Catlike, con il suo casco Mixino Evo Mips, ha una tradizione di lunga data nel ciclismo. Solo per restare ad un recente passato, hanno gareggiato con i caschi Catlike gli atleti del Movistar Team ed in particolare campioni del calibro diNairo Quintana, Alejandro Valverde. Negli anni le collaborazioni si sono susseguite in maniera continua ed ognuna di queste ha donato qualcosa al marchio Catlike. Dal punto dell’estetica e della tecnologia, ma anche e soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo. Nel 2023 la collaborazione si è spostata in America, Catlike, affianca infatti gli atleti del Team Novo Nordisk.
Catlike, con il suo casco Mixino Evo Mips, è accanto al team statunitense Novo NordiskCatlike, con il suo casco Mixino Evo Mips, è accanto al team statunitense Novo Nordisk
Un prodotto sempre nuovo
Negli anni i ritocchi e i miglioramenti tecnici sono stati molti, ma la base di partenza del Mixino Evo Mips è sempre stata solida. Si tratta di un casco leggero, con un’ottima ventilazione, confortevole e che garantisce una grande sicurezza.
Il Mixino Evo Mips è costruito con ben 39 fori e con più del 40% della parte frontale aperta, sono proprio questi numeri a fornire la miglior ventilazione possibile. Caratteristica rafforzata anche dalla tecnologia Dual Flow, che permette di mantenere l’interno del casco sempre fresco: la posizione dei fori è infatti progettata per creare un flusso aerodinamico che porta l’aria calda dalla parte frontale fino a quella posteriore, espellendola.
I supporti imbottiti sulla parte frontale permettono di bloccare la discesa del sudore quando ci si trova in posizione bassa.I supporti imbottiti sulla parte frontale permettono di bloccare la discesa del sudore quando ci si trova in posizione bassa.
Regolabile e comodo
La comodità è una di quelle qualità fondamentali nel momento in cui si passano tante ore in sella. Le imbottiture interne del Mixino Evo Mips sono morbide e non stringono eccessivamente la testa. La fascia di ritenzione posteriore è regolabile in tutte le direzioni tramite un rotore.
Le regolazioni sono millimetriche e asimmetriche, il lato destro e quello sinistro sono infatti liberi di essere sistemati in maniera indipendente. Nella parte occipitale si trovano due supporti imbottiti, regolabili longitudinalmente, che permettono di trovare il fit corretto. Due soluzioni che alzano ancora di più il livello di comodità di questo casco.
Più del 40 per cento della parte frontale del Mixino Evo Mips è apertaI 39 fori presenti sono studiati per garantire un flusso d’aria continuo, mantenendo così la temperatura interna stabilePiù del 40 per cento della parte frontale del Mixino Evo Mips è apertaI 39 fori presenti sono studiati per garantire un flusso d’aria continuo
Sicurezza
La sicurezza, soprattutto quando si va in bici, è un argomento fondamentale e Catlike lo sa. Il casco Mixino Evo Mips non fa eccezione, grazie anche alle sue grandi qualità tecniche. Tutti i 39 fori sono progettati con tecnologia Hexagon, ovvero disegnati con forma ad alveare, così da avere sempre due parti strutturali solide in caso di impatto.
L’interno della calotta vede l’inserimento di una rete in kevlar, lo stesso materiale utilizzato dai giubbotti antiproiettile. Come suggerisce anche il nome questo casco vede l’utilizzo della tecnologia Mips nella sua nuova versione: la Mips Air Node.
Il Mixino Evo Mips è in vendita al prezzo di 200 euro, la versione senza Mips costa invece 163 euro.
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Tra i tanti italiani che entrano (o rientrano) nel giro agonistico internazionale c’è una storia che merita di essere conosciuta, anche perché coinvolge il team Novo Nordisk, la squadra americana che per statuto assume solamente corridori con diabete di tipo 1 (quello congenito) con lo scopo di dimostrare che si può avere una vita completamente normale anche in presenza di questa patologia, basta seguire le giuste indicazioni. La storia è quella di Antonio Polga.
Corridore di 23 anni, nato a Fara Vicentino, Polga per gran parte della sua vita ha condiviso la sua passione sportiva con un vicino di casa piuttosto speciale: Filippo Zana, il campione italiano approdato a fine stagione nel WorldTour. «Siamo sempre stati molto legati e ognuno ha goduto dei successi dell’altro. O meglio: io ho festeggiato i suoi, ma so che lui è contento per il fatto che sono tornato nel giro».
Polga insieme al campione italiano Filippo Zana: spesso si allenano insiemePolga insieme al campione italiano Filippo Zana: spesso si allenano insieme
Diabete diagnosticato nel 2014
Polga infatti ha trovato spazio nelle file del team Devo affiliato alla formazione a stelle e strisce. Riallacciando così un filo che si era spezzato anni fa: «Io ho iniziato da G2 alla Sandrigo Sport, poi le categorie esordienti e allievi le ho svolte a Schio e da junior ho corso nella Campana Imballaggi. Nel 2016 Paolo Artuso che mi allenava mi spinse a fare un casting con la Novo Nordisk, perché da due anni avevo scoperto di avere il diabete».
Se ci fate caso, nell’ultima frase sono condensati due momenti importanti, di quelli che possono caratterizzare una vita intera. Il primo riguarda la scoperta del diabete in età adolescenziale: «Non ne sapevo nulla, quando me lo diagnosticarono non conoscevo altre persone, neanche nella mia famiglia con la stessa patologia. Bisogna considerare che una decina di anni fa non c’erano le stesse conoscenze di adesso, i microdiffusori di insulina stavano iniziando a essere sperimentati, le informazioni scarseggiavano e il diabete veniva visto come un ostacolo alla vita quotidiana».
