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Podere San Giuseppe, un angolo di tranquillità da vivere in sella

05.04.2023
5 min
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In cima ad una collina, nel cuore della Toscana, sorge il Podere San Giuseppe. Un nido per ciclisti e amanti della natura che vogliono ricaricare le pile e godersi del tempo per sé, la propria famiglia o compagni di squadra. Situata nel Comune di Montalcino, la proprietà svetta dominando un panorama mozzafiato arricchito dalle strade bianche che ogni anno vengono animate dall’Eroica e dall’omonima corsa. Qui gastronomia, natura e sport si incontrano all’insegna di un’esperienza unica da vivere insieme alla propria bicicletta da corsa, Mtb o gravel che sia. Consociamo il Podere attraverso le parole del proprietario Gian Paolo Sandrinelli

Situato nel Comune di Montalcino il Podere si trova nel cuore della Toscana

Il Podere

«E’ un podere – spiega Sandrinelli – costruito nei primi anni del ‘900 in cima ad una collina nel Comune di Montalcino e intorno non c’è niente. Ci sono sette appartamenti. Ogni unità ha due camere matrimoniali e ognuna ha il bagno privato. Sono grandi e dotati di tuti i comfort. La struttura storica ha un parco privato dove ci sono due piscine che dominano il panorama. Un salone con una cucina comune dove si può mangiare tutti assieme e questo è comodo per le squadre che ci vengono a trovare

«La vista che ha questa struttura – afferma – è unica. E’ appunto in cima alla collina e non ha impedimenti a 360 gradi. Domina la Val d’Orcia, guarda verso Siena e Pienza che si vedono illuminate la notte».

Caratteristiche che rendono questi sette appartamenti una meta perfetta per chi vuole conoscere il cuore verace della Toscana. E’ possibile raggiungere le famose regioni vinicole e città pittoresche come Montalcino, Siena e Montepulciano. Le sorgenti termali sgorgano nell’ex piazza del paese di Bagno Vignoni. Il Parco Naturale della Maremma, con le più belle spiagge della Toscana meridionale, è raggiungibile in poco più di un’ora. E infine la vicina Firenze, culla del Rinascimento. 

Per la bici

Al Podere San Giuseppe la bici è di casa. Le strade sono libere dal traffico e immerse in terre uniche. E’ infatti possibile incontrare luoghi meravigliosi come Montalcino, Pienza, Bagno Vignoni raggiungendoli a colpi di pedale. 

Per gli amanti di questo sport, sono numerosi i percorsi adatti a tutte le esigenze e preparazioni. Chi sceglie questa meta si può rilassare facendo lunghe passeggiate in bicicletta nei percorsi immersi nel verde tra le colline senesi. Tratti misti di asfalto e sterrati tra oliveti, vigneti e morbide salite saranno gli scenari usuali delle escursioni in bicicletta. E’ inoltre possibile noleggiare presso punti convenzionati qualsiasi tipologia di bici. E se qualcuno ne avesse bisogno il Podere vanta collaborazioni con atleti ex professionisti del calibro di Alessandro Bertolini, Daniele Righi che accompagneranno i gruppi di ciclisti in esplorazione.

Le colline si perdono a vista d’occhio
Le colline si perdono a vista d’occhio

Arrivano i pro’

Il Podere San Giuseppe gode già di ospiti illustri che di ciclismo vivono e hanno “approvato” la struttura. «L’anno scorso – racconta Sandrinelli – è stato ospite qui da noi, Tiesj Benoot della Jumbo-Visma a fare un po’ di recupero dopo l’incidente di Livigno. Siamo stati meta anche di importanti aziende come Smith Optics, produttrice di occhiali da sole, maschere e caschi. In inverno abbiamo avuto il piacere di ospitare il team di Specialized e tutto l’entourage direttivo.

«Insomma, un posto meraviglioso dove si può fare attività fisica, fare riunioni in tranquillità, team building o ritiri per le squadre. Si adatta a tutte le tipologie di ospiti che si vogliono godere un periodo di tranquillità con la possibilità di pedalare e vivere queste colline.

«In occasione dell’Eroica – conclude – ospiteremo ad ottobre un team di professionisti, di cui al momento non si può fare il nome, che ha scelto Podere San Giuseppe per vivere questa esperienza sulle strade bianche. Un onore per noi».

Basta rilassarsi 

Sfogliando le pagine del sito online dove è possibile conoscere la struttura, si possono consultare anche i servizi che mette a disposizione la struttura. Tra questi ci sono attività di ogni genere.

A partire dalle degustazione enogastronomica con assaggi di ogni tipo, ad esempio una bruschetta con dell’ottimo olio biologico della Fattoria, dei formaggi pecorini tipici delle tradizioni locali ed un calice di buon vino come per esempio il Brunello, prodotto a pochi passi. 

Il Podere San Giuseppe offre ai suoi ospiti la possibilità di partecipare ad un corso di fotografia tenuto da un fotografo professionista, partner della struttura. Oppure un’esperienza yoga, per trascorrere l’intero periodo di soggiorno all’insegna della meditazione. E ancora, sono a disposizione 30 cavalli ben domati, ben allenati, ben curati, preparati con professionalità e passione per ogni livello di esperienza. Insomma, a chi sceglie Podere San Giuseppe come propria meta, una volta arrivati qui basta rilassarsi. 

PodereSanGiuseppe

Glicemia, il misuratore costato caro a Kristen Faulkner

17.03.2023
3 min
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Come mai Kristen Faulkner, portacolori del Team Jayco Alula è stata squalificata per l’uso di un misuratore di glucosio alle Strade Bianche? Come può aver influenzato la performance della statunitense, protagonista in quell’occasione di una lunga fuga in solitaria, terminata proprio sull’ascesa finale a Piazza del Campo a Siena, sfiorando il bottino completo?

