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Nuova Specialissima RC, ogni dettaglio conta

15.09.2023
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MISANO ADRIATICO – Il colpo d’occhio sulla nuova Specialissima RC di Bianchi invita a soffermarsi sui dettagli. L’azienda bergamasca ha deciso di togliere il velo su questo nuovo modello di alta gamma della serie All-Round all’Italian Bike Festival. Semplice, leggera, anzi leggerissima, la bilancia si ferma a 6.65 chilogrammi, e dal design accattivante

Lo studio e la progettazione della Specialissima RC ha portato all’estremo tutto: peso e aerodinamica in primis. Una bici nata anche dallo sviluppo e dalle conoscenze derivate dalla Oltre RC e dalle collaborazione con i vari team, tra cui la francese Arkea-Samsic che corre nel WorldTour. 

La nuova Bianchi Specialissima spicca per il peso super contenuto: solo 6,65 chilogrammi
La nuova Bianchi Specialissima spicca per il peso super contenuto: solo 6,65 chilogrammi

Una domanda

A far gli onori di casa, in una sala che si affaccia sul piazzale dell’Italia Bike Festival, è Claudio Masnata, marketing communication manager di Bianchi. 

«Siamo partiti da una domanda – dice Masnata – ovvero: come essere leggeri e aerodinamici allo stesso tempo? L’obiettivo è stato unire diverse esigenze, non si è trattato di curare solo la salita, ma anche le parti prima. Ormai nel ciclismo moderno si va forte in ogni tratto, lo abbiamo visto al Tour de France ma anche alla Vuelta e al Giro d’Italia. Questo ci ha portato a curare anche i flussi aerodinamici e le varie “correnti” che si creano. E’ stato fondamentale il lavoro fatto in galleria del vento, dove abbiamo lavorato simulando la presenza dell’atleta sulla bici. Un passo che si è rivelato fondamentale nello sviluppo della nuova Specialissima RC».

Dove tutto cambia

Uno dei focus di Bianchi, nel progettare la Specialissima RC, è stato capire ed abbassare il tipping point: ovvero il momento dove la situazione cambia. Cosa vuol dire? Masnata parla e spiega.

«Ci siamo basati su un modello matematico – continua – dove abbiamo considerato due variabili: la pendenza della salita e il tempo. In quale momento è meglio passare da una bici da pianura come la Oltre RC ad una All-Round come la Specialissima? Il lavoro fatto ci ha portato ad abbassare questo punto, prima il momento di “cambio” lo avevamo su pendenze elevate, all’8%. Ora siamo al 6%. Tutto questo ad un potenza di 6 watt/kg. Più abbassiamo la potenza prima arriva questo tipping point: a 4,3 watt/kg è intorno al 5% e così via».

Il manubrio, totalmente integrato, può essere montato con 5 misure diverse di attacchi
Il manubrio, totalmente integrato, può essere montato con 5 misure diverse di attacchi

Redistribuzione

Non si tratta solamente di unire leggerezza e aerodinamica, ma anche di fornire il giusto supporto all’atleta. I punti fondamentali nello studio e sviluppo di una bici sono molteplici: tutto deve essere equilibrato. 

«Non si può pensare di migliorare solo un’area della bici – afferma Masnata – ma si tratta di trovare un nuovo equilibrio. Alleggerire la Specialissima RC non è stato semplice, ogni grammo risparmiato ha portato a modifiche in altre aree. Un esempio è quello che riguarda la parte posteriore, il carro è stato alleggerito e rimpicciolito in termine di grandezza dei tubi. Questo ci ha permesso di utilizzare più materiale nella parte anteriore, modellando forcella e tubo sterzo in modo originale. Ora i flussi d’aria vengono indirizzati e fatti scivolare lungo il telaio. Tutto quello che abbiamo fatto arriva anche dall’esperienza e dallo sviluppo portati avanti con la Oltre RC. Non sono due progetti divisi, ma uno può, e deve contribuire, al progresso dell’altro».

Dettagli

Bianchi e la Specialissima RC entrano in un mondo sempre più estremo con un prodotto che in certi termini rivoluziona molti aspetti tecnici. Nel farlo l’azienda bergamasca ha considerato ogni variabile, anche la più piccola.

«La nuova Specialissima – dice ancora Masnata – deve essere performante, ma l’attenzione ai corridori e al ciclista è la prima cosa da curare. Infatti le taglie disponibili sono ben sei: 47, 50, 53, 55 e 59. Anche l’attacco manubrio, in carbonio, ha misure diverse, per soddisfare le esigenze di ognuno: si parte da 90 millimetri e si arriva a 130».

«Il risparmio sulla performance – conclude – è elevato. In Bianchi abbiamo calcolato che si parla di 32 secondi a 200 watt, su un percorso di 40 chilometri».

All’altezza del tubo orizzontale notiamo una curvatura particolare, un dettaglio che ci incuriosisce, così domandiamo a Masnata.

«Un altro esempio che fa capire la cura dei dettagli (risponde, ndr). In prossimità della scritta “Specialissima” il tubo orizzontale si stringe, per contribuire ad una migliore gestione dei flussi aerodinamici. Vicino alla sella, invece, si allarga di nuovo, questo perché avevamo bisogno di maggior sostegno in quella parte del telaio, per supportare al meglio l’atleta in fase di spinta».

Bianchi

Alé 100% Full Team Service: tutto personalizzato

14.09.2023
5 min
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Come puntualmente avviene ogni anno, con l’avvento della stagione autunnale e con il successivo inizio del periodo più freddo, la maggior parte dei team amatoriali italiani si organizza per rinnovare il proprio corredo tecnico personalizzato. Alé si distingue oramai da molti anni sul mercato per rappresentare una delle principali aziende italiane in grado di offrire una amplissima collezione di capi personalizzabili a beneficio dei team amatoriali.

Un rituale fisso quello del rinnovo dei capi, che porta con sé anche la ricerca di nuovi fornitori ai quali affidare la produzione delle “sacre” divise sociali. Divise alle quali magari si è aggiunto un nuovo sponsor da mettere bene in evidenza, oppure si desiderano rinnovate nella grafica per la stagione successiva. In occasione dell’IBF la realtà veronese coordinata da Alessia Piccolo introduce un nuovo servizio dedicato alle squadre ciclistiche che si chiamerà 100% Full Team Service. 