Il secondo, l’approdo al team Usa è strettamente legato al primo: «E’ stato grazie a loro che ho capito che è qualcosa con cui si può convivere facilmente, che si può competere con chiunque. L’unica differenza rispetto a ogni altro corridore è che bisogna tenere sotto controllo i valori glicemici, non scendere o salire sotto certe soglie. Influisce sulle prestazioni? Forse leggermente, ma si affronta e siate pur sicuri che ogni risultato, anche la sola presenza in gara ha un sapore particolare».
La passione di Antonio nasce già da piccolo. Ha iniziato come G2 alla Sandrigo SportLa passione di Antonio nasce già da piccolo. Ha iniziato come G2 alla Sandrigo Sport
La scelta dello studio
L’esperienza alla Novo Nordisk comportava però anche un profondo cambio di vita: «Dovetti trasferirmi ad Atlanta per il ritiro prestagionale: si correva un po’ dappertutto, in Italia dove mio padre mi accompagnava nelle gare del Triveneto, ma ero solo. Poi si stava un mese in Belgio per le classiche e a luglio un mese negli Usa per l’attività sul posto. Nel 2018 però mi trovai di fronte a un bivio: era l’anno della maturità e tutti questi spostamenti penalizzavano lo studio. Privilegiai la scuola e non me ne pento, ma la mia esperienza con il team si chiuse lì».
Di fatto anche la sua attività ciclistica passò in secondo piano: «Dopo il diploma iniziai l’università, Ingegneria Gestionale. Sono appassionato di analisi statistiche da applicare al ciclismo, è una strada che voglio percorrere fino in fondo. Ma questo comportava il fatto che avevo poco tempo per allenarmi. Tutto è cambiato con il Covid».
Nelle Granfondo 2022 Polga ha colto il 6° posto alla GF Liotto e il 9° alla GF SegafredoNelle Granfondo 2022 Polga ha colto il 6° posto alla GF Liotto e il 9° alla GF Segafredo
La ripresa con gli amatori
Nel periodo del lockdown si studiava in casa, con le lezioni online e questo comportava avere molto più tempo a disposizione: «Mi sono organizzato in modo da poter uscire in bici quasi ogni giorno. Ho ripreso ad allenarmi seriamente e i miglioramenti erano evidenti. Non lo facevo con spirito agonistico, ma pian piano ho ritrovato il gusto della bici e anche delle gare grazie a un gruppo amatoriale che mi ha voluto con sé per le granfondo, l’Uc San Vito di Leguzzano. Non potrò mai dire abbastanza grazie al suo patron Matteo Stefani che mi ha restituito l’ambizione…».
Da lì curiosamente la strada è ripresa quasi in parallelo con quanto era avvenuto anni prima: «Un ragazzo del team era allenato da Paolo Artuso. Siamo così tornati in contatto e da lui ho saputo che c’era un altro camp del team americano, questa volta in Italia. Ho passato le selezioni e la squadra mi ha inserito nel team development. Riparto praticamente da dove mi ero fermato, ma con molta maturità e consapevolezza in più».
Il veneto con la maglia della Novo Nordisk insieme a suo padre AlessandroIl veneto con la maglia della Novo Nordisk: un ritorno inaspettato ma voluto
Il momento di riprovarci…
Artuso, oggi nello staff dirigenziale della Bora-Hansgrohe, è molto legato a Polga. Vivono vicini e lo ha seguito nella sua evoluzione, lo ha sempre monitorato soprattutto negli ultimi tempi dopo il suo ritorno all’attività. Conferma che nel primo tentativo non era ancora maturo, fisicamente e mentalmente, ma che il ragazzo di allora è profondamente diverso dall’uomo di oggi, che merita una chance per la passione che nutre per la bici.
Polga oggi è un ragazzo voglioso di provarci: «Dalla mia ho la consapevolezza di essere un’altra persona, non solo caratterialmente. Non solo riesco a gestirmi meglio, ma fisicamente sono molto più cresciuto, sono maturato tardi rispetto a molti miei coetanei. Il corpo ora risponde molto di più. So che mi attende un’attività molto qualificata, è un team continental che affronterà gare di tipo 1.1 e 2.1. Inizieremo in Grecia a marzo, sia con gare a tappe che in linea. Poi si girerà l’Europa: Polonia, Croazia, Slovacchia, anche alcune gare tra Francia e Belgio. Magari in giro ritroverò Filippo: se sono qui è anche grazie a lui».
L’aveva aspettata tanto Andrea Peron una giornata come quella di domenica. Una carriera da pro’ che va avanti dal 2013, sempre nel team Novo Nordisk del quale è ormai una colonna portante condividendone non solo l’attività ma anche le finalità, tese a dimostrare che anche un diabetico può fare sport e vincere. Per la prima parte l’atleta 33enne di Borgoricco è stato un emblema, ma per la seconda c’è stato tanto da aspettare. Fino a domenica.
Grand Prix di Kranj, una classica slovena di vecchia data. Gara dal percorso poco impegnativo solo apparentemente: «C’era da stare sempre sull’allerta – spiega Peron – ma il finale era molto nervoso, inoltre l’arrivo era in cima a uno strappo. Infatti ci siamo presentati alla sua base in una cinquantina, con un gruppo compatto, poi si è giocato tutto lì».
