EDITORIALE / Non sono tutti come Nibali e Valverde

16.08.2021
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Messi in lacrime lascia il Barcellona che, a causa del salary cap imposto dalla Liga spagnola, non ha potuto registrare il suo nuovo contratto. Certo, è lavoro. E quindi nel nome del profitto sta bene che Messi vada al Paris Saint Germain che gli verserà 80 milioni di euro in due anni, ricorrendo anche alla partecipazione di tutti i suoi tifosi. Si potrebbe opinare che nel nome dei sentimenti l’argentino avrebbe potuto ridursi ulteriormente l’ingaggio, ma perché? Messi e il Barcellona si sono attenuti alle norme vigenti, la storia è andata avanti e le lacrime si sono presto asciugate.

Messi non è rimasto al Barcellona per le regole finanziarie del calcio spagnolo (foto PSG)
Messi non è rimasto al Barcellona per le regole finanziarie del calcio spagnolo (foto PSG)

Draft NBA

Nel ciclismo non ci sono regole in questo senso, anche se sarebbe auspicabile la creazione di un draft di ispirazione americana, per impedire che le squadre più ricche facciano incetta di tutti i talenti. Quello che preoccupa piuttosto e che è difficilmente controllabile, è l’aumento scriteriato delle pressioni a carico degli atleti, che di colpo si ritrovano svuotati o alle prese con crolli psicologici inattesi. Quelli capaci di farsi scivolare tutto addosso riescono ad avere una carriera ancora lunga – vedi Valverde e Nibali – altri rischiano il burnout.

Dopo il Tour vinto nel 2019, la storia di Bernal è cambiata. E non in meglio
Dopo il Tour vinto nel 2019, la storia di Bernal è cambiata. E non in meglio

Quali pressioni?

Ci chiediamo tutti quanto dureranno tutti questi giovani fenomeni – da Pogacar a Van der Poel, passando per Evenepoel e Bernal – senza chiederci se il problema sia legato soltanto alle preparazioni asfissianti e non piuttosto all’ambiente che in alcuni gruppi sportivi gli si è costruito attorno.

Sarà possibile che alcuni fra i più grandi del gruppo, da Bernal a Sagan, arrivino al punto di non riuscire ad andare avanti perché hanno perso il divertimento nello sport? E’ possibile che prima Dumoulin e poi Aru pensino che la cosa migliore sia mollare? E soprattutto, dove nascono queste pressioni?

Peter Sagan, Vuelta San Juan 2020
La vita del corridore non è soltanto correre: Sagan lo spiega benissimo nel pezzo a lui dedicato pochi giorni fa
Peter Sagan, Vuelta San Juan 2020
La vita del corridore non è soltanto correre: Sagan lo spiega nel pezzo a lui dedicato pochi giorni fa

Il riposo di Sagan

C’è un episodio, già raccontato e risalente al secondo riposo del Tour de France 2019. Avevamo preso appuntamento con Sagan per un’intervista. Il suo addetto stampa, Gabriele Uboldi, aveva fissato l’orario che poi di volta in volta aveva preso a spostare verso il pomeriggio, finendo per cancellare l’incontro con mille scuse e la necessaria spiegazione. Era successo che subito dopo la sveglia, Peter si era allenato blandamente portando con sé ospiti dello sponsor tedesco. Poi nel pomeriggio, salvi i minuti dei massaggi, si era dovuto concedere ad altri sponsor, chiudendo in quel modo la sola giornata dedicata al riposo. Leggere oggi le parole di Peter e quelle di Oss fa capire che il sistema sarà magari redditizio, ma produce guasti.

Al via del tricolore di Imola, Nibali e Aru parlano dell’Astana, per entrambi un ambiente più… italiano
Al via del tricolore di Imola, Nibali e Aru parlano dell’Astana, per entrambi un ambiente più… italiano

Tanti media

Se la tutela dei talenti non parte dalle varie federazioni, perché non nasce almeno all’interno delle squadre? Quanta disponibilità è lecito concedere agli sponsor per gratificarli? 

Ad ora il primo sbarramento riguarda i media, tenuti sempre più lontani. Ma siamo sicuri che siamo noi la causa del disagio? Di sicuro rispetto a qualche anno fa e per l’avvento del web, i media si sono moltiplicati e sarebbe nel nostro stesso interesse restringere la facilità con cui si può ottenere un accredito. Ma non sarà piuttosto l’alzare in continuazione l’asticella delle prestazioni per vincere e avere più risorse a sottrarre linfa vitale ai campioni?

