La Serenissima Gravel tradisce Deda: scoperte due novità!

16.10.2021
4 min
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La Serenissima Gravel vinta ieri da Lutsenko ha detto due cose, anzi tre. La prima è che di colpo le aziende che hanno investito sul settore hanno provato la grande voglia di dirlo. La seconda è che non tutti, malgrado quanto si pensasse, erano davvero attrezzati con le bici più di tendenza degli ultimi mesi. La terza, che esula in parte dagli aspetti precedenti, è che se Pozzato e Moletta anziché invitare i team avessero contattato le case produttrici, avrebbero avuto al via anche altre squadre. Perché non esserci è stato commercialmente un passo falso e chi ci ha creduto ora è in vantaggio. Come ad esempio Deda…

La MCipollini della Bardiani alla Serenissima Gravel era una delle più tecniche
La MCipollini della Bardiani alla Serenissima Gravel era una delle più tecniche

Novità esclusive

Raccontano alla Bardiani che quando in Deda Elementi hanno saputo che la squadra avrebbe partecipato, si sono fatti in quattro per fornire il meglio nel catalogo, tirando anche fuori un paio di chicche che sarebbero dovute rimanere sotto embargo sino alla fine di ottobre. Nel catalogo 2022 infatti spiccano quattro nuovi manubri da gravel, con ampia scelta nella forma per poter soddisfare ogni taglia di corridore. In più una coppia di ruote in alluminio, le Gera Alloy, che possono davvero fare la differenza nei vari montaggi possibili.

Infinite posizioni

Fra i manubri gravel spicca il Gera Alloy, che nasce proprio per uso offroad e deriva dal Superzero, prodotto con alluminio 7050 e che nella versione stradale ha misure dalla 42 alla 46 per un peso di 305 grammi. Gera Alloy invece utilizza la lega 6061 e il suo peso arriva a 310 grammi anche e soprattutto per esigenza di solidità.

Ma gravel e strada hanno pochi punti di contatto, l’influenza del gusto e del mercato americano ha portato a un’ampia scelta di misure e posizioni per le mani. Il particolare che più salta agli occhi è la differenza di larghezza fra superiore e inferiore: la differenza è di 10 centimetri, così che un manubrio da 48 nella parte bassa della curva sarà largo 58 centimetri. Il disegno della curva rientra nell’acronimo EOS, ossia endurance Optimized Shape. Il montaggio è possibile con cavi interni ed esterni.

Ruota a 24 raggi

Allo stesso modo vale la pena far notare la nascita delle ruote Gera Alloy, prodotto 100 per cento made in Italy con profilo da 25 millimetri e canale esterno da 28 e interno da 23. La particolarità del cerchio è la sua asimmetria, con una serie di mozzi gravel. Il design asimmetrico e la raggiatura con 24 raggi si traducono in alta rigidità in cambio di un livello di peso piuttosto esiguo, condizioni fondamentali per ridurre il momento di inerzia ad ogni rilancio della ruota. Il peso della coppia è di 1.690 grammi. Anche in questo caso la finitura è Ghiaia per abbinarle al manubrio.

Lutsenko una fuga da pioniere. La prima Serenissima è sua

15.10.2021
6 min
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«Di solito quando sei in fuga c’è sempre l’ammiraglia dietro di te e la radiolina che parla. Oggi invece sono state quasi due ore di silenzio. Ad un certo punto ho salutato una signora a bordo strada». Con poche parole Alexey Lutsenko è riuscito a descrivere al meglio lo spirito della Serenissima Gravel. Combattimento, meno tecnologia da una parte, ma più da un’altra (pensando alle bici): in una parola, un qualcosa di diverso, ma dal sapore antico.

Organizzatori tenaci

E’ vero alla fine sono partiti 39 corridori. Meno, molto di meno, di quello che ci si aspettava, una sessantina. Tanti team non avevano le bici, questa è stata la voce unanime. Ma questo evento meritava di essere portato a termine e dopo lo spettacolo di oggi possiamo dirlo con maggior certezza. Un bravo quindi a Pozzato e Moletta che hanno ufficialmente aperto una nuova strada.

