Vittoria Rubino, rinnovata la gomma per il training intenso

08.05.2025
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Vittoria Rubino è un sorta di riferimento per chi, da sempre, vuole uno pneumatico longevo ed affidabile, con tanto grip e capace di “funzionare bene” con diverse tipologie di clima e terreni.

Rubino si rinnova pur non cambiando pelle e portando avanti il concetto di pneumatico evoluto per l’allenamento. Il design del battistrada si aggiorna, senza cambiare in modo radicale. Diventa più veloce, sempre con un grip ottimale in diverse situazioni, super robusto e anche più sostenibile in termini di produzione. Lo abbiamo provato in anteprima.

Il nuovo Vittoria Rubino
Il nuovo Vittoria Rubino

Come è fatto il nuovo Rubino

E’ disponibile nella versione TLR/tubeless ready (quella provata da noi) e per copertoncino. Due le colorazioni, total black e con i fianchi beige. Dal punto di vista di posizionamento nel mercato, è sopra la famiglia Zaffiro, subito sotto a Corsa N.EXT e RideArmor.

Ha una carcassa in nylon da 100 Tpi /fili per pollice quadrato), soluzione voluta per implementare una volta di più la robustezza e la durata di quello che è lo scheletro dello pneumatico. Dal TLR alla versione per camera d’aria cambiano i cerchietti di sostegno (è uno pneumatico pieghevole). Sono in Zylon quelli per il TLR, con spessore maggiorato, in Kevlar e più sottili per la versione tube type. Sono entrambi compatibili con i cerchi hookless (dalla misura 28 in avanti). TLR o per clincher, Vittoria Rubino ha un tallone rinforzato proprio in questa zona e ha l’obiettivo di aumentare la protezione in un punto sempre delicato. Lo pneumatico tubeless aggiunge uno strato impermeabile all’interno ed entrambe hanno una bandella centrale che protegge dalle forature.

La mescola è un blend di Graphene e Silica. Rispetto alla versione precedente è stato aggiornato il disegno del battistrada, sempre con una sezione slick centrale, con i punti di transizione verso gli intagli rivisti. Meno accentuati vicino alla parte slick, più profondi ai lati. Le sezioni disponibili sono cinque: 26 e 28, 30, 32 e 34, con prezzi di listino di 61,95 euro per il TLR, 46,95 per il copertoncino.

Il test del TLR, sezione da 30

Ci piace partire da un presupposto, che diventa anche una nostra considerazione. Da sempre riteniamo lo pneumatico Vittoria Corsa Pro Control (ancora di più da quando c’è il TLR), una delle migliori opzioni che offre il mercato e spesso è poco considerato perché sovrastato dal fratello Corsa Pro. Tra i vantaggi di Control c’è una maggiore versatilità/longevità, fattore non banale pesando alla qualità media (pessima) delle nostre strade ed asfalti. Vittoria, avvicina di molto il nuovo Rubino TLR al Corsa Control, soprattutto se consideriamo la scorrevolezza ed il feeling.

Il nuovo Rubino TLR, pur trattandosi di un tubeless sviluppato per essere robusto e longevo, non è uno pneumatico eccessivamente duro, mantiene una buona pastosità nella zona superiore con dei fianchi molto morbidi e flessibili. Cosa significa? Rispetto alla versione precedente si adatta meglio alle diverse pressioni di esercizio, avvicinandosi parecchio alle risposte della carcassa di Pro Control (che è in cotone). Non un semplice dettaglio, in quanto influisce in modo esponenziale sul comfort dello pneumatico, sulla stabilità dell’intera ruota (anche quando si affrontano tratti sconnessi e strade bianche), non in ultimo sul grip. E’ fondamentale adeguare la pressione (il Tire Pressure Vittoria è un valido supporto) e trovare quel range corretto, valutando cerchio/stile di guida/peso dell’utilizzatore (e anche l’eventuale impiego di un inserto).

In conclusione

Il nuovo Rubino mantiene una forte connessione con il passato, ma si avvicina in modo importante ad un segmento performance/all-round. A nostro parere resta uno degli pneumatici di riferimento in ambito allenamento/utilizzo a 360° e con gli opportuni aggiustamenti (relativi a ruote, inserti e sezioni adeguate) sconfina verso un impiego che pensa agli sterrati battuti, leggeri.

Infine, nell’ottica di sfruttare lo pneumatico al pieno delle potenzialità, senza snaturarlo, vediamo il binomio ottimale con ruote endurance ed un canale interno del cerchio da 22 millimetri in avanti (soprattutto se consideriamo una sezione da 30 come quella della nostra prova).

Vittoria

Vredestein Superpasso PRO TLR, il tubeless per correre

29.04.2025
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Evolve il tubeless di punta della gamma Vredestein. Ora il Superpasso TLR adotta il suffisso PRO ed incorpora una nuova soluzione tecnologica relativa alla costruzione della carcassa.

Active Control Technology viene introdotta con il nuovo pneumatico TLR (disponibile anche nella versione copertoncino). Si tratta di una carcassa con fili direzionali e non sovrapposti, con una drastica riduzione di peso. Entriamo nel dettaglio.

Vredestein Superpasso PRO TLR, il tubeless per le competizioni
Vredestein Superpasso PRO TLR, il tubeless per le competizioni

Superpasso PRO TLR vs TLR

Il DNA Vredestein resta ed è ben visibile anche nell’ultima versione. Non cambia il design del battistrada (che rimane pastoso e quasi malleabile, in special modo con l’aumento della temperatura esterna), caratterizzato dai lunghi intagli laterali con le classiche “punte” che si spingono verso il centro dello pneumatico. La mescola adotta un blend di tre densità differenti (TriComp Technology). Resta anche la forma tipica di Vredestein, con un tubeless molto rotondo una volta montato/gonfiato alla pressione adeguata.