Dumoulin non è riuscito a resistere al top e ha ritro
Dumoulin vincitore del Giro 2017, poi un continuo calare

Team italiano cercasi

Forse una volta si poteva pensare che spento un talento se ne sarebbe acceso un altro. Oggi quell’abbondanza non c’è più. Aru che si perde e si ritira per il ciclismo italiano è un danno clamoroso. Il Uae Team Emirates si è presto consolato con Pogacar e l’ingrosso dei talenti. Invece il Team Ineos, non più la sola grande potenza in campo, ha capito che forse vale la pena prendersi cura di Bernal, perché intorno di campioni capaci di simili prestazioni non ce ne sono più molti. E il solo che fa la differenza non è in vendita, perché è tra le mani degli arabi che lo hanno blindato fino alla pensione.

Abbiamo tutti gli ingredienti perché sia perfetto. La storia del quartetto azzurro a Tokyo è la somma di talento, competenza, passione, lavoro, tecnologia e studio e tutto Made in Italy. Che bello sarebbe avere anche un team in cui applicare tutto questo con il saper vivere italiano? Forse i campioni si sentirebbero davvero a casa.

Vacilla anche l’ammiraglia slovena: si è dimesso Hauptman

16.08.2021
4 min
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Se non ce lo avessero fatto notare degli amici friulani, avvezzi a correre oltre confine, probabilmente non ce ne saremmo accorti fino agli europei di Trento. La notizia è importante e ha per protagonista il tecnico della nazionale slovena, che a Tokyo ha vinto l’oro della crono con Roglic e il bronzo su strada con Pogacar.

Andrei Hauptman si è dimesso, per cui la Nazione che ai mondiali dovrebbe avere Mohoric capitano, si ritrova al momento senza una guida tecnica. E se per prudenza si aspettavano conferme ufficiali, le parole di Matej Mohoric al Tour de Pologne (per conferma aprire il video qui sotto) hanno fugato i dubbi.

Dimissioni Hauptman

L’ex corridore sloveno avrebbe troppo da fare con il Uae Team Emirates di cui è uno dei direttori sportivi e avrebbe rinunciato all’incarico. La stranezza è che lo abbia fatto a un mese dagli europei. Qualsiasi tecnico sa che così facendo si lasciano i corridori completamente esposti (in sintesi si tratta del motivo per cui alla fine anche il presidente Dagnoni ha deciso di mantenere fede all’impegno preso con Cassani). Inoltre quando parlammo con Hauptman alla vigilia delle Olimpiadi e lui ci spiegò la divisione dei leader fra Tokyo e i mondiali, nell’annunciare il ruolo che avrebbe assegnato a Mohoric non sembrava un tecnico intenzionato a mollare.

Hauptman è diventato tecnico della nazionale slovena nel 2017
Hauptman è diventato tecnico della nazionale slovena nel 2017

Battaglia legale

La storia, leggendo le cronache slovene, è piuttosto intricata e contiamo presto di chiedere il parere del tecnico che però al momento evita di rispondere a chiamate e messaggi. Ad ora, quello che risulta è che, scaduto il quadriennio olimpico, anche in Slovenia ci siano state le elezioni federali e il nuovo presidente si chiama Pavel Mardonovic. Tuttavia l’insediamento non è stato affatto pacifico, mentre i successi di Pogacar, Roglic e Mohoric degli ultimi tre mesi distoglievano l’attenzione del pubblico.

Inizialmente infatti la carica è stata assunta da Tomaz Grm, già presidente in carica e direttore generale di Butan Plin, società che distribuisce gas nel Paese. Tuttavia a seguito di una battaglia legale il posto è andato a Mardonovic, presidente della filiale slovena di Lafarge Cement, azienda francese leader nel mondo. E Grm è andato a casa dopo due quadrienni alla guida della Kolesarska Zvesa Slovenije, la federazione ciclistica.

Pogacar è una delle stelle del ciclismo sloveno: due Tour vinti e il bronzo a Tokyo
Pogacar è una delle stelle del ciclismo sloveno: due Tour vinti e il bronzo a Tokyo

Dimissioni a catena

In seguito al cambio della guida nella federazione slovena, si è dimesso il segretario generale e ha mollato anche il responsabile delle pubbliche relazioni. Cambiamenti dettati da nuovo corso o scelte dovute al dissenso? Difficile dirlo, da qui e in così breve tempo. La stessa scelta di Hauptman si presta a diverse interpretazioni. Le parole del presidente federale dipingono un quadro meno turbolento.

