Lombardia 2025, Leo Bisiaux, Decathlon AG2R La Mondiale

Bisiaux e i Petite Diables alla scuola della Decathlon AG2R

20.10.2025
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COMO – Il talento di Paul Seixas è solamente la punta scintillante di un iceberg che da anni si muove silenzioso sotto il pelo dell’acqua, pronto ad emergere. La Decathlon AG2R La Mondiale lavora da anni per coltivare e far sviluppare una catena di enfant prodige. Giovani talenti scovati in maniera capillare sul territorio, che vengono portati all’interno della formazione juniores (Decathlon AG2R U19) e poi fatti passare nel devo team per una maturazione definitiva che avviene con l’approdo nel WorldTour. 

In questo modo la Francia fa crescere e preserva i suoi talenti, forte delle sue quattro formazioni che militano nel massimo livello del ciclismo mondiale: Decathlon AG2R La Mondiale, Groupama FDJ, Arkea B&B Hotels e Cofidis. Il prossimo anno rischiano di scendere a due, visto l’annunciata chiusura della Arkea B&B Hotels e la probabile retrocessione della Cofidis allo stato di professional. 

Lombardia 2025, Decathlon AG2R La Mondiale
Lombardia 2025, la Decathlon AG2R La Mondiale al foglio firma
Lombardia 2025, Decathlon AG2R La Mondiale
Lombardia 2025, la Decathlon AG2R La Mondiale al foglio firma

Sistema verticale

Tuttavia il sistema messo in piedi dalle due potenze del ciclismo francese, Decathlon AG2R La Mondiale e Groupama FDJ è ben chiaro: scovare i migliori talenti e portarli fin da giovani all’interno di un sistema che permetta di monitorarne la crescita. Non a caso tre delle ultime cinque edizioni del Giro della Lunigiana, la corsa a tappe di massimo livello per gli juniores, sono state vinte da atleti che arrivavano dalla formazione di sviluppo della Decathlon AG2R: Leo Bisiaux, Paul Seixas e Seff Van Kerckhove. Ai quali si aggiunge Lenny Martinez, atleta francese uscito dalla formazione juniores della Groupama FDJ.

Nella mattina del Lombardia siamo andati a curiosare nel mondo della Decathlon AG2R La Mondiale, per capire come lavorano e in che modo si vanno a scovare i talenti che andranno poi a creare una solida base in vista del futuro. Le domande le giriamo direttamente a Leo Bisiaux, 20 anni, uno dei primi talenti entrato nell’infornata della formazione francese, il quale ha vissuto da dentro la rapida e vertiginosa crescita del team. 

«E’ fantastico avere tanti corridori che entrano a far parte del progetto quando sono under 19 – dice – per poi passare nella formazione U23 e infine nel WorldTour. Possiamo crescere a gran velocità come lo si è potuto vedere con Paul (Seixas, ndr) ma anche con Jordan Labrosse, Noa Isidore e me».  

Come avviene la selezione?

Il team ha già tutti i nostri dati, quindi la selezione dei corridori avviene attraverso questi strumenti. Quando la squadra mi ha selezionato aveva a disposizione tutto su di me, oltre ad avermi visto in azione nelle varie gare. Ora non so come lavorano, perché il ciclismo è cambiato parecchio negli ultimi due anni, però credo che la base di lavoro sia la stessa. 

Com’è entrare in un devo team juniores?

Allenarsi e correre con i migliori atleti della categoria aiuta sicuramente dal punto di vista della crescita. Stare insieme, confrontarci e condividere questo cammino ci ha permesso di avvicinarci e unirci. Aspetto che è risultato importante anche una volta passati nel team U23, e lo è stato ancora di più nel WorldTour. Forse il segreto è proprio questo, creare un gruppo solido e capace di lavorare al meglio, fin da subito. 

Lombardia 2025, Paul Seixas, Decathlon AG2R La Mondiale
Lombardia 2025, al via anche Paul Seixas, rivelazione delle ultime stagioni
Lombardia 2025, Paul Seixas, Decathlon AG2R La Mondiale
Lombardia 2025, al via anche Paul Seixas, rivelazione delle ultime stagioni
Da juniores hai corso anche con selezioni regionali o miste…

In alcune corse sì, così come ho corso con la nazionale francese. Correre con le rappresentative regionali o miste all’estero è stato un passaggio importante in termini di esperienza. Ti ritrovi in gara contro i migliori atleti e cresci molto. 

Parlavi di un ciclismo che è cambiato parecchio in soli due anni.

Penso sia evidente. Ora ci sono mezzi ancora più efficienti anche nella categoria juniores, soprattutto rispetto a quelli che avevo io. Inoltre gli allenamenti sono più duri, o comunque efficienti, si vedono ragazzi junior che arrivano ai mondiali tra i professionisti e corrono davanti. Paul Seixas e Albert Whiten Philipsen sono un esempio

Vuelta a Burgos 2025, Leo Bisiaux, Decathlon AG2R La Mondiale
Leo Bisiaux, 20 anni, in azione alla Vuelta Burgos con la maglia Decathlon AG2R La Mondiale
Vuelta a Burgos 2025, Leo Bisiaux, Decathlon AG2R La Mondiale
Leo Bisiaux, 20 anni, in azione alla Vuelta Burgos con la maglia Decathlon AG2R La Mondiale
Per questo credi che alcuni passino direttamente da juniores a professionisti?

Siamo davanti a un nuovo ciclismo. Non so dove porterà ma ci sono tanti giovani che sono pronti. Io stesso ho corso solamente un anno da U23 e poi sono passato nella WorldTour. Ne ho parlato con la squadra e c’è un piano per vedere come posso crescere anno dopo anno. Avere un cammino lineare e continuo attraverso tutte le categorie, da quella juniores al WorldTour aiuta tanto. 

Quanto è importante per te che altri ragazzi francesi abbiano un gruppo solido e una squadra solida in cui poter crescere?

Importante ma non fondamentale, non ci sono solamente atleti francesi all’interno della formazione juniores. Ci sono tantissime nazionalità differenti, non saprei dire quante ma sono molte (l’unico atleta non francese passato nel WorldTour è l’australiano Oscar Chamberlain, ndr). 

Bastien Trochon, Tro Bro Leon 2025, Decathlon AG2R La Mondiale (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
Tra i nomi usciti dal vivaio Decathlon c’è quello di Bastien Trochon, classe 2002 che ha vinto la Tro Bro Leon 2025 (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
Bastien Trochon, Tro Bro Leon 2025, Decathlon AG2R La Mondiale (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
Tra i nomi usciti dal vivaio Decathlon c’è quello di Bastien Trochon, classe 2002 che ha vinto la Tro Bro Leon 2025 (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
La squadra vi permette anche di mantenere la doppia attività, molti di voi fanno strada e ciclocross. 

Sì, per me e anche per altri ragazzi entrambe le discipline sono molto importanti. Per il momento continuiamo così e lo staff ci ha sempre dato il massimo supporto, soprattutto da junior o under 23 dove è importante la multidisciplina. Anche se l’obiettivo principale è sulla strada, ovviamente. 