La nuova tecnologia Active Control del battistrada è introdotta per la prima volta su gomme tubeless. Si riferisce alla carcassa, dove un singolo layer direzionale di tessuto (senza sovrapposizioni), permette di risparmiare peso e aumenta le performance. Lo pneumatico, a parità di sezione e se messo a confronto con la versione più anziana, è più veloce e reattivo, più leggero e più resistente.

Tre larghezze disponibili

25, 28 e 32 millimetri di larghezza, misure mutuate anche dalla versione per camera d’aria, così come le colorazioni, total black o con i fianchi beige. Molto interessanti i valori alla bilancia dichiarati, soprattutto per la versione tubeless: 265, 280/290 e 315/325 grammi (è piuttosto leggero, al di sotto della media della categoria).

Resta nel range di una categoria top level il copertoncino, con pesi dichiarati compresi tra i 195 e 245 grammi (da evidenziare che la colorazione beige/transparent risparmia qualche grammo, rispetto alla total black). Abbiamo rilevato un valore alla bilancia di 288 grammi per lo pneumatico da noi utilizzato durante il test, 28×622 nella colorazione beige/transparent.

I nostri feedback

Rispetto alla generazione precedente il tubeless è stato migliorato di molto, soprattutto nella tenuta (anche in curva ad andatura elevata) della velocità e nelle fasi in cui lo pneumatico deve assecondare/aiutare i cambi di ritmo. Il nuovo Superpasso PRO è decisamente più reattivo. Resta un comfort di buon livello, considerando la categoria del quale fa parte. Il nuovo si spinge in modo maggiore verso una prestazione di livello top.

Ottimale la gestione del range di pressione, fattore che aumenta la sfruttabilità dello pneumatico. Raggiunge il suo massimo quando l’asfalto è secco, asciutto e la temperatura passa i 20°, ma si comporta bene anche con asfalto umido e temperature che scendono sotto i 15°. Come tutti i Vredestein, anche il nuovo PRO (una volta montato e gonfiato alla pressione di esercizio adeguata/preferita) è molto rotondo e presenta dei fianchi dritti (non bombati verso l’esterno). Questo aspetto è da considerare nell’ottica della misura effettiva dello pneumatico, che tende ad essere più abbondante della dichiarata. L’esempio è il nostro doppio test: con un canale interno del cerchio la misura effettiva è di 29 millimetri, con un canale da 23 il Superpasso PRO arriva a 31. Quindi, attenzione alle tolleranze con il telaio e alla pressione di gonfiaggio.

Cerchio con canale interno da 23 millimetri, larghezza effettiva della gomma 31 millimetri
Cerchio con canale interno da 23 millimetri, larghezza effettiva della gomma 31 millimetri

In conclusione

Il nuovo Vredestein Superpasso PRO TLR è uno di quegli pneumatici fatti per essere sfruttati durante le gare. E’ cucito sulle esigenze di chi vuole sentire la gomma, che ama una certa secchezza da parte dello pneumatico in fase di accelerazione cambio ritmo, senza mai rinunciare al grip. E’ dedicato anche a chi vuole sentire girare la gomma sulla strada, ben inteso che non è uno pneumatico rumoroso.

La tenuta di strada è eccellente ai lati dove entra in gioco anche la forma rotonda che permette di sfruttare tutto il tubeless. Infine, il nuovo Vredestein è uno di quei tubeless che mette tutto sul piatto quando fa caldo e la temperatura dell’asfalto si alza.

Vredestein

Nuovo Continental Grand Prix TR, giusto prezzo e DNA racing

04.03.2025
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Ecco la nuova versione del Continental Grand Prix TR, tubeless ready robusto sviluppato per macinare chilometri ed essere un riferimento in fatto di durata.

Il nuovo Conty è un punto di unione tra i tubeless top di gamma e gli entry level. Ha un indirizzo endurance che abbraccia diverse tipologie di utenza, ma non vuole sostituire il modello AS. Vediamo le caratteristiche principali e le nostre considerazioni del test in anteprima.

Gomma endurance e anche da Strade Bianche
Gomma endurance e anche da Strade Bianche

Come è fatto il Grand Prix TR

Partendo dalla carcassa, quest’ultima adotta una nuova costruzione che si basa su una stratificazione ed incrocio dei fili con 4 direzioni (e sovrapposizioni) differenziate. La soluzione permette al tubeless di essere robusto senza aumentare eccessivamente di peso, di mantenere la forma originale per migliaia di chilometri ed ore di utilizzo, di essere resistente agli agenti esterni.

La forma è quella arrotondata che accomuna la famiglia GP di ultima generazione, con i medesimi intagli e scolpiture. Anche la tipologia di mescola fa parte della famiglia Continental ed è la BlackChili. Il nuovo Grand Prix è disponibile nella sola versione nera ed in 4 larghezze: 25, 28 e 30, 32-622. E’ perfettamente compatibile anche con i cerchi hookless. Il prezzo di listino è di 61,95 euro (per singola gomma).

Il nostro test in anteprima

Continental Grand Prix TR è un tubeless endurance per concetto, perché è pensato/sviluppato per resistere migliaia di chilometri, è robusto, perché nelle sezioni più “ciccione” (ricordando che la nostra prova vede come soggetto la misura da 30 millimetri) non cambia le caratteristiche tecniche principali. E’ un tubeless ready che non ha paura degli asfalti umidi e bagnati, delle basse temperature e delle strade disastrate (davvero imbarazzanti) che ormai caratterizzano l’Italia in lungo e in largo. Se utilizzati con il giusto range di pressioni, offrono un’interfaccia ammortizzante che porta dei vantaggi in fatto di sicurezza e stabilità.

