Colladon approda tra i pro’, dopo un anno da zingaro

17.11.2024
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Tra gli italiani che hanno fatto il grande salto fra i professionisti c’è anche un ragazzo romano del quale si è sentito parlare molto poco. E la ragione è molto semplice: Jacopo Colladon ha svolto tutta la sua attività del 2024 all’estero, viaggiando molto, facendo capo per la prima parte di stagione in America e nella seconda nelle trasferte nell’Europa dell’Est.

Colladon è da anni uno dei componenti dell’universo della Novo Nordisk, la formazione americana che attraverso la sua attività svolge anche una vasta opera d’informazione legata alla patologia diabetica degli sportivi. Quest’anno Colladon, 21 anni, approda alla formazione professional, pronto a un nuovo salto di qualità, un traguardo che allo stesso tempo è anche un punto di partenza.

Colladon in allenamento al primo camp di gennaio. Per il romano quest’anno 36 giorni di gara
Colladon in allenamento al primo camp di gennaio. Per il romano quest’anno 36 giorni di gara

Gli inizi sul Lago di Albano

«Ho iniziato con la bici abbastanza tardi, a 10 anni – racconta con il suo tipico accento romano – all’inizio con la mountain bike perché adoravo pedalare dalle mie parti. Nella zona del Lago di Albano ci sono molti percorsi davvero divertenti e io ne approfittavo anche perché inizialmente non avevo ambizioni agonistiche, mi piaceva semplicemente divertirmi. Una volta però in una caduta mi sono rotto un polso e non potendo sopportare i sussulti della mtb, ho fatto a cambio con una bici da strada. Mi sono appassionato a tal punto da non lasciarla più…

«Ho iniziato a gareggiare da secondo anno allievo, prima con la Ss Lazio Ciclismo, poi da junior con il Team Coratti. Intanto però erano iniziate le selezioni per approdare alla Novo Nordisk e potendo ho aderito. Il processo è abbastanza complicato: c’è una prima selezione fra giugno e luglio che coinvolge ciclisti di tutto il mondo e dalla quale emergono 100 nomi. Una seconda selezione, effettuata attraverso test da fare a casa sui rulli, porta a 25 atleti, la terza e decisiva si è svolta in Normandia e ha premiato 4 atleti: io ero fra questi».

Jacopo al Tour of Rhodes. Il laziale era l’unico italiano nel devo team della Novo Nordisk (@nassostphoto)
Jacopo al Tour of Rhodes. Il laziale era l’unico italiano nel devo team della Novo Nordisk (@nassostphoto)

Sull’orlo del baratro e ritorno

Eppure l’inizio dell’avventura nel team nordamericano non è stato proprio dei migliori: «Durante la prima stagione sono caduto rovinosamente frantumandomi la clavicola. Uso questo verbo appositamente perché si era rotta in 4 punti e inizialmente si pensava che non si potesse aggiustare, che dovessero mettermi una protesi e quindi addio sogni ciclistici. Poi ho trovato un chirurgo bravissimo che invece è riuscito nel miracolo. Sono stato fermo 4 mesi, poi ho ripreso, ma nel frattempo avevo dovuto lasciare il team, correndo per la Linea Oro Bike Avezzano, una formazione più legata alla mountain bike. Alla fine dell’anno scorso però mi hanno ricontattato dalla Novo Nordisk, non mi avevano perso di vista, così sono tornato con loro».

La stagione di Colladon si è svolta tutta all’estero, dove faceva capo? «Diciamo che ho vissuto un’annata da zingaro, in totale sarò stato a casa 4 mesi, ma divisi in piccoli pezzi. Basti pensare che nella prima metà dell’anno ho fatto una trasferta in Grecia per il Tour of Rhodes, poi sono partito per gli Usa per un mese e mezzo, sono tornato a casa e dopo una settimana di nuovo sull’aereo verso l’America.

Davanti all’immensità del Grand Canyon. Il viaggio americano gli ha regalato grandi emozioni
Davanti all’immensità del Grand Canyon. Il viaggio americano gli ha regalato grandi emozioni

Gli Usa, poi il giro d’Europa

«La seconda trasferta a stelle e strisce sarebbe anche durata di più, ma ho preso una botta al ginocchio e sono tornato a casa per il periodo più lungo, nel quale sono stato anche a Livigno per riprendermi dall’infortunio e fare un periodo in altura. Nella seconda parte erano tutte gare a tappe con percorsi non adatti a me, tra Polonia, Austria, Bulgaria, ma almeno ho potuto dare una mano alla squadra».

Al di là dei risultati ottenuti, Colladon ha vissuto un’esperienza piuttosto originale gareggiando in gare americane solitamente non battute dai corridori del Vecchio Continente, guardandole con gli occhi di un ciclismo più legato a vecchi schemi: «Alcune corse cambiano abbastanza poco, ma molte sono organizzate in maniera diversa. In America prediligono i criterium, perché attirano più gente ad assistere. Sono gare su circuiti cittadini risicatissimi, basti pensare che a Washington ho gareggiato in una prova di 100 chilometri su un circuito di un chilometro con 7 curve… A me non piacciono, sembra di stare dentro a un frullatore anche perché sono giri stretti, dove si rischiano molte cadute. La particolarità è anche che hanno premi molto alti perché ci sono un sacco di sponsor».

