Finale Zwift: Gaffuri secondo, ma non tutto è perduto

27.02.2024
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Lo ha sognato. Ci ha sperato fino all’ultimo, ma alla fine Mattia Gaffuri ha dovuto riporre i suoi sogni in valigia insieme a tutto il resto. La finale della Zwift Academy non si è conclusa nel modo sperato, premiando alla fine il tedesco Louis Kitzki, al quale è stato offerto un contratto con il devo team dell’Alpecin Deceuninck, seguendo quindi le stesse orme di Luca Vergallito e di Jay Vine prima di lui.

Sono passati ormai giorni da quel 25 gennaio, ma l’ufficialità dell’esito della finale si è avuta solo nelle ultimissime ore: «Avevamo firmato tutti un contratto di riservatezza, non potevamo far trapelare nulla. Intorno a questo concorso c’è un impegno totale non solo della Zwift, ma anche di Alpecin-Deceuninck, della Canyon/Sram (la squadra WT femminile che dal canto suo ha premiato con un ingaggio l’ex triathleta sudafricana Maddie Le Roux) e anche di Eurosport. L’emittente ha addirittura mandato una troupe a fare un servizio a casa mia».

L’ex triathleta sudafricana Maddie Le Roux e il tedesco Louis Kinzki, i due vincitori (foto Zwift Academy)
Il vincitore Louis Kinzki, classe 2004, attualmente tesserato per il team Embrace the World (foto Zwift Academy)
Raccontaci com’è stata questa finale…

Ci siamo ritrovati in Spagna, a Calpe, durante il ritiro della Alpecin. C’era anche Van Der Poel, anche se è rimasto solo per i primissimi giorni, in quanto poi aveva la prova di Coppa del mondo a Benidorm. Noi sapevamo da fine dicembre di essere i finalisti dell’evento e già essere in 3 a giocarsi la vittoria (con Gaffuri e il vincitore anche l’altro tedesco Anton Schiffer, tesserato per Bike Aid, ndr) era già un grande risultato. Non sapevamo però su quali prove ci saremmo affrontati: da questo punto di vista è stato tutto una scoperta.

In che cosa consistevano queste prove?

La sfida vera e propria è iniziata il secondo giorno, quando abbiamo affrontato, dopo l’allenamento con la squadra, un test sul lattato e poi una prova massimale di 4’. Il giorno successivo era prevista la gara su Zwift e poi un test in discesa, che abbiamo affrontato dopo aver preso lezione da un tecnico specializzato. Il quarto giorno altro test massimale di 4’ a fine allenamento di gruppo. Poi i dirigenti si sono riuniti e in base ai responsi hanno preso le loro decisioni.

Per il comasco il test del lattato, subito dopo l’allenamento di squadra
Per il comasco il test del lattato, subito dopo l’allenamento di squadra
Quindi non erano prove con classifica, con un punteggio?

No, la decisione era in base alla loro valutazione. Era una scelta tecnica, che alla fine ha premiato il più giovane. Ci hanno detto che, dovendo dare un solo contratto, hanno preferito privilegiare il più giovane che può garantire una durata più lunga.

Com’era il rapporto fra voi tre, c’era concorrenza?

Sì, ma nei giusti limiti, per il resto abbiamo legato molto. Eravamo nella stessa camera e non mi sono mai sentito escluso dal fatto di non essere tedesco come loro. In quei giorni abbiamo chiacchierato molto, condiviso le nostre emozioni. E’ chiaro che ci speravamo tutti, ma alla fine uno solo poteva essere premiato. Io se devo essere sincero ho assimilato la delusione quasi subito, non posso rimproverami nulla perché ho dato il massimo ma neanche a chi ha preso la decisione. Non ho nulla da recriminare.

Quattro minuti di test massimale, sulle rampe de La Vallesa, il 2° e il 4° giorno
Quattro minuti di test massimale, sulle rampe de La Vallesa, il 2° e il 4° giorno
Il fatto che lo scorso anno ha vinto Vergallito pensi possa avere pesato nella decisione finale?

Non credo. Di fatto la decisione è stata presa dalla Alpecin in base alle loro esigenze, chiaramente il fatto che alla fine pesi la carta d’identità da una parte è un po’ doloroso, dall’altra però ci può anche stare nell’economia di un team WorldTour. Inoltre è stata una finale particolare…

In che senso?

Quando ci hanno comunicato il responso, i dirigenti hanno premesso che mai in passato c’era stato un livello così alto e la decisione era stata davvero difficile, per questo l’età è stata l’unica discriminante, perché eravamo allo stesso livello. Magari lo hanno detto per “indorarci la pillola”, però sono convinti che potremmo avere altre occasioni, ci hanno invitato a insistere perché a loro avviso siamo adatti anche al livello più alto, quello dei corridori professionisti della massima serie.

Mattia impegnato nella prova sulla piattaforma Zwift, dove si è guadagnato la finale
Mattia impegnato nella prova sulla piattaforma Zwift, dove si è guadagnato la finale
Parole importanti, soprattutto considerando i giudizi non troppo lusinghieri che un campione come Vincenzo Nibali aveva avuto via social su di te e in generale su questo passaggio diretto dal ciclismo virtuale a quello professionistico…

Con Vincenzo ci siamo chiariti da tempo, sui social la polemica è stata creata più da chi commentava che da me e mi è spiaciuto per lui, dato il suo prestigio. Non voglio assolutamente tornare su quella polemica che è stata più costruita, io sono orgoglioso di quello che ho fatto e vado avanti per la mia strada.

Quello che hanno detto i dirigenti potrebbe però essere vero, considerando ad esempio la vicenda legata a Chiara Doni, seconda lo scorso anno e protagonista di uno stage con la Jayco-AlUla…

Chissà, potrebbe capitare anche a me, i dirigenti hanno detto che i nostri nomi ora sono nei taccuini non soltanto loro perché la finale di Zwift è molto seguita nell’ambiente. Io non voglio illudermi, cerco di andare avanti alla giornata e seguire nuovi obiettivi.