Il nostro peso è di circa 66 chilogrammi ed abbiamo utilizzato delle pressioni di esercizio comprese tra le 4,4 e 4,7 atmosfere per l’anteriore, 4,5 e 5 per la gomma posteriore. Le abbiamo utilizzate su ruote da strada classiche con profilo da 50 millimetri, ma anche su ruote gravel race (sempre da 50 di altezza) con canale interno largo 24. Con tutta onestà abbiamo preferito questo secondo binomio, perché permette di sfruttare meglio la larghezza dello pneumatico che rimane perfettamente in linea al cerchio (non spancia ai lati).

Non è come la versione 5000, ma…

Il nuovo Grand Prix TR si colloca a metà strada tra il super performante GP5000 TR e Ultra Sport. E’ un tubeless che accontenta la gamma media e fa collimare delle buone prestazioni a una super durata, con un versatilità ottimale.

Le differenze con il 5000 ci sono e una volta su strada emergono senza tanti complimenti. E’ pur vero che il tubeless ready Continental non vuole essere il nuovo punto di riferimento, ma semplicemente vuole colmare quella lacuna ad oggi presente nella gamma del marchio tedesco dedicata alle bici da strada. Senza spendere una follia, considerando che è uno pneumatico che fa della longevità un punto di forza, il nuovo Grand Prix TR diventa un riferimento per chi vuole un tubeless performante al giusto prezzo.

Continental

La Intermarché passa ad Hutchinson, il feedback di Colleoni

05.02.2025
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Da Continental ad Hutchinson, un cambio non da poco in casa Intermarché-Wanty, anche se resta la tecnologia tubeless per gli pneumatici. Quello di Hutchinson è un ritorno ufficiale, ma solo in parte, perché la realtà dei fatti è che la tecnologia delle mescole Hutchinson, delle carcasse e delle strutture delle gomme è mutuata da alcune aziende di pneumatici del settore, per la strada, la mtb e anche nel ciclocross.

Kevin Colleoni al primo ritiro e durante i test con i nuovi materiali (foto @cyclingmedia agency)
Kevin Colleoni al primo ritiro e durante i test con i nuovi materiali (foto @cyclingmedia agency)

Abbiamo chiesto a Kevin Colleoni, uno dei quattro azzurri del team belga con Busatto, Rota e Petilli, cosa sia cambiato in termini di feeling, sensazioni e feedback dopo circa un paio di mesi di utilizzo. E’ ovvio che alle spalle di una sponsorizzazione e fornitura tecnica, nei confronti di un team WorldTour, ci sono delle direzioni di ricerca e sviluppo, marketing e visibilità, ma anche di crescita del marchio sotto molti aspetti. La fornitura diretta di Hutchinson è parte di una strategia ben precisa.

Quando sei entrato in contatto con i nuovi materiali?

A dicembre, durante il primo ritiro ufficiale che è stato anche diverso da altri degli ultimi anni, perché ci hanno presentato i nuovi tubeless. I responsabili di Hutchinson ci hanno messo sul piatto dati, numeri, analisi e abbiamo fatto anche dei veri e propri workshop.

Rispetto alla generazione precedente cambia il design del battistrada e probabilmente anche la mescola (foto @cyclingmedia agency)
Rispetto alla generazione precedente cambia il design del battistrada e probabilmente anche la mescola (foto @cyclingmedia agency)
Da Continental ad Hutchinson, un cambio che non passa inosservato.

Un cambio non da poco, anche noi ci siamo accorti di questo, oltre ad una bici che oggi è equipaggiata full Shimano. Abbiamo i pedali Dura Ace che hanno sostituito i Look.

Torniamo ai tubeless, avete fatto dei test e fornito riscontri fin dal primo ritiro?

Ne abbiamo fatti diversi durante il primo collegiale, conditi da riunioni e dove man mano sono state prese in considerazione delle prove eseguite da laboratori esterni. Test che presumo siano stati fatti prima del ritiro.

Una combo di Hutchinson con le ruote NewMen dai raggi in carbonio (foto @cyclingmedia agency)
Una combo di Hutchinson con le ruote NewMen dai raggi in carbonio (foto @cyclingmedia agency)
Riesci a quantificare un cambio da Continental ad Hutchinson?

La scorrevolezza è praticamente uguale a Continental, a parità di sezione, pressioni e condizioni meteo. In generale molto bene, anche se credo sempre che la prova del nove sia la situazione di gara. Quello che invece ha colpito in modo positivo tutti i corridori del team è un maggiore grip in situazioni di umido e bagnato.

Hai e avete trovato una mescola più morbida?

Sì, esatto. Un aspetto che è stato oggetto di confronto con lo staff tecnico della squadra e di Hutchinson. Proprio per questo motivo siamo al corrente di un consumo maggiore del battistrada, rispetto a Continental. E’ un fattore che non riguarda noi corridori, piuttosto l’azienda ed eventualmente i meccanici, ma al tempo stesso abbiamo un tubeless che ha una super tenuta.

Una tipologia di tubeless per le gare e 3 profili differenti ruote (foto @cyclingmedia agency)
Una tipologia di tubeless per le gare e 3 profili differenti ruote (foto @cyclingmedia agency)
Pneumatici super agili in diverse situazioni?

Agili e scorrevoli a prescindere dalla tipologie di ruote utilizzate, dai profili più alti a quelli bassi.

Il cambio di gomme prevede anche pressioni di esercizio variate?

Di pochissimo, nel senso che con Hutchison rimaniamo più bassi.

Le pressioni sono concordate con il team?

Sì, con delle tolleranze in base al feeling e condizioni delle strade o del meteo. Tutto è concordato con lo staff tecnico e con una sorta di supervisione di Hutchinson che ha dato delle indicazioni per sfruttare al meglio gli pneumatici. Per quanto mi riguarda, rimango sempre tra le 4,5 e 4,7 atmosfere, tra bagnato e asciutto.