Il laziale impegnato in un criterium americano. Una formula di gara spettacolare ma poco adatta agli europei
Il laziale impegnato in un criterium americano. Una formula di gara spettacolare ma poco adatta agli europei

Più la gara è dura, meglio è…

C’è però anche un rovescio della medaglia: «Ho avuto davvero l’opportunità di conoscere varie anime dell’America. E’ stato bellissimo gareggiare in California come in Arizona, ai 2.200 metri di Flagstaff, un posto neanche tanto grande che è completamente immerso nella natura. E’ davvero un premio per l’attività che faccio poter vedere così tanti posti».

Tornando all’aspetto tecnico, che corridore è Colladon? «Io mi definirei un passista che va anche abbastanza bene in salita, considerando che sono alto 1,84 e che ho sempre un certo peso da portare su. Non posso neanche dimagrire troppo perché ho visto che non funziona. Io mi trovo bene nelle corse dure, anche perché non sono per nulla veloce, ma più la gara è aspra, più vado bene e riesco a farmi vedere quando altri cedono alla stanchezza».

La Novo Nordisk ha fatto firmare a Colladon un biennale, puntando su di lui come uomo squadra
La Novo Nordisk ha fatto firmare a Colladon un biennale, puntando su di lui come uomo squadra

Tutto per la squadra

La promozione nella squadra principale è arrivata a sorpresa? «Mi avevano detto già a inizio stagione che sarebbe avvenuto, ma finché non ne hai la certezza, finché non metti quella benedetta firma sul contratto di sicuro non c’è nulla. Ora il mio obiettivo è poter lavorare al meglio per la squadra, ovunque mi vorranno. So che il livello si alzerà ma mi farò trovare pronto, puntando magari a emergere nelle corse a tappe con un occhio speciale alle classifiche per i più giovani».

Perracchione, nuovo pro’ senza passare dagli U23

30.10.2023
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L’ingaggio di Alessandro Perracchione da parte della Novo Nordisk ha colto molti di sorpresa. Il giovanissimo piemontese passa professionista saltando a piè pari la categoria U23. Eppure non è stato tra quelli che più si sono messi in mostra quest’anno. Entrando più a fondo della questione si scopre così che questo passaggio non nasce dal nulla. E’ invece l’evoluzione di un contatto nato molto tempo fa.

Massimo Podenzana, diesse della formazione americana che da anni permette di fare attività ad alto livello a corridori affetti da diabete di tipo 1, racconta come Alessandro sia nel mirino del team praticamente da sempre.

«Già da quando era allievo lo seguiamo con attenzione. Fu Ellena a segnalarmelo, raccontandomi la sua storia di ragazzino alle prese con il diabete sin da quando aveva 2 anni. Ha partecipato ad almeno un paio di nostri training (nella foto di apertura, ndr), abbiamo visto che ha un buon motore. Sinceramente abbiamo valutato quello più che i risultati».

Podenzana, ex tricolore su strada, è direttore sportivo della Novo Nordisk dal 2013
Podenzana, ex tricolore su strada, è direttore sportivo della Novo Nordisk dal 2013

L’anno della mononucleosi

Perracchione effettivamente non ha avuto una grande stagione, ma il perché è presto spiegato: «La sua annata è stata contraddistinta dalla mononucleosi. Praticamente gli ha impedito di ottenere risultati per tutta la prima parte dell’anno. Nella seconda parte è andato sempre in crescendo, solo che la vittoria, quella importante, è arrivata solo in extremis, nell’ultima classica della stagione.

«Alessandro è un ragazzo di qualità, che deve solamente crescere con calma, senza stress. La sua scelta è stata a lungo ponderata, ne abbiamo parlato anche con i genitori. Con loro abbiamo convenuto che la scuola viene al primo posto. Alessandro deve finire gli studi nel 2024 e quindi faremo un calendario appropriato per permettergli di concentrarsi sugli esami».

Perracchione ha corso con l’Energy Team per 2 anni: nel 2022 aveva ottenuto 3 vittorie, 1 nel 2023 (foto GAS Photography)
Perracchione ha corso con l’Energy Team per 2 anni: nel 2022 aveva ottenuto 3 vittorie, 1 nel 2023 (foto GAS Photography)

Un passista-veloce

Che tipo è Alessandro, sia come persona che come corridore: «Un ragazzo tranquillo, anche un po’ timido, che sta maturando da ogni punto di vista. Tecnicamente è un passista-veloce, che trova la sua dimensione ideale entrando nei gruppetti che si giocano la corsa. Allora può davvero vantare buone carte a suo favore. Ma è chiaro che deve ancora imparare tanto».

Eppure Perracchione, a dispetto delle difficoltà incontrate quest’anno, si era messo davvero in luce tanto che non c’era solo il team americano a seguirlo.

«Mi avevano contattato anche altre squadre – racconta il corridore classe 2005 – ma sinceramente avevo già scelto sin dall’inizio dell’anno. Con Podenzana ci conosciamo da tempo, ho partecipato anche all’ultimo training camp dove eravamo ben in 25. Se sono arrivato qui devo dire grazie a lui e a Fabrizio Tacchino, il mio preparatore che mi segue praticamente da sempre».

La vittoria al GP Camignone, precedendo Vesco e Monister (foto Rodella)
La vittoria al GP Camignone, precedendo Vesco e Monister (foto Rodella)

Il diabete e la tecnologia amica

La mononucleosi però ha avuto un forte peso nella sua evoluzione: «Non posso negare che mi ha un po’ allarmato. Vedevo che non ottenevo risultati e non ne uscivo fuori, facendo uscire qualche dubbio. Avevo fatto un inverno molto buono, volevo raccoglierne i risultati, ma fino ad agosto la forma non arrivava e devo ammettere che è stata una bella botta».