Il sistema Supersapiens è composto da un sensore che invia i dati all’applicazione dello smartphone
Il sistema Supersapiens è composto da un sensore che invia i dati all’applicazione dello smartphone

La glicemia

Così come la macchina ha bisogno del carburante, il nostro fisico ha bisogno di nutrimento per svolgere una qualsiasi attività. Tanto più essa è intensa, quanto più alta sarà la richiesta di carboidrati semplici, ovvero gli zuccheri, come glucosio e fruttosio. La glicemia rappresenta la quantità di glucosio presente nel sangue e quindi quello effettivamente disponibile come energia per uso immediato o per lo stoccaggio sottoforma di glicogeno. In risposta all’abbassamento del livello di glicemia causato dallo sforzo di endurance, il pancreas rilascia il glucagone, ormone che attiva un processo metabolico per ottenere energia dal glicogeno presente nei muscoli e nel fegato.

Le scorte di glicogeno però si esauriscono facilmente anche con un apporto di carboidrati nel caso di un’attività intensa come una gara, per di più se affrontata in fuga solitaria e con un tracciato particolarmente impegnativo. A serbatoio vuoto, il nostro corpo inizia a usare proteine e grassi per generare energia entrando in processi catabolici che, oltre a provocare un deterioramento muscolare, sono anche molto meno efficienti, determinando così un calo nella performance dell’atleta. 

Dopo la vittoria di Van Aert a Calais al Tour 2022, il Ceo di Supersapiens lo ha celebrato in quanto cliente della prima ora
Dopo la vittoria di Van Aert a Calais al Tour 2022, il Ceo di Supersapiens lo ha celebrato in quanto cliente della prima ora

L’indicatore del carburante

Indossare un dispositivo per il monitoraggio del glucosio, banalizzando, è un po’ come avere la possibilità di vedere l’indicatore del carburante presente nel serbatoio della macchina. Con uno strumento simile è davvero difficile sbagliare e rimanere a secco.  

Il dispositivo è indossato su un braccio e invia i dati rilevati istantaneamente ad un’applicazione. I dottori specialisti possono così valutare l’effettivo dispendio energetico dell’atleta in ogni fase dello sforzo. Possono così consigliare l’esatto apporto di carboidrati, al momento giusto e della tipologia più adeguata, curando anche la scelta dell’integratore a seconda delle proporzioni tra glucosio e fruttosio. Quest’ultimo infatti non influisce sui livelli di glicemia e, a differenza del glucosio, non ha un limite di assorbimento a livello cellulare, pur fornendo utili fonti energetiche.

La Eolo-Kometa utilizza il sistema Supersapiens per la preparazione
La Eolo-Kometa utilizza il sistema Supersapiens per la preparazione

La ricerca del dettaglio

In un ciclismo sempre più tecnologico, ogni dettaglio è rilevante. I misuratori della glicemia sono utilizzati in allenamento per perfezionare il programma di rifornimento ed integrazione degli atleti. In questo modo si ottimizza il lavoro fisico svolto ogni giorno, ma anche per imparare a gestire l’alimentazione durante le gare più intense attraverso simulazioni. Certo però, che una previsione può essere approssimata rispetto ad un monitoraggio istantaneo, ragion per cui l’uso di questo tipo di dispositivo è valso la squalifica di Faulkner, statunitense del team Jayco Alula, che non ha rispettato il divieto imposto dall’ UCI a partire da giugno 2021.

Pidcock e la Sanremo: un bel rebus e poi la resa

15.03.2023
5 min
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Doveva essere l’arma segreta della Ineos Grenadiers alla Milano-Sanremo, invece alla fine Tom Pidcock è stato costretto ad alzare bandiera bianca per i postumi della caduta nell’ultima tappa della Tirreno-Adriatico. La sensazione che quel colpo, non inquadrato né testimoniato, potesse essere una cosa seria era nell’aria, ma nulla lasciava presagire la notizia. Anzi…

I gradini del pullman Ineos Grenadiers come sedile e un pugno di giornalisti raccolti intorno. Così Tom Pidcock aveva raccontato il suo avvicinamento alla Sanremo. Per il britannico la Corsa dei Due Mari non è stata la parentesi più felice, con la caduta assieme a Van Aert nel giorno di Tortoreto a scombussolare la sua rincorsa. E se il nono posto di Osimo, su un percorso da classiche del Nord aveva però detto che la condizione della Strade Bianche non era smarrita, la caduta nell’ultima tappa, che lo aveva costretto al ritiro, aveva messo invece in apprensione lo staff dello squadrone britannico.

Due giorni prima del via della Tirreno, Pidcock ha vinto la Strade Bianche su Madouas e Benoot
Due giorni prima del via della Tirreno, Pidcock ha vinto la Strade Bianche su Madouas e Benoot

Intanto si parlava di Sanremo, la Classicissima in cui Pidcock avrebbe diviso i gradi con Filippo Ganna. Un video su Instagram, che lo ritrae scendere come un super manico lungo una discesa piena di curve, suggeriva che avrebbe provato l’attacco giù dal Poggio. 

Che cosa pensi della Sanremo?

Forse è una delle corse più noiose, ma alla fine diventa una delle più eccitanti. Duecento chilometri da fare prima di correre i cento decisivi. Trecento chilometri nello stesso giorno, per risolvere tutto in quei pochi chilometri finali, anche questo la rende così bella.

Hai mai guardato una Saremo in tivù? Ricordi qualche edizione in particolare?

Le gare che guardavo di più quando ero giovane erano il Tour e la Roubaix, almeno quelle che ricordo di più. Ma ricordo alcune scene della Sanremo. Kwiatkowski che vince, ad esempio. Avere lui nella squadra è importante per l’esperienza.

Tutti si aspettano che attaccherai nella discesa del Poggio…

Di sicuro quello sarebbe un buon punto. Penso che tutti si aspetteranno qualcosa del genere, quindi forse non è la tattica migliore per cercare di vincere la gara, ma può essere sicuramente un tratto favorevole. Mohoric l’ha fatta sembrare piuttosto pericolosa, se devo essere onesto. Una discesa con i muri è sempre pericolosa, non è il posto più sicuro per andare a tutto gas. L’anno scorso Pogacar era sulla sua ruota e non ha voluto rischiare tutta la stagione, soprattutto volendo vincere il Tour de France. 

«Alla Sanremo 2022 – dice Pidcock – Mohoric ha fatto sembrare pericolosa la discesa del Poggio»
«Alla Sanremo 2022 – dice Pidcock – Mohoric ha fatto sembrare pericolosa la discesa del Poggio»
Come vedi la Sanremo in rapporto alle altre classiche?

