Chiara Consonni, Simone Consonni, montaggio

Chiara e Simone, fratelli Consonni: pianeti diversi

Giada Gambino
01.01.2021
8 min
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Simone è a Montichiari per allenarsi con la nazionale su pista. Mentre aspettiamo che partecipi alla videochiamata, Chiara, che invece si trova a casa con la madre, racconta quanta neve sia caduta a Ponte San Pietro; ha fatto anche qualche storia divertente sul suo profilo Instagram mentre ci gioca, mostrandosi «sempre senza filtri, io al 100%». Nel ciclismo che conta ci sono spesso fratelli e fratelli, raramente fratello e sorella. I due Consonni sono completamente diversi: uno è un po’ più saggio, l’altra è più “pazza”; entrambi, però, sono avvolti da tanta simpatia. Andiamo a conoscerli…

Elia Viviani, SImone Consonni, mondiali Berlino 2020
Elia Viviani, Simone Consonni, madison ai mondiali Berlino 2020
Elia Viviani, SImone Consonni, mondiali Berlino 2020
Viviani, Consonni, madison ai mondiali Berlino 2020

Cosa invidi dell’altro?

Chiara: «L’essere attento al minimo dettaglio per raggiungere i suoi obiettivi. In bici gli invidio tanto la costanza, una qualità che un po’ mi manca».

Simone: «La stessa caratteristica, sopra e giù dalla bici, è la sua spensieratezza nell’affrontare le cose. Prende tutto come viene, alla leggera, cosa che io non riesco mai a fare. Qualche volta bisognerebbe buttarsi come fa lei».

Chiara Consonni, Bergamo 2020 (foto Instagram)
Quanta neve a Ponte San Pietro, l’ideale per giocare un po’ (foto Instagram)
Chiara Consonni, Bergamo 2020 (foto Instagram)
Neve a Ponte San Pietro, tempo di giocare (foto Instagram)

Cosa non sopporti?

Chiara: «Il fatto che sia un po’ troppo permaloso» (cerca lo sguardo del fratello poi scoppia a ridere).

Simone: «Beh…».

Chiara: «Prepariamoci alla lista!» (ride).

Simone: «Non ha regole. O meglio, se c’è una regola fa di tutto per infrangerla. E’ troppo ribelle!».

Chiara sorella di Simone o viceversa?

Chiara: «No… Io la sorella di Simone. Da lui ho imparato tanto, è il mio fratello maggiore ed è un punto di riferimento, la persona più importante della mia vita. Quindi sono io sua sorella: non per i risultati, però per tutto il resto sì».

Simone: «In tutti questi anni sia come persone che come atleti ci siamo ritagliati il nostro spazio, la nostra personalità. La figura di nessuno dei due è succube dell’altra: lei è Chiara e io sono Simone. Nessuno è il fratello dell’altro».

Simone Consonni, Hamilton 2015
Simone secondo a Hamilton 2015: rimpianto per uno scatto fatto troppo tardi?
Simone Consonni, Hamilton 2015
Simone a Hamilton 2015, argento che fa ancora male

Se dovessi scegliere tra pista e strada?

Chiara: «Mamma mia…».

Simone: «Dai rispondo prima io. Pista, completamente pista. Sono innamorato di questa specialità. Ho iniziato da junior e la marcia in più è sicuramente il gruppo. Sembra una frase fatta, ma non lo è: siamo una famiglia! Andiamo in vacanza insieme, andiamo a far serata insieme. E quando si va a correre con ragazzi che sono veri amici, si nota la differenza. Io voglio davvero bene ai miei compagni di nazionale e questo è difficile da trasportare in strada. L’emozione, ad esempio, nel vedere Pippo vincere le medaglie in pista è unica, noi siamo sempre lì a tifare lui. Quando io faccio l’omnium sono tutti lì a fare il tifo per me, quando Liam Bertazzo fa la corsa a punti siamo tutti lì a tifare lui. L’affiatamento che c’è in pista è qualcosa di unico. E quindi, il cuore mi fa e mi farà sempre scegliere la pista».

Chiara: «Devo rispondere io? Non ci ho pensato ancora – ride – quello che dice Simo è vero, però anche con le mie compagne della Valcar sono molto legata. Siamo amiche, condividiamo tante cose, ci conosciamo fin da quando eravamo piccoline e questo è, senza dubbio, un punto a favore per rendere anche in gara. Scegliere è dura! Se scelgo la pista, ci sarà sempre qualcosa che la strada mi dà in più e viceversa».

Chiara Consonni, Martina Fidanza, europei U23 madison, 2020
Chiara Consonni, Martina Fidanza, oro nella madison agli europei U23 2020
Chiara Consonni, Martina Fidanza, europei U23 madison, 2020
Consonni-Fidanza, oro europeo 2020 madison U23

Da piccoli litigavate spesso?

Simone: «Abbiamo sempre avuto alti e bassi, ci siamo scontrati più volte e ci scontriamo ancora parecchio. Probabilmente la colpa è della nostra personalità completamente opposta».

Chiara: «Sì, la penso come lui».