Il via era molto tecnico. E tra i corridori si è stipulato un patto di “non belligeranza”. Quindi gruppo compatto fino a Treviso, circa al chilometro 50, ma più che altro bisognava stare attenti ai primi 15, che erano i più tecnici. Un trattato al quale la Intermarché-Wanty sembrava non volesse aderire. I belgi erano venuti qui per vincere e anche con una certa attrezzatura. Poi però si sono allineati.

Appena giunti a Treviso però è scattata la cavalleria. Colonne di polvere si sono alzati come sotto le diligenze del far west. Si entrava e si usciva dai borghi in un lampo e si spariva nello sterrato successivo. E le facce erano sempre più impolverate.

Astana vs Intermarché

A fronte di molti team che non si sono presentati perché non avevano le forniture tecniche, la Intermarché ma anche l’Astana erano super attrezzate. E anche Bardiani CSF Faizané e Vini Zabù non erano da meno.

Taco Van der Hoorn era il favorito, ma non dovevano far scappare Lutsenko. Questo almeno aveva detto Valerio Piva ai suoi ragazzi prima del via. E invece… Giuseppe Martinelli dal canto suo aveva detto ai suoi: «Ragazzi, si corre col coltello tra i denti perché in una novità ci si ricorda sempre del primo vincitore. Sapevamo che Lutsenko stava bene. E oggi ha fatto una vera impresa, quasi 70 chilometri di fuga da solo. Ma per me non è una sorpresa, ricordate la Sabatini del 2019? In quell’occasione ne fece 120».

Minali è impolverato. Lui ha fatto secondo. Ma alla fine è contento. «Mi sono divertito, ma ho anche faticato più del previsto. Non me lo aspettavo. Qui se sei oltre la terza posizione diventa durissima. Non vedi bene, rischi di più, prendi le frustate. E quanto è andato forte Lutsenko! Noi dietro tiravamo in tre a tutta, ma lui scappava. Valerio ce lo aveva detto: avete fatto uscire l’unico che non doveva.

«Noi volevamo spingere a tutta sin dall’inizio? Non eravamo gli unici a quanto pare… Penso che queste gare potranno avere sbocco nel WorldTour, oggi lo abbiamo dimostrato. Avvio tranquillo, ma poi è stata guerra vera. Ho fatto – e ci mostra il computerino – quasi 38 di media. E nelle prime fasi siamo andati tranquilli».

Impresa Lutsenko

E queste parole si legano quelle del vincitore. Il kazako è stato protagonista nella polvere come nelle fughe dei pionieri. E non può che essere soddisfatto, se non altro è pieno di orgoglio per quel che ha fatto. Sull’arrivo ha alzato la bici al cielo, come si usa fare nelle gare di Mtb, forse anche perché voleva omaggiare Wilier. La casa veneta ci credeva moltissimo a questo evento. Lo stesso patron Gastaldello, che girava in bici con tutta la sua truppa, ci ha detto che la Rave è frutto di un lavoro di due anni. 

«E’ qualcosa che in futuro si potrà riproporre – ha detto l’eroe di giornata – Penso a gente come Van Aert e Van der Poel, queste gare sarebbero perfette per loro».

Lutsenko alza la bici al cielo davanti a Villa Contarini a Piazzola sul Brenta
Lutsenko alza la bici al cielo davanti a Villa Contarini a Piazzola sul Brenta

Corridori spaesati

Una delle grandi novità era l’assenza di assistenza tecnica al seguito. Ma a quanto pare i materiali da gravel hanno fatto il loro, visto che non solo ci sono state pochissime forature, ma a fine gara i tubolari neanche avevano perso pressione.

«Come è stato andare senza ammiraglia e assistenza? Beh, un po’ ci sentivamo spersi – dice Lutsenko – di solito c’è sempre qualcuno che ci guida, che ci dà i distacchi, ci ricorda quando mangiare, ci dà i gel… Ogni tanto lungo il percorso incontravamo qualche massaggiatore che ci dava le informazioni e ci passava una borraccia. E’ stato strano ritrovarsi in fuga senza radiolina. C’era silenzio. Io pensavo solo a spingere, perché non credevo fosse così dura. Mantenere alta la velocità con queste ruote quasi da Mtb è davvero faticoso (ciò nonostante sugli sterrati hanno toccato i 48 all’ora, ndr)».