Gaffuri impegnato a Girona: nella Santa Vall ha chiuso 43° a 26’26” dallo slovacco Vakoc (foto Instagram)
Gaffuri impegnato a Girona: nella Santa Vall ha chiuso 43° a 26’26” dallo slovacco Vakoc (foto Instagram)
Quali sono?

Ora sono entrato in rapporti con Colnago per seguire la stagione del gravel. Anzi, ho già gareggiato in una prova internazionale, la Santa Vall a Girona in Spagna che era una corsa a tappe su tre prove. Non è andata benissimo, nella tappa finale sono caduto e alla fine in classifica ho chiuso 43°. E’ stata però una gara molto utile e importante per capire, per imparare. Il passaggio dalla strada alla gravel non è così automatico, soprattutto per chi come me non ha un passato offroad, devo lavorare molto sulla tecnica. Conto comunque di seguire la stagione internazionale e magari presto o tardi il cellulare squillerà…

L’esperienza della Doni, nel WorldTour per una settimana

31.10.2023
6 min
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Tutto è nato da una foto. Era quella di Luca Vergallito insieme a Chiara Doni alla Tre Valli Varesine femminile. Ci aveva stupito alquanto la presenza di Chiara, in divisa Team Jayco-AlUla e Luca ci aveva specificato come si trattasse di uno stage di tre mesi con la formazione australiana offerto alla lombarda, anche lei protagonista dello Zwift Contest anche se fermatasi in finale. Dietro quella foto c’era una storia che vale la pena di essere raccontata, partendo non dalla stessa Chiara ma da chi ha reso possibile quel contatto: Marco Pinotti.

Chiara insieme a Luca Vergallito, con cui ha condiviso la Zwift Academy
Chiara insieme a Luca Vergallito, con cui ha condiviso la Zwift Academy

Un programma molto ridotto

«Avevo seguito con interesse la Zwift Academy e avevo saputo che, al di là della vittoria di Luca, anche la Doni era andata benissimo, vincendo addirittura alcune delle prove, ma non era poi stata selezionata soprattutto a causa dell’età. Ho guardato i numeri che aveva messo in mostra e ho chiesto un po’ in giro, nessuno aveva dato seguito alla cosa, così ho pensato che poteva essere il caso di provarla.

«Gli stagisti possono gareggiare con i team dal primo agosto – prosegue il preparatore bergamasco – il problema però è che nei tre mesi successivi il calendario del team, all’infuori delle gare WorldTour e degli impegni già calendarizzati con le atlete assunte, era molto scarno. Di fatto c’erano a disposizione solamente due date, quella del Giro dell’Emilia e della Tre Valli Varesine. Noi potevamo offrirle questo e lei ha accettato».

Marco Pinotti, ex corridore, è oggi uno dei preparatori della Jayco-AlUla
Marco Pinotti, ex corridore, è oggi uno dei preparatori della Jayco-AlUla

Le dinamiche del gruppo

Che impressione ne avete avuto? «Quella di una ragazza fisicamente molto ben preparata, addirittura sorprendente nella sua condotta di gara per un’atleta che non aveva mai avuto alcuna esperienza nel ciclismo professionistico. So che aveva fatto delle Granfondo, ma sono una cosa molto lontana dalle gare vere e proprie e lei stessa se ne è resa conto. Non nascondo anzi che alla vigilia avevo un po’ di timore perché pedalare in gruppo per chi non è abituato a farlo non è per nulla semplice, è anzi rischioso».

E Chiara come se l’è cavata? «Le sue stesse compagne di squadra sono rimaste sorprese di quel che è riuscita a fare, anche se era evidente la sua disabitudine alle dinamiche del gruppo, ancora di più alla Tre Valli che ha un percorso più difficile».

Per Chiara Doni i problemi maggiori erano nello stare in gruppo e tenere le posizioni
Per Chiara Doni i problemi maggiori erano nello stare in gruppo e tenere le posizioni

Un motore invidiabile

Perché allora la cosa non ha avuto un seguito? «Purtroppo non c’erano posti per il team principale per il 2024, con soli 16 contratti disponibili dopo la fusione con la Liv Racing. Io ho provato a spingere per aprire la possibilità di un 17° posto, ma non c’è stato nulla da fare. Forse è pesata la carta anagrafica, forse anche il suo scarso curriculum agonistico. Resto però dell’idea che se magari fosse riuscita a portare un risultato, magari una top 10 in una delle due gare, avrei avuto magari qualche carta in più da giocare per farla assumere».

L’esperienza però si acquisisce, se i numeri ci sono… «E posso assicurare che Chiara li ha, io che un po’ di occhio ce l’ho posso dire che ha uno dei motori più forti dell’intero circuito internazionale. Avrebbe bisogno di fare esperienza in una squadra più piccola, che le permettesse di fare più gare nel corso della stagione, so che qualche team era anche interessato. Ma parliamo di una ragazza che ha anche una professione avviata, deve capire lei se questi sacrifici possono essere sostenuti, se ne vale la pena. Mi dispiace sinceramente che la cosa non si sia ulteriormente concretizzata, perché di qualità ne ha e tante…».

Per Doni quest’anno la vittoria nella Granfondo di New York (foto organizzatori)
Per Doni quest’anno la vittoria nella Granfondo di New York (foto organizzatori)

Un futuro nel gravel

Sono passate le settimane, l’attività è ferma e Chiara Doni è tornata alla sua attività alla sua attività di responsabile assicurazione qualità/affari regolatori e convalida nel settore medicale, con orari di lavoro davvero molto pesanti e giornate che si concludono solo in serata. L’esperienza alla Jayco AlUla le ha fatto maturare una decisione: «Nel 2024 continuerò a correre qualche Granfondo, anche se non mi sento appartenere a quell’ambiente ed a quel tipo di gare. Inoltre, sotto la spinta ed il supporto di Swatt Club, proverò a partecipare a cimentarmi in qualche evento gravel per divertirmi e raggiungere buoni risultati».