«Stanno cercando di coinvolgermi in questa storia – ha detto Mardonovic – ma Hauptman aveva annunciato che avrebbe mollato dopo le Olimpiadi se i giochi si fossero svolti nel 2020 secondo il piano originale. Lo sapeva anche l’ex dirigenza della federazione. Ci ha pensato perché ha sempre più obblighi con la squadra degli Emirati Arabi Uniti e ha anche tirato in ballo alcuni motivi personali che comprendo perfettamente».

Da indicazioni di Hauptman, Mohoric sarà leader a Leuven 2021
Da indicazioni di Hauptman, Mohoric sarà leader a Leuven 2021

Scontro al vertice

Se le cose stanno così, non è da escludersi che la federazione possa convincere Hauptman a mantenere il suo impegno, anche se alcune sfumature nelle parole del presidente fanno pensare che tutto sommato non insisteranno troppo. 

«Non sappiamo ancora con certezza chi guiderà la nazionale agli europei e ai mondiali – ha confermato Mardonovic al magazine sloveno Delo – la decisione verrà presa entro 14 giorni. Stiamo negoziando con l’intero team, incluso Hauptman, che è una parte importante della storia dei nostri successi. Tuttavia, cercheremo di non far dipendere tutto da una persona. Abbiamo altri buoni esperti di ciclismo in Slovenia, ognuno decide come vuole».

Questa storia rievoca scenari che in Italia sono stati gestiti in extremis con maturità. Vedremo che cosa accadrà oltre confine e sentiremo cosa ci dirà Hauptman. Ma se davvero è tutto così lineare e tutto era già stato programmato, perché tanto stupore? E perché, sapendolo da almeno un anno, non si è già trovata la soluzione?

Da Roglic a Pogacar, il momento d’oro del ciclismo sloveno

28.07.2021
3 min
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Brillano gli occhi di Andrej Hauptman e sotto la mascherina si può immaginare un sorriso a trentadue denti. E’ l’età dell’oro per il ciclismo sloveno che, non contento di dominare in lungo e in largo i grandi Giri (2 Vuelta di Spagna con Roglic e 2 Tour de France con Pogacar) dall’autunno 2019 ad oggi, ora fa incetta anche di prove di un giorno. Oltre alle due Liegi-Bastogne-Liegi conquistate uno dopo l’altro (prima Roglic a ottobre 2020, poi Pogacar ad aprile 2021), i due funamboli sloveni ora vantano una medaglia olimpica a testa: al bronzo in volata di Tadej nella prova in linea di sabato scorso ha fatto seguito la cavalcata d’oro di Primoz nella cronometro odierna. Nessun’altra nazione è riuscita ad andare a bersaglio in entrambe le prove maschili: e pensare che annoverano soltanto due milioni di abitanti.

Lo sloveno è stato sempre in testa e ha marcato la differenza in salita
Lo sloveno è stato sempre in testa e ha marcato la differenza in salita
Dopo la caduta al Tour de France, ti aspettavi di vedere Primoz sul gradino più alto del podio all’Olimpiade?

Perché no? Quando si è ritirato dal Tour, gli ho lasciato qualche giorno perché aveva bisogno di sbollire la rabbia, visto che era andato lì per vincerlo e aveva dovuto rinunciare alle sue ambizioni per una caduta. Era deluso, poi quando ci siamo sentiti mi ha detto: «Vediamo come sto». Poi, se un corridore come lui dice che fa l’Olimpiade, vuol dire che è a posto.

Perché non schierare Pogacar nella crono?

La decisione finale l’abbiamo presa perché avevamo solo un posto e non abbiamo cambiato idea.

Dove Primoz ha fatto la differenza?

Difficile dirlo, è andato forte in tutta la crono. Lui è stato regolare per tutta la gara, mentre altri hanno avuto più alti e bassi.

E’ l’epoca d’oro della Slovenia?

Viviamo un sogno ciclistico. Godiamocelo finché dura così.

