Guarischi, finale col botto. Ma ora mettiamo la bici in garage

18.10.2024
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Venerdì scorso, giusto una settimana fa, sul traguardo di Ede in Olanda, Barbara Guarischi passava per prima sul traguardo della quarta tappa del Simac Ladies Tour. Fino a quel momento e in quelli a seguire, la storia delle volate nella corsa olandese aveva visto Lorena Wiebes imporsi su Elisa Balsamo ed era difficile immaginare che qualcuno potesse infilarsi nel mezzo: soprattutto colei che per contratto tira le volate alla campionessa europea. Sono cose che succedono raramente. Dieci anni fa Sagan e Viviani un paio di volte aiutarono a vincere Daniel Oss che fino a quel giorno aveva tirato per loro, ma erano altri tempi. Oggi vince chi deve vincere. E il livello è così alto che per farlo servono campioni in grande condizione.

La vittoria del gregario

Alla SD Worx-Protime invece succede almeno una volta all’anno. Lo scorso anno al Thuringen, ad esempio, proprio Guarischi si portò a casa la seconda tappa, davanti alla stessa Wiebes, lasciando intuire che nella squadra plurivittoriosa (63 vittorie nel 2024) contano i ruoli, ma anche i rapporti personali. La vittoria del gregario è un raggio di sole, anche se Barbara nel parlarne sembra quasi imbarazzata. Nonostante abbia vinto la prova in linea ai Giochi del Mediterraneo del 2022 e nella sua bacheca brillino anche altri successi fra cui una tappa al Giro d’Italia, la vittoria di Ede è la prima nel WorldTour.

«Non è una vittoria che mi cambia la carriera – dice quasi giustificandosi – però fa sempre piacere. E’ stato molto strano. Non sono più abituata a fare le volate per me stessa e quando non fai più gli arrivi, fai anche fatica ad avere i punti di riferimento, le sicurezze che servono in uno sprint. Sapevo che la ragazza arrivata seconda (la neozelandese Wollaston, ndr) era molto più veloce di me e allora ho giocato con l’esperienza. L’ho fatta partire per prima. Dalla radio sapevo che mi era ruota, l’avevo vista anche io. E allora ho cercato di farle sentire la pressione. Non mi sono mai mossa dall’ultima posizione e lei ha commesso l’errore di passarmi e partire per prima. A quel punto, era un arrivo che tendeva a salire, quindi chi arrivava da dietro era avvantaggiato…».

Recuperate le fatiche del Tour, agli europei si è vista un’ottima Guarischi
Recuperate le fatiche del Tour, agli europei si è vista un’ottima Guarischi

Riferimenti diversi

Non è un discorso banale. Se finora il suo traguardo era il cartello dei 300 metri, dal quale Wiebes o Kopecky di solito spiccano il volo, di colpo quello era il limite da cui tutto sarebbe iniziato. Non si trattava di un arrivo di gruppo compatto, con dei treni cui appoggiarsi. Erano una decina di atlete e Guarischi l’ha gestita con super lucidità.

«E’ proprio un altro meccanismo – spiega – nel senso che per tirare le volate, devi pensare per due o per uno. Quindi devi calcolare le distanze, la velocità… ci sono tanti fattori. Mentre se devi fare tu la volata e non hai nessuno che ti tira, devi calcolare l’avversario, quindi è molto diverso. Alla fine ho vinto. Ero molto felice, però ero anche un po’ spaesata. Probabilmente è vero quello che si dice: mi sento più appagata quando vincono Lorena e Lotte. Ma ho visto che quel giorno loro erano molto molto più contente di me. Sono due persone fantastiche, molto riconoscenti del lavoro della squadra.