Tutta la gioia di Peron a Kranj, primo davanti a Barta (CZE) e Finkst (SLO) (foto TeamNovoNordisk/Sportida)Tutta la gioia di Peron a Kranj, primo davanti a Barta (CZE) e Finkst (SLO) (foto TeamNovoNordisk/Sportida)
Una volata liberatoria
Peron si è giocato tutto su quello strappo, molto di più che una semplice vittoria. Davanti tanti italiani, erano presenti quasi tutte le nostre squadre continental, ma anche corridori di livello del panorama estero, in quel gruppo che si andava sempre più assottigliando verso l’arrivo spiccava il neocampione europeo Under 23, il tedesco Felix Engelhardt. Ma Peron non guardava nessuno, solo davanti, solo quell’arrivo che si avvicinava sempre più e senza che nessuno, come troppe volte era accaduto in passato, mettesse la ruota davanti. Fino alla fine.
Una vittoria attesa da una vita e accolta quasi con compostezza, perché Andrea è abituato a vivere tutte le sensazioni dentro di sé, belle e brutte: «Era un successo che inseguivo da sempre: da dilettante le mie 6-7 vittorie ogni anno le raggiungevo, ma da pro’ la musica cambia di molto. I piazzamenti arrivavano, anche di un certo peso, le top 10 non le conto neanche più, ma mi mancava il successo pieno».
Il padovano sul podio di Kranj, a fargli compagnia la coppa e il suo piccolo figlio… (foto TeamNovoNordisk/Sportida)Il padovano sul podio di Kranj, a fargli compagnia la coppa e il suo piccolo figlio… (foto TeamNovoNordisk/Sportida)
Una gara di qualità, come le altre
Quei secondi subito dopo il traguardo sono stati interminabili, sembrava di essere su una nuvola e poco importa se quella slovena è giudicata una corsa come tante: «Il ciclismo è cambiato, quando sei in gara non ci guardi neanche più al livello della corsa perché è sempre una battaglia, ti trovi ogni volta a lottare con corridori di valore, non puoi certo stare a guardare o a giudicare il livello della gara. Vincere è difficile sempre, perché il nostro è diventato davvero uno sport universale. E ogni nazione, ogni squadra ha corridori forti».
Le prime sensazioni sono state però profondamente intime: «La prima cosa che ho pensato è stato: finalmente, era ora… Ci ero andato vicino così tante volte ma alla fine qualcosa non quadrava mai. Già al Giro di Grecia ero arrivato a un soffio dal successo, ma Moschetti mi aveva beffato. Poi mi sono reso conto di aver vinto a fine luglio, nel cuore dell’estate, io che ho sempre sofferto il caldo… Niente male davvero!».
La volata vincente di Moschetti nella seconda tappa del Giro di Grecia. Peron, 2°, è all’estrema destra La volata vincente di Moschetti nella seconda tappa del Giro di Grecia. Peron, 2°, è all’estrema destra
Il covid… che covid non era
Una vittoria arrivata in una stagione piena di alti e bassi: «Non era iniziata neanche male, prima gara e un 9° posto al Giro dell’Oman, con tante squadre WorldTour al via. La prima parte è stata molto intensa, fino all’Adriatica Ionica Race. Ci sono arrivato un po’ sulle ginocchia anche se la prima tappa non era neanche stata male. La settimana prima avevo avuto addosso uno strano malessere, tanto che pensavo di aver contratto il Covid, invece tampone negativo… Alla terza tappa ero distrutto e mi sono ritirato, mi sono fermato un mese e mezzo, sono stato al mare con la famiglia e poi mi sono allenato ad Asiago dove vado spesso. La gara di Kranj era quella della ripresa».
La storia di Peron è legata profondamente con quella del team e anche grazie al suo successo il corridore padovano ha tenuto a rilanciare le motivazioni alla base della formazione americana: «A noi non basta vincere, soprattutto a noi “vecchi”. Noi vogliamo dimostrare che chi ha il diabete tipo 1 può fare sport in maniera sana come chiunque altro. Il nostro messaggio è rivolto ai più piccoli e alle loro famiglie: affrontare questa malattia senza paura, ma solo come un piccolo ostacolo in più nella vita che ti rende anche più forte».
Una gioia attesa tanto a lungo e condivisa con sua moglie Alessia (foto TeamNovoNordisk/Sportida)Una gioia attesa tanto a lungo e condivisa con sua moglie Alessia (foto TeamNovoNordisk/Sportida)
Una storia, un esempio
Andrea non ha ritrosie nel parlare della sua esperienza: «Ho scoperto di avere il diabete a 15 anni, già facevo sport allora e non nascondo che come per tanti altri adolescenti inizialmente è stata una mazzata. Non sapevo cos’era, non conoscevo nessuno che ce l’aveva, non avevamo mai avuto casi in famiglia. Ci siamo dovuti adattare, una cosa del genere comporta cambiamenti, ma era affrontabile».
Su un aspetto in particolare Peron vuole mettere l’accento: «Non ho mai trovato alcun dottore che mi ha detto che non potevo più pedalare, né intorno a me ho notato cambiamenti, sguardi particolari, commiserazione. Ripeto, è solo un piccolo ostacolo in più che si supera. Io vivo la mia attività esattamente come ogni altro ciclista e come ogni altro gioisco per una vittoria… Beh, magari domenica, dopo tanta attesa, ho gioito un po’ di più…».
GSG, azienda nata nel 1984 dall’intuizione di Simone Fraccaro, ex atleta professionista che ha convogliato la sua passione per il ciclismo e l’esperienza di anni in gruppo nel campo dell’abbigliamento sportivo. Proprio grazie a tutta questa esperienza nasce oggi la maglia Ortles: traspirante, leggera e con un mix di tessuti che la rendono ancor più tecnica.
