ProTeam femminili dal 2025. Quale futuro per le continental?

29.11.2023
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Quando ad inizio agosto l’UCI ha annunciato la nascita dei ProTeam femminili a partire dal 2025, forse la questione è stata trattata troppo sbrigativamente dallo stesso maggiore organo ciclistico internazionale nei confronti delle continental (in apertura il Gp Liberazione, foto Spalletta). Per loro stessa affermazione, attraverso il presidente Lappartient, l’intenzione è quella di garantire maggiore professionalità e sicurezza economica ad un numero sempre più alto di atlete, evitando quindi nuovi “casi Zaaf Cycling”.

Inizialmente questa novità sarebbe dovuta avvenire nel 2026, ma non è detto che anticipare di un anno un’operazione simile sia un bene per tutti. Vale la pena ricordare anche che, a differenza del maschile, nel ciclismo femminile esistono solo due divisioni di formazioni. Se le WorldTour hanno organizzazioni pressoché identiche fra loro (e a quelle degli uomini), nelle Continental esistono disparità importanti nelle strutture fra le stesse squadre. Un esempio concreto di differenti continental sono team come AG Insurance-Soudal Quick-Step, Ceratizit-WNT e Laboral Kutxa Euskadi che hanno fatto richiesta per la prossima stagione di diventare WorldTour (dovrebbero diventarlo le prime due) grazie a budget considerevoli

L’AG Insurance Soudal Quick Step è stata una continental sui generis grazie alla struttura maschile. Nel 2024 potrebbe diventare WT
L’AG Insurance Soudal Quick Step è stata una continental sui generis grazie alla struttura maschile. Nel 2024 potrebbe diventare WT

Molte domande, poche risposte

Altre squadre però riuscirebbero a fare il salto nelle professional auspicate dall’UCI nel giro di soli dodici mesi? Guardando in casa nostra, le continental italiane sarebbero pronte ad acquisire la licenza della categoria superiore? O ancora, è stata pensata una nuova regolamentazione di un calendario dedicato? E si potrebbe continuare ancora tanto con gli interrogativi.

Non è dato a sapere se l’UCI prima di prendere questa decisione abbia fatto un sondaggio generale tra le continental per conoscere il parere, ma sembrerebbe che a gennaio sia in programma una riunione per spiegare meglio (per la prima volta) tutto quanto. Noi nel frattempo abbiamo voluto sentire le opinioni dei team manager italiani che hanno avuto un riflesso pavloviano non appena gli abbiamo sottoposto l’argomento. Oggi iniziamo da Lucio Rigato, Walter Zini e Giovanni Fidanza.

Calendario puro per continental. In Francia ci sono 16 gare tra classe 1 e 2, in Belgio 22, mentre in Italia solo 5 (foto Gp Isbergues)
Calendario puro per continental. In Francia ci sono 16 gare tra classe 1 e 2, in Belgio 22, mentre in Italia solo 5 (foto Gp Isbergues)

Sponda Top Girls

L’impressione, nemmeno tanto inaspettata, del malcontento generale è tangibile. Lucio Rigato, capo della Top Girls Fassa Bortolo, starebbe valutando l’ipotesi di chiudere a fine 2024 e diventa un fiume in piena quando ci addentriamo nella vicenda.

«La mia è stata una battuta fatta in un certo contesto – spiega il team manager trevigiano – e non ho voglia di smettere, però se l’UCI cambierà le cose allora devo pensarci seriamente perché ne sarò quasi costretto. Se devo spendere un certo budget senza avere certezze di calendario, inviti e regolamentazioni per noi continental, allora chiudo davvero. Non condivido la nascita dei ProTeam, pensata senza considerarci e senza comunicarci nulla. Suppongo ci vorranno dei requisiti economici minimi e ho sentito dire che potrebbe servire un budget da un milione e duecento mila euro, ma qui in Italia si fa già fatica a trovare solo i duecentomila. Anche se è in forte crescita, il ciclismo femminile negli ultimi anni ha fatto passi troppo grandi e precoci per la sua struttura, ma l’UCI non se ne rende conto. Per me fanno solo i loro interessi».

Lucio Rigato guida la Top Girls dal 2005 ma potrebbe chiudere a fine 2024 se la nascita dei ProTeam non fosse ben regolamentata
Lucio Rigato guida la Top Girls dal 2005 ma potrebbe chiudere a fine 2024 se la nascita dei ProTeam non fosse ben regolamentata

«Se copieranno in tutto il sistema maschile – prosegue nella sua analisi Rigato – noi ad esempio al Giro Women non potremo più partecipare. Già oggi c’è un trattamento impari da parte di alcuni organizzatori di gare importanti tra team WorldTour e continental. Noi dobbiamo sperare che accettino la nostra richiesta e poi pagarci vitto e alloggio. Le continental non possono farle morire. Sono i vivai della squadre più forti, altrimenti cosa serve avere tante esordienti, allieve e junior se poi non possono mettersi in mostra nei team continental? Spererei in un aiuto da parte della nostra federazione. Forse sono diventato troppo vecchio per farmi andare bene certe cose. Ho 70 anni con cinquanta di attività e onestamente non sono molto fiducioso in generale per il futuro».

Visto dalla BePink

Non cambia tanto l’umore chiamando in causa Walter Zini, team manager della BePink-Gold, preoccupato che l’attività delle continental possa sparire o ridursi drasticamente. Di sicuro per il dirigente milanese ci sono degli aspetti che andavano cambiati anche prima e altri che già si immagina.

«A vederla così – spiega Zini – temo che nel giro di 4-5 anni possa esserci un’implosione provocata dalla mancanza di un giusto ricambio generazionale. Anche perché finora non è mai stato regolamentato il riconoscimento del valore del cartellino di un’atleta che passava dalle continental ad un team WorldTour. E quelle entrate erano valide da reinvestire. Tuttavia so che renderanno ufficiale questa norma proprio dal 2024. E speriamo che modifichino la regola dei punti, perché al momento seguono le atlete. Adesso ci hanno sempre obbligato a ripartire da zero ogni volta che ti andava via la ragazza col punteggio più alto. Comunque vedremo se penseranno ad un calendario più ampio per le continental o U23 e contemporaneamente a limitazioni di partecipazione per i team WorldTour in alcune gare».

Zanardi è passata dalla BePink alla Human portando con sé i punti UCI, situazione che penalizza le continental. Dal 2024 cambierà la regola (foto Ossola)
Zanardi è passata dalla BePink alla Human portando con sé i punti UCI, situazione che penalizza le continental. Dal 2024 cambierà la regola (foto Ossola)

Il tecnico della BePink ipotizza che, in base ai parametri richiesti dall’UCI, possa servire un budget minimo di settecento-ottocentomila euro e che nasceranno 4-5 ProTeam. «Nel totale devono esserci i salari minimi garantiti, uno staff più numeroso e altri mezzi. Una situazione che in Italia ad oggi diventa difficile da realizzare. Si potrebbe prendere spunto da ciò che ha fatto la Eneicat, dov’è andata Basilico, che ha unito le forze con la Burgos-BH (professional maschile, ndr). Però da noi non credo che siano interessati ad un’operazione simile».

Il parere di casa Isolmant

Il primo giro del nostro sondaggio si ferma con Giovanni Fidanza, team manager della Isolmant-Premac-Vittoria, che spera in una riforma fatta con senno nonostante anche lui lamenti la mancanza di comunicazioni ufficiali da parte dell’UCI.

La Isolmant nel 2023 aveva anche le junior e con le elite ha optato per un calendario italiano per contenere le spese
La Isolmant nel 2023 aveva anche le junior e con le elite ha optato per un calendario italiano per contenere le spese

«Dovremo capire che parametri vorranno introdurre – commenta il padre di Arianna e Martina in forza alla Ceratizit – ma mi auguro siano fattibili e che non esagerino con noi continental. Quanto meno mi auguro che possano apporre correzioni strada facendo. Il movimento femminile è cresciuto tanto, ma deve ancora consolidarsi a dovere, soprattutto tra le continental. E’ per questo che penso sia stata una decisione avventata. Tutto deve essere adeguato alle ragazze con cui lavoriamo. Il nocciolo della questione saranno i calendari, con relativi inviti e regolamenti.

