Nimbl è un marchio che è stato capace di affermarsi ai massimi livelli del ciclismo mondiale realizzando calzature di grande qualità. Le quali, indossate poi dagli atleti dei team migliori al mondo come la Visma Lease a Bike, hanno conquistato le corse più prestigiose. Solamente in questa stagione si contano due grandi vittorie come il Giro d’Italia e il Tour de France Femmes Avec Zwift. Quelle realizzate da Nimbl, marchio che fa del Made in Italy una sua caratteristica fondamentale, sono calzature pensate per chi vuole ottenere il massimo da ogni colpo di pedale. Sia che ci si trovi sui valichi di montagna più impegnativi, sia per un allenamento intenso.
La tomaia delle Ultimate Glade è estremamente leggera e traspiranteLa tomaia delle Ultimate Glade è estremamente leggera e traspirante
La novità
Nimbl ha così presentato un nuovo modello di scarpe da ciclismo: Le Ultimate Glade. Progettate per tutti i ciclisti che vogliono abbattere ogni muro e cercare la migliore prestazione possibile ogni volta che agganciano i pedali. Lo sviluppo tecnico ha portato alla ricerca del cosiddetto guadagno marginale e anche Nimbl non è stata da meno.
Le Ultimate Glade sono delle calzature progettate dai tecnici Nimbl con l’obiettivo di migliorare ulteriormente la connessione tra atleta e bicicletta. Il guadagno marginale di cui parlavamo prima lo si può notare in ogni momento: quando si pedala in salita o nel momento in cui cerchiamo ogni watt possibile in pianura.
La suola monoscocca in carbonio ha una rigidità elevata per garantire il miglior trasferimento di potenza possibileNimbl ha optato per il sistema di chiusura BOA Li2 con doppio rotoreLa suola monoscocca in carbonio ha una rigidità elevata per garantire il miglior trasferimento di potenza possibileNimbl ha optato per il sistema di chiusura BOA Li2 con doppio rotore
Dettagli tecnici
La struttura delle Ultimate Glade godono di un nuovo sistema di tomaia che permette al piede di adattarsi in maniera totale alla scarpa migliorando il comfort anche nelle uscite più lunghe e impegnative. Il telaio, realizzato con una monoscocca in carbonio, garantisce un miglior trasferimento di potenza sui pedali. Ogni singolo watt sprigionato dall’atleta sarà indirizzato all’asfalto.
Nimbl ha optato per un sistema di chiusura tradizionale: il BOA Li2, capace di rendere la calzata comoda e regolabile al millimetro.
Nel ciclismo dei guadagni marginali è importante riuscire a trovare ogni dettaglio e limare al fine di migliorare la prestazione. Per le Ultimate Glade il peso risulta estremamente contenuto, nella taglia 43 arrivano a 190 grammi.
Nel competitivo mondo del ciclismo professionistico, dove la velocità e la prestazione catturano l’attenzione globale, la sicurezza delle attrezzature e dei team è fondamentale. Dalle biciclette da corsa ultra-leggere, ai sofisticati veicoli di supporto, ogni singolo elemento richiede difatti una protezione ineccepibile. Dal 2024, ABUS, realtà tedesca e leader mondiale nelle tecnologie di sicurezza, ha assunto il ruolo di Partner Ufficiale per la Sicurezza dei team WorldTour Alpecin-Deceuninck e Fenix-Deceuninck (in apertura foto ABUS). Questa collaborazione, mirata a salvaguardare le preziose attrezzature di atleti del calibro di Mathieu van der Poel, Jasper Philipsen e Puck Pieterse, è stata recentemente estesa per ulteriori tre anni.
La partnership tra ABUS e i team Alpecin-Deceuninck e Fenix-Deceuninck ha già prodotto risultati importanti. Il team ha celebrato numerosi successi, tra cui le due maglie di Campione del Mondo nel Gravel e nel Ciclocross conquistate da Mathieu Van Der Poel, il titolo di Campionessa del Mondo Mtb di Puck Pieterse, e vittorie in prestigiose Classiche Monumento come la Milano-Sanremo, il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix.
A questi trionfi di grandissimo prestigio si aggiungono diverse vittorie di tappa nei Grandi Giri e molte altre vittorie. In tutti questi frangenti, ABUS ha giocato un ruolo cruciale dietro le quinte, garantendo che le attrezzature che hanno contribuito a queste vittorie fossero sempre al sicuro, sia presso il quartier generale del team quanto durante le competizioni e i ritiri di allenamento in giro per il mondo.
Alpecin-Deceuninck che al Tour de France ha vinto tre tappe, qui quella di Van Der Poel a Boulogne-Sur-Mere (foto Leon van Bon)Alpecin-Deceuninck che al Tour de France ha vinto tre tappe, qui quella di Van Der Poel a Boulogne-Sur-Mere (foto Leon van Bon)
La visione sulla sicurezza integrata
«Noi di ABUS – ha commentato Christian Rothe, membro del management dell’azienda – siamo entusiasti di poter continuare a supportare i team Alpecin-Deceuninck e Fenix-Deceuninck come in qualità di Official Security Partner. Formazioni di così alto livello, con i loro atleti e le loro atlete stellari, sono costantemente sotto i riflettori e necessitano quindi di un elevatissimo livello di sicurezza, spesso con requisiti molto complessi. Mettere in sicurezza una singola bici da corsa di Mathieu Van Der Poel durante una sosta caffè è una cosa. Proteggere efficacemente un intero service course, inclusa la flotta di veicoli utilizzata in tutto il mondo, è una sfida particolare e completa il ciclo di sicurezza. Questa collaborazione evidenzia come ABUS sia in grado di integrare perfettamente le sue due principali aree di business: la sicurezza mobile e la sicurezza domestica, offrendo un concetto complessivo ben arrotondato per la sicurezza mobile e stazionaria».