Nasce un nuovo servizio dedicato alla personalizzazione dei capi d’abbigliamento
Nasce un nuovo servizio dedicato alla personalizzazione dei capi d’abbigliamento

La grande esperienza dei pro’

Come ben noto a moltissimi appassionati e praticanti ciclisti, Alé è da anni un partner tecnico molto forte e qualificato di numerose squadre professionistiche. Tra queste anche tre WorldTour, ovvero la Bahrain Victorious, la Groupama FDJ e l’australiana Jayco Alula. L’estrema tecnicità e la sempre costante qualità dei propri capi rappresentano un valore importante che Alé trasferisce ai propri team, e a cascata sui singoli atleti professionisti che li indossano in gara ed in allenamento. Senza dimenticare poi che sono Alé anche le maglie ufficiali di tutte le nazionali di ciclismo francesi, così come di quelle delle selezioni slovene. Tutte esperienze, quelle “vissute” da Alé nella quotidianità del rapporto con i professionisti, che sono andate e vanno direttamente ad arricchire la qualità dei prodotti a totale garanzia della soddisfazione dei clienti ciclo amatori.

Come già accennato, A.P.G (la struttura aziendale al quale fa riferimento Alé) è da considerarsi una vera e propria pioniera del servizio “custom”. Nata nel 1986, ha avviato la propria attività disegnando e producendo espressamente capi e collezioni intere di abbigliamento personalizzato per conto terzi. “Costruendosi” così sin da allora un grado di esperienza ed un bagaglio di “know-how” davvero elevatissimo. Non è un caso che sono oltre 6.000 i team amatoriali che hanno deciso di affidarsi ad Alé per la produzione delle loro divise.

Alé lavora già con i team WorldTour e le nazionali, come quella francese
Alé lavora già con i team WorldTour e le nazionali, come quella francese

I team amatoriali? Tutti in azienda…

Presso il proprio stand al Misano World Circuit, in occasione dell’Italian Bike Festival 2023, appuntamento “expo & test” di riferimento in Italia, Alé presenterà ufficialmente il nuovo progetto 100% Full Team Service: un servizio appunto che intende mettere al centro le esigenze delle squadre ciclistiche amatoriali, e non solo offrendo l’opportunità di personalizzare il proprio abbigliamento cycling, ma anche aprendo direttamente loro le porte dello stabilimento italiano per fargli toccare con mano la qualità, lo stile e la creatività tipiche dei propri capi.

«100% Full Team Service – ci confida Alessia Piccolo, CEO di A.P.G srl – non è da considerare solo e semplicemente un servizio di personalizzazione dei capi dedicato ai gruppi non professionistici. A noi infatti piace considerarla una vera e propria Alé Experience che per un giorno intero farà sentire l’amatore esattamente come uno dei nostri pro. Grazie a 100% Full Team Service Alé letteralmente invita i team a venire nella nostra azienda, a Bonferraro, in provincia di Verona, proprio nello stabilimento dove vengono realizzati e confezionati i capi Alé.

«Qui, una squadra di oltre quindici persone, un team interno interamente dedicato al servizio di personalizzazione, sarà a completa disposizione degli ospiti accompagnandoli in ogni singola e specifica fase della realizzazione dei loro capi: dalla progettazione del disegno, assieme al reparto grafico, alla scelta della linea che più rispecchia le esigenze della squadra, passando per la fondamentale prova taglie fino ad arrivare alla definizione dell’ordine e alla consegna».

Sei linee tra cui scegliere

Dedicato ai gruppi sportivi di qualsiasi disciplina, che sia corsa su strada, Mtb, triathlon oppure gravel, ma anche running e bambino. Questo nuovo servizio Alé permetterà di realizzare divise personalizzate composte da qualsiasi capo. Softshell, giacca, antivento, antipioggia, maglia manica corta o lunga, pantaloncino o calzamaglia, body e accessori… Inoltre, sulla scia di una lunga tradizione relativamente la presenza nel circuito professionistico femminile, Alé è in grado realmente di porre una particolare attenzione alle donne, con capi pensati e progettati espressamente per loro.

Tutti i capi “custom” di Alé sono 100% Made in Italy e studiati sulle singole e più specifiche esigenze di ciascun team. Visitando lo stabilimento di Bonferraro, le squadre avranno modo di visionare ogni singolo reparto di produzione, oltre agli esclusivi e nuovi macchinari di stampa di ultimissima generazione con inchiostri a base d’acqua in grado di far penetrare meglio i colori nelle fibre dei tessuti a garanzia di una brillantezza senza pari e soprattutto di una importante durabilità nel tempo.

I capi tecnici sono tanti e diversi, uno dei più usati è i PR.R
I capi tecnici sono tanti e diversi, uno dei più usati è i PR.R

Il progetto 100% Full Team Service di Alé prevede che i gruppi sportivi amatoriali abbiano sei linee base tra cui scegliere per le loro divise. Il top PR.S 2.0, il “classico” PR.R, la sostenibile PR.R GREEN, l’essenziale PRIME, oltre a quelle espressamente dedicate al GRAVEL e al TRIATHLON. E questo perché le esigenze non sono le stesse per tutti, così come i budget a disposizione o le singole necessità tecniche…

Per maggiori informazioni sul servizio 100% Full Team Service consigliamo di visitare lo spazio web ufficiale di Alé.

Alé Cycling

Ursella chiude con la DSM: il suo futuro è altrove

06.09.2023
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Ad un certo punto, curiosando tra i vari siti di statistiche ci siamo imbattuti nel nome di Lorenzo Ursella (foto Instagram in apertura). Il calendario del giovane friulano, in forza al devo team della DSM-Firmenich, è striminzito. Ursella lo scorso anno era rimasto coinvolto in una caduta in gara che lo aveva costretto ad una delicata operazione alla caviglia. Nel capire come procede il suo recupero siamo andati a chiedere direttamente a lui, che ora si trova a casa.

Lorenzo Ursella è ripartito quest’inverno dopo la frattura di caviglia e tibia subita ad aprile 2022 (foto Team DSM)
Lorenzo Ursella è ripartito quest’inverno dopo la frattura di caviglia e tibia subita ad aprile 2022 (foto Team DSM)

Un lungo inverno

L’infortunio Ursella lo aveva subito ad aprile e dopo l’operazione era tornato in bici nel finale di stagione. Da quel momento in poi è stata tutta una rincorsa per tornare ad essere competitivo.