«Certamente per i nostri sponsor non è una buona notizia – conclude Fidanza – perché significherebbe non avere più la visibilità di prima. E’ vero che si potrebbero lavorare con le juniores, ma magari i nostri investitori potrebbero non essere più interessati e lo vedrebbero come un passo indietro. Attenzione perché se questa riforma non ci farà fare salti in avanti, è un attimo tornare alla situazione di tanti anni fa».

Team continental e le gerarchie in corsa. Ce lo spiega Milesi

04.11.2023
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«Nelle gare pro’ per noi dei team continental è molto difficile arrivare in testa al gruppo e restarci. Ci sono chiaramente anche delle gerarchie. L’ho visto proprio al Giro del Veneto». Tra le tante risposte che ci ha dato Nicolò Arrighetti dieci giorni fa, queste parole ci hanno dato uno spunto di riflessione sulle gare in cui corrono atleti di due categorie diverse.

E’ veramente così complicato arrivare là davanti e provare a restarci? Oppure bisogna contestualizzare le varie situazioni che si creano ad ogni corsa? Per capire meglio come funziona in questi casi per le formazioni continental, abbiamo chiesto a Marco Milesi – proprio il tecnico del giovane bergamasco alla Biesse-Carrera ed ex pro’ per tredici stagioni – di spiegarci le varie dinamiche.

Il diciottenne Arrighetti nelle gare con i pro’ ha visto subito le gerarchie che si formano in gruppo (foto Elisa Nicoletti)
Il diciottenne Arrighetti nelle gare con i pro’ ha visto subito le gerarchie del gruppo (foto Elisa Nicoletti)

L’arte del “limare”

Il discorso oggettivo di Arrighetti va ulteriormente contestualizzato perché fatto da un ragazzo di 18 anni, che nell’arco di dodici mesi si è trovato a competere dagli junior alle gare “ProSeries”, ovvero quelle un gradino sotto le WorldTour. Normale che si notino subito tante differenze.

«Nicolò ha fatto l’ultimo mese – spiega Milesi – correndo tra i pro’, ha provato questa ebbrezza (sorride, ndr). Gli sono piaciute le tre corse che ha disputato perché ha del motore ed era in forma. E poi perché è una grande “lima”, ricorda molto me in questo (sorride, ndr). Se non sei capace di stare a ruota ed ottimizzare ogni pedalata rischi molto presto di pagare gli sforzi in corsa. Tra i dilettanti ti salvi ancora, ma tra i pro’ no. Prima di tutto per la differenza di velocità e cambi di ritmo. E poi perché non riesci a restare davanti a lungo. Adesso lo vedete anche voi, nelle gare si viaggia a blocchi di squadre.

A seconda di quanti team WT ci sono, le continental sanno se potranno avere più o meno spazio in determinate fasi di corsa
A seconda di quanti team WT ci sono, le continental sanno se potranno avere più o meno spazio

Ordine delle posizioni

«I team WorldTour, specie se ce ne sono 6/7, comandano la corsa – prosegue Milesi – poi ci sono le professional ed infine noi delle continental. Ad esempio se il gruppo resta compatto prima di una salita venendo da un percorso ondulato e veloce, le continental non riescono a superare le prime 30-50 posizioni. Se invece ci sono meno squadre WorldTour allora puoi sperare di guadagnare spazio nel gruppo. Penso a Foldager alla Per Sempre Alfredo dove ha fatto terzo. Ma dipende da tanti fattori. I rapporti che si tirano. Se hai solo ragazzi U23 o solo elite. Oppure dal tipo di gara».

Paradossalmente più è duro il percorso e più i migliori corridori delle continental possono restare davanti nel finale. Un esempio fu Pesenti del Team Beltrami che nel 2022 arrivò sesto nella prima frazione della Coppi e Bartali a ruota di Van der Poel ed altri corridori del WorldTour.

«Certo, perché ad un certo punto molti uomini delle WorldTour e Professional si mettono da parte dopo aver svolto il loro compito, quindi se la giocano i cosiddetti leader di ogni squadra. E quelli delle continental devono essere stati bravi a non aver sprecato nulla».

Pesenti della Beltrami (casco giallo) alla Coppi&Bartali 2022 fu protagonista su percorsi duri in mezzo ad atleti di team WT
Pesenti della Beltrami (casco giallo) alla Coppi&Bartali 2022 fu protagonista su percorsi duri in mezzo ad atleti di team WT

Consigli utili

Nel ciclismo non basta solo avere grandi gambe, ma ci vuole testa per saperle usare bene. In questo senso per una formazione continental e giovane come la Biesse-Carrera i suggerimenti di un tecnico navigato come Milesi sono utilissimi in certi tipi di corse, sia per la crescita che la sopravvivenza sportiva del corridore.

«Quando noi andiamo con i pro’ – analizza il 53 enne diesse nato ad Osio Sotto – sappiamo già che per noi sarà tutta esperienza, però vogliamo anche provare a non subire la gara. Diciamo che bisogna essere bravi a cogliere il momento per andare in testa e tentare la fuga, perché altro è quasi impossibile da fare. Quest’anno al Giro di Sicilia siamo andati all’attacco con Belleri nelle prime due tappe per la maglia pistacchio dei “gpm”. Nonostante fossimo una continental, non ci hanno dato inizialmente tanto spazio poi Michael finalmente è riuscito ad andare in fuga e rafforzare la classifica degli scalatori.

Foldager terzo alla Per Sempre Alfredo. Spesso gli atleti delle continental devono arrangiarsi nelle volate in mezzo ai pro’
Foldager terzo alla Per Sempre Alfredo. Spesso gli atleti delle continental devono arrangiarsi nelle volate in mezzo ai pro’

«Siamo noi diesse – va avanti Milesi – che dobbiamo dire cosa possiamo fare in corsa. Magari le continental che fanno poche corse con i pro’ possono fare un po’ di confusione in gruppo. Nel meeting pre-gara spiego sempre ai ragazzi che ci vuole rispetto delle gerarchie o dei ruoli. Infatti di grossi “casini” non ne abbiamo mai combinati (sorride, ndr) e su questo ci siamo creati una buona credibilità. In volata, ad esempio, gli atleti delle continental stanno a ruota. Ai miei dico sempre che non faremo treni per evitare caos. Anche perché in un rettilineo di quattro chilometri è impossibile mettere il naso fuori mentre ti puoi salvare se il finale è tortuoso».

Confronto col passato

Milesi è diventato pro’ nel ’94 e ha smesso nel 2006, quando un anno prima la riforma UCI creò le attuali categorie WorldTour, Professional e Continental. Sembrano trascorsi molti più anni di quelli che realmente sono e quindi appare difficile fare un paragone, ma qualche momento di gara simile si può trovare.

Limatore. Milesi in maglia Brescialat durante la Roubaix ’96. Da parte sua tanti consigli ai suoi ragazzi nelle gare con i pro’
Limatore. Milesi in maglia Brescialat durante la Roubaix ’96. Da parte sua tanti consigli ai suoi ragazzi nelle gare con i pro’

«Rispetto a quando correvo io – finisce la sua considerazione Milesi – alcune cose sono cambiate in meglio, altre in peggio. Già allora nelle gare più dure si procedeva a blocchi e quando il gruppo lo decideva, nessuno andava in fuga. Adesso i blocchi delle squadre si vedono anche prima delle gare. Stanno tutti assieme dall’uscita dal pullman fino all’arrivo. Onestamente mi piace poco questa tendenza. La mia impressione è che prima invece ci fosse più socialità. Tutti parlavano con tutti, senza distinzioni tra squadre più o meno forti. Di sicuro posso dire che ora qualche senatore si arrabbia se vede manovre azzardate di qualche giovane troppo esuberante. In questo senso Arrighetti l’ho catechizzato a dovere e non l’ho mandato al massacro. Questo dovrebbe sempre essere insegnato ai giovani, delle continental e non».