Il team femminile, la Fenix-Deceuninck, è impegnata ora nel Tour de France Femmes avec Zwift (foto Tornanti CC)Il team femminile, la Fenix-Deceuninck, è impegnata ora nel Tour de France Femmes avec Zwift (foto Tornanti CC)
Un reale partner strategico
«ABUS è per noi un partner importante – ha ribattuto Philip Roodhooft – team manager della Alpecin-Deceuninck – e questo sia sulla bici che lontano dagli allenamenti e dalle gare. Se si considera che spesso operiamo contemporaneamente su diversi eventi ciclistici e ritiri di allenamento, che si svolgono anche in luoghi completamente diversi del mondo con esigenze individuali per i corridori, il team e la logistica, si può forse immaginare la complessità di ciò che facciamo.
«La sicurezza gioca un ruolo cruciale in ogni passo che compiamo – conclude – siamo lieti di continuare a lavorare con ABUS come partner che ci supporta in ognuno di questi passaggi e che vanta una vasta esperienza nel mondo della sicurezza. Che si tratti del service course, delle gare, dei ritiri o dei viaggi, ABUS si conferma un partner competente e affidabile, capace di fornire supporto e protezione in ogni scenario, assicurando che i nostri team possano concentrarsi esclusivamente sulla performance, sapendo che le loro preziose risorse sono al sicuro».
Le scarpe firmate da FLR, le FNT-9 Knit, sono un concentrato di tecnologie differenti e tutte al servizio di una sola cosa: la ricerca della migliore prestazione quando si sale in bici. Le FNT-9 Knit sono un prodotto capace di affermarsi e di essere apprezzato anche dai ciclisti migliori al mondo, quelli che corrono nel WorldTour. La consacrazione di quanto queste scarpe siano performanti, comode e leggere è arrivata grazie ai risultati conquistati nella massima serie del ciclismo mondiale. Con ai piedi le FNT-9 Knit Jay Vine ha conquistato due tappe alla Vuelta Espana.
Il modello FNT-9 Knit ha una chiusura estremamente semplice e intuitivaIl modello FNT-9 Knit ha una chiusura estremamente semplice e intuitiva
Ancora più leggera
La collaborazione con alcuni dei migliori atleti della categoria WorldTour ha portato a un costante miglioramento e alla ricerca di tecnologie sempre più performanti. Per quanto riguarda la tomaia FLR Shoes ha scelto di utilizzare una costruzione a tre strati di filo di nylon XD-Knit, una soluzione capace di donare resistenza ma allo stesso tempo una grande traspirabilità. Nel ciclismo ad alto livello quest’ultima è una caratteristica fondamentale al fine di poter esprimere sempre il massimo in ogni situazione.
Anche quando le temperature si fanno torride il piede troverà sempre il giusto equilibrio tra temperatura e potenza all’interno della FNT-9 Knit. Infatti, anche durante le salite più lunghe, quando le velocità si riducono, il ricambio d’aria è assicurato.
La novità riguarda la colorazione delle suole, questa la Midnight GoldInvece questo è il modello con la suola in colorazione Pure WhiteLa novità riguarda la colorazione delle suole, questa la Midnight GoldInvece questo è il modello con la suola in colorazione Pure White
Potenza al massimo
Per competere nel WorldTour e vincere, è necessario che ogni watt sprigionato dal ciclista venga trasferito a terra. La potenza passa dalle gambe ai pedali e poi ancora alle ruote, un meccanismo semplice ma delicato. Ogni passaggio deve avvenire nella maniera migliore in modo da non sprecare nemmeno una goccia di energia.
Un grande contributo lo dà la suola in carbonio R500 Road la quale, unita alla soletta ammortizzata, garantisce il massimo trasferimento di potenza. Anche il flusso sanguigno è uno dei parametri da considerare, e la costruzione delle FNT-9 Knit riduce i punti caldi del piede e ne aumenta il comfort.
La novità principale per le FNT-9 Kint riguarda la suola che è disponibile in due nuove colorazioni: Pure White e Midnight Gold.
Solo pochi giorni fa Decathlon e AG2R La Mondiale annunciavano che a partire dal prossimo primo gennaio Decathlon diventerà l’unico proprietario del team, subentrando ad AG2R La Mondiale. A distanza di un paio di settimane, ecco arrivare un altro annuncio che aggiunge un nuovo tassello al futuro della squadra francese. A partire dal 2026 il nuovo nome del team sarà Decathlon CMA CGM (in apertura foto Pauline Ballet).
Rodolphe Saadé, Chairman e Chief Executive Officer di CMA CGM, si è espresso nei seguenti termini parlando di questo nuovo capitolo “sportivo” nella storia della sua azienda.
«Sono orgoglioso di annunciare che il nostro Gruppo sta diventando uno sponsor della squadra di ciclismo Decathlon CMA CGM. Questa partnership riflette ciò che condividiamo con Decathlon: forti radici familiari, una visione a lungo termine e valori come l’audacia, la perseveranza e l’umiltà. Oggi, ci uniamo a una grande storia sportiva francese, con l’ambizione di portare una squadra di alto livello ai vertici».
Lo scorso 21 luglio è stato presentato il nuovo progetto che coinvolge Decathlon e CMA CMG (foto Pauline Ballet)Lo scorso 21 luglio è stato presentato il nuovo progetto che coinvolge Decathlon e CMA CMG (foto Pauline Ballet)
Realtà globale
Il Gruppo CMA CGM è un attore globale nelle soluzioni di trasporto marittimo, terrestre, aereo e logistica. Presente in 177 Paesi, impiega 160.000 persone, di cui quasi 6.000 a Marsiglia, dove si trova la sua sede centrale.