Sterrato in vista, Martinelli (e i pro’) si preparano così

14.10.2021
4 min
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Poco più di 24 ore e i pro’ esordiranno in una gara gravel. C’è grande fermento per la Serenissima Gravel. E’ tutto nuovo, tutto da capire, anche per i corridori. E tra i protagonisti di questo storico evento ci sarà Davide Martinelli pronto, con altri tre compagni della sua Astana-Premier Tech Battistella, Lutsenko e Felline, ad impolverarsi sullo sterrato veneto.

Assaggi di sterrato all’Adriatica Ionica Race, anche se in questo caso si utilizzavano bici da strada
Assaggi di sterrato all’Adriatica Ionica Race, anche se in questo caso si utilizzavano bici da strada

Verso l’ignoto

Oggi è giorno di sopralluogo. L’unico vero test che i corridori possono fare visto il calendario mai così fitto. Però forse è proprio questo senso di mistero a rendere il tutto così eccitante e curioso. 

«E’ un qualcosa di nuovo – spiega Martinelli – e non sappiamo bene come approcciarlo. Mi verrebbe da dire che non rischieremo troppo, ma poi noi corridori quando ci attacchiamo il numero sulla schiena non ci tiriamo mai indietro. 

«Credo non andremo a tutta dall’inizio alla fine, perché 90 chilometri di sterrato sono tanti davvero. Immagino che si deciderà tutto nei due o tre settori finali. Non vedo una corsa come su strada, con la fuga che va via… Poi magari vengo smentito! Cercheremo anche di divertirci. Perché noi pro’ pensiamo sempre alla prestazione e questa può essere l’occasione giusta. Io sono contento di farla!».

La Wilier Rave Slr con la quale correranno gli Astana
La Wilier Rave Slr con la quale correranno gli Astana

Misure (quasi) identiche

Ma una delle curiosità maggiori riguarda l’allestimento tecnico per affrontare lo sterrato. I ragazzi, non solo quelli dell’Astana, hanno avuto davvero poco tempo di provare le bici gravel. 

«In effetti 15 giorni fa, quando abbiamo fatto delle foto per il team, ho avuto modo si saggiare la Wilier Rave. Abbiamo riportato le stesse identiche misure che su strada. Semmai è forse un po’ più corta, per una questione di guidabilità, ma parliamo davvero di millimetri. La mia altezza di sella è di 80 centimetri e l’ho riportata. Le pedivelle, le mie sono da 172,5 millimetri, sono le stesse. E così i pedali. I più esperti del gravel usano le scarpe e i pedali da Mtb e piccoli accorgimenti più specifici, ma noi volevamo toccare il meno possibile».

Il regolamento impone bici gravel. Si è cercato di riprodurre le misure della strada al millimetro
Il regolamento impone bici gravel. Si è cercato di riprodurre le misure della strada al millimetro

Camere d’aria o tubeless?

I dubbi maggiori riguardano l’allestimento tecnico della bici, a partire dalle gomme. O meglio, quelle più o meno saranno da 35 millimetri per tutti (poi ogni marchio ha la sua misura) ma saranno con camera d’aria o con tubeless? Perché bisogna dirlo, non tutti i pro’ sanno fare interventi sulla loro bici. Specie se tubeless. Il professionista su strada non è un biker. Ma non sa farlo per ovvie ragioni: uno è sperso da solo nei boschi, l’altro ha l’ammiraglia al seguito. Ammiraglia che però non c’è nella Serenissima Gravel.

«Ho sentito – riprende Martinelli – che si useranno i tubeless o le camere d’aria a discrezione del corridore. Per comodità direi che il tubeless è meglio, anche perché in caso di foratura c’è il liquido, mentre la camera d’aria farebbe perdere più tempo (ma ci si può intervenire più facilmente, ndr). Io per esempio deciderò dopo il sopralluogo di oggi, anche per scegliere le pressioni delle gomme e gli ultimi dettagli.