«Avevo ripreso ad andare in bici ad agosto – racconta – e da lì non mi sono più fermato per tutto l’inverno. L’obiettivo era quello di allenarmi e recuperare, per presentarmi in forma all’inizio della nuova stagione».

Per Ursella questa è stata la seconda stagione all’interno del devo team della DSM
Per Ursella questa è stata la seconda stagione all’interno del devo team della DSM
E com’è andata?

La caviglia non mi dà più alcun problema, le viti non mi causano alcun fastidio, ma questo i medici me lo avevano detto. In inverno ho lavorato bene, tanto che a febbraio, dopo il primo ritiro fatto con la squadra, ho fatto dei test che mi vedevano in crescita. Stavo bene, ne avevo parlato anche con il dietologo. Rispetto all’inizio del 2022 avevo più massa muscolare ed ero anche dimagrito. 

La stagione come è stata indirizzata?

Dopo i ritiri con la squadra avremmo dovuto fare un primo punto della situazione. Come detto in inverno non mi sono fermato, ed ho fatto una progressione continua fino a inizio gennaio. Poi sono andato in ritiro con la squadra prima a gennaio e poi ancora a febbraio. 

Quando era previsto il ritorno in gara?

A marzo, in linea con la stagione normale. 

Nei soli 13 giorni di gara disputati nel 2023 figurano anche le due tappe corse con la nazionale al Giro di Sicilia
Nei soli 13 giorni di gara disputati nel 2023 figurano anche le due tappe corse con la nazionale al Giro di Sicilia
Alle prime uscite che sensazioni hai avuto?

Normali, anzi per me molto buone. Non sono arrivati dei risultati, però era anche normale dal mio punto di vista, non correndo dall’anno scorso. Alla fine dopo l’infortunio avevo fatto solamente due gare, a settembre, per capire come procedesse la riabilitazione. 

A inizio stagione hai corso un po’, poi ti sei fermato, come mai?

E’ stata una decisione della squadra. Sinceramente dopo l’inizio di stagione pensavo di aumentare i giorni di corsa, ma così non è stato. Fino a maggio ho corso con regolarità, poi mi sono fermato per 2 mesi, perdendo quanto di buono fatto prima. 

Una scelta del team, ma quali motivazioni ti hanno dato?

Per loro non ero in condizione, però a mio modo di vedere i riscontri erano stati buoni, considerando il calvario trascorso. Okay, non ho ottenuto risultati di rilievo, ma a livello di numeri crescevo. Pretendere risultati fin dalle prime corse era difficile.

Quella con il team olandese è stata un’esperienza difficile per il giovane friulano (foto Instagram)
Quella con il team olandese è stata un’esperienza difficile per il giovane friulano (foto Instagram)
Hai accumulato davvero pochi giorni di corsa fino ad adesso, ora che farai?

La mia stagione è già finita – dice con un mezzo sorriso amaro – ho fatto una ventina di giorni di gara, non di più. Davvero pochi, però non sono l’unico, anche altri miei compagni hanno lo stesso problema. 

Dovevi fare il Flanders Tomorrow Tour, ma alla fine non sei partito…

Quando mancavano 2 giorni all’inizio della gara, la squadra mi ha escluso dalla rosa. Anche in quel caso mi hanno detto che non mi vedevano in condizione.

E con la squadra hai mai parlato in questi mesi?

Sì, a metà stagione avremmo dovuto capire come impostare il calendario da qui a fine anno. Ci siamo parlati e confrontati, ma non mi hanno inserito gare. Forse io non ho dimostrato molto, ma è anche vero che non ho avuto grandi occasioni. 

Dopo due stagioni non troppo fortunate, a fine stagione, terminerà l’avventura olandese di Ursella (foto DSM)
Dopo due stagioni non troppo fortunate, a fine stagione, terminerà l’avventura olandese di Ursella (foto DSM)
Da qui a fine stagione che programmi seguirai?

Terrò il piano di allenamento che ho concordato con il team fino ad ottobre, poi l’anno prossimo cambierò squadra. Ho un accordo con la Zalf, molto probabilmente correrò con loro. 

Questi due anni in Olanda non sono andati come sperato…

No, anche al di là dell’infortunio. La DSM ha un calendario, per quanto riguarda la categoria under 23, molto ridotto. Non è facile correre con continuità. Come squadra è super professionale e non si può dire nulla, grazie a loro ho capito in che modo lavora un team WorldTour e come si corre all’estero. L’ambiente però non è per tutti, a causa anche dei metodi ristretti di lavoro.

A un anno di distanza la caviglia ti crea qualche preoccupazione?

Nessuna. Anzi, sto pensando di togliere le viti. Devo solo decidere il periodo giusto perché vorrebbe dire mettere il gesso e fermarsi ancora per un mese. Prima vorrei fare una stagione fatta bene, poi pormi questo problema, per affrontarlo a mente “libera”.

Gobik presenta il “rebranding” di immagine e logo

23.08.2023
4 min
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Il brand spagnolo Gobik, specializzato nella produzione di abbigliamento per ciclismo, e ricordiamo partner quest’anno del team WorldTour Movistar, ha presentato ufficialmente il risultato del proprio “rebranding” aziendale. L’azienda ha illustrato ad alcuni media specializzati europei la personale nuova identità strettamente legata al rinnovato posizionamento sul mercato che lo stesso marchio intende presto raggiungere.

Questa nuova proposta creativa di Gobik si collega all’anticonformismo e al costante e rapido cambiamento del brand negli ultimi anni. Un aggiornamento che di base è ispirato dalla stretta sinergia tra il punto di partenza e la destinazione che si vuole raggiungere in un’ideale uscita in bicicletta. A qesto si aggiunge l’efficace slogan “What a ride” a sottolineare l’esperienza di ogni singola partenza ed il rapido raggiungimento di una costante crescita internazionale.

Crescita internazionale

Adesso, grazie allo stile grafico del nuovo logo e al già citato “claim”, unitamente al “restyling” del nome, Gobik intende trasmettere ed offrire una nuova identità visiva fondata su diversi aspetti che rispecchiano il carattere giovane ed irrequieto del marchio. Il percorso aziendale di Gobik si riassume dunque oggi in una nuova identità. La prima fedele alle caratteristiche che hanno reso famoso il marchio, prima in Spagna e poi a livello internazionale, con l’obiettivo di veicolare il messaggio del brand stesso verso il futuro e a tendere verso un’espansione sempre più ampia e capillare sui mercati più diversi.