Terza compagnia di navigazione al mondo, CMA CGM serve oltre 420 porti in 5 continenti con una flotta di oltre 650 navi. La sua controllata CEVA Logistics, uno dei primi cinque operatori mondiali, gestisce 1.000 magazzini e nel 2024 ha gestito 15 milioni di spedizioni. La divisione di trasporto aereo merci del Gruppo opera una flotta di aerei cargo con i marchi CMA CGM AIR CARGO e Air Belgium.
La Fondazione CMA CGM fornisce aiuti umanitari in situazioni di crisi ed è impegnata nell’istruzione per tutti e nelle pari opportunità in tutto il mondo. Ad oggi, la Fondazione CMA CGM ha trasportato 63.000 tonnellate di aiuti umanitari in 97 Paesi e ha sostenuto oltre 550 progetti educativi.
In questi giorni il team Decathlon AG2R La Mondiale (che dal 2026 diventerà Decathlon CMA CMG) è impegnato al Tour de France (foto KBLB_DAT)In questi giorni il team Decathlon AG2R La Mondiale (che dal 2026 diventerà Decathlon CMA CMG) è impegnato al Tour de France (foto KBLB_DAT)
Lo sport nel DNA
CMA CGM è molto vicina al mondo dello sport. L’azienda è infatti partner principale dell’Olympique Marsiglia, formazione che milita nella Ligue 1, il massimo campionato di calcio transalpino.
CMA CGM è dal 2023 un sostenitore del Tour Internazionale della Guadalupa. Nel 2024, il Gruppo è stato anche Partner Ufficiale dei Giochi Olimpici e Paralimpici di Parigi 2024, a riprova del suo profondo impegno nello sport.
Valori condivisi
Javier López, Chief Executive Officer di Decathlon, ha tenuto a sottolineare come siano tanti i valori condivisi con CMA CGM: «Questa partnership con CMA CGM incarna i nostri valori umani condivisi e la nostra dedizione alle persone. Insieme, ci impegniamo a portare la squadra al più alto livello del ciclismo, non solo raggiungendo l’eccellenza sportiva ma anche coltivando i campioni di domani. Guidati dallo spirito di miglioramento personale, dal lavoro di squadra e da una profonda convinzione nello sport come forza positiva, continuiamo a sviluppare non solo una squadra, ma un progetto vincente. Un progetto che riflette la nostra visione di progresso collettivo e contribuisce in modo significativo al futuro del ciclismo. Non vediamo l’ora di scrivere questo nuovo capitolo con CMA CGM, con passione, umiltà e ambizione».
La crescita del nuovo team WorldTour avverrà puntando sui giovani, tra loro ci sarà sicuramente Paul Seixas (foto Pauline Ballet)La crescita del nuovo team WorldTour avverrà puntando sui giovani, tra loro ci sarà sicuramente Paul Seixas (foto Pauline Ballet)
Un progetto a lungo respiro
L’aver annunciato fin da subito il nuovo nome per il 2026 conferma che in casa Decathlon CMA CGM le idee siano ben chiare: l’obiettivo futuro è arrivare a competere con le migliori squadre del circuito WorldTour costruendo al contempo un progetto a lungo termine partendo dai giovani. La formazione Development (12 corridori di 7 nazionalità) e quella Juniores (14 corridori di 7 nazionalità) saranno elementi centrali in questa strategia. Entrambe le formazioni riflettono il desiderio della squadra di crescere dall’interno, preparare i campioni di domani e plasmare il futuro del ciclismo con determinazione e passione.
CERVINIA – Il Giro Ciclistico della Valle d’Aosta, anche nella sua sessantunesima edizione, parla belga. Jarno Widar concede il tris con un’altra vittoria di tappa ai danni degli stessi due atleti battuti ieri allo sprint. Copia e incolla insomma, all’apparenza sembra tutto semplice ma scavando a fondo si capisce che per Widar questi mesi sono stati complicati per diversi motivi.
«La prima vittoria di tappa – spiega con il solito tono di voce appena accennato che lo contraddistingue – era per Samuele Privitera, così come le altre due arrivate nei giorni scorsi. Non ci sono altre persone a cui dedicare un pensiero al momento, oggi si chiude un Giro della Valle d’Aosta difficile per tutti. In questi giorni non riuscirò a fare un ultimo saluto a Samuele, ma appena finiti gli impegni proverò a passare a Soldano».
Jarno Widar conquista il Giro della Valle d’Aosta per il secondo anno consecutivoSotto al palco delle premiazioni c’erano anche due tifosi del giovane belgaJarno Widar conquista il Giro della Valle d’Aosta per il secondo anno consecutivoSotto al palco delle premiazioni c’erano anche due tifosi del giovane belga
Resettare
Scherzando, gli altri giornalisti presenti dicono a Widar che dovrebbe imparare la nostra lingua visti i tanti successi raccolti in Italia. Lui sorride di gusto e dice di aver provato a utilizzare un’applicazione sul telefono che aiuta a studiare le lingue, ma che la nostra è troppo difficile. Sorride e un po’ si scioglie. Il belga della Lotto Development è tornato a correre dopo il ritiro dal Giro Next Gen, quando era in odore di una doppietta importante a conferma delle sue qualità.
«Il Giro Next Gen era il mio grande obiettivo con la Lotto Development – racconta – perché poi il resto della stagione lo correrò con la nazionale visto che sarò al Tour de l’Avenir e poi al mondiale in Rwanda. Volevo lasciare la squadra di sviluppo con un bel ricordo (dal 2026 Widar correrà con la formazione maggiore, ndr). Non è facile accettare che un obiettivo sul quale hai investito tanto tempo, sia nella preparazione che nelle energie mentali, non vada come desideri».