In test gomme prototipo per le gare del Nord? Possiamo scommetterci (foto @cyclingmedia agency)
In test gomme prototipo per le gare del Nord? Possiamo scommetterci (foto @cyclingmedia agency)
E’ stato fornito solo un modello, oppure diversi modelli di pneumatici?

Un modello di tubeless specifico per le gare e montato sulle ruote da gara. Con Hutchinson abbiamo, per ora, una sola versione. Con Continental non di rado usavamo i tubeless TT anche per le corse in linea con clima caldo ed asciutto, al posto dei TR. Poi abbiamo una versione Hutchinson più durevole da usare a casa sulla bici da allenamento. Entrambi tubeless.

Sempre tubeless anche in allenamento?

Sempre. Oltre ad una questione legata alla fornitura tecnica c’è anche la volontà del corridore di mantenere lo stesso feeling, per il training e in gara.

I vermicelli e la punta di Effetto Mariposa, nella tasca di Colleoni durante l’allenamento (foto Colleoni)
I vermicelli e la punta di Effetto Mariposa, nella tasca di Colleoni durante l’allenamento (foto Colleoni)
Quando esci in allenamento cosa porti con te, per contrastare eventuali forature e danni alle gomme?

Partiamo dal presupposto che da quando uso i tubeless non ho mai più avuto la necessità di farmi venire a prendere lontano da casa. Direi che non è male. In caso di microforature il liquido chiude e spesso non ci si accorge neppure di aver forato.

E se il buco è più grande?

Ho e abbiamo preso l’abitudine di mettere in tasca i vermicelli (EffettoMariposa, ndr) che ci ha fornito lo sponsor. Nel caso di un taglio, o danno importante con grosse dimensioni, difficile da chiudere con il solo liquido.

Molto buone le sensazioni di scorrevolezza e grip (foto @cyclingmedia agency)
Molto buone le sensazioni di scorrevolezza e grip (foto @cyclingmedia agency)
Come funziona quando devi cambiare e/o integrare un componente che utilizzi in allenamento?

Durante il primo ritiro ci viene data una fornitura che prevede anche un cambio. Parliamo di tubeless, quindi una coppia in uso e una di scorta. Nel caso ci fosse un danno, o il semplice consumo, si chiede al team quando si resta lontano dalle corse per un lungo periodo, oppure si chiede un’integrazione al momento in cui ci trova per le gare.

Per quanto concerne le sezioni?

Larghezza da 28, sempre. Quelli da 30 e oltre solo per le gare del pavé e del Nord in genere.

Oldani ci riprova: nuovo preparatore e finalmente i tubeless

04.01.2025
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Oldani è di buon umore e quando gli diciamo che la nuova maglia della Cofidis piacerà sicuramente ai tifosi della Roma, la guarda e sorride. I nuovi colori, con il giallo e il rosso, danno alla divisa un tocco vivace e sbarazzino. Quasi il segno di un nuovo inizio nelle forme e nella sostanza. L’arrivo di Mattia Michelusi e del suo staff fra i preparatori e l’adozione di nuove ruote e nuovi materiali ha rinfrescato l’approccio degli atleti e il cambio di marcia, per ora nell’attitudine, si percepisce chiaramente.

«Sono a casa fino a martedì- dice Oldani, che il 10 gennaio compirà 27 anni – poi martedì vado in ritiro a Denia con la squadra. L’inverno sta andando bene, tutto tranquillo. Quello che sta cambiando in squadra ci voleva proprio, sul fronte della prestazione e dei materiali. E’ quello che effettivamente fa la differenza nel ciclismo moderno. Secondo me l’anno scorso alcuni risultati sono dipesi anche da questo. Con Mattia per quello che ho potuto vedere finora, abbiamo un’altra marcia. Un’altra mentalità, un’altra voglia di fare».

La squadra francese ha scelto il velodromo di Roubaix per le foto di inizio anno, approfittandone per test su posizioni e materiali (foto Team Cofidis)
Hai cambiato anche tu preparatore?

Non sono direttamente con Michelusi, ma con Luca Quinti, però con la coordinazione di Mattia. C’è un lavoro coeso di tutti i preparatori interni alla squadra. Mi sto trovando molto bene. Lavoriamo più in linea con le moderne metodologie, la squadra ha preso una decisione corretta.

Il tuo 2024 era partito con grandi attese, poi un infortunio e un continuo rincorrere…

E’ stato sicuramente un anno molto molto complicato, è inutile nasconderci. Sono stato molto sfortunato e penso che questo lo abbiano visto tutti. Cadute e una serie di vicissitudini che hanno portato a una stagione molto travagliata. Nel male sicuramente ho imparato qualcosa, perché non mi era mai successo di iniziare la stagione con una frattura, in questo caso dello scafoide.

Che cosa hai imparato?

A gestirla oppure come si sarebbe dovuta gestire. Non mi era mai successo e non ho avuto la freddezza, né io né chi mi era vicino, di prendere il tempo giusto. Avremmo dovuto capire che non saremmo riusciti a ripresentarci bene alla Tirreno, alla Sanremo e agli appuntamenti che ci eravamo dati. Io da corridore mi sono fatto prendere dalla voglia di fare: stavo già bene, ho avuto troppa fretta di rientrare. E alla fine l’ho pagata per metà stagione. Ho capito che l’importanza delle basi nella preparazione è fondamentale. Una cosa su cui mi sono concentrato molto quest’anno.

L’intervento sullo scafoide rotto da Oldani il 28 gennaio è stato eseguito dall’equipe del dottor Loris Pegoli
L’intervento sullo scafoide rotto da Oldani il 28 gennaio è stato eseguito dall’equipe del dottor Loris Pegoli
In che modo rientrare troppo in fretta ti ha danneggiato?