Le caratteristiche della maglia Ortles la rendono perfetta per pedalare d’estate
Le tre tasche posteriori con la zip laterale
Le caratteristiche della maglia Ortles la rendono perfetta per pedalare d’estate
Le tre tasche posteriori con la zip laterale
La maglia Ortles
Il modello Ortles ha un fitting anatomico ed il suo mix di tessuti è studiato e progettato affinché la maglia sia elastica nella parte anteriore. Nella parte laterale e sulla schiena il tessuto ha una rete traspirante per evitare l’accumulo di calore e, di conseguenza, un’eccessiva sudorazione.
Il colletto è ribassato, per una migliore efficienza aerodinamica, la zip, lunga, scompare durante la pedalata. Il bordo delle maniche ha un taglio vivo, così da evitare cuciture e sgradevoli attriti. L’elastico posteriore, in fondo alla maglia, è rifrangente, per una migliore sicurezza e visibilità in tutte le situazioni meteorologiche. Oltre alle tre tasche aperte, è stata inserita una tasca laterale, a destra con zip invisibile e fodera antiacqua.
La maglia Ortles è disponibile in diverse colorazioni. Qui la versione gialla
Per i più eccentrici è disponibile anche nel colore bordeaux
Per chi ama lo stile classico c’è la versione nera con maniche bianche
La maglia Ortles è disponibile in diverse colorazioni. Qui la versione gialla
Per i più eccentrici è disponibile anche nel colore bordeaux
Per chi ama lo stile classico c’è la versione nera con maniche bianche
Il feedback dei pro’
Giessegi collabora con gli atleti professionisti del team Novo Nordisk, mentre nel ciclismo femminile lavora a stretto contatto con la ValcarTravel & Service. Queste collaborazioni permettono uno sviluppo ulteriore ed un feedback costante per migliorare i prodotti ed offrire così anche agli amatori la stessa qualità dei pro’.
Le taglie per la maglia Ortles vanno dalla XS alla XXXL ed è disponibile al prezzo di 109,90 euro.
Up&Down Bikes è una commerciale decisamente giovane con i suoi “soli” undici anni di attività, ma estremamente dinamica e soprattutto innovativa. Della voglia di innovare ce ne aveva parlato il suo fondatore Andrea Dorigatti in occasione di una nostra intervista dello scorso anno. Una sua frase in particolare ci aveva colpito: «Ho sempre pensato che fosse fondamentale proporre ai nostri clienti dei marchi in grado di fare vera innovazione e di proporre prodotti dalle caratteristiche e dalle prestazioni uniche».
Up&Down riporta in Italia i prodotti del brand Catlike Up&Down riporta in Italia i prodotti del brand Catlike
Ritorna Catlike
Rientra sicuramente in questa particolare filosofia aziendale di volere proporre prodotti innovativi la recente acquisizione della distribuzione di Catlike. Stiamo parlando di un brand iconico che ha fatto del claim “Be Catlike, Be different” un proprio marchio distintivo.
Parlando di professionismo ricordiamo la lunga collaborazione con il team Movistar. Campioni come Alejandro Valverde e Nairo Quintana hanno conquistato alcuni dei loro più importanti successi indossando un casco Catlike con il suo riconoscibile design ovale e i fori a “occhi di gatto”.
Oggi il marchio è ancora presente in gruppo con il team Novo Nordisk che ha nelle sue file atleti affetti da diabete di tipo 1.
Catlike fornisce i suoi prodotti al Team Novo Nordisk Catlike fornisce i suoi prodotti al Team Novo Nordisk
I valori di sempre
Dopo una fase di profonda riorganizzazione aziendale, oggi Catlike si ripresenta sul mercato con prodotti nuovi, ideali per tutte le tipologie di ciclista: dal bambino all’amatore domenicale fino ad arrivare all’agonista. I tratti distintivi di ciascun prodotto Catlike, che sia un casco oppure una scarpa, sono quelli che hanno fatto la storia del brand: riconoscibilità, sicurezza, ventilazione e comfort. Tutte queste caratteristiche si possono facilmente ritrovare in ogni singolo prodotto.
Nella realizzazione di ogni casco sono utilizzati materiali come il Graphene, le Nanofibre, i tessuti di Aramide. Massima cura anche nella realizzazione delle scarpe attraverso l’utilizzo di materiali in grado di rendere la scarpa impermeabile, traspirante e con una notevole resistenza alle abrasioni.
Uno dei prodotti più importanti di Catlike è il casco Kilauea
Questo, invece, è il modello di casco Vento
Uno dei prodotti più importanti di Catlike è il casco Kilauea
Questo, invece, è il modello di casco Vento
Le novità 2022
La gamma di caschi Catlike può essere suddivisa in due sezioni: Aero/Semi-Aero e Super Ventilati. Tra quelli Aero/Semi-Aero rientrano i modelli Kilauea e Vento. Il primo è il modello top di gamma della collezione Catklike, ideale per l’agonista ma anche per un uso amatoriale. La struttura interna è in fibra di Aramide, con la presenza di nano particelle di Graphene. La presenza di ben 24 fori garantisce la massima ventilazione mentre il comfort è assicurato dalle infinite regolazioni e dalle imbottiture interne.
Per quel che riguarda il modello Vento, riprende le stesse caratteristiche di costruzione del Kilauea. Pur essendo un casco che privilegia la penetrazione aerodinamica, lo studio in galleria del vento ha permesso di posizionare 18 fori per avere un’ottima ventilazione interna. Stiamo quindi parlando di un casco ideale per le nostre uscite in bicicletta in giornate estremamente calde.