La vedo sullo stesso livello del Fiandre e delle altre. Okay, la differenza è che cinque di loro sono chiamate Monumento e io penso che la Strade Bianche sarà la prossima a diventarlo. Non c’è dubbio. Pensavo che dovesse esserlo prima di vincerla e a maggior ragione ora che l’ho vinta.

Ti ispirano più le corse a tappe o le classiche di un giorno?

Nelle corse di un giorno c’è qualcosa di più speciale. L’atmosfera delle classiche è davvero unica, le corse a tappe al confronto sono più brutali.

Lo scorso anno per la Sanremo Mohoric ha usato un reggisella telescopico: pensi che possa servire?

Ho pensato di provarlo, ma onestamente su una bici da strada non vedo come se ne trarrebbe beneficio. Sai che devi mettere il peso sulla sella e sul pedale per girare velocemente in curva e se abbassi la sella, forse puoi abituarti, ma in qualche modo diventi meno stabile. Non credo che noi possiamo provarlo, ma credo che se Mohoric lo ha usato, qualche vantaggio lo avrà avuto.

Incerottato per la caduta con Van Aert, Pidcock punta sulla Sanremo. 1,70 per 58 chili, ha numeri da scalatore
Incerottato per la caduta con Van Aert, Pidcock punta sulla Sanremo. 1,70 per 58 chili, ha numeri da scalatore
Alla vigilia di una corsa importante hai qualche rito particolare?

Prima dei miei appuntamenti più importanti, mangio sempre un budino al caramello. E’ la mia tradizione. Lo abbiamo mangiato anche ieri sera, quindi sta diventando troppo usato. L’ho introdotto nel team e ora tutti lo adorano e lo vogliono sempre. Invece secondo me dovrebbe essere limitato alle occasioni speciali.

In che modo festeggi le vittorie più grandi?

Non lo so, non sono molto bravo a fare festa. Mi piace passare tempo con le persone. I miei compagni e la mia famiglia. Quando vinco sono solo contento, mi piace vivere il momento.

Il 9° posto di Osimo fa capire che la botta di Tortoreto è quasi recuperata. Peccato per la caduta l’ultimo giorno
Il 9° posto di Osimo fa capire che la botta di Tortoreto è quasi recuperata. Peccato per la caduta l’ultimo giorno
Quale scenario ti aspetti sul Poggio?

Negli ultimi anni abbiamo visto un gruppo sempre più grande, un numero sempre maggiore di corridori sulla cima. Non credo che succederà mai più che si troveranno in cima tre uomini da soli. E se succederà, il gruppo tornerà sotto velocemente. Forse Pogacar può riuscire a fare la differenza, ma è davvero difficile che possa creare un gap sufficiente per arrivare e dovrebbe comunque fare uno sforzo eccessivo.

Cosa pensi delle sue chance?

Non voglio dire che sia imbattibile, ma è molto difficile vincere una corsa quando c’è lui. Per contro, credo che tutti lo guarderanno e per lui diventerà tutto più complicato. Alla Sanremo tutti aspetteranno lui.

Pidcock a questo punto guarderà la Sanremo in televisione, alle prese con il protolocco per il recupero dalla commozione cerebrale. Osserverà il richiesto periodo di riposo e poi sarà sottoposto a nuova visita di controllo. Se le cose dovessero andare per le lunghe, anche la sua Campagna del Nord ne sarebbe compromessa…

Emozioni della Strade Bianche: ben più di una Classica

05.03.2023
5 min
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Provate a chiudere gli occhi e dare spazio alla fantasia per un momento. Immaginatevi la più romantica delle cartoline toscane: un viale in strada sterrata, costeggiato dai tipici alberi toscani, con la punta che tende verso l’alto, attorniato dal più bello dei prati verdi, sotto un cielo azzurro limpido. Chi mai oserebbe cambiare anche solo un virgola di tale spettacolo? Beh, a quanto pare la Strade Bianche.

Ora immaginatevi che da questa strada, dietro la curva, tra gli alberi, si alzi una nube di polvere bianca. Immaginatevi anche di sentire forti rumori: urla, catene, ruote. Poi, pian piano, di iniziare a intravedere il gruppo, o meglio, i primi del gruppo. Sì perché già la seconda fila di corridori è immersa nella nube bianca. Ecco, anche questa immagine è poesia.

Lo sterrato si è asciugato con il passare delle ore, gli uomini hanno respirato parecchia polvere
Lo sterrato si è asciugato con il passare delle ore, gli uomini hanno respirato parecchia polvere

I piedi sullo sterrato

A Siena c’è il sole, le temperature non sono alte ma promettono una bellissima giornata: si corre la Strade Bianche. A primo impatto sembra una corsa qualunque: arrivano i tifosi, le ammiraglie, i bus delle squadre. Si preparano le bici, segue qualche operazione di routine, poi si parte. C’è anche chi parte prima, anticipando il gruppo, per raggiungere uno degli undici settori della corsa. E’ a quel punto, quando si poggiano i piedi sullo sterrato, che ci si rende conto che la Strade Bianche non è una corsa qualsiasi. Si è immersi nella campagna, solo ogni tanto si intravede qualche casale. L’atmosfera che si respira è al tempo stesso di grande pace e tranquillità, mista a un’energia indescrivibile.

Polvere e sassi

Arrivano i fuggitivi, poi il gruppo, sembrano volare su quello stesso sterrato che più tardi, con un centinaio di chilometri nelle gambe, diventerà pesante come sabbie mobili. I tifosi a bordo strada, intrepidi e ansiosi di sentire l’aria del gruppo che passa, pian piano indietreggiano: troppa polvere, troppi sassi. Foto e video ricordo? Si va un po’ alla cieca, sullo schermo non si vedono altro che sottili granelli chiari. Ci sono bambini con grandi borse alla ricerca di borracce nuove da aggiungere alla collezione, mamme che rincorrono piccoli tifosi che corrono a bordo strada.

