2025 su strada (photors.it)Stefano Masciarelli è il fratello minore, classe 2006 passerà under 23 nel 2025 su strada (photors.it)
Lorenzo ci diceva che a suo fratello il ciclocross non piace proprio. Sono davvero diversi…
Abbiamo provato a portarlo al Trofeo Guerciotti, ma non c’è stato modo, peccato perché sono entrambi under 23. Qualche settimana fa l’avevamo convinto a correre nella prova di Barletta, l’abbiamo fatto con l’inganno: gli abbiamo detto che avremmo fatto una bella cena.Ci è cascato, ma ha detto che non lo farà più(ride, ndr).
Stefano passa under 23 quest’anno, ha già trovato squadra?
Aveva abbastanza richieste, soprattutto perché ha fatto un bel mese di settembre. È stato visto e chiamato da parecchie squadre, anche dei devo team. Ma per noi la scelta migliore è farlo restare vicino a casa per fargli finire la scuola. E’ un ragazzo molto timido e andare via potrebbe essere un passo troppo grande. Fossimo rimasti in Belgio il discorso sarebbe stato diverso. Ora si è alla costante ricerca degli juniores, alla fine sono ragazzi che possono avere delle fragilità e vanno tutelati. Andare in bici deve rimanere sempre un divertimento.
Toneatti, tricolore U23 nel cross, si appresta a passare pro' su strada. Al netto di un gran motore, le difficoltà non mancano. ne parliamo col suo coach, Claudio Cucinotta
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Il ciclomercato di quest’anno è stato particolare. Al netto dell’ultima “bomba” di mercato, riguardante il passaggio di Tom Pidcock dalla Ineos Grenadiers alla Q36.5, non ci sono stati enormi cambiamenti. O meglio, i cambiamenti ci sono stati ma sono stati concentrati in poche squadre. L’Astana-Qazaqstan per esempio ha subito una rifondazione, mentre un gran via vai ha interessato anche la EF Pro Cycling e la Soudal-Quick Step. In questa giostra, vogliamo concentrarci soprattutto su ciò che riguarda gli scalatori.
Quale team si è rinforzato di più? Qual è la squadra con il miglior treno in vista del 2025? Gli equilibri cambieranno o vedremo ancora la UAE Emirates dominare anche in salita? Non solo con Pogacar? Passiamo quindi in rassegna i team che hanno importanti uomini di classifica.
Per la UAE una scelta vasta di scalatori: dai grimpeur puri ai passisti scalatori. Alti, bassi, altissimi… davvero sembrano inattaccabiliPer la UAE una scelta vasta di scalatori: dai grimpeur puri ai passisti scalatori. Alti, bassi, altissimi… davvero sembrano inattaccabili
UAE ancora più forte?
La risposta all’ultima domanda è: molto probabilmente sì. La prima squadra al mondo non aveva bisogno di rafforzarsi quando la strada sale, eppure ci è riuscita. Come? Con il passaggio dal proprio devo team di Pablo Torres. Ora, con ogni probabilità, non vedremo Torres impegnato nei Grandi Giri o a fare l’ultimo uomo per Pogacar sulle salite del Giro o del Tour, ma è uno scalatore in più a disposizione dei tecnici UAE.
Ecco la rosa per la salita: Almeida, Del Toro, Torres, Majka, Ayuso, Christen, Grosschartner, McNulty, Sivakov, Vine, Soler e Adam Yates. Senza contare il giovane Arrieta, Novak e sua maestà Pogacar. In pratica, si potrebbero comporre tre formazioni distinte per altrettanti Grandi Giri, con più di un leader! Saranno quindi ancora loro i più forti? C’è da scommetterci.
Se parliamo di climber: è lui, Simon Yates, il pezzo forte del mercato di quest’annoSe parliamo di climber: è lui, Simon Yates, il pezzo forte del mercato di quest’anno
Il gemello alla Visma
Ma per una UAE che lotta per mantenere alto lo scettro anche in salita, gli storici rivali della Visma-Lease a Bike rispondono con quello che, in termini di scalatori, è il vero colpo di mercato: l’acquisto di Simon Yates.