Il vero “cuore” di questa evoluzione grafica è rappresentato dalla nuova “G”. Ridisegnata e personalizzata, in grado adesso di “lavorare” perfettamente in armonia con il nuovo simbolo. Quest’ultimo intende rappresentare una chiara testimonianza visiva del viaggio, di un punto di inizio e di un traguardo da raggiungere. Un nuovo elemento visivo che simboleggia la sinergia tra inizio e fine, con l’unione della prima e dell’ultima lettera del nome dell’azienda.

Un logo per durare

«Questo nostro importante lavoro di rebranding – ha dichiarato Albert Medrano, responsabile del marketing di Gobik – è stato diviso in due parti. In primis il restyling della parola Gobik, per cercare una miglior leggibilità nei vari formati, applicando un leggerissimo ritocco. In seconda battuta, la creazione di un nuovo logo. Un vero e proprio simbolo, che potesse consentirci di comunicare i nostri valori unendo la prima e l’ultima lettera del nostro marchio.

«Questo nuovo approccio è poi fedele alle radici del marchio e al percorso che abbiamo effettuato fino al giorno d’oggi. Ma è anche di più, perché riteniamo sia anche in grado di offrire una visione di noi stessi più contemporanea. Il nuovo logo Gobik nasce con l’aspirazione di camminare da solo nel futuro… E’ il nostro atteggiamento che caratterizza il nostro stile, dietro il design si trovano appunto un atteggiamento e un’intenzione, oltre a una visione della vita. Ed è indispensabile che i nostri capi siano in grado anche di trasmettere a tutti i nostri clienti questi valori e questi ideali».

Gobik ha dunque una nuova identità fedele alle sue caratteristiche: prima nate in Spagna e poi a livello internazionale
Gobik ha dunque una nuova identità fedele alle sue caratteristiche: prima nate in Spagna e poi a livello internazionale

«Quello che ci proponiamo di fare – ha aggiunto José Ramón Otín, CEO e co-fondatore di Gobik – è crescere, facendo in modo che l’energia che ci trasmette la bici e la forza di questo progetto si contagino. Il nostro obiettivo è quello di diventare davvero il marchio di tutti…».

Il nuovo logo Gobik sarà visibile su tutti i capi del marchio spagnolo già dalla prossima, prima “capsule” della collezione invernale Cold Season 2024 la cui uscita è prevista per il giorno venerdì 8 settembre.

Gobik

Pinotti, dicci: quali progetti avete su De Pretto?

19.08.2023
6 min
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La Jayco AlUla ha messo a segno, nell’estate calda e affollata di impegni del ciclismo, un bel colpo di mercato. Il team australiano ha preso Davide De Pretto dalla Zalf. Un corridore che ha dimostrato tanto in questi anni da under 23 e che lascia la continental veneta dopo due stagioni e tanti bei piazzamenti.

Per De Pretto (il secondo in maglia azzurra) quella di Glasgow è stata la seconda presenza al mondiale U23
Per De Pretto (il secondo in maglia azzurra) quella di Glasgow è stata la seconda presenza al mondiale U23

Seguito dal 2022

De Pretto ha 21 anni, nel ciclismo moderno è l’età giusta per passare professionista, e anche la Jayco lo sa, tant’è che lo segue da un anno ormai. Aveva iniziato con uno stage estivo, ad agosto, dove aveva preso le misure. Poi è arrivata la convocazione al ritiro invernale della Jayco-AlUla e, per completare il cerchio, ecco la firma su un biennale che lo porta ufficialmente nel WorldTour. Marco Pinotti è uno dei tecnici che lo ha seguito maggiormente in queste sue esperienze con il team australiano.

«Lo avevo seguito – racconta Pinotti – fin dallo stage del 2022, in realtà lo tenevo monitorato dall’inizio di quella stagione. E’ arrivato ad agosto non nella migliore della condizioni, arrivava dai mondiali di Wollongong e non ha avuto tanto tempo per ambientarsi e correre. Tuttavia non si era comportato male, al Giro dell’Emilia è stato l’unico a finire la corsa insieme a Colleoni. Mentre alla Tre Valli della Jayco è arrivato solo lui al traguardo».

De Pretto quest’anno ha ottenuto degli ottimi risultati nelle gare internazionali di inizio stagione (photors.it)
De Pretto quest’anno ha ottenuto degli ottimi risultati nelle gare internazionali di inizio stagione (photors.it)

Un anno dopo

Poi è arrivata la convocazione al ritiro di gennaio, dove De Pretto ha lavorato tanto con il team. Un rinnovo di fiducia importante, culminato con l’annuncio del suo approdo ufficiale alla Jayco AlUla, poche settimane fa. 

«Quei giorni di lavoro con noi in inverno – spiega Pinotti – gli hanno fatto bene. Sicuramente ha affrontato un buon blocco di lavoro, lo abbiamo spinto fuori dalla sua zona di comfort. Ne ha beneficiato, tanto che a inizio stagione è andato forte. E’ arrivato terzo al Piva, terzo alla Liegi U23 e secondo al Belvedere. Questo suo arrivo da noi è stata la chiusura di un cerchio, di un percorso studiato e portato avanti con precisione.

«Forse – continua – avrebbe potuto fare un anno di maturazione in più tra gli under 23, ma non alla Zalf. Da luglio abbiamo un accordo con la squadra di Axel Merckx (Hagens Bergman, ndr) e vogliamo lasciare da loro qualche corridore che deve crescere e maturare. Ma l’accordo con il team di Merckx è arrivato dopo quello con lo stesso De Pretto».

Già nel 2022, De Pretto ha avuto modo di fare uno stage con il team WorldTour (foto Instagram)
Già nel 2022, De Pretto ha avuto modo di fare uno stage con il team WorldTour (foto Instagram)

Ambientamento

I benefici che De Pretto può trarre dal correre subito con la Jayco-AlUla sono legati al suo ambientamento. Il giovane italiano arriva da un team completamente diverso rispetto a quella che può essere una WorldTour. Prendere le misure sarà importante per lui e per la squadra, così da non perdere troppo tempo. 

«Il suo percorso – dice nuovamente Pinotti – dovrà prevedere un periodo di ambientazione ad inizio anno. Il più grande ostacolo sarà la lingua, ecco perché nel ritiro che ha fatto con noi a gennaio lo abbiamo messo in gruppo con gli italiani (Zana, De Marchi, Sobrero, ndr). Sarebbe l’ideale fargli fare un avvicinamento come quello di Engelhardt. Il quale ha preso sempre più fiducia ed è arrivato a vincere due gare già alla sua prima stagione con noi.