Simone: «Eh no! Avevamo detto che doveva rispondere prima lei, lo sapevo che andava a finire così: dice che ho ragione io e non parla…» ( un sorriso iniziale, si trasforma in una burrascosa risata generale).

Se l’altro non facesse il ciclista…

Simone: «Pam pam pam…» ( in sottofondo, cerca di creare suspense, ndr).

Chiara: «Il geometra! No, no! Non riesco ad immaginarlo come geometra. Sinceramente non ci avevo mai pensato, forse… il panettiere! (ride, ndr). Perché i genitori della sua ragazza hanno un panificio».
Simone: «Lei sicuramente farebbe un lavoro che si sta espandendo molto: la fashion blogger. Cosa che, in parte, fa già!» ( ride ).

Simone Consonni, compagna Alice, Monselice, Giro d'Italia 2020
Simone Consonni con la compagna Alice, al traguardo di Monselice al Giro 2020 (foto Instagram)
Simone Consonni, compagna Alice, Monselice, Giro d'Italia 2020
Simone con la compagna Alice (Monselice), Giro 2020 (foto Instagram)

Tokyo 2021 su pista…

Chiara: «Per me è un sogno. Prima era un’utopia, adesso pian piano sta diventando sempre più una realtà vicina a me».

Simone: «Tokyo 20-21 è una novità! Doveva essere Tokyo 20-20, quindi spero innanzitutto che si possa concretizzare. Detto ciò… sarebbe l’atto finale di un libro che abbiamo iniziato a scrivere tanti anni fa (la voce e gli occhi si colmano d’emozione, ndr). E’ da quando sono junior che faccio quartetti, che do l’anima per questo gruppo, per questa nazionale, per questa specialità e spero di poterlo far diventare la pagina più importante della mia vita e della mia carriera d’atleta».

In casa seguivano più Chiara o Simone?

Chiara: «Tutte le cose che io dovevo ancora fare, lui le aveva già fatte e le aveva fatte bene. E’ stato un punto di riferimento ma, a volte, non nascondo che ero un po’ gelosa. Se c’era da scegliere chi andare a vedere quando gareggiavamo lo stesso giorno in posti diversi… molto spesso sceglievano di andare da lui. Forse perché le sue gare erano sempre più vicine (ride, ndr). Però, naturalmente, mi hanno sempre aiutata a fare tutti i sacrifici e devo molto anche a loro».

Simone: «Ho sempre avuto chiaro il fatto che il ciclismo potesse essere il mio lavoro; quindi, anche grazie al mio carattere, sono sempre stato più concentrato sulla bici. I miei genitori mi hanno spronato di meno, perché ero già convinto di diventare un professionista. Mia sorella è sempre stata un po’ titubante. Se c’era da uscire una volta in più e allenarsi una volta in meno, andava bene. Cosa anche giusta, quando si è giovani è meglio dedicare una giornata in più agli amici piuttosto che all’allenamento. La mia famiglia, però, guardando questi atteggiamenti, si è preoccupata di più per lei. Perché, comunque sia, lo sport arricchisce sempre una ragazzina. La differenza sta anche nel fatto che fino a qualche anno fa erano davvero poche le ragazze che riuscivano a vivere di ciclismo. Ora fortunatamente, le cose stanno cambiando. Sicuramente siamo stati fortunati, dal momento che fin dalle categorie giovanili non ci hanno mai assillato con il ciclismo. Ci hanno lasciato i nostri spazi e questo ci ha fatto bene. Mentre adesso vedo padri che rovinano i propri figli».

Chiara Consonni, Livigno 2020 (foto Instagram)
Novembre 2020, Chiara a Livigno: champagne… (foto Instagram)
Chiara Consonni, Livigno 2020 (foto Instagram)
Novembre 2020, Chiara e champagne… (foto Instagram)

Come vivono a casa il vostro successo?

Simone: «Rispondo prima io, questa è difficile – ride – e la metti in difficoltà. Nella nostra famiglia non c’è mai stato un ciclista, per tutti era il nostro hobby. Vedere che nel nostro piccolo siamo riusciti a crearci il nostro personaggio da atleta, ha fatto contenti anche loro. Li vedo sempre molto orgogliosi ed è bello sapere che apprezzino ciò che siamo riusciti a fare».

Chiara: «Entrare nel mondo del ciclismo e spiegarlo agli zii o alla nonna, che non avevano completamente idea, è stato bello. Vedere soprattutto che, poi, hanno iniziato ad interessarsi a ciò che facevamo è qualcosa di unico”.

Cosa vedi nel suo futuro?

Chiara: «Mio fratello può diventare davvero qualcuno e glielo auguro con tutto il cuore. Spero che un giorno diventi un grande campione perché ha la testa, le qualità e le caratteristiche per esserlo. E’ un punto di riferimento per me; si è fatto da solo ed è quello che sto cercando di fare anch’io. E’ importantissimo diventare qualcuno solo per merito delle proprie forze, senza essere ricordato come il “figlio di..”. Costruire da zero quello che si sta facendo è essenziale».

Simone: «Un bivio, che è semplicemente nelle sue mani. Come dicono a scuola “Suo figlio ha le capacità, ma non si applica” (ridiamo, ndr). Lei è padrona del suo futuro, se decide di fare una cosa e di impegnarsi… allora riesce. E’ tutto solo nelle sue mani».