Con Vingegaard al 100 per cento, ma anche Van Aert, che non è uno scalatore ma va forte in salita, l’arrivo di Yates può dare un grande impulso ai gialloneri. Può essere l’uomo che fa la differenza nel momento di un attacco importante. Simon Yates potrebbe essere l’Adam Yates della situazione. Oltre a questi tre nomi, gli scalatori di mister Plugge sono: il giovanissimo Nordhagen, Jorgenson, Valter, Uijtdebroeks e l’immenso Kuss. Saluta invece Bouwman.
Cresce bene anche il gruppo di scalatori per Remco: ottimo innesto quello del francese Valentin Paret-PeintreCresce bene anche il gruppo di scalatori per Remco: ottimo innesto quello del francese Valentin Paret-Peintre
Alla corte di Remco
Ecco poi la Soudal-Quick Step, che a nostro avviso, è la squadra che si è più rinforzata per quel che riguarda la salita. Non che sia ora la più forte, ma potrebbe aver ridotto il gap di parecchio. Ogni anno sembra che Evenepoel debba lasciare il team, ma poi arrivano sempre nuovi rinforzi. Dopo Landa, arrivato l’anno scorso, nel 2025 per dare manforte a Remco potrebbero essere schierati anche Garofoli, Valentin Paret-Peintre e Schachmann.
Oltre a loro, il treno Soudal-Quick Step per la salita vede capitan Cattaneo, Knox, Vansevenant e Van Wilder. Come i due precedenti team, ora anche Remco ha un treno più solido, anche se ha perso un uomo di esperienza (e di valore) come Hirt.
Dopo quello della UAE probabilmente il treno della Reb Bull di Roglic è il più forte, per nomi e numero di scalatoriDopo quello della UAE probabilmente il treno della Reb Bull di Roglic è il più forte, per nomi e numero di scalatori
Tutti per Primoz
La Red Bull-Bora Hansgrhoe merita un discorso a parte in fatto di scalatori. Lo scorso anno, nel complesso, erano fortissimi: tolto Pogacar, in quanto a numero e qualità di scalatori, se la sarebbero giocata con la UAE. Quest’anno, però, si sono rinforzati più in altri settori e meno in salita.
Sono andati via Jungels, Buchmann, Schachmann, Kamna, Higuita, Palzer. E non sono nomi da poco. Certo, è arrivata una stellina alla quale, da italiani, siamo affezionati: Giulio Pellizzari.
Tuttavia, il gruppo scalatori del “Toro rosso” resta forte, anzi stellare: Roglic, Aleotti, Vlasov, Dani Martinez, Lipowitz e Hindley. Gasparotto e colleghi potranno dormire sonni tranquilli quando la strada sale. Gente come Hindley, Vlasov o Martinez potrà fare sia il passo che la sparata alla Adam Yates per l’attacco finale, o un gioco di squadra a due.
Giro 2023: Zana al lavoro per Dunbar, parte del treno Jayco è ben collaudatoGiro 2023: Zana al lavoro per Dunbar, parte del treno Jayco è ben collaudato
Jayco per O’Connor
È vero, loro hanno perso Simon Yates, ma hanno acquisito Ben O’Connor, sul podio della Vuelta e del mondiale. L’australiano si sente sempre più leader, alla Jayco-AlUla lo sanno bene, quindi lo sosterrà al meglio. Al suo fianco, ci saranno anche Bouwman e Double.
Questi tre atleti si uniscono a un pacchetto di scalatori già più che solido: Zana, Dunbar, Harper e De Marchi, che sa svolgere ottimamente il ruolo di gregario in salita quando serve. Certo, su carta pagano qualcosa rispetto a UAE e Red Bull, ma va detto che l’età media è piuttosto bassa e quindi ci si potrà lavorare.
Tolto Carlos Rodriguez, oggi lo scalatore più forte in casa Ineos è ArensmanTolto Carlos Rodriguez, oggi lo scalatore più forte in casa Ineos è Arensman
Casa Ineos
E veniamo all’ex colosso del WorldTour. La squadra di Sir Brailsford sta vivendo una grande era di transizione. Senza più Pidcock, la stella su cui puntare è sempre Carlos Rodriguez. Lo spagnolo, seppur giovane, ha già mostrato la sua solidità.