Eravamo curiosi di conoscere la strategia alimentare degli atleti con il diabete del Team Novo Nordisk alla Sanremo. Lo abbiamo chiesto a Laura Martinelli
Argon 18 Sum Pro: è questa la nuova bici in dotazione da quest’anno al team Novo Nordisk. Il bike brand canadese, introdotto in Italia e distribuito commercialmente in esclusiva dalla Beltrami TSA, aumenta dunque la propria presenza nel mondo dei pro‘. E lo fa fornendo ai corridori della squadra il proprio top di gamma in produzione: un vero e proprio gioiello,una sintesi riuscita di componenti fondamentali quali l’aerodinamica e la leggerezza.
Sum Pro significa tubazioni ottimizzate utilizzando centinaia di design per trovare il perfetto rapporto tra dimensione, spessore del materiale e aerodinamica. Il tubo sterzo è a forma di clessidra per fornire una bassa resistenza aerodinamica, pur essendo rigido e leggero. Gli steli della forcella sono profilati, svasati verso l’esterno per deviare il flusso dell’aria. La larghezza del tubo obliquo è ottimizzata per la massima aerodinamica ed un minore peso, mentre i foderi – molto stretti (10 mm) e leggermente arcuati – sono stati pensati per coniugare aerodinamicità e comfort. E poi il “peso”: appena 850 grammi.
Le Argon 18 Sum Pro saranno le bici del Team Novo Nordisk per la stagione 2022 Le Argon 18 Sum Pro saranno le bici del Team Novo Nordisk per la stagione 2022
Una crescita vertiginosa
La storia di Argon 18 è piuttosto recente, considerando l’azienda come una “millennial”. Il brand è difatti nato a Montreal, in Canada, nel 2000.
Il Team Novo Nordisk è una squadra statunitense composta solamente da corridori affetti da diabete Il Team Novo Nordisk è una squadra statunitense composta solamente da corridori affetti da diabete
«Per la produzione delle nostre biciclette – dichiarano con orgoglio dall’azienda – non accettiamo compromessi. I nostri prodotti sono il risultato della combinazione tra il massimo dell’ingegneria, le nostre conoscenze in termini di aerodinamica e lavorazione dei materiali compositi. Le bici della nostra linea Pro, proprio come la nuova Sum in dotazione al team Novo Nordisk, sono il risultato del desiderio costante dei nostri tecnici di offrire sempre il meglio possibile. In Argon 18 manteniamo le cose semplici, pur volendo costruire biciclette ad altissime prestazioni. E proprio partendo dalla considerazione che esistono diversi livelli di prestazione, abbiamo tradotto questi livelli in altrettante aree di prodotto: Pro, Race ed Elite, che si differenziano tra loro in termini di laminazione del carbonio».
Prototipazione e test: sempre
Tutte le bici di Argon 18 sono sottoposte a numerosi test CFD. Questa tecnica utilizza i computer per simulare il flusso di liquidi/gas coinvolti nella progettazione aerodinamica degli stessi telai. In galleria del vento le bici sono testate con angoli di imbardata tra 5 e 20 gradi, per simulare le reali condizioni del vento. I test in velodromo, infine, rappresentano l’ultima fase della valutazione aerodinamica: una fase a dir poco cruciale. Testando difatti le biciclette in situazioni reali, i tecnici del brand canadese sono in grado di ottenere preziosi guadagni aerodinamici e trovare la posizione ottimale per l’atleta.
Ricordiamo infine che Argon 18 ha inaugurato l’anno scorso, sempre a Montreal, il proprio nuovo quartier generale in grado di occupare una superficie di ben 35.000 mq. – incluso un meraviglioso show-room – impegnando quotidianamente 50 dipendenti.
La squadra dei brocchi è un team di nome di XPC Beltrami TSA-Cooperatori allestita per dare una chance a corridori senza squadra. E dimostrare un principio
La Sanremo è partita e per il Team Novo Nordisk è aria di fughe. Sulle loro maglie prodotte da GSG il numero 100: un secolo dalla scoperta dell'insulina
Il legame tra il brand produttore d’abbigliamento tecnico GSG ed il mondo del ciclismo professionistico è sempre stato forte e passionale. E inoltre molto proficuo, anche per quanto riguarda riscontri e risultati. Di conseguenza, anche per la stagione 2022 il marchio fondato nel 1984 dall’ex professionsita Simone Fraccaro è nuovamente partner sia del Team Novo Nordisk quanto di una delle gare più attese – e meglio organizzate – delle primissima parte di stagione: il Tour de La Provence.
Sulle maniche della divisa c’è la dedica a Leonard Thompson, il primo paziente curato con l’insulina nel 1922 Sulle maniche della divisa c’è la dedica a Leonard Thompson, il primo paziente curato con l’insulina nel 1922
Nel 2023 una maglia… centenaria
La squadra professional americana, che ricordiamo essere il primo team al mondo con in organico ciclisti tutti diabetici, continua dunque a vestire GSG. Lo farà ancora per due anni, portando complessivamente a sei le stagioni di collaborazione. Un biennio importante il prossimo, considerando che proprio nel 2023 il colosso farmaceutico Novo Nordisk taglierà il traguardo dei primi 100 anni di attività. Per quanto riguarda invece la presenza di corridori italiani in organico, sono stati confermati Andrea Peron e Umberto Poli, ai quali da quest’anno si aggiunge anche il neo professionista Filippo Ridolfi.