Tifosi Simone Consonni, tricolore crono 2017, Asti
I tifosi di Simone lo seguono ogni volta che si può. Qui al tricolore crono 2017 ad Asti
Tifosi Simone Consonni, tricolore crono 2017, Asti
Per Simone, tifosi speciali. Qui al tricolore crono 2017, Asti

Un momento divertente passato insieme?

Simone: «Visto che io sono il maggiore e che abbiamo un fratello più piccolo, quando eravamo ragazzini, mi piaceva farli, come dire… “Litigare” (suggerisce la madre, ndr). Mi divertiva. Io facevo l’arbitro e loro la lotta» (ridiamo).

Il suo risultato più bello?

Chiara: «Anche se so che mi ammazzerà perché non se lo vuole ricordare, il secondo posto al mondial U23 di Richmond. Mi ricordo ancora che io e mia madre eravamo incollate alla televisione, urlavamo come delle pazze e piangevamo. E’ stato un momento davvero emozionante. E’ un ricordo che ho sempre impresso nella mia mente».

Simone: «Le tante vittorie in pista, ma forse un po’ di più la quinta tappa della Boels Ladies Tour. Ha fatto più show rispondendo all’intervista in inglese, che in corsa stessa» (ride).

Chiara Consonni 2020 (foto Instagram)
Chiara, ultimo sole 2020, prima della zona rossa e dell’inverno (foto Instagram)
Chiara Consonni 2020 (foto Instagram)
Ultimo sole 2020, prima della zona rossa (foto Instagram)

Chi è il tuo idolo?

Simone: «Non ne ho uno, da piccolo non sono mai stato appassionato di ciclismo. Però se penso ad un ciclista sensazionale, che spero un giorno di riuscire ad eguagliare… è un po’ imbarazzante (ride e il suo viso diventa leggermente rosso, ndr). E’ una persona che spesso nomino, ma adesso l’ho come compagno di squadra alla Cofidis e in questo momento è proprio accanto a me… Beh, se ti devo proprio dire il nome: Elia Viviani (si gira a guardarlo, ndr). L’ho sempre visto correre in pista, vincere tante medaglie; dopo la vittoria a Rio e i tanti altri successi, penso sia lui la persona a cui mi ispiro».

Chiara: «Anch’io non ho seguito il ciclismo da piccolina. Potrei dire quindi… mio fratello (ride, ndr). No dai… un’atleta che davvero ammiro è la Bastianelli. Negli ultimi anni è come se fosse stata un po’ una mamma; avendo una bambina è più sensibile per certe cose e cerca sempre di aiutarti. Vorrei diventare come lei, perché non è semplice riuscire ad avere una bella famiglia e continuare ad avere una carriera sportiva di un certo livello, senza trascurare né l’uno né l’altro».

Valcar

Arzeni racconta la favola Valcar

11.12.2020
5 min
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«Io lo dico, la Valcar è una favola. E’ la nostra favola. Ci sono ragazze che sono con me da quando avevano 12 anni. Nella prima stagione tra le pro’ andavamo alle gare con il timore di staccarci sugli strappetti e la speranza di finire le corse. Adesso partiamo per la Vuelta dicendo un mese prima che vinciamo quella tappa».

Davide Arzeni è il direttore sportivo della Valcar – Travel & Service e quando parla del suo mestiere, delle sue ragazze e della sua squadra la sua voce trasmette ottimismo ed orgoglio.

Questo giovane team professional, tutto italiano, è la rivelazione degli ultimi anni, ma in particolar modo di questa stagione. E’ qui che corrono Elisa Balsamo, Marta Cavalli, Chiara Consonni, Vittoria Guazzini, Elena Pirrone Il quartetto olimpico è quasi monocolore, il loro colore, il fucsia.

Valcar
Da sinistra: Chiara Consonni, Elisa Balsamo e Davide Arzeni
Valcar
Da sinistra: Chiara Consonni, Elisa Balsamo e Davide Arzeni
Un crescita importante, Davide, e pure nell’elenco UCI delle squadre 2021 la Valcar – Travel & Service ancora non figura: perché?

Perché stiamo definendo la rosa. Essendo il prossimo un anno olimpico e avendo noi 3-4 atlete coinvolte nel progetto della pista rischiamo che 12 atlete non bastano, quindi presto ne arriveranno altre due. Non chiedermi chi sono perché tanto non te lo dico! Quindi in tutto saranno 16. E tutte di spessore.

Ma Valcar continua? Vi ha assicurato lo sponsor?

Sì, sì andiamo avanti e come. Anche Travel & Service, che è partner di Ryanair, nonostante la crisi del turismo, ci ha assicurato il budget. Noi siamo contenti perché i nostri grandi sponsor non ci hanno fatto mancare un centesimo. E da giugno abbiamo speso tra i 10 e i 15 mila euro al mese di tamponi per atlete e staff, tanto per far capire quanto fosse costoso andare avanti. 