Tommaso Dati, Cofidis, stage 2025, Tour de l'Ain 2025 (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)

Dati e lo stage in Cofidis: «Ho rubato il mestiere con gli occhi»

13.10.2025
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LISSONE – Uno stage in una formazione WorldTour è sempre una grande occasione per un ciclista che arriva da una squadra continental, in particolare se si è al primo anno elite e questa chance è costata fatica e molta determinazione, molta più di quanto ne sia servita ad altri. Tommaso Dati gli ultimi due mesi li ha vissuti a metà tra i colori della Biesse-Carrera-Premac e quelli della Cofidis. La realtà francese ha aperto le sue porte all’atleta toscano che in questa stagione ha centrato sei vittorie, tutte in corse nazionali. 

Durante i due mesi di stage è tornato saltuariamente a vestire la maglia della Biesse-Carrera-Premac, così quando parliamo con lui alla partenza della Coppa Agostoni lo facciamo davanti al camper della formazione di Marco Milesi e di Dario Nicoletti

Da sx: Dario Nicoletti, Tommaso Dati, Marco Milesi, Biesse-Carrera-Premac, Coppa Agostoni 2025
Partenza della Coppa Agostoni, da sinistra: Dario Nicoletti, Tommaso Dati e Marco Milesi
Da sx: Dario Nicoletti, Tommaso Dati, Marco Milesi, Biesse-Carrera-Premac, Coppa Agostoni 2025
Partenza della Coppa Agostoni, da sinistra: Dario Nicoletti, Tommaso Dati e Marco Milesi
Com’è andato questo stage?

Poteva andare meglio però è stata un’esperienza positiva, è stato bello correre con il team Cofidis, soprattutto alcune delle gare qui in Italia. 

Quali corse hai fatto con loro?

Mi sono diviso tra Francia e Italia, appunto. Ho esordito al Tour de l’Ain (in apertura foto Aurélien Regnoult/DirectVelo), poi Tour Poitou Cherentes e infine le classiche del calendario italiano: GP industria e Artigianato, Peccioli, Matteotti e Coppa Bernocchi. In totale poco più di dieci giorni di corsa. 

Tommaso Dati, Cofidis, stage 2025, Tour de l'Ain 2025 (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Tommaso Dati ha corso da stagista con la Cofidis per un mese e mezzo, qui al Tour de l’Ain (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Tommaso Dati, Cofidis, stage 2025, Tour de l'Ain 2025 (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Tommaso Dati ha corso da stagista con la Cofidis per un mese e mezzo, qui al Tour de l’Ain (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Un’esperienza conquistata con i risultati del 2025…

Il bilancio della stagione è sicuramente positivo, anche perché venivo dall’anno scorso dove ero alla ricerca di risultati che alla fine non sono arrivati. Mi è dispiaciuto, la squadra credeva molto in me. Quindi quest’anno sono partito molto motivato, volevo ripagare la fiducia che Milesi e Nicoletti mi hanno dato. 

Primo anno elite, come lo hai vissuto?

Abbastanza bene, ero tranquillo. L’unica cosa è che da elite fai fatica ad avere occasioni con squadre grandi, l’ho visto su di me. Nonostante facessi dei buoni risultati, era difficile farsi notare. Alla fine l’ho avuta e ne sono stato felice, ma molti altri corridori nella mia stessa situazione non sono stati così fortunati. 

Quanto è difficile passare da una continental al WordTour?

E’ un cambio importante, comunque in Cofidis ho visto come ci sia un approccio totalmente diverso. Si guarda a ogni dettaglio, ogni sfumatura conta. Diciamo che ho rubato il mestiere e il lavoro con gli occhi, è stato molto istruttivo. 

Cos’hai portato a casa?

Mi ha colpito l’approccio alle corse, come le studiano già dai giorni prima, guardando il percorso, i vari partenti. In gara poi si ha un approccio diverso, di squadra. Si sta tutti compatti e si cerca di restare nelle prime posizioni. Invece tra i dilettanti e gli under 23 questa cosa non succede. Ho cercato di portare un po’ di questa mentalità anche ai miei compagni, però nelle nostre gare è difficile riuscirci. 

Come ti sei trovato in gara?

Quelle in Francia non erano le mie corse. Il Tour de l’Ain era per scalatori, quindi ho cercato di dare una mano facendo del mio meglio. Mentre al Tour Poitou avevamo il velocista e tutta la gara era impostata sulla volata finale. Lì ho visto cosa vuol dire correre per stare tutti insieme e lavorare con un unico obiettivo. 

In questo mese e mezzo di stage hai continuato a correre con la Biesse-Carrera, vincendo in due occasioni. 

Sì, alla Firenze-Viareggio e alla Coppa Dalfiume. Vincere queste due gare è stata una bella conferma. Comunque nelle gare in Italia fatte con la Cofidis ho trovato altre conferme, ad esempio a Peccioli dove il percorso era adatto a me sono arrivato nel gruppo a 51 secondi da Del Toro. Può sembrare un risultato fine a se stesso, ma se si pensa agli atleti in corsa lo considero un buon risultato. 

Dopo questa esperienza ti senti pronto per il WorldTour?

E’ chiaro che se dovessero chiamare non mi tirerei indietro, probabilmente è ancora un gradino troppo alto. Dovrei lavorare anche fisicamente, soprattutto sul fondo e sulla capacità di replicare una prestazione massimale dopo tante ore. Difficilmente ho corso su distanze oltre i 200 chilometri. Nelle corse a tappe mi manca un po’ di recupero, ma sono tutti passi che si possono fare una volta che si è di là.

Simone Velasco, XDS Astana Team

La rincorsa dell’Astana: iniziata quando tutto sembrava perduto

09.10.2025
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Poche gare ancora e la stagione di Simone Velasco (e della XDS Astana Team) vedrà scorrere i titoli di coda. Oggi il Gran Piemonte, poi il Lombardia e infine le due corse in Veneto. Se tutto andrà come previsto, i giorni di gara del corridore bolognese saranno 77. Un carico importante che lo ha visto raccogliere quindici top 10 tra cui cinque podi. L’ultimo piazzamento di rilievo è arrivato alla Coppa Agostoni domenica scorsa, il 5 ottobre, alle spalle di Adam Yates e Carlos Canal. 

Podio Agostoni 2025: Adam Yates, Carlos Canal Blanco, Simone Velasco
Per Velasco la Coppa Agostoni è stata la quinta gara a podio nel 2025
Podio Agostoni 2025: Adam Yates, Carlos Canal Blanco, Simone Velasco
Per Velasco la Coppa Agostoni è stata la quinta gara a podio nel 2025

Centellinare le energie

La XDS Astana, come tante altre squadre, ha deciso di insediare il proprio quartier generale a Malpensa per questo finale di stagione. 

«Siamo stati in un hotel vicino a Malpensa per tutta la settimana – racconta Velasco alla vigilia del Gran Piemonte – come noi altre squadre si sono spostate da queste parti. Ho deciso di rimanere qui anche io perché fare continuamente avanti e indietro da casa diventa impegnativo. Siamo a fine stagione e si devono centellinare le energie fisiche e mentali».

XDS Astana, ritiro
Il cambiamento è arrivato in occasione del primissimo ritiro, fatto addirittura a ottobre 2024
Come arrivi a queste ultime gare dopo il terzo posto dell’Agostoni?