«E’ una vittoria che mi manda in ferie col sorriso. Tra febbraio e aprile, sono stata fuori dalle corse per problemi di salute, ho perso parte della preparazione invernale. E anche in questo caso la squadra è stata molto brava, perché parlandone abbiamo trovato il modo migliore di arrivare al Tour. Chiudo l’anno con 53 gare, ma tanti sono stati giorni in cui lavoravo per ritrovare la gamba. Infatti dopo il Tour ho riposato una settimana e ho sentito che il mio fisico iniziava a lavorare normalmente. Già dagli europei sapevo di avere una condizione molto buona».

Si vince col gruppo

I ruoli che si ribaltano e comunque la felicità per la compagna che vince, a prescindere dal suo ruolo, fanno pensare che davvero il clima nella squadra sia quello giusto. E a ben vedere conferma ciò che nei giorni scorsi, parlando della capacità di questo team di costruire il futuro, ci aveva fatto notare un tecnico esperto come Walter Zini. La FDJ e la Movistar hanno portato via Vollering e Reusser, ma la SD Worx-Protime resta forte perché punta sul collettivo. Squadre piene di campionesse, come l’Olanda ai mondiali di Zurigo, si ritrovano spesso con un pugno di mosche.

Non bastano i campioni per vincere le corse: per come va oggi il ciclismo ci vuole la squadra. Se guardiamo proprio il Simac: probabilmente senza il gruppo per le ragazze di Danny Stam sarebbe stato molto difficile vincerlo. «Probabilmente solo col campione – riconosce Guarischi – vinci una gara su 100. Con una squadra forte invece, puoi vincere gran parte delle corse».

Adesso non resta che chiudere le valigie e prepararsi per uno stacco importante. Due settimane senza bici fra Malesia e Thailandia: qualche giorno più dei soliti dieci perché gli sforzi della stagione si sono concentrati tutti nel finale e la fatica si fa sentire. Nel frattempo la squadra è al lavoro per rinforzarsi e aggiungere nuovi ruoli e nuove figure. Quando Barbara tornerà dalle vacanze, il quadro sarà già pronto.

Guardiamo meglio con Bronzini nella sfida Balsamo-Wiebes

15.09.2023
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Balsamo contro Wiebes, Wiebes contro Balsamo. E in mezzo spesso c’è Charlotte Kool, ma questa è un’altra storia. Nel duello fra l’olandese e l’italiana c’è il sale di tante corse che si decidono in volata. E proprio perché le due ragazze sono molto diverse fra loro, la sfida diventa interessante per le sue sfumature. Ne abbiamo parlato con Giorgia Bronzini, scoprendo come attraverso quelle differenze si trovino a confronto le culture ciclistiche delle diverse regioni d’Europa, a metà fra il Nord che avanza e impone le sue nuove leggi e la vecchia Italia che si difende con l’esperienza.

«Già partendo dal piano fisico – esordisce Bronzini, che il prossimo anno cambierà ammiraglia – fra Elisa e Wiebes, c’è una netta differenza nella corporatura. Penso che a livello di massa muscolare Wiebes ne abbia molta di più e quindi, nelle volate più veloci, esprime più potenza. Mi viene in mente com’era fra me e Ina Teutenberg, che quando era lanciata a tutta velocità, con la mole che aveva, ovviamente era più veloce. Se però c’era un arrivo tecnico o sbagliava il tempo della volata oppure il percorso aveva tanta altimetria, allora arrivava stanca ed era meno veloce».

Di fatto Wiebes è una velocista, Balsamo è un’atleta velocissima…

Elisa diventa una sprinter fortissima più il percorso è duro e selettivo. In quel caso lei mantiene gli stessi watt nella volata, ci arriva più fresca delle altre, perché la sua corporatura glielo permette. E credo che sia questa la sua arma per vincere più corse nell’anno, perché è difficile che ci siano sempre dei percorsi totalmente piatti. La cosa che mi ha stupito è che comunque adesso anche la Wiebes sia presente su certe altimetrie nonostante il suo fisico.

E’ stato il suo salto di qualità di questa stagione.