Abbiamo seguito la Strade Bianche nell’ammiraglia dei massaggiatori della Total Energies: il team di Sagan (qui sopra)
Abbiamo seguito la Strade Bianche nell’ammiraglia dei massaggiatori della Total Energies: il team di Sagan (qui sopra)

Padre e figlio

Grazie a Sportful, che ci ha fatti salire sull’ammiraglia della Total Energies, oggi vi raccontiamo la grande classica da una prospettiva differente. Con noi c’è Marosz, il massaggiatore di Peter Sagan. Ci racconta un po’ di sé: a casa ha tre bambini, che chiama spesso durante i momenti tranquilli della giornata per sapere come stanno. Marosz ci dice che non tornerà a casa per le prossime tre settimane, ma ci sembra comunque tranquillo. Con noi, alla fine del quarto settore in sterrato, c’è anche Anna, la moglie di Alessandro De Marchi e i due bambini: è proprio il figlio maggiore Andrea, un piccolo Alessandro, che incita il papà in fuga.

Piazza del Campo è una vera arena per il ciclismo: la vista dalla sala stampa è splendida
Piazza del Campo è una vera arena per il ciclismo: la vista dalla sala stampa è splendida

Il Marosz pensiero

Con Marosz e gli altri massaggiatori, si parla della Strade Bianche, delle classiche e di come sia diventato incredibile il ciclismo di oggi. «Per me – ci confida – non importa chi vince. Una corsa per me va bene quando si arriva all’arrivo felici, senza graffi e soddisfatti della corsa che si è fatta, a prescindere dalla posizione in classifica». E infatti all’arrivo, nella maestosa Piazza del Campo, Marosz è tranquillo.

E’ un’atmosfera particolare quella che si respira a Siena: dalla finestra della sala stampa lo spettacolo è magnifico. Centinaia di persone sono sedute sui mattoni rossi della piazza, con lo sguardo rivolto all’enorme maxi-schermo che trasmette la gara. Altrettante persone sono già vicino alle transenne, per garantirsi la visuale migliore

Mohoric rilascia le prime dichiarazioni dopo l’arrivo
Mohoric rilascia le prime dichiarazioni dopo l’arrivo

La piazza esplode

«Quando entra il primo corridore in piazza, ascolta il pubblico, la sua reazione», ci viene detto. E così facciamo: facciamo partire la registrazione video e ci concentriamo su cosa sta succedendo in piazza. Le riprese sono ora trasmesse dalle telecamere fisse, Pidcock è vicino. Lo sguardo rimbalza veloce tra gli schermi e quell’angolo in penombra dalla quale spunterà la sua ruota. Si sente il pubblico applaudire dalle vie vicine, e quello in piazza scalpitare.

Tom Pidcock varca la soglia di Piazza del Campo: il boato. Il pubblico esplode in applausi e urla di incitamento: per tanti chilometri lo hanno seguito da solo nella sua impresa, ansiosi che qualcuno potesse raggiungerlo, ma allo stesso tempo desiderosi di vedere un piccolo gruppetto decidere la corsa davanti ai loro occhi, negli ultimi metri del percorso. Sui volti compaiono sorrisi spontanei, quelli che sanno di felicità. I volti dei corridori che arrivano sono stanchi, ma contenti: sembrano appena usciti da una vecchia foto, con i colori un po’ sbiaditi, ma è solo un po’ di polvere. 

Prendendo la macchina per rientrare, non c’è quella solita malinconia della consapevolezza che si è vissuta una giornata incredibile, ma che la parentesi si è ora chiusa. La Strade Bianche è destinata a lasciare un segno in chi la vive: non è solo ciclismo, sono emozioni.

Van der Poel, Alaphilippe e il plotone degli sconfitti

05.03.2023
5 min
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Mentre Pidcock se ne andava con un sorriso grande così, le vie del centro di Siena si riempivano del solito struscio. Ogni tre passi, camminando dalla sala stampa alla macchina, sentivi però parlare della Strade Bianche appena conclusa. Nel frattempo, il plotone degli sconfitti riguadagnava la via dell’hotel, rimuginando e meditando rivincite più o meno immediate. Su tutti Van der Poel, il favorito per eccellenza, anche se lui per primo ha fatto di tutto per allontanare da sé il calice della responsabilità.

«Dopo tutto – dice Mathieu Van der Poel – le sensazioni non erano poi così male. Personalmente non mi aspettavo di vedere già la miglior versione di me stesso. Sono abbastanza forte per correre, ma non per vincere una corsa così dura, che per giunta era la prima gara su strada dell’anno. Ho bisogno di costruirmi una base più solida. Sono sopravvissuto bene allo sterrato più duro, ma le gambe non erano abbastanza buone per rispondere all’attacco decisivo».

Sul manubrio di Van der Poel in bella evidenza i settori di sterrato e la gestione dei rifornimenti
Sul manubrio di Van der Poel in bella evidenza i settori di sterrato e la gestione dei rifornimenti

Ritardo previsto

Non si può dire che non ci abbia provato. Al punto che quando Tom Pidcock davanti aveva già preso un margine preoccupante, è stato lui a forzare la mano, sperando di avere risposte che invece non sono arrivate.

«Se sono preoccupato per le prossime settimane? No. Dopo tutto – prosegue Van der Poel – non sono troppo deluso. La prossima settimana continuerò a costruire la forma alla Tirreno-Adriatico, che è esattamente quello che avevamo in mente quando abbiamo pianificato il mio calendario. Sapevamo da tempo che il periodo tra i mondiali di ciclocross e la Strade Bianche sarebbe stato troppo breve. Sarebbe stato meglio avere più compagni nel gruppo di testa, ma non voglio prenderlo come scusa. Non ho avuto le gambe. L’avevo anche detto ieri, siete voi giornalisti semmai ad aver immaginato che potessi vincere…».

Benoot è arrivato terzo, con il rammarico per la possibile vittoria sfumata
Benoot è arrivato terzo, con il rammarico per la possibile vittoria sfumata

Rammarico Benoot

Tiesj Benoot è arrivato terzo e potrebbe esserne felice, ma è salito e scesi da quel podio con lo sguardo costernato di chi avrebbe voluto e potuto fare di più. Così almeno dice.