Non ci dici chi arriva, ma puoi dirci qualcosa su Marta Cavalli che parte. Vi siete lasciati in buoni rapporti?

Marta era alla Valcar da 11 anni. E’ stata una figlia, ma nella vita possono esserci percorsi che si dividono. Lei voleva provare un’esperienza all’estero (Fdj – Nouvelle Aquitaine, ndr). Ha avuto questa possibilità e l’ha colta. Che dire: se non vinciamo noi, siamo contenti se lo fa lei! Partirà anche la Campbell. Teniel aveva firmato il rinnovo, ma anche per lei è arrivata una chiamata dal WT e perché tenerla controvoglia? Abbiamo trovato un accordo e passerà alla Mitchelton.

Valcar
Elisa Balsamo vince alla Vuelta e dietro Chiara Consonni esulta
Valcar
Elisa Balsamo vince alla Vuelta e dietro Chiara Consonni esulta
Elisa Balsamo è il faro?

Parlare di Elisa è anche difficile a volte, si rischia di finire nell’autocelebrazione. Io credo che atlete come lei in giro ce ne siano davvero ben poche, almeno per quel che ho visto io. Non la scambierei con la Van Vleuten… Vabbé facciamo la Niewiadoma! Elisa ha solo 22 anni ed è già competitiva a livello mondiale. E’ la fuoriclasse del futuro: è veloce, tiene in salita, va forte sul passo. Potrà vincere un Fiandre così come la volata di gruppo alla Vuelta.

In cosa è cresciuta e in cosa deve migliorare?

E’ maturata come ragazza ed è consapevole dei suoi mezzi. Che avrebbe vinto alla Vuelta l’abbiamo detto un mese prima. Su pista aver battuto la Trott, la più forte al mondo, la dice lunga. Deve invece migliorare in generale su strada, ma questo avverrà nel 2022 dopo le Olimpiadi, quando si dedicherà di meno alla pista. Non che debba abbandonarla, anche perché per come la fanno loro fa bene anche alla strada, però se siamo in Belgio non deve andare via a metà settimana per gli Europei. Non credo vincerà un Giro, ma non perché non vada forte in salita, ma perché le scalate che durano 30-40′ le danno fastidio. Però è anche vero che non ci abbiamo mai lavorato, proprio perché di mezzo c’è la pista.

Poi c’è Chiara Consonni, altra rivelazione e che ci dicono essere la mattatrice del gruppo…

Per me è più forte del fratello! Almeno come velocista pura. E’ “cattiva”, non ha nessun timore di corsa e avversarie. Nelle vittorie di Elisa c’è quasi sempre Chiara che ormai è il suo “ultimo uomo”. Però quando ha carta bianca non ha mai deluso. Ha già vinto nel WorldTour battendo le più forti al mondo e ha 20 anni… Il suo futuro è luminoso.

Vittoria Guazzini…

Ecco un’altra predestinata. Lei 20 anni ancora non li ha compiuti. Su pista abbiamo visto come è andata nel Madison e nel quartetto. Vittoria è arrivata alla Valcar due anni fa, ma è come se ci fosse sempre stata. Ha un motore pazzesco. Quando trova continuità è tra le più forti soprattutto nelle crono e nelle classiche del Nord tipo la Roubaix.

Hai un grande gruppo insomma. Ma quando andate in giro per il mondo emerge questo aspetto?

Si nota?! Quando siamo all’estero più di qualche volta è successo che ci hanno fatto notare, appunto, la nostra “allegria”. Alcuni team stranieri non amano troppo questo approccio, che invece credo sia la nostra arma segreta. Una Silvia Persico che è con noi da quando è una bambina è quello che definisco la nostra favola. E il merito è di Valentino Villa (patron Valcar, ndr) che ci crede ed investe.

Valcar
Allegria e voglia di scherzare alla Valcar non mancano mai
Valcar
Allegria e voglia di scherzare alla Valcar non mancano mai
E in corsa si aiutano? Si cercano?

Si, si parlano. Si aiutano. A volte addirittura anticipano anche me in ammiraglia e quello che sto per dirgli. In alcuni casi le richiamo proprio perché anticipano troppo.

Tu le segui da anni: sono cresciute anche come carattere?

Siamo stati a Livigno tre settimane a giugno. Una volta con il freddo sarebbe stato tutto più complicato (e forse anche lo stesso Arzeni sarebbe stato più accorto, ndr). La lacrimuccia era più facile, adesso sono più toste. Proprio Elisa era caduta alla Gand, subendo un taglio per colpa di un freno a disco che la ha fatto mettere 18 punti su una gamba. Qualcuno ha subito parlato di stagione finita: dopo una settimana era in corsa a De Panne.

Lo spirito c’è, gli sponsor sembrano solidi e la squadra è forte: pensate al salto nel WorldTour?

Eh ci pensiamo, ci pensiamo… Ma bisogna vedere come si evolverà il WorlTour stesso, tanto più dopo questo periodo. Secondo le “tabelle di marcia” dell’UCI sullo sviluppo del ciclismo femminile, quest’anno ci sarebbero dovute essere 12 squadre WT. Invece ce ne sono 9 e alcune non sono in ottime condizioni. Noi abbiamo atlete che corrono in pista e che fanno parte dei gruppi sportivi militari. Per ora nel WT ancora le fanno correre, ma in futuro? Andiamo avanti così… tanto siamo talmente forti che gli inviti arrivano!