Le due che ultimamente stupiscono di più sotto questo aspetto sono Kopecky e lei. Non sono esili e non sono filiformi, diciamo, mentre Elisa è più asciutta, ha una massa delineata. Loro invece hanno proprio la massa da velocista. Un po’ come se ai tempi, Cipollini fosse arrivato all’Amstel a fare la volata con Gasparotto e Valverde. L’altro giorno hanno fatto prima e seconda sul Cauberg, non so se lo scorso anno Wiebes sarebbe stata lì.

Quest’anno Bronzini ha guidato la LIV Racing Teqfind, dal prossimo anno cambierà ammiraglia
Quest’anno Bronzini ha guidato la LIV Racing Teqfind, dal prossimo anno cambierà ammiraglia
Nel racconto delle compagne, ha lavorato sodo per riuscirci.

Hanno adottato un altro tipo di allenamento, che magari non è ancora comune. Sembra proprio che abbiano anche la parte di resistenza che di solito è difficile avere con quel tipo di corporatura. Penso che siano avanti sul fronte della preparazione, che ci siano dietro degli studi cui noi italiani non siamo ancora arrivati. Noi non facciamo test o comunque non sperimentiamo, siamo sempre un po’ restii al cambiamento. Se vediamo che una cosa va bene, è difficile che cerchiamo di cambiarla. Non siamo i numeri uno nella tecnologia, siamo molto nella tradizione.

Come possiamo difenderci?

Quando ci presentiamo come nazionale, quello che ci permette di fare la differenza è la testa che non sempre hanno nel Nord Europa, perché vengono trattati in modo più freddo. Quando lavoro con delle ragazze straniere, è difficile che apprendano al volo quello che gli suggerisco tatticamente, il comportamento che gli suggerisco di avere, perché non è nella loro indole. Se invece parlo con le ragazze italiane, capiscono subito. Fortunatamente questa parte è ancora molto importante. Per contro credo che se un’italiana venisse gestita come le altre, il suo rendimento sarebbe inferiore, perché non siamo abituate a certe rigidità.

Simac Ladies Tour, sul Cauberg Kopecky batte Wiebes: gran numero per due atlete così possenti
Simac Ladies Tour, sul Cauberg Kopecky batte Wiebes: gran numero per due atlete così possenti
Pensi che Balsamo dovrebbe provare a crescere muscolarmente per arrivare a quelle punte di velocità?

Io eviterei di cambiare pelle o di provarci. Se il percorso di Elisa l’ha portata a questo punto, con gli allenamenti che ha fatto, è perché lei è così, quindi rimarrei fedele a me stessa. Quanto ha vinto Marianne Vos che in proporzione ha lo stesso fisico di Elisa? Anzi, la nostra è ancora più definita, è ancora meglio. E poi comunque le gare stanno diventando sempre più dure e sempre più lunghe, tanto che persino Wiebes si è asciugata parecchio.

Uno dei motivi del cambiamento è certamente questo, sta crescendo: ha 24 anni.

Secondo me dall’anno scorso avrà perso 5-6 chili, che fanno la differenza. Però ugualmente penso che se nella penultima tappa del Simac Ladies Tour avesse dovuto fare il Cauberg per sei volte invece di tre, difficilmente sarebbe stata lì. Ancora ha un limite fisico, anche se vedendo quello che ha fatto Kopecky al Tour, capisci che i campioni riescono sempre a tirare fuori una percentuale di grinta e sofferenza che gli permettono di fare cose bellissime.

Balsamo (1,71 per 55 chili) ha una struttura più longilinea che la rende più forte in salita
Balsamo (1,71 per 55 chili) ha una struttura più longilinea che la rende più forte in salita
Tornando alle due ragazze, hanno entrambe un leadout italiano. Quanto conta chi ti lancia la volata?

