Ruote Campagnolo e tubeless Vittoria. Cofidis, una svolta netta

06.02.2025
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Una sorta di trasferimento tecnico non da poco, perché tutto cambia. Escono di scena le ruote Corima e sono arrivate le Campagnolo con la predisposizione tubeless, con diverse opzioni e profili dei cerchi. Via i tubolari Michelin ed entrano i tubeless Vittoria. Sulle bici Look della Cofidis c’è un bel po’ di Italia.

Ancora una volta andiamo alla ricerca di quei dettagli tecnici (ancora da scoprire per quello che concerne i feedback degli atleti) nuovi di questo inizio stagione. Abbiamo chiesto alcuni feedback a Martina Alzini che corre nel team francese dal 2023.

I primi test a Denia dopo la consegna dei nuovi materiali (foto Team Cofidis)
I primi test a Denia dopo la consegna dei nuovi materiali (foto Team Cofidis)

Coinvolti nel progetto

Alzini abita a meno di un’ora dalla sede di Vittoria ed il quartier generale di Campagnolo a Vicenza non è poi così lontano. La intercettiamo al termine di una intensa giornata nel Velodromo di Motichiari.

«Quando è stato ufficializzato l’accordo tra Vittoria, Campagnolo ed il team – dice, molto motivata – siamo stati invitati a Brembate, una visita in azienda certo, ma anche una giornata informativa dove gli staff tecnici ci hanno mostrato una serie di analisi, dati, numeri e risultati. E’ stato motivante. In primis lo ritengo un passaggio fondamentale della mia attività, secondo perché è davvero interessante fare parte di un processo di crescita ed evoluzione. Ho percepito un coinvolgimento particolare che arriva con una sorta di conferma da Cedric (Vasseur, manager del Team Cofidis, ndr) il quale vede questo accordo, non solo come una partnership, ma un pacchetto votato ad offrire una nuova immagine, sempre più competitiva, performante e ricercata».

Martina Alzini durante i test di rilevazione del lattato sul Col de Rates (foto Team Cofidis)
Martina Alzini durante i test di rilevazione del lattato sul Col de Rates (foto Team Cofidis)
Hai avuto modo di mettere alla frusta i nuovi componenti?

Solo in parte, perché da una parte ci sono le tante ore di attività in allenamento e le ore di bici fatte durante i ritiri. Dall’altra, a mio parere, il giudizio principale ed una sorta di confronto con il passato arriva nel momento in cui ci sono più giorni di gare a disposizione. Sono le competizioni che danno il vero polso della situazione. Ad oggi ho fatto solo una corsa.

Ti sarai fatta un’idea

Spunti interessanti sulla scorrevolezza, soprattutto nei lunghi tratti pedalati, in discesa e dove c’è da fare velocità. Diciamo che soprattutto le ruote confermano la loro nomea.

Scorrevoli?

Scorrevolissime. Per me è una prima volta sulle ruote Campagnolo, su strada non le avevo mai usate, mentre su pista sì. Posso dire che in tutto questo comparto, ruote e gomme, i tecnici del team hanno anche ascoltato i corridori che l’anno passato avevano chiesto maggiori performance. E’ arrivato un binomio tutto nuovo e credo che sia proprio la combinazione a fare la differenza.

Hai usato profili diversi?

Abbiamo fatto qualche prova, anche con i ragazzi, ma di solito io tendo ad usare profili da 60 o simili. Coquard ad esempio non si è fatto mancare le 80 e ha vinto in Australia.

Per la Alzini binomio Campagnolop/Vittoria come d’abitudine sulla bici da pista
Per la Alzini binomio Campagnolop/Vittoria come d’abitudine sulla bici da pista
Capitolo tubeless, ti sei già fatta un’idea precisa?

Su strada per me è una cosa tutta nuova, ma porto con me una specie di feeling che mutuo dalla pista, una sorta di affinità. Nei mesi che hanno preceduto le Olimpiadi abbiamo sempre utilizzato i tubeless e dal punto di vista di tecnico lo ritengo un vantaggio non da poco, considerando che c’è molta differenza tra i tubolari usati fino all’anno passato ed i tubeless che abbiamo in dotazione oggi.

Solo feeling oppure c’è dell’altro?