In tutto questo discorso il diabete è come uno spettatore esterno. Eppure ha avuto un peso in tutta la sua vita, anche nella sua decisione di seguire la strada tracciata dalla Novo Nordisk che da sempre accoglie nel suo gruppo atleti con questa particolare patologia.

«Io ci convivo da quando ne ho memoria – spiega – i vincoli che impone sono parte di me, del mio vissuto. Non si può negare poi che rispetto a quando sono nato sono stati fatti passi da gigante. Quando ho iniziato a gareggiare c’era ad esempio ancora la necessità di farsi le punture al dito per verificare il glucosio nel sangue tramite la gocciolina. E in corsa non potevi certo portarti tutto il necessario… Ora con le app è tutto più facile, hai un aggiornamento costante sullo smartphone o il cardiofrequenzimtro al polso. L’evoluzione tecnologica è fondamentale».

Per il piemontese anche un’esperienza in nazionale, al Trophée Morbihan ’22 (foto Andrey Duval)
Per il piemontese anche un’esperienza in nazionale, al Trophée Morbihan ’22 (foto Andrey Duval)

Il tempo di crescere

Podenzana dal canto suo ha ben chiaro come proseguire nel rapporto con Perracchione. Come farlo maturare nei tempi giusti: «Io dico che i mezzi li ha, ma va tenuto tranquillo. Per molti versi mi ricorda un altro corridore che fa parte del nostro team, Matyas Kopecky, atleta ceko quinto agli ultimi europei U23. Se si dà loro il tempo di crescere, i risultati li portano».

E’ pur vero però che saltare una categoria non è semplice se non sei l’Evenepoel di turno: «Non è facile ambientarsi, questo è chiaro e per questo bisognerà lavorarci di cesello. Nel primo anno farà un po’ la spola tra la prima squadra e quella continental. Nella prima parte dell’anno avrà un calendario dosato per poi progressivamente, messi da parte gli impegni scolastici, fare sempre più esperienze anche al livello superiore».

Anche da allievo Alessandro si era messo in luce, anche nel ciclocross (foto Sentinella del Canavese)
Anche da allievo Alessandro si era messo in luce, anche nel ciclocross (foto Sentinella del Canavese)

Si comincia a novembre

Per il tecnico spezzino quella di Perracchione è una scelta naturale e ponderata, uno dei pochi nuovi ingressi nel team: «Abbiamo anche promosso in prima squadra 4 ragazzi provenienti dal team Devo. Abbiamo avuto una stagione che reputo positiva anche se non sono arrivati successi, ma quando riesci a piazzare tuoi corridori nei primi 10 anche in qualche classica belga, significa che la qualità c’è e che stai lavorando bene. Quando ti confronti con i team WorldTour è dura, hanno a disposizione mezzi che noi possiamo solo sognare e per questo anche i piazzamenti hanno un loro valore. In Spagna a fine novembre porremo le basi per il nuovo anno e sono sicuro che quel che è mancato quest’anno arriverà».

Mixino Evo Mips: storia, tecnologia e continua evoluzione

27.03.2023
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Catlike, con il suo casco Mixino Evo Mips, ha una tradizione di lunga data nel ciclismo. Solo per restare ad un recente passato, hanno gareggiato con i caschi Catlike gli atleti del Movistar Team ed in particolare campioni del calibro di Nairo Quintana, Alejandro Valverde. Negli anni le collaborazioni si sono susseguite in maniera continua ed ognuna di queste ha donato qualcosa al marchio Catlike. Dal punto dell’estetica e della tecnologia, ma anche e soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo. Nel 2023 la collaborazione si è spostata in America, Catlike, affianca infatti gli atleti del Team Novo Nordisk.

Catlike, con il suo casco Mixino Evo Mips, è accanto al team statunitense Novo Nordisk
Catlike, con il suo casco Mixino Evo Mips, è accanto al team statunitense Novo Nordisk

Un prodotto sempre nuovo

Negli anni i ritocchi e i miglioramenti tecnici sono stati molti, ma la base di partenza del Mixino Evo Mips è sempre stata solida. Si tratta di un casco leggero, con un’ottima ventilazione, confortevole e che garantisce una grande sicurezza. 

Il Mixino Evo Mips è costruito con ben 39 fori e con più del 40% della parte frontale aperta,  sono proprio questi numeri a fornire la miglior ventilazione possibile. Caratteristica rafforzata anche dalla tecnologia Dual Flow, che permette di mantenere l’interno del casco sempre fresco: la posizione dei fori è infatti progettata per creare un flusso aerodinamico che porta l’aria calda dalla parte frontale fino a quella posteriore, espellendola. 

I supporti imbottiti sulla parte frontale permettono di bloccare la discesa del sudore quando ci si trova in posizione bassa.
I supporti imbottiti sulla parte frontale permettono di bloccare la discesa del sudore quando ci si trova in posizione bassa.

Regolabile e comodo

La comodità è una di quelle qualità fondamentali nel momento in cui si passano tante ore in sella. Le imbottiture interne del Mixino Evo Mips sono morbide e non stringono eccessivamente la testa. La fascia di ritenzione posteriore è regolabile in tutte le direzioni tramite un rotore. 