Zanardi, ora il WorldTour. Saluta BePink e passa alla Human

02.11.2023
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Quando nei giorni scorsi abbiamo incontrato Giorgia Bronzini, avevamo parlato con lei anche degli arrivi di altre atlete che avrebbero rinfoltito la pattuglia italiana alla Human Powered Health. Solo che scriverne sarebbe stato un azzardo. Mancava l’ufficialità e in questo caso “spoilerare” informazioni del genere può apparire un gesto scorretto. Ora però c’è la conferma. Silvia Zanardi nel 2024 correrà nel WorldTour con il team statunitense.

L’addio alla BePink-Gold della piacentina non era più un segreto, come ci aveva anticipato lei, ma le voci sulla sua prossima destinazione avevano iniziato a rincorrersi con diverse suggestioni. A ben guardare, il passaggio di Zanardi alla Human (annunciata assieme a Katia Ragusa, che di fatto lascia la Liv seguendo Bronzini) è uno dei colpi di mercato più importanti e che più di una persona si aspettava da tempo. Del suo passato, presente e futuro abbiamo parlato con Silvia, apparsa rilassata dopo le vacanze e contestualmente motivata per la seconda parte di vita (umana e sportiva) che sta per iniziare. Progetti e obiettivi non le mancano.

Zanardi ha trascorso cinque anni nella BePink, dove ha completato il suo processo di crescita verso il WorldTour (foto Ossola)
Zanardi ha trascorso cinque anni nella BePink, dove ha completato il suo processo di crescita verso il WorldTour (foto Ossola)

Giorgia e Silvia, intesa piacentina

Per il salto nel WorldTour, Zanardi non poteva sperare di meglio. In ammiraglia sarà guidata dalla sua conterranea Bronzini, anche lei annunciata pochi giorni fa dalla Human. Entrambe hanno mosso le loro prime pedalate nel Gs Franco Zeppi di Piacenza, ma hanno altri punti in comune che possono diventare un valore aggiunto l’una per l’altra. Bronzini ha le idee chiare sulla sua erede.

«Silvia sarà una buona scommessa – ci ha spiegato l’ex campionessa del mondo su strada 2010 e 2011 – sono convinta che da buona piacentina tirerà fuori le unghie e mi darà soddisfazione. Penso che giocherà a nostro favore il fatto di essere della stessa città. Averla a casa sarà più facile da aiutare in qualunque momento avrà bisogno. Sia per essere seguita in allenamento che per parlare o confrontarci. Penso anche che varrà la stessa cosa per lei con me».

Human piacentina. Nel team WorldTour statunitense Bronzini in ammiraglia guiderà Zanardi (qui assieme nel 2018, foto Sportpiacenza)
Human piacentina. Nel team WorldTour statunitense Bronzini in ammiraglia guiderà Zanardi (qui assieme nel 2018, foto Sportpiacenza)

«Secondo me – ha proseguito Bronzini – quest’anno Silvia ha fatto un altro passo in avanti. Quando è stata chiamata in ultimo all’europeo, ha fatto vedere che non c’è nulla da spiegarle su come correre o cosa fare. Tutti, compreso il cittì Sangalli, le hanno fatto i complimenti per la sua prestazione e la sua voglia di fare squadra. Spero che queste sue caratteristiche, che sono comuni alle italiane, facciano da collante con le altre compagne. Sono sempre più convinta, come ho sempre detto, che è il team che fa la differenza. La coesione e l’unione tra le ragazze possono portare a bei risultati».

Silvia partiamo da ciò che ci ha detto la tua futura diesse.

Ritengo che Giorgia sarà molto importante per ognuna di noi. So che potremo contare su di lei per qualsiasi cosa. Ha fatto una carriera strepitosa sia su strada che in pista e anche da tecnico ha già ottenuto tanti risultati. Atleticamente siamo simili. Anch’io faccio la doppia attività strada-pista come faceva lei e so che potrà capire le mie esigenze o i lavori da fare. Per me sarà un onore e un privilegio essere in squadra assieme. E pensate che quando ho firmato il contratto, non sapevo nemmeno che ci fosse Giorgia perché non sapevo del suo ingaggio.

Zanardi all’europeo (qui con Balsamo) si è fatta trovare pronta nei momenti decisivi. Cittì e compagne glielo hanno riconosciuto a fine gara
Zanardi all’europeo (qui con Balsamo) si è fatta trovare pronta nei momenti decisivi. Cittì e compagne glielo hanno riconosciuto a fine gara
La tua trattativa con la Human invece quando è nata?

Il primo contatto con loro ce l’ho avuto nella prima parte del 2022 perché loro mi volevano già per quest’anno. Non avevo accettato la proposta perché non mi sentivo pronta. Tuttavia eravamo rimasti che ci saremmo tenuti aggiornati reciprocamente. Lo scorso luglio, dopo il Giro Donne, mi hanno nuovamente cercata e mi hanno fatto capire che le porte erano ancora aperte. A quel punto era arrivato il momento di fare il grande salto. Ero più convinta e consapevole di me stessa.

In passato molti team WorldTour si erano interessati a te. L’anno scorso si rumoreggiava che la Movistar avesse già tutto preparato per te. Perché non ti sentivi pronta?

E’ vero, ho avuto diverse offerte, ma volevo passare in un team dove maturare al momento giusto. Semplicemente sentivo di non aver completato il mio processo di crescita. A livello complessivo volevo e dovevo colmare tanti gap su tanti aspetti psicofisici e tecnici. Adesso molte junior che vanno forte vogliono passare subito nei team più grandi. Magari senza accorgersene pagano un dazio pesante, mentre io penso che faccia ancora bene la gavetta. Bisogna dire però che quando io sono diventata elite erano altri tempi, nonostante non siano passati tanti anni.

Zini è stato importante nella crescita di Zanardi. Il tecnico lombardo curerà ancora i suoi allenamenti in accordo con la Human
Zini è stato importante nella crescita di Zanardi. Il tecnico lombardo curerà ancora i suoi allenamenti
Cosa ti ha convinto della Human?

Innanzitutto è la squadra che mi ha cercata con più insistenza e costanza. Devo dirvi che già di mio avevo preso in considerazione questo team per un eventuale passaggio, proprio per il discorso che facevo prima sui percorsi da seguire. La Human è una bellissima realtà, molto ben organizzata e attrezzata. Non è una società grande come altre, ma nel WorldTour hanno dimostrato di saperci stare. Ogni anno migliorano e so che lavorano bene anche con le giovani. Ho firmato per un anno perché non mi sento arrivata e voglio dimostrarlo. Voglio riconfermarmi ad alto livello, arricchire il mio bagaglio tecnico e se possibile ritagliarmi un po’ di spazio. Per me questo è un nuovo punto di partenza e al momento non ho fretta di dover pensare al 2025.

In effetti Bronzini ci aveva detto che vorrebbe renderti una delle punte del team. Che obiettivi hai?

La preparazione per il 2024 parte fra poco. A gennaio ci saranno gli europei in pista e io vorrei correrli con una buona condizione. Onestamente questo ingaggio nel WorldTour mi dà una marcia in più. Con la squadra vedremo che calendario fare, anche se so già che salirò come livello delle gare. Con Giorgia parlerò più avanti per capire cosa ha in mente per me. Di sicuro so che vorrò migliorare, ma so anche che non vorrò snaturare le mie caratteristiche fisiche perché sinceramente mi piacciono così come sono (sorride, ndr).

Che sensazioni provi nel salutare la BePink e il tuo mentore Zini?

Sono stati cinque anni incredibili, belli e pieni di bei successi. Se ci penso sono tanti anni, ma sono anche trascorsi velocemente. Tutti hanno fatto il massimo per me. Mi hanno aiutato a diventare un’atleta vera e propria. Mi spiace andare via però dovevo fare questo passo prima o poi. Era giusto farlo. Walter era contento della chiamata della Human. A lui sono riconoscente. Proprio perché è quello che mi conosce meglio di tutti, infatti abbiamo deciso che sarà ancora lui a seguirmi per le tabelle di allenamento. Lavorerà in accordo con i preparatori della mia nuova squadra.

L’impressione è di avere davanti a noi una Silvia Zanardi già diversa o ci sbagliamo?

