EDITORIALE / Tessere FCI per i media, un vero pasticcio

24.02.2025
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Anche a non volerci vedere un secondo fine, bisognerà parlare di un goffo tentativo di gestire la situazione. Oltre che dei nuovi commissari tecnici, negli ultimi giorni si è fatto un gran parlare del tesseramento che la FCI ha richiesto per i cosiddetti OPM (operatori media).

La necessità di partenza è quella di avere sulle strade delle corse figure formate e assicurate: esigenza sacrosanta. E poi c’è probabilmente quella di sanzionare chi commettesse irregolarità, dato il varo del sistema dei cartellini gialli anche per gli operatori. Quello tuttavia si può fare benissimo anche con il semplice accredito, imponendo l’accettazione della normativa UCI sul tema. In ogni caso, per dare tale formazione, è stata istituita una serie di corsi online (il prossimo mercoledì 26 febbraio). In essi, né più né meno, vengono ripetuti i concetti che ciascun fotografo ascolta nelle riunioni tecniche prima di ogni corsa importante. Costo del corso: 30 euro.

Potrebbe avere un senso se il corso riguardasse operatori alle prime armi. Tuttavia, visto il livello dei partecipanti, parecchi dei professionisti coinvolti avrebbero potuto insegnare l’arte agli insegnanti.

Fatto il corso e per avere la tessera, è stato imposto l’obbligo di tesseramento per una società affiliata alla FCI. Il tesseramento prevede l’assicurazione e il gioco è fatto. Costo del tesseramento: 60 euro.

In più, ottenuta la tessera, l’operatore dovrà munirsi di una pettorina verde a suo carico, qualora l’organizzatore non gliene fornisse una.

Jan Tratnik, San Daniele, Giro d'Italia 2020
Linea di arrivo del Giro: sono il servizio accrediti di RCS Sport e l’ufficio stampa a gestire gli accessi. Non può andarci chiunque
Jan Tratnik, San Daniele, Giro d'Italia 2020
Linea di arrivo del Giro: sono il servizio accrediti di RCS Sport e l’ufficio stampa a gestire gli accessi. Non può andarci chiunque

Solo per italiani

La norma vale ovviamente per i media italiani e non per gli stranieri che seguiranno le corse italiane. Per loro sono sufficienti la tessera professionale e la sottoscrizione di un’assicurazione che li copra durante il lavoro. Anche la maggior parte degli operatori italiani ha la sua assicurazione – individuale o prevista dall’azienda per cui lavora – ma sembra che questo non interessi a chi ha previsto l’iter formativo federale.

Della questione è stata investita l’UCI. Dopo la segnalazione del board di AIJC, l’Associazione internazionale dei giornalisti di ciclismo, da Aigle hanno fatto sapere che ignorassero la situazione.

«Comprendiamo pienamente le vostre preoccupazioni – si legge nella risposta dell’ufficio stampa UCI – e ci dispiace apprendere degli ostacoli che giornalisti e fotografi stanno affrontando in questo momento in Italia». In una seconda mail hanno poi aggiunto di essersi messi in contatto con la FCI per avere chiarimenti.

In fondo basterebbe richiedere in sede di accredito una tessera professionale e l’indicazione dell’assicurazione. Sarebbe semplicissimo: sarebbe bastato coinvolgere i media e chiedere un’indicazione. Se il punto è la possibilità per l’UCI di imporre sanzioni amministrative, sarà l’UCI a dover trovare il modo per farlo.

Wilco Kelderman, Stelvio, Giro d'Italia 2020
Gli operatori media delle aziende che producono e seguono le grandi corse sono assicurati e formati da anni di esperienza
Wilco Kelderman, Stelvio, Giro d'Italia 2020
Gli operatori media delle aziende che producono e seguono le grandi corse sono assicurati e formati da anni di esperienza

Il rischio del bavaglio

Quanto baccano per una tessera? Non esattamente, perché c’è un risvolto cui pochi pensano e che invece costituisce il vero nodo della vicenda.