Il momento d’oro sloveno continua. A Tokyo anche il bronzo di Pogacar
Il momento d’oro sloveno continua. A Tokyo anche il bronzo di Pogacar
Un momento che è cominciato con te…

No, ben prima. Dai primi pro’ che c’erano in Italia: Cerin, Paulic, Bonca. Ognuno di loro ha messo un sassolino nel mosaico, anche io nel mio piccolo. Voglio ringraziare anche la Federazione italiana perché con i nostri ragazzi delle categorie esordienti, allievi, juniores e under 23 possiamo correre gare nazionali in Italia. Da quell’accordo, il ciclismo sloveno è cresciuto e adesso siamo qua.

Avete lavorato tanto con le scuole?

Molto, ma c’è ancora tanto da fare perché non abbiamo tanti ciclisti. Ci sono regioni in Slovenia, come Capo d’Istria, in cui non abbiamo un movimento al top, però adesso si sono trovati questi Mohoric, Tratnik, Polanc che veramente vanno forte.

Kids Tour, sei friulani di Caneva all’attacco della Slovenia

09.07.2021
6 min
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Quattro chiacchiere tra amici ed il gioco è fatto. E’ così che è nato l’invito per il Kids Tour of Slovenia, svoltosi nel weekend del 2-4 luglio. Il direttore sportivo della Gottardo Giochi Caneva, Nunzio Cucinotta, racconta come è nata questa fantastica esperienza: «Eravamo al velodromo di Novo Mesto, io e Glivar Srecko, il direttore sportivo dell’Adria Mobil. E mi ha proposto di partecipare a questa corsa che si sarebbe tenuta ad inizio luglio».

Sei allievi della Gottardo Caneva, partiti dall’Italia verso la Slovenia
Sei allievi della Gottardo Caneva, partiti dall’Italia verso la Slovenia

Accordo frontaliero

Da sempre Friuli-Venezia Giulia e Slovenia sono legate dal ciclismo, un accordo frontaliero permette da anni agli atleti sloveni di correre in Italia e viceversa.  Paliamo con Nunzio Cucinotta, papà di Claudio allenatore dell’Astana, direttore sportivo e faro per questi ragazzi.

Come mai avete deciso di partecipare a questo evento unico

Dopo la proposta che mi ha fatto Glivar Srecko, ci ho messo una frazione di secondo ad accettare, la Slovenia è una terra sempre più legata al ciclismo. Lo sviluppo delle infrastrutture è incredibile e le strade sono a misura di ciclista, non è raro che noi del gruppo sportivo Caneva andiamo ad allenarci nel loro territorio.

Raccontaci di più su questo progetto del Kids Tour of Slovenia

La Slovenia ha accordi frontalieri con tutti i paesi confinanti, sfruttando questo fatto hanno deciso di creare un evento dedicato ai ragazzi di tutti questi territori. L’opportunità di conoscere ed imparare da culture diverse era troppo ghiotta per non essere colta, i nostri ragazzi hanno gareggiato gomito a gomito con atleti di nazionalità diverse, un’esperienza unica e stimolante.

La squadra è stata guidata nella trasferta slovena dal diesse Cucinotta e il preparatore Cosani, a sinistra
La squadra è stata guidata nella trasferta slovena dal diesse Cucinottae il preparatore Cosani, a sinistra

Logistica semplice

L’organizzazione logistica per spostare le bici e i ragazzi è stata facile: «Un furgone a 9 posti, 7 per i ragazzi e due per gli accompagnatori, io e Roberto Cosani l’altro direttore sportivo. Le bici sono state caricate nel retro e siamo partiti da Caneva, sono passato a prendere man mano tutti ed infine si è imboccata l’autostrada in direzione Trieste».

Una volta arrivati a Novo Mesto dove avete alloggiato?

L’hotel lo ha trovato l’organizzazione, un alloggio bello e nuovo, al di là del bagno che forse era un po’ “spartano”, ma anche questo aiuta a crescere ed adattarsi. E’ stato bello far uscire i ragazzi dalla loro zona di comfort familiare. 

Le camere erano 4, i ragazzi erano divisi in tre gruppi: (Francesco Ulian e David Zanutta; Gioele Faggianato, Davide Stella e Lorenzo; Riccardo Bazzo e Matteo Le Brum), infine io e Roberto.

Strana cronoscalata

Roberto Cosani, secondo accompagnatore, ci racconta un po’ quel che è successo: «Appena arrivati abbiamo capito che la cronoscalata non era come la intendevamo noi, il percorso sarebbe stato affrontato da tutti i corridori in contemporanea. Il primo che avrebbe scollinato si sarebbe aggiudicato la prima prova. I nostri ragazzi sono partiti in fondo, ma si sono difesi molto bene. E’ finita tardi e siamo arrivati in hotel solamente alle 22 e non avevamo ancora la cena. Anche questo per fa esperienza».