Il fine settimana scorso è stato impegnativo, tra Giro dell’Emilia e Coppa Agostoni ci siamo dati da fare. Infatti ho deciso di non correre ieri alla Tre Valli e di riposare. Ieri (martedì, ndr) avevo proprio bisogno di stare fermo, oggi (mercoledì, ndr) mi sentivo leggermente meglio. La stagione è stata molto intensa, abbiamo corso molto per la questione dei punti e senza grandi stacchi. Alla fine credo di essermi fermato solamente una settimana a maggio per preparare il Tour de France

Proprio all’Agostoni parlavamo di di questa grande rimonta, nata con una riunione tra voi corridori un anno fa…

Vero. D’altronde sono dell’idea che certe situazioni o ti aiutano a legare o creano una spaccatura definitiva nel team. Noi siamo stati bravi a unirci e creare una squadra competitiva. Dopo le ultime gare del 2024 ci siamo trovati per un ritiro voluto dalla squadra, quattro giorni tutti insieme. Dovevamo provare le nuove bici, le misure dei kit da gara. In quei giorni sei già in off season, c’è meno stress. 

E ne è nata una riunione tra di voi?

Più che una singola riunione è stato un insieme di momenti passati insieme. Dopo i vari impegni della giornata la sera noi corridori uscivamo a fare un giro per stare insieme. C’erano già anche i nuovi, quindi era anche un modo per conoscerci. 

Che aria si respirava?

Di rivincita, l’obiettivo era di fare bene e far capire che le stagioni precedenti erano andate male per motivi non legati alla performance. Da questi momenti o tiri fuori una stagione bellissima o bruttissima.

Qual è il confine?

L’onestà tra compagni di squadra. Quando hai tanti corridori che vogliono fare bene c’è da essere onesti l’uno con l’altro e con se stessi. Bisogna sapersi mettere a disposizione del compagno e allo stesso tempo prendersi le proprie responsabilità quando serve. Questa annata molto positiva è nata dal gruppo.

Come si crea un team così unito?

Lo si fa tutti insieme, ognuno ha dato il suo contributo, a partire da chi era lì da qualche anno come Scaroni, Fortunato e il sottoscritto, sia da chi era appena arrivato: Bettiol, Ulissi, Teunissen, Gate. Si deve andare con i piedi di piombo senza fare proclami, ma con l’obiettivo di fare del nostro meglio. 

In che modo si sono calati i nuovi arrivati in questa sfida?

Con consapevolezza. Sapevano di arrivare da realtà differenti (come Ulissi e Bettiol, ndr) ma hanno subito capito dove fossero capitati e quale fosse l’obiettivo principale. Sono stati molto bravi ad adeguarsi, tutti. 

Tu sei il corridore che da più tempo è in Astana, hai preso in mano le redini?

Da veterano ho semplicemente detto quali fossero i pregi e i difetti di vivere una situazione come la nostra.

E quali erano?

Un difetto è che quando le cose vanno male, si crea dello stress perché si sente di dover raccogliere per forza qualcosa. Mentre il pregio di una situazione del genere è che nessuno ci aveva mai messo pressioni, quindi potevamo partire con il piede giusto senza stressarci. 

Una grande mano, oltre al lavoro di tutto il gruppo, ve l’ha data la grande stagione di Scaroni

Per lui è stata un’annata d’oro, una stagione difficile da fare soprattutto nell’anno giusto

Lorenzo Fortunato e Christian Scaroni sul traguardo di San Valentino Brentonico al Giro d’Italia
Lorenzo Fortunato e Christian Scaroni sul traguardo di San Valentino Brentonico al Giro d’Italia
Non è stato un caso.

Anche lui, come me, arriva da un ciclismo diverso rispetto a quello moderno. Non è stato sfruttato al massimo negli anni precedenti. Adesso è maturato e ha trovato la giusta dimensione, è aumentata la confidenza nei propri mezzi e ha espresso al massimo le sue potenzialità. 

Ultima domanda: hai qualche foto delle riunioni fatte a ottobre?

Mh… Non credo. Anzi, sicuramente non ne ho, perché in quei momenti mettevamo via i telefoni per restare concentrati. Altrimenti arriva la notifica, il messaggio, la chiamata. Avevamo bisogno di stare tra di noi. 

I passi di Piganzoli alla Visma: incontri, test e idee condivise

07.10.2025
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LISSONE – Ormai è diventato ufficiale qualche settimana fa: Davide Piganzoli dopo cinque stagioni lascerà la Polti VisitMalta e passerà alla Visma Lease a Bike. Lo scalatore valtellinese cresciuto nella formazione di Ivan Basso e Alberto Contador è pronto a spiccare il volo e testarsi nel WorldTour. Non c’era momento migliore, gli anni nel team under 23 e poi nella professional hanno dato i riscontri giusti, ora si tratta di fare un ulteriore salto per vedere di che pasta si è fatti

Il talento di Piganzoli è emerso piano piano, senza la fretta di voler scovare ogni singolo watt estremizzando preparazioni e allenamenti. Ogni anno è stato aggiunto un pezzo del puzzle fino ad arrivare a una figura completa capace di grandi prestazioni e che ancora può completarsi. 

Piganzoli lascia la Polti VisitMalta dopo cinque stagioni
Piganzoli lascia la Polti VisitMalta dopo cinque stagioni

Dall’inverno scorso

Di Davide Piganzoli tutti elogiano la testa e la determinazione, un ragazzo che sa dove vuole arrivare e un professionista che non si tira mai indietro. Le sue qualità sono arrivate sotto gli occhi di tutti, ma lui ha scelto la corte di Jonas Vingegaard per provare a diventare grande.

«Il contatto con la Visma – racconta alla partenza della Coppa Agostoni – è nato tra fine gennaio e inizio febbraio. Era il periodo in cui iniziavano le corse, infatti avevo in programma il Gran Camino e successivamente la Tirreno-Adriatico. Nonostante tutto siamo riusciti a trovare un giorno in cui fare una videochiamata e mi hanno presentato il progetto. L’idea messa sul tavolo dalla Visma mi è piaciuta subito, ci ho pensato un po’ perché c’erano tante altre squadre interessate. Alla fine sono stati il progetto e il team che mi hanno colpito di più».

Il cammino di Piganzoli è stato contraddistinto da una crescita costante
Il cammino di Piganzoli è stato contraddistinto da una crescita costante
Qual è il progetto che ti hanno presentato?

Mi hanno parlato di crescita mostrandomi quello che hanno fatto con gli altri atleti. Abbiamo parlato dei materiali a disposizione della squadra, la pianificazione di ogni passo. Insomma tutte cose che mi hanno colpito molto e credo che sia stato quel qualcosa in più che mi ha fatto scegliere appunto questa realtà.

Che crescita ti hanno presentato?

All’inizio sicuramente ci sarà da aiutare, da imparare, però il focus sarà anche quello di crescere, e di farmi progredire come corridore da corse a tappe. 

La Visma ha visto in Piganzoli le caratteristiche che cerca in un atleta da Grandi Giri
La Visma ha visto in Piganzoli le caratteristiche che cerca in un atleta da Grandi Giri
Quali sono i punti forti che hanno visto in te e quali, invece, i punti su cui c’è da migliorare? 