Che esperienza è stata? «Bellissima. A cominciare dai giudizi positivi delle compagne, come la Santesteban che per me era un riferimento e una guida e che mi ha detto di essere rimasta stupita per quel che ho fatto. Effettivamente però l’esperienza conta. Faccio un esempio: quando ci si avvicinava a una rotonda, perdevo tante posizioni in gruppo perché non avevo le capacità tecniche per farmi rispettare, così poi dovevo faticare per risalire e spendevo tante energie che alla fine paghi. Magari con un pizzico di fortuna in più avrei anche portato a casa un risultato migliore, soprattutto all’Emilia».

La lombarda fra l’australiana Allen e la trinidegna Campbell. Un’esperienza indimenticabile
La lombarda al fianco di Jessica Allen, una delle colonne del team australiano

Tutto per colpa della catena…

Le immagini di quella corsa sono ancora nitide nella sua mente: «Alla prima frenata sono andata dritta e sono caduta in quanto la bici aveva alcuni problemi all’impianto frenante. Sono rientrata presto, ma l’urto aveva leggermente deformato il cambio, fatto sta che quando mettevo il 32 per andare più agile in salita la catena saltava. La prima volta ho perso 40” per riprendere il gruppo, ma alla curva delle Orfanelle è successo di nuovo e lì sono andati via oltre due minuti. Ho cambiato la bici, ma ormai era tardi per rientrare, però la gara volevo finirla».

Riprovarci? «Non avrebbe senso, metterei a rischio la mia carriera professionale di 12 anni. Fosse stato per uno stipendio nel WorldTour avrebbe avuto una ragion d’essere, altrimenti non saprei come gestire le spese. So che posso dare dai 2 ai 4 anni di attività a pieno regime, ma in un team continental non ne varrebbe la pena».

Chiara con la maglia dello Swatt Club. Quest’anno ha gareggiato anche ai mondiali Esports
Chiara con la maglia dello Swatt Club. Quest’anno ha gareggiato anche ai mondiali Esports

Il boccone amaro della Zwift Academy

L’età anche in questo caso ha pesato? «Dicono di no, ma io non posso togliermi dalla testa che abbia inciso, com’era stato al contest dov’ero stata nettamente la migliore in ogni prova, ma poi nel team hanno deciso di puntare su chi era arrivata dietro di me e quella decisione l’ho sofferta perché era stata ingiusta. Mi resta però il ricordo di una settimana bellissima, diversa dal solito, vissuta in una famiglia più che in una squadra. Qualcosa che mi ha fatto crescere come persona».

Vergallito in prima squadra, ora i dubbi si allontanano

15.10.2023
5 min
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La stagione di Luca Vergallito si è chiusa anzitempo, con la caduta alla Coppa Agostoni costatagli la frattura alla clavicola che ha richiesto un intervento del chirurgo. A rendere la convalescenza meno amara è stata però la notizia della sua promozione nella prima squadra dell’Alpecin Deceuninck, che andrà a comporre il risicato contingente italiano insieme a Nicola Conci, unico azzurro confermato.

Per il milanese è un passo importante, dopo un anno di apprendistato nel team Devo che aveva fatto seguito alla sua vittoria nel contest Zwift. Una seconda opportunità che gli ha aperto la porta del ciclismo che conta, ridando vigore ai sogni che aveva messo da parte quasi con rassegnazione.

Vergallito con il braccio al collo alla Tre Valli, con Chiara Doni anche lei passata per la Zwift Academy
Vergallito con il braccio al collo alla Tre Valli, con Chiara Doni anche lei passata per la Zwift Academy

«Per me questa promozione ha un sapore dolcissimo – racconta Vergallito – la conferma da parte del team è il premio più bello per quel che ho fatto in questo primo anno di attività, dimostra che ho fatto davvero qualcosa di buono se i dirigenti mi hanno visto adatto a fare l’ulteriore, decisivo salto di qualità».

Questo risultato è anche la risposta ai dubbi sul tuo cammino ciclistico, avevi confessato che anche tu ne avevi…

Sì, è vero, mi hanno accompagnato nel corso di questa stagione. Io per primo avevo dentro di me quella vocina scettica che mi poneva davanti a quel che stavo facendo. Alla fine quest’anno ha dimostrato che la mia scelta era stata giusta, ma credo di aver lanciato anche un messaggio agli altri, facendo vedere che si può seguire anche una strada diversa per realizzare i propri sogni, che tutto è possibile. Non voglio sembrare arrogante, so che i miei risultati sono arrivati in corse minori e che tanto altro c’è da fare, ma per me questo è un inizio, non l’arrivo di un percorso.

Per il lombardo appena 33 giorni di gare Uci e 5 vittorie. Ha 26 anni, è alto 1,90 e pesa 67 chili
Per il lombardo appena 33 giorni di gare Uci e 5 vittorie. Ha 26 anni, è alto 1,90 e pesa 67 chili
Ora sali di categoria, ti confronterai con i più forti, anzi alcuni li avrai nel tuo stesso team…

E’ uno stimolo assoluto, dovrò affrontare il meglio al mondo e questa è la più grande sfida che mi posso trovare davanti. E’ importantissimo che possa affrontare una buona preparazione invernale. Per questo appena possibile, spero già fra una settimana, voglio tornare in bici, per farmi trovare pronto quando la preparazione vera e propria inizierà.

Qual è stato il momento più bello di questa stagione?

Probabilmente la vittoria all’ultima tappa dell’Oberosterreichrundfarth, che mi ha permesso di conquistare anche la classifica generale. Era la mia terza corsa a tappe della stagione, è stata una svolta, ha messo da parte tutti quei dubbi di cui dicevo prima. Una scarica violenta di emozioni. Poi sono arrivati altri buoni risultati, come i successi al Province Cycling Tour in Belgio e al Giro del Friuli, ma non hanno avuto quel carico emozionale.