«Alla partenza – spiega – avrei detto che un podio sarebbe stato una buona cosa, ora invece so che avevo le gambe per vincere. E’ una doppia sensazione, ora sta venendo fuori un po’ di delusione, che domani potrebbe lasciare posto all’orgoglio. Il rammarico è che forse, essendo in due, potevamo fare meglio. Anch’io ho commesso degli errori.

«Dovremo rivedere la corsa insieme – aggiunge parlando del compagno Attila Valter in corsa al suo fianco – perché quando ci sei dentro è difficile mantenere una visione d’insieme. E’ stato un errore da parte nostra che nessuno dei due sia andato via con Pidcock, che tuttavia è stato il migliore. Penso che siamo stati entrambi tra i migliori in gara, lo abbiamo dimostrato. Peccato però che alla fine non abbiamo raccolto abbastanza».

Attila Valter ha provato a fare il forcing, ma ha pensato da individuo e non da squadra
Attila Valter ha provato a fare il forcing, ma ha pensato da individuo e non da squadra

Le scuse di Attila

Gli fa eco Attila Valter, passato proprio quest’anno dalla Groupama-FDJ alla Jumbo Visma e già pimpante e potente come tutti i suoi nuovi compagni di squadra. Anche questa volta i gialloneri d’Olanda hanno offerto una prova di grande esuberanza atletica, pur fermandosi al terzo posto con Benoot. Perché non si sono messi d’accordo per andare a prendere Pidcock?

«Dovevo comunicare meglio con Tiesj – dice l’ungherese Attila Valter – e decidere di sacrificarmi per lui. Il podio non è abbastanza per gli standard della Jumbo-Visma. Però posso essere soddisfatto della mia prestazione odierna. Concludo quinto alla mia seconda Strade Bianche, l’anno scorso era arrivato quarto. Se mi confronto con Nathan Van Hooydonck, posso ancora migliorare. Lui conosce Tiesj da tempo e si sarebbe comportato diversamente. Dateci ancora qualche corsa e andrà molto meglio. Alla fine è solo la mia prima gara con lui».

Alaphilippe non è riuscito a rispondere al forcing, quando Bettiol e poi Pidcock hanno attaccato
Alaphilippe non è riuscito a rispondere al forcing, quando Bettiol e poi Pidcock hanno attaccato

Problema di gambe

E poi c’è Alaphilippe e quella frase di Bramati alla vigilia: «Sabato sarà diversa». Il francese non ha mai brillato nel vivo della corsa, lasciando che a seguire Bettiol fosse Bagioli.

«Come mi sento?», così debutta il francese, che sul traguardo di Siena si è piazzato 43° a 5’52”. «Sono stanco. Abbiamo provato a fare la gara – dice – e con la squadra siamo sempre stati ben piazzati. Sfortunatamente, ho sentito presto che le mie gambe non erano eccezionali. Ho fatto quello che potevo, ma non è stata una giornata fantastica. Non voglio trovare scuse. Ero sempre al posto giusto grazie ai miei compagni di squadra, ma le gambe non erano abbastanza buone per stare davanti. Continuo ad amare questa gara, anche se oggi ero un po’ meno in forma. Se sono preoccupato per le corse fiamminghe? No, perché dovrei? Ci sono cose peggiori nella vita».

Formolo è stato il migliore degli italiani: 9° a 1’23” da Pidcock
Formolo è stato il migliore degli italiani: 9° a 1’23” da Pidcock

Formolo nei 10 

Il primo italiano all’arrivo è stato Davide Formolo, nono a 1’23”. La sua corsa doveva essere in appoggio per Tim Wellens, che è arrivato a Siena dopo il quinto posto di Kuurne. Poi in realtà il belga è finito alle spalle del veronese.

«E’ stata veramente dura – dice Formolo – sul Sante Marie abbiamo perso un attimo come squadra, allora ho dovuto chiudere sulla fuga di Bagioli. Poi sfortunatamente Wellens ha avuto un problema meccanico ed è rimasto indietro, ma a quel punto aveva già speso tanto. Già prima sarebbe stato difficile battersi con i migliori, a quel punto era andata. Quando è partito Pidcock, era impossibile tenerlo. Mi dispiace perché forse potevamo vincere la corsa, per cui adesso ci concentreremo sulla Tirreno-Adriatico, dove arriverà anche Almeida. Mamma quanto sono stanco…».

Manico, genio, gambe: Pidcock doma la Strade Bianche

04.03.2023
6 min
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Dopo che ha vinto la Strade Bianche a questo modo, davanti a un pubblico straripante degno d’un Fiandre, chi glielo dice a Pidcock che dovrebbe mettersi a studiare da uomo dei Giri? Ci prova Ciro Scognamiglio, collega della Gazzetta e usa la parola “transizione”. Tom lo guarda, ci pensa e risponde.

«Non credo – dice – che sia giusto parlare di transizione, quanto piuttosto di sviluppo. E’ uno degli obiettivi miei e della squadra».

Nessun arrivo plateale per Pidcock a Piazza del Campo: meglio non correre rischi inutili
Nessun arrivo plateale per Pidcock a Piazza del Campo: meglio non correre rischi inutili

Zero calcoli

Sono le cinque passate. Il corridore della Ineos Grenadiers se ne è andato a quasi 50 chilometri dal traguardo, stabilendo la media record della corsa (40,636 km/h). Ha approfittato di un tratto di discesa. E lì, senza neppure forzare, ha lasciato andare la bici e si è ritrovato da solo. Calcoli zero, non si è nemmeno voltato. Ha tirato dritto e lo hanno rivisto al traguardo, mentre lui giocava a fare il Pogacar. Anche se, ammette, quando si è reso conto dei chilometri che ancora mancavano, si è chiesto se non avesse fatto una cavolata.

La concentrazione di ieri mattina e la poca voglia di parlare trovano immediatamente una spiegazione. Ora il britannico sta seduto nel tavolo della sala stampa e risponde alle domande, con la chiara sensazione che il flusso delle parole sia piuttosto frutto di un ragionamento interiore.

Discesa dopo il Monte Sante Marie, Pidcock molla i freni…
Discesa dopo il Monte Sante Marie, Pidcock molla i freni…
Ti serviva vincere qui per confermare di aver fatto bene a non difendere la maglia iridata del cross?