Marta Cavalli, europei 2019

Marta fa valigia e se ne va in Francia

11.12.2020
4 min
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Marta ha fatto valigia e dal prossimo anno correrà con la Francaise des Jeux. Ce lo aveva anticipato Valentino Villa raccontando la sua Valcar, ce lo conferma adesso Cavalli in persona, a una settimana dal primo ritiro con la squadra.

«A dire la verità – ammette – all’inizio della stagione andare via non era nemmeno un’ipotesi. Volevamo arrivare alle Olimpiadi tutte insieme per lavorare bene e in modo omogeneo. Ma si è presentata questa occasione e la nuova squadra ha dato disponibilità affinché io continui a lavorare su pista. Mi hanno insegnato che nella vita i treni, quando passano, non bisogna lasciarli passare. E dopo 12 anni alla Valcar ho deciso di provare».

Martina Fidanza, Chiara Consonni, Vittoria Guazzini, Marta Cavalli, europei U23 Fiorenzuola 2020
De sinistra: Fidanza, Consonni, Guazzini, Cavalli, quartetto d’oro agli europei di Fiorenzuola
Martina Fidanza, Chiara Consonni, Vittoria Guazzini, Marta Cavalli, europei U23 Fiorenzuola 2020
Fidanza, Consonni, Guazzini, Cavalli: quartetto d’oro a Fiorenzuole

In Francia

Marta ha fatto valigia e porterà la sua grinta in terra di Francia, confidando nel francese imparato in tre anni alle medie grazie alla professoressa Paola. Sapendo di essere l’unica nuova in un gruppo già affiatato. E se questo all’inizio le ha provocato più di qualche ansia, parlare con i suoi nuovi capi, e rendersi conto che la loro attenzione primaria è il benessere delle ragazze, ha contribuito a ridarle serenità. Tanto più che qualche collega la conosce già per averla incrociata alle corse. E il resto si vedrà.

Perché all’estero?

Perché quando ho fatto chiarezza in me e ho capito che avrei voluto cambiare squadra, l’unica opzione era andare all’estero. In Italia meglio della Valcar non c’è nulla, perché è al top per le bici, i mezzi tecnici, l’ambiente e i materiali. Devo a loro le prime esperienze internazionali e la possibilità di mettermi in mostra. E quando si sono fatte sotto anche altre squadre, per me è stato davvero gratificante. Scegliere non è stato facile.

Marta Cavalli
Ai campionati italiani all’inseguimento di Elisa Longo Borghini: alla fine Marta sarà terza
Marta Cavalli
Ai tricolori, terza alle spalle di Elisa Longo Borghini
Perché hai scelto la Francaise des Jeux?

Perché fra tutte, mi è sembrata la squadra che davvero stava cercando me. Volevano un’atleta con le mie caratteristiche, così mi sono fidata del mio istinto. E per i prossimi due anni vedremo come andrà e se riuscirò a salire un altro gradino e forse più di uno.

Che cosa hanno visto in te?

Tutte le squadre che mi hanno contattato sono rimaste colpite dal fatto che si sta affacciando alla ribalta una generazione di giovani talenti già capaci di tenere testa a ragazze ben più esperte. Si sono detti attratti dall’idea di far crescere una ragazza cha ha già dei numeri, sapendo di avere davanti un bel margine di tempo. Anche 7-8 anni in cui potrò migliorare ancora. Tanti hanno messo nel mirino il fatto che io sia giovane. E io dal mio punto di vista sono certa che l’esperienza estera sia il tassello che mi manca per arrivare sulla ribalta internazionale.

Pensi che sarà l’inizio della svolta?

Me lo auguro. Firmare per una squadra straniera dà qualcosa in più. Penso alla Fdj, ma anche alla Mitchelton e alla Movistar. Non sei più nella tua comfort zone. Alla Valcar se una domenica va male, nessuno si agita e tu già pensi alla corsa successiva. Zero pressione. In un team più grande invece devi assumerti le tue responsabilità, farti trovare pronta quando hai la squadra che si mette a tua disposizione. Perciò non resta che pedalare e ricambiare la fiducia che hanno scelto di concedermi.

Marta Cavalli, Giro dell'Emilia 2018
In maglia tricolore, con le insegne Valcar, al Giro dell’Emilia del 2018
Marta Cavalli, Giro dell'Emilia 2018
Tricolore al Giro dell’Emilia 2018

Sei ori nelle tesche

Marta ha fatto valigia e porta in Francia i 22 anni, lo sguardo da corridore, i cinque ori in pista agli europei fra juniores e U23 e uno in quello delle elite. Se qualcosa la conforta è anche il fatto che, fatto il primo ritiro a Poitiers dove la squadra ha il suo Service Course, potrà rimanere nella sua Formigara e continuare ad allenarsi come sempre. In attesa del primo ritiro dell’anno nuovo in un luogo più caldo, quando oltre alla temperatura dell’aria si alzerà quella della stagione.