Le regolazioni sono millimetriche e asimmetriche, il lato destro e quello sinistro sono infatti liberi di essere sistemati in maniera indipendente. Nella parte occipitale si trovano due supporti imbottiti, regolabili longitudinalmente, che permettono di trovare il fit corretto. Due soluzioni che alzano ancora di più il livello di comodità di questo casco. 

Sicurezza

La sicurezza, soprattutto quando si va in bici, è un argomento fondamentale e Catlike lo sa. Il casco Mixino Evo Mips non fa eccezione, grazie anche alle sue grandi qualità tecniche. Tutti i 39 fori sono progettati con tecnologia Hexagon, ovvero disegnati con forma ad alveare, così da avere sempre due parti strutturali solide in caso di impatto. 

L’interno della calotta vede l’inserimento di una rete in kevlar, lo stesso materiale utilizzato dai giubbotti antiproiettile. Come suggerisce anche il nome questo casco vede l’utilizzo della tecnologia Mips nella sua nuova versione: la Mips Air Node

Il Mixino Evo Mips è in vendita al prezzo di 200 euro, la versione senza Mips costa invece 163 euro.

Catlike

Up-Downbikes

Polga, l’amico di Zana riparte dalla Novo Nordisk

03.01.2023
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Tra i tanti italiani che entrano (o rientrano) nel giro agonistico internazionale c’è una storia che merita di essere conosciuta, anche perché coinvolge il team Novo Nordisk, la squadra americana che per statuto assume solamente corridori con diabete di tipo 1 (quello congenito) con lo scopo di dimostrare che si può avere una vita completamente normale anche in presenza di questa patologia, basta seguire le giuste indicazioni. La storia è quella di Antonio Polga.

Corridore di 23 anni, nato a Fara Vicentino, Polga per gran parte della sua vita ha condiviso la sua passione sportiva con un vicino di casa piuttosto speciale: Filippo Zana, il campione italiano approdato a fine stagione nel WorldTour. «Siamo sempre stati molto legati e ognuno ha goduto dei successi dell’altro. O meglio: io ho festeggiato i suoi, ma so che lui è contento per il fatto che sono tornato nel giro».

Polga insieme al campione italiano Filippo Zana: spesso si allenano insieme
Polga insieme al campione italiano Filippo Zana: spesso si allenano insieme

Diabete diagnosticato nel 2014

Polga infatti ha trovato spazio nelle file del team Devo affiliato alla formazione a stelle e strisce. Riallacciando così un filo che si era spezzato anni fa: «Io ho iniziato da G2 alla Sandrigo Sport, poi le categorie esordienti e allievi le ho svolte a Schio e da junior ho corso nella Campana Imballaggi. Nel 2016 Paolo Artuso che mi allenava mi spinse a fare un casting con la Novo Nordisk, perché da due anni avevo scoperto di avere il diabete».

Se ci fate caso, nell’ultima frase sono condensati due momenti importanti, di quelli che possono caratterizzare una vita intera. Il primo riguarda la scoperta del diabete in età adolescenziale: «Non ne sapevo nulla, quando me lo diagnosticarono non conoscevo altre persone, neanche nella mia famiglia con la stessa patologia. Bisogna considerare che una decina di anni fa non c’erano le stesse conoscenze di adesso, i microdiffusori di insulina stavano iniziando a essere sperimentati, le informazioni scarseggiavano e il diabete veniva visto come un ostacolo alla vita quotidiana».

Il secondo, l’approdo al team Usa è strettamente legato al primo: «E’ stato grazie a loro che ho capito che è qualcosa con cui si può convivere facilmente, che si può competere con chiunque. L’unica differenza rispetto a ogni altro corridore è che bisogna tenere sotto controllo i valori glicemici, non scendere o salire sotto certe soglie. Influisce sulle prestazioni? Forse leggermente, ma si affronta e siate pur sicuri che ogni risultato, anche la sola presenza in gara ha un sapore particolare».

La passione di Antonio nasce già da piccolo. Ha iniziato come G2 alla Sandrigo Sport
La passione di Antonio nasce già da piccolo. Ha iniziato come G2 alla Sandrigo Sport

La scelta dello studio

L’esperienza alla Novo Nordisk comportava però anche un profondo cambio di vita: «Dovetti trasferirmi ad Atlanta per il ritiro prestagionale: si correva un po’ dappertutto, in Italia dove mio padre mi accompagnava nelle gare del Triveneto, ma ero solo. Poi si stava un mese in Belgio per le classiche e a luglio un mese negli Usa per l’attività sul posto. Nel 2018 però mi trovai di fronte a un bivio: era l’anno della maturità e tutti questi spostamenti penalizzavano lo studio. Privilegiai la scuola e non me ne pento, ma la mia esperienza con il team si chiuse lì».

Di fatto anche la sua attività ciclistica passò in secondo piano: «Dopo il diploma iniziai l’università, Ingegneria Gestionale. Sono appassionato di analisi statistiche da applicare al ciclismo, è una strada che voglio percorrere fino in fondo. Ma questo comportava il fatto che avevo poco tempo per allenarmi. Tutto è cambiato con il Covid».

Nelle Granfondo 2022 Polga ha colto il 6° posto alla GF Liotto e il 9° alla GF Segafredo
Nelle Granfondo 2022 Polga ha colto il 6° posto alla GF Liotto e il 9° alla GF Segafredo

La ripresa con gli amatori

Nel periodo del lockdown si studiava in casa, con le lezioni online e questo comportava avere molto più tempo a disposizione: «Mi sono organizzato in modo da poter uscire in bici quasi ogni giorno. Ho ripreso ad allenarmi seriamente e i miglioramenti erano evidenti. Non lo facevo con spirito agonistico, ma pian piano ho ritrovato il gusto della bici e anche delle gare grazie a un gruppo amatoriale che mi ha voluto con sé per le granfondo, l’Uc San Vito di Leguzzano. Non potrò mai dire abbastanza grazie al suo patron Matteo Stefani che mi ha restituito l’ambizione…».