Esattamente, è così, avete visto bene. Ho preso decisioni forti. Mi sto rendendo conto che sono in una fase della mia vita in cui sto facendo passi importanti per il mio futuro. Non c’è solo l’ingaggio della Human che mi stimola e che mi farà bene, ma c’è anche la volontà di prendermi una casa tutta mia sulle colline della mia provincia. In queste settimane mi sto già guardando attorno e mi piacerebbe concludere qualcosa prima che la nuova stagione riparta in modo deciso.

BFT Burzoni devo team della DSM. Ecco come funzionerà

01.11.2023
6 min
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Le squadre WorldTour che fanno sempre di più la spesa in Italia stanno aprendo una nuova frontiera, quantomeno nel femminile. Non solo guardano ai migliori talenti di casa nostra, ma ora puntano direttamente ad accordi stretti con le società. Uno significativo nel panorama delle junior si è registrato pochi giorni fa. Nel 2024 la BFT Burzoni diventerà una formazione development del Team dsm-firmenich.

E’ una notizia che racchiude lati positivi e negativi al tempo stesso. Certamente è un bene per le società italiane che i maggiori team esteri vadano a pescare da loro, a testimonianza del loro buon operato. Il rovescio della medaglia certifica invece ciò che si sta verificando nel maschile. La mancanza di formazioni WorldTour italiane o, nel caso specifico del femminile, di team continental che possano garantire un certo di tipo di attività internazionale, porta le atlete più forti a cedere alle lusinghe straniere. E nel 2025 col la nascita delle “professional” tutto potrebbe essere stravolto, ma questo sarà un altro discorso. Tuttavia proprio in virtù di quello che succederà, l’accordo della BFT Burzoni col team olandese potrebbe essere stato fatto con estrema lungimiranza. Su questo abbiamo voluto sentire le impressioni di Gianluca Andrina (in apertura foto Piva) e Stefano Solari, rispettivamente presidente e team manager della formazione piacentina.

Eleonora La Bella quest’anno ha conquistato tre vittorie e l’oro europeo nel Mixed Relay. Nel 2024 sarà una delle juniores più seguite (foto Franz Piva)
Eleonora La Bella quest’anno ha conquistato tre vittorie e l’oro europeo nel Mixed Relay. Nel 2024 sarà una delle juniores più seguite (foto Franz Piva)

Inizia tutto con Barale

Non è un caso che la DSM abbia nuovamente bussato alla porta della BFT Burzoni. Il contatto fra le due società c’era già stato a maggio del 2021 quando gli osservatori del team olandese avevano preso informazioni su Francesca Barale alla fine del Tour du Gévaudan, chiuso al secondo posto. L’ossolana a fine di quella stagione passò alla DSM dove, dopo due anni di crescita graduale, ha rinnovato fino al 2025.

«Due anni fa – racconta il presidente Andrina – ci hanno conosciuti con l’operazione di Francesca e da lì hanno continuato a monitorarci. Siamo orgogliosi di essere entrati nella loro lente di ingrandimento. Loro sondano molto nelle gare juniores in giro per l’Europa, compresa l’Italia. Quello di Barale non è stato solo un trasferimento sportivo, ma anche di valori umani. Loro guardano molto al lato morale, pedagogico e sono molto rigidi nella disciplina. Sanno anche che le nostre ragazze arrivano preparate e preservate alla categoria superiore. Non mi stupisce che Francesca stia facendo un certo tipo di percorso alla DSM, quasi fosse la prosecuzione di quello iniziato da noi. E naturalmente sono felice per lei».

Il rapporto lavorativo tra BFT Burzoni e DSM è iniziato a fine 2021 col passaggio di Francesca Barale al team olandese
Il rapporto lavorativo tra BFT Burzoni e DSM è iniziato a fine 2021 col passaggio di Francesca Barale al team olandese

Scelte oculate

L’accordo siglato dalla BFT Burzoni permette anche di resistere ad alcune tentazioni che si incontrano lungo il cammino, soprattutto se porta risultati. Qualche anno fa Andrina si era trovato a dover prendere una decisione non semplice e forse anacronistica per qualcuno. Il tempo gli ha dato ragione.

«Quando nel 2016 è nata la nostra società (che di fatto andò a rilevare parte della struttura di un’altra in chiusura, ndr) – va avanti Andrina – avevamo l’intenzione di formare ragazze. I risultati importanti delle nostre atlete anche a livello internazionale furono una conseguenza. Ogni anno facevamo uno step importante che probabilmente aveva portato qualche persona a chiederci di diventare continental. Noi alle spalle abbiamo un’azienda molto importante che crede nel nostro progetto, ma non aveva senso sprecare il budget per una attività in cui saremmo andati in difficoltà. Riuscii a tenere duro».

«La progettualità e la pazienza – conclude il presidente della BFT Burzoni, che ha un passato tra i dilettanti negli anni ’90 – ci hanno portato a fare la scelta giusta. Non sono pentito, è stato meglio così. Continuare a lavorare bene con le juniores oggi ci consente di collaborare con un team WorldTour. E per noi è fonte di soddisfazione. Negli anni ci siamo guadagnati certe credenziali e puntiamo ad essere sempre di più una formazione di riferimento nella categoria».

Come funzionerà

Entrando nel concreto, bisogna capire come si svilupperà questo rapporto tra DSM e BFT Burzoni. Per intenderci sembrerebbe non ricalcare molto ciò che c’è stato negli ultimi due anni tra la Valcar e i team dell’orbita UAE, anche se qualche similitudine potrebbe esserci.

Per il team manager Stefano Solari l’accordo con la DSM è un punto di partenza che cambierà il modo di lavorare (foto Franz Piva)
Per il team manager Stefano Solari l’accordo con la DSM è un punto di partenza che cambierà il modo di lavorare (foto Franz Piva)

«Le condizioni tra noi e loro – spiega il team manager Solari – sono molto semplici. Non avremo alcun tipo di fornitura di materiale. Su questo fortunatamente siamo ben coperti da sponsor e azienda che ci supportano in tutto. Non avremo alcun logo DSM sulla nostra maglia, perché non è un accordo in esclusiva, anche se per l’Italia saremo noi la loro società satellite. Ne hanno una in quasi ogni Paese europeo. Su questo avremo molta libertà ed indipendenza. Piuttosto ci hanno dato diverse dritte su alcuni aspetti per le ragazze. Dai comportamenti da tenere ad alcuni protocolli da seguire».

«Con la DSM – prosegue Solari – gli accordi sono essenzialmente legati all’aspetto agonistico. Nel 2024 ci aiuteranno ad avere inviti alle varie gare del Nord, magari quelle che non abbiamo mai fatto. In quel caso potrebbero darci un supporto logistico presso il Keep Challenging Center, il loro campus a Sittard. Inoltre le nostre migliori ragazze potranno avere un canale privilegiato per passare elite con loro, benché, lo ripeto, non sia una esclusiva. Per ora questi accordi vanno bene così».

Nuovo modo di lavorare

Diventare un devo team di una squadra WorldTour rappresenta un grande stimolo sia per le atlete che per i dirigenti stessi. Gli obiettivi potrebbero andare oltre al semplice risultato. Magari anche quello di aver tracciato una nuova rotta per il movimento italiano.

Anita Baima è iridata juniores dell’eliminazione. Ad oggi sarebbe difficile un suo passaggio in DSM perché il team olandese vuole atlete che facciano solo strada (foto FCI)
Anita Baima è iridata juniores dell’eliminazione. La DSM tuttavia vuole atlete che facciano solo strada (foto FCI)

«Quello tra noi e loro – chiude l’analisi Solari – è stato un corteggiamento reciproco. Nel finale di stagione Hans Timmermans (il capo dello scouting della DSM, ndr) ogni volta che è venuto in Italia con la sua squadra ha voluto vederci per parlare in modo approfondito. Lui è stato colpito non tanto dalle nostre vittorie, quanto più dal fatto che una ragazza che abita a 600 chilometri da noi, riferendosi a La Bella, sia voluta venire alla BFT Burzoni. Per lui è un segno di grande professionalità, che ci ha chiesto di mantenere.