Sicuramente hanno visto che vado bene nelle salite lunghe. Hanno guardato come mi sono allenato fino ad ora e che ho tanti margini di miglioramento. Hanno visto che vado forte anche a cronometro, inoltre ho dimostrato di avere dei buoni valori, credo che questa sia la base da cui partire

Sei stato nella sede del team in Olanda?

Sono andato una volta a fare gli esami della squadra, le visite mediche e tutto il resto. Ci torneremo prima di iniziare la prossima stagione. Con le piattaforme che ci sono ora, come Training Peaks, sanno già tutto, però i test fatti in sede li hanno sicuramente aiutati nel decidere se prendermi o meno.

Davide Piganzoli ha firmato un contratto triennale con la Visma
Davide Piganzoli ha firmato un contratto triennale con la Visma
Che impressione ti ha fatto entrare là dentro?

Senza nulla togliere alla mia squadra di adesso, ma credo sia un mondo completamente diverso. E’ tutto più amplificato. 

E’ il momento giusto per il WorldTour?

Sì, ho fatto tre anni di esperienza, quindi adesso è il momento di cambiare area, di provare a fare un salto. Sarà un grande salto, passerò in una delle migliori formazioni WorldTour, credo che questo possa darmi un’ulteriore motivazione per capire il ragazzo che sono e dove posso arrivare.

Tre anni di contratto, idee e programmi?

Del programma in sé parleremo a dicembre, quest’anno però voglio ascoltare un po’ cosa hanno in mente loro. Sicuramente entro con tanta voglia di apprendere, di imparare da campioni come Vingegaard, Van Aert e tanti altri corridori. 

Uno dei focus di Piganzoli sarà migliorare la posizione e le prestazioni a cronometro
Uno dei focus di Piganzoli sarà migliorare la posizione e le prestazioni a cronometro
In ottica cronometro avete parlato?

Sì, Cervélo ha degli ottimi materiali, so che ci lavorano tanto su questa disciplina, quindi credo che potrò fare dei miglioramenti anche qui. In ottica Grandi Giri è un passo importante, ormai si gioca tutto sul filo dei secondi. La Visma studia tanto su questo aspetto e credo che sia un buon passo da fare.

Primo incontro?

A fine novembre faremo un meeting di quattro giorni. Al Lombardia ci daranno le bici e poi faremo qualche test ancora su posizione e altri aspetti. Per il resto ci vedremo al training camp di dicembre.

Jakob Omrzel, Bahrain Victorious, CRO Race 2025

Borgo e Omrzel: due cammini diversi e ora la sfida del WT

04.10.2025
6 min
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Prima l’annuncio di Alessandro Borgo, poi quello di Jakob Omrzel, così la Bahrain Victorious ha comunicato che i due atleti del devo team sono stati promossi nella formazione WorldTour. Il tutto è avvenuto nei giorni del mondiale africano, al quale entrambi hanno preso parte. Da un lato Borgo ha corso da protagonista aiutando Lorenzo Finn a conquistare il titolo iridato under 23. Mentre, dall’altra parte, Jakob Omrzel si è giocato le sue carte chiudendo la corsa al quattordicesimo posto. 

Alessandro Borgo, Italia, mondiali under 23, Kigali 2025
Borgo ha corso un mondiale da protagonista confermando i grandi progressi fatti durante il 2025
Alessandro Borgo, Italia, mondiali under 23, Kigali 2025
Borgo ha corso un mondiale da protagonista confermando i grandi progressi fatti durante il 2025

Stesso destino

Due volti giovani e promettenti si stanno per affacciare nel mondo dei grandi, con due cammini e storie altrettanto differenti. Insieme ad Alessio Mattiussi, diesse del team Bahrain Victorious Development abbiamo parlato del percorso fatto da entrambi, analizzandone similitudini e differenze.

«Alessandro Borgo – racconta Mattiussi – ha fatto un percorso più canonico all’interno della categoria under 23, dimostrando progressi costanti all’interno delle due stagioni. Ha ottenuto ottimi risultati e anche quando è andato a correre con i professionisti ha dimostrato di poter stare in quel gruppo. Su Jakob Omrzel vi faccio una domanda: «Come fai a tenere under 23 uno che ha vinto il Giro Next Gen e che, a valori e risultati, ha fatto vedere ottime cose anche tra i professionisti?».

Borgo insieme a Mattiussi (a destra) in questa stagione si è tolto tante soddisfazioni tra cui la vittoria alla Gent U23, ora vuole mettersi alla prova tra i pro’
Borgo insieme a Mattiussi (a destra) in questa stagione si è tolto tante soddisfazioni tra cui la vittoria alla Gent U23, ora vuole mettersi alla prova tra i pro’
Partiamo da Borgo? 

Credo che la performance al Tour de l’Avenir ci abbia dimostrato una crescita impressionante dal punto di vista fisico e atletico. Il salto nel WorldTour per lui arriva nel momento giusto, è pronto per andare alla ricerca di quel qualcosa in più. Di qualche sfida.

Quale?

Borgo ama le sfide. Vi faccio un esempio: quando ha vinto la Gent U23 quest’anno, la prima cosa che ci siamo detti era che si deve puntare a quella dei grandi. Nella categoria under 23 avrebbe ancora qualche sfida da cogliere, come cercare di vincere una tappa al Giro Next Gen o all’Avenir, ma quelle che può trovare dall’altra parte fanno più gola

La consacrazione per Borgo è arrivata con la vittoria del titolo italiano under 23 a Darfo Boario Terme
La consacrazione per Borgo è arrivata con la vittoria del titolo italiano under 23 a Darfo Boario Terme
Dove vorresti vederlo all’opera?

In Belgio. Non è un caso che appena arrivato nel nostro devo team, lo scorso anno, sia andato forte proprio in quelle gare. Vento, pavé, fango, fatica, insomma dove c’era da lottare è emerso il suo talento. Borgo si alza l’asticella delle sfide da solo, tra i professionisti potrà trovarne di davvero appetibili.

Passiamo a Omrzel? 

Lui è un corridore da corse a tappe, ama le salite lunghe e si trova bene su quelle distanze. Poi arrivano le gare di un giorno come Capodarco, dove il percorso esigente fa emergere comunque le sue qualità. Al Val d’Aosta ha fatto fatica, ma è stato più un discorso mentale dopo quello che è successo (la scomparsa di Samuele Privitera, ndr). 

Jakob Omrzel, Bahrain Victorious Development, Giro Next Gen 2025, Prato Nevoso (foto La Presse)
Le prestazioni fatte registrare da Omrzel hanno fatto capire che lo sloveno è un corridore da corse a tappe (foto La Presse)
Jakob Omrzel, Bahrain Victorious Development, Giro Next Gen 2025, Prato Nevoso (foto La Presse)
Le prestazioni fatte registrare da Omrzel hanno fatto capire che lo sloveno è un corridore da corse a tappe (foto La Presse)
Che corridore è lo sloveno?

Intelligente e sveglio. Non è uno scalatore con caratteristiche esplosive come Widar, però basta ricordare l’azione che gli ha permesso di vincere il Giro Next Gen. L’ha vinto l’ultimo giorno a Pinerolo, ma le basi le ha gettate nella quinta tappa (a Gavi, ndr) quando è entrato nell’azione con Tuckwell e ha guadagnato due minuti. 