Tre tappe e sfortuna per Faggianato e Le Brum, caduti in discesa
Tre tappe e sfortuna per Faggianato e Le Brum, caduti in discesa

«La sera ad una certa ora, passavo dalle camere per controllare che i ragazzi fossero effettivamente a letto, nei miei anni di esperienza non immaginate quante ne ho viste – conclude ridendo Roberto – invece loro sono stati bravi e disciplinati.

«Ci sono stati molti momenti conviviali in cui abbiamo fatto gruppo. Nella seconda gara, un circuito ad eliminazione, tra la manche di qualificazione e la finale avevamo un’ora di pausa. Nunzio ha passato mezz’ora a raccontare il significato del detto “Le donne ne sanno una più del diavolo”. Lui è così, un oratore nato».

La parola ai ragazzi

Ma ora diamo spazio ai protagonisti, i ragazzi stessi. Abbiamo chiesto a Davide Stella e David Zanutta di raccontare la loro esperienza, parliamo prima con Davide.

Cos’hai pensato quando hai scoperto che la cronoscalata sarebbe stata così particolare?

Sinceramente per me è stato un bene, correndo tutti insieme sono riuscito a prendere meglio il ritmo, seguendo quelli davanti a me. All’inizio devo ammettere che è stata un po’ caotica, anche perché nel riscaldamento mi è anche uscito sangue dal naso.

Come mai? Per la tensione, per una botta presa?

No no nessuna botta, mi stavo soffiando il naso e ho iniziato a perdere sangue. Mi ha un po’ condizionato psicologicamente, ma alla fine sono andato bene nella prova e non ci ho dato peso più di tanto.

Due podi per Davide Stella, entrambi terzi posti
Due podi per Davide Stella, entrambi terzi posti
Hai altre situazioni particolari da raccontarci?

Sì! Nella seconda giornata di gare (esclama all’improvviso, come solo chi pesca dai ricordi sa fare, ndr) nel Criterium ad eliminazione, nel prendere la ruota del favorito, uno sloveno dell’Adria Mobil, suo compagno mi ha preso a pugni e mi ha insultato.

E cosa ti ha detto?

Non capivo bene, era un misto tra inglese e sloveno. Io ho riso anche perché non mi era mai capitata una cosa del genere. Anche per questo penso sia bello correre con atleti di tutta Europa, ti prepara e ti fa rendere conto di come ognuno reagisce a quel che gli succede intorno.

Apprendista Zanutta

«Questo tipo di esperienza all’estero non l’avevo mai fatta – esordisce così David Zanutta – in stanza ero con Francesco Ulian, ci eravamo già accordati prima di partire. Con lui mi trovo bene, è al secondo anno della categoria allievi e studia alimentazione, quindi mi dà consigli su cosa mangiare o su come preparare le borracce».

Nunzio Cucinotta, papà di Claudio, tecnico del team
Nunzio Cucinotta, papà di Claudio, tecnico del team
Com’è correre in un paese diverso dall’Italia? Com’erano le camere e l’hotel?

E’ un mondo completamente diverso, le stanze erano belle e moderne, il cibo invece era particolare. In Slovenia siamo già venuti a correre ma per gare di un giorno, in questo caso era un po’ diverso. Vivono questi momenti come una festa, ma non solo l’organizzazione, tutto il paese è addobbato, dai balconi fino ai terrazzi.

Come mai il cibo era particolare?

Allora, il cibo italiano hanno provato a cucinarlo ma non era un granché, invece i loro piatti tipici erano buoni. Mi ricordo un tortino di patate e davvero buono, o anche il gulash mi è piaciuto molto.

Con gli atleti delle altre nazioni come ti sei trovato? E’ capitato anche a te un episodio particolare come a Davide?

Un evento così strano no, però nell’ultima tappa ho provato ad andare in fuga ed eravamo in tre: io uno sloveno ed un ungherese. Abbiamo fatto un po’ fatica a capirci, un po’ a gesti e qualche parola in inglese e abbiamo trovato l’accordo.

Clima da grande corsa e un’ottima esperienza
Clima da grande corsa e un’ottima esperienza
Siete riusciti a guardarvi un po’ intorno?