Vergallito solo al traguardo in Austria, una vittoria forse decisiva per il suo futuro (foto Instagram)
Vergallito solo al traguardo in Austria, una vittoria forse decisiva per il suo futuro (foto Instagram)
Che effetto ti fa essere stato scelto come uno dei due italiani?

So che nel team hanno cambiato molto, d’altronde 30 posti sembrano tanti, ma non è assolutamente così, soprattutto considerando tutti gli obiettivi che un team del WorldTour ha. I posti sono quelli e ciascun dirigente vuole che ogni poltrona sia occupata bene… Questo significa che se sei fra quelli prescelti te lo sei meritato davvero, non è un regalo…

Gareggerai con i più grandi, Van Der Poel e Philipsen, che cosa significa?

A dir la verità non saranno molte le occasioni nelle quali saremo insieme, avremo calendari molto differenziati almeno come impostazione. Loro sono corridori da classiche e da volate, hanno bisogno di una squadra che li supporti. L’Alpecin d’altro canto è costruita molto su di loro e su quel tipo di calendario, non è un team che punta ai grandi Giri. Io sarò chiamato a impegnarmi in gare più adatte alle mie caratteristiche, a prove impegnative, con molte salite. Non saremo molti a seguire questa strada, ma so che avremo comunque un team competitivo dove di volta in volta si proverà a fare risultato, magari in qualche caso ci proverò in prima persona.

Il milanese insieme a Diego Ulissi. Dal prossimo anno pronto per lui un calendario di classiche impegnative
Il milanese insieme a Diego Ulissi. Dal prossimo anno pronto per lui un calendario di classiche impegnative
Da quando la tua storia è emersa, hai avuto addosso molta attenzione da parte dei media. Pensi che questa ti abbia aiutato?

Non più di tanto, ma non mi ha creato neanche tanta pressione addosso. Mi sono sempre concentrato su quel che posso fare. Non guardo tanto quel che succede intorno a me quanto a me stesso e alle persone che mi sono state più vicine e mi hanno spinto a dare sempre quel qualcosa in più.

Nel mondo social, accennavi tu stesso in passato che molti non hanno mancato di darti addosso, come se la tua trafila attraverso un concorso invece che tramite le categorie giovanili fosse una colpa. Pensi che questo epilogo chiuderà finalmente la bocca a tanti detrattori?

Purtroppo non ci credo molto, le critiche non sono mai mancate, anche nei momenti migliori della stagione e so che non appena qualcosa andrà storto torneranno a farsi sentire. Spero che comunque almeno qualcuno che aveva dubbi su di me si sia convinto. Io dubbi non ne ho più, questo è ciò che conta.

Vergallito alla Alpecin, il sogno ora è realtà. Ecco come

23.12.2022
5 min
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La grande speranza si è concretizzata. Luca Vergallito è il vincitore del concorso indetto dalla Zwift che metteva in palio un contratto da professionista all’Alpecin Deceuninck, così il venticinquenne milanese si ritrova dall’oggi al domani a essere da un semplice granfondista un pro’ a tutti gli effetti, spalla di “tale” Mathieu Van Der Poel, coronando quel sogno che aveva fin da bambino e che aveva messo nel cassetto rassegnato a non vederlo mai realizzato.

Il lungo cammino di rinascita ciclistica di Vergallito lo avevamo già raccontato, ma mancava l’ultimo capitolo, il più atteso. Tutto si è consumato al caldo della Spagna, a Denia nel primo ritiro prestagionale dell’Alpecin Deceuninck, quello al quale ha preso parte anche Van Der Poel lasciando per un po’ il ciclocross. L’azzurro era nella cinquina per un posto da pro’ e lo stesso avveniva per Chiara Doni, pronta a scattare verso un contratto con la Canyon Sram.

«I primi due giorni sono stati dedicati alle interviste, alla presentazione dei personaggi – racconta il lombardo – Non bisogna dimenticare che questo era innanzitutto un reality, con puntate preconfezionate da diffondere sui social. Abbiamo anche preso le misure alle bici Canyon che dovevamo usare. Poi sono iniziate le prove, alcune indoor basate soprattutto sulle prestazioni fisiche e i numeri, altre in compagnia dei corridori, per vedere le proprie capacità tecniche, lo stare in gruppo, la guida. Questa parte è durata 5 giorni».

La premiazione finale. Nel concorso femminile prima è risultata Alex Morrice (GBR)
La premiazione finale. Nel concorso femminile prima è risultata Alex Morrice (GBR)
Il verdetto vi è stato comunicato a fine ritiro?

Sì, ma non ufficialmente, sempre per esigenze televisive. Sapevo però di aver vinto ed è stata una forte emozione, mi sono passate nella mente tantissime immagini di questi anni, dai primi nelle categorie giovanili al mio abbandono, alla ripresa nelle granfondo. E’ stato come rivivere un lungo viaggio. Poi però la mia gioia è stata offuscata dalla delusione per la mancata vittoria di Chiara, avevamo davvero sognato insieme di riuscire nell’impresa.

Nel racconto che si desume dai social, Chiara è caduta due volte nelle sue uscite. Pensi che questo abbia influito?

Chi c’era e ha visto sa benissimo che le sue cadute non sono state colpa sua, c’è stata chi le è andata addosso. Non vorrei che passasse il messaggio che Chiara non sa guidare perché non è così, si vedevano benissimo le sue capacità di performare, anche le pro’ che erano con noi non hanno avuto che apprezzamenti positivi nei suoi confronti. Evidentemente c’era chi è stata ritenuta più adatta, tutto qui.