Facevo un giorno molto bene, diciamo alle stelle, e i cinque successivi alle stalle. Diventava complicato far combaciare il momento giusto con le stelle, per cui per la maggior parte delle volte ero alle stalle (sorride, ndr). Ne soffrivo sia mentalmente sia fisicamente. Poi è stato tutto un rincorrere, aggiungere corse, continuare ad avere sfortune, ricadere, rincorrere di nuovo. Anche il Giro d’Italia non era programmato, si è inserito poco prima.

Non era nei programmi?

C’è entrato un mese prima, più o meno. Avrei voluto prepararlo, poi è stato aggiunto il Romandia e ci sono arrivato che ero già a mezzo e mezzo. In Svizzera ho preso freddo, sono arrivato alla partenza da Torino che non andavo. Mi sono ammalato, altre vicissitudini. Per fortuna dopo il Giro sono stato bravo. Non sono andato al Tour, ma sono riuscito a resettarmi mentalmente e fisicamente. Sono stato per tre settimane in altura, mi sono allenato molto bene e quando sono tornato, ho fatto un mese abbondante senza uscire dai primi 10. Sono ritornato lo Stefano di sempre.

La Cofidis ti aveva preso perché portassi risultati e punti: si riparte con gli stessi obiettivi?

Di sicuro le mie ambizioni non cambiano. Penso che con il supporto giusto del preparatore e i nuovi materiali, posso tornare a dimostrare di avere le qualità che servono. Forse sono un po’ diminuite le attese, ma va bene così. Sarà uno stimolo per dimostrare quello che valgo. Ho un bel programma, ne sono soddisfatto. L’unica corsa che non farò e un pochino mi dispiace è la Sanremo, ma bisogna ammettere che per un corridore come me è una corsa chiusa. Però farò Mallorca, Valencia, Laigueglia, Murcia, Almeria, la Tirreno, poi il Cataluyna. Tante corse con percorsi selettivi e la possibilità di arrivare a sprint ristretti.

Al Tour de l’Ain sono arrivati i migliori risultati di Oldani: 3° in classifica e maglia a punti (foto Instagram/Getty Images)
Al Tour de l’Ain sono arrivati i migliori risultati di Oldani: 3° in classifica e maglia a punti (foto Instagram/Getty Images)
Hai parlato spesso di materiali, quello che salta agli occhi è che avete cambiato ruote e userete finalmente pneumatici tubeless…

Quando sono arrivato dalla Alpecin, ho cercato di portare la mia esperienza. Ma visti i risultati che avevo, mi sono rimboccato le maniche e ho pensato solo a pedalare. Quest’anno la prima cosa di cui si è parlato è stato proprio questa svolta tecnica e io sono super felice, perché usavo i tubeless già in Alpecin. Avremo le gomme Vittoria che ho usato anche alla Lotto e sono prodotti eccezionali, hanno un grip e una scorrevolezza notevoli che permetteranno di andare forte e risparmiare energie. Le ruote sono le Bora Campagnolo, che sono rigide, aerodinamiche e scorrevoli. Sono molto felice, l’abbiamo provata e la bici è svoltata completamente.

Il telaio resta lo stesso?

Sì, è sempre stato un bel telaio che forse non rendeva al meglio, mentre ora è molto più performante. Davvero una svolta.

Ben O’Connor, che ha trascorso quattro anni in una squadra francese ha raccontato di aver dovuto imparare per forza il francese: come procede il tuo inserimento in squadra?

Ho un bel rapporto con tutti e anche io sto imparando il francese. Non lo parlo fluentemente però mi faccio capire. Mi è capitato anche di intervenire bene durante il meeting. A livello tecnico, riesco a spiegarmi, quindi dinamiche di corsa e vari aspetti del ciclismo. Per il resto della conversazione sono un po’ impacciato perché ci sono parole che si usano un po’ meno, ma piano piano ci arrivo. La squadra sta diventando un po’ più internazionale, però anche Michelusi e lo staff performance ci spingono ad andare nella direzione del francese. Se proprio è necessario ci si sforza di usare l’inglese, ma se fai capire che vuoi imparare il francese, non ti dicono di no…

I direttori sportivi parlano francese?

Alcuni anche inglese, alcuni solo francese. L’anno scorso ad esempio al Tour de l’Ain si parlava solo francese. Ero secondo in classifica generale e la comunicazione era importante e abbiamo faticato un po’. Però alla fine è andata bene, ci siamo arrangiati e le cose si dicevano. Quello che conta ora è fare una buona base, avere una buona preparazione e i materiali giusti. Adesso sta a me, lingua o non lingua. Voglio far vedere che Oldani sa ancora fare il suo mestiere.

Vredestein Aventura Seta, quando il gravel è veloce

08.07.2024
5 min
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Vredestein torna a spingere forte sui pedali (anche nel gravel) con una serie di pneumatici tubeless di nuova concezione. Il DNA racing del marchio è tangibile e Aventura Seta (specifico per il gravel veloce) ne è un esempio.

Aventura Seta è una sorta di semi-slick adatto a terreni compatti, con una banda centrale completamente liscia e una tassellatura mediana/laterale che cambia forma per ben tre volte (fa parte della tecnologia TriComp per il battistrada). Si tratta di uno pneumatico per un gravel scorrevole, con un accentuato grip laterale. Lo abbiamo provato.

Tubeless per terreni compatti e scorrevoli
Tubeless per terreni compatti e scorrevoli

Tubeless ready di Vredestein

Aventura Seta nasce per essere veloce e decisamente non è un compromesso. E’ un tubeless ready dedicato alla stagione secca e/o a terreni compatti dove è possibile fare velocità. Ha una carcassa da 120 Tpi (fili per pollice), piuttosto morbida e malleabile. E’ uno pneumatico di elevata caratura tecnica, pieghevole e abbastanza facile da tallonare. Il cerchietto è arcigno, ma non è prepotente, significa che ci vuole un po’ di forza in fase di tallonatura, ma una volta ingaggiato è parecchio stabile e decisamente affidabile.