Le gare poi si svolgevano nel pomeriggio e quindi finendo tardi non avevamo molto tempo per stare in giro, anche domenica dopo la premiazione siamo tornati subito a casa, visto che ci aspettava un viaggio abbastanza lungo.

Nelle stanze invece tutto in ordine o avete combinato qualche marachella?

Roberto Cosani passava tutte le sere a controllare se le stanze fossero ordinate. Per fortuna prima di passare mandava un messaggio, così in 15 minuti sistemavamo tutto.

Slovenia, il cittì Hauptman aspetta (e studia) Roglic e Pogacar

20.06.2021
5 min
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In un’estate così fitta di appuntamenti, i campionati nazionali regalano sorprese non solo in Italia: mentre a Faenza Matteo Sobrero si è preso il tricolore nella gara in cui tutti attendevano Top Ganna, giovedì a Koper (Slovenia) Jan Tratnik ha interrotto il dominio degli ultimi due anni di Tadej Pogacar (3° dietro anche a Jan Polanc), vincendo il suo terzo titolo contro il tempo dopo quelli del 2015 e 2018.

Oggi è in programma la corsa in linea che, oltre a essere un test importante per il Tour de France alle porte (26 giugno – 18 luglio), sarà un banco di prova anche per l’Olimpiade di Tokyo subito successiva (24 luglio la prova in linea, 28 luglio la cronometro). Attento osservatore è il ct sloveno Andrej Hauptman, che ha parlato della sua nazionale, una delle più attese in Giappone con un percorso di quasi 5.000 metri di dislivello che si addice alle caratteristiche delle due stelle che rispondono ai nomi e cognomi di Tadej Pogacar e Primoz Roglic.

Finora per Roglic solo 17 giorni di gara nel 2021 (per Pogacar 28). Alla Parigi-Nizza, la visita del figlio Lev
Per Roglic solo 17 giorni di gara (per Pogacar 28). Alla Parigi-Nizza, la visita del figlio Lev

Pogacar non preoccupa

Prima però, l’ex velocista, che si laureò campione nazionale su strada nel 2000, è tornato sul risultato della cronometro: «Tratnik ha fatto davvero un gran numero – dice – Tadej è partito bene però poi non è riuscito a mantenere una buona velocità. Era una crono molto piatta, diversa da quella di Tokyo, che sarà più ondulata. Comunque, Jan è uno che va sempre forte a cronometro e non sono preoccupato per Tadej perché ha dimostrato di stare molto bene al Giro di Slovenia».

Quest’anno a Liegi ha vinto Pogacar, che succede a Roglic
Quest’anno a Liegi ha vinto Pogacar, che succede a Roglic

Tour decisivo

Al via della prova odierna non ci sarà il campione in carica Roglic, che però come Pogacar ha nel mirino l’Olimpiade ed è in lizza per uno dei 4 posti a disposizione della Slovenia.

«Deciderò chi portare ai Giochi in base al Tour– spiega Hauptman – perché in Francia può succedere di tutto, per cui è sempre meglio vedere in che condizioni si arriva al termine della Grande Boucle. Sia Primoz sia Tadej hanno espresso la loro volontà di esserci per la gara in linea, mentre a cronometro avrò un solo posto e vedremo a chi toccherà. Più o meno è tutto deciso, ma posso ancora cambiare qualcosa in base a come andranno le prossime settimane».

La sconfitta del Tour 2020 non ha piegato Roglic che subito dopo ha vinto Liegi e Vuelta
La sconfitta del Tour 2020 non ha piegato Roglic che subito dopo ha vinto Liegi e Vuelta

Occasione unica

Dunque, la Slovenia gioca a nascondere i suoi assi, per calarli al momento giusto, dopo aver già dato prova di grande solidità allo scorso mondiale di Imola con l’attacco da lontano di Pogacar e il sesto posto conclusivo di Roglic, arrivato nel gruppetto di Van Aert (argento) e Hirschi (bronzo).

«Negli ultimi mesi entrambi hanno vinto la Liegi, oltre a un grande Giro a testa. Il percorso olimpico è durissimo, tra salite e umidità, e direi che va bene a entrambi. Per cui sono sicuro che la squadra sarà unita e si correrà per chi è più in condizione», spiega Hauptman, entrando poi nel merito di una delle più grandi rivalità sportive di sempre in Slovenia.