«Bisogna pensare che abbiamo quattro stazioni meccaniche e sarà fondamentale non avere intoppi. E’ un po’ come la Roubaix: se non hai guai sei già davanti».

Assistenza fai da te

Niente ammiraglia dicevamo e quattro punti di assistenza tecnica lungo il percorso: i corridori si sono “allenati a “fare i meccanici”?

«No, no… si va con le conoscenze di base – dice Davide – Poi dipende sempre da quello che rompi e come lo rompi. Se il cambio si storce un po’, con un po’ di delicatezza riesci a rimetterlo in linea. Ma se si spezza c’è poco da fare. Magari partiremo con delle chiavi in tasca. Non so, un multitool. Se per esempio dovesse scendere la sella si riesce a sistemarla, con una brugola. O comunque si possono fare quei piccoli interventi per raggiungere la zona di assistenza.

«Sono indeciso se partire con due borracce piene o con una borraccia e un’altra tagliata dove riporre gli attrezzi. Tanto non fa caldissimo e una sola borraccia di acqua potrebbe andare bene. O ancora, con due borracce e un’ulteriore tasca sottosella per mettere la camera d’aria. Vedremo…».

Arriva la Serenissima Gravel, ce la presenta Moletta

12.10.2021
5 min
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Pochi giorni e sarà Serenissima Gravel, la prima gara gravel appunto riservata ai professionisti. Dal Lido di Jesolo a Piazzola sul Brenta, nel cuore del Veneto, tra costa, sterrati, argini, campagne e campanili. E’ uno degli eventi più attesi di Ride the Dreamland, che iniziano domani con il Giro del Veneto. Dietro a questa bella e coraggiosa iniziativa ci sono Filippo Pozzato e Jonny Moletta. E proprio con Jonny cerchiamo di capire cosa dobbiamo attenderci.

Da sinistra: Cordiano Dagnoni, Jonny Moletta, Filippo Pozzato e Roberto Ciambetti (regione Veneto) al lancio di Ride the Dreamland
Jonny Moletta con il presidente della FCI, Cordiano Dagnoni

Sul campo prima dell’Uci

«Quest’anno l’Italia – dice con entusiasmo Moletta – nello sport è stata storica visto quanto e cosa abbiamo vinto, e lo sarà anche da un punto di vista organizzativo con questo primo evento gravel per professionisti. Il prossimo anno l’Uci farà i campionati mondiali gravel e questo credo sia già un ottimo risultato».

«Cosa ci aspettiamo dunque? Che tutto vada al meglio! Il nuovo spaventa. Spaventa noi, gli atleti, le squadre… Alcuni team temevano per l’incolumità dei loro atleti e così abbiamo optato per team composti da quattro corridori e non avere così un gruppo troppo folto. Al via ci saranno 60 partenti e questo ci dà una certa tranquillità per quel che riguarda l’assistenza in gara e la sicurezza».

Un’iniziativa nel vero senso della parola dunque, questa Serenissima Gravel. Una gara che dà appunto inizio ad un nuovo ramo ciclistico. Un ramo che si spera sia anche prosperoso. Il gravel già esiste, ma in tante altre sfaccettature, tra cui quello americano (più wild e meno racing). Ma in questo progetto c’è veramente tanto, sia sul piano tecnico che su quello della promozione territoriale.

«Sul fronte del marketing – spiega Moletta – è stato fatto molto. E’ promozione. Abbiamo riscosso una grande sensibilità da parte delle aziende per il Ride the Dreamland e molta di questa sensibilità è dovuta proprio alla gara gravel. E’ un qualcosa di originale. L’idea è nata parlando con Pozzato. Avevamo il Giro del Veneto al mercoledì e la granfondo per gli amatori al sabato: volevamo riempire questo buco. In Veneto abbiamo la materia che sono i corridori e così ci siamo “solo” messi all’opera».

