Magri, il 2022 è alle spalle: «Con la Israel il primo Giro»

03.11.2022
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Sul 2022 ha tirato una riga da tempo. Anzi, da due settimane ha ripreso ad allenarsi per riscattarsi. A rafforzare le motivazioni che Silvia Magri (in apertura foto Ossola) ha già per l’anno prossimo, è arrivato pure il salto nel WorldTour. Le legnanese classe 2000 sarà uno dei volti nuovi (e delle quattro italiane) della Israel Premier Tech Roland.

«Per la verità sto facendo ancora lavori poco intensi – ci spiega al telefono Magri, che lascia la Born to Win dopo una stagione, per un biennale con la formazione svizzera – però avevo voglia di ricominciare dopo quindici giorni di riposo, visto che quest’anno per un motivo o l’altro ho corso poco».

Silvia Magri pur di ritrovare la condizione, a luglio è andata a correre da sola in Belgio (foto Facebook)
Silvia Magri pur di ritrovare la condizione, a luglio è andata a correre da sola in Belgio (foto Facebook)
Silvia cominciamo proprio dalla stagione appena conclusa. Com’è stata?

Un po’ travagliata e snervante, anche se era iniziata bene. In avvio di anno ero molto motivata e ho colto buoni piazzamenti. Quinta all’internazionale di Montignoso, due terzi in Liguria al Trofeo Ponente in Rosa e una buona top ten alla prima tappa del Gracia Orlova in Repubblica Ceca. Lì però sono caduta e sono dovuta stare ferma due settimane prima di ricominciare. Da quel momento mi sono accorta di inseguire la condizione. E non era solo quello il motivo.

Cos’altro è successo?

Premetto che sono sempre andata a correre per dare e fare il meglio possibile. Non ho mai voluto trovare scuse o giustificazioni. Considerando che la nostra squadra non ha disputato il Giro, abbiamo fatto un calendario alternativo che ci consentisse di poter gareggiare. Anzi, a luglio sono andata da sola a fare due gare in Belgio (la Zottegem-Strijpen e il Gp Deinze, ndr) dove ho colto un quinto ed undicesimo posto. Tuttavia notavo che, pur stando davanti, facevo una gran fatica, più del normale. Così abbiamo iniziato a fare accertamenti e abbiamo scoperto che stavo finendo di passare la mononucleosi. Ormai però buona parte della stagione era andata.

Magri, qui con Quagliotto e Zanardi: al Trofeo Ponente in Rosa ha ottenuto due terzi posti di tappa (foto facebook)
Magri, qui con Quagliotto al Trofeo Ponente in Rosa, dove ha ottenuto due terzi posti di tappa (foto facebook)
Senza la classica vetrina del Giro e con questo problema di salute, come hai vissuto il momento a livello emotivo?

E’ stata dura. Sono una ragazza particolarmente attenta, pignola e un po’ perfettina (lo dice sorridendo, ndr) e vedevo che nonostante ciò non riuscivo a trovare la forma giusta per potermi fare vedere. Volevo dimostrare qualcosa in più e per tutto quel susseguirsi di vicende mi è dispiaciuto molto non averlo potuto fare. Mi sono mancati i risultati. Non tanto per i risultati in sé quanto per il morale. Per fortuna però è arrivata la chiamata della Israel.

Come è nata questa trattativa?

A maggio ho avuto un primo contatto, solo per conoscerci. Mi ha chiamato direttamente la squadra. Poi ci siamo risentiti a giugno al termine del ritiro a Livigno con la nazionale. Quella è stata l’occasione per definire e chiudere il contratto, grazie all’intermediazione della GGLL Promotion (l’agenzia di Luca Mazzanti, ndr).

Cosa ti ha convinta ad accettare la loro proposta?

Devo dire che avevo avuto dei contatti con altre formazioni nello stesso periodo, ma erano arrivate dopo. Del progetto della Israel mi ha colpito l’alta professionalità e la volontà di farmi crescere senza fretta. Mi hanno detto subito che vorrebbero farmi fare un calendario più intenso proprio perché arrivo da una annata con poche gare. Inoltre avrò altre tre compagne italiane (Collinelli, Pirrone, Vieceli, ndr), un vantaggio per tutte noi. Intanto un accenno di programmi ce lo hanno già dato. Dall’1 al 10 dicembre andremo in ritiro a Girona. Ed io potrei partire già dal Tour Down Under in Australia. Tutto da riconfermare ovviamente, ma è già qualcosa su cui lavorare.