«C’è grande rispetto tra di loro, due corridori di classe e molto professionali. Non ho nessun dubbio sul poter fare una grande corsa a Tokyo, sarebbe fantastico per tutta la Slovenia. E’ una bella opportunità, ma anche una grande responsabilità, per cui dovremo farci trovare pronti, anche perché l’Olimpiade è una corsa diversa, viste anche le squadre a ranghi ridotti. Sarà una gara per scalatori, ma che devono essere anche veloci, perché le medaglie sono soltanto tre».

E di metalli sonanti, Hauptman se ne intende, visto il bronzo del 2001 nella rassegna iridata di Lisbona.

La Slovenia ha un solo posto per la crono di Tokyo: Roglic appare in vantaggio
La Slovenia ha un solo posto per la crono di Tokyo: Roglic appare in vantaggio

Strade diverse

Le differenze non mancano tra i due fuoriclasse, compreso il percorso di avvicinamento al Tour e all’Olimpiade, con Tadej che ha corso e vinto tanto, mentre Primoz si è un po’ nascosto.

«Ognuno ha il suo programma – commenta Hauptman – e vedremo sulla strada in Francia chi avrà avuto ragione. E’ giusto seguire la propria tabella di marcia senza farsi influenzare dagli altri. In tanti parlavano del secondo posto di Primoz al Tour come di un risultato deludente, poi lui è stato capace di lì a poco di vincere la Liegi e poi la Vuelta, dimostrando perché è tra i migliori al mondo. Fino ad adesso, invece, Tadej ha risposto alla grande alla pressione derivata dall’aver vinto il Tour così giovane, vediamo come andrà nelle prossime settimane perché nel ciclismo ogni corsa fa storia a sé e non conta più quello che hai conquistato prima». 

Matej Mohoric è rientrato in gara dopo la caduta del Giro e con lui si è già parlato dei mondiali in Belgio
In gara dopo la caduta del Giro, Mohoric punta slovena ai mondiali in Belgio

Mohoric per l’iride

Hauptman ha poi speso qualche parola anche su Matej Mohoric, in ripresa dopo la spaventosa caduta al Giro d’Italia, come ha dimostrato il settimo posto al Giro di Slovenia, che gli è valso anche la chiamata della Bahrain Victorius al Tour: «Con Matej abbiamo parlato a inizio stagione e abbiamo deciso che lui si sarebbe concentrato sul mondiale in Belgio, visto che nelle corse iridate ha già vinto sia da junior sia da Under 23». Tra Olimpiade e Mondiale, dunque, sarà una Slovenia battagliera.

Mohoric riparte dalla Liegi e si concentra sulle classiche

14.02.2021
5 min
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Matej Mohoric pensava che tutto stesse andando bene. Il quarto posto della Liegi gli aveva dato la spinta giusta per andare alla Vuelta a giocarsi qualche tappa, invece già nella seconda una caduta l’aveva messo fuori gioco. Aveva raggiunto il traguardo di Lekunberri, uno di quelli che aveva cerchiato di rosso. Erano giorni che ne studiava l’altimetria: gli sarebbe bastato scollinare davanti sull’Alto de Aralar e nella picchiata successiva avrebbe fatto certamente il vuoto. Con mestizia si era diretto al pullman del team Bahrain-McLaren, senza ancora sapere che l’indomani non sarebbe ripartito. Frattura della scapola, questa la diagnosi. Una frattura… educata: nessun intervento richiesto. Solo riposo e pazienza.

Alla Liegi del 2020 arriva quarto dopo un inseguimento spaccagambe
Alla Liegi del 2020 arriva quarto dopo un inseguimento spaccagambe

Lo abbiamo ritrovato dopo quasi 4 mesi. Di buon umore e con le idee chiare. Matej dà sempre la stessa impressione di tenere tutto sott’occhio e che nulla gli sfugga. Un approccio razionale col mestiere che in apparenza lascia poco spazio per i sogni. Forse è di quelli che all’inizio si è tormentato troppo con la fissazione del peso forma, ma adesso è nel pieno delle forze e nel suo programma campeggiano, giganteschi come sempre, il Giro e il Tour per capitan Landa.

La scapola è a posto?

Sì, dopo l’infortunio ho lavorato con il fisioterapista e abbiamo recuperato abbastanza velocemente. Un mese dopo ero tornato come prima, non avevo più dolori.