Oltre alle ruote Corima con predisposizione al tubolare, abbiamo quasi sempre utilizzato tubolari da 25, relativamente piccoli, soprattutto se contestualizzati nelle gare del Nord con fondi impegnativi. Poche volte i 28, quindi a monte c’è anche un fattore tecnico non secondario. I tubeless che abbiamo sono da 28 in avanti.

Vittoria N.EXT TLR per gli allenamenti e famiglia PRO TLR per le gare (foto Team Cofidis)
Vittoria N.EXT TLR per gli allenamenti e famiglia PRO TLR per le gare (foto Team Cofidis)
La prima cosa che hai percepito usando i tubeless su strada?

Ribadisco che a mio parere è il binomio ruote/gomme a fare una grande differenza, ma di getto direi la grande tenuta in curva, al pari di una sensazione di sicurezza e di avere sempre un po’ di margine.

Il comfort?

Più che il comfort inteso come comodità mi spingo a dire una maggiore confidenza e perché no, quel comfort piacevole che non guasta dopo tante ore di bici.

Ruote Elitewheels: tutti i dettagli dello sbarco tra i pro’

29.01.2025
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Biciclette Pardus e ruote Elitewheels (i due marchi cinesi legati da un filo direttissimo, ma sono due aziende separate): il rinnovamento dell’attuale Team Solution Tech-Vini Fantini passa anche dai materiali, come peraltro ci aveva già raccontato Kristian Sbaragli.

Elitewheels è un’azienda fondata nel 2013 e altamente specializzata nella lavorazione del carbonio (gli studi interni di ingegneria legati al ciclismo risalgono al 2009). L’intento è chiaro, ovvero produrre ruote in carbonio di altissima qualità, cerchi e componenti. Elitewheels sbarca in modo ufficiale e per la prima volta nel ciclismo occidentale al fianco di un team professionistico. Cerchiamo di scoprire qualche dietro le quinte dei prodotti in dotazione al team diretto da Serge Parsani.

Bici Pardus e ruote Elitewheels, il rinnovamento del team passa anche dai materiali (foto Niccolò Lucarini)
Bici Pardus e ruote Elitewheels, il rinnovamento del team passa anche dai materiali (foto Niccolò Lucarini)

Una visione ad alte prestazione

Le ruote fornite al team sono le medesime disponibili per il normale acquirente, tra profili differenti, raggi in carbonio oppure in acciaio, mozzi con sfere ceramiche, oppure in acciaio. Insomma, si tratta di prodotti che non lasciano nulla al caso, in termini di materiali, tecnologie e sviluppo, valore alla bilancia ridotto.

«Produciamo, progettiamo – ci racconta Patrick Clark, Brand Manager di Elitewheels – e testiamo tutti i nostri prepreg (materiale composito preimpregnato, ndr) in resina, fibra di carbonio, cerchi, mozzi e ruote complete. Quando è stata avviata la produzione ci siamo concentrati prima di tutto sulla produzione per conto terzi, ma poco dopo abbiamo creato un marchio nostro, Elitewheels per l’appunto.

«La produzione e tutte le fasi di testing sono interne – prosegue Clark – fattore che ci aiuta a ridurre i costi e a controllare meglio ogni processo. Ecco perché offriamo ruote di altissimo livello a prezzi contenuti. Oltre ai processi di costruzione e assemblaggio, anche le resine sono prodotte in azienda, mentre per la fibra di carbonio ci appoggiamo alla giapponese Toray. Entriamo ufficialmente nel ciclismo professionistico occidentale con il Team Solution Tech-Vini Fantini – conclude Clark – anche se in passato abbiamo collaborato con diversi team per lo sviluppo delle ruote».

Raggi in carbonio e sfere ceramiche

«I raggi in carbonio che montiamo – prosegue Clark – aumentano del 7% la rigidità laterale, rispetto ai normali raggi in acciaio e a parità di tensione. Ovviamente sono più leggeri, più efficienti in fatto di aerodinamica e sono più facili da sostituire in caso di necessità. Anche in termini di reperibilità, i raggi in carbonio sono disponibili tanto quanto quelli in acciaio.

«Per i cuscinetti usiamo anche le sfere ceramiche. Abbinate ai nostri mozzi, che sono disegnati e costruiti internamente con macchine ad altissima precisione, hanno mostrato una longevità altissima in ogni fase dei test condotti».