«De Pretto – spiega Pinotti – è un corridore sveglio, sa correre bene e ha un buon spunto veloce. Un primo grande obiettivo potrebbe essere quello di farlo correre alla Liegi dei grandi, visto che a quella degli under 23 è arrivato terzo. E’ un’ipotesi, però si è visto che le corse che gli piacciono sono queste».

Al Giro Next Gen ha conquistato la maglia ciclamino, una bella prova per il corridore della Zalf (foto LaPresse)
Al Giro Next Gen ha conquistato la maglia ciclamino, una bella prova per il corridore della Zalf (foto LaPresse)

Un grande cambiamento

A De Pretto manca l’abitudine di correre con regolarità le corse a tappe, nel 2022 ne ha fatta solamente una. Mentre nel 2023 è a quota due, forse farà il Giro del Veneto, e così diventerebbero tre. E’ un numero basso, comunque, visto che nel ciclismo dei grandi ora si lavora per blocchi di lavoro e per corse a tappe, anche brevi.

«Il salto dalla Zalf alla Jayco – dice ancora Pinotti – è importante, da noi si fanno meno gare e ci sono più periodi per allenarsi. De Pretto dovrà essere bravo ad abituarsi e a costruire una grande resistenza per i periodi successivi. Un primo punto sul quale migliorare saranno sicuramente le salite lunghe, dove per peso e caratteristiche può crescere ancora. Lui però è il prototipo del corridore moderno: esplosivo, leggero e rapido».

Sobrero, in uscita a fine stagione, e De Pretto hanno caratteristiche simili nelle corse in linea
Sobrero, in uscita a fine stagione, e De Pretto hanno caratteristiche simili nelle corse in linea

Come Sobrero?

La Jayco-AlUla ha perso Sobrero, passato alla Bora-Hansgrohe di Gasparotto. L’arrivo, quasi simultaneo di De Pretto ha fatto sorgere una domanda: potrà sostituire il piemontese?

«De Pretto – conclude Pinotti – è un corridore che porta tanti punti e noi serviva un profilo così. Un atleta che può fare bene dai Paesi Baschi al Romandia e poi nelle classiche di fine stagione. La perdita di Sobrero ci fa dispiacere, abbiamo provato a tenerlo, ma non ci siamo riusciti. De Pretto e Sobrero si sono incontrati nel ritiro di Livigno, con una battuta ho detto a Sobrero: “Abbiamo trovato il tuo sostituto, che va più forte di te! Se rimani gli fai da gregario”. Chiaramente scherzavo, a livello di corse di un giorno sono simili, l’unica differenza è nelle tempistiche.

«Sobrero nel primo anno in Astana e al primo con noi non ha curato molto le gare in linea, sacrificando tutto alla cronometro. Quest’anno abbiamo provato a rimetterlo in carreggiata, ma gli mancava un po’ di abitudine, anche se poi ha vinto in Austria. Con De Pretto potremo subito concentrarsi sulla sua crescita nelle gare in linea, non avendo alternative sulle quali concentrarci. Sarei contento se De Pretto diventasse come Sobrero, o qualcosa in più. Speriamo che quest’ultimo ci lasci con un bella vittoria di tappa alla Vuelta, sarebbe un bel regalo».

Basso a ruota libera: i giovani, la Eolo, il ciclismo italiano

21.07.2023
5 min
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BORMIO – A due passi dal centro storico, in piazza Kuerc, appena finita la presentazione della sua Eolo-Kometa, Ivan Basso è stato preso d’assalto dai tifosi. Un amore che non è mai terminato nei confronti di chi il ciclismo lo ha onorato fino in fondo, sia quando era sui pedali, sia ora alla guida di una squadra. Nel ritiro di due settimane a Bormio, la Eolo-Kometa si è presentata con una ventina di corridori. Il Tour de France tiene banco e per la professional di Basso e Contador non è facile gestire questo periodo, inghiottito dalla Grande Boucle. 

Abbiamo incontrato Basso a Bormio, dopo la presentazione della Eolo-Kometa
Abbiamo incontrato Basso a Bormio, dopo la presentazione della Eolo-Kometa

Il tema dei giovani

Da una recente intervista a Giuseppe Martinelli siamo tornati a parlare dei giovani con la valigia in mano. Ivan Basso ha una squadra giovanile, legata alla professional, la quale ogni anno deve combattere con l’attrazione e le opportunità concesse dai devo team delle squadre WorldTour. I giovani migliori se ne vanno all’estero in cerca di occasioni più appetitose, ma qualcuno qua rimane. 

«Non ho dubbi nel pensarla allo stesso modo di “Martino” – attacca Basso – lui è un profondo conoscitore del ciclismo. Ha visto generazioni su generazioni di corridori. Partiamo da un esempio: il campione juniores Gualdi l’anno prossimo sarà alla Circus-ReUz, devo team della Intermarché. Bellissima squadra, ma è chiaro che dall’altro punto di vista, ovvero il nostro, ho notato una mancanza di presa di considerazione.

«I ragazzi non pensano nemmeno che ci sia questa opportunità, l’atleta ci pensa solamente se ha un’influenza esterna, come può essere quella del diesse di riferimento da junior o il procuratore, i quali credono più negli uomini che nei progetti. Il fatto che gli juniores italiani più forti non abbiano nemmeno preso in considerazione di venire a correre da noi è un dato di fatto. Del quale è opportuno tenere conto».

Qualcuno c’è

Il materiale umano sul quale lavorare c’è, anche nelle squadre professional italiane. Per la Eolo-Kometa basta pensare a Piganzoli e Tercero, due corridori cresciuti nel team under 23 e poi passati alla professional.

«Tercero e Piganzoli – continua Basso – sono due esempi di corridori che hanno intrapreso un cammino di crescita con noi e lo stanno continuando. Lo fanno attraverso degli step ed è giusto, a mio modo di vedere, aspettare che il loro talento fiorisca del tutto. Nel team under 23 (la Fundacion Alberto Contador, ndr) abbiamo altri ragazzi che crescono. Tommaso Bessega ha vinto l’ultima tappa della Vuelta Ciclista a Zamora. Alleva e Bagnara stanno crescendo e vanno sempre più forte. Quella dei Bessega (classe 2004, ndr) è stata l’ultima a credere nel nostro progetto.