Widar insieme a Francois Domaine, mentre fanno un riassunto della tappaDopo il Giro della Valle d’Aosta andrà in altura per preparare il Tour de l’AvenirWidar insieme a Francois Domaine, mentre fanno un riassunto della tappaDopo il Giro della Valle d’Aosta andrà in altura per preparare il Tour de l’Avenir
L’Avenir
La stagione di Widar, come lo scorso anno, è stata costruita con in testa due grandi obiettivi: Giro Next Gen e Tour de l’Avenir. Nel 2024 lo scalatore di Hasselt era arrivato scarico alla corsa a tappe francese e la classifica sfumò presto. Le settimane successive furono difficili, si arrivò anche a pensare che il rapporto tra Widar e il team Lotto si fosse incrinato. L’allarme era poi rientrato e il cammino è continuato per la strada prestabilita.
«Quest’anno – dice ancora Widar con la maglia gialla addosso – tra il Giro della Valle d’Aosta e il Tour de l’Avenir farò un periodo di altura, di due settimane, per prepararmi. Sono dell’idea che ogni opportunità vada colta e così ho fatto in questi giorni in Val d’Aosta. Abbiamo cercato una via diversa per arrivare pronti in Francia tra un mese (l’Avenir inizierà il 23 agosto, ndr)».
Per Widar inizia la parte finale della stagione nella quale correrà tanto con la nazionale U23 (foto Direct Velo/Hervé Dancerelle)Per Widar inizia la parte finale della stagione nella quale correrà tanto con la nazionale U23 (foto Direct Velo/Hervé Dancerelle)
Ora è pronto
Nella scorsa stagione si parlava delle grandi qualità atletiche di Widar: fosse stato solamente per quelle, sarebbe già passato fra i più grandi. Ma il ciclismo non è solo gambe, è anche testa. Ce lo ha detto ieri Omrzel, lo hanno capito anche lo stesso Widar e il suo diesse alla Lotto Development Wesley Van Speybroeck.
«Il ritiro dal Giro Next Gen – ci racconta proprio il diesse – lo ha messo a dura prova mentalmente. Il giorno stesso ha avuto un brutto calo psicologico ma dopo ventiquattro ore era già focalizzato sui prossimi impegni. Ha capito che nel ciclismo c’è anche la sconfitta.
«Con il Giro della Valle d’Aosta si è chiuso il suo percorso nel devo team – prosegue Van Speybroeck – e il prossimo anno lo rivedremo con la maglia della Lotto. Atleticamente è pronto e lo ha dimostrato quando ha corso insieme ai professionisti in questi due anni. Anche a livello mentale ha fatto un bel passo, ha lavorato con un mental coach su tanti aspetti e ora è forte abbastanza anche da questo punto di vista».
Mario Minervino, patron del Trofeo Binda di Cittiglio, ci ha spiegato cosa significa per il ciclismo femminile avere tre gare WorldTour italiane in due settimane
«Dopo 40 anni di attività succede di dire basta – dice Carlo Giorgi, presidente del team Fratelli Giorgi – non è una questione di soldi, ma burocratica». La voce si ferma e non vorrebbe andare avanti. Dopo così tanti anni nel ciclismo, magari Carlo Giorgi non sente la necessità di parlare, ma ha tante cose da dire. Non vorrebbe nemmeno dirle, la decisione di chiudere la squadra dopo tanti anni è arrivata qualche stagione fa.
«Ho deciso che avrei smesso da tre anni ormai – continua – ma non l’ho detto a nessuno. Avevo tanti pensieri sul ciclismo giovanile e su com’è cambiato, ma avevo deciso di tenerli per me».
Carlo Giorgi ha deciso di chiudere il Team Fratelli Giorgi dopo 30 anni di attività (foto Facebook Team Fratelli Giorgi)Carlo Giorgi ha deciso di chiudere il Team Fratelli Giorgi dopo 30 anni di attività (foto Facebook Team Fratelli Giorgi)
Un sistema che non funziona
Carlo Giorgi sembra un uomo di poche parole e magari lo è anche, ma se per quarant’anni ha avuto la forza e la volontà di tenere in piedi una squadra giovanile, vuol dire che la passione per questo sport e per i ragazzi è sempre stata radicata in lui. Per questo sentire che dal 2026 non avremo più il team Fratelli Giorgi ci fa capire che il ciclismo giovanile ha preso una piega difficile da raddrizzare. Se nemmeno la passione di un uomo che ha sempre amato il ciclismo riesce a far superare ostacoli e difficoltà, allora è arrivato il momento di farci (e fargli) qualche domanda.
«Ogni anno – racconta Carlo Giorgi – c’erano e ci sono sempre più problemi nel gestire una società giovanile. Capirà chi di dovere (la Federazione in primis, ndr) se c’è qualche motivo alla base della chiusura di tante squadre juniores. Le responsabilità aumentano e nessuno ci dà una mano, tutto grava sulle nostre spalle».
Carlo Giorgi si è preoccupato di trovare una nuova squadra ai suoi collaboratori e ragazzi (photors.it)Carlo Giorgi si è preoccupato di trovare una nuova squadra ai suoi collaboratori e ragazzi (photors.it)
Non c’era nessuno pronto a prendere in mano la squadra?
No, ai miei figli non interessa, quindi nulla… Ma li capisco, è diventato come avere un secondo lavoro con tantissime responsabilità e nessuna tutela.
Cosa prova nel chiudere la sua squadra dopo 40 anni?