Vergallito con Mathieu Van Der Poel, un’accoppiata che si ripeterà nelle gare 2023 (foto Facebook)
Vergallito con Mathieu Van Der Poel, un’accoppiata che si ripeterà nelle gare 2023 (foto Facebook)
Com’è stato l’approccio con la squadra?

Ci si allenava insieme, non posso dire né che ci hanno visti come intrusi, né che si sono tutti mostrati particolarmente partecipi, anche se devo dire di aver trovato una valida spalla in Sam Gaze, il neozelandese proveniente dalla mtb con il quale ho interagito di più e che mi ha dato molti consigli, forse proprio perché venendo da un altro mondo si sentiva partecipe della nostra esperienza. Con gli altri finalisti invece abbiamo fatto gruppo.

Che effetto ti fa ora essere fra i professionisti?

E’ bellissimo, rappresenta molto per me. Devo dire che, anche quando tutto sembrava tramontato, sentivo dentro di me una vocina che mi diceva che non tutto era perduto, serviva solo l’occasione giusta. I contatti quand’ero corridore li avevo anche avuti, poi non si erano realizzati e chiaramente col passare degli anni e la ricerca spasmodica di corridori sempre più giovani sembrava impossibile riuscirci. Diciamo che ho riannodato quel filo spezzatosi anni fa.

Tu dicevi che, comunque fosse andata a finire, quest’esperienza ti sarebbe comunque servita per il tuo futuro da tecnico…

Ne sono sempre convinto, ora potrò vivere da vicino la vita di una squadra e dei corridori e imparare tantissimo, ma in questo momento sono concentrato sulla possibilità di correre, dimostrare il mio valore e confermare che la scelta fatta su di me è stata quella giusta.

Il milanese sul rullo Zwift. Sono stati oltre 160 mila i concorrenti al concorso
Il milanese sul rullo Zwift. Sono stati oltre 160 mila i concorrenti al concorso
Pensi che il tuo passato di corridore abbia influito?

Probabile. Non so che ragionamenti siano stati fatti, ma effettivamente gli altri avevano meno esperienza di me da questo punto di vista. I parametrici fisici, i numeri delle varie prove e le capacità mostrate nelle uscite sono stati gli elementi di giudizio principali, credo che alla fine abbiano visto che sono la persona più adatta per entrare nel gruppo.

Sui social la tua promozione ha scatenato un putiferio, con molti commenti positivi ma anche tanti che non hanno perso occasione per criticarti, quasi rubassi il posto a qualche giovane corridore italiano in attività…

Immaginavo che la cosa avrebbe fatto scalpore e non nego che mi abbia toccato, ho molto riflettuto anche se fosse il caso di parlarne. Viviamo un momento complesso, nel quale arrivare a un contratto da pro’ per un giovane è difficile e non so quale possa essere la soluzione per evitare che tanti talenti vadano persi. Quel che so è che la Zwift Academy non è la causa di questi problemi, è invece una strada diversa per arrivare allo stesso traguardo. Chiunque può provarci, è davvero una strada aperta a tutti, si comincia sui rulli ma poi sono tanti altri i fattori che intervengono. Non sono certamente stato preso solo perché vado forte sui rulli, come non era stato così per Jai Vine e lo ha dimostrato.

Per i finalisti prove sia su strada che in offroad, sempre ripresi dalle telecamere anche con i droni
Per i finalisti prove sia su strada che in offroad, sempre ripresi dalle telecamere anche con i droni
Quei commenti ti hanno ferito?

Non posso negarlo, ho trovato una cattiveria assurda, ingiustificata e antisportiva. Io riconosco i limiti, è un contest che parte dal lato fisico, ma poi richiede anche altro. E’ una nuova modalità di fare scouting, poi dipende tutto dalle proprie capacità, questo non cambia.

Ora che ti aspetti?

Non voglio fare previsioni, dire che gare farò o dove voglio emergere, io voglio dimostrare che posso far bene, che in questo mondo posso starci anch’io, che posso correre ed essere utile alla squadra per ripagare la fiducia che mi è stata concessa. Le gare un po’ mosse sono quelle che mi piacciono di più, ma non ho elementi per dire quel che potrò fare. Il giudice ora sarà la strada…

L’italiana di Zwift. Chiara Doni è pronta a cambiare vita

08.11.2022
5 min
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Non solo Luca Vergallito. Nella “magica decina” che si giocherà due contratti da pro’, uno per sesso, c’è anche una ragazza italiana. E la sua storia, comunque sarà la sua conclusione, deve insegnare molto. La vita può avere una svolta improvvisa in qualsiasi momento: Chiara Doni lo spera ardentemente, perché a quel contratto ci tiene tantissimo, anche se la sua vita attuale non ha nulla che non vada…

Se Vergallito è un corridore con un passato comunque di peso nel ciclismo giovanile e un presente da vincente nelle gran fondo, la Doni ha radici completamente diverse.

«Sono sempre stata appassionata di sport – racconta – ma non era il ciclismo la mia disciplina. Io correvo a piedi, amavo le mezze maratone. Molti mi chiedono che tempi avessi, ma non lo facevo per agonismo, guardando il cronometro, tanto è vero che un vero primato non ce l’ho. Poi, più di 5 anni fa, ho avuto problemi a un piede così ho dovuto smettere. E’ a quel punto che ho iniziato a usare la bici per la rieducazione».

La Doni sui rulli, ogni sistemazione può essere utile per allenarsi. Ma spesso lo fa all’aperto…
La Doni sui rulli, ogni sistemazione può essere utile per allenarsi. Ma spesso lo fa all’aperto…
Sempre sulla base non competitiva con la quale concepivi l’atletica?

Inizialmente sì, non scaricavo neanche le applicazioni. Gareggiavo a qualche gara amatoriale come non tesserata, mi piaceva il fatto di poter vedere posti che altrimenti non avrei mai visto. Poi però ho cominciato a prenderci gusto e mi sono iscritta a qualche ciclocross e a qualche gran fondo, ho visto che andavo bene tanto che nel 2019 sono giunta seconda sul percorso medio della Maratona dles Dolomites e nella GF di Nizza sono arrivata seconda alle spalle di una belga che poi sarebbe diventata professionista.