Per intenderci, Aventura Seta non è uno di quei gravel tubeless eccessivamente morbidi che tendono a staccarsi dal cerchio quando perdono pressione ed ha i bordi molto sostanziosi. Inoltre, 444 grammi rilevati nella misura da 38 millimetri lo collocano tra i tubeless leggeri ( considerando la categoria del tubeless con la carcassa sintetica).

Arrotondato ai lati

Le abbiamo provate con un set di ruote Ursus Countach, cerchio hookless con canale interno da 23 millimetri di larghezza (32 millimetri complessivi). Rigide e dalle risposte decise, ruote che non fanno altro che aumentare le caratteristiche di uno pneumatico del genere, a nostro parere tanto scorrevole, quanto corsaiolo. La larghezza del canale interno e quella complessiva del cerchio sono l’interfaccia perfetta per un tubeless con queste dimensioni e con uno shape del genere.

Si tratta della forma che assume il battistrada una volta che la gomma raggiunge la pressione adeguata alla messa su strada. Al centro è “quasi” piatto e sfrutta la battuta a terra della linea continua. Ai lati tende a scendere e curvare, come voler trasmettere un senso di grip costante ogni volta che (tutti) i tasselli vanno in appoggio ed entrano in contatto con il terreno. Inoltre, quelli laterali (più grandi) sono più morbidi. Considerando la tipologia di pneumatico, il range di pressioni è buono. Non siamo scesi al di sotto delle 2 (ruota anteriore) e andati oltre le 3 atmosfere (posteriore) con una preferenza di 2,2 e 2,5 (il nostro peso è di 66 chilogrammi), in modo da sfruttare anche una fase ammortizzante in discesa.

Sezione perfetta sul canale interno da 23
Sezione perfetta sul canale interno da 23

Con l’inserto? Si può fare

Aventura Seta non è il tubeless per le condizioni estreme. Non è lo pneumatico adatto ad affrontare percorsi di roccia con qualche drop e radici esposte, al limite della mtb, per concetto non è la gomma da abbinare ad un inserto run-flat. Eppure, abbiamo provato ad utilizzarla con un Tannus Lite montato sulla ruota posteriore.

E’ un inserto consistente che cambia il carattere dello pneumatico limitando la sua elasticità e deformazione laterale, che al tempo stesso irrobustisce ulteriormente i bordi. Il risultato è stato buono, anche in termini di grip e capacità di copiare il terreno. Quindi è possibile sfruttare il binomio inserto/gomma veloce, adeguando la pressione (che scende leggermente).

In conclusione

Vredestein Aventura Seta è il tubeless perfetto per chi alterna sterrato ed asfalto senza soluzioni di continuità, per chi non affronta percorsi eccessivamente tecnici, con fondo battuto e consistente, rimanendo in un contesto gravel dove è possibile tenere velocità elevate. Non è uno pneumatico da fango e neppure da portare nei sentieri rocciosi e smossi, situazioni dove tende a subire i rigori del terreno, sprofondando e perdendo il grip (ma anche la trazione).

Ci ha sorpreso positivamente la tenuta laterale e l’eccellente guidabilità che mostra anche nelle fasi con velocità elevata, un fattore importante se contestualizzato ad una gara dove l’affidabilità del mezzo e dei suoi componenti fa la differenza. Il prezzo di listino di 55 euro lo rende ancora più interessante.

Mandelli

Vredestein Superpasso: tubeless vs copertoncino

01.07.2024
5 min
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Abbiamo messo a confronto i due pneumatici top di gamma Vredestein, ma di categorie diverse. Superpasso TLR versus Superpasso copertoncino. Quali sono le grandi differenze? Come sfruttarle e quali sono le peculiarità dei due pneumatici?

A prescindere dalla natura della gomma, entrambi i Vredestein sono comodi e portano in dote una pastosità non comune del battistrada, caratteristica mutuata da entrambi. Tutto il resto cambia, anche la dimensione una volta montati sul cerchio (a parità di canale interno). Entriamo nel dettaglio.

L’intaglio laterale uguale per TLR e copertoncino
L’intaglio laterale uguale per TLR e copertoncino

Vredestein Superpasso, come sono fatti

La versione tubeless ed il copertoncino hanno il medesimo disegno del battistrada. Si basa su una sorta di scanalatura a freccia posizionata al limite del bordo utile che tocca l’asfalto. Entrambi sono direzionali ed hanno una carcassa sintetica da 150 Tpi (fili per pollice quadrato). Tubeless ready e clincher hanno il TWI, ovvero il piccolo incavo che identifica l’usura della gomma.

Abbiamo provato la larghezza da 28 (per entrambi) in modo da creare una sovrapposizione. La sostanza e la robustezza delle gomme cambia completamente (il tubeless è più tosto). Ovviamente il copertoncino è più leggero, ma la differenza non è così accentuata.

La versione TLR è davvero comoda

E’ di sicuro uno dei tubeless ready di alta gamma più comodi ed elastici provati fino ad oggi. E’ molto versatile in fatto di utilizzo, non soffre il cambio di asfalto ed il cambio repentino di temperatura (dall’alto verso il basso). Quando si scende in modo importante non indurisce offrendo dei vantaggi non banali quando si affrontando anche discese alpine con le cime in quota.

Ha un delta di sfruttabilità delle pressioni abbastanza ampio e anche quando si “sale troppo” a livello di bar, tende ad indurire pur mantenendo un elevato grado di pastosità (soprattutto nella porzione centrale). Vredestein Superpasso copertoncino è più “secco” e diretto, ma comunque più comodo rispetto alla media della categoria (clincher di alta gamma) e non è mai eccessivo.