Da lì curiosamente la strada è ripresa quasi in parallelo con quanto era avvenuto anni prima: «Un ragazzo del team era allenato da Paolo Artuso. Siamo così tornati in contatto e da lui ho saputo che c’era un altro camp del team americano, questa volta in Italia. Ho passato le selezioni e la squadra mi ha inserito nel team development. Riparto praticamente da dove mi ero fermato, ma con molta maturità e consapevolezza in più».

Il veneto con la maglia della Novo Nordisk insieme a suo padre Alessandro
Il veneto con la maglia della Novo Nordisk: un ritorno inaspettato ma voluto

Il momento di riprovarci…

Artuso, oggi nello staff dirigenziale della Bora-Hansgrohe, è molto legato a Polga. Vivono vicini e lo ha seguito nella sua evoluzione, lo ha sempre monitorato soprattutto negli ultimi tempi dopo il suo ritorno all’attività. Conferma che nel primo tentativo non era ancora maturo, fisicamente e mentalmente, ma che il ragazzo di allora è profondamente diverso dall’uomo di oggi, che merita una chance per la passione che nutre per la bici.

Polga oggi è un ragazzo voglioso di provarci: «Dalla mia ho la consapevolezza di essere un’altra persona, non solo caratterialmente. Non solo riesco a gestirmi meglio, ma fisicamente sono molto più cresciuto, sono maturato tardi rispetto a molti miei coetanei. Il corpo ora risponde molto di più. So che mi attende un’attività molto qualificata, è un team continental che affronterà gare di tipo 1.1 e 2.1. Inizieremo in Grecia a marzo, sia con gare a tappe che in linea. Poi si girerà l’Europa: Polonia, Croazia, Slovacchia, anche alcune gare tra Francia e Belgio. Magari in giro ritroverò Filippo: se sono qui è anche grazie a lui».

La prima volta di Andrea Peron, una vittoria dai mille sapori

28.07.2022
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L’aveva aspettata tanto Andrea Peron una giornata come quella di domenica. Una carriera da pro’ che va avanti dal 2013, sempre nel team Novo Nordisk del quale è ormai una colonna portante condividendone non solo l’attività ma anche le finalità, tese a dimostrare che anche un diabetico può fare sport e vincere. Per la prima parte l’atleta 33enne di Borgoricco è stato un emblema, ma per la seconda c’è stato tanto da aspettare. Fino a domenica.

Grand Prix di Kranj, una classica slovena di vecchia data. Gara dal percorso poco impegnativo solo apparentemente: «C’era da stare sempre sull’allerta – spiega Peron – ma il finale era molto nervoso, inoltre l’arrivo era in cima a uno strappo. Infatti ci siamo presentati alla sua base in una cinquantina, con un gruppo compatto, poi si è giocato tutto lì».

Peron Kranj 2022
Tutta la gioia di Peron a Kranj, primo davanti a Barta (CZE) e Finkst (SLO) (foto TeamNovoNordisk/Sportida)
Peron Kranj 2022
Tutta la gioia di Peron a Kranj, primo davanti a Barta (CZE) e Finkst (SLO) (foto TeamNovoNordisk/Sportida)

Una volata liberatoria

Peron si è giocato tutto su quello strappo, molto di più che una semplice vittoria. Davanti tanti italiani, erano presenti quasi tutte le nostre squadre continental, ma anche corridori di livello del panorama estero, in quel gruppo che si andava sempre più assottigliando verso l’arrivo spiccava il neocampione europeo Under 23, il tedesco Felix Engelhardt. Ma Peron non guardava nessuno, solo davanti, solo quell’arrivo che si avvicinava sempre più e senza che nessuno, come troppe volte era accaduto in passato, mettesse la ruota davanti. Fino alla fine.

Una vittoria attesa da una vita e accolta quasi con compostezza, perché Andrea è abituato a vivere tutte le sensazioni dentro di sé, belle e brutte: «Era un successo che inseguivo da sempre: da dilettante le mie 6-7 vittorie ogni anno le raggiungevo, ma da pro’ la musica cambia di molto. I piazzamenti arrivavano, anche di un certo peso, le top 10 non le conto neanche più, ma mi mancava il successo pieno».

Il padovano sul podio di Kranj, a fargli compagnia la coppa e il suo piccolo figlio… (foto TeamNovoNordisk/Sportida)
Il padovano sul podio di Kranj, a fargli compagnia la coppa e il suo piccolo figlio… (foto TeamNovoNordisk/Sportida)

Una gara di qualità, come le altre

Quei secondi subito dopo il traguardo sono stati interminabili, sembrava di essere su una nuvola e poco importa se quella slovena è giudicata una corsa come tante: «Il ciclismo è cambiato, quando sei in gara non ci guardi neanche più al livello della corsa perché è sempre una battaglia, ti trovi ogni volta a lottare con corridori di valore, non puoi certo stare a guardare o a giudicare il livello della gara. Vincere è difficile sempre, perché il nostro è diventato davvero uno sport universale. E ogni nazione, ogni squadra ha corridori forti».