Oltre 50 chilometri di sterrati, tra i fiumi e le lagune venete (foto Veneto Gravel)
Oltre 50 chilometri di sterrati, tra i fiumi e le lagune venete (foto Veneto Gravel)

Regolamento da scrivere

Un’opera vasta e al tempo stesso stimolante. Perché si fa presto a dire: “facciamo una gara gravel”. Ma poi bisogna realizzarla e se si tratta di un qualcosa di nuovo c’è anche un aspetto non secondario da valutare: il regolamento.

«Dopo aver individuato un percorso serviva un regolamento, che di fatto non esisteva per una gara gravel. E così abbiamo chiesto aiuto a Massimo Ghirotto, esperto del fuoristrada e della strada, perché il rischio molto elevato era quello di proporre la brutta copia di una Roubaix o di una Strade Bianche. Pertanto servivano anche dei limiti tecnici, come l’utilizzo di bici gravel e non da corsa. E la discriminante è stata quella di individuare come sezione minima gomme da 35 millimetri».

Il regolamento poi riguarda anche l’assistenza in gara, che di fatto non c’è. O meglio, non c’è nella maniera tradizionale in cui intendiamo noi. Ci saranno infatti delle feed e technical zone, rispettivamente per mangiare e bere e per ricevere assistenza tecnica. Il corridore deve essere in grado in caso di foratura o guasto meccanico di provvedere lui stesso.

«E credetemi, più di qualche diesse ci ha detto che i propri corridori non sapevano cambiare la gomma. Vogliamo così dare anche un messaggio diverso. Nell’era della tecnologia, si fa un piccolo passo indietro per riscoprire certi valori». Una scelta che ben s’intona con questo evento, ci sentiamo di aggiungere.

Percorso veloce

Infine uno sguardo al percorso. Come accennato, si va da Jesolo a Piazzola sul Brenta: 126,8 chilometri pressoché piatti, ma con oltre 80 chilometri di sterrato dipanati in 11 settori gravel.

«Il percorso attraversa luoghi splendidi. Il Veneto ha bellissime montagne e tante colline e si tende sempre a sottolineare quelle, anche in bici. Invece anche la parte bassa e costiera è molto bella. In tal senso l’aver individuato Jesolo come partenza non è casuale. Jesolo è un po’ la nostra “capitale del mare”. E lo stesso vale per Piazzola sul Brenta. Questo è il crocevia di due importanti piste ciclabili: la Treviso-Ostiglia e quella del Brenta. Senza contare che sempre qui c’è Villa Contarini, di proprietà della regione, da dove è già partito il Veneto Gravel, ideato da Roberto Polato, il quale ci ha aiutato non poco».

«Il percorso è veloce – conclude Moletta – Zero salite, ma con parecchi argini. Ci sono rettilinei lunghissimi ideali per i cronoman e zone in cui invece si deve rilanciare continuamente. Ciclabili e sterrati lungo fiumi importanti. E poi nel finale, nel momento clou, abbiamo deciso di introdurre un circuito da ripetere tre volte. In questo modo anche il pubblico potrà vedere di più i corridori, senza contare che la piazza di Piazzola è enorme e lì ci saranno anche molti espositori. Speriamo che la gente sia tanta lungo il percorso».

Sidi partner del progetto “Ride The Dreamland”

21.09.2021
3 min
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Il fatidico conto alla rovescia che porta alla prima edizione dell’atteso “pool” di eventi “Ride The Dreamland” è oramai lanciato. Il progetto, ideato e organizzato da Filippo Pozzato e da Jonny Moletta, vedrà il ritorno del grande ciclismo in Veneto. Il programma prevede ben quattro gare – tre riservate ai professionisti e una al mondo amatoriale – che andranno in scena dal 13 al 17 ottobre prossimo.

Quattro gare in una settimana

E a sostegno di questo impegno organizzativo e agonistico, in veste naturalmente di sponsor e partner ufficiale, si è schierata Sidi. L’azienda trevigiana è sempre molto sensibile ed attenta a cogliere delle interessanti opportunità per quanto riguarda il marketing e la comunicazione. “Ride the Dreamland” rappresenta una vera e propria novità inserita quest’anno nel calendario ciclistico nazionale ed internazionale.