Hai fatto l’esempio di Widar, per Omrzel non sarebbe stato meglio fare come il belga? Vincere e poi affermarsi tra gli under 23?

Per lui vale lo stesso discorso di Borgo, tra i professionisti le sfide sono più grandi e una corsa a tappe di categoria WorldTour è stimolante per un ragazzo come lui. Senza dimenticare che al Giro di Slovenia (corsa 2.1, ndr) è arrivato quarto nella generale. Personalmente mi ha stupito il suo miglioramento tra il Giro di Slovenia e il Giro Next Gen. 

La vittoria del Giro Next Gen ha proiettato in alto il nome di Omrzel, che dopo un solo anno nel devo team ora passa nel WT (foto La Presse)
La vittoria del Giro Next Gen ha proiettato in alto il nome di Omrzel, che dopo un solo anno nel devo team ora passa nel WT (foto La Presse)
Quali sono i suoi margini?

Il 2025 è stato il primo anno nel quale ha inserito dei ritiri in altura e ha iniziato a curare gli allenamenti al massimo. Comunque non dimentichiamoci che può sempre fare come ha fatto Nordhagen, ovvero venire a fare qualche gara tra gli under. 

Omrzel sembra essere mentalmente più sensibile, visti anche alcune situazioni che ha vissuto

E’ un ragazzo con i piedi per terra e che ascolta molto, conosce i passi da fare e sa dove vuole arrivare. Lo scorso anno, da junior, aveva fatto una stagione di grande livello ma non si era montato la testa. Il 2025 lo ha affrontato con la voglia di mettersi alla prova e con la giusta sicurezza. 

Jakob Omrzel, Bahrain Victorious, Giro di Slovenia 2025
Jakob Omrzel nelle gare con i professionisti ha fatto vedere di potersi giocare le sue chance, qui al Giro di Slovenia dove ha vinto anche la maglia di miglior giovane
Jakob Omrzel, Bahrain Victorious, Giro di Slovenia 2025
Jakob Omrzel nelle gare con i professionisti ha fatto vedere di potersi giocare le sue chance, qui al Giro di Slovenia dove ha vinto anche la maglia di miglior giovane
Anche lui è molto determinato, gli ultimi due giorni del Giro Next Gen sapeva di poter vincere.

Il momento in cui mi ha impressionato maggiormente è stato alla partenza dell’ultima tappa, a Pinerolo. Sul van mi ha guardato e ha detto: «Oggi vinciamo». Ha le idee veramente chiare su quello che vuole ottenere. Sarà comunque un cammino ponderato. 

Può ambire a vincere una Grande Giro in futuro?

Le corse a tappe di tre settimane sono il sogno di tutti i corridori, ma fare ventuno giorni a quel livello è difficile anche solo per la mente. Omrzel ha quella mentalità e le gambe possono seguirlo, a mio modo di vedere al Giro Next Gen se fossimo andati avanti ancora qualche giorno sarebbe emerso ancora di più.

Miche, Kleos 2026

Miche Kleos 2026: nuovi profili e un canale interno maggiore

02.10.2025
4 min
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La novità firmata Miche per la nuova stagione è la gamma di ruote Kleos 2026, realizzate in fibra di carbonio. Disponibili in quattro diversi profili: 42, 50, 67 e 67/85 millimetri che segnano un passo in avanti nell’approccio del marchio ai prodotti di alta gamma. Queste nuove ruote rappresentano il risultato di due anni di studi, ricerca e sviluppo, il tutto con l’obiettivo di offrire tecnologie all’avanguardia. Un fattore importante lo gioca anche il prezzo, che risulta molto più competitivo rispetto al passato.  

«Abbiamo voluto abbassare il prezzo per renderlo più accessibile», racconta Paolo Bisceglia, Product Manager di Miche. «Una scelta dalla doppia via, ingegneristica e commerciale. Perché volevamo offrire un prodotto senza compromessi tecnici, rendendolo anche più attrattivo».

Miche, Kleos 2026, profilo da 50 millimetri
La nuova gamma Kleos 2026 gode di un ottimo rapporto qualità/prezzo
Miche, Kleos 2026, profilo da 50 millimetri
La nuova gamma Kleos 2026 gode di un ottimo rapporto qualità/prezzo

Profili e canali interni

Per la nuova serie di ruote Kleos 2026 la novità tecnica principale è nell’aver scelto un canale interno da 23 millimetri per i due modelli con altezza profilo da 42 e 50 millimetri. Una differenza rispetto al passato, quando la larghezza del canale era di 21 millimetri, volta a seguire l’evoluzioni tecniche del WorldTour. Infatti in questo modo le nuove Kleos potranno ospitare copertoni con diametri maggiori rispetto agli standard di qualche anno fa. Si è visto che montando pneumatici con diametro tra i 28 e i 30 millimetri si ha un maggior comfort di guida, migliore stabilità laterale e un notevole guadagno in termini di aerodinamica. 

«La suddivisione in quattro profili – continua Bisceglia – già esisteva nella gamma precedente. A differenza del passato abbiamo però rivoluzionato alcuni punti: ad esempio il profilo da 36 millimetri è stato sostituito da quello da 42 millimetri. Una scelta che rispecchia la richiesta del mercato e che permette di avere una ruota “all round”».

«Portare la larghezza interna del canale a 23 millimetri – spiega ancora – rispecchia quelle che sono le scelte normative e tecniche degli ultimi tempi. Ora si montano copertoni con larghezza tra i 28 e i 30 millimetri e servono canali interni maggiori per supportarli». 

Contro il tempo

Miche con la gamma Kleos 2026 propone anche due scelte per chi ama spingersi al limite quando c’è di mezzo il cronometro. La serie di ruote del marchio di San Vendemiano si completa con il modello con profilo da 67 millimetri e da 67/85 millimetri

«Per le ruote con profilo da 67 millimetri – ci dice Paolo Bisceglia – abbiamo lasciato una larghezza del canale interno da 21 millimetri. La scelta è data dal fatto che stiamo parlando di profili utilizzati nelle cronometro o nel triathlon. In queste prove il copertone da 25 millimetri di larghezza porta ancora dei vantaggi in termini aerodinamici. Per quanto riguarda l’altezza del profilo da 85 millimetri (disponibile solo al posteriore, ndr) il canale interno è da 23 millimetri, in modo da poter montare copertoni da 28 o 30 millimetri. Questo garantisce una migliore resistenza al rotolamento».

Miche, Kleos 2026, profilo da 87 millimetri
Il profilo con altezza di 85 millimetri, da montare al posteriore, è perfetto per le prove contro il tempo
Miche, Kleos 2026, profilo da 87 millimetri
Il profilo con altezza di 85 millimetri, da montare al posteriore, è perfetto per le prove contro il tempo

Scelte tecniche

I cerchi delle nuove ruote Kleos sono realizzati in fibra di carbonio T700 UD con profilo “mini-hook”. Miche ha scelto di garantire la compatibilità sia per il sistema tubeless che per la camera d’aria tradizionale. Ogni ciclista potrà così scegliere la soluzione che più si adatta alle proprie esigenze. Un altro punto di forza di queste ruote sono i mozzi in alluminio AL7075-T6, lavorati CNC negli stabilimenti di Miche. La raggiatura adotta uno schema 24 raggi (configurazione 16+8) in acciaio inox, soluzione che ottimizza il rapporto tra rigidità torsionale, peso e affidabilità nel tempo. 