Le prime sensazioni sono state però profondamente intime: «La prima cosa che ho pensato è stato: finalmente, era ora… Ci ero andato vicino così tante volte ma alla fine qualcosa non quadrava mai. Già al Giro di Grecia ero arrivato a un soffio dal successo, ma Moschetti mi aveva beffato. Poi mi sono reso conto di aver vinto a fine luglio, nel cuore dell’estate, io che ho sempre sofferto il caldo… Niente male davvero!».

Peron Grecia 2022
La volata vincente di Moschetti nella seconda tappa del Giro di Grecia. Peron, 2°, è all’estrema destra
Peron Grecia 2022
La volata vincente di Moschetti nella seconda tappa del Giro di Grecia. Peron, 2°, è all’estrema destra

Il covid… che covid non era

Una vittoria arrivata in una stagione piena di alti e bassi: «Non era iniziata neanche male, prima gara e un 9° posto al Giro dell’Oman, con tante squadre WorldTour al via. La prima parte è stata molto intensa, fino all’Adriatica Ionica Race. Ci sono arrivato un po’ sulle ginocchia anche se la prima tappa non era neanche stata male. La settimana prima avevo avuto addosso uno strano malessere, tanto che pensavo di aver contratto il Covid, invece tampone negativo… Alla terza tappa ero distrutto e mi sono ritirato, mi sono fermato un mese e mezzo, sono stato al mare con la famiglia e poi mi sono allenato ad Asiago dove vado spesso. La gara di Kranj era quella della ripresa».

La storia di Peron è legata profondamente con quella del team e anche grazie al suo successo il corridore padovano ha tenuto a rilanciare le motivazioni alla base della formazione americana: «A noi non basta vincere, soprattutto a noi “vecchi”. Noi vogliamo dimostrare che chi ha il diabete tipo 1 può fare sport in maniera sana come chiunque altro. Il nostro messaggio è rivolto ai più piccoli e alle loro famiglie: affrontare questa malattia senza paura, ma solo come un piccolo ostacolo in più nella vita che ti rende anche più forte».

Una gioia attesa tanto a lungo e condivisa con sua moglie Alessia (foto TeamNovoNordisk/Sportida)
Una gioia attesa tanto a lungo e condivisa con sua moglie Alessia (foto TeamNovoNordisk/Sportida)

Una storia, un esempio

Andrea non ha ritrosie nel parlare della sua esperienza: «Ho scoperto di avere il diabete a 15 anni, già facevo sport allora e non nascondo che come per tanti altri adolescenti inizialmente è stata una mazzata. Non sapevo cos’era, non conoscevo nessuno che ce l’aveva, non avevamo mai avuto casi in famiglia. Ci siamo dovuti adattare, una cosa del genere comporta cambiamenti, ma era affrontabile».

Su un aspetto in particolare Peron vuole mettere l’accento: «Non ho mai trovato alcun dottore che mi ha detto che non potevo più pedalare, né intorno a me ho notato cambiamenti, sguardi particolari, commiserazione. Ripeto, è solo un piccolo ostacolo in più che si supera. Io vivo la mia attività esattamente come ogni altro ciclista e come ogni altro gioisco per una vittoria… Beh, magari domenica, dopo tanta attesa, ho gioito un po’ di più…».

GSG Ortles: la maglia per le uscite estive

11.05.2022
3 min
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GSG, azienda nata nel 1984 dall’intuizione di Simone Fraccaro, ex atleta professionista che ha convogliato la sua passione per il ciclismo e l’esperienza di anni in gruppo nel campo dell’abbigliamento sportivo. Proprio grazie a tutta questa esperienza nasce oggi la maglia Ortles: traspirante, leggera e con un mix di tessuti che la rendono ancor più tecnica.

La maglia Ortles

Il modello Ortles ha un fitting anatomico ed il suo mix di tessuti è studiato e progettato affinché la maglia sia elastica nella parte anteriore. Nella parte laterale e sulla schiena il tessuto ha una rete traspirante per evitare l’accumulo di calore e, di conseguenza, un’eccessiva sudorazione

Il colletto è ribassato, per una migliore efficienza aerodinamica, la zip, lunga, scompare durante la pedalata. Il bordo delle maniche ha un taglio vivo, così da evitare cuciture e sgradevoli attriti. L’elastico posteriore, in fondo alla maglia, è rifrangente, per una migliore sicurezza e visibilità in tutte le situazioni meteorologiche. Oltre alle tre tasche aperte,  è stata inserita una tasca laterale, a destra con zip invisibile e fodera antiacqua.

Il feedback dei pro’

Giessegi collabora con gli atleti professionisti del team Novo Nordisk, mentre nel ciclismo femminile lavora a stretto contatto con la Valcar Travel & Service. Queste collaborazioni permettono uno sviluppo ulteriore ed un feedback costante per migliorare i prodotti ed offrire così anche agli amatori la stessa qualità dei pro’.

Le taglie per la maglia Ortles vanno dalla XS alla XXXL ed è disponibile al prezzo di 109,90 euro.

GSG

Catlike torna in Italia grazie a Up&Down Bikes

29.04.2022
3 min
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Up&Down Bikes è una commerciale decisamente giovane con i suoi “soli” undici anni di attività, ma estremamente dinamica e soprattutto innovativa. Della voglia di innovare ce ne aveva parlato il suo fondatore Andrea Dorigatti in occasione di una nostra intervista dello scorso anno. Una sua frase in particolare ci aveva colpito: «Ho sempre pensato che fosse fondamentale proporre ai nostri clienti dei marchi in grado di fare vera innovazione e di proporre prodotti dalle caratteristiche e dalle prestazioni uniche».