Quindi ora più entusiasmo che ansia?

Decisamente, il nervosismo semmai salterà fuori alla prima corsa. Per ora voglio solo inserirmi bene e contribuire a creare un ambiente sereno, perché solo così si riesce a lavorare bene e si portano a casa i risultati sperati.

A casa cosa dicono?

Sono più contenti di me. Ho sempre avuto il supporto dei miei familiari, da quando sono passata con le elite e facevo fatica a stare in gruppo, poi quando sono venuti i primi risultati. Figuratevi se non ce l’ho adesso.

E le Fiamme Oro cosa dicono?

Abbiamo solo dovuto aggiungere un paio di clausole sul contratto, ma non ci sono problemi.

Allora Marta, ci risentiamo dopo il primo ritiro?

Magari, certo. Per allora saprò dirvi qualcosa di più sul nuovo ambiente, sulla nuova bici e sul mio programma. Sono davvero contenta. Il treno è passato e finalmente ci sono sopra.

Elena Pirrone

Pirrone: «Volevo solo sfidare papà in bici…»

01.12.2020
4 min
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Elena Pirrone è il presente e il futuro del ciclismo femminile italiano. La bolzanina viene da un paio di stagioni non al top. Due annate a rincorrere la condizione, ma se si vince un mondiale a crono e uno in linea non è una casualità (accadde nel 2017 quando era juniores). Significa che la stoffa c’è, che l’atleta deve solo adattarsi al passaggio di categoria. In più la stagione così particolare di certo non l’ha aiutata e lei ha sofferto più di altre la quarantena.

Il suo direttore sportivo alla Valcar, Davide Arzeni dice che Elena non si tira mai indietro, che è una combattente nata e al tempo stesso una ragazza generosa nel confronti del team.

Elena Pirrone
Elena Pirrone, piccolissima, alle corse tra mamma Barbara e papà Renato
Elena Pirrone
Elena, piccolissima, alle corse con papà Renato

Il ciclismo nel Dna

«In effetti – racconta Elena – sono stata abituata sin da piccola ad attaccare, a fare la corsa e non a subirla. Sono impulsiva. E questo non va bene, anche se a volte proprio d’impulso si ottengono bei risultati o magari si coglie la fuga giusta. Davide mi dice di ragionare un po’ di più ma non è facile farlo in quei pochi secondi in corsa, quando devi decidere se andare o meno».

Pirrone è una ciclista completa. Va certamente forte sul passo e anche sulle salite non troppo lunghe è tosta da staccare. E’ quella che si definirebbe una passista scalatrice.

La sua storia con il ciclismo nasce da piccolissima. Sorridiamo quando ci dice che il fatto che diventasse una ciclista fosse già scritto nel suo Dna.

«E’ genetica! Mia mamma Barbara ha corso. Idem i miei zii e lo stesso papà, Renato. Lui prima era un agonista e poi un amatore. Arzeni mi dice: vieni alla Roubaix che con il cognome di tua madre, Moser (anche se con l’accento diverso), la vinci!

«Mi sono innamorata di questo sport vedendo papà. Lo accompagnavo alle gare da quando avevo 10 mesi. Da piccola vedevo il gruppo sfrecciare e tutti quei colori delle maglie, delle bici erano… coinvolgenti. Solo che io volevo solo sfidare papà con il mio triciclo rosso, al quale sono ancora affezionata. E lui mi diceva: aspetta che cresci. Così a forza d’insistere mi hanno iscritto ad una squadra locale, l’Alto Adige».

Lo scorso anno è stata bronzo agli europei a crono U23
Lo scorso anno è stata bronzo agli europei a crono U23

Solo grandi obiettivi

Elena sta maturando, vuol lasciarsi alle spalle le difficoltà che si è trascinata dietro dalla quarantena. Era stata male, non era covid, ma si era dovuta fermare.

«Voglio iniziare a raccogliere dei veri risultati. Non mi sono fermata completamente in autunno, in quanto sono stata ferma cinque settimane a maggio. Per ora faccio ancora poca salita. Di solito preferisco quelle più brevi di 3-4 chilometri, ma dalle mie parti la scelta è ampia. Se devo farne di più lunghe vado sulla Mendola o verso l’Altopiano del Renon. Come detto, in autunno mi sono riposata ma senza mollare del tutto, anche perché nella mia testa ci sono le classiche delle Nord, le Ardenne soprattutto. E ho anche una piccola speranza per Tokyo. Senza contare che gli Europei poi si svolgeranno in casa e poi ci sono anche i mondiali».

Tokyo, Europei, mondiali, classiche: tutti grandi obiettivi. Segno di una mentalità vincente. Per perseguirli Pirrone sta lavorando molto anche sulla parte mentale: migliorare tatticamente, migliorare nelle gestione della sua vita di atleta e curando molto l’alimentazione.

«Ho capito – dice Elena – che il peso è la cosa che fa la differenza. E se negli ultimi due anni ho faticato a trovare la condizione dipendeva da quello. Messo a posto questo punto, sono certa che sarò tranquilla».