«L’unico paletto tecnico che la DSM ha per il futuro è quello relativo alle ragazze che fanno doppia attività. Loro non vogliono pistard e chi vorrà passare alla DSM dovrà fare solo strada. Per noi tutto ciò è un punto di partenza che cambierà il nostro modo di lavorare. L’anno prossimo sarò meno preoccupato se non vinceremo una gara o l’altra. Mi importerà di accrescere l’esperienza internazionale delle ragazze e prepararle al grande salto».

Il Lombardia di Buratti: l’emozione della prima Monumento

17.10.2023
5 min
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Dall’altra parte del mondo, in Giappone, molti corridori hanno corso l’ultima gara della stagione. Tra questi c’era anche Nicolò Buratti, il friulano ha chiuso una stagione che lo ha visto passare dal CTF Friuli alla Bahrain Victorious. Un salto nella dimensione del WorldTour arrivato nel mese di aprile: Buratti è passato a correre dal Trofeo Piva alla Freccia del Brabante in appena dieci giorni.

«Passare a metà anno nel WorldTour non è semplice – dice – si tratta di un mondo nuovo, anche se lo staff della squadra un po’ lo conoscevo, visto che molti di loro lavorano anche con il CTF. Tuttavia un mesetto, anzi due di adattamento ci sono voluti, ma mi sono inserito bene».

Buratti ha trovato la fuga al primo colpo: ritmi alti fin da subito in gara
Buratti ha trovato la fuga al primo colpo: ritmi alti fin da subito in gara

Un bel finale

Un inizio non semplice, poi però l’adattamento è avvenuto con i giusti tempi, e Buratti si è ritrovato catapultato al Giro di Lombardia. Un premio per questo finale di stagione in crescendo ed un’iniezione di fiducia per quella che sarà la prima stagione interamente tra i professionisti, la prossima. 

«Ho saputo che sarei andato al Giro di Lombardia dopo le gare in Canada – racconta Buratti dal Giappone prima della Japan Cup Cycle Road Race – quindi un mese prima. Ho avuto modo di prepararmi, anche se la mattina alla partenza di Como un po’ di tensione c’era comunque».

Routine post-tappa. Asciugamano e giacca pesante forniti dai massaggiatori…
Routine post-tappa. Asciugamano e giacca pesante forniti dai massaggiatori…
E’ stata la tua prima monumento della carriera…

Ero davvero felice di poter prendere parte ad una corsa così prestigiosa, sono andato subito in fuga, è stato emozionante. Alla fine, a modo mio, sono stato protagonista in una corsa che è un simbolo del ciclismo. Sulle strade c’era tantissimo tifo, non avevo mai provato una cosa del genere. La cosa più bella, probabilmente è stata concluderla, arrivare a Bergamo. 

Avere accanto tanti campioni come ti ha fatto sentire?

Ogni corsa che ho fatto mi sono trovato accanto un campione diverso, certo che al Lombardia c’era un exploit. Anche questa è un’emozione, in realtà fa un po’ strano perché è gente che ammiravi da fuori ed ora sei lì accanto a loro. Devo ammettere che è stato abbastanza bello e gratificante, capisci di essere arrivato dove volevi, con la consapevolezza che sia solo l’inizio. 

I primi risultati sono arrivati alla CRO Race, con quattro piazzamenti su sei in top 10
I primi risultati sono arrivati alla CRO Race, con quattro piazzamenti su sei in top 10
Com’è stato vivere da davanti il Giro di Lombardia, la fuga era un obiettivo prefissato?

Sì. Il fatto che io prendessi parte alla fuga di giornata era nel piano del team. Sono stato fortunato perché il gruppetto giusto è andato via praticamente al primo scatto, cosa che non succede spesso. Anche se poi il gruppo ci ha tenuti a 30 secondi per tanto tempo ed abbiamo spinto al massimo. Durante tutta la giornata non ci hanno mai lasciato tanto margine, quindi i ritmi erano sempre elevati. 

Ti sei staccato dopo 150 chilometri a causa dei ritmi elevati?

Ho sofferto di crampi sulla penultima salita (il Passo della Crocetta, ndr) così mi sono gestito e staccato. Il gruppo mi ha ripreso proprio sullo scollinamento, così ho fatto la discesa con loro e sul Passo di Ganda mi sono staccato definitivamente. Il fatto di aver anticipato il gruppo entrando nella fuga mi ha aiutato a prendere il margine per poi finire la corsa.

La prima stagione da professionista di Buratti si è conclusa in Giappone, alla Japan Cup Cycle Road Race
La prima stagione da professionista di Buratti si è conclusa in Giappone, alla Japan Cup Cycle Road Race
Gli ultimi chilometri come sono stati?

Dopo l’ultima salita mi sono tranquillizzato un po’, il peggio era alle spalle. Per fortuna mi sono trovato in un gruppetto numeroso con altri 20 corridori, così l’ultima parte è stata meno dura. Non avevo mai fatto così tanti chilometri (238, ndr) in gara.

Com’è stato?

In realtà stavo bene, chiaramente competere con i primi è qualcosa di diverso, però ho visto che se ti gestisci e ti alimenti nella maniera giusta non è un problema arrivare in fondo. 

E’ cambiata tanto la tua alimentazione in corsa dopo il passaggio alla Bahrain Victorious?

No, con il CTF lavoravamo bene in tutti i campi. Sicuramente qui sono più controllato ed è molto più semplice imparare perché tutto è preciso e curato nei minimi dettagli. La cosa che è cambiata maggiormente sono gli allenamenti, faccio molte più ore rispetto a prima. 

Buratti (a sinistra) ha corso spesso con Mohoric (a destra) dal quale ha imparato tanto
Buratti (a sinistra) ha corso spesso con Mohoric (a destra) dal quale ha imparato tanto
Un anno di apprendimento che ti sarà utile per il futuro.

Nel 2023 ho imparato tanto, soprattutto guardando i miei compagni di squadra. Solamente osservarli mi ha permesso di capire molte cose. La prossima stagione farò tutto insieme a loro, a partire dal ritiro invernale. Fare una preparazione completa mi aiuterà a crescere ancora, conosco meglio lo staff ed i corridori. Nel mio piccolo posso pormi degli obiettivi: qualche top 10 o dei podi. 

Quale dei tuoi compagni ti ha seguito maggiormente?

Ho corso tanto con Mohoric, è un corridore che qualcosa ha fatto – dice ridendo – è molto preciso e metodico su tante cose: le tattiche in corsa, l’aerodinamica, la bici e l’alimentazione. Guardarlo muoversi in gruppo mi ha aiutato tanto, poi lui parla benissimo l’italiano. 

Poi è un ragazzo che parla spesso e volentieri. 

E’ proprio adatto per il ruolo da “chioccia”, perché non si stanca mai di spiegare e di farti vedere le cose. 

Team WorldTour: UAE Emirates campione. Gianetti racconta

14.10.2023
6 min
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TRENTO – Due anni fa, quando la sua UAE Emirates aveva appena vinto il Tour de France e cominciava a prendere altri corridori importanti, chiedemmo a Mauro Gianetti, alto dirigente di questo team, quale fosse il loro obiettivo. E ci rispose: «Diventare i migliori al mondo».

A distanza di un paio di stagioni eccoci qui: i migliori al mondo sono loro. La UAE Emirates ha vinto la classifica a squadre del WorldTour. E lo ha fatto battendo i rivali “di sempre” nonché i campioni in carica della Jumbo-Visma (per i più curiosi qui c’è la graduatoria redatta dall’UCI).

Con Gianetti riprendiamo quel discorso, nello scenario entusiasmante della presentazione del Giro d’Italia.

Gianetti (a sinistra) Team Principal & CEO della UAE Emirates, con Andrea Agostini, Chief Operating Officer
Gianetti (a sinistra) Team Principal & CEO della UAE Emirates, con Andrea Agostini, Chief Operating Officer
Mauro, ripartiamo da quella tua frase: ce l’avete fatta: siete diventati i numeri uno…

Sì è vero: ce l’abbiamo fatta ed è veramente una bella sensazione. Si tratta di un traguardo importante, di un traguardo voluto non solo da me, ma anche dai nostri sponsor e da tutto il Paese degli Emirati Arabi Uniti. Abbiamo lavorato per costruire questo obiettivo tutti insieme. Chiaramente l’altro grande obiettivo era il Tour de France, non lo abbiamo vinto ma abbiamo comunque messo due corridori sul podio. Siamo stati protagonisti da gennaio a ottobre. Abbiamo interpretato bene la gestione degli atleti in tutte le gare e questo ci ha portato così in alto. Questo è davvero un traguardo importante.