Nel momento in cui diventi tesserato della FCI, sei tenuto ovviamente a osservare una serie di norme etiche. Se un tesserato si lancia in una serie di critiche nei confronti della Federazione, che la stessa possa ritenerle lesive della sua immagine, è prevista l’apertura di un procedimento disciplinare. Questo potrebbe sfociare in una serie di sanzioni, fra cui l’inibizione dai luoghi di gara.

Se però il tesserato è un giornalista che, nell’esercizio delle proprie funzioni, ritenga di dover criticare l’operato federale, allora il discorso si complica e il procedimento di cui sopra diventa un bavaglio.

Andrea Fin, tesserato FCI e giornalista, è stato deferito e multato per aver accostato l’immagine di Dagnoni al Marchese del Grillo (photors.it)
Andrea Fin, tesserato FCI e giornalista, è stato deferito e multato per aver accostato l’immagine di Dagnoni al Marchese del Grillo (photors.it)

I doveri del giornalista

E’ già successo e sarebbe potuto succedere decine di volte. Ai giornalisti della Gazzetta dello Sport, nel periodo delle famose 8 domande al presidente Dagnoni circa la storia dei fondi irlandesi. E probabilmente anche il sottoscritto avrebbe rischiato qualche tirata d’orecchi. Quando s’è parlato di bilanci, dopo le sbavature dell’ultimo campionato italiano e persino dopo questo editoriale.

I giornalisti professionisti e i pubblicisti, quelli veri, devono sottostare alla Legge sulla Stampa e al Testo Unico dei Doveri del Giornalista. Gli altri, basterebbe semplicemente non accreditarli alle corse. Invece il paradosso è che attualmente sarebbe possibile negare l’accredito a un professionista sprovvisto di quella tessera, mandando in strada chi l’ha fatta e non ha altre qualifiche.

Luca Bettini sulla moto di Guido Bontempi: decenni di esperienza, servono un corso e una tessera FCI?
Luca Bettini sulla moto di Guido Bontempi: decenni di esperienza, servono un corso e una tessera FCI?

L’ondata delle tessere

Se poi volessimo vederci dell’altro, ma non crediamo sia il caso o speriamo che non lo sia, questa norma riguarda tutti gli eventi FCI del calendario. Gare di professionisti, elite, U23, juniores, allievi, esordienti, giovanissimi. Uomini e donne. Strada, mountain bike, ciclocross, forse anche pista. Se ciascuno di coloro che vogliono fare foto, riprese o interviste dovesse tesserarsi, che bella ondata di quote federali (più i 30 euro del corso) arriverebbe nelle casse?

E’ un’altra delle ipotesi di cui alcuni parlano e hanno parlato, ma a nostro avviso non la più probabile. A noi resta la sensazione, come già detto, di un goffo tentativo di gestire la situazione, affrontata senza la competenza che un tema del genere dovrebbe invece prevedere. Tocca all’UCI trovare una via condivisa a livello mondiale. Per evitare di essere sempre noi quelli che hanno avuto la percezione intelligente del problema e anziché risolverlo l’hanno ingarbugliato ancora di più.

Comitati regionali e tesseramenti, Cavaliere alza la mano

21.12.2021
4 min
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A quanto pare l’articolo sui comitati regionali in soccorso dei ragazzi senza squadra ha smosso le acque. Ci ha infatti contattato Clemente Cavaliere, dirigente societario. Cavaliere è il team manager di due squadre, una under 23, la Petroli Firenze Hopplà (Toscana), e una juniores, il CPS Professional Team (Campania).

Secondo lui le cose non sono esattamente come recita il regolamento federale. O almeno la realtà è un po’ diversa.