Com’è nata l’idea di Zwift?

Un anno fa sono stata contattata dal diesse del Team Castelli per gareggiare nel Team Italia nel circuito di prove virtuali. Io avevo già utilizzato la piattaforma come tanti, nel periodo del lockdown. Non nascondo che mi piaceva molto piazzare tutto l’armamentario in giardino e pedalare all’aria aperta, collegandomi con altri amici e contatti, era un modo per stare comunque insieme. Pensavo inizialmente che pedalare indoor fosse una noia, una costrizione, invece mi divertivo davvero. E poi era liberatorio anche mentalmente e psicologicamente visto il periodo.

L’atleta lombarda ama la montagna e preferisce i tracciati duri, è stata anche seconda alla Maratona
L’atleta lombarda ama la montagna e preferisce i tracciati duri, è stata anche seconda alla Maratona
Tu lavori nel settore farmaceutico: eri particolarmente impegnata in quei giorni?

Io lavoro in ortopedia, nel campo delle protesi e in quel periodo abbiamo potuto riscontrare una forte contrazione del mercato. Era tutto concentrato sul covid, ma questo ha comportato anche problemi per seguire chi aveva bisogno di assistenza per le proprie difficoltà fisiche. Non è stato un bel periodo…

Torniamo all’argomento Zwift: come ti sei ritrovata nel concorso?

Seguivo le puntate del podcast e Alessio Caggiula, il diesse, un giorno mi ha suggerito di provarci, tanto non avevo nulla da perdere. La vicinanza con Luca (Vergallito, ndr) è stata fondamentale nel cammino, ci sentivamo e organizzavamo insieme.

Chiara Doni ha vinto il Team Mixed nel Tour Transalp 2022, insieme a Francesco Visconti (foto Instagram)
Chiara Doni ha vinto il Team Mixed nel Tour Transalp 2022, insieme a Francesco Visconti (foto Instagram)
Sai quante eravate in partenza?

Non di preciso, ho sentito anche numeri astronomici, tipo 90 mila, ma non so se fossero solo donne o tutti insieme. Passata la prima scrematura, come ha raccontato Luca, anch’io sono stata contattata per inviare un mio curriculum e una serie di dati ulteriori.

Hanno voluto sapere anche del tuo passato di podista?

L’ho segnalato, non so fino a che punto possa avere influito, come anche i miei risultati nelle gran fondo. Io credo che a fare la differenza siano stati i numeri nudi e crudi, quelli del rapporto watt per chilogrammo. Siamo rimaste una ventina a partecipare a una conference call nella quale siamo state tutte intervistate, poi ho avuto notizia che eravamo in 5 a giocarci il contratto con la Canyon-Sram.

Gli allenamenti sono legati agli orari di lavoro, ma da dicembre tutto potrebbe cambiare
Gli allenamenti sono legati agli orari di lavoro, ma da dicembre tutto potrebbe cambiare
Quindi andrai anche tu alle finali nel ritiro delle squadre pro’ in Spagna…

Sì, lì faremo sia pedalate di gruppo che test specifici, ma so che valuteranno anche la nostra capacità di stare in gruppo, le nostre abilità tecniche e anche le capacità relazionali, il “fare squadra”. Io parto con molte speranze anche se so che rispetto alle altre ho minori chance legate alla scheda anagrafica, avendo 37 anni, ma non voglio pensarci. Voglio credere di potercela fare. D’altronde so che anche le altre non hanno specifiche esperienze agonistiche.

Tu hai una carriera professionale avviata. Che cosa succederebbe se scegliessero te?

Vedremo se sarà possibile prendere un’aspettativa, altrimenti non avrò dubbi. Forse qualcuno penserà che sia folle buttare via 12 anni di lavoro, i progressi di carriera che ho fatto, ma quello è il mio sogno. Poter gareggiare con le professioniste, entrare in un mondo che penso anche possa darmi molti sbocchi professionali al di là di quello agonistico. Non riesco neanche a pensarci, sarebbe davvero la miglior dimostrazione che i sogni non hanno età.

Vergallito come Vine? Con Zwift per coronare un sogno

01.11.2022
5 min
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Jay Vine ha fatto scuola. La favola dell’australiano, emerso grazie alla piattaforma virtuale Zwift fino a essere ingaggiato dall’Alpecin Deceuninck ed emergere nel 2022 con due successi alla Vuelta come ciliegina sulla torta, ha spinto tantissimi altri appassionati a tentare la sorte attraverso rulli e app, per impressionare i team manager. C’è riuscito ad esempio Michael Vink, neozelandese già con un buon passato nel ciclismo (è stato anche campione nazionale) ma che ha trovato ingaggio all’Uae Team Emirates grazie alle sue prestazioni registrate dalla piattaforma MyWhoosh. E ci vuole provare anche Luca Vergallito.

Per presentarlo, bisogna partire da un antefatto: la storia di Vine ha talmente impressionato che Alpecin e Zwift hanno deciso di “istituzionalizzarla”, nel senso che è stato indetto un concorso con un contratto all’Alpecin Deceuninck per premio (e uno alla Canyon Sram per le ragazze). Si sono iscritti oltre 160 mila appassionati da ogni singolo angolo del mondo, ora sono rimasti in 5. E Vergallito c’è…

I finalisti della Zwift Academy: fra le donne c’è anche Chiara Doni, brianzola impegnata nel campo medico
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Un passato da ciclista

Venticinquenne milanese, anche Vergallito ha un passato ciclistico, che appare però piuttosto lontano: «Io ho iniziato a pedalare da ragazzino per stare con la mia famiglia. Facevamo lunghe passeggiate ed era divertente, ma non pensavo all’agonismo anche perché mi dedicavo più all’atletica e al triathlon, la bici mi serviva quel tanto che bastava per lo sport multidisciplinare. Che però richiedeva tempo e applicazione e sinceramente a un certo punto mi aveva un po’ stancato. Così mi dedicai solamente al ciclismo».