«Allora mi viene da fare un esame di coscienza e mi chiedo: “Siamo capaci o no di fare il nostro lavoro?”. Io credo di sì. Per noi la categoria under 23 è funzionale a portarli in prima squadra a tempo debito. Se avete letto il mio allarme degli ultimi mesi – riprende – dobbiamo essere noi a convincere i ragazzi della bontà del nostro progetto. Sto lavorando affinché questo trend cambi».

Basta aspettare

Ivan Basso parla ed attira la nostra attenzione, la sua bravura è farti immaginare quello che ha in mente. La Eolo-Kometa esiste da pochi anni e solamente da tre fa parte del circuito professional. Manca nei ragazzi, o chi per loro, la consapevolezza che questo progetto esiste e funziona. Più esperienza sarà messa alle spalle maggiore sarà la solidità mostrata all’esterno.

«Non posso criticare – dice Basso – chi va in altre realtà, devo preoccuparmi di portare la mia il più in alto possibile. Bisogna fare autocritica, ovvero cercare di capire dove si sbaglia, o cosa può essere fatto meglio».

Il tema dell’assenza di una squadra WorldTour italiana è al centro di tante interviste e di critiche rivolte al nostro movimento. A questa domanda Basso parte diretto, senza pensarci due volte, con la stessa determinazione di quando scattava in salita.

«Sono in completo disaccordo – afferma – in Italia ci dobbiamo preoccupare che stanno sparendo anche le squadre professional, non che manchi la WorldTour. Le squadre come la nostra devono lottare per sopravvivere. A budget siamo a livello più basso in Europa, iniziamo a pensare di fare un team professional che si piazzi tra le prime tre d’Europa per investimenti. Per passare da una professional come la nostra ad una delle migliori al mondo devo raddoppiare il budget».

Ivan Basso già durante il Giro d’Italia aveva sollevato il problema degli investimenti nel ciclismo
Ivan Basso già durante il Giro d’Italia aveva sollevato il problema degli investimenti nel ciclismo

Investimento

La parola chiave del discorso di Basso è proprio questa: investimento. Bisogna crescere un passo alla volta e il varesino ritiene che la Eolo abbia dimostrato di avere un’identità importante e continuerà a crescere.

«Se mi si chiede in quanto tempo – dice – non lo posso sapere. In Italia manca il supporto alle squadre professional esistenti, che possano andare nella parte alta della classifica. Con supporto intendo che dobbiamo essere più bravi a convincere gli sponsor ad investire (è di ieri la notizia che accanto al suo team è approdato un nome importante come Polti, ndr). Se ho più soldi prendo corridori migliori, ottengo più risultati, e il ritorno d’immagine aumenta. Non vinco una tappa al Giro ogni due anni, magari ne vinco due all’anno. Ma soprattutto, al posto di tenere i corridori fermi, a luglio, li portiamo a correre. Oppure al posto che fare due ritiri al Teide ne fai quattro o cinque. Qui a Bormio vieni tre o quattro volte all’anno. I margini per crescere ci sono, bisogna avere anche il coraggio di investire».

Ekoi con il Tour de Pologne: i valori sono condivisi

24.06.2023
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Il brand francese Ekoi, riconosciuto ed apprezzato marchio produttore di abbigliamento ed accessori per il ciclismo, è entrato a far parte della grande famiglia del Tour de Pologne, definendo una rilevante partnership all’insegna di alcuni importanti valori che stanno particolarmente a cuore al Lang Team, quest’ultimo il comitato organizzatore dell’evento ciclistico polacco. Per oltre quindici anni Ekoi si è ben distinto all’interno del palcoscenico degli eventi UCI WorldTour e questo grazie al supporto diretto offerto a numerose squadre professionistiche e alla propria, riconosciuta esperienza nella produzione di abbigliamento, di caschi ed occhiali. Da quest’anno Ekoi sarà anche per la prima volta partner di un evento UCI WorldTour

Per la prima volta nella sua storia Ekoi sarà sponsor di un eventi del circuito UCI WorldTour
Per la prima volta nella sua storia Ekoi sarà sponsor di un eventi del circuito UCI WorldTour

Partnership “emotiva” e commerciale

«La collaborazione con Ekoi – ha dichiarato Czeslaw Lang – promette davvero molto bene. Sono particolarmente lieto che un’azienda di portata internazionale, che condivide con noi valori come la sicurezza dei corridori, si unisca alla schiera dei nostri partner. Nell’ambito della nostra collaborazione, verrà preparata una collezione speciale di caschi con il logo del Tour de Pologne. Sono fermamente convinto che questa iniziativa rafforzerà la posizione di Ekoi sul mercato polacco».

«Il Giro di Polonia – ha ribattuto Jean-Christophe Rattel, il fondatore di Ekoi – è per la sua storia e per i campioni che lo hanno vinto un evento imperdibile del calendario ciclistico mondiale. E l’arrivo di John Lelangue come Direttore Generale del Lang Team ha reso possibile questa partnership molto importante per noi, sia dal punto di vista emotivo che commerciale, perché la Polonia è un mercato importante e in crescita, oltre ad essere un paese con una grande cultura ciclistica».

Il brand francese di caschi e abbigliamento sportivo segue da vicino i corridori della Israel Premier Tech
Il brand francese di caschi e abbigliamento sportivo segue da vicino i corridori della Israel Premier Tech

Edizione speciale in arrivo

Durante lo svolgimento delle sette tappe del Tour de Pologne 2023, in programma lo ricordiamo dal 29 luglio al 4 agosto, tutti i caschi e gli occhiali Ekoi saranno presentati al pubblico nell’ambito del villaggio dedicato agli sponsor. Una presenza rafforzata dal fatto che squadre come Cofidis e Arkéa-Samsic saranno in corsa con prodotti simili a quelli esposti e disponibili per la vendita.

Quello tra Ekoi e il Tour de Pologne si annuncia dunque come un legame tra due realtà che promettono azioni di co-branding dalle interessanti prospettive future, anche per contribuire ad allargare la cerchia di sponsor storici del grande evento polacco rafforzando la cooperazione tra eventi e aziende.

Ekoi

Feat Ultimate: la rivoluzione delle scarpe arriva da Nimbl

28.04.2023
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Nimbl presenta le nuove Feat Ultimate, ultime arrivate della famiglia di prodotti a quadrante singolo. Il marchio italiano offre delle calzature da ciclismo che hanno proprietà di livello mondiale, sotto ogni profilo, soprattutto quello prestazionale. Ogni caratteristica delle scarpe Nimbl racchiude tutti gli insegnamenti provenienti dai campioni della pista e del WorldTour. D’altronde si è visto che lavorare a stretto contatto con atleti di alto profilo offre dei feedback prestazionali impareggiabili.