Chi potrà aiutarlo l’anno prossimo? Nel complesso, la qualità dei corridori Ineos resta alta, anche per quanto riguarda gli scalatori. A dare loro manforte è arrivato Jungels, ma bisognerà vedere a che livello correrà. Per ora, le certezze in salita sono: Rodriguez, Arensman, De Plus, Thomas, Rivera e appunto Jungels.In più, ci sarebbe un asso nella manica, Egan Bernal, ma bisognerà vedere il suo livello. Un tempo anche Kwiatkowski tirava forte in salita, ma c’erano ben altri leader. L’intero ambiente era diverso. Di certo, rispetto a Red Bull-Bora Hansgrohe, UAE Emirates e Visma-Lease a Bike, Ineos paga qualcosa.
Zambanini e Tiberi, due vagoni del treno da salita della Bahrain-Victorious… che si rafforza con Lenny MartinezZambanini e Tiberi, due vagoni del treno da salita della Bahrain-Victorious… che si rafforza con Lenny Martinez
Bahrain d’assalto?
Altro team che può vantare un buon ventaglio di scalatori è la Bahrain-Victorious. Al loro arco si è aggiunta una freccia proprio quando il bersaglio è la salita: parliamo di Lenny Martinez. Il francese ha un’enorme voglia di mettersi in mostra, e in questa squadra potrà davvero trovare spazio. Con Antonio Tiberi, potrebbero formare una coppia interessante per il futuro.
Ecco quindi il treno di scalatori firmato Bahrain: Tiberi, Martinez, Buitrago, Pello Bilbao, Haig, Zambanini e capitan Caruso. Hanno perso un vagone importante, come Wout Poels, ma restano competitivi. Soprattutto, la gestione di Tiberi e Lenny Martinez risulta interessante. Sarà difficile vderli insieme però, perché è facile ipotizzare che uno correrà al Giro d’Italia e l’altro al Tour. Se però, in qualche corsa, riuscissero a lavorare insieme, la qualità del Bahrain in salita salirebbe di molto. E lo farebbero non tanto per il passo, ma perché due come loro possono attaccare. Pensiamo anche a Buitrago in tal senso.
La Israel-Premier Tech non ha un super leader ma ha tanti buoni scalatori. In maglia di campione canadese, WoodsLa Israel-Premier Tech non ha un super leader ma ha tanti buoni scalatori. In maglia di campione canadese, Woods
Occhio alla Israel
E poi ci sono gli altri team, che hanno ottimi scalatori, ma non capitani che possono puntare troppo in alto nelle classifiche generali dei grandi Giri. Pensiamo alla Movistar di Enric Mas, per esempio, da sempre squadra votata alla salita: lì ci sono Mas, Formolo, Quintana, Pedrero, Rubio, Sanchez, ma raramente li abbiamo visti lavorare in modo corale.
Una corazzata che avrebbe anche uomini di classifica, ma non è super attrezzata per la salita (almeno non in modo specifico), è la Lidl-Trek. Ci spieghiamo: Ciccone va forte e lo stesso (si spera) per Tao Geoghegan Hart, ma poi i vari Oomen, Verona, Mollema, Skjellmose… è gente che va forte anche in salita, ma non sono scalatori puri. Magari sbaglieremo, ma facciamo fatica a vederli lavorare come un treno sui grandi valichi. Da segnalare però in positivo l’arrivo di Kamna, anche lui un atleta forte su più terreni.
Infine, l’Astana-Qazaqstan, la EF Pro Cycling e forse ancora di più la Israel-Premier Tech hanno molti scalatori. Ma saranno in grado di lavorare come un vero treno? E soprattutto, per quale leader? Tuttavia per la squadra israeliana, una piccola finestra la lasciamo aperta. Le presenze di Gee e Riccitiello, dato il grande progresso, potrebbero stimolare un buon treno in salita. In quel caso, gli scalatori non mancherebbero: Hirt, Frigo, Fuglsang, Lutsenko, Bennett. La qualità c’è, ma spesso è più di rimessa che per un’azione corale vera e propria.