Nella vita c’è sempre un inizio e una fine. Tre anni fa avevo già deciso che sarei arrivato fino a qui. Lo avevo già comunicato agli sponsor. Basta, questo mondo non mi piace più.
Cosa non le piace più?
Tanti aspetti. I ragazzi non corrono più per amore verso questo sport, i procuratori arrivano a prendere gli atleti fin dagli allievi (ieri abbiamo letto di Tommaso Cingolani, campione italiano allievi, già ingaggiato dai Carera, ndr). Ormai la categoria juniores è diventato il fanalino del professionismo, vengono a prendere ragazzini di 18 anni per portarli già nel WorldTour. Anche le squadre dilettantistiche (le under 23, ndr) non esisteranno più. Prima tutto era diviso e ogni categoria aveva i suoi passi.
La categoria juniores si sta sempre più assottigliando perdendo ragazzi e team (photors.it)La categoria juniores si sta sempre più assottigliando perdendo ragazzi e team (photors.it)
Ora è tutto insieme?
I ragazzi a 16 anni vincono una corsa e si sentono dei professionisti (e li trattano come professionisti, ndr). Poi arrivano tra gli juniores e se vincono una o due gare pretendono di diventare grandi subito. Vogliono la bici nuova ogni anno e se non gliela dai vanno a cercare una squadra nuova. Senza considerare la burocrazia.
Ha un peso importante?
E’ anche per colpa di tutte queste carte che smetto. E’ un lavoro con oneri e responsabilità e nessuna tutela. Rischio più a fare la squadra che il mio vero lavoro. Secondo voi perché le gare continuano a diminuire? Ve lo dico io…
Procuratori e team WorldTour vengono a prendere ragazzi sempre più giovani rendendo difficile il lavoro alle squadre giovanili (photors.it)Procuratori e team WorldTour vengono a prendere ragazzi sempre più giovani rendendo difficile il lavoro alle squadre giovanili (photors.it)
Prego.
Organizzo e continuerò a organizzare una gara (il Trofeo Vittorio Giorgi, ndr). Ma avete idea di quante cose servono adesso? Devi avere il giusto numero di macchine per garantire la scorta, i volontari devono aver fatto dei corsi, poi c’è l’assicurazione. Devi solamente pagare e non torna nulla: non parlo di soldi, ma di riconoscimento. Sembra che tutto sia dovuto. Ma vi faccio un’altra domanda.
Dica pure…
Secondo voi quanta gente rimarrà disposta a lavorare così? Pochissimi. Guardate le gare giovanili e notate l’età degli accompagnatori, sono tutte persone della mia età o dai cinquant’anni in su. Ho fatto crescere tanti ragazzi e solamente uno o due vengono alle gare ogni tanto per dare una mano. I giovani hanno in testa altro, giustamente, il ciclismo alla fine è uno sport povero.
Tanti ragazzi hanno corso nel team Giorgi (qui Privitera) e poi sono passati nei vivai WT, senza alcun riconoscimento economico per il team junioresTanti ragazzi hanno corso nel team Giorgi (qui Privitera) e poi sono passati nei vivai WT, senza alcun riconoscimento economico per il team juniores
Soprattutto per le squadre giovanili…
Tanti ragazzi sono cresciuti nella mia squadra e diventati professionisti e quando passano al team che li ha cresciuti non è riconosciuto nessun rimborso. Come si fa ad andare avanti se ci chiedono solamente di mettere soldi e non abbiamo tutele? Bisogna dare una mano alle società, non si può vivere con i soli investimenti dei privati.
Qualcuno capirà prima o poi?
Vedremo. Vi faccio un altro esempio: nell’ultima gara che ho organizzato un ragazzo ha preso una borraccia al di fuori della zona prestabilita e il giudice è venuto a fine gara dicendomi che dovevo pagare una multa. Gli ho chiesto se loro vengono la domenica con l’obiettivo di prendere più soldi possibile. Non è più ciclismo, è politica. Semplicemente dopo 40 anni mi sono stancato.
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Il mondo del ciclismo vive in queste settimane uno degli eventi più attesi dell’anno: il Tour de France. Per il brand veneto produttore di ruote e componenti Ursus, questo appuntamento segna un ritorno significativo sulle strade della Grande Boucle, forte della partnership con il Team Picnic-PostNL. L’obiettivo è chiaro: replicare il successo di tappa ottenuto al Giro d’Italia. Consolidando l’eccellente feedback raccolto dalle ruote PROXIMA Team Edition, autentico fiore all’occhiello della produzione Ursus.
Ursus è schierata al fianco del Team Picnic-PostNL, un rientro nella corsa a tappe più prestigiosa, ma anche una prima assoluta nel WorldTour. Dopo le esperienze tra il 2020 e il 2021 con il Team Total Energies, il 2025 rappresenta un’opportunità unica per Ursus di scrivere una nuova pagina nella sua storia, mirando alla prima vittoria di tappa assoluta al Tour de France.
L’ambizione è palpabile, come è naturale quando si compete sul palcoscenico più importante del ciclismo mondiale. Tuttavia, Ursus e Picnic-PostNL affrontano questa sfida con convinzione e fiducia nei propri mezzi. Il recente Giro d’Italia ha dimostrato il potenziale della formazione olandese, capace di sorprendere con la vittoria in volata di Casper Van Uden a Lecce. Questo successo ha evidenziato non solo la determinazione del team, ma anche la qualità dei mezzi tecnici a loro disposizione, in primis le ruote in carbonioUrsus PROXIMA Team Edition.