Ecco, hai toccato un tema tecnico importante: avete vinto con tanti corridori. E lo avete fatto nonostante ci sia in squadra un faro catalizzatore, Pogacar, così importante. E’ stato qualcosa di ponderato?

Era proprio quello che volevamo. Abbiamo portato alla vittoria ben 18 corridori su 30 e questo è anche un’altro record a cui teniamo. Siamo una squadra con più corridori diversi che abbiano vinto almeno una gara nell’arco della stessa stagione.

Come si fa?

Fa parte di un processo di sviluppo che abbiamo in mente. Per esempio abbiamo investito e continuiamo ad investire sui giovani, ai quali diamo immediatamente spazio, ma senza mettergli la pressione del risultato. Questa non solo è una soddisfazione, ma credo sia anche uno dei motivi che spinge tanti corridori a voler venire da noi. Vedono che con noi hanno la possibilità di crescere, “malgrado”, ma per fortuna direi, ci sia Tadej Pogacar che potrebbe togliergli spazio.

Il cambio di alcuni materiali ha spinto la UAE a migliorare, sull’onda di quanto fatto in precedenza alla Jumbo. Gianetti ha parlato di sana rivalità
Il cambio di alcuni materiali ha spinto la UAE a migliorare, sull’onda di quanto fatto in precedenza alla Jumbo
L’anno scorso hanno vinto questa classifica i vostri grandi rivali della Jumbo-Visma: questa è la conferma che rivincere è più complicato che vincere?

E’ chiaro che ripetersi è più difficile. La competizione tra le squadre aumenta. Ci sono team come Bora-Hansgrohe, Lidl-Trek… che si sono rafforzate moltissimo. La Ineos Grenadiers magari ha avuto una stagione non proprio esaltante, ma ha dei corridori che possono fare di più. Quindi sì: rivincere l’anno prossimo questa classifica sarà difficile quanto averla vinta quest’anno, se non di più. Però attenzione, rimangono obiettivi importanti, come i grandi Giri, a partire dal Tour de France.

Il fatto che lo scorso anno avesse vinto la Jumbo-Visma è stato uno stimolo ulteriore per voi?

Tra noi e la Jumbo c’è una rivalità veramente interessante, molto sana. Una rivalità che spinge le due squadre a dare il massimo, a migliorarsi, a ricercare i dettagli. Quindi ci stimoliamo a vicenda in questa direzione. Sicuramente è stato uno stimolo, come noi lo saremo adesso per loro per l’anno prossimo. Vorranno tornare a vincere, immagino.

Il giorno più duro per Pogacar sul Col de Loze all’ultimo Tour. Soler vicino a Pogacar. Adam Yates invece libero di potersi giocare le sue carte
Il giorno più duro per Pogacar sul Col de Loze all’ultimo Tour. Soler vicino a Pogacar. Adam Yates invece libero di potersi giocare le sue carte
Si pensa che squadroni come la UAE e gli altri di vertice non pensino a certe classifiche. Tuttavia qualche settimana Matxin ci aveva snocciolato un sacco di numeri circa i punteggi elargiti durante la Vuelta: ma quindi si fanno i conti anche in UAE?

I piani e i conti si fanno, si fanno… Quest’anno magari la distanza tra le prime due, quindi noi e la Jumbo, e la terza era veramente abissale e magari abbiamo fatto qualche conto in meno. Nel mezzo invece tutto è più complicato. E si fanno perché poi questa classifica a squadre sta diventando importante… come è giusto che sia. Il ciclismo è uno sport di squadra, poi vince uno solo, ma è la squadra che gli mette a disposizione tutto il necessario per farlo. E finalmente tutto ciò viene riconosciuto. Questa classifica non è più solo l’elenco delle migliori 18 squadre che possono restare nel WorldTour. Il fatto di essere la prima, di stare sul podio o tra le prime dieci diventa un punto di prestigio e importante leva da presentare poi agli sponsor.

Organizzerete una festa per questo risultato?

Certamente! Una grande festa negli Emirati, perché per loro era un obiettivo. Il sogno si è realizzato: siamo la prima squadra al mondo in uno sport importante come il ciclismo. E’ un fatto eccezionale e lo vogliono festeggiare.

A proposito di gestione dei corridori. Ci ha colpito non poco la fermezza con cui avete gestito alcuni atleti sui loro programmi, anche magari di fronte a qualche emergenza. Pensiamo ad Ayuso, ma anche ad Almeida che sarebbe stata un’eccellente spalla per Pogacar al Tour. Invece lui era designato leader al Giro e ha corso solo in funzione di quello. Come mai?

Perché questa è una nostra filosofia di squadra. Come ho detto prima, vogliamo che i nostri corridori abbiano il loro spazio. Voi avete parlato di Almeida, io dico Adam Yates, per esempio. E’ andato al Tour, ha lavorato per Tadej, ma è finito comunque sul podio. Ha avuto il suo spazio sia in Francia che in altre gare della stagione, come al Romandia o al Catalogna, anche se poi lì è caduto. Non c’è solo Pogacar, la squadra è la squadra.

La UAE Emirates ha vinto il WT con 30170,18 punti, alle sue spalle la Jumbo-Visma (29177,45) e la Soudal-Quick Step (18529,85)
La UAE Emirates ha vinto il WT con 30170,18 punti, alle sue spalle la Jumbo-Visma (29177,45) e la Soudal-Quick Step (18529,85)
Chiaro…

Lo stesso lo abbiamo fatto con Ayuso alla Vuelta. Non abbiamo cambiato i programmi, Juan sapeva dall’inizio dell’anno che alla Vuelta sarebbe stato leader e avrebbe avuto tutto il supporto necessario. E così è stato.

Potete fare questa programmazione perché anche in caso di qualche defezione, sapete di avere tanti atleti super validi. Una panchina lunga parafrasando il calcio…

Sì, però alla fine devi anche avere il coraggio di portala avanti questa idea e di prenderti il rischio di mettergli a disposizione gli altri compagni. Non è così scontato.

Domanda finale un po’ estemporanea, ma che si sposa bene nel luogo in cui siamo. Quando vedremo Pogacar al Giro? I tifosi lo aspettano…

E’ un po’ presto per dirlo. Vediamo prima le presentazioni, anche quella del Tour e poi a dicembre a bocce ferme decideremo se sarà l’anno prossimo o fra qualche stagione. E’ scontato dirlo, ma per noi l’obiettivo principale rimane il Tour.

Nuova Specialissima RC, ogni dettaglio conta

15.09.2023
5 min
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MISANO ADRIATICO – Il colpo d’occhio sulla nuova Specialissima RC di Bianchi invita a soffermarsi sui dettagli. L’azienda bergamasca ha deciso di togliere il velo su questo nuovo modello di alta gamma della serie All-Round all’Italian Bike Festival. Semplice, leggera, anzi leggerissima, la bilancia si ferma a 6.65 chilogrammi, e dal design accattivante

Lo studio e la progettazione della Specialissima RC ha portato all’estremo tutto: peso e aerodinamica in primis. Una bici nata anche dallo sviluppo e dalle conoscenze derivate dalla Oltre RC e dalle collaborazione con i vari team, tra cui la francese Arkea-Samsic che corre nel WorldTour. 

La nuova Bianchi Specialissima spicca per il peso super contenuto: solo 6,65 chilogrammi
La nuova Bianchi Specialissima spicca per il peso super contenuto: solo 6,65 chilogrammi

Una domanda

A far gli onori di casa, in una sala che si affaccia sul piazzale dell’Italia Bike Festival, è Claudio Masnata, marketing communication manager di Bianchi. 