Al Polonia 2019, Mohoric vince a Bukowina Tatrzanska
Al Polonia 2019, Mohoric vince a Bukowina Tatrzanska
Prima della caduta, eri soddisfatto del 2020, per come stava andando?

Sì, per quanto sia stato un anno molto particolare per tutti. Nel 2020 non ho vinto e per questo ero ancora più deluso per quello che mi è successo alla Vuelta. Mi sentivo molto bene, dopo il buon piazzamento alla Liegi ero motivato di andare in Spagna per cercare di vincere una tappa. In generale penso che per me il 2020 sia stato buono, ma nel 2021 vorrei fare un passo in avanti.

Senza la caduta e la frattura, avresti corso una Vuelta da protagonista?

Credo di sì, ero molto motivato e mi sentivo bene. La caduta è stata tutta colpa mia, ero troppo deciso di voler prendere le posizioni avanti in una delle ultime discese ed ho fatto un errore. Credevo davvero di poter vincere quella tappa.

A Valkenburg nel 2012, Mohoric vince l’iride juniores
A Valkenburg 2012, Mohoric vince l’iride juniores
Hai vinto corse a tappe di una settimana e sei andato vicino alla Liegi: hai capito se puoi puntare alle classiche oppure ai Giri?

Forse ho più possibilità di vincere le classiche difficili rispetto alle corse di tappe. Nelle salite lunghe ancora non ho dimostrato di essere tra i migliori, mentre nelle gare di un giorno è diverso. Penso di poter fare bene alla Milano-Sanremo e alla Liegi. Anche la Strade Bianche sarà un obiettivo importante quest’anno. 

Puoi raccontare il finale della Liegi? Ti eri accorto che Roglic poteva vincere oppure è stato soltanto un grosso errore di Alaphilippe?

Alla Liegi sono rientrato davanti molto tardi e ho speso tante energie. Avevo anche i crampi. Sapevo che era quasi impossibile competere in volata con i quattro che erano davanti, allora ho cercato di sorprenderli. Sapevo anche che Alaphilippe è molto attento in queste situazioni e non l’ho mai visto perdere l’attimo. Sono partito cercando di sorprenderli. E anche questa volta Julian mi ha visto passare e ha sfruttato la mia scia per lanciare la sua volata. Forse era troppo convinto di essere il più forte e sicuramente non ha visto che Roglic era molto vicino alla sua destra. Ha sbagliato ed il suo errore gli è costato tanto

A Firenze nel 2013 vince il mondiale degli under 23: due mondiali in due anni
A Firenze nel 2013 centra il mondiale U23
Quale sarà il tuo programma 2021?

Gli obiettivi principali saranno Strade Bianche, Milano-Sanremo, Catalunya, Amstel, Liegi. Dopo le classiche mi preparo per il Giro.

E’ cambiato qualcosa nella tua preparazione?

Abbiamo imparato tanto negli scorsi anni. Abbiamo cercato di fare bene e con attenzione tutto ciò che serve e abbiamo cercato di evitare tutte le distrazioni. Negli ultimi due anni spesso sono stato in una buona condizione, ma per mille motivi ogni volta mi è mancato qualcosa per raccogliere una vittoria importante.

Hai corso con Nibali, ora sei con Landa: puoi descrivere le loro differenze come leader?

Sono tutti i due molto tranquilli. Forse Nibali in gara tante volte era bravo ad arrangiarsi da solo quando c’era da andare avanti a prendere posizioni. Landa invece sa sfruttare meglio il lavoro dei compagni. Sono entrambi grandi campioni e ho sempre cercato di imparare da loro, il più possibile. 

Nel 2019 corre il Giro di Croazia, corsa di casa per il team
Nel 2019, uno spuntino al Giro di Croazia
La Slovenia è davanti a tutte le classifiche: hai voglia di prendere il tuo posto accanto a Pogacar e Roglic?

Loro hanno finito il Tour primo e secondo nella classifica generale, non penso che arrivare terzo sia alla mia portata di mano (ride, ndr).

A quale dei due sei più vicino?

Sono amico di entrambi. Spesso usciamo insieme in bici. 

Le Olimpiadi sono un obiettivo?

No, penso che dopo il Giro e il Tour sarò stanco e non sono convinto che fare le Olimpiadi per me sia la scelta giusta in vista dell’ultima parte di stagione.

Quando la prima corsa per te quest’anno?

Il Trofeo Laigueglia, magari ci vediamo là…