Sanguineti con Balsamo e Guarischi con Wiebes. Credo che il leadout sia almeno l’ottanta per 100 del successo, soprattutto adesso che si sta andando sempre di più verso un ciclismo di squadra. Se vai alla volata ad occhi chiusi e ti fidi ciecamente di chi hai davanti, non devi pensare perché ci pensa lei per te. Io ai tempi preferivo che mi mettessero sull’avversaria e la… usavo come ultimo uomo. Preferivo che se le cose andavano male, la responsabilità fosse mia al 100 per cento, senza dubbi o cose da rivendicare con qualcun altro. Era una convinzione mia, anche perché ai tempi la figura del gregario a questo modo non c’era. Si vedeva un po’ in nazionale, ma generalmente nelle corse non c’era. Oppure c’erano gli squadroni contro i quali era inutile competere. Se io andavo col mio treno contro quello della Ina, saremmo deragliate dopo un chilometro, mentre oggi ci sono tre o quattro squadre che possono farlo. E chi non riesce a farlo, non è per mancanza di volontà, ma per la potenza e l’abilità delle ragazze.

Quindi secondo Giorgia Bronzini, Balsamo va bene com’è? 

Non la snaturerei, preferirei che rimanesse com’è, perché ha già vinto il campionato del mondo, quindi vuol dire che funziona. Quest’anno ha avuto sfortuna e chapeau per come è tornata, però le sue caratteristiche le hanno permesso comunque di vincere. Al Simac ha battuto nuovamente la Wiebes e così facendo potrà vincere 10-15 gare all’anno, magari con dentro un titolo che sia il mondiale o l’europeo. Può vincere la Gand e pure Cittiglio, magari aiutando al Fiandre una Longo Borghini che ricambierà in altre occasioni. Fra le donne, anche per gli organici esigui, c’è una collaborazione che fra gli uomini non si vede. Piuttoso invece le direi di prendersi le pause giuste.

Wiebes (1,71 per 60 chili) ha la struttura fisica potente della velocista pura, ma è dimagrita rispetto al 2022
Wiebes (1,71 per 60 chili) ha la struttura fisica potente della velocista pura, ma è dimagrita rispetto al 2022
In che senso?

Non so se sia anche il suo caso, ma ancora adesso le ragazze fanno fatica a fermarsi per recuperare. Sembra che gli fai un dispetto, io invece non vedevo l’ora, perché sapevo che dal recupero nascevano le cose migliori. Faccio l’esempio di Rachele Barbieri, che non ha mai recuperato la stagione scorsa. Nel 2022 è stata bravissima, fra pista e strada, però non ha staccato nel modo giusto per recuperare tutti gli sforzi che ha fatto. E secondo me quest’anno l’ha un po’ pagata a livello fisico e anche mentale, proprio perché non sono robot. Le ragazze che fanno tanta attività, quindi anche Elisa, devono farsi un esame di coscienza ed evitare che una goccia faccia traboccare il vaso. Se un giorno non vado a girare in pista, non è per pigrizia, ma per salvaguardarmi. Vedo che le ragazze fanno fatica a conoscersi, perché viene tutto basato sui watt, senza distinzioni.

Invece cosa bisognerebbe fare?

Quando mi danno le schede di valutazione di un’atleta da prendere, io preferisco conoscere la persona. Chiaro, se ha 200 watt e nulla di più, non può andare avanti. Ma a parità di motore, gli atleti sono persone e il bilanciamento fra la vita di tutti i giorni e la vita sportiva è un gioco di equilibrio, per cui è sbagliato trattarle come delle macchine. Alla SD Worx sono fortissime, io però non lo so se sono tutte contente come pare e se il gruppo funziona proprio bene. Vogliono vincere tutte, da fuori può sembrare tutta festa, ma dentro è davvero così? Prima dell’abbraccio fra Vollering e Kopecky alla Strade Bianche sono volate parole non proprio belle in olandese.