Che categoria eri?

Ero già junior, feci un anno e mezzo col Team Giorgi. Poi passai under 23 con la Named Sport Kemo e l’Overall, ma non ottenevo risultati, non risaltavo, nel frattempo mi concentravo sempre di più nello studio, così non andai più avanti. Ero iscritto a Scienze Motorie, ma la bici non l’avevo mollata, mi piaceva allenarmi e oltretutto mi interessava anche dal punto di vista dello studio perché già allora ero intenzionato ad intraprendere la carriera di preparatore.

L’avatar di Vergallito in gara con Zwift durante uno dei test stabiliti per il concorso
L’avatar di Vergallito in gara con Zwift durante uno dei test stabiliti per il concorso
Agonisticamente non hai fatto più nulla?

Dal 2017 no, ma poi durante la pandemia ho visto che era scoppiata la moda della bicicletta e anch’io ho rispolverato la mia, ho ricominciato ad applicarmi un po’ di più proprio perché c’era questa gran voglia di uscire in un contesto così diverso. Ho iniziato amatorialmente e allora ho pensato di iscrivermi a qualche Granfondo. I risultati sono subito arrivati, ma nel contempo pedalavo anche in casa, allenandomi con Zwift.

Nelle gran fondo come sei andato?

Mi sono tesserato per il team Om.Cc conquistando per due anni di seguito la GF Sestriere-Colle delle Finestre. Ho vinto lo scorso anno la Fausto Coppi e la Re Stelvio, quest’anno ho trionfato anche alla GF di New York e recentemente nel medio della Tre Valli Varesine. Tutto ciò mi è servito anche per il concorso, ma mi rendo conto che rispetto a molti altri amatori sono avvantaggiato avendo più tempo per allenarmi: chi ha un lavoro fisso deve ritagliarsi gli spazi e non è semplice. Io invece ho spesso la mattina libera ed è ideale per allenarsi, quasi fossi davvero un professionista.

Vergallito primeggia nella Tre Valli Varesine 2022. Il milanese ha 25 anni e ha vinto anche a New York
Vergallito primeggia nella Tre Valli Varesine 2022. Il milanese ha 25 anni e ha vinto anche a New York
Dicevi che ti è servito per il concorso: in che misura?

La formula del concorso è abbastanza semplice: intanto chiunque può iscriversi ed io ero abbastanza incuriosito, quindi ho pensato di provarci. L’app registra i risultati di ognuno attraverso una serie di allenamenti programmati: 4 dove viene richiesto il massimo impegno, 6 con sforzo non massimale. Poi i coach procedono a una prima scrematura sulla base dei risultati migliori. I candidati che rimangono (e sono già molto pochi) vengono contattati. Viene richiesto l’invio di materiale, dal proprio curriculum (e qui mi sono serviti i risultati nelle Granfondo, oltre al mio passato agonistico giovanile perché faceva punteggio a prescindere dai risultati) ad alcuni dati di allenamento. A quel punto ne sono rimasti 16 per sesso, poi si è proceduto a un’ulteriore scrematura e siamo rimasti in 5.

Zwift quanto lo usi?

Molto d’inverno, poi meno. Chiaramente in caso di brutto tempo o per chi lavora è una gran comodità, ha un che di attraente, permette di fare allenamenti intensi anche in casa. Quando il tempo è bello però la voglia di uscire e andare in bici è più forte.

La premiazione della GF di Sestriere 2021. Quest’anno il lombardo ha fatto il bis
La premiazione della GF di Sestriere 2021. Quest’anno il lombardo ha fatto il bis
Conoscevi la Zwift Academy?

Ne avevo già sentito parlare lo scorso anno ma non mi ero applicato in maniera particolare. Poi sono stato convocato nel Team Italy, ho fatto qualche manifestazione virtuale, l’idea mi è piaciuta e mi ci sono dedicato più assiduamente.

Conoscevi la storia di Jay Vine?

Sì e mi piace tantissimo, lo ammiro molto e lo seguo, spero molto di incontrarlo in occasione della finale.

Jay Vine in trionfo per due volte alla Vuelta di Spagna. L’Alpecin lo ha riconfermato per il 2023
Jay Vine in trionfo per due volte alla Vuelta di Spagna. L’Alpecin lo ha riconfermato per il 2023
Ecco, parlaci di quel che ora avverrà all’interno del concorso…

Andremo al primo ritiro dell’Alpecin, durerà una settimana. Avremo un paio di giorni di ambientamento, anche per conoscere i ragazzi e la struttura, poi ci saranno giornate con prove alternate su Zwift e su strada, allenandoci anche con i pro’. Alla fine i dirigenti del team esamineranno quanto fatto e decideranno a chi dei 5 finalisti offrire il contratto, non so se nella squadra principale o quella Development. Non verrà comunicato subito all’interessato, credo che ci sarà una comunicazione ufficiale anche perché il concorso è seguito molto mediaticamente attraverso video e tappe ufficiali, quindi non so ancora bene come sarà il finale.

Speri di esserci, ossia di essere tu il prescelto?

A questo punto sì, ma non mi faccio domande su chi dovrò affrontare, guardo a me stesso, a far bene le mie cose. Diciamo che mi piacerebbe per riannodare le fila con il mio passato.

Da Zwift al ciclismo reale, così Vine ha preso a schiaffi la Vuelta

28.08.2022
5 min
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Zwift aveva organizzato un concorso alla fine del 2020. Il vincitore sarebbe stato premiato con un contratto da professionista.