Penso che sia stato insolito il fatto di non andare a difenderla, ma il mio obiettivo è sempre statto vincere il mondiale di ciclocross, non difenderlo. Quest’anno ho cominciato con altri obiettivi. Vincere oggi ha solo confermato che ho fatto la scelta giusta.

Quando hai vinto il mondiale di cross, sei arrivato con la pancia sulla sella. Hai pensato di festeggiare anche oggi in modo strano?

No, oggi volevo essere certo di arrivare fin sul traguardo (ride, ndr).

Che cosa rappresenta per te la Strade Bianche?

Penso che sia la mia corsa preferita. Gli scenari. La gente. Il percorso che mi si addice molto. Gli ultimi 20 chilometri sono stati molto dolorosi, però me li sono goduti anche molto. L’ultima salita è stata un’apnea. E’ molto diverso fare uno sforzo di questo tipo dopo 180 chilometri, piuttosto che in una gara di cross.

Era previsto che attaccassi in discesa?

Ma io non ho attaccato (ride, ndr). L’ultima volta la corsa si era aperta dopo il Monte Sante Marie e così è stato anche oggi. Ci siamo ritrovati davanti con Bettiol e Bagioli e non ho fatto altro che lasciar andare la bici. Poi ho pensato di aver fatto una cosa stupida, soprattutto quando verso la fine della corsa il margine si riduceva.

Hai fatto come Pogacar, ci hai pensato?

Pensavo di aver fatto la stessa distanza di fuga, mi hanno detto che ho fatto un chilometro in più. Non era nei miei piani. Non sono Pogacar, lui è un riferimento. Però al via della corsa non ho mai pensato che lui e Van Aert non ci fossero. Io penso a quelli che ci sono, mai agli assenti.

Simmons cresce a vista d’occhio. Le sue progressioni nel finale hanno sfiancato gli inseguitori
Simmons cresce a vista d’occhio. Le sue progressioni nel finale hanno sfiancato gli inseguitori
Sai andare in discesa, vai forte in fuoristrada: credi che queste doti ti abbiano agevolato?

Specialmente nel primo settore di sterrato, mi sono accorto di quanto gli altri ragazzi non fossero comodi. Ecco, essere a proprio agio su certi terreni fa una bella differenza.

E’ la tua vittoria più bella?

No, forse le Olimpiadi in mountain bike sono state più importanti. La difesa del titolo olimpico infatti è una cosa a cui tengo molto.

Come ti sentivi stamattina al via?

Avevo la sensazione che stesse per succedere qualcosa di bello, una cosa che mi capita a volte sin da quando sono junior. Sono sensazioni, una forma mentale. Tutta questa settimana sono stato felice, oggi c’era tutto perché andasse bene.

Sulla salita finale di Santa Caterina delle scene da Fiandre: Siena era piena di tifosi
Sulla salita finale di Santa Caterina delle scene da Fiandre: Siena era piena di tifosi
Sembri più motivato dello scorso anno, è solo una sensazione?

No, è vero. Ho iniziato con una forma molto migliore, perché non fare il mondiale di cross mi ha permesso di lavorare meglio. In più nella squadra c’è un’ottima atmosfera, siamo un gruppo davvero diverso dallo scorso anno.

In cosa è diverso?

Siamo giovani e ambiziosi. Ciascuno tira fuori il meglio e spinge gli altri a farlo. C’è un’atmosfera positiva, molto diverso da quando sono arrivato in squadra.

L’obiettivo sono le classiche: riuscirai a tenere la forma?

E’ un lungo periodo, ma so che ora posso puntare a vincere corse con fiducia. Cercherò di mantenere questa forma, speriamo duri per il tempo necessario.

Tjesi Benoot e Attila Valter: questa volta la Jumbo Visma ha inseguito: all’arrivo sono 3° e 5°
Tjesi Benoot e Attila Valter: questa volta la Jumbo Visma ha inseguito: all’arrivo sono 3° e 5°
Abbiamo visto dei video che fanno pensare a un tuo attacco sul Poggio alla prossima Sanremo.

Il Poggio ha sicuramente una discesa importante e impegnativa. Ma spero che nessuno si aspetti che resti per 300 chilometri in gruppo per fare un attacco in quel punto. Non sarebbe la tattica migliore.

Pensi che questa corsa possa essere una prova Monumento?

Se me lo aveste chiesto prima che la vincessi, avrei detto che si poteva valutare. Ora che l’ho vinta, direi che lo merita senz’altro (ride, ndr).

Sul podio con Pidcock, Madouas e Benoot, vincitore a Siena nel 2018
Sul podio con Pidcock, Madouas e Benoot, vincitore a Siena nel 2018

Spiritoso. Nervoso. Parole brevi e frasi smozzicate. Questo è Tom Pidcock, campione olimpico della mountain bike, mondiale del cross e vincitore di un Giro d’Italia U23. Uno che in apparenza non ha ancora trovato i suoi limiti. Stasera non sa ancora come festeggerà. Ma di certo, qualunque sia il modo che sceglieranno Tosatto e i suoi ragazzi, sarà più che meritato.

De Marchi: 100 chilometri di fuga, poi i crampi

04.03.2023
3 min
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«Lo ripeto spesso anche a mio figlio – dice Bennati sull’arrivo, mentre davanti passa De Marchi – che mi piacerebbe un giorno portarlo dopo l’arrivo di una corsa come questa per fargli capire la vera essenza del ciclismo. Ci porterei tutta la gente che parla del ciclismo senza sapere cosa sia. Un arrivo come questo. Un passaggio su una salita dolomitica o pirenaica, per vedere proprio i corridori in faccia. Da quando ho finito la carriera, nei due anni che ho fatto con la Rai al Giro d’Italia mi piaceva mettermi sulla linea d’arrivo proprio per guardare i corridori in faccia. E sinceramente fa un certo effetto. La televisione non mostra certe cose…».