Il ritorno alla vittoria di Balsamo contro Wiebes dopo l’infortunio ha meritato il plauso di Giorgia Bronzini
Il ritorno alla vittoria di Balsamo contro Wiebes dopo l’infortunio ha meritato il plauso di Giorgia Bronzini
Loro parlano di ottimo ambiente e vanno fortissimo.

Non mi piace tanto che una squadra abbia il monopolio di tutto, ma non perché sia gelosa di loro. Sono bravi, stanno lavorando in un certo modo, hanno fatto crescere diversi campioni, quindi non è una critica. Però la loro superiorità quando si presentano alle corse fa un po’ scemare l’attesa della gara. E poi quello che mi stupisce a volte è che gli avversari gli danno anche una mano, facendo il lavoro per loro. Magari se tanti inseguimenti dovessero farseli da sole, alle volate la Wiebes ci arriverebbe più stanca. 

Dopo la grande paura, ecco il ritorno della Tomasi

10.09.2022
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Piano piano anche Laura Tomasi inizia ad affacciarsi sempre più spesso nei quartieri alti del WorldTour. La ragazza di Miane ha avuto un agosto decisamente impegnativo, ma anche importante, con piazzamenti di rilievo che le hanno restituito un sorriso che era andato un po’ appassendosi in una stagione obiettivamente difficile.

In un ciclismo femminile azzurro sempre in vista, dalla stagione delle classiche a quella delle corse a tappe, della veneta non si sentiva quasi mai parlare, poi ad agosto sono cominciati ad arrivare piazzamenti importanti con podi di tappa sia al Giro di Scandinavia che al Simac Ladies Tour. Che cosa era successo prima? Il suo racconto è un calendario di sfortune.

Laura Tomasi, nata a Miane (TV) il 1° luglio 1999, quest’anno ha corso 40 giorni (foto Manuela Heres)
Laura Tomasi, nata a Miane (TV) il 1° luglio 1999, quest’anno ha corso 40 giorni (foto Manuela Heres)

Un brutto trauma cranico

«A marzo c’è stata la prima caduta in Belgio, con un colpo alla testa – esordisce la veneta – a maggio è arrivato il Covid. Poi proprio il giorno prima del Giro d’Italia un’altra caduta, questa volta non in bici ma con conseguenze più gravi: un trauma cranico che ha richiesto un po’ di controlli e molta prudenza. Sono stata ferma tutto luglio. Per fortuna la squadra non mi ha mai fatto mancare il suo sostegno e la sua fiducia pensando ad agosto».

Appena sei tornata abile, la tua agenda d’impegni è diventata fittissima: Giro di Scandinavia, Simac Ladies Tour, ora la Vuelta…

A me va benissimo così, intanto perché ho corso pochissimo, prima di partire per la Norvegia avevo fatto appena 25 giorni di corsa, poi perché essendo stata tanto assente, devo anche dare modo a chi mi ha sostituito di respirare. Ora farò tutte le gare del WorldTour fino a fine stagione.

Il saluto con Mavi Garcia sotto lo sguardo della Bujak. La trevigiana spera nella riconferma per il 2023
Il saluto con la capitana Mavi Garcia. La trevigiana spera nella riconferma per il 2023
Non solo hai potuto gareggiare, ma hai anche avuto la possibilità di metterti in evidenza…

L’occasione andava sfruttata. La squadra, non avendo Garcia e Bastianelli nel roster, aveva dato a tutte noi la possibilità di sfruttare la situazione non essendoci una capitana designata. Sarebbe stata la corsa a fare le gerarchie e quando sono stata chiamata in causa ho risposto presente. Ora sono pronta a tornare a svolgere i miei compiti in funzione delle altre, alla Vuelta Mavi era la nostra guida, ma se capiteranno altre possibilità non me le farò sfuggire.

Parliamo allora degli inizi di Laura Tomasi: hai subito individuato il ciclismo come tuo sport preferito?