«Per me era una possibilità – racconta Jay Vine – adesso o mai più. Avevo 25 anni, a nessuno importava molto delle competizioni amatoriali australiane. Avevo ottenuto alcuni risultati nelle gare australiane UCI, ma in Europa nessuno ne sapeva nulla. Quindi, se volevo diventare un professionista, quella era la mia occasione. Sì, mi sono preparato in modo molto specifico per quella gara. Comunque in Australia non avevo molto altro da fare. Quando ho saputo che avevo vinto la gara di Zwift, ho capito subito che la mia vita sarebbe cambiata completamente. Avrei dovuto firmare con la ARA Pro Racing Sunshine Coast, mi sono ritrovato alla Alpecin».

E’ stata la sua vittoria della challenge virtuale a lanciare Vine tra i pro’ (foto Zwift)
E’ stata la sua vittoria della challenge virtuale a lanciare Vine tra i pro’ (foto Zwift)

Doppietta spagnola

Ieri Jay Vine, australiano alto 1,84 per 69 chili, ha preso a calci i pregiudizi e vinto la seconda tappa della Vuelta in due giorni. Prima al Pico Jano, precedendo Evenepoel. Poi al Collado Fancuaya, precedendo questa volta Marc Soler.

«Quando Lutsenko ha provato ad attaccare – dice – stavo bene. A quel punto sembrava che non ci sarebbero stati più attacchi. Così ho deciso di mettere un po’ di pressione al gruppo e di accelerare. Quando mi sono guardato intorno dopo il tornante, ho visto che non c’era più nessuno alla mia ruota, così ho continuato. E’ stata una fatica di 25 minuti, ma dopo la mia prima vittoria, avevo molta fiducia. Mi sono davvero divertito. E’ stata una bella giornata».

Anche nei tratti più ripidi della salita, Vine è rimasto seduto alzando la cadenza
Anche nei tratti più ripidi della salita, Vine è rimasto seduto alzando la cadenza

La salita finale non faceva sconti, ma davvero a guardare la compostezza in sella dell’australiano, è venuto di pensare che sia riuscito a trasferire su strada l’attitudine ai grandi sforzi sui rulli, dove non ci si scompone e si lavora tanto sulla frequenza di pedalata.

La prima Vuelta

I fratelli Roodhooft, capi della Alpecin-Deceuninck, sono stati inizialmente molto accorti con il nuovo arrivato australiano. Prima della Vuelta 2021 il suo calendario parlava di appena 15 giorni di gara, anche se il secondo posto al Giro di Turchia aveva fatto intuire il suo talento di scalatore.

«La salita è il mio terreno – diceva forse con eccesso di entusiasmo un anno fa al via della corsa spagnola – cercherò di seguire il più da vicino possibile gli uomini di classifica. Più i percorsi sono difficili, più mi piace. Il caldo? Sono australiano, non dovrebbe essere un problema. Quando sono venuto in Europa, il tempo non era così buono. Ma nelle ultime settimane mi sono allenato principalmente in altura e al caldo. Non ho mai corso in un gruppo così grande, ma non ho paura. Sarà una nuova esperienza e il team mi guida in modo eccellente. La Vuelta è la gara migliore per debuttare. Le strade sono larghe, ci sono poche curve e piove raramente. Voglio imparare il più possibile e restare un ciclista professionista il più a lungo possibile».

Un anno dopo

E’ passato un anno e il vincitore del mondiale sui rulli sta vivendo i giorni più belli della sua carriera. Dopo essersi guadagnato un contratto, Vine è tornato sul luogo del… delitto e ha partecipato nuovamente alla gara di Zwift. 

La vittoria aò Pico Jano, 6ª tappa della Vuelta, è stata una grande sorpresa
La vittoria aò Pico Jano, 6ª tappa della Vuelta, è stata una grande sorpresa

«La competizione quest’anno non è stata eccezionale – sorride – con un velocista come Bryan Cocquard in partenza, non ho avuto scampo. Perché ho deciso di partecipare? Il premio in denaro. C’erano 8.000 euro per il vincitore, per un’ora di ciclismo. Un sacco di soldi, eh? E’ iniziato tutto alla fine del 2019, prima del Covid. Dove vivevo, c’erano gravi incendi boschivi, quindi l’allenamento all’aperto non era un’opzione. Dieci minuti di pedalata all’aperto equivalevano a fumare tre sigarette. Ma io volevo andare bene all’Herald Sun Tour e quindi ho dovuto allenarmi».

Vine è alto 1,84 e pesa 69 chili: numeri da scalatore e azione sempre composta
Vine è alto 1,84 e pesa 69 chili: numeri da scalatore e azione sempre composta

«Poi è arrivato il Covid anche in Australia e improvvisamente non ci è stato più permesso di lasciare la nostra casa. La soluzione? Continuare sui rulli. Ma intanto vedevo diminuire le mie possibilità di una carriera da professionista. Finché all’improvviso è saltata fuori quella competizione della Zwift Academy».

Stupore permanente

Quando vive in Europa, fa base ad Andorra. Si allena in altura e racconta che se anche venisse convocato per il mondiale australiano, gli piacerebbe comunque tornare in Europa e partecipare alle corse italiane di fine stagione.

Seconda tappa vinta da Vine in due giorni, la sorpresa continua…
Seconda tappa vinta da Vine in due giorni, la sorpresa continua…

«Se mi chiedete di confrontare la mia vita con quella di un anno fa – sorride – non trovo le parole per descrivere la mia situazione. Faccio parte di una squadra vincente. Non ho perso un minuto dell’ultimo Tour de France e anche lì abbiamo vinto delle tappe. E’ davvero bello far parte di una squadra del genere. Un anno fa partecipavo a gare amatoriali in Australia, in un gruppo di quaranta corridori. Oggi sono in uno dei Grandi Giri al fianco di corridori che hanno vinto grandi corse, inclusi tre campioni olimpici. Ho vinto due tappe e questo è davvero surreale. Rimarrò stupito per i prossimi diciotto giorni».