Il progetto prevede quattro appuntamenti. I professionisti si sfideranno in ben tre occasioni. Due su strada (il 13 ottobre il Giro del Veneto e il 17 ottobre la Veneto Classic) e una nel gravel che si sta sempre più affermando. Il 15 ottobre si correrà così la Serenissima Gravel. Un appuntamento agonistico riservato ai professionisti che promette spettacolo ed in grado di catalizzare già da tempo moltissima curiosità… Gli amatori invece avranno modo di schierarsi in griglia il 16 ottobre in occasione di una giornata tutta dedicata a loro con la Gran Fondo VENEtoGO.

Cataloghi 2022 allo stand Sidi in occasione dell’Italian Bike Festival di Rimini
Cataloghi 2022 allo stand Sidi in occasione dell’Italian Bike Festival di Rimini

Signori & Pozzato ancora assieme

«Siamo al fianco di Filippo Pozzato come azienda da quando aveva 16 anni – ha dichiarato Rosella Signori, che di Sidi rappresenta la proprietà – e durante la sua carriera abbiamo sempre collaborato con ottimi risultati. I suoi feedback sono stati importanti e ci hanno permesso di migliorare ed essere sempre attenti alle esigenze degli atleti e di un ciclismo in continua evoluzione. Quando Filippo ci ha parlato dell’idea che avevano sviluppato e del progetto che intendevano realizzare non abbiamo esitato a confermare il nostro appoggio come sponsor dell’evento».
«La nostra idea – ha ribattuto Pozzato – è quella di proporre un vero e proprio spettacolo agli appassionati di
ciclismo, con l’obiettivo di dare massima visibilità al nostro territorio
. Riporteremo in Veneto percorsi storici e
coinvolgenti, dando al pubblico – e agli sponsor, come i miei amici di Sidi – la possibilità di tifare i propri idoli
sulle strade di casa. Sono felice di avere la Sidi con me ancora una volta. Rosella Signori mi ha sempre dimostrato grande entusiasmo per iniziative come queste. Una grande azienda come la loro vanto del Made in Italy nel mondo non poteva davvero mancare ad un evento così innovativo».

sidi

E se dopo la Roubaix ci ritrovassimo con Sagan sulla gravel?

11.08.2021
4 min
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Immaginate che spettacolo se a casa di Pozzato e Johnny Mole il 15 ottobre si presentassero Sagan e Van der Poel, magari il fresco vincitore della Roubaix e il campione olimpico Pidcock per la prima edizione della Serenissima Gravel? E’ tutto talmente in costruzione e ricco di suggestioni, che sognare non costa molto. Del percorso ci aveva parlato proprio Moletta ai primi di maggio: partenza da Jesolo e arrivo a Piazzola sul Brenta. Pochi corridori per squadra, tre o quattro al massimo, e percorso abbastanza tecnico da risultare credibile. Quella che qualche mese fa suonava come una suggestione ora sta prendendo forma, ma perché funzioni occorre un regolamento tecnico. Una bella gatta da pelare, che al momento è fra le mani di Massimo Ghirotto (responsabile della Commissione fuoristrada) e Gianluca Crocetti (presidente dei giudici di gara). Come si fa una corsa gravel perché non sia una Strade Bianche e insieme una gara di cross country?

Pidcock rivelazione su strada, campione olimpico della Mtb e star del cross: perfetto profilo gravel
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Bici gravel o da cross

Per la gara di Pozzato&Mole, che ha tempi stretti, è allo studio ed è in dirittura di arrivo un regolamento speciale, che in qualche modo permetterà di fare la fotografia esatta dell’evento e da quella sarà possibile comporre un regolamento tecnico definitivo.

«Bisognerà che le bici – dice Ghirotto – abbiano certe caratteristiche. Al massimo potrebbero essere bici da ciclocross per i corridori il cui sponsor non avesse la gravel in catalogo. Il percorso dovrà avere una percentuale di fuoristada superiore al pavé della Roubaix o allo sterrato della Strade Bianche».