Mentre le vittorie di tappa saranno prioritarie per il Team Picnic-PostNL, non mancherà l’attenzione per la classifica generale. Il giovane talento britannico Oscar Onley, reduce da un’ottima performance al Giro di Svizzera, avrà l’opportunità di mettersi alla prova con un occhio alla generale. Nelle volate, Tobias Lund Andresen e Pavel Bittner cercheranno di emulare l’exploit di Casper Van Uden, puntando a replicare il successo nello sprint. Per le tappe più impegnative, il team potrà contare su corridori come Warren Barguil, già maglia a pois al Tour, e Frank Van den Broek. Completano la rosa Tim Naberman, Sean Flynn e Niklas Märkl, tutti pronti a dare il loro contributo per gli obiettivi del team.
Ecco gli otto atleti del Team Picnic PostNL che saranno impegnati in questo Tour de France Gil atleti del Team Picnic PostNL correranno al Tour de France con le ruote PROXIMA Team Edition
Tecnologia al servizio della performance
Le ruote PROXIMA Team Edition sono il frutto dell’ingegneria Ursus, sviluppate con l’obiettivo di combinare in modo ottimale leggerezza, affidabilità e scorrevolezza. Queste tre caratteristiche sono cruciali nel ciclismo moderno, garantendo la massima reattività e stabilità, oltre a un’eccellente versatilità d’uso in ogni condizione.
Disponibili in quattro versioni con profili da 35, 40, 50 e 60 mm, i cerchi in fibra di carbonio con finitura unidirezionale presentano un canale interno di 23 mm. Questa configurazione permette di ospitare copertoni a partire da 28mm, sia in versione tubeless che con camera d’aria tradizionale, offrendo flessibilità e adattabilità alle diverse esigenze dei corridori e dei percorsi.
l cuore delle PROXIMA Team Edition è l’esclusivo mozzo U-RS Xeramik. Realizzato in lega di alluminio Ergal AI 7075, e dotato di cuscinetti ceramici, assicura una scorrevolezza e reattività superiori. A questo si aggiunge la tecnologia “minihook”, che ottimizza il peso del cerchio e la ritenzione del copertone, migliorando significativamente la stabilità e la tenuta in curva, aspetti fondamentali per la sicurezza e la performance ad alte velocità.
Il britannico Oscar Onley sarà l’uomo di classifica per il team olandeseIl britannico Oscar Onley sarà l’uomo di classifica per il team olandese
#BehindTheRace:
Come già sperimentato durante il Giro d’Italia, Ursus continuerà inoltre ad offrire ai propri follower uno sguardo esclusivo dietro le quinte della corsa. Il progetto #BehindTheRace proseguirà anche sulle strade francesi, grazie alla lente della “crew” fotografica di Poci’s Pix. Questo racconto immersivo sarà sviluppato in tre appuntamenti settimanali, con contenuti speciali disponibili sui profili social di Ursus (Instagram e Facebook) e attraverso la newsletter ufficiale (registrandosi su ursus.it). Un’occasione imperdibile per gli appassionati di vivere il Tour de France da una prospettiva unica e ravvicinata.
Il ritorno di Ursus al Tour de France promette di essere un evento chiave per l’azienda italiana. Riusciranno le ruote PROXIMA Team Edition e il Team Picnic-PostNL a conquistare una vittoria di tappa e a lasciare il segno nella storia della Grande Boucle?
A Saint Amand Montrond Philipsen mette tutti in fila. Si toglie di dosso un peso che stava diventando ogni giorno più pesante. E mette nel mirino la maglia verde
Le vicende del ciclismo italiano continuano a tenere banco, la vittoria del campionato italiano da parte di Filippo Conca ha aperto un cassetto pieno di problemi fino ad adesso tenuti nascosti. Come quando nel fare pulizia si ritrovano carte appallottolate e piegate in malo modo, messe in un angolo nella speranza che qualcuno se ne dimenticasse. Ma come accade con le multe il tempo accumula, non dimentica. Ci siamo così trovati, in una calda domenica di fine giugno, con un ciclista che ha deciso di aprire quel cassetto ormai nascosto dalla polvere. Ma il problema è ben più radicato e parte dai giovani
Era necessario prima o poi venire a patti con la realtà. Le parole che lo stesso Conca ci ha regalato qualche giorno dopo ci hanno permesso di fermarci e cercare delle risposte. Un ragazzo di 26 anni, scaricato dal ciclismo professionistico con la fretta che ormai lo contraddistingue, ha avuto la forza di non arrendersi e ripartire. Gli è costato tanto: fatica, impegno e tanti bocconi amari da mandare giù.
Il tricolore di Conca ha aperto il dibattito, il ciclismo è a un punto di svolta?Il tricolore di Conca ha aperto il dibattito, il ciclismo è a un punto di svolta?
Una piramide che crolla
La deriva del movimento è partita però dal ciclismo giovanile, la sua gestione è ormai in mano a pochi soggetti che non sempre fanno il bene dell’atleta. Si vanno a cercare i talenti in categorie che prima servivano a raccontare quanto i giovani amassero andare in bici. Ora quei giovani amano ancora andare in bici? La risposta per certi versi è “sì” ma non dobbiamo farci ingannare.
«Quello che ci ha dimostrato la storia di Conca – analizza Stefano Garzelli, in questi giorni impegnato con il commento tecnico della RAI al Tour de France – è che un corridore di 26 anni è considerato vecchio. Nel dirlo provo un gran senso di rabbia. La sua carriera è un insieme di episodi che si possono ripetere e possono coinvolgere tutti. Una serie di problemi fisici e in quattro anni Conca si è trovato fuori dal ciclismo professionistico. Un ragazzo come lui non ha trovato nessuno che lo facesse correre, nemmeno una continental».