CABRAS – Ad un certo punto, ecco comparire due maglie a noi note: quella di campione belga di Eli Iserbyt e quella della MBH Bank-Colpack di Lorenzo Masciarelli. È quasi un déjà-vu, per certi aspetti, ma è un po’ il sequel dell’intervista che il nostro Stefano Masi aveva fatto al giovane Masciarelli: «Ho sentito Iserbyt, mi ha detto che mi aspetta a braccia aperte». Detto, fatto.
Siamo su questa splendida spiaggia, Is Arutas, al centro della costa occidentale della Sardegna. È incantevole anche con il brutto tempo, il vento forte e qualche goccia di pioggia a intermittenza, figuriamoci cosa deve essere d’estate.
Bertolini e Agostinacchio saltano le barriere senza problemi. Una ragazza li guarda e cerca di “studiare” i movimentiLa sabbia sarà l’elemento caratterizzante di questa terza tappa di Coppa del mondo 2024/25Per Wyseure alcuni giri anche con la telecamera sul petto… ogni dettaglio va curato al top (foto @alessiopederiva_photo)Bertolini e Agostinacchio saltano le barriere senza problemi. Una ragazza li guarda e cerca di “studiare” i movimentiLa sabbia sarà l’elemento caratterizzante di questa terza tappa di Coppa del mondo 2024/25Per Wyseure alcuni giri anche con la telecamera sul petto… ogni dettaglio va curato al top (foto @alessiopederiva_photo)
Selvaggia Is Arutas
È qui che domani si disputerà la terza tappa della Coppa del mondo di ciclocross. Nel pomeriggio, gli atleti e le atlete hanno provato il percorso. Quello che a noi sembrava, a prima vista, un tracciato veloce, molto veloce, non ha fatto altro che confermare le attese. Ma Masciarelli ci ha detto di più.
«Il percorso – ci ha spiegato Lorenzo mentre si defaticava sui rulli – è molto veloce, ma anche tecnico. I tratti di sabbia sono veramente impegnativi, c’è qualche sasso che può dare fastidio, specialmente nei tratti veloci, ma tutto sommato è bellissimo, specialmente l’ultimo tratto. Questo può essere decisivo perché presenta due tratti di sabbia molto duri, i più duri del giro, ravvicinati tra loro e seguiti dal lunghissimo rettilineo finale che tira anche parecchio».
Chiaramente, è la sabbia l’elemento caratterizzante del cross a Is Arutas. Una grande collina di sabbia, costruita ad hoc (poi rimossa), e altri segmenti sparsi qua e là per l’anello faranno certamente la selezione. «Questi tratti – continua Masciarelli – sono duri sia perché sono lunghi, sia perché si affonda. Sulla prima parte riesci a ottenere abbastanza velocità, però man mano che vai avanti, essendo la sabbia molto fine, vai sempre più giù. Tendi ad appesantirti e perdi velocità. Il segreto in questi casi è individuare un punto d’uscita e cercare di arrivarci, spostando leggermente il peso indietro e cercando di galleggiare. Ma lo diciamo ora, in corsa, quando si è annebbiati, è tutta un’altra cosa!».
Il fascino selvaggio di Is Arutas, ma potremmo dire dell’intera SardegnaIl fascino selvaggio di Is Arutas, ma potremmo dire dell’intera Sardegna
Fascino Sardegna
Il fascino di un cross “tropicale” per i mostri sacri del Nord non è venuto meno, specie per gli uomini. Qui ci sono proprio tutti, al netto delle assenze ormai croniche di Van der Poel, Van Aert e Pidcock. Mentre tra le donne, qualche nome di peso ha alzato bandiera bianca.
Ma appunto, c’era Iserbyt. Il campione belga è sempre più un grande della specialità e si è presentato in Sardegna con soli due punti di svantaggio rispetto al compagno Michael Vanthourenhout, anche lui sempre più consapevole del suo enorme potenziale. Entrambi fanno parte della Pauwels Sauzen – Bingoal, la squadra in cui Masciarelli militava durante la sua avventura al Nord. Non vedeva il suo ex capitano da un anno circa.