Impossibile seguire Pidcock per De Marchi, l’errore forse è stato non aspettare subito gli inseguitori
Impossibile seguire Pidcock per De Marchi, l’errore forse è stato non aspettare subito gli inseguitori

De Marchi e i crampi

Il tempo per il tecnico azzurro di dire queste parole e De Marchi, in fuga per un centinaio di chilometri, si ferma accanto. La divisa del Team Jayco-AlUla è una crosta di sudore e sali. La smorfia sul volto del friulano parla di dolore, prima ancora che di fatica. Il crampo arriva e se ne va senza avvisaglie. Così De Marchi si accosta alla transenna dove lo aspetta il massaggiatore e si china sul manubrio. Poi si fa passare una bottiglietta d’acqua. E quando la vita riprende a pulsare nelle gambe e nelle tempie, inizia il suo racconto.

«Era la tattica della squadra – dice – dovevamo mettere uno davanti e alla fine è toccato a me. Dopo tanti, tanti tentativi. Sono abbastanza contento, perché il treno di quelli che mi hanno ripreso era quello che è arrivato davanti. Potevo provare a fare un piazzamento. Quando Pidcock mi ha ripreso, avrei dovuto avere il coraggio di aspettare quelli dietro di lui, perché non avrei mai potuto tenere lui. Piuttosto, chi ha vinto?».

Fuga alla Strade Bianche

Pensiamo sia uno scherzo, ridiamo con lui. Poi ci rendiamo conto che non lo sa davvero e gli rispondiamo che ha vinto proprio il britannico. E allora De Marchi allarga le braccia. Sul percorso oggi c’erano anche sua moglie Anna e i bambini, forse la loro presenza è stato l’incentivo a combattere anche più del solito.

«Ha vinto lui? Vedi che non potevo tenerlo?», fa una risata un po’ amara e un po’ ironica. «Potevo cercare di andare più avanti possibile, però insomma le gambe erano queste. E’ stato il primo giorno da De Marchi, da parecchio tempo a questa parte. Ma vai tranquillo, che ne vedremo tanti di giorni alla De Marchi d’ora in avanti. Intanto sono orgoglioso di essere andato in fuga alla Strade Bianche. Non lo avevo mai fatto ancora…».

Zana ha fatto corsa di testa ed è stato fra gli unici a rispondere agli scatti di Van der Poel
Zana ha fatto corsa di testa ed è stato fra gli unici a rispondere agli scatti di Van der Poel

Lo scatto di Bettiol

Bennati intanto si è avvicinato e lo ha ascoltato parlare. Mano a mano che gli italiani sfilano sul bordo di Piazza del Campo, il cittì li apostrofa con battute e incoraggiamenti.

«Ho visto una bella corsa – dice – spettacolare, con tanta gente. Sicuramente a livello tecnico è stata un po’ addormentata dal fatto che tanti aspettavano Van der Poel, forse anche la sua squadra e quindi da dietro ci sono state azioni, ma non troppo convinte. La prima e più solida l’ha fatta Alberto (Bettiol, ndr) e proprio quando si è mosso lui, si è visto che Van der Poel non aveva le gambe dei giorni migliori. In compenso ha vinto un corridore che se l’è meritato alla grande. Senza dubbio i complimenti vanno anche a De Marchi perché ha fatto veramente una grande corsa. Ho visto molto bene Bettiol e Bagioli. Anche Zana pedalava molto bene. Non conosco ancora i piazzamenti finali perché qui c’è un po’ di confusione però abbiamo vissuto una gran bella giornata. Guardateli in faccia, ecco cosa significa fare il corridore».

Vollering-Kopecky: capolavoro (e pasticcio sfiorato)

04.03.2023
5 min
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Elena Cecchini il finale della Strade Bianche l’ha sentito alla radio, ma non aveva capito che Kopecky e Vollering fossero arrivate insieme. Dopo il tanto parlare del mattino, questa non era la soluzione più attesa. La friulana è spuntata a colazione raccontando di non aver mai assistito a una riunione così lunga, necessaria per mettere d’accordo le due leader del Team SD Worx. Così adesso, con Piazza del Campo davanti a sé e quattro ore di corsa alle spalle, Elena racconta.

«E’ stata una riunione impegnativa – sorride – un’ora di riunione non capita mai. Però Danny (Danny Stam, tecnico del team, ndr) continuava ad assicurarsi che oggi loro due collaborassero, una cosa che poi è sempre accaduta. Quindi probabilmente lui è un po’ psicologo, forse aveva previsto un finale del genere».

Cecchini sul traguardo ha raccontato della riunione di stamattina in casa SD Worx
Cecchini sul traguardo ha raccontato della riunione di stamattina in casa SD Worx

Una riunione lunghissima

C’era una strategia. Demi Vollering avrebbe dovuto anticipare e Kopecky, che si sentiva particolarmente forte, avrebbe potuto attendere il finale nel gruppetto in cui si fosse trovata. L’imprevisto è stato la presenza di Kristen Faulkner in testa.

Vollering ha attaccato, con l’imprevisto di quel cavallo tra i piedi che avrebbe potuto combinare un bel guaio. Ma quando su di lei si è riportata Kopecky e le due sono andate via insieme nella scia della fuggitiva, la sensazione è stata che a quel punto l’olandese tirasse per la belga. E invece no.

«Le cose – prosegue Cecchini, 64ª al traguardo – sono andate come si era detto, almeno per come sentivo in radio. Ero ancora lì quando Demi ha attaccato ed è riuscita ad andare da sola, però non sapevo che fossero arrivate insieme. Pensavo fosse arrivata prima Demi e poi Lotte. Però sono contenta perché alla fine Demi se lo merita. Non so se si siano accordate per finire così. Nella riunione hanno parlato entrambe ed entrambe ci tenevano a far bene. Avere più leader nella stessa gara è una cosa che capita spesso in questa squadra. E’ bello andare d’accordo. Nello scorso fine settimana scorsa è toccato a Lotte (prima alla Het Nieuwsblad, ndr), oggi è toccato a Demi. Chissà, magari un giorno capiterà anche a me…».

Confuse e felici

Demi Vollering sorride. Dopo l’arrivo guardando in faccia lei e la compagna Kopecky, era venuto di pensare che potessero essere reciprocamente furibonde. Ora invece il suo racconto parla di stupore e imbarazzo.