Il copertoncino diventa più grande

La grande differenza, che influisce inevitabilmente sulla performance, è relativa alle dimensioni delle due gomme. Una volta montate e gonfiate alla medesima pressione, con lo stesso canale interno del cerchio (19 millimetri), il tubeless rimane a 28 millimetri, mentre il copertoncino spancia leggermente a 29.

Questa differenza, se pur minima, si nota nella rotondità dello pneumatico: il copertoncino è più rotondo. Ben inteso che Superpasso è uno di quegli pneumatici “rotondi”.

Un range di pressioni molto simile

Se per il TLR è naturale inserire il liquido anti-foratura, per il test del copertoncino abbiamo utilizzato il binomio con le camere d’aria in TPU. Perché questa soluzione? Il copertoncino fa parte della categoria dei leggeri e di conseguenza gli abbiamo dato ulteriore merito utilizzando le camere in poliuretano. Per i maniaci del peso e amanti delle camere d’aria questa soluzione offre qualche vantaggio anche per il risparmio di peso.

Il range di sfruttabilità delle pressioni è compreso tra le 5 e 5,5 atmosfere, interessante sottolineare che anche il copertoncino ha questo delta. Mentre il tubeless ready può scendere anche a 4,4, senza mai accartocciarsi su se stesso, non oltre le 5,6 atomosfere (oltre diventa eccessivamente duro), il copertoncino funziona molto bene anche a 6 bar (onestamente lo abbiamo portato fino a 6,2).

In conclusione

Vredestein Superpasso si dimostra un gran bel prodotto. TLR oppure copertoncino, completo, rubusto e versatile. Si adatta facilmente e conserva costantemente un elevato grado di comodità. Entrambe le versioni si adattano molto bene al cambio repentino delle condizioni climatiche esterne e anche alla variabile legata alla tipologia di asfalto. Riteniamo Vredestein Superpasso uno penumatico adatto a chi pratica endurance, o comunque fa tanti chilometri, ma ama anche spingere sull’acceleratore e al tempo stesso non ama gli pneumatici “troppo secchi”.

Entrambe lo coperture hanno bisogno di un minimo di adattamento e di presa di confidenza, considerando questa sorta di morbidezza non così comune agli pneumatici di alta gamma. I prezzi di listino: Superpasso TLR 65 euro, mentre Vredestein Superpasso copertoncino 59 euro. Un ottimo rapporto tra la qualità ed il prezzo.

Vredestein

Pirelli PZero Race RS: gomma WorldTour Made in Italy

30.06.2024
5 min
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Il nuovo top di gamma Pirelli PZero Race RS TLR non è una rivisitazione, ma è uno pneumatico completamente rinnovato nella struttura e nelle performance.

Cosa e come cambia? Come si comporta nelle diverse situazioni che si incontrano su strada? Come deve essere gestito per performare al meglio? Lo abbiamo provato e portato al limite anche sulle discese alpine.

Un tubeless marcatamente racing
Un tubeless marcatamente racing

Il PZero Race RS TLR in test

Abbiamo provato la versione da 28 millimetri, quella che a nostro parere si configura al meglio con le ruote più moderne e con le richieste del mercato attuale. Il test si è sviluppato utilizzando tre tipologie di cerchi differenti. Il primo con un canale interno da 19 millimetri, a nostro parere sottodimensionato rispetto alle caratteristiche del tubeless RS. Gli altri due da 20 e 21 millimetri (entrambi con cerchio wide), perfettamente in linea con la tecnicità della gomma Pirelli.

Con il canale da 20 millimetri la larghezza del tubeless è perfettamente in linea con quella dichiarata (28 millimetri), mentre con il canale da 21 il tubeless da 28 diventa da 29 millimetri.

Rispetto al PZero Race precedente, il nuovo è più leggero a parità di sezione, ma anche più arcigno da tallonare al cerchio. A nostro parere un fattore tecnico da considerare positivamente, nell’ottica della stabilità e tenuta. Il design del battistrada è quello del DNA Pirelli, mentre la carcassa è sintetica con 120 fili per pollice e di natura SpeedCore2. Ci sono più strati sovrapposti ed il cerchietto (pieghevole) è avvolto nella stessa carcassa.

Le pressioni utilizzate

Il nuovo tubeless RS di Pirelli conferma la sua natura di pneumatico tosto, consistente e sostenuto, ma con un range di pressioni molto più gestibile rispetto alla versione precedente con produzione Made in Italy. Il delta completo di sfruttabilità (il nostro peso è di 66 chilogrammi) è compreso tra le 4,4 e 5,4 atmosfere, ottimale quando è interno alle 5/5,2, scendendo a 4,5/4,6 in caso di umido e bagnato.

Durante la prova abbiamo provato ad utilizzare pressioni prossime alle 5,6/5,8 atmosfere, nelle giornate più calde. Lo pneumatico tende a diventare piuttosto duro, ma non perde mai in aderenza e mantiene una buona capacità di copiare il terreno, a conferma di un cambio radicale (positivo). Non rimbalza. Naturalmente abbiamo utilizzato il liquido sigillante al suo interno.

Le sensazioni su strada

Ci è piaciuto definirlo un tubeless rotondo. La sua forma arrotondata porta dei vantaggi non banali in fatto di equilibrio, di possibilità di sfruttare il battistrada anche quando si affrontano i tornanti a velocità elevata e quando il manto stradale non è proprio come biliardo. La gomma è un blocco unico, non ha scalini e differenze tra il battistrada e il bordo, il design è omogeneo.

Al tatto ha una pastosità simile a quella del passato, con una compattezza maggiore, sensazione che a nostro parere assume dei contorni reali quando si deve contare sulla scorrevolezza dello pneumatico. Il nuovo Pirelli è decisamente più scorrevole rispetto al PZero Race del passato. Lo è alle alte e basse andature (ad esempio in salita). Sono molto buone le risposte della carcassa, anche quando è necessario far scendere la pressione in modo importante, perché il sostegno è costante e ottimo, il tubeless non da mai quella sensazione di cedere su se stesso.