Al Sud l’attività non manca, ma certo gli eventi sono meno concentrati nel tempo e nello spazio
Al Sud l’attività non manca, ma certo gli eventi sono meno concentrati nel tempo e nello spazio

Benvenuti al Sud 

Sentiamo la sua voce e incamminiamoci in questo dibattito.

«Ho letto quell’articolo, Comitati regionali in soccorso dei ragazzi: illusione e realtà? Beh, per me si tratta di illusione – dice Cavaliere – Sono a capo di due squadre giovanili, quindi mi sento chiamato in causa, specie con il team della categoria più giovane.

«Non mi trovo troppo d’accordo con le parole di Cazzaniga perché, almeno qui al Sud, abbiamo problematiche diverse. Io la squadra la vorrei fare, la faccio, ma non mi è possibile o almeno non così facilmente».

«La mia società, CPS, è campana. Mi hanno contattato due atleti dal Lazio e due dalla Puglia, ma non posso tesserarli per vincoli regionali, cioè i loro comitati non li fanno uscire. Io posso anche essere d’accordo su questa norma in una regione del Nord in cui ci sono 35-40 ragazzi per comitato, ma al Sud?

«Ho fatto un conto, ci sono circa 15 corridori della categoria juniores in cinque regioni della nostra area: Lazio, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria. Come possiamo fare un team o aiutare i ragazzi se poi non vengono concessi i “nullaosta”dalle regioni?».

Alessandro Verre da juniores ha vestito i colori del CPS Professional Team
Alessandro Verre da juniores ha vestito i colori del CPS Professional Team

L’esempio di Verre 

Cavaliere poi riporta l’esempio di Alessandro Verre. Il ragazzo lucano, oggi in forza all’Arkea Samsic e la scorsa estate uno dei punti fissi della nazionale di Marino Amadori, è passato per le fila del CPS di Cavaliere appunto, ma la sua carriera ha rischiato di finire sul nascere.

«Nel 2018 – racconta Cavaliere – avevo 12 ragazzi tra cui Verre. Lui era al primo anno juniores. Volevo tesserarlo con noi, ma il comitato regionale della Basilicata non me lo dava. O meglio, me lo avrebbe dato pagando i punteggi federali (all’epoca 16 euro a punto, ndr) accumulati dal ragazzo tra strada e fuoristrada. La cosa è andata avanti per un po’ e alla fine piuttosto che pagare queste spese ci è convenuto fare un’affiliazione ex novo in Basilicata e tesserare appunto Verre nella sua regione. Tanto è vero che Alessandro in quell’anno saltò le prime due gare, perché la situazione burocratica non si era risolta.

«Se non ci fossi stato io a credere nel ragazzo dove sarebbe oggi Verre? Avrebbe trovato una squadra? E come lui quanti altri ragazzi si perdono o potrebbero perdersi?».

Nel post Covid

Cavaliere dunque espone una situazione di qualche tempo fa, quando i vincoli del passaggio tra regione e regione erano un po’ più stretti. Le cose sono sicuramente migliorate, la Federazione nel post Covid si è mossa, ma la realtà spesso non coincide ancora con la “teoria”.

Anche quest’anno, infatti, il CPS aveva preso contatti con un ragazzo laziale. Il comitato regionale del Lazio però non dava il nullaosta al ragazzo. Si è pensato così di fargli cambiare residenza per tesserarlo in Campania, ma a quel punto il giovane corridore ha detto di no.

«La situazione non è molto chiara. Varia da comitato a comitato. Per esempio nelle Marche il passaggio è libero, nel Lazio no», precisa Cavaliere.

Abbiamo riportato la voce di chi opera sul territorio. Siamo pronti ad ascoltare questi pareri e continuiamo ad essere aperti ad un’eventuale risposta alla situazione sollevata dal dirigente campano. Perché una cosa è certa: la prima cosa è la tutela dei ragazzi e di chi vuole fare ciclismo… Come diceva Ruggero Cazzaniga.