«Eravamo entrambe confuse – dice – io pensavo di tirare la volata per lei, lei di farlo per me. Ci siamo abbracciate, ma non conoscevamo il risultato e nessuna di noi sapeva se festeggiare. Ci siamo parlate sotto la tenda, prima di cambiarci per il podio e Lotte era davvero contenta per me. Mi ha detto: “Allora, hai vinto davvero tu!!”. Lei è una delle atlete più forti del mondo, una persona incredibile, che lotta su ogni traguardo. Fra noi non ci sono tensioni e l’ammiraglia non aveva preferenze (Danny Stam ha detto a entrambe di fare la propria corsa, ndr)».

Nessun pasticcio

Il problema sono i giornalisti belgi, che vogliono farle dire che in qualche modo hanno combinato un pasticcio, ma Demi fronteggia bene le domande e risponde col sorriso.

«Non so se esista un modo giusto per arrivare insieme – dice – io credo che sia stato molto bello, non vedo perché dire che abbiamo sbagliato. Il nostro ciclismo è battaglia fino alla riga e non abbiamo parlato fra noi su come arrivare. Io mi sentivo forte e ho perso molto tempo a causa di quel cavallo. E’ stato molto pericoloso, sono stata contenta quando è arrivata Lotte, ho pensato che in due sarebbe stato meglio. Abbiamo potuto respirare e dividerci il lavoro. Ero sicura che avremmo ripreso Faulkner, forse ci sarei riuscita anche da sola, senza il cavallo. Ma in due è stato più semplice, anche se non è stato un videogame».

Dedica e lacrime

Un solo momento ha turbato la gioia di Demi Vollering ed è quando le viene chiesto se la sua ex compagna di squadra Chantal Van den Broeck-Blaak, prima a Siena nel 2021, le abbia dato i consigli giusti per vincere. L’olandese, campionessa del mondo nel 2017, a novembre ha annunciato di essere in attesa di un bambino e per questo è ferma. E a questo punto Demi Vollering piange.

«Chantal è molto importante per me – spiega con la voce rotta – perché mi ha fatto credere che io potessi vincere questa corsa. Mi ha detto che dipendeva da me. E’ anche la mia allenatrice, mi ha dato grande fiducia. Parte di questa vittoria è anche sua».

Van der Poel a Siena, per iniziare il 2023 su strada

04.03.2023
3 min
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Mathieu Van der Poel ha scelto la Strade Bianche per il debutto 2023 su strada. E’ passato poco più di un mese dal mondiale di Hoogerheide, dopo il quale l’olandese ha messo via la bici da cross ed è tornato sull’asfalto. Non è riuscito neppure a godersi la maglia iridata, dato che al mondiale ha chiuso la stagione offroad. C’è di buono, in questa breve fase di ricondizionamento, che le cose sono andate lisce. Né un’influenza, né un mal di schiena.

«La preparazione è stata impeccabile – ha detto alla vigilia della Strade Bianche, in una serie di dichiarazioni diffuse dal suo team – se così si può dire. Sono stato in grado di fare tutto come volevo, quindi sono molto contento di questo».

Il trenino Alpecin ha percorso il finale della Strade Bianche (foto Facebook/Alpecin-Deceuninck)
Il trenino Alpecin ha percorso il finale della Strade Bianche (foto Facebook/Alpecin-Deceuninck)

Il ricordo più bello

In Piazza del Campo lo hanno accolto e circondato (foto Het Nieuwsblad in apertura). Succede quando il centro di Siena è pieno di cicloturisti del Nord Europa e tu sei quello che la Strade Bianche l’ha dominata due anni fa con una sparata terrificante in faccia a Bernal e Alaphilippe.

«La Strade Bianche – ha detto – è molto importante per me. E’ una gara che ha qualcosa di magico. Una volta l’ho vinta, una volta sono andato malissimo (il riferimento è all’edizione estiva del 2020, quando arrivò a 10 minuti dal vincitore, ndr). Non vedo l’ora di iniziare qui. La mia vittoria alla Strade Bianche è stata una delle migliori su strada. Nel gruppo di testa c’erano campioni dai nomi altisonanti. Percorrere l’ultima salita con Alaphilippe e Bernal è stato molto bello. Mi piace sempre tornare in un posto dove ho vinto».

La base della Alpecin-Deceuninck per la Strade Bianche (foto Facebook/Alpecin-Deceuninck)
La base della Alpecin-Deceuninck per la Strade Bianche (foto Facebook/Alpecin-Deceuninck)

La prima gara

Attaccò con la violenza di un tornado e Alaphilippe, dietro con la maglia iridata, non trovò neppure la forza per guardarlo, tanta fu la veemenza del suo scatto. Forse allora qualcuno lo sottovalutò e gli permise di sparare le sue cartucce, magari oggi non sarà lo stesso. Ad accrescere il tasso di incertezza c’è il fatto che una corsa così al debutto potrebbe risultare indigesta.

«Sulla strada – ha spiegato Van der Poel – c’è pochissima ghiaia, sembra quasi un asfalto in cattivo stato. Negli ultimi giorni ha piovuto, per cui non troveremo sassi. Lo scenario di gara è difficile da prevedere, possono succedere centinaia di cose. E’ la mia prima corsa e di solito ho bisogno di farne qualcuna di più per raggiungere il livello migliore. Ma mi sono allenato bene, spero di essere competitivo. Anche se di solito ho bisogno di un po’ di rodaggio per stare davvero bene».

Van der Poel ha studiato attentamente il percorso (foto Facebook/Alpecin-Deceuninck)
Van der Poel ha studiato attentamente il percorso (foto Facebook/Alpecin-Deceuninck)

Senza riferimenti

L’assenza dei grossi nomi paradossalmente rende la corsa più aperta e quindi meno facile da controllare. Mancano Van Aert e Pogacar, due su cui si poteva costruire una tattica.

«Rimane una gara difficile – ha spiegato ieri Van der Poel – ma senza quei due, le cose cambiano. Se ci fossero stati, sarebbe bastato stare con loro. Con la forma di adesso, Pogacar sarebbe potuto partire da lontano, invece così ci sarà da guardare tutti. Il fatto che la mia squadra non abbia ancora vinto non mi mette pressione. Almeno questo è un problema che non ho mai avuto».