Uno dei lavori più importanti svolto dai tecnici di Miche è quello legato al peso, infatti il dato alla bilancia delle Kleos 2026 stupisce. Si parla di 1.515 grammi per il modello con altezza profilo da 42 millimetri. Mentre se si sceglie il profilo da 50 millimetri il peso sale a 1.545 grammi. Se si opta per la versione tubeless ready si aggiungono solamente 20 grammi, in entrambi i casi. 

Prezzo: 1.350 euro. 

Miche

Team Villefranche Beaujolais 2025, Francia, foto di gruppo (@patrickberjotphotographies)

EDITORIALE / U23, juniores e devo team. Anche la Francia vacilla

22.09.2025
5 min
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Ci siamo spesso ripetuti, a torto o a ragione, che se in Italia ci fosse una squadra WorldTour, sarebbe possibile tutelare meglio il vivaio e i talenti che produce. Ma è davvero così? Siamo stati spesso attaccati da procuratori e da qualche tecnico federale per aver fatto notare che l’attività U23 italiana sia ai minimi termini. Ci è stato spesso risposto, anche con sufficienza, che non è vero e che i talenti ci sono e vengono fuori ugualmente. Ci sono, certo, ma a meno di poche eccezioni, vengono fuori in squadre continental non italiane. Non avere al via delle corse italiane gli elementi più forti incide in qualche modo sul livello del movimento?

I quattro azzurri convocati per i mondiali U23 di Kigali corrono tutti all’estero. Simone Gualdi alla Wanty NIPPO ReUz, Pietro Mattio alla Visma-Lease a Bike Development, Lorenzo Finn alla Red Bull-Bora, Alessandro Borgo nel devo team della Bahrain Victorius. E non è andata meglio al Tour de l’Avenir, dove il solo “italiano” è stato Turconi che però corre già da professionista alla VF Group-Bardiani.

Gli azzurri del Tour de l’Avenir corrono tutti in team stranieri, ad eccezione del pro’ Turconi (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Gli azzurri del Tour de l’Avenir corrono tutti in team stranieri, ad eccezione del pro’ Turconi (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)

Fra Palazzo e realtà

Ci rendiamo conto di essere spesso una goccia fastidiosa. Eravamo quasi rassegnati a dire che il progresso porta in questa direzione, finché ci siamo imbattuti in un paio di articoli de L’Equipe. Il più recente, dal titolo: “C’è uno spreco enorme”: la scomparsa delle squadre dilettantistiche fa temere una generazione sacrificata”. Il quotidiano francese ha messo il naso nelle cose di casa, con una lucidità e un senso di responsabilità che nessun quotidiano italiano ha mai ancora mostrato.

«Da diversi anni ormai – scriveva già il 26 novembre Eloi Thouault – il ciclismo dilettantistico, pilastro della crescita dei talenti francesi, sta attraversando una profonda crisi. Chiusure di squadre, calo del numero di gare giovanili, mancanza di volontari. La lista è lunga per molti dirigenti che faticano a vedere la luce in fondo al tunnel. Mentre la Federazione Ciclistica Francese è soddisfatta di un “aumento dell’11% delle licenze” per il ciclismo su strada dopo i Giochi, molti dirigenti non sono ottimisti. I club faticano a mantenere le loro attività. Organizzare una gara sta diventando un lusso che pochi possono permettersi».

Liegi-Bastogne-Liegi U23, 2022, Lenny Martinez, Romain Gregoire, Enzo Paleni (foto Alexis Dancerelle)
La Groupama-FDJ è stato il primo team WorldTour francese a dotarsi di un devo team U23 (foto Alexis Dancerelle)
Liegi-Bastogne-Liegi U23, 2022, Lenny Martinez, Romain Gregoire, Enzo Paleni (foto Alexis Dancerelle)
La Groupama-FDJ è stato il primo team WorldTour francese a dotarsi di un devo team U23 (foto Alexis Dancerelle)

Talenti davvero a rischio?

La Francia ha quattro squadre WorldTour e una grande professional come la TotalEnergies. Non dovrebbe avere problemi nel tutelare il movimento di base, invece anche lì il sistema scricchiola. Paul Seixas, Lenny Martinez, Romain Grégoire, Brieuc Rolland e Paul Magnier sono i nomi da mostrare in vetrina, ma alle loro spalle la crisi galoppa.

«C’è uno spreco enorme – lamenta Anthony Barle, direttore generale del Vélo Club Villefranche Beaujolais che ha lanciato Seixas (immagine di apertura Patrick Berjot) – non vi dirò nemmeno la generazione che sacrificheremo. I corridori avranno carriere di uno o due anni e poi rinunceranno al ciclismo. E’ una cosa seria».

Victor Jean vince il GP De Vougy, CC Etupes, aprile 2025
Victor Jean ha 21 anni e corre al CC Etupes. Nonostante 4 vittorie passerà nella continental ST Michel-Auber 93 (immagine Instagram)
Victor Jean vince il GP De Vougy, CC Etupes, aprile 2025
Victor Jean ha 21 anni e corre al CC Etupes. Nonostante 4 vittorie passerà nella continental ST Michel-Auber 93 (immagine Instagram)

Undici team in tre anni

La piramide si sta sgretolando dall’alto. Alcune squadre storiche negli U23 stanno chiudendo una dietro l’altra. La storica sezione CC Etupes, fondata 32 anni fa, da cui sono usciti Thibaut Pinot, Warren Barguil e Adam Yates, ha appena annunciato la chiusura del team U23.

«In due anni – scrive questa volta Audrey Quétard, in un articolo pubblicato il 9 settembre – il numero di queste squadre è diminuito di un terzo: 28 nel 2023, 19 all’inizio del 2025, di cui tre che non riprenderanno nel 2026».

«E’ il portafoglio che ha deciso – riassume Sylvain Chalot, presidente del CC Etupesle competizioni di alto livello stanno diventando sempre più costose, nonostante la congiuntura economica sfavorevole. Le cose sono cambiate molto. Se non vogliamo fallire, dobbiamo prendere decisioni, anche se non ci piacciono».

Il budget per una squadra U23 di prima fascia che voglia fare attività non può scendere sotto i 350.000 euro, ma affinché il progetto sia sostenibile, è più probabile che costi circa 500.000 euro.

Seixas ha vinto il Tour de l’Avenir. La Decathlon ha pagato per lui 6.000 euro (foto Tour de l’Avenir)
Seixas ha vinto il Tour de l’Avenir. La Decathlon ha pagato per lui 6.000 euro (foto Tour de l’Avenir)

Il ruolo dei devo team

Le squadre WorldTour ci sono, ma non pagano grandi indennizzi quando portano via un corridore. Per Seixas, sono stati versati appena 6.000 euro per i tre anni in cui è rimasto nella sua squadra di origine. In Francia non c’è il sistema dei punti, ma un’indennità stabilita nel 2024 e legata al lavoro fatto sull’atleta. Un club riceve 1.000 euro all’anno dal 15° compleanno fino al passaggio al professionismo in una squadra Continental, mentre sono 2.000 euro all’anno se passa in una squadra WorldTour.

