La tappa numero venti del Giro d’Italia di quest’anno sarà una cronoscalata, con partenza da Tarvisio ed arrivo in cima al Monte Lussari. Una frazione divisa in due parti: la prima prevede undici chilometri mossi prima di arrivare all’attacco della salita finale, che misura sette chilometri e fa venire il mal di gambe solo leggendo i numeri. Pendenze attorno al 12 per cento di media con i primi cinque chilometri al 15. Fu proprio una tappa simile a stravolgere il Tour de France del 2020 e a regalare a Pogacar la prima delle due maglie gialle conquistate finora.
Memori di quell’impresa avvenuta sulla salita della Planche des Belles Filles ci siamo fatti raccontare come si prepara e si gestisce una tappa del genere. Soprattutto se la si colloca all’interno di una corsa dura come il Giro d’Italia.
Il ricordo di Baldato
Fabio Baldato, diesse della UAE Emirates, ci racconta come si approccia ad una corsa del genere e come si gestiscono tutte le varie situazioni che si vengono a creare, o per lo meno, come si cerca di farlo.
«Personalmente – racconta Baldato da casa – una situazione abbastanza simile l’ho vissuta sempre al Tour ma nel 2011, quando ero secondo diesse alla BMC. L’ultima tappa di quella Grande Boucle era una cronometro di 42 chilometri con partenza ed arrivo a Grenoble, con due salitelle impegnative. Evans si giocava la maglia gialla con Andy Schleck, nelle tappe precedenti il lussemburghese aveva guadagnato molto in salita. Arrivarono all’ultima tappa con un distacco di un minuto e mezzo in favore di Schleck, Evans nella cronometro gli rifilò tre minuti e vinse il Tour».
E’ tutto un equilibrio
Nel ciclismo ogni secondo conta ed ogni goccia di energia risparmiata può essere utile. Ma quando si corre in un Grande Giro è sempre difficile calcolare tutto: capire quando attaccare oppure risparmiare qualcosa in vista di un momento migliore.
«Durante una corsa a tappe come il Giro – continua il diesse della UAE – è molto difficile andare al risparmio, devi calibrare sempre il modo di correre ma non puoi gettare al vento certe occasioni. E’ tutto un carpe diem. Pensate alla Bora al Giro d’Italia dello scorso anno, nella tappa di Torino fece saltare il banco, o comunque iniziò a minare le certezze degli avversari. Tolsero di mezzo molti avversari e tante formazioni che avevano due o tre punte si trovarono con un solo uomo, gestire la situazione in questi casi è più semplice».
La cronoscalata
La tappa numero venti del prossimo Giro d’Italia sarà una grande occasione per ribaltare la classifica. Ma come si prepara? Dove si possono andare a limare i secondi necessari?
«Queste – racconta Baldato – sono cronometro particolari, che bisogna provare e preparare al meglio. Molte squadre sono andate a vedere la salita. Sarà sicuramente previsto un cambio di bici perché prima c’è tanta pianura dove i passisti possono spingere molto. Un dettaglio da non sottovalutare, e nel quale fu molto bravo Pogacar al Tour del 2020, è il cambio di bici. In breve tempo si modifica la posizione in sella e bisogna tornare a spingere al massimo. Uno dei motivi che hanno contribuito al crollo di Roglic potrebbe essere proprio questo. Sembra una sciocchezza, ma è un dettaglio da curare ed allenare, in preparazione al Giro ci saranno un paio di giornate dedicate a questo. Dovete considerare che un corridore arriva dal tratto in pianura già alla massima capacità aerobica e quando sali sulla bici da strada rischi di sentirti imballato e di faticare a riprendere quell’intensità di sforzo».
Lo studio dei file
Abbiamo capito che per una tappa del genere bisogna prepararsi atleticamente e fisicamente, ma non bisogna escludere gli aspetti mentali. Quanto conta provare la salita in questione, avere dimestichezza con le curve e le pendenze?
«E’ importante ma non fondamentale – dice sicuro Baldato – con la tecnologia è facile replicare sui computerini tutti i dati e studiare la salita dai dispositivi elettronici. La cima del Monte Lussari ora è sommersa di neve e fino a marzo rischia di rimanere così. La finestra per provare una salita del genere è ad aprile. Tuttavia penso che non sia importante conoscerla, la differenza la si fa solamente se è una salita che affronti tutto l’anno, anche in allenamento, allora sì che le cose possono cambiare.
La preparazione
La solitudine su una salita del genere in una cronoscalata rischia di essere un fattore chiave. Ogni corridore reagisce in maniera differente a questa situazione e non è facile cambiare le proprie caratteristiche, anzi…
«Dal nostro punto di vista siamo contenti – spiega il diesse guardando allo rosa del team che farà il Giro – Almeida è un corridore che fa della costanza la sua qualità e in questo caso potrà davvero tornargli utile. L’anno scorso sul Blockhaus si era staccato quasi subito ma ha mantenuto il suo passo tornando sui primi e arrivando quinto. Joao preferisce un ritmo costante e questo gli dà qualcosa in più, perché quando sei da solo devi avere la forza mentale di spingere sempre allo stesso modo metro dopo metro. Devi essere metodico, ti metti sui tuoi watt, trovi la giusta cadenza e vai. Questa cosa si può allenare in vista del Giro: watt costanti e cadenza alta anche quando la strada spiana. Almeida è in grado di tenere una soglia della fatica altissima e per tanto tempo, ed in più la parte pianeggiante si addice a corridori come lui. Anche Evenepoel sarà uno dei favoriti della tappa. Gli scalatori puri potrebbero perdere qualcosa in pianura ma recuperare in salita. E’ uno scenario molto aperto, ma una grande differenza la farà il cambio bici, ne sono sicuro».