Up&Down riporta in Italia i prodotti del brand Catlike
Up&Down riporta in Italia i prodotti del brand Catlike

Ritorna Catlike

Rientra sicuramente in questa particolare filosofia aziendale di volere proporre prodotti innovativi la recente acquisizione della distribuzione di Catlike. Stiamo parlando di un brand iconico che ha fatto del claim “Be Catlike, Be different” un proprio marchio distintivo.

Parlando di professionismo ricordiamo la lunga collaborazione con il team Movistar. Campioni come Alejandro Valverde e Nairo Quintana hanno conquistato alcuni dei loro più importanti successi indossando un casco Catlike con il suo riconoscibile design ovale e i fori a “occhi di gatto”.

Oggi il marchio è ancora presente in gruppo con il team Novo Nordisk che ha nelle sue file atleti affetti da diabete di tipo 1.

Catlike fornisce i suoi prodotti al Team Novo Nordisk
Catlike fornisce i suoi prodotti al Team Novo Nordisk

I valori di sempre

Dopo una fase di profonda riorganizzazione aziendale, oggi Catlike si ripresenta sul mercato con prodotti nuovi, ideali per tutte le tipologie di ciclista: dal bambino all’amatore domenicale fino ad arrivare all’agonista. I tratti distintivi di ciascun prodotto Catlike, che sia un casco oppure una scarpa, sono quelli che hanno fatto la storia del brand: riconoscibilità, sicurezza, ventilazione e comfort. Tutte queste caratteristiche si possono facilmente ritrovare in ogni singolo prodotto. 

Nella realizzazione di ogni casco sono utilizzati materiali come il Graphene, le Nanofibre, i tessuti di Aramide. Massima cura anche nella realizzazione delle scarpe attraverso l’utilizzo di materiali in grado di rendere la scarpa impermeabile, traspirante e con una notevole resistenza alle abrasioni.

Le novità 2022

La gamma di caschi Catlike può essere suddivisa in due sezioni: Aero/Semi-Aero e Super Ventilati. Tra quelli Aero/Semi-Aero rientrano i modelli Kilauea e Vento. Il primo è il modello top di gamma della collezione Catklike, ideale per l’agonista ma anche per un uso amatoriale. La struttura interna è in fibra di Aramide, con la presenza di nano particelle di Graphene. La presenza di ben 24 fori garantisce la massima ventilazione mentre il comfort è assicurato dalle infinite regolazioni e dalle imbottiture interne.

Per quel che riguarda il modello Vento, riprende le stesse caratteristiche di costruzione del Kilauea. Pur essendo un casco che privilegia la penetrazione aerodinamica, lo studio in galleria del vento ha permesso di posizionare 18 fori per avere un’ottima ventilazione interna. Stiamo quindi parlando di un casco ideale per le nostre uscite in bicicletta in giornate estremamente calde.

Up&Down

Argon 18 Sum Pro: velocità e leggerezza per Novo Nordisk

12.02.2022
3 min
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Argon 18 Sum Pro: è questa la nuova bici in dotazione da quest’anno al team Novo Nordisk. Il bike brand canadese, introdotto in Italia e distribuito commercialmente in esclusiva dalla Beltrami TSA, aumenta dunque la propria presenza nel mondo dei pro‘. E lo fa fornendo ai corridori della squadra il proprio top di gamma in produzione: un vero e proprio gioiello, una sintesi riuscita di componenti fondamentali quali l’aerodinamica e la leggerezza.

Sum Pro significa tubazioni ottimizzate utilizzando centinaia di design per trovare il perfetto rapporto tra dimensione, spessore del materiale e aerodinamica. Il tubo sterzo è a forma di clessidra per fornire una bassa resistenza aerodinamica, pur essendo rigido e leggero. Gli steli della forcella sono profilati, svasati verso l’esterno per deviare il flusso dell’aria. La larghezza del tubo obliquo è ottimizzata per la massima aerodinamica ed un minore peso, mentre i foderi – molto stretti (10 mm) e leggermente arcuati – sono stati pensati per coniugare aerodinamicità e comfort. E poi il “peso”: appena 850 grammi.

Le Argon 18 Sum Pro saranno le bici del Team Novo Nordisk per la stagione 2022
Le Argon 18 Sum Pro saranno le bici del Team Novo Nordisk per la stagione 2022

Una crescita vertiginosa

La storia di Argon 18 è piuttosto recente, considerando l’azienda come una “millennial”. Il brand è difatti nato a Montreal, in Canada, nel 2000.

Il Team Novo Nordisk è una squadra statunitense composta solamente da corridori affetti da diabete
Il Team Novo Nordisk è una squadra statunitense composta solamente da corridori affetti da diabete

«Per la produzione delle nostre biciclette – dichiarano con orgoglio dall’azienda – non accettiamo compromessi. I nostri prodotti sono il risultato della combinazione tra il massimo dell’ingegneria, le nostre conoscenze in termini di aerodinamica e lavorazione dei materiali compositi. Le bici della nostra linea Pro, proprio come la nuova Sum in dotazione al team Novo Nordisk, sono il risultato del desiderio costante dei nostri tecnici di offrire sempre il meglio possibile. In Argon 18 manteniamo le cose semplici, pur volendo costruire biciclette ad altissime prestazioni. E proprio partendo dalla considerazione che esistono diversi livelli di prestazione, abbiamo tradotto questi livelli in altrettante aree di prodotto: Pro, Race ed Elite, che si differenziano tra loro in termini di laminazione del carbonio».