Le Elitewheels in dotazione al team

Le ruote in dotazione al team toscano sono di tre categorie diverse: due dedicate all’impiego per le corse in linea, allenamenti ed ognuna di loro presenta 3 altezze differenti per i cerchi (per un totale di sei profili), mentre la terza categoria è specifica per le cronometro.

Drive rappresenta il top di Elitewheels. 40D, 50D e 65D, i numeri identificano i profili dei cerchi, con pesi dichiarati rispettivamente di 1.260, 1.300 e 1.460 grammi. Sono tubeless ready ed il cerchio è completamente in fibra. Il canale interno è largo 21 millimetri, mentre la larghezza totale del cerchio è di 28 con disegno wide (piuttosto panciuto). I raggi in carbonio hanno uno spessore di 3,2 millimetri, con dei nipples esterni. I mozzi in alluminio hanno delle flange scavate ed alleggerite, le sfere dei cuscinetti sono ceramiche.

«Le ruote Drive hanno già vinto e fatto diversi podi in corse UCI – racconta Clark – una prima scelta per gli scalatori ed in generale per chi vuole ruote veloci, rigide ed eventualmente per chi vuole usare profili differenziati tra anteriore e posteriore, mantenendo di base le stesse caratteristiche tecniche».

Le Drive Helix SS hanno i raggi in acciaio Sapim CX. Sono caratterizzate dai profili ondulati dei cerchi (volendo fare un accostamento, assomigliano alle Princeton) e sono particolarmente efficaci quando il vento laterale è teso ed anche per un impiego intenso in allenamento. Le versione SS del Team Solution Tech-Vini Fantini ha i mozzi con sfere in acciaio. Hanno un canale interno (tubeless) da 21 millimetri di larghezza, mentre il cerchio presenta delle larghezze differenziate tra anteriore e posteriore. Rispettivamente 31,8 e 30,8 millimetri, il che le rende interfacciabili con pneumatici che passano i 30/32 millimetri di sezione (fino a 38). Tre i profili: 46, 57 e 68.

Quelle da crono, sempre tubeless

Velo TT sono le ruote per le crono. Tecnicamente vengono definite “bundle”, perché sono un binomio tra la lenticolare posteriore e la 82 millimetri anteriore. Sono in carbonio, compatibili tubeless e per i freni a disco. La ruota davanti hai i raggi in acciaio, mentre la posteriore ha due dischi asimmetrici applicati al cerchio vero e proprio.

Elitewheels

Nuove Campagnolo Shamal, il cerchio ha una linea differenziata

24.01.2025
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Campagnolo Shamal, la ruota di ultima generazione top di gamma Campagnolo. Cerchio dal design inedito che non teme il vento in ogni condizione, una sorta di doppio profilo (sullo stesso cerchio) 40/45 millimetri. Si punta alla velocità senza mai sacrificare la guidabilità del mezzo meccanico.

Rimane il concetto che da sempre (la prima versione è del 1992 ed era con cerchio in alluminio) caratterizza Shamal, ovvero una ruota super performante, ma anche comoda e versatile. E poi il prezzo di listino, interessantissimo se consideriamo la qualità del prodotto. Vediamo nel dettaglio le nuove ruote Campagnolo.

Il profilo ondulato del cerchio
Il profilo ondulato del cerchio

Nuove Shamal, come sono fatte

Il cerchio è completamente in carbonio unidirezionale con una finitura lucida molto elegante (C-Lux). Colpisce il design, cuore del nuovo progetto Shamal, solo in parte mutuato da Fulcrum, che vede una sorta di ondulazione del cerchio. Quest’ultimo è più alto (45 millimetri) dove si innestano i raggi, più basso (40 millimetri) nelle altre sezioni. Il canale interno è largo 23 millimetri ed è 2WayFit. Significa che ha una naturale predisposizione tubeless e non servono tape aggiuntivi anche con l’aggiunta di liquido sigillante. Campagnolo è l’unica azienda ad adottare questa soluzione tecnica, particolarmente efficiente, pratica e longeva, molto sicura anche in ottica tubeless.