Su qualcosa in particolare o è come se ricominciassi tutto da capo?

Un po’ e un po’. I test che ho fatto confermato che ho uno spunto veloce, quindi lavorerò in prospettiva futura per avercelo nei finali di gara. Sono ben portata alla distanza, ma è ovvio che devo rifare le basi. Dovrò rafforzarmi, però una cosa alla volta. Le tabelle per la palestra e per la bici me le cura il mio preparatore Marco Sias. Mi fido ciecamente di lui e sarà lui poi che si interfaccerà con Fabio Vedana, il preparatore della squadra.

Silvia vuole restare nel giro azzurro. Nel 2022 ha fatto i ritiri a Calpe e Livigno (foto Facebook)
Silvia vuole restare nel giro azzurro. Nel 2022 ha fatto i ritiri a Calpe e Livigno (foto Facebook)
Che obiettivi hai per il 2023?

Non ne ho di particolari. L’intenzione è di mettermi in mostra fin da subito. Visto che ho caratteristiche da velocista che tiene sugli strappi e brevi salite, vorrei andare forte in Belgio. Ad esempio la Freccia del Brabante è una gara che mi piace molto. Poi vorrei correre il mio primo Giro, sarebbe un bel modo esordirci con un team WT. Infine vorrei restare nei radar azzurri. Con Paolo (il cittì Sangalli, ndr) ho parlato e lui quest’anno aveva capito la mia situazione. Per me è stato importante. Se guardo il bicchiere mezzo pieno, meglio aver avuto adesso questi problemi che averceli l’anno prossimo. Ho voglia di rilanciarmi anch’io.

Born to Win G20, buona la prima! Ma è già rivoluzione…

10.01.2022
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Neanche il tempo di assorbire il primo anno (il 2021) con la licenza UCI, che la Born to Win G20 Ambedo, team continental femminile, già guarda a questa stagione e ad un movimento in continuo cambiamento, in cui le squadre WorldTour sono passate da otto a quattordici dal 2020 ad oggi. 

Addentriamoci quindi con Roberto Baldoni, presidente della società con sede a Loreto e giunta alla sesta stagione di attività, per sentire il suo punto di vista sul ciclismo femminile italiano e per conoscere meglio la sua formazione.

Formazione che quest’anno potrà contare su undici atlete (solo tre le conferme), tra cui i nuovi ed interessanti innesti di Sara Casasola, fresca del terzo posto al campionato italiano di ciclocross e Silvia Magri.

Roberto, se l’anno scorso per qualche formazione della seconda serie non è stato facile farsi notare nelle gare internazionali, nei prossimi dodici mesi potrebbe diventare ancor più difficoltoso…

A dire il vero noi abbiamo sentito meno questo salto rispetto a squadre che sono continental da più tempo. Di certo bisognerà impegnarsi di più in ogni gara e su più fronti per guadagnarsi la “vetrina”. All’ultimo Giro d’Italia Donne la Born to Win si era messa in mostra all’ottava tappa grazie alla lunga azione solitaria di Anastasia Carbonari e che le è valsa il passaggio alla Valcar Travel&Service. 

Un passo alla volta…

L’esperienza che abbiamo fatto nel 2021 ci ha permesso di calcare palcoscenici importanti come Giro, Strade Bianche, Cittiglio o come Giro di Toscana, Giro dell’Emilia e Tre Valli Varesine. Abbiamo corso anche in Francia, Belgio e Serbia. Tutti scenari che potrebbero ridursi per formazioni come le nostre se qualcosa non cambierà.

Il WorldTour femminile ha davvero stravolto tutto?