Maglie del Tour de la Provence disegnate da GSGMaglie del Tour de la Provence disegnate da GSG
«Il rapporto di partnership con il team Novo Nordisk – ha dichiarato a bici.PRO Alessandro Costa, il marketing manager di GSG – è nato quattro anni fa, e siamo estremamente felici che tale collaborazione si sia rinnovata per il prossimo biennio. Le stagioni passate ci hanno fornito un bagaglio di esperienza per poter realizzare il miglior completo possibile. Sono stati anni positivi per il modo di presentarsi del team e per i risultati che i ragazzi diabetici hanno raggiunto in tutte le competizioni.
«Esperienze e know-how sono condensati nella divisa Novo Nordisk 2022: una maglia altamente anatomica e con spiccate caratteristiche aerodinamiche. Contraddistinta da un mix di tessuto strutturato da permettere un’alta traspirazione e una veloce asciugatura, dall’altro di essere anche comoda. Le esigenze dei ciclisti effetti da diabete sono quasi del tutto uguali a quelle di un qualsiasi altro corridore. Una richiesta specifica diversa da quelle di altri team, è stata quella di produrre capi super leggeri e traspiranti. Risultato ottenuto grazie alla capacità di GSG di attivarsi velocemente, gestendo internamente l’intero processo produttivo, dal dipartimento sviluppo alla definitiva produzione».
Maglia del leader della classifica generale del Tour de la Provence disegnata da GSG dedicata a Bernard Tapie La maglia del leader del Tour de la Provence è dedicata a Bernard Tapie
Cinque maglie, una corsa bellissima
Come anticipato, GSG torna quest’anno – per la seconda stagione consecutiva – a vestire con le proprie maglie i cinque leader di classifica di una breve corsa a tappe francese in grandissima ascesa. Parliamo del Tour de Provence, in programma dal 10 al 13 febbraio. La stessa manifestazione, giunta alla personale settima edizione, potrà contare sulla presenza di ben undici squadre WorldTour.
Le maglie disegnate e prodotte da GSG sono complessivamente cinque: quella di leader della classifica generale, quella riservata al leader della classifica a punti, qualla per il miglior giovane, la maglia per il primo in classifica dei GPM e quella originalissima #chouchou che indosserà il corridore preferito dal pubblico.
Va ricordato che la maglia di leader della “generale”, studiata con un design speciale dedicato a Bernard Tapie, fondatore del Tour de la Provence, è già preordinabile come team replica sul sito ufficial di GSG.
Laura Martinelli ha dovuto riprendere i libri e ricominciare da capoa studiare il diabete. L’incarico al Team Novo Nordisk le ha lasciato parecchi aspetti da approfondire, ma studiare per la nutrizionista trevigiana dai capelli rossi non è mai stato un problema. Così, quando la stagione è entrata nel vivo e la sua squadra ha vissuto l’importantissima esperienza della Milano-Sanremo, ci siamo fatti vivi per farci raccontare che cosa abbia significato per degli atleti diabetici partecipare a una gara velocissima di 300 chilometri.
La mattina alla presentazione, con le nuove maglie con il numero 100La mattina alla presentazione, con le nuove maglie con il numero 100
«Cominciamo col dire – inizia – che siamo tutti soddisfatti. L’obiettivo era farsi vedere e mostrare i nuovi colori della maglia, celebrativa dei 100 anni dalla scoperta dell’insulina, e ci siamo riusciti. La fuga ha preso il largo come volevamo e siamo stati noi a tirarla fuori. Sulla gestione alimentare della Sanremo, abbiamo fatto come si insegna sin dagli juniores, quando spieghi che per fare la strategia nutrizionale di una gara si parte da cronotabella e profilo, per pianificare la base glucidica necessaria e la cadenza a cui aggiungere poi barrette e gel. I prodotti che usano gli atleti diabetici cono gli stessi di sempre, cambia l’uso che se ne fa».
Prima della gara
Il pre-gara è la fase del carico di carboidrati che normalmente si inizia 36 ore prima, dopo una fase di scarico, che per l’atleta affetto da diabete è più delicata, perché la privazione di zuccheri porta al rischio di ipoglicemia.
Primo ostacolo, insomma…
L’atleta non diabetico per quelle ore può immaginare un regime privo di carboidrati, loro devono tenere un minimo apporto glucidico per evitare l’ipoglicemia notturna. Chiunque abbia il diabete l’ha sperimentata e ne ha paura, per questo tendono a mangiare un boccone di più. Lo scarico di carboidrati non viene enfatizzato, mentre nella fase di carico si utilizzano carboidrati a basso impatto glicemico, ovvero sia quei carboidrati che necessitano di meno insulina per essere assimilati. Ognuno di questi atleti ha un rapporto tutto suo fra insulina e glicemia e non sempre è facile trovare il giusto dosaggio.
Alla partenza, al sole di Milano, c’è anche PoliAlla partenza, al sole di Milano, c’è anche Poli
Come fate?
Hanno la dose prima del via e i boli (il bolo è un quantitativo di insulina che viene somministrato al paziente diabetico, introducendo di volta in volta diverse unità di insulina, ndr) durante la corsa. A volte si sbaglia. In certi casi si tende ad evitare alimenti che non si conoscono, perché non si sa quale impatto avranno sulla glicemia.
Quindi ogni atleta fa storia a sé?
Si lavora individualmente. Devo dire che il gruppo tecnico/scientifico che ho trovato in questa squadra non ha eguali nel ciclismo. Abbiamo un centro a Berna e uno ad Atlanta, con esperti che danno indicazioni atleta per atleta per mantenere il corretto rapporto insulina/carboidrati. Inoltre c’è un grande supporto tecnico, tramite un’app che correla glicemia, unità di insulina e grammi di carboidrati. Tutto questo si traduce in pubblicazioni, dato che non esiste una letteratura su sportivi di alto livello affetti da diabete.