«A volte – spiega ancora Barle – ci prendono i corridori senza nemmeno chiamarci, niente. E poi però trovano facilmente 2 milioni di euro per organizzare una squadra continental».

E a ben vedere, il succo sta proprio nella difficile convivenza fra le squadre giovanili e i devo team, che hanno svuotato anche il movimento italiano senza che esista ancora un’esatta contabilità dei corridori partiti e poi diventati dei professionisti. Il confine fra dilettantismo e professionismo è stato cancellato, si pesca fra gli juniores e così dal 2026 il CC Etupes punterà soltanto sui più giovani.

«Le squadre U23 – prosegue invece Barle – permettono ai corridori di diventare più esperti, di imparare a correre e a vivere in gruppo. Altrimenti, c’è un divario enorme tra juniores e professionisti. I ragazzi non hanno quasi mai corso in un gruppo d’élite. Non c’è da stupirsi che ci siano così tanti incidenti».

Ci è stato sempre detto che si tratti di una particolarità tutta italiana, ma così non è. Vogliamo scommettere che ci sarebbe davvero il margine per fare un po’ d’ordine sedendosi allo stesso tavolo con i francesi e gli altri Paesi che navigano nelle stesse acque?

Pavel Novak, Giro Next GEn 2025, Prato Nevoso, vittoria, MBH Bank-BAllan-Csb

Valoti saluta il suo “figlioccio” Novak che dal 2026 va alla Movistar

22.09.2025
5 min
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Dal 2026 Pavel Novak sarà un nuovo corridore del Team Movistar, dopo tre anni alla corte della MBH Bank-Ballan-Csb è arrivato l’addio del ragazzo arrivato dalla Repubblica Ceca per diventare grande. I riflettori intorno a Novak si erano già accesi in passato, ma la vittoria di Prato Nevoso al Giro Next Gen e il terzo posto finale alle spalle di due atleti dei devo team hanno fatto capire di avere davanti un corridore maturo (in apertura foto LaPresse). 

La squadra di Antonio Bevilacqua dalla prossima stagione sarà professional, e sulle qualità di Novak contava per affermarsi nelle corse internazionali under 23. Allo stesso tempo il ceco si sarebbe messo alla prova in gare più importanti, pronto a migliorare ulteriormente. 

Pavel Novak, Giro Next GEn 2025, Prato Nevoso, vittoria, MBH Bank-BAllan-Csb
Novak quest’anno si è confermato tra gli under 23 vincendo la tappa di Prato Nevoso e conquistando il terzo posto finale al Giro Next Gen (foto LaPresse)
Pavel Novak, Giro Next GEn 2025, Prato Nevoso, vittoria, MBH Bank-BAllan-Csb
Novak quest’anno si è confermato tra gli under 23 vincendo la tappa di Prato Nevoso e conquistando il terzo posto finale al Giro Next Gen (foto LaPresse)

A malincuore

L’addio di Pavel Novak è come quello di un figlio, non perché ci siano preferenze all’interno del team. Ma lo scalatore taciturno si era trasferito definitivamente nell’appartamento del team ad Almé, esattamente al piano sopra rispetto a quello in cui vive Gianluca Valoti. Nel tempo Novak è diventato come un figlio per il diesse bergamasco. 

«Purtroppo saremo costretti a salutare Pavel (Novak, ndr) – continua Valoti – è stata una decisione sofferta per tutti. Lui stesso ci ha pensato per un po’ di giorni, ma quando arriva una squadra WorldTour l’offerta è troppo allettante, come fai a rifiutare?».

Novak in questi tre anni con la MBH Bank-Ballan è cresciuto e maturato molto, ora è pronto per il WT(foto NB Srl)
Novak in questi tre anni con la MBH Bank-Ballan è cresciuto e maturato molto, ora è pronto per il WT(foto NB Srl)
Quando è arrivata l’offerta della Movistar?

Un mese fa più o meno, lo hanno chiamato per dirgli che erano interessati al suo profilo, poi sono passati un po’ di settimane. E’ normale, la squadra era alla Vuelta e alla fine è arrivata la proposta. Ci abbiamo pensato tutti insieme perché Novak si fida di noi e ci ha coinvolto. Purtroppo alla fine lo abbiamo lasciato andare, non c’era modo di tenerlo con noi. 

Quanto dispiace?

Ho detto “purtroppo” perché a noi è dispiaciuto tanto sia umanamente che ciclisticamente. Dal punto di vista sportivo avere un corridore come Novak ci avrebbe permesso di affrontare il salto a professional in un certo modo

Pavel Novak aveva dato segnali importanti già nel 2024, qui alla vittoria del Trofeo Piva (fotobolgan)
Pavel Novak aveva dato segnali importanti già nel 2024, qui alla vittoria del Trofeo Piva (fotobolgan))
Ne avevamo parlato quel giorno a Prato Nevoso, Novak sarebbe dovuto diventare il vostro punto di riferimento. 

Vero, ma come fai a dirgli di no quando arriva una squadra WorldTour? E’ giusto che faccia la sua strada e inizi a diventare grande. Un team come la Movistar fa gola a tutti. Diventare professionista è il sogno di ogni ragazzo, lo avremmo fatto insieme il prossimo anno ma quando si presenta un’offerta del genere… E comunque per noi vedere un nostro ragazzo che va nel WorldTour è motivo di orgoglio, vuol dire che abbiamo lavorato bene insieme. Se vogliamo il merito è un pochettino anche nostro…

Sembra che anche Novak fosse poco convinto di lasciarvi…

Mi ha chiesto subito cosa ne pensassi con quel suo tono di voce lento e sempre calmo. Penso che anche per lui lasciare un ambiente familiare come il nostro sia difficile. Sai, alla fine sono anni che vive al primo piano della nostra palazzina ad Almé. Per noi è come un figlio, sempre un po’ coccolato. Probabilmente ha paura che possa fare fatica a trovare la stessa cosa alla Movistar, ma credo che lì troverà il giusto ambiente. 

Pavel Novak, Jayco AlUla, stage, Giro della Toscana 2024
Novak nel 2024 ha corso come stagista con la Jayco AlUla, qui al Giro della Toscana
Pavel Novak, Jayco AlUla, stage, Giro della Toscana 2024
Novak nel 2024 ha corso come stagista con la Jayco AlUla, qui al Giro della Toscana
In passato erano già arrivate squadre WorldTour a chiederlo?

Era arrivata Cofidis, poi aveva fatto degli stage con Ineos, Jayco-AlUla e Q36.5. Ma alla fine non si era fatto nulla.

Secondo te perché quest’anno si è convinto?

Movistar è stata convincente e anche Novak stesso si è deciso che fosse arrivato l’anno giusto. 

Può essere la squadra giusta per lui?

Sicuramente sì, Movistar è una squadra WorldTour ma con una dirigenza e delle figure di riferimento italiane. C’è Formolo che può essere un ottimo punto di riferimento per Novak.

Pavel Novak, MBH Bank-Ballan-Csb, GP Industria e Artigianato
Avere un corridore come Novak in squadra avrebbe reso più facile il passaggio a team professional
Pavel Novak, MBH Bank-Ballan-Csb, GP Industria e Artigianato
Avere un corridore come Novak in squadra avrebbe reso più facile il passaggio a team professional
Si trasferirà in Spagna?