Secondo me sì e troppo velocemente. Già per il 2023 parlano di un paio di nuove licenze. Per me dovrebbero andare in percentuale sul totale delle squadre femminili (ad oggi si contano 14 worldtour e 37 continental, ndr) e non sparare per le atlete uno stipendio minimo con cifre troppo alte. Sarebbe stato più gestibile anche per le formazioni più piccole. Ecco, se vogliamo per le ragazze quello economico è il solo lato positivo di questo cambiamento. Poi c’è un altro calcolo matematico da fare.

Partecipazioni importanti al primo anno con licenza UCI, ecco il team (qui Francesca Balducci) al Trofeo Binda
Partecipazioni importanti al primo anno con licenza UCI, ecco il team (qui Francesca Balducci) al Trofeo Binda

Quale?

Ci sono quattordici team WorldTour che hanno una media di 13 atlete per un totale di più di 180. Siamo sicuri che siano tutte all’altezza? Direi di no. Anche queste squadre, che ricercano corridori validi, alla fine devono prendere ragazze mediocri. Poi questo stesso calcolo matematico riguarda anche la partecipazione alle corse.

Spiegaci pure...

Ad esempio, al prossimo Giro Donne ci saranno 24 posti disponibili. Tra i team WorldTour e le due migliori continental siamo già a sedici. Gli altri otto chi li prende? Dipende che interessi avranno gli organizzatori, non è detto che diano la priorità alle squadre italiane, anche se sarebbe la scelta più logica. Almeno lo spero per noi. A margine di tutto questo, bisognerà tenere presente che la corsa rosa (in programma dall’1 al 10 luglio, ndr) sarà in concomitanza con i Giochi del Mediterraneo (in Algeria, crono 30 giugno e in linea il 2 luglio, ndr) e con gli europei U23 (ad Anadia in Portogallo, crono 7 luglio e in linea il 10 luglio, ndr).

Bisogna pertanto guardare ad un calendario estero?

Sì, però non è facile, bisogna considerare gli eventuali inviti. O meglio, come è sempre stato, se hai le possibilità economiche fai le corse in giro per l’Europa senza problemi, altrimenti devi ottimizzare i costi. Certo, se in Italia ci fossero più gare non sarebbe male, ma in questo 2022 qualche nuova corsa internazionale è stata inserita.

Tutto ruota attorno al budget...

Certo, è una linea di demarcazione netta, legata anche agli interessi che ha una formazione. O a come è stata costruita. Se vuoi mantenere una ragazzina brava la devi assecondare dal punto di vista monetario, altrimenti la perdi. 

Anastasia Carbonari in azione durante la cronoscalata della Val Formazza al Giro Donne 2021
Anastasia Carbonari in azione durante la cronoscalata della Val Formazza al Giro Donne 2021
E reperire i fondi non è semplice…

Direi che è sempre difficile. Dobbiamo dare certe garanzie di attività a chi ci supporta. E chi sceglie di supportarci lo fa per tre motivi. Per interesse diretto, perché sono aziende di bici o abbigliamento o altri componenti. Per la passione, perché trovi titolari di aziende che amano il ciclismo. E infine per un discorso contabile, ovvero di puro investimento. E comunque, in tutti e tre i casi, devi dare grande visibilità ai tuoi marchi. Quello è fondamentale.

A proposito di questo, come avete vissuto quella giornata al Giro Donne con la Carbonari?

Vi dirò che magari con un pizzico di fortuna in più saremmo potuti anche arrivare al traguardo, tanto più che avevo due ragazze su tre in fuga (l’altra era la russa Studenikina, ndr). Detto questo, firmerei altre dieci volte se dovesse succedere la stessa cosa anche quest’anno. Quel giorno ero soddisfatto perché quel suo attacco era stato pianificato a tavolino.

Roberto, concludiamo con uno sguardo al vostro roster. Chi dovremo tenere d’occhio?

Mi aspetto qualcosa dalla russa Duiunova. La Casasola invece andrà molto forte in salita, vedrete. E poi la Magri, che sa andare bene un po’ ovunque. Avrà tanto spazio, quello che non aveva più alla Valcar. Aveva richieste dall’estero, ma penso che abbia fatto la scelta giusta venendo da noi. Inoltre è stata contattata dal cittì Sangalli che la porterà ad un ritiro con la nazionale a febbraio. Sono convinto che abbia la mentalità giusta per crescere.