Non proprio. Da bambina mi piaceva di più il pattinaggio artistico, poi però ho iniziato a vivere il ciclismo come mia attività preferita, gareggiando sin da esordiente. Devo dire che in famiglia all’inizio hanno fatto un po’ di resistenza: mio padre che aveva fatto attività in età giovanile mi sconsigliava di provarci dicendo che era molto impegnativo, poi però mi hanno sempre supportato nelle mie decisioni.

Sul podio della quarta tappa al Tour of Scandinavia, terza dietro le australiane Manly e Hosking
Sul podio della quarta tappa al Tour of Scandinavia, terza dietro le australiane Manly e Hosking
Tecnicamente come ti sei evoluta?

Diciamo intanto che non sono uno scalatore, questo è certo… Sulle salite brevi mi posso difendere anche in maniera brillante, ma le mie caratteristiche sono più legate alla velocità, allo sprint. Per questo gare come quelle in Norvegia e Olanda sono le più adatte a me.

Visto che sei veloce, quali sono i tuoi compiti in squadra?

Sono nel treno che lavora in funzione della Bastianelli, ma quando lei non c’è posso anche finalizzare, soprattutto se sono in fuga. Nei gruppi ristretti mi trovo molto a mio agio. Quando in grandi squadre come l’Uae Team ADQ hai capitani importanti è giusto dare tutto quel che si ha per loro, ma le occasioni per avere libertà in una stagione non mancano.

Lo sprint della quarta tappa al Simac Ladies Tour con la Tomasi quarta. Prima l’olandese Markus
Lo sprint della quarta tappa al Simac Ladies Tour con la Tomasi quarta. Prima l’olandese Markus
Dicevi di non essere tanto abile in salita, ma se andiamo a guardare gli eventi della corsa olandese, c’è la quarta tappa che sembra quasi smentirti…

Un po’ è vero. Era la frazione che presentava al suo interno il Cauberg, l’ascesa resa famosa dall’Amstel Gold Race, da affrontare ben 3 volte e io alla fine ho chiuso quarta. E’ andata via una fuga di una ventina di atlete con me presente e in volata ho fatto il mio. Mi hanno detto però che il percorso della classica olandese è un po’ diverso, più complicato.

Come l’affronteresti?

Sempre al servizio delle altre, di chi ha più possibilità per spuntarla. Io voglio essere utile, spero di poter rimanere. Per il prossimo anno ancora non ho firmato la riconferma, ma ho buoni segnali in tal senso. L’importante è che mantenga la condizione attuale e abbia occasioni per mettermi in mostra, anche in funzione delle altre. Gli ultimi risultati mi hanno dato tranquillità e questo è merito anche del lavoro intrapreso con la psicologa dopo gli incidenti della stagione. Hanno influito parecchio e spero di continuare così.

Dall’Olanda torna una Paladin più carica che mai

09.09.2022
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Di Soraya Paladin avevamo un po’ perso le tracce. Protagonista indiscussa della prepotente crescita del ciclismo femminile italiano, a inizio anno era partita alla grande, con il podio di tappa alla Settimana Valenciana e soprattutto con il terzo posto al Trofeo Alfredo Binda. E poi? Qualche buon piazzamento in Spagna e al Giro della Svizzera e nulla più, meno di quel che il folgorante avvio di stagione aveva promesso.

Al Simac Ladies Tour si sono rivisti sprazzi della vera Soraya, anche se interpretare la corsa olandese non è stato facile: «Ho ottenuto buoni risultati, considerando che il primo obiettivo con il quale mi ero presentata al via era… non cadere. Ho chiuso quarta nella classifica della montagna e con tre Top 10 in carniere, ma sinceramente speravo almeno in un podio. Ci ho anche provato l’ultimo giorno con una fuga ristretta, ma ci hanno riprese a 15 chilometri dal traguardo».

La portacolori della Canyon/Sram in fuga con l’australiana Amanda Spratt e la britannica Elynor Backstedt
La portacolori della Canyon/Sram in fuga con l’australiana Amanda Spratt e la britannica Elynor Backstedt
Perché dicevi che puntavi a non cadere?