Pochi minuti al via: obiettivo portare via la fuga e farsi vederePochi minuti al via: obiettivo portare via la fuga e farsi vedere
Durante la gara
Tanto dipende dalla strategia di gara: alla Sanremo l’obiettivo del Team Novo Nordisk era andare in fuga presto e per questo ci si è attrezzati.
Come cambia la strategia alimentare se vuoi andare in fuga?
Supponendo di avere dei buoni valori di glicemia prima e durante la gara, si dà un apporto maggiorato di energie nelle ore prima della gara e poi in corsa serve qualcosa di molto digeribile, perché si parte a fiamma. Anche i sacchetti contengono alimenti più consistenti perché andando in fuga ci sarà un consumo maggiore. Se invece il tuo obiettivo è il finale, cambi tutto e magari mangi anche diversamente.
Hai parlato dei valori della glicemia: come li controllate?
Abbiamo dei sensori che si tengono h24. Sono dei bottoncini con dei piccoli aghi, che trasmettono tramite bluethoot ai cellulari in ammiraglia e ai computerini dei ragazzi le variazioni dei valori glicemici. Sono posizionati all’altezza del tricipite. In ammiraglia si ha così un quadro d’insieme, ma il guaio è che a volte queste misurazioni hanno un ritardo e in quei casi, per evitare di fermarsi, si procede con il controllo stick della glicemia, in manuale.
Che cosa succede quando la glicemia va giù di tanto?
Utilizzano come soluzione di emergenza delle mini ampolle con 15 grammi di zuccheri ad assorbimento rapido, che rompono e mandano giù.
Come capiscono che la glicemia sta scendendo?
Si sentono intorpiditi, hanno mal di testa. Le cellule sono vuote. Il corridore ha fame, ma non può mangiare. Allora si danno barrette proteiche, per consentire al muscolo di tornare tonico e in equilibrio. La cosa singolare comunque è che nelle ore di corsa la condizione di diabete si attenua molto, anche se ci sono delle fragilità che restano.
Ad esempio?
L’aumento del rischio di disidratazione. Lo zucchero passa nelle urine, quindi la pipì è più concentrata. Ne consegue che ne fanno di più, espellono anche gli elettroliti e si crea un circolo vizioso, perché magnesio e potassio servono anche per assorbire l’insulina. Quindi devono bere di più sin dal giorno prima, mentre in gara avranno delle borracce più concentrate di sali.
Andrea Peron ha portato via la prima fuga della SanremoAndrea Peron ha portato via la prima fuga della Sanremo
Dopo la gara
Scordatevi di fare come quelli che dopo la corsa si avventano sulla pizza, oppure l’hamburger con le patatine e una bella birra. L’atleta diabetico può certo concedersi qualcosa, ma deve stare ugualmente attento.
Perché?
Perché bisogna considerare l’ipoglicemia tardiva. I tessuti sono sensibili all’insulina fino a 24-36 ore dopo la gara, anche se di solito il rischio maggiore c’è la notte successiva. Perciò la strategia di recupero è implementata, ma serve attenzione. Dopo Laigueglia, un corridore era con noi in ammiraglia ed è andato in ipoglicemia due ore dopo l’arrivo. In questi casi non è semplice stabilire quanta insulina fare, perché il fisico è sensibile. Per questo c’è sempre il medico, Rafael Castol, che mi sta dando una grandissima mano a calarmi nella parte. Ci sono dei protocolli, devi giostrare insulina e carboidrati, sapendo di dover considerare anche l’aspetto neurologico.
Prego?
Ci sono sbalzi dovuti alla tensione e allo stato emotivo e questo complica le cose. Ma devo dire che questi ragazzi hanno una forza di volontà notevole, sono devoti al lavoro, chiedono ogni dettaglio e si attengono alle nostre indicazioni.
Andrea Peron nella fuga andata avanti fino a poco prima della CipressaAndrea Peron nella fuga andata avanti fino a poco prima della Cipressa
Di quanti nutrizionisti ha bisogno il vostro team?
Siamo in due. Oltre me, c’è Nele Compernol.
Credi che un atleta con il diabete possa vincere una grande corsa?
Se il ragazzo iniziasse a correre da piccolo e sviluppasse le stesse abilità in gruppo che hanno i rivali, considerato che durante lo sforzo lo stato diabetico si riduce, potrebbe benissimo gareggiare al livello degli altri. Il fatto è che l’accesso al ciclismo nella nostra squadra avviene dalle provenienze più disparate, anche altri sport. Sarebbe interessante vedere all’opera un ragazzo cresciuto nelle categorie giovanili, anche perché il fatto di inserirlo in una squadra di atleti non diabetici manderebbe un messaggio davvero forte.
Adrie e Corinne, i genitori di Mathieu Van der Poel. Discorsi con loro aspettando Mathieu, a metà fra il tecnico e il sentimentale. E ora si torna al Nord
I 100 anni dalla scoperta dell’insulina nella Sanremo numero 112: il principale obiettivo di stagione del Team Novo Nordisk con una maglia celebrativa sulle spalle. Avevamo già parlato con Massimo Podenzana nelle scorse settimane della loro grande voglia di andare in fuga, a maggior ragione oggi, con quel bel numero tondo stampato sulle divise GSG di Simone Fraccaro. Vi ricordate di lui? Dopo 11 anni di professionismo al servizio di campioni come Saronni e Moser e con due tappe vinte al Giro (Longarone 1976 e Isernia 1977), nel 1984 decise di iniziare una nuova avventura nel mondo dell’abbigliamento sportivo. Con il tempo è arrivato alla sponsorizzazione di squadre di primo livello come AG2R, Novo Nordisk, Valcar e anche il team Giant nella mountain bike. Delle maglie del Team Novo Nordisk abbiamo parlato con Alessandro Costa, Marketing Manager dell’azienda.