Van der Poel dovrà farsi perdonare lo svarione di Tokyo, fra mondiale, Roubaix e…
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Agonismo e poi turismo

La Serenissima Gravel sarà una gara a invito, per cui il fattore imprevedibilità si potrà ragionevolmente tenere sotto controllo, ma in ogni caso nel predisporre il regolamento speciale si è guardato anche a cosa fanno in Australia e negli Stati Uniti, in cui tuttavia simili eventi sono più simili a raduni cicloturistici. Ed è vero che il ritorno turistico è ciò che si augurano Pozzato&Mole, ma prima va predisposta una gara, un numero zero di quello che potrebbe diventare un format destinato a durare. Sul lato commerciale, il gravel tira davvero forte. Ma per fare in modo che la formula agonistica sia convincente, occorre differenziarlo dalla mountain bike e da un certo modo di fare strada.

Assistenza fissa

«Fra gli aspetti che si stanno valutando – spiega ancora Ghirotto – c’è il delicato fronte dell’assistenza tecnica sul percorso. Non è possibile immaginare che il gruppo abbia dietro della ammiraglie. Allora vedo più una soluzione simile a quella che nella mountain bike si usa nelle marathon. Un numero di postazioni fisse di assistenza meccanica e rifornimento, che il personale dei team può raggiungere facendo dei tagli. Niente radioline. E se fori in un determinato punto lontano dalle postazioni fisse, non cambi la bici, ma devi essere in grado di sistemarla. Si deve capire che lo spirito è diverso, deve passare il principio della diversa cultura del fuoristrada, in cui forature e cadute hanno un’incidenza superiore rispetto alla normalità delle gare su strada».

Lachlan Morton, Alex Howes, foto Fsa, Dirty Kanza
Lachlan Morton e Alex Howes nella Dirty Kanza: uno così andrebbe invitato a scatola chiusa…
Lachlan Morton, Alex Howes, foto Fsa, Dirty Kanza
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Uci alla finestra

E allora, mentre si aspetta la definizione del regolamento speciale (se l’Italia apre la strada, l’Uci sarà ben contenta di mettersi a ruota) e del campo dei partenti, continuiamo a sognare una bella sfida di Sagan contro Van der Poel, con un occhio di riguardo per Pidcock, che magari potrebbe beffarli con uno scatto nel tratto più sconnesso. Ci muoviamo in un regno indefinito fra il ciclocross, la mountain bike e la strada. Dal Covid in avanti, le gravel hanno invaso strade e sentieri. Quando Giancarlo Brocci parlò di Eroica per professionisti tutti storsero il naso, anche i cosiddetti esperti, poi però davanti al successo arrivò Rcs e si prese tutto. Siamo certi che non potrebbe accadere di nuovo?

Dopo i tricolori, Jonny Mole firma la Serenissima Gravel

06.05.2021
4 min
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«L’idea di una gara gravel è di Jonny – dice subito Pozzato – e sarebbe davvero una figata. Lo vogliono le aziende, si vede da come spingono. L’altro giorno sono uscito sui Colli Berici e di 20 bici che ho incontrato, 15 erano gravel. Ma una gara da sola non reggerebbe, per cui si è pensato di inserirla in un programma più completo. Anche la formula va capita, perché come dicevamo già nei giorni scorsi, non esiste un regolamento tecnico. Non puoi far correre dei professionisti per 300 chilometri in linea, quindi l’idea è quella di un circuito finale, tipo kermesse, per vederli tante volte. I corridori si divertirebbero e avvicineremmo un pubblico diverso dal solito. Appassionati più giovani. Perché la bici da corsa sembra una condanna a morte, sempre dipinta nel segno di una fatica disumana. Ma per i dettagli sentite Jonny, lui ha le idee più chiare di me…».

Jonny Mole è partner diPozzato nell’organizzazione di gare (foto Instagram)
Jonny Mole è partner diPozzato nell’organizzazione di gare (foto Instagram)

L’idea di Jonny Mole

Jonny Moletta, in arte Mole, è suo compagno di mille avventure. Titolare a Cittadella dello studio di design che porta il suo nome, è stato uno dei motori dei campionati italiani in Veneto dello scorso anno. E quando c’è da progettare qualcosa, Pozzato sa di avere una spalla ricettiva e capace di rilanciare. Così è stato per le gare di ottobre e per la gravel.