La caccia agli juniores porta a una professionalizzazione della categoria, non sempre un bene per dei ragazzi giovaniLa caccia agli juniores porta a una professionalizzazione della categoria, non sempre un bene per dei ragazzi giovani
E’ il segno che forse si sta esagerando in questo continuo ricambio?
I corridori giovani non hanno tempo per crescere, ora stiamo vedendo test di ragazzi giovani (juniores, ndr) con numeri impressionanti. Ma poi, in corsa, come riesci a gestire il tuo potenziale se ti mettono a fare il lavoro sporco? La vera domanda è cosa stiamo chiedendo ai giovani? Perché poi se non performi e non porti punti, ti lasciano a casa.
Il rischio è di vedere sempre più ragazzi come Conca.
Sì, ma a 25 anni un corridore non è finito, anzi. E’ appena entrato nella sua completa maturazione fisica e mentale. Non si guarda più a ragazzi di questa età, ma agli juniores. La cosa più spaventosa è che sono ragazzi giovani trattati come campioni, ma non lo sono. Esistono delle eccezioni, come è stato Evenepoel e ora Seixas. Anche se su quest’ultimo qualche dubbio sul fatto che stiano facendo un calendario esagerato ce l’ho.
Il problema è che alle corse degli allievi ora trovi i procuratori, i tecnici non vanno più a vedere le categorie giovanili, si accontentano dei test…
Si fa credere ai ragazzi di essere entrati nel mondo del professionismo e poi non è vero. Non lo sono. C’è una lotta sfrenata per entrare nelle squadre development di formazioni WorldTour già dagli allievi. Per me il male più grande è l’aver lasciato carta bianca per i team juniores. Red Bull, Decathlon e tutti gli altri. Siamo davanti a specchietti per le allodole.
I devo team juniores rischiano di creare una spaccatura all’interno del movimento (foto Instagram/ATPhotography)I devo team juniores rischiano di creare una spaccatura all’interno del movimento (foto Instagram/ATPhotography)
Sembra che senza procuratore non puoi correre, anche a 17 anni.
Ognuno guarda al suo interesse, questo meccanismo che si è creato è incontrovertibile. Si dovrebbe lavorare per renderlo meno pressante. Ma se le squadre WorldTour continueranno a creare team giovanili, il sistema continuerà a prendere ragazzi sempre più giovani.
Tanti ragazzi poi decidono di abbandonare la scuola.
Questo è un tema importante. Quando hai 16 anni la tua priorità devono essere gli studi. Invece adesso ti trovi davanti ragazzi che hanno delle vie “facilitate” o comunque che mettono in secondo piano l’istruzione. Anche io sono padre e mio figlio, che corre in Spagna (dove Garzelli e la sua famiglia vivono, ndr) si è trovato più volte a gareggiare contro ragazzi che si allenano 22 ore a settimana. Se vai a scuola e studi non hai tutto quel tempo per allenarti. Vi faccio un esempio.
Prego…
Qualche settimana fa mio figlio era a una gara riservata agli juniores in Spagna, erano in quarantotto al via, pochissimi. Il perché era presto detto, la settimana successiva c’era una gara più prestigiosa. Il rischio è di non avere più gare perché un organizzatore non avrà più interesse a fare una corsa per neanche cinquanta ragazzi. Tutti vogliono correre con la nazionale o con i devo team. Non esisteranno più le altre squadre, quelle “normali”.
Certe esperienze, come le prove di Nations Cup dovrebbero offrire la possibilità a tanti ragazzi di crescere e confrontarsi (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)Certe esperienze, come le prove di Nations Cup dovrebbero offrire la possibilità a tanti ragazzi di crescere e confrontarsi (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Tutti vogliono emergere, ma non c’è spazio.
Come possono starci tutti? Anche se un giorno tutte le diciotto squadre del WorldTour avranno dei team juniores, comunque i posti saranno limitati. E poi che calendario faranno? Scusate, ma a me la gara in cui i primi cinque erano gli atleti della Grenke Auto Eder (vivaio juniores della Red Bull, ndr) non ha senso. Cosa vuol dire andare alle corse e competere contro chi fa la vita di un diciassettenne “normale”?
Senza considerare che anche la nazionale sta diventando una cosa circoscritta a pochissimi.
Sono dell’idea che le federazioni nazionali dovrebbe dare la possibilità di correre al maggior numero di giovani possibile e non di lavorare con un cerchia di dieci ragazzi. Tutti si caricano di aspettative e si credono già arrivati, poi fanno interviste, eventi, foto. Sta anche ai media non esagerare in proclami e titoloni.
Vero…
Poi tutto diventa dovuto e si creano delle classi in base al talento. Ma a 16 anni, come detto prima, ci sono diversi fattori che incidono. Io sono contro queste esclusioni e alla creazioni di gruppi ristretti. E’ chiaro che se poi le diciotto formazioni WorldTour creano le squadre juniores e prendono i migliori allora il sistema si inceppa.
Perché i team WorldTour al posto di creare formazioni non possono sostenere i team locali aiutandoli nella gestione? (foto ufficio stampa Nordest)Perché i team WorldTour al posto di creare formazioni non possono sostenere i team locali aiutandoli nella gestione? (foto ufficio stampa Nordest)
Ci sarebbero tanti modi per far crescere in maniera uniforme i ragazzi.
Nel calcio le squadre hanno i loro team giovanili, ma anche una serie di squadre locali che fungono da team satellite. Il ciclismo non ha questa capillarità, ma grandi sponsor che possono permettersi di fare il WorldTour potrebbero dare una mano alle squadre giovanili senza surclassarle. Magari distribuendo la ricchezza (o anche organizzando corse così da tenere vivo il movimento, ndr). Sono contento per Conca, il suo risultato fa capire che certe dinamiche sono irreali, bisogna sperare che questo avvenimento non si asciughi come una goccia d’acqua nel deserto.