Le gare in Olanda sono sempre caotiche. Bisogna saperle interpretare, per fortuna la squadra ha aiutato molto, ci siamo sempre tenute nell’avanguardia del gruppo. Gli scivoloni non sono mancati, ma per fortuna ci siamo salvate.

Da che cosa dipende?

Da molti fattori. Innanzitutto la conformazione delle strade, che sono sempre piuttosto strette, l’Olanda come il Belgio sono famose per questo. Bisogna stare sempre molto attente. Poi ho notato che le tappe non sono state gestite con la sicurezza che sarebbe servita: abbiamo trovato molte auto parcheggiate il che, per una gara WorldTour non è usuale.

Soraya Paladin in gara al Simac Ladies Tour. Ha chiuso al 12° posto a 1’28” dalla Wiebes (foto Thomas Maheux)
Soraya Paladin in gara al Simac Ladies Tour. Ha chiuso al 12° posto a 1’28” dalla Wiebes (foto Thomas Maheux)
E’ un fatto curioso, visto che l’Olanda è da sempre considerata il Paese ciclisticamente più evoluto intendendo la bici come mezzo di trasporto…

Infatti è per questo che sono rimasta sorpresa: le piste ciclabili sono sempre ottime e abbondanti, l’ideale per allenarsi in sicurezza, ma le gare sono un’altra cosa e trovare queste disfunzioni non è cosa abituale. Ne parlavo anche con altre ragazze: una situazione come quella trovata in Olanda, se fosse stato al Giro d’Italia avrebbe scatenato molto più rumore…

Veniamo alla tua stagione: che cosa è successo dopo Cittiglio?

Non c’è una risposta univoca, sicuramente non mi sono mai sentita realmente me stessa. Al Giro ero partita con molte ambizioni ma non ho mai trovato la tappa giusta per esprimermi, al Tour ho contratto un virus e ho tirato avanti con fatica, ho corso anche con la febbre. Avrei anche mollato, ma mi ha tenuto su il pensiero della squadra, di chi avrebbe tanto voluto esserci e non era stata scelta. Eravamo in lotta per il successo nella classifica a squadre e io volevo fortemente salire su quel podio, alla fine ce l’abbiamo fatta.

Lo sprint di Cittiglio, con la Paladin a un soffio dalla Balsamo. Poi poche gioie per la trevigiana
Lo sprint di Cittiglio, con la Paladin a un soffio dalla Balsamo. Poi poche gioie per la trevigiana
Che cosa ti aspetti ora?

Il Simac Ladies Tour mi ha detto che la condizione sta tornando, spero solo di essere in tempo per guadagnarmi la convocazione per i Mondiali. Aspetto di sapere se rientro nella nazionale, perché indossare la maglia azzurra è sempre un onore e una responsabilità che ti porta a dare il 110 per cento di quello che hai. Io spero di essere chiamata, poi si vedrà che cosa fare.

Il tuo programma che cosa prevede di qui alla fine dell’anno?

C’è un altro impegno che già mi è stato comunicato ed è il Romandia, spero di far bene e magari dimostrare di essere ancora più in forma, magari con un risultato da podio. Voglio far vedere il mio vero valore se la condizione fisica è quella giusta, ho mandato giù un po’ di bocconi amari quest’anno e voglio rifarmi.

La corsa olandese ha esaltato la splendida forma della Wiebes, ben 21 vittorie per lei nell’anno in corso
La corsa olandese ha esaltato la splendida forma della Wiebes, ben 21 vittorie per lei nell’anno in corso
D’altronde tu sei tranquilla, hai già la riconferma per il prossimo anno…

Sì e sicuramente spero che il 2023 sia migliore, più fortunato, ma intanto c’è un 2022 da finire nel migliore dei modi. C’è ancora tempo per fare qualcosa di buono…