«Siamo partiti da una domanda – dice Masnata – ovvero: come essere leggeri e aerodinamici allo stesso tempo? L’obiettivo è stato unire diverse esigenze, non si è trattato di curare solo la salita, ma anche le parti prima. Ormai nel ciclismo moderno si va forte in ogni tratto, lo abbiamo visto al Tour de France ma anche alla Vuelta e al Giro d’Italia. Questo ci ha portato a curare anche i flussi aerodinamici e le varie “correnti” che si creano. E’ stato fondamentale il lavoro fatto in galleria del vento, dove abbiamo lavorato simulando la presenza dell’atleta sulla bici. Un passo che si è rivelato fondamentale nello sviluppo della nuova Specialissima RC».

Dove tutto cambia

Uno dei focus di Bianchi, nel progettare la Specialissima RC, è stato capire ed abbassare il tipping point: ovvero il momento dove la situazione cambia. Cosa vuol dire? Masnata parla e spiega.

«Ci siamo basati su un modello matematico – continua – dove abbiamo considerato due variabili: la pendenza della salita e il tempo. In quale momento è meglio passare da una bici da pianura come la Oltre RC ad una All-Round come la Specialissima? Il lavoro fatto ci ha portato ad abbassare questo punto, prima il momento di “cambio” lo avevamo su pendenze elevate, all’8%. Ora siamo al 6%. Tutto questo ad un potenza di 6 watt/kg. Più abbassiamo la potenza prima arriva questo tipping point: a 4,3 watt/kg è intorno al 5% e così via».

Il manubrio, totalmente integrato, può essere montato con 5 misure diverse di attacchi
Il manubrio, totalmente integrato, può essere montato con 5 misure diverse di attacchi

Redistribuzione

Non si tratta solamente di unire leggerezza e aerodinamica, ma anche di fornire il giusto supporto all’atleta. I punti fondamentali nello studio e sviluppo di una bici sono molteplici: tutto deve essere equilibrato. 

«Non si può pensare di migliorare solo un’area della bici – afferma Masnata – ma si tratta di trovare un nuovo equilibrio. Alleggerire la Specialissima RC non è stato semplice, ogni grammo risparmiato ha portato a modifiche in altre aree. Un esempio è quello che riguarda la parte posteriore, il carro è stato alleggerito e rimpicciolito in termine di grandezza dei tubi. Questo ci ha permesso di utilizzare più materiale nella parte anteriore, modellando forcella e tubo sterzo in modo originale. Ora i flussi d’aria vengono indirizzati e fatti scivolare lungo il telaio. Tutto quello che abbiamo fatto arriva anche dall’esperienza e dallo sviluppo portati avanti con la Oltre RC. Non sono due progetti divisi, ma uno può, e deve contribuire, al progresso dell’altro».

Dettagli

Bianchi e la Specialissima RC entrano in un mondo sempre più estremo con un prodotto che in certi termini rivoluziona molti aspetti tecnici. Nel farlo l’azienda bergamasca ha considerato ogni variabile, anche la più piccola.

«La nuova Specialissima – dice ancora Masnata – deve essere performante, ma l’attenzione ai corridori e al ciclista è la prima cosa da curare. Infatti le taglie disponibili sono ben sei: 47, 50, 53, 55 e 59. Anche l’attacco manubrio, in carbonio, ha misure diverse, per soddisfare le esigenze di ognuno: si parte da 90 millimetri e si arriva a 130».

«Il risparmio sulla performance – conclude – è elevato. In Bianchi abbiamo calcolato che si parla di 32 secondi a 200 watt, su un percorso di 40 chilometri».

All’altezza del tubo orizzontale notiamo una curvatura particolare, un dettaglio che ci incuriosisce, così domandiamo a Masnata.

«Un altro esempio che fa capire la cura dei dettagli (risponde, ndr). In prossimità della scritta “Specialissima” il tubo orizzontale si stringe, per contribuire ad una migliore gestione dei flussi aerodinamici. Vicino alla sella, invece, si allarga di nuovo, questo perché avevamo bisogno di maggior sostegno in quella parte del telaio, per supportare al meglio l’atleta in fase di spinta».

Bianchi

Alé 100% Full Team Service: tutto personalizzato

14.09.2023
5 min
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Come puntualmente avviene ogni anno, con l’avvento della stagione autunnale e con il successivo inizio del periodo più freddo, la maggior parte dei team amatoriali italiani si organizza per rinnovare il proprio corredo tecnico personalizzato. Alé si distingue oramai da molti anni sul mercato per rappresentare una delle principali aziende italiane in grado di offrire una amplissima collezione di capi personalizzabili a beneficio dei team amatoriali.

Un rituale fisso quello del rinnovo dei capi, che porta con sé anche la ricerca di nuovi fornitori ai quali affidare la produzione delle “sacre” divise sociali. Divise alle quali magari si è aggiunto un nuovo sponsor da mettere bene in evidenza, oppure si desiderano rinnovate nella grafica per la stagione successiva. In occasione dell’IBF la realtà veronese coordinata da Alessia Piccolo introduce un nuovo servizio dedicato alle squadre ciclistiche che si chiamerà 100% Full Team Service. 

Nasce un nuovo servizio dedicato alla personalizzazione dei capi d’abbigliamento
Nasce un nuovo servizio dedicato alla personalizzazione dei capi d’abbigliamento

La grande esperienza dei pro’

Come ben noto a moltissimi appassionati e praticanti ciclisti, Alé è da anni un partner tecnico molto forte e qualificato di numerose squadre professionistiche. Tra queste anche tre WorldTour, ovvero la Bahrain Victorious, la Groupama FDJ e l’australiana Jayco Alula. L’estrema tecnicità e la sempre costante qualità dei propri capi rappresentano un valore importante che Alé trasferisce ai propri team, e a cascata sui singoli atleti professionisti che li indossano in gara ed in allenamento. Senza dimenticare poi che sono Alé anche le maglie ufficiali di tutte le nazionali di ciclismo francesi, così come di quelle delle selezioni slovene. Tutte esperienze, quelle “vissute” da Alé nella quotidianità del rapporto con i professionisti, che sono andate e vanno direttamente ad arricchire la qualità dei prodotti a totale garanzia della soddisfazione dei clienti ciclo amatori.

Come già accennato, A.P.G (la struttura aziendale al quale fa riferimento Alé) è da considerarsi una vera e propria pioniera del servizio “custom”. Nata nel 1986, ha avviato la propria attività disegnando e producendo espressamente capi e collezioni intere di abbigliamento personalizzato per conto terzi. “Costruendosi” così sin da allora un grado di esperienza ed un bagaglio di “know-how” davvero elevatissimo. Non è un caso che sono oltre 6.000 i team amatoriali che hanno deciso di affidarsi ad Alé per la produzione delle loro divise.

Alé lavora già con i team WorldTour e le nazionali, come quella francese
Alé lavora già con i team WorldTour e le nazionali, come quella francese

I team amatoriali? Tutti in azienda…

Presso il proprio stand al Misano World Circuit, in occasione dell’Italian Bike Festival 2023, appuntamento “expo & test” di riferimento in Italia, Alé presenterà ufficialmente il nuovo progetto 100% Full Team Service: un servizio appunto che intende mettere al centro le esigenze delle squadre ciclistiche amatoriali, e non solo offrendo l’opportunità di personalizzare il proprio abbigliamento cycling, ma anche aprendo direttamente loro le porte dello stabilimento italiano per fargli toccare con mano la qualità, lo stile e la creatività tipiche dei propri capi.

«100% Full Team Service – ci confida Alessia Piccolo, CEO di A.P.G srl – non è da considerare solo e semplicemente un servizio di personalizzazione dei capi dedicato ai gruppi non professionistici. A noi infatti piace considerarla una vera e propria Alé Experience che per un giorno intero farà sentire l’amatore esattamente come uno dei nostri pro. Grazie a 100% Full Team Service Alé letteralmente invita i team a venire nella nostra azienda, a Bonferraro, in provincia di Verona, proprio nello stabilimento dove vengono realizzati e confezionati i capi Alé.