Elena Pirrone
Pirrone e l’ex iridata Van Vleuten sul Gavia
Elena Pirrone
Pirrone e l’ex iridata Van Vleuten sul Gavia

Longo Borghini nel cuore

«Elisa è il mio idolo. Un po’ ci assomigliamo. Lei attacca sempre, ci prova, non molla mai… io sono un po’ più veloce. Una cosa che mi “super gasa” è che correndo entrambe per la Polizia abbiamo lo stesso casco, gli stessi occhiali e a volte capita che mi dicano: ti ho scambiato per Elisa. E mi vengono gli occhi a stellina! Mi piacciono molto anche Elena Cecchini e Tatiana Guderzo. Lei al mondiale di Innsbruck (il primo da elite per Elena, ndr) mi ha aiutato davvero molto. Però, non me ne vogliano le altre, Elisa è la prima per me.

E tra le straniere?

«Van der Breggen – dice senza pensarci – ha uno stile unico, sempre composta agilissima. E la Van Vleuten: devi spararle per mandarla piano! Quando si alza sui pedali… ciao. A Livigno ci siamo allenate insieme. Abbiamo fatto il Gavia e poi lei ha proseguito per il Mortirolo. Ha una testa: se deve fare dieci, fa dieci. Non credo che rispetto a loro a noi italiane manchi qualcosa, semmai loro hanno altre strutture e più squadre femminili ed è questo nel complesso a fare la differenza».

Valentino Vila, Elisa Balsamo, tricolore donne junior, Boario Terme 2016

Il signor Valentino: padre, manager e tifoso

19.11.2020
6 min
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«Vuole davvero sapere – chiede Valentino Villa – chi sia Elisa Balsamo? Glielo dico. Lei magari non vorrebbe, ma mi ascolti e scusi se mi commuovo. L’anno scorso salta fuori un grosso sponsor. E’ la svolta. Invece dopo un po’ mi chiamano e dicono che salta tutto, perché sono stati acquisiti. Rischiavo il tracollo e ho trovato giusto dirlo alle ragazze. Eravamo in mezzo alla strada. Io parlavo e loro piangevano: mi chiedo che cosa abbia pensato la gente che passava. Forse avrei dovuto chiudere, ma a quel punto Elisa prese la parola. “Valentino – disse – se ti può essere utile, visto che mi hai dato la possibilità di entrare nelle Fiamme Oro, prendi pure il mio stipendio”. Sul momento mi sono sentito gratificato. Poi mi sono rimboccato le maniche. Prendo energia da queste cose, come fai a tradirle?».

Chiara Consonni, Plouay 2020
Chiara Consonni vincitrice a Plouay: «Lei è il direttore d’orchestra!»
Chiara Consonni, Plouay 2020
Chiara Consonni prima a Plouay 2020

Prima la persona

Valentino Villa è un brav’uomo. Cominciamo facendogli notare il bene che Elisa Balsamo ci ha detto sul suo conto e già basta perché si commuova ancora (i due sono insieme nella foto di apertura, datata 2016).

«Ho sempre pensato che per avere un buon rapporto con l’atleta – dice – devi creare un legame con la persona. Avere questa squadra mi è servito tanto. Ho quattro figli e ho capito di non averli ascoltati abbastanza. Grazie alle mie ragazze, anche nei momenti difficili, ho scoperto che dentro questi ragazzi c’è tanta roba. E allora ho imparato a starmene zitto ad ascoltare…».

Strade di Bergamo

La Valcar-Travel Services è una delle più forti squadre italiane, che spesso le suona agli squadroni WorldTour. Iniziano dalle esordienti e arrivano alle elite: 31 ragazze in tutto. E lassù, fra coloro che lasciano il segno, ci sono campionesse d’Europa e del mondo. Da Elisa Balsamo a Chiara Consonni, da Martina Alzini a Marta Cavalli, da Vittoria Guazzini a Miriam Vece passando per Elena Pirrone.

Valcar fa da trent’anni fresatura e tornitura di metalli a Bottanuco, in provincia di Bergamo. Travel & Service effettua noleggi con conducente, ugualmente nella bergamasca.

Marta Cavalli, Giro dell'Emilia 2018
Marta Cavalli tricolore al Giro dell’Emilia 2018: dal 2021 passa in Francia alla Fdj
Marta Cavalli, Giro dell'Emilia 2018
Cavalli, tricolore al Giro dell’Emilia 2018
Come mai il ciclismo?

Ho corso da ragazzino. A 14 anni ero tornitore e frequentavo la scuola serale, ma due volte a settimana riuscivo ad allenarmi. Poi ho capito che non si può fare tutto e mi sono buttato sul lavoro. A 21 anni mi sono sposato e guardavo le corse in tivù, ragionando sulle tattiche come i grandi diesse. Seguire una corsa dalla macchina è l’unica cosa che invidio al mio direttore sportivo. 

Poi cosa è successo?