Prototipazione e test: sempre

Tutte le bici di Argon 18 sono sottoposte a numerosi test CFD. Questa tecnica utilizza i computer per simulare il flusso di liquidi/gas coinvolti nella progettazione aerodinamica degli stessi telai. In galleria del vento le bici sono testate con angoli di imbardata tra 5 e 20 gradi, per simulare le reali condizioni del vento. I test in velodromo, infine, rappresentano l’ultima fase della valutazione aerodinamica: una fase a dir poco cruciale. Testando difatti le biciclette in situazioni reali, i tecnici del brand canadese sono in grado di ottenere preziosi guadagni aerodinamici e trovare la posizione ottimale per l’atleta.

Ricordiamo infine che Argon 18 ha inaugurato l’anno scorso, sempre a Montreal, il proprio nuovo quartier generale in grado di occupare una superficie di ben 35.000 mq. – incluso un meraviglioso show-room – impegnando quotidianamente 50 dipendenti.

Beltrami TSA

Team Novo Nordisk e Tour de La Provence: GSG c’è!

26.01.2022
4 min
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Il legame tra il brand produttore d’abbigliamento tecnico GSG ed il mondo del ciclismo professionistico è sempre stato forte e passionale. E inoltre molto proficuo, anche per quanto riguarda riscontri e risultati. Di conseguenza, anche per la stagione 2022 il marchio fondato nel 1984 dall’ex professionsita Simone Fraccaro è nuovamente partner sia del Team Novo Nordisk quanto di una delle gare più attese – e meglio organizzate – delle primissima parte di stagione: il Tour de La Provence.

Sulle maniche della divisa c’è la dedica a Leonard Thompson, il primo paziente curato con l’insulina nel 1922
Sulle maniche della divisa c’è la dedica a Leonard Thompson, il primo paziente curato con l’insulina nel 1922

Nel 2023 una maglia… centenaria

La squadra professional americana, che ricordiamo essere il primo team al mondo con in organico ciclisti tutti diabetici, continua dunque a vestire GSG. Lo farà ancora per due anni, portando complessivamente a sei le stagioni di collaborazione. Un biennio importante il prossimo, considerando che proprio nel 2023 il colosso farmaceutico Novo Nordisk taglierà il traguardo dei primi 100 anni di attività. Per quanto riguarda invece la presenza di corridori italiani in organico, sono stati confermati Andrea Peron e Umberto Poli, ai quali da quest’anno si aggiunge anche il neo professionista Filippo Ridolfi.

Maglie del Tour de la Provence disegnate da GSG
Maglie del Tour de la Provence disegnate da GSG

«Il rapporto di partnership con il team Novo Nordisk – ha dichiarato a bici.PRO Alessandro Costa, il marketing manager di GSG – è nato quattro anni fa, e siamo estremamente felici che tale collaborazione si sia rinnovata per il prossimo biennio. Le stagioni passate ci hanno fornito un bagaglio di esperienza per poter realizzare il miglior completo possibile. Sono stati anni positivi per il modo di presentarsi del team e per i risultati che i ragazzi diabetici hanno raggiunto in tutte le competizioni.

«Esperienze e know-how sono condensati nella divisa Novo Nordisk 2022: una maglia altamente anatomica e con spiccate caratteristiche aerodinamiche. Contraddistinta da un mix di tessuto strutturato da permettere un’alta traspirazione e una veloce asciugatura, dall’altro di essere anche comoda. Le esigenze dei ciclisti effetti da diabete sono quasi del tutto uguali a quelle di un qualsiasi altro corridore. Una richiesta specifica diversa da quelle di altri team, è stata quella di produrre capi super leggeri e traspiranti. Risultato ottenuto grazie alla capacità di GSG di attivarsi velocemente, gestendo internamente l’intero processo produttivo, dal dipartimento sviluppo alla definitiva produzione».

Maglia del leader della classifica generale del Tour de la Provence disegnata da GSG dedicata a Bernard Tapie
La maglia del leader del Tour de la Provence è dedicata a Bernard Tapie

Cinque maglie, una corsa bellissima

Come anticipato, GSG torna quest’anno – per la seconda stagione consecutiva – a vestire con le proprie maglie i cinque leader di classifica di una breve corsa a tappe francese in grandissima ascesa. Parliamo del Tour de Provence, in programma dal 10 al 13 febbraio. La stessa manifestazione, giunta alla personale settima edizione, potrà contare sulla presenza di ben undici squadre WorldTour.

Oltre ai tre team di casa (AG2R Citroën, Cofidis e Groupama-FDJ) tra le compagini di massima divisione sarà presente anche la Ineos Grenadiers capitanata da Egan Bernal e la QuickStep-Alpha Vinyl con Julian Alaphilippe che proprio in questa occasione farà il proprio debutto stagionale.

Le maglie disegnate e prodotte da GSG  sono complessivamente cinque: quella di leader della classifica generale, quella riservata al leader della classifica a punti, qualla per il miglior giovane, la maglia per il primo in classifica dei GPM e quella originalissima #chouchou che indosserà il corridore preferito dal pubblico.

Va ricordato che la maglia di leader della “generale”, studiata con un design speciale dedicato a Bernard Tapie, fondatore del Tour de la Provence, è già preordinabile come team replica sul sito ufficial di GSG.

GSG