Vedremo. Perché il fratellino piccolo (Filip, ndr) lo raggiungerà nel team continental, dal prossimo anno Movistar avrà una squadra di sviluppo. La cosa da capire è se sarà devo team o una squadra satellite. Entrambi, sia Pavel che Filip, sono abituati a passare l’inverno a Calpe, quindi potrebbero trasferirsi definitivamente in Spagna. 

Voi come ripartirete senza Novak?

Ripartiremo, stiamo cercando un corridore che possa sostituirlo, quindi un under 23. E’ difficile perché i migliori sono già nei devo team o nel WorldTour. Poi comunque in casa abbiamo nomi interessanti: Chesini, che ha vinto in Romania, Bracalente, Cipollini. 

Come sarà non avere più Novak al piano di sopra?

Non ci sarà più nessuno che rompe le scatole (ride, ndr). Non è vero, Pavel è tranquillissimo, non lo sentivi mai. Anzi, ogni tanto andavo a controllare che fosse ancora lì.

I pensieri di Savino: «Sogno il WorldTour ma con i giusti passi»

01.09.2025
5 min
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I giorni di Federico Savino scorrono tra allenamenti, recupero e qualche risata insieme ai compagni di squadra nel clima ancora estivo del Belgio. Il toscano si trova nell’appartamento messo a disposizione dalla Soudal-QuickStep insieme ad altri quattro compagni del devo team: Pesenti, Favero e i due spagnoli Munoz e Zafra. Dopo aver corso la Muur Classic Geraardsbergen i cinque atleti saranno al via anche della Grote Prijs Stad Halle, nella quale Savino partirà con il numero uno visto il successo del 2024. 

«L’estate belga – ci dice Savino – probabilmente finirà presto e domenica correremo sotto l’acqua. In questi giorni tra una corsa e l’altra ci stiamo allenando ma senza trascurare il recupero. Abbiamo avuto anche il modo di visitare Gent, il nostro compagno Viktor Soenens ci ha fatto da guida. Se avremo tempo andremo anche a Brugge, spostandoci in treno c’è da capire se riusciremo a incastrare un giro tra i vari impegni».

Federico Savino in maglia gialla al West Bohemia, conquistata alla prima tappa e mai lasciata
Federico Savino, Soudal-QuickStep Federico Savino in maglia gialla al West Bohemia, conquistata alla prima tappa e mai lasciata
Innanzitutto, come sta andando questo periodo di gare?

Abbastanza bene, ho avuto un calo fisico a metà stagione dal quale mi sono ripreso. Una volta ripartito la mia condizione è migliorata fino alla vittoria al West Bohemia, corsa dove ho ritrovato anche ottime sensazioni e prestazioni. Anche alla Muur Classic sentivo di avere una buona gamba, poi ho forato all’inizio del muro di Geraardsbergen e la corsa è scivolata via, capita.

La vittoria al West Bohemia ha dato qualcosa in più?

Mi mancava il successo in una corsa a tappe. In questi anni ho vinto una gara di un giorno (la Stad Halle, ndr) e una tappa al Circuit des Ardennes, quindi sono felice di aver fatto anche questo ulteriore passo. L’anno scorso al West Bohemia avevo raccolto un bel terzo posto, quindi sapevo che corsa aspettarmi.

La vittoria al West Bohemia è la prima in una gara a tappe per Savino
La vittoria al West Bohemia è la prima in una gara a tappe per Savino
Raccontaci…

Il percorso è duro ma non abbastanza per scavare grandi distacchi, ci si gioca la vittoria sul filo dei secondi e degli abbuoni. Per questo la prima tappa ero partito con l’idea di andare in fuga e vincere tutti i traguardi volanti, e così ho fatto. Il prologo iniziale era andato bene, quindi sapevo di avere ottime chance per prendere la maglia. 

L’hai presa senza più mollarla. 

E’ una corsa tattica e molto nervosa, sapevo dove e come farmi trovare pronto. Nei giorni successivi mi sono mosso bene e ho conquistato una bella vittoria finale. 

Savino il 27 agosto ha corso alla Muur Classic Geraardsbergen, corsa di categoria 1.1
Savino il 27 agosto ha corso alla Muur Classic Geraardsbergen, corsa di categoria 1.1
Un successo che ti mancava e che può servire al Federico del futuro?

In questi due anni, il terzo è in corso, nel devo team della Soudal-QuickStep ho capito di essere un corridore che può essere competitivo su percorsi mossi e nervosi. Tra Francia e Belgio mi sono sempre trovato bene, così come al West Bohemia. Prediligo molto le gare ricche di sali e scendi, nelle quali non è facile rifiatare. 

Rispetto a quando sei partito per il Belgio ti senti diverso?

Tecnicamente no. Al mio ultimo anno da juniores sapevo di avere determinate caratteristiche e le ho migliorate nel corso di queste stagioni. Sono cresciuto, questo sicuramente. Per il resto rimango un corridore che ha voglia di attaccare, mi rivedo molto nell’atleta che ero. Probabilmente l’aspetto in cui sono migliorato maggiormente è sugli sforzi brevi, tra i 5 e i 10 minuti. 

Savino in questi tre anni con la Soudal-QuickStep Development è migliorato molto negli sforzi brevi
Savino in questi tre anni con la Soudal-QuickStep Development è migliorato molto negli sforzi brevi
Crescita che può portarti a fare il salto nel WorldTour il prossimo anno?

Ne sto ancora parlando con il team. Ci sono diversi aspetti da considerare e sui quali dobbiamo confrontarci. Sicuramente non ho paura di fare un altro anno tra gli under 23. La squadra non mi mette fretta, hanno le idee chiare e si fidano di me. Ho il pieno sostegno e non mi sento di voler anticipare i tempi. Ho già avuto modo di correre con i professionisti.

E cosa ne dici?

Che il salto è grande, molto. L’idea per il 2026 potrebbe essere quella di rimanere un altro anno tra gli under 23 (sarebbe il quarto e l’ultimo, ndr) e fare ancora più esperienze con la formazione WorldTour. Sarebbe un modo per “alleggerire” il salto e arrivare ancora più pronto. Il rischio è di bruciarsi e non ne vedo il motivo. E poi c’è il discorso nazionale.

Savino nel 2025 ha corso molto con i professionisti, il prossimo anno vuole aumentare il numero di gare
Savino nel 2025 ha corso molto con i professionisti, il prossimo anno vuole aumentare il numero di gare
In che senso?

Con le nuove regole UCI che impediscono agli atleti professionisti di correre con le nazionali under 23 c’è un incentivo in più nel restare nella categoria. Se pensiamo che questa restrizione si allargherà anche alle prove di Nations Cup allora la cosa diventa molto limitante. Restare tra gli under mi darebbe modo di fare ulteriori esperienze e di provare ad arricchire il mio palmares. 

Cosa manca?

Una vittoria importante. Ma basterebbe iniziare a vincere con più frequenza, insomma voglio passare nel WorldTour ritagliandomi anche più spazio per me. La Soudal sta cambiando molto, l’addio di Evenepoel rivoluzionerà il team. Si punta tanto su Paul Magnier e sul costruire una squadra giovane capace di stargli intorno. Vorrei farne parte, vero, ma senza rinunciare alle mie ambizioni personali