«Qui, una squadra di oltre quindici persone, un team interno interamente dedicato al servizio di personalizzazione, sarà a completa disposizione degli ospiti accompagnandoli in ogni singola e specifica fase della realizzazione dei loro capi: dalla progettazione del disegno, assieme al reparto grafico, alla scelta della linea che più rispecchia le esigenze della squadra, passando per la fondamentale prova taglie fino ad arrivare alla definizione dell’ordine e alla consegna».

Sei linee tra cui scegliere

Dedicato ai gruppi sportivi di qualsiasi disciplina, che sia corsa su strada, Mtb, triathlon oppure gravel, ma anche running e bambino. Questo nuovo servizio Alé permetterà di realizzare divise personalizzate composte da qualsiasi capo. Softshell, giacca, antivento, antipioggia, maglia manica corta o lunga, pantaloncino o calzamaglia, body e accessori… Inoltre, sulla scia di una lunga tradizione relativamente la presenza nel circuito professionistico femminile, Alé è in grado realmente di porre una particolare attenzione alle donne, con capi pensati e progettati espressamente per loro.

Tutti i capi “custom” di Alé sono 100% Made in Italy e studiati sulle singole e più specifiche esigenze di ciascun team. Visitando lo stabilimento di Bonferraro, le squadre avranno modo di visionare ogni singolo reparto di produzione, oltre agli esclusivi e nuovi macchinari di stampa di ultimissima generazione con inchiostri a base d’acqua in grado di far penetrare meglio i colori nelle fibre dei tessuti a garanzia di una brillantezza senza pari e soprattutto di una importante durabilità nel tempo.

I capi tecnici sono tanti e diversi, uno dei più usati è i PR.R
I capi tecnici sono tanti e diversi, uno dei più usati è i PR.R

Il progetto 100% Full Team Service di Alé prevede che i gruppi sportivi amatoriali abbiano sei linee base tra cui scegliere per le loro divise. Il top PR.S 2.0, il “classico” PR.R, la sostenibile PR.R GREEN, l’essenziale PRIME, oltre a quelle espressamente dedicate al GRAVEL e al TRIATHLON. E questo perché le esigenze non sono le stesse per tutti, così come i budget a disposizione o le singole necessità tecniche…

Per maggiori informazioni sul servizio 100% Full Team Service consigliamo di visitare lo spazio web ufficiale di Alé.

Alé Cycling

Ursella chiude con la DSM: il suo futuro è altrove

06.09.2023
5 min
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Ad un certo punto, curiosando tra i vari siti di statistiche ci siamo imbattuti nel nome di Lorenzo Ursella (foto Instagram in apertura). Il calendario del giovane friulano, in forza al devo team della DSM-Firmenich, è striminzito. Ursella lo scorso anno era rimasto coinvolto in una caduta in gara che lo aveva costretto ad una delicata operazione alla caviglia. Nel capire come procede il suo recupero siamo andati a chiedere direttamente a lui, che ora si trova a casa.

Lorenzo Ursella è ripartito quest’inverno dopo la frattura di caviglia e tibia subita ad aprile 2022 (foto Team DSM)
Lorenzo Ursella è ripartito quest’inverno dopo la frattura di caviglia e tibia subita ad aprile 2022 (foto Team DSM)

Un lungo inverno

L’infortunio Ursella lo aveva subito ad aprile e dopo l’operazione era tornato in bici nel finale di stagione. Da quel momento in poi è stata tutta una rincorsa per tornare ad essere competitivo.

«Avevo ripreso ad andare in bici ad agosto – racconta – e da lì non mi sono più fermato per tutto l’inverno. L’obiettivo era quello di allenarmi e recuperare, per presentarmi in forma all’inizio della nuova stagione».

Per Ursella questa è stata la seconda stagione all’interno del devo team della DSM
Per Ursella questa è stata la seconda stagione all’interno del devo team della DSM
E com’è andata?

La caviglia non mi dà più alcun problema, le viti non mi causano alcun fastidio, ma questo i medici me lo avevano detto. In inverno ho lavorato bene, tanto che a febbraio, dopo il primo ritiro fatto con la squadra, ho fatto dei test che mi vedevano in crescita. Stavo bene, ne avevo parlato anche con il dietologo. Rispetto all’inizio del 2022 avevo più massa muscolare ed ero anche dimagrito. 

La stagione come è stata indirizzata?

Dopo i ritiri con la squadra avremmo dovuto fare un primo punto della situazione. Come detto in inverno non mi sono fermato, ed ho fatto una progressione continua fino a inizio gennaio. Poi sono andato in ritiro con la squadra prima a gennaio e poi ancora a febbraio. 

Quando era previsto il ritorno in gara?

A marzo, in linea con la stagione normale. 

Nei soli 13 giorni di gara disputati nel 2023 figurano anche le due tappe corse con la nazionale al Giro di Sicilia
Nei soli 13 giorni di gara disputati nel 2023 figurano anche le due tappe corse con la nazionale al Giro di Sicilia
Alle prime uscite che sensazioni hai avuto?

Normali, anzi per me molto buone. Non sono arrivati dei risultati, però era anche normale dal mio punto di vista, non correndo dall’anno scorso. Alla fine dopo l’infortunio avevo fatto solamente due gare, a settembre, per capire come procedesse la riabilitazione. 

A inizio stagione hai corso un po’, poi ti sei fermato, come mai?

E’ stata una decisione della squadra. Sinceramente dopo l’inizio di stagione pensavo di aumentare i giorni di corsa, ma così non è stato. Fino a maggio ho corso con regolarità, poi mi sono fermato per 2 mesi, perdendo quanto di buono fatto prima. 

Una scelta del team, ma quali motivazioni ti hanno dato?

Per loro non ero in condizione, però a mio modo di vedere i riscontri erano stati buoni, considerando il calvario trascorso. Okay, non ho ottenuto risultati di rilievo, ma a livello di numeri crescevo. Pretendere risultati fin dalle prime corse era difficile.

Quella con il team olandese è stata un’esperienza difficile per il giovane friulano (foto Instagram)
Quella con il team olandese è stata un’esperienza difficile per il giovane friulano (foto Instagram)
Hai accumulato davvero pochi giorni di corsa fino ad adesso, ora che farai?

La mia stagione è già finita – dice con un mezzo sorriso amaro – ho fatto una ventina di giorni di gara, non di più. Davvero pochi, però non sono l’unico, anche altri miei compagni hanno lo stesso problema. 

Dovevi fare il Flanders Tomorrow Tour, ma alla fine non sei partito…

Quando mancavano 2 giorni all’inizio della gara, la squadra mi ha escluso dalla rosa. Anche in quel caso mi hanno detto che non mi vedevano in condizione.

E con la squadra hai mai parlato in questi mesi?

Sì, a metà stagione avremmo dovuto capire come impostare il calendario da qui a fine anno. Ci siamo parlati e confrontati, ma non mi hanno inserito gare. Forse io non ho dimostrato molto, ma è anche vero che non ho avuto grandi occasioni. 

Dopo due stagioni non troppo fortunate, a fine stagione, terminerà l’avventura olandese di Ursella (foto DSM)
Dopo due stagioni non troppo fortunate, a fine stagione, terminerà l’avventura olandese di Ursella (foto DSM)
Da qui a fine stagione che programmi seguirai?

Terrò il piano di allenamento che ho concordato con il team fino ad ottobre, poi l’anno prossimo cambierò squadra. Ho un accordo con la Zalf, molto probabilmente correrò con loro. 

Questi due anni in Olanda non sono andati come sperato…

No, anche al di là dell’infortunio. La DSM ha un calendario, per quanto riguarda la categoria under 23, molto ridotto. Non è facile correre con continuità. Come squadra è super professionale e non si può dire nulla, grazie a loro ho capito in che modo lavora un team WorldTour e come si corre all’estero. L’ambiente però non è per tutti, a causa anche dei metodi ristretti di lavoro.

A un anno di distanza la caviglia ti crea qualche preoccupazione?

Nessuna. Anzi, sto pensando di togliere le viti. Devo solo decidere il periodo giusto perché vorrebbe dire mettere il gesso e fermarsi ancora per un mese. Prima vorrei fare una stagione fatta bene, poi pormi questo problema, per affrontarlo a mente “libera”.