Quanti tessuti utilizzate per produrre questi capi?
Le maglie in gran parte sono confezionate con un mix di tessuti, sia per le versioni top di gamma sia per le versioni di media fascia. Lo scopo è fornire un materiale che faccia risparmiare più watt possibili al corridore grazie alla sua aerodinamica.
Entriamo nel dettaglio.
Per la maglia, utilizziamo tre tessuti: microrete bielastica per l’anteriore; microrete Interpower per la parte posteriore e sui fianchi di nuovo una rete bielastica.
E per i calzoncini?
Un tessuto base in lycra ad elevata elasticità; un elastico anatomico e confortevole per le bretelle e un elastico traforato e siliconato per il fine gamba. Mentre per la parte centrale, proponiamo delle cuciture termosaldate che ben si prestano per un comfort elevato. I nostri pantaloncini hanno il vantaggio di essere “compression” nel senso che stimolano la muscolatura.
Lozano in azione, con il 100 sul fianco dei calzonciniLozano in azione, con il 100 sul fianco dei calzoncini
Cosa si può dire del fondello?
Siamo orgogliosi del fatto che lo produciamo in azienda. Abbiamo una gamma vastissima e rispondiamo a numerosi tipi di esigenze, tra varie imbottiture in base al peso dell’atleta e le personalizzazioni che siamo in grado di fornire ottimamente. La differenza dei nostri fondelli è nella spugna che utilizziamo; ne abbiamo di più tipi.
Ci può fare qualche esempio?
Utilizziamo delle spugne mediche e biotecnologiche che vengono modellate con taglio tridimensionale, evitando la termoformazione che rischia di bruciare eccessivamente la superficie. Il fondello top di gamma si chiama Zenit, si allunga sia lateralmente che frontalmente, ha una straordinaria elasticità.
Quali prodotti proponete alla squadra per quando piove?
Utilizziamo dei tessuti idrorepellenti e traspiranti antivento, che siano anche resistenti all’acqua. La mantellina Monsoon è costruita con una membrana antivento e antipioggia. E’ impermeabile e al tempo stesso leggerissima.
Elastico anatomico e confortevole per le bretelleElastico anatomico e confortevole per le bretelle
Quali test effettuate?
Sicuramente in galleria del vento per metterne alla prova l’efficacia. Poi si indossano e si provano allenandosi. Vogliamo un comfort elevato.
Come si ottiene?
Non si deve guardare esclusivamente al taglio anatomico del capo, ma va tenuta in considerazione anche la qualità dei tessuti che si utilizzano.
E i risultati quali sono?
Una formidabile elasticità dei tessuti sulla parte frontale e sulle maniche, mentre nella parte posteriore non c’è bisogno di arrivare a questo perché tendenzialmente le tasche non si riempiono moltissimo e di conseguenza non c’è un carico eccessivo cui far fronte con l’elasticità. Ci sono anche altri aspetti da considerare.
Il Team Novo Nordisk utilizza la maglia AeroIl Team Novo Nordisk utilizza la maglia Aero
Quali?
Per le maglie estive è importante che la traspirabilità sia ottima, ma soprattutto il tessuto deve asciugarsi immediatamente in discesa. Se in salita sudi molto, è importante che dopo poche centinaia di metri la maglia sia già quasi asciutta. Mentre i capi invernali devono proteggerti dal vento e da un’eventuale pioggia, quindi puntiamo molto sulla copertura ottimale del singolo atleta.
Quali altre squadre utilizzano l’abbigliamento GSG nel 2021?
Quest’anno abbiamo appunto l’onore di essere rappresentati, appunto, dai team Novo Nordisk, dall’Area Zero e infine dal team Valcar&Travel Service, che siamo orgogliosi di supportare.
Fornite misure standard o fate i capi su misura?
Dipende dalle richieste della squadra, noi siamo attrezzati per ogni soluzione. Nel 2016 abbiamo rifornito il team AG2R, in quell’occasione abbiamo preso le misure al loro primo ritiro. Ma c’è un rischio…
Laigueglia, primi chilometri con la nuova magliaLaigueglia, primi chilometri con la nuova maglia
Quale?
Che i corridori generalmente a gennaio hanno una misura, a luglio ne hanno un altra.
Nel corso degli anni cosa è cambiato nella produzione?
Diciamo che si sviluppano anche delle mode, ad esempio le maniche della maglia che inizialmente erano portate fino al gomito, mentre adesso sono tirate leggermente più in alto. Lo stesso discorso vale per i calzoncini. Mentre per i materiali siamo in continua ricerca ed evoluzione. Il body ha rappresentato un bel cambiamento.
Cioè?
Oramai i professionisti ci richiedono un body gara, quindi un capo unito che rispetto a quello classico da cronometro ha la presenza delle tasche nella parte posteriore e la parte frontale invece ha un’apertura completa.
E’ più una moda o una necessità?
Tutte e due le cose. I ciclocrossisti sono stati i primi a compiere questo cambiamento, per evitare che la maglia si impigliasse con la bici. Poi per quanto riguarda la strada si hanno vantaggi anche aerodinamici ed è un fattore importante.
Il quadro è chiaro e completo, torniamo dunque alla Sanremo. Dite che nella prima fuga ci sarà già una maglia del Team Novo Nordisk? Magari non vinceranno, ma ammettiamo che un po’ facciamo il tifo anche per loro…
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