«E’ stata un’intuizione – spiega il diretto interessato – osservando che nel calendario di date possibili, c’era un giorno libero. Il programma prevede il Giro del Veneto mercoledì 13 ottobre, la Gran Fondo sabato 16 e la Veneto Classic domenica 17. Allora ho messo insieme il fatto che ci siano tante ciclabili spesso su strade bianche e mi sono messo a pesare al modo per valorizzarle. La risposta? Mettiamoci i pro’. Ovviamente poi c’è da fare i conti con la praticabilità e qui si è aperto uno scenario infinito».

Le gare in linea di gravel sono già molto diffuse. A sinistra, Lachlan Morton della Ef
Le gare in linea di gravel sono già molto diffuse. A sinistra, Lachlan Morton della Ef
Di che tipo?

In primis sul tipo di gara. Forse la soluzione più semplice è farla tipo kermesse, come i circuiti dopo Giro, valutando semmai un ingaggio per i partecipanti e senza assegnare punti Uci. Poi c’è il regolamento tecnico, perché sarebbe difficile far seguire dalle ammiraglie. Così l’idea potrebbe essere creare dei punti di assistenza ogni 18-20 chilometri e se buchi devi tenere duro, oppure devi essere in grado di riparare la ruota.

Quanti corridori immaginate al via?

Altro fronte: la sicurezza. Vedrei 3-4 atleti per squadra, proprio perché le sedi stradali non sono larghe come per una corsa su strada.

Del percorso si è già parlato, in parte…

Partenza da Jesolo e arrivo a Piazzola sul Brenta, transitando per Treviso. A Piazzola, non è un caso, si incrociano due delle ciclabili più importanti: la Treviso-Ostiglia e la Ciclovia del Brenta. Il punto di raccordo e il quartier generale saranno in una spettacolare Villa di proprietà della Regione Veneto, intorno alla quale faremo il circuito finale. Non vogliamo snaturare l’essenza del gravel e insieme vogliamo mantenere quella della prova in linea.

Un regolamento tecnico impedirà però l’uso della bici da strada
Un regolamento tecnico impedirà però l’uso della bici da strada
Dici che funzionerà?

Volete sapere una cosa? Fra i partner che ci sono vicini, è la prova che più fa gola.

Quale messaggio si vuol far passare oltre al possibile ritorno commerciale?

Che in un’epoca nel segno dell’elettronica, si può tornare alle origini del ciclismo in chiave moderna. Ma siccome sarà una gara dovremo trovare il modo per evitare che si presentino con bici da strada, per cui sarà dettato un regolamento tecnico.

Magari anche il percorso potrebbe dissuadere…

Esatto, ci saranno dei passaggi con pietre, cercando di trovare il giusto compromesso fra tecnicità e sicurezza. Non deve succedere nulla ai corridori: questa è la prima regola.

Perché pensi che accetteranno?

Perché le squadre e i corridori hanno senso di responsabilità nel promuovere il ciclismo e se si tratta di spingere per allargare la base e farlo in sicurezza su ciclabile, penso che possa funzionare.

Come si chiamerà?

Serenissima Gravel, lasciateci ispirare ai fasti della nostra storia.

L’arrivo e il circuito finale di Serenissima Gravel a Piazzola sul Brenta, famosa per Villa Contarini
L’arrivo e il circuito finale di Serenissima Gravel a Piazzola sul Brenta, famosa per Villa Contarini

Movimento in crescita

Provando a sondare il terreno avevamo già provato a immaginare una tappa gravel in una corsa a tappe, interpellando chi come Lachlan Morton della Ef Education-Nippo già gareggia nella specialità e sentendo addirittura Marco Selleri, organizzatore del Giro d’Italia U23 che ci aveva già pensato da solo. Ieri Moreno Moser ci ha raccontato lo stupore per la nuova disciplina. Una cosa è certa: i professionisti, soprattutto quelli più giovani, non disdegnano le contaminazioni. Immaginate solo che dopo essersi sfidati nel ciclocross e poi alle classiche, nel prossimo weekend Pidcock e Van der Poel saranno a sgomitare nella Coppa del mondo di mountain bike ad Albstadt…