Come in apertura, ecco Iserbyt e Masciarelli… che parlottano nel controrettilineo d’arrivoCome in apertura, ecco Iserbyt e Masciarelli… che parlottano nel controrettilineo d’arrivo
La recon Iserbyt
«Ho fatto un po’ di ricognizione con loro – racconta Masciarelli, non senza un filo di emozione – è sempre bello quando rincontro Eli, ma anche Michael, perché loro mi hanno aiutato molto quando ero in Belgio. Ho passato la maggior parte del tempo proprio con loro, quindi è come una famiglia e per questo fa piacere ritrovarli.
«E poi è vero: fare un giro o due dietro a loro di sicuro non fa male. Mi hanno detto che anche loro trovano il tratto di sabbia finale veramente molto impegnativo e sono contenti di questo perché pensano che si possa fare una bella differenza in quel tratto e sulla collina che segue. Pertanto credono che ci si possa arrivare con un buon distacco, nonostante il percorso sia veloce. «Gli è piaciuto un po’ meno qualche segmento subito dopo la partenza. Hanno detto che è un po’ troppo veloce (cosa che abbiamo notato anche noi, anche perché tende a scendere, ndr), però gli piace… anche per il paesaggio. A loro, più che a noi, capita davvero raramente di vedere certi posti».
Per le gomme c’è stato un bel da fare. Solo domani scopriremo gli assetti vincentiPer le gomme c’è stato un bel da fare. Solo domani scopriremo gli assetti vincenti
Previsioni meteo…
Nel frattempo, i nuvoloni si fanno sempre più minacciosi e il maltempo potrebbe essere l’incognita maggiore per domani.Sono attese raffiche di vento fino a 60 chilometri orari e anche una certa quantità di pioggia. Staremo a vedere. Più che altro per il pubblico. Ad oggi sono stati venduti circa mille biglietti. Le previsioni parlano di una possibile affluenza di circa 1.500 spettatori. Gli ingredienti per godersi un grande spettacolo ci sono tutti.
Dicevamo del maltempo sempre più insistente. Nell’ultima mezz’ora di ricognizione, il campo gara era praticamente vuoto. Una delle ultime a lasciare l’anello è stata Rebecca Gariboldi, che ha provato non meno di due setup.
La scelta delle gomme ha diviso parecchio, e sarà un aspetto molto curioso da verificare domani: c’è chi ha scelto una gomma da asciutto, chi una “millechiodi” (quindi più adatta alla sabbia, liscia al centro e tassellata ai lati). E chi ha persino provato gomme da fango, anche se questo sembra essere il grande assente. Il terreno, infatti, proprio non lo prevede. Anche in caso di pioggia, questo drena bene.
Lucinda Brand è la favorita principale della gara femminile. E’ prima in classifica con Van Empel che però è assenteLucinda Brand è la favorita principale della gara femminile. E’ prima in classifica con Van Empel che però è assente
E dei favoriti
E i favoriti? Tra le donne, c’è una grande favorita: Lucinda Brand.Van Empel e Backstedt non ci sono. Questo apre enormi scenari per la nostra Sara Casasola, anche se qualcuno ha detto che fosse un po’ influenzata. Noi non l’abbiamo incrociata sul percorso, ma questo non vuol dire nulla: potremmo semplicemente non averla vista tra tagli percorso, foto e interviste.
Il discorso è ben più aperto tra gli uomini. Nel paddock girava forte la voce di Toon Aerts, ma forse i più accreditati sono proprio i due ex compagni di Masciarelli.
«Tutti e due – dice Lorenzo – partono con grandi favori: Iserbyt ha vinto la prima prova e Vanthourenhout ha vinto la seconda. Hanno una grande condizione e, conoscendoli, non si risparmieranno. Certo, Michael è molto forte sulla sabbia, però è anche vero che Eli ha vinto la prima prova, ad Anversa, che guarda caso era sulla sabbia. Per me sono i due favoriti, però vedremo come andrà. Io so solo che in curva dietro a loro ci stavo, mentre sulla sabbia mi hanno messo un po’ in difficoltà. Quando riesci a fare qualche giro dietro a loro cambia tantissimo, cambia l’approccio al percorso e capisci tante cose solo guardandoli. Si alza il livello».
La belga Pauwels blinda Masciarelli con un contratto di due anni e l'opzione fino al 2025. Due stagioni per sfondare nel cross, altrimenti tutto su strada