Avevo due sogni. La mia squadrettina di esordienti e allievi. E seguire una Roubaix sull’ammiraglia della Mapei. Finché mia figlia, la più piccola, cominciò a correre. E lì mi si aprì il mondo. Andai a seguirla nella prima gara a Bologna, che fu vinta da Elisa Longo Borghini. Non credevo che fra le ragazze ci fosse quella serietà e quel bel clima. Così di ritorno chiamai mia moglie e il mio socio davanti alla macchina del caffè, chiedendo che mi permettessero di esaudire il mio sogno nel cassetto. Loro accettarono, era il 2009. La prima ammiraglia la comprammo usata dalla Lampre e la verniciammo.

Parlano di lei come un padre.

E loro sono le mie figlie. Ho la fortuna di essere sempre presente. In tanti anni ho perso a dir tanto 7-8 gare. Per seguire tutte le categorie, mi è capitato di fare fino a 1.350 chilometri nello stesso giorno.

Elisa Balsamo, Madrid, Ceratizit Challenge by La Vuelta, 2020
Elisa Balsamo vince a Madrid la Ceratizit Challenge by La Vuelta
Elisa Balsamo, Madrid, Ceratizit Challenge by La Vuelta, 2020
Elisa Balsamo, Madrid, Ceratizit Challenge by La Vuelta, 2020
Poi è arrivata una certa Elisa Balsamo…

Vivendo il vivaio, vedo il cammino delle ragazze. Vado a conoscere i genitori. Chi si perde è solo perché non trova le condizioni giuste. Vidi Elisa, era il 2014. Aveva ancora 16 anni e le dissi: “Tu sei come Ronaldo”. Sentivo il peso di questa responsabilità, perché avevo già in mente di fare la squadra elite e sapevo che al primo anno da junior avrebbe corso da sola.

E lei?

Capì benissimo. Le dissi che avrebbe dovuto fare goal da sola. Vennero tanti piazzamenti, ma a fine anno vinse il mondiale nello scratch. Il primo lampo di Ronaldo.

Cosa fa Valentino nella squadra?

Sono quello che le chiama quando sono in crisi. Nel ciclismo sono l’ultimo arrivato, ma credo che la loro tensione sia soprattutto psicologica. Non mi piacciono le pressioni eccessive, quando vanno forte non serve incalzarle. Quando le ragazze arrivano alla gara, devono essere felici.

Felici?

La gioia di vivere deve far parte del gioco. Sono una bella banda, a volte anche a me è capitato di tenerne a bada l’esuberanza. Una volta in Belgio ho dovuto chiedere che abbassassero la voce al ristorante, con Chiara Consonni direttrice d’orchestra. Ma se l’atleta è felice, se il suo sguardo è felice, ti dà il 100 per cento. Va bene tutta la tecnologia, ma è fondamentale che ogni ragazza sia in armonia con la squadra.

Un po’ manager e un po’ psicologo, insomma?

Se ne vedo una pensierosa, prima faccio una battuta, poi la invito a fare due passi e parlare. Si confidano. L’uomo puoi insultarlo e motivarlo, la donna va ascoltata e capita. Ci dicono che le viziamo, ma si confidano più con noi che con i genitori.

Vittoria Guazzini, Fiamme Oro
Vittoria Guazzini in azione ai tricolori di Breganze
Vittoria Guazzini, Fiamme Oro
Guazzini ai tricolori di Breganze
Valentino, come va con gli sponsor?

Sono spesso in ufficio a ragionare. Chiamo il sabato, anche la domenica o alle otto di sera. Chiedo scusa sempre a tutti, è il mio limite. Spero capiscano. Valcar ha un significato, ma se ci fosse la possibilità di un grosso nome, non sarebbe un problema. Vedo le cifre che offrono alle nostre ragazze, io non ci arrivo. Così già da tempo ho deciso. Ma se dovessi trovare un grosso nome, basta chiamarsi Valcar, ma ugualmente vorrei carta bianca. E’ quella la nostra forza.

Teme che dopo le Olimpiadi arriveranno gli squadroni con i soldi?

Se sei ricco e le vuoi tutte, non riesci a prenderle. Se il nostro gruppo non c’è più, il giocattolo si frantuma. Siamo noi il collante, per quello sto provando di tutto per tenerle insieme. Ho avvicinato dei team manager dei pro’. Ho chiesto un incontro per ragionare, non sapendo che opinioni avessero del ciclismo femminile. E l’incontro è stato addirittura rifiutato. Che modi sono? Questa gente non è mai stata nel mondo del lavoro.

Qualcuna andrà via?

Capisco la scelta di Marta Cavalli, che ha scelto di andare alla Fdj in Francia. Non posso e non sarebbe giusto trattenerle, è la loro vita. Quello che chiedo scherzando sarà semmai che mi invitino al matrimonio.

Perché non la vediamo mai in giro, signor Valentino?

Non voglio essere fotografato. Alle gare sono sempre defilato, l’apparire non mi appartiene. Poco prima di sposarmi, dissi a mia moglie che era il giorno più brutto della mia vita. Lei per poco non svenne, poi capì. Non volevo essere al centro dell’attenzione. Qualche foto di squadra l’ho fatta, ma poco più.

Che cosa è cambiato?

Ho scelto di farmi vedere. Prima ho rifiutato le interviste, ma per il bene della squadra ora le faccio. E’ d’obbligo per un manager, d’obbligo per le mie ragazze.