In conclusione

Il nuovo Pirelli PZero Race RS è un tubeless di alto livello, uno pneumatico da gara, per chi vuole il tubeless, ma al tempo stesso ama sentire quella “secchezza nelle risposte” tipica dei copertoncini (usati con le camere in TPU). Si tratta di un prodotto da agonista, che mostra dei vantaggi nei termini di sfruttabilità e durata.

I vantaggi principali sono un ampio range di utilizzo in base a condizioni meteo e pressioni di esercizio. Nel secondo caso è giusto sottolineare il sostegno di buon livello che si percepisce anche quando si scende con le pressioni (la gomma non si accartoccia) o quando si esagera con il gonfiaggio (il feeling rimane buono e non saltella). Non in ultimo la durata, eccellente se consideriamo la categoria di appartenenza. Dopo circa 1000 chilometri il battistrada non presenta un’usura eccessiva, tagli e in particolare lo pneumatico posteriore non è spiattellato nella sezione centrale.

Pirelli

Inserto Tannus Lite, protegge la ruota e cambia la guida

24.06.2024
5 min
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Abbiamo provato Tannus Lite, ovvero l’inserto con dimensioni ridotte (rispetto a quelli specifici per la mtb) dedicato ai tubeless gravel (e anche road), che fa parte di un pacchetto modulare, l’unico a proporre questo concetto.

Il suo disegno influisce in modo importante sul comportamento dello pneumatico durante l’utilizzo, perché irrobustisce, mette gomma e cerchio al riparo da colpi proibiti e se utilizzato con cerchi hookless aumenta la protezione in caso di foratura e run-flat (quando si pedala con la gomma a terra).

La struttura interna, tutto l’inserto ha una consistenza omogenea
La struttura interna, tutto l’inserto ha una consistenza omogenea

Tannus Lite, una sorta di memory foam

L’inserto Tannus Lite è molto consistente e compatto, ma ha una grande capacità di adattamento, soprattutto nella porzione inferiore dove sono presenti le scanalature. Ricorda il memory foam di alcuni prodotti, si adatta alle pressioni esercitate, senza mai collassare.

E’ un fattore tecnico di prima importanza che conferma anche una certa longevità dell’inserto. Si adatta, ma non si plasma ed è un prodotto arcigno non facile da inserire all’interno del tubeless. O meglio, tende a far irrigidire il tallone del tubeless e di conseguenza tutte le operazioni di tallonatura diventano più complesse. Servono forza, malizia e un po’ di olio di gomito. In questi casi è sempre utile un velo di acqua e sapone sul tallone della gomma, in modo da facilitare lo scivolamento dello pneumatico sul carbonio.

Binomio perfetto con cerchio hookless

Abbiamo provato l’inserto Lite con un cerchio hookless ed uno pneumatico gravel da 38 millimetri di sezione. Partendo dal presupposto che è fondamentale inserire il liquido sigillante (e/o lattice anti-foratura), proprio l’abbinamento hookless/inserto è a nostro parere perfetto. La zigrinatura del Tannus blocca il tallone dello pneumatico che diventa una cosa sola con i bordi del cerchio.

Se i vantaggi sono meno tangibili quando le pressioni di esercizio sono ottimali, in caso di abbassamento repentino della pressione e/o di foratura si può continuare a pedalare senza il rischio di stallonare e di far saltare lo pneumatico fuori dalla sede. Il cerchio è salvo e ringrazia, i bordi hookless sono fuori pericolo e considerando il costo medio di una buona ruota con cerchio in carbonio non è cosa di poco conto.

Un occhio al riciclo non guasta mai
Un occhio al riciclo non guasta mai

Calibrare l’utilizzo dell’inserto

La consistenza dell’inserto è quella che sentiamo tra le mani. Inevitabilmente modifica il comportamento della gomma tubeless ed in parte anche lo stile di guida, spingendosi anche verso un’aggressività aumentata. Al tempo stesso aumenta la durezza della porzione laterale dello pneumatico, un vantaggio quando si parla di protezione ed aumento della resistenza contro oggetti esterni che possono tagliare la gomma. L’inserto protegge e attutisce i colpi che arrivano dal basso, smorza le vibrazioni (in particolare modo quando si percorrono tratti sassosi golenali). Al tempo stesso cambia e fa diminuire il potere elastico e di deformazione della gomma, che diventa “più tosta e dura”, limitando quell’effetto scivolamento che si percepisce quando si va in appoggio in curva sullo sterrato.

Ci siamo trovati a nostro agio con l’utilizzo dell’inserto (in ambito gravel competitivo) montato solo sulla ruota posteriore. Di certo una scelta ai limiti della soggettività, una soluzione che non ha influito in modo esponenziale sullo stile di guida (abbiamo abbassato di 0,2 bar la pressione, rispetto al setting standard) e ci ha permesso di sfruttare a pieno la fase ammortizzante della ruota anteriore.

In conclusione

Tannus Lite fa parte di un percorso evolutivo dei tubeless, del gravel e ovviamente degli inserti. Questi ultimi se utilizzati in modo corretto offrono una protezione maggiore per il tubeless e per il cerchio (hook e hookless), mettendo l’utilizzatore al riparo da eventuali rischi di rottura, ma portando anche una maggiore sicurezza nelle fasi di guida più aggressive.

Riteniamo un inserto come Tannus un prodotto molto tecnico e come tale deve essere utilizzato, provato e testato a lungo per capirne le reali potenzialità. Un inserto del genere è una sorta di customizzazione della ruota e proprio per questo motivo deve essere cucito addosso ai diversi stili di guida. Tannus Lite è uno solo, ma il delta di personalizzazioni di ruote/pneumatici è ampio. Ad ognuno il suo.

Tannus