Pietro Mattio è pronto a fare il salto definitivo, quello che può dare il via alla sua carriera da professionista, il cuneese dal 2026 entrerà nella formazione WorldTour della Visma Lease a Bike. Alla fine di tre anni nel devo team è arrivato il momento di cogliere i frutti del lavoro fatto. Una bella soddisfazione per uno dei primi ragazzi junior andato a correre in formazioni estere. Infatti nel 2023, quando fu annunciato il suo approdo nella squadra dei giovani calabroni, la curiosità intorno al suo percorso di crescita era molta.
«E ora andrò a correre con i professionisti – ci racconta ai margini di una tappa del Giro Next Gen, in apertura foto DirectVelo/Xavier Pereyron – la musica cambierà ancora. Però se la squadra pensa che sono pronto mi fa sentire onorato e molto felice. Anche io penso sia arrivato il momento di fare questo step, in questi tre anni sono cresciuto molto grazie al lavoro fatto insieme al team. Non c’era prospettiva migliore che passare nel WorldTour con la formazione che mi ha fatto maturare sia atleticamente che umanamente».
Mattio aveva iniziato la stagione correndo con i professionisti. Qui al Tour of OmanMattio aveva iniziato la stagione correndo con i professionisti. Qui al Tour of Oman
In cosa senti di essere cresciuto?
Sotto tutti i punti di vista, sono arrivato che ero un ragazzino e mi hanno insegnato cosa volesse dire correre in una delle squadre più forti al mondo. In questi anni non abbiamo mai lasciato nulla al caso e sono riusciti a farmi sviluppare bene. L’obiettivo che ci eravamo posti è stato raggiunto e quindi proseguiamo verso altri.
Qual era il vostro obiettivo?
Chiaramente ambire ad entrare nella formazione WorldTour. La Visma cerca di prendere ragazzi giovani da inserire nella formazione di sviluppo (quella under 23, ndr) e di portarli alla maturazione necessaria per poi entrare nel massimo livello del ciclismo. Non si parla tanto di risultati ma di crescita.
Uno dei primi obiettivi di Mattio per questa stagione era la Paris-Roubaix Espoirs chiusa al quinto posto (foto Visma Lease a Bike)Uno dei primi obiettivi di Mattio per questa stagione era la Paris-Roubaix Espoirs chiusa al quinto posto (foto Visma Lease a Bike)
Vero, però gli atleti guardano anche al risultato, da questo punto di vista ti aspettavi qualcosa in più?
A essere sincero no. Mi aspettavo di raccogliere esattamente quello che avete visto. Il 2025 mi lascia soddisfatto, ho corso una bella Paris-Roubaix Espoirs che era l’obiettivo della prima parte di stagione e abbiamo fatto un buon Giro Next Gen (nel quale Mattio ha colto anche un terzo posto nella sesta tappa, ndr).
Con quali ambizioni e quale umore si entra nell’ultima parte del tuo cammino nel devo team?
Forse più rilassato perché non ho più la pressione addosso di dover dimostrare qualcosa. Era un fattore personale, la squadra non mi ha mai messo alcun tipo di fretta. Questa “rilassatezza” magari mi permetterà di correre più leggeroe di provare a vincere una gara o qualcosa di più importante.
Al Giro Next Gen l’azzurro della Visma Lease a Bike Development ha ottenuto un ottimo terzo posto nella sesta tappa (foto La Presse)Al Giro Next Gen l’azzurro della Visma Lease a Bike Development ha ottenuto un ottimo terzo posto nella sesta tappa (foto La Presse)
Magari chiudere il cerchio con una vittoria?
Questa sarebbe la cosa più bella ma vedremo come si svilupperà il resto della stagione.
E con quali ambizioni inizi a pensare al prossimo futuro?
Sicuramente la stagione inizierà molto presto, di solito i primi anni partono dal Tour Down Under a gennaio. Non si sanno ancora i programmi ovviamente ma lavoreremo per arrivare pronti e dare subito supporto ai capitani.
Mattio porterà con i professionisti tutto ciò che ha imparato in questi anni nel devo team, un percorso che gli ha fatto imparare tantoMattio porterà con i professionisti tutto ciò che ha imparato in questi anni nel devo team, un percorso che gli ha fatto imparare tanto
Che forse è una delle caratteristiche che ti ha contraddistinto maggiormente anche in questi anni da under 23?
Sì, mettermi al servizio dei miei compagni è la qualità che mi rispecchia maggiormente. L’ho fatto spesso e così come a questo Giro Next Gen lavorando per Nordhagen.
Arrivi nella formazione WorldTour dove corre un altro italiano che ha caratteristiche simili alle tue, Affini.
E’ uno degli uomini squadra più importanti della Visma, lo ha dimostrato in passato e al Giro accanto a Yates. Ora lo porteranno anche al Tour con Vingegaard. Ho già avuto modo di conoscere Affini lo scorso inverno in ritiro, abbiamo fatto un allenamento insieme. Sicuramente è un ragazzo dal quale posso imparare davvero molto.
Guardando al Pietro che è entrato nel devo team giovanissimo e senza questi baffi qual è l’aspetto in cui ti senti maggiormente migliorato?
Il fisico (dice con un sorriso velato proprio sotto ai baffi, ndr). Sono cambiato molto con gli allenamenti, la squadra punta tanto sulla preparazione e mi hanno sempre permesso di arrivare al mio meglio negli appuntamenti più importanti. Mi hanno insegnato cosa vuol dire essere una squadra e questa cosa la porterò con me anche il prossimo anno.