Con le nuove Feat Ultimate, Nimbl ha rinnovato la propria collezione di calzature con un solo rotore BOA
Con le nuove Feat Ultimate, Nimbl ha rinnovato la propria collezione di calzature con un solo rotore BOA

Leggere

Le scarpe Feat Ultimate sono tra le più leggeri nel mondo del ciclismo, la piattaforma in carbonio invece è una tra le più rigide. Questa caratteristica ha reso le Feat Ultimate le scarpe preferite dai campioni mondiali di sprint su pista. Un dettaglio che non tutti probabilmente conoscono è che le calzature Nimbl si distinguono per le elevate prestazioni aerodinamiche

Si tratta di una scarpa di assoluto riferimento tecnico, che pesa solamente 185 grammi (nella taglia 42). Un prodotto stabile, efficiente ed aerodinamica. 

Il flap superiore avvolge il piede e lo tiene ben saldo, per non farlo muovere all’interno della scarpa
Il flap superiore avvolge il piede e lo tiene ben saldo, per non farlo muovere all’interno della scarpa

Telaio brevettato

Le Feat Ultimate sono costruite partendo dal telaio in carbonio brevettato Nimbl, noto per la sua rigidità e il grande trasferimento di potenza. I tecnici hanno portato quest’ultima caratteristica, abbinata alla stabilità del piede, ad un livello superiore. Per farlo è stato utilizzato un nuovo metodo: il Carbon Power Strap, così da mantenere i piedi in posizione. Infine, il sistema di chiusura a quadrante singolo consente una regolazione perfetta in ogni momento.

Una parte importante per lo sviluppo è arrivato da Dan Bigham, responsabile delle prestazioni della Ineos Grenadiers ed ex detentore del record dell’Ora. La sua scelta, dopo numerosi test, è ricaduta sulle calzature Nimbl. I vari studi hanno infatti riportato che le scarpe Nimbl offrono ben 200 metri in più durante un’ora, corsa a 55 chilometri orari di media. 

«Abbiamo collaborato con il team Nimbl – ha detto Bigham – per spingere ulteriormente il suo design, ottenendo un paio di scarpe che hanno reso un ulteriore guadagno di 200 metri. Un risultato unico che va oltre il guadagno marginale».

La suola rigida permette di trasferire tutta la potenza sui pedali, senza perdere nemmeno un watt
La suola rigida permette di trasferire tutta la potenza sui pedali, senza perdere nemmeno un watt

Le parole di Nimbl

Sara Verducci ci guida poi in quelli che sono i segreti e le innovazioni delle scarpe Feat Ultimate, tutto nasce dalla voglia di rinnovarsi sempre.

«La nostra – racconta – è un’azienda artigianale, i progetti nascono da un’idea e poi vengono sviluppati in più fasi. La nuova scarpa della linea Feat ha preso forma quando ci siamo resi conto di voler rinnovare il modello a un BOA. Crediamo fermamente in questa soluzione di chiusura ed anche gli atleti con i quali collaboriamo sono della nostra stessa idea.

«La Feat Ultimate – riprende – è un prodotto che ha l’intento di garantire la massima trasmissione di potenza sui pedali, senza tuttavia perdere comfort. Il flap da noi ideato è una costruzione che avvolge il piede dell’atleta da sopra, come una mano. Si unisce perfettamente alla suola estremamente rigida. Queste due caratteristiche agiscono insieme e fanno diventare un tutt’uno il piede ed il pedale. Il flap è costruito in carbonio, è leggero ma di grande resistenza e non si lacera al contatto con il rotore BOA. Un altro particolare che abbiamo curato nei minimi dettagli è la linguetta, non è separata dal resto della scarpa ma entra nella tomaia. Non vi è alcuna pressione sul collo del piede, anche perché risulta perfettamente imbottita».

Nimbl

Madiot attacca il potere dei giganti. E Gianetti risponde

26.04.2023
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I numeri non mentono. Le grandi classiche della primavera hanno premiato sempre e comunque il ristrettissimo lotto di fenomeni che sta caratterizzando il ciclismo contemporaneo: il pupillo di Gianetti Pogacar primo a Fiandre, Amstel e Freccia (e se non fosse caduto alla Liegi…), Van Der Poel autore della doppietta SanremoRoubaix, Evenepoel al bis di Liegi, Van Aert che batte i due rivali VDP e Pogacar alla E3 Saxo Classic e fa un grazioso regalo a Laporte alla Gand-Wevelgem e mettiamoci pure Pidcock alla Strade Bianche. I nomi sono sempre gli stessi.

Tutto ciò, al di là dell’immenso talento dei nominati, si traduce anche in uno strapotere dei rispettivi team. Tre gare su quattro finiscono sempre nel ristrettissimo lotto delle stesse formazioni: Uae Team Emirates, Jumbo Visma, Alpecin Deceuninck, Soudal QuickStep e possiamo aggiungerci anche Ineos Grenadiers, in ripresa negli ultimi giorni. Agli altri restano solo le briciole. E se dalla parte dei tifosi c’è chi comincia a lamentarsi perché vincono sempre gli stessi e si perde interesse, dall’altro è nello stesso ambiente che arrivano stoccate non di poco conto.

Marc Madiot ha fatto sentire la sua voce contro lo strapotere dei fenomeni (foto facebook/GroupamaFdj)
Madiot ha fatto sentire la sua voce contro lo strapotere dei fenomeni (foto facebook/GroupamaFdj)

Madiot contro il sistema

A innescare la miccia è stato Marc Madiot, team manager della Groupama FDJ che, intervistato dalla Derniere Heure, ha sottolineato come tutto ciò non sia figlio solo del talento dei campioni, ma anche e forse soprattutto delle differenze di budget in seno allo stesso WorldTour.

«Qui le squadre giganti controllano tutto – ha detto – noi siamo lassù nelle corse a tappe e nelle classiche. Ma non vinciamo e non vinceremo. Non possiamo».

Parole pesanti, che meritavano una replica da chi è chiamato in causa e a rispondere è Mauro Gianetti, suo omologo all’Uae Team Emirates.

«Immaginavo che sarei stato chiamato su questo argomento», è il suo esordio, ma la discussione, seppur delicata e per certi versi provocatoria, lo vede estremamente pronto a ribattere. «Ci sono dei momenti in cui alcuni campioni fanno la differenza sugli altri, è sempre stato così. Che cosa si dovrebbe cambiare? Credo che metterci a rincorrere nuovi regolamenti in ogni periodo storico probabilmente non sarebbe la strada giusta».

Gianetti insieme a Pogacar: il team manager elvetico si tiene stretto il suo fenomeno
Gianetti insieme a Pogacar: il team manager elvetico si tiene stretto il suo fenomeno

Gli investimenti delle aziende

«E’ proprio il richiamo del ciclismo attuale – prosegue – che ha portato grandi aziende internazionali a essere coinvolte e questo è un bene per l’evoluzione di questo sport. Aziende che rappresentano anche Paesi, come nel nostro caso».

Gianetti tiene a mettere l’accento proprio sull’aspetto commerciale: «Il ciclismo è un veicolo pubblicitario che attrae moltissimo per qualsiasi tipo di filosofia, marchio o prodotto che voglia essere così promosso a livello mondiale. Vediamo tante aziende che si affacciano al ciclismo, aziende di livello altissimo che scelgono questo in luogo di altri sport, come lo stesso calcio».

Pogacar ed Evenepoel, due degli “dei” che stanno riscrivendo la storia del ciclismo
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Ipotesi salary cap

Madiot però parla di un sistema da rivedere ed equilibrare com’è stato fatto in altri sport, ad esempio nel basket Nba con l’introduzione del “salary cap”, sarebbe possibile farlo anche qui o il ciclismo è più vicino a un sistema di libero mercato come esiste nel calcio?

«Questo è un discorso abbastanza complesso – replica Gianetti – non si può ridurre la discussione al salary cap senza che pensiamo a costruire le infrastrutture per introdurlo. Ad esempio bisognerebbe rimettere completamente mano al calendario di corse, ai roster delle squadre da ridurre drasticamente.

«Non possiamo farlo senza avere un’identificazione di cosa siano le gare importanti o meno, perché oggi sotto questo aspetto c’è un po’ di confusione per il pubblico, quello non propriamente addentro al nostro mondo che non capisce quali siano le gare realmente importanti. Se ne può parlare, va benissimo, purché sia fatto in un contesto globale. Ma non dimentichiamo un fatto: i fenomeni rimangono fenomeni. Chi li ha è avvantaggiato e lo sarà sempre perché così è sempre stato».

Anche Lavenu della AG2R ha criticato la sproporzione di budget fra i team (foto Le Dauphinee)
Anche Lavenu della AG2R ha criticato la sproporzione di budget fra i team (foto Le Dauphinee)

Le differenze con il basket

Proviamo allora ad allargare un po’ il discorso anche oltre le provocazioni di Madiot: potrebbe essere pensabile un sistema di reclutamento per juniores e under 23 diciamo simile a quello dei draft americani con le squadre più arretrate nel ranking del WorldTour che abbiano una preferenza nella chiamata?

«Siamo talmente lontani dal concetto nel ciclismo – osserva Gianetti – che anche in questo caso non è pensabile di copiare questa regola. Il sistema attuale non lo permette, il corridore deve avere il diritto di scegliere la proposta migliore, economicamente e non solo. Non siamo il basket, il ciclismo è qualcosa di diverso. Ci sono tanti aspetti da valutare nella scelta di un team o di un corridore, così sarebbe tutto semplicistico.

«Se c’è la voglia di fare qualcosa – prosegue – deve essere fatto a livello globale. Ma anche lì è difficile trovare la quadra, perché ovviamente gli organizzatori hanno degli interessi che sono diversi da quelli delle squadre e l’Uci deve stare in mezzo a cercare di gestire al meglio».

Thomas e Geoghegan Hart, stelle della Ineos che sta riemergendo dopo un avvio difficile
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Il problema delle leggi diverse

«E’ da quando sono nel mondo del ciclismo – rilancia Gianetti – che si sente parlare di riforme, eppure ci sono stati cambiamenti nel WorldTour che hanno comunque portato benefici. Guardiamo le aziende che sono entrate in questo mondo, la Tudor ad esempio, ma anche colossi come la Ineos, parliamo di aziende veramente mondiali. Queste sono entrate con investimenti che indubbiamente costituiscono un rischio. Ma pur non avendo una garanzia totale, sanno che almeno per 2-3 anni avranno diritto alla partecipazione nelle gare più importanti a livello televisivo e d’immagine».

Nella sua intervista Madiot mette l’accento su un punto: le squadre appartenenti al WorldTour non partono alla pari, perché alcune, come le francesi, devono sottostare a una legislazione diversa, con i corridori impiegati a tempo pieno e quindi con tasse e contributi da pagare, come a dire: «Spendiamo di più e otteniamo forzatamente di meno».

Evenepoel a Liegi ha scritto l’ultima delle grandi imprese di questa straordinaria primavera a pedali
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Il ciclismo, sport planetario

«E’ vero – sottolinea Gianetti – ma la forza del ciclismo è che è uno sport mondiale, il che per certi versi è anche una debolezza. Se tutte le squadre avessero sede nello stesso Paese, sarebbe tutto più semplice, anche per l’adozione delle regole di cui abbiamo detto, ma non è così e chiaramente la Federazione mondiale deve cercare formule per mettere tutti il più possibile alla pari, ma non è semplice. Considerate che non c’è altro sport planetario come il ciclismo: si corre in tutti i Continenti, ogni marchio viene diffuso in ogni Paese, neanche il calcio ha questo potere».

Madiot nella sua intervista sottolinea come quasi il 75 per cento delle gare finisca nelle mani di un pugno di team, è una situazione destinata a cambiare?

«Diciamo che è una situazione figlia di un periodo straordinario – conclude Gianetti – perché ci sono questi fenomeni che fanno un bellissimo ciclismo, quantomeno tra di loro. E’ chiaro che arriveranno altri fenomeni, perché vediamo generazioni di ragazzi giovani e ambiziosi forti che stanno crescendo. Nulla dura per sempre. Per cui è chiaro che bisogna continuare a lavorare seriamente e impegnarsi. Poi io sono chiamato direttamente in causa grazie a Tadej e vorrei che questo tempo durasse ancora molto a lungo, intanto che c’è godiamoci il momento spettacolare del ciclismo attuale».