I nipples (MoMag) dei raggi sono esterni al cerchio. Non è necessario smontare lo pneumatico in caso di manutenzione e controllo della tensione dei raggi (e centratura). Inoltre il canale da 23 si interfaccia al meglio con gli pneumatici di 28/30 e anche 32 millimetri di sezione, anche oltre e in ottica gravel leggero è un aspetto da considerare.

Cerchio modulare, raggi più corti

La forma del cerchio viene definita come modulare. Oltre ad essere vantaggiosa quando deve contrastare gli effetti negativi del vento, proveniente da diverse direzioni, permette di accorciare la lunghezza dei raggi (merito anche delle flange dei mozzi), favorendo comfort, equilibrio e bilanciamento.

I mozzi sono completamente in alluminio. Al loro interno ci sono dei cuscinetti con sistema cono/calotta, soluzione che contribuisce alla proverbiale scorrevolezza delle ruote Campagnolo. La manutenzione è facilitata ed il precarico è regolabile esternamente.

Per gli amanti dei numeri

1.480 grammi dichiarati. Il prezzo di listino è da considerare al top: 1.890 euro di listino (1.897 con corpetto Shimano oppure Sram XDR) sono pochi se consideriamo la qualità delle ruote in oggetto e del posizionamento elevato nel mercato.

Campagnolo

ERE Research, marchio giovane a misura di WorldTour

09.11.2024
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ERE Research è un’azienda che inizia il suo percorso tra il 2017 e 2018, punta sulla componentistica di alto livello con prezzi competitivi. Il catalogo abbraccia diverse categorie di accessori e le ruote occupano un ruolo di primo piano. Con esse nel corso della stagione hanno corso anche gli atleti della Intermarché-Wanty.

ERE Research lancia Omnia II CLR45, ovvero una ruota dai contenuti tecnici elevati, sviluppata per essere performante su strada e nel gravel leggero. Molto interessante il prezzo di listino di 999 euro. Abbiamo chiesto a Piet Van der Velde, ingegnere e fondatore dell’azienda con origini svizzere, ma con sede in Olanda. Entriamo nel dettaglio del prodotto.

Il profilo wide che caratterizza le Omnia 45 (foto ERE)
Il profilo wide che caratterizza le Omnia 45 (foto ERE)

Passione, ricerca e test

«Progettiamo e realizziamo prodotti per aziende leader del settore – ci racconta Van der Velde – ad esempio Trek e Specialized, Colnago e Pinarello, Shimano, Sram, Prologo, Selle Italia, solo per citare alcuni dei nostri clienti. Dopo aver avviato l’azienda il 1° aprile 2017 e iniziato a progettare, attrezzare e sviluppare, il marchio è stato lanciato all’inizio del 2018.

«La nostra azienda si concentra su prodotti di alto valore tecnico con una grande attenzione su design, tecnologia e innovazione, raggiungendo il consumatore con prodotti specialistici realizzati su misura per la giusta esperienza utente. Per me e per il mio staff – prosegue Van der Velde – ERE Research è il culmine di una vita di passione per la bicicletta, con una particolare attenzione a concetti moderni come l’aerodinamica, l’ergonomia funzionale alle prestazioni non solo in ambito ruote, ma anche per i componenti e le selle».

Il cuore è il cerchio

Tutto è partito dal cerchio, con l’obiettivo di creare una ruota versatile e moderna, accattivante e capace di calzare diverse tipologie di pneumatici (con un ampio range di sezioni). Si tratta di un cerchio in carbonio da 45 millimetri di altezza, con un canale interno da 21 (una sorta di standard attuale) e una larghezza totale di 28 (una vera forma wide, piuttosto spanciata). Qui si spiega la polivalenza della ruota che, nonostante un canale interno non eccessivamente largo, si configura al meglio con pneumatici da 26, fino a 36 millimetri (le sezioni raccomandate vanno da 26 a 30). Il cerchio è tubeless ready e nel complesso la ERE Research Omnia 45 è un sistema approvato UCI.

«Per quanto riguarda le ruote Omnia II CLR45 – racconta Van der Velde – volevamo creare un set conveniente, robusto e leggero, prestazionale e con un ottimo valore complessivo. Il cerchio da 45 millimetri che offre buone prestazioni in termini di rigidità, aerodinamica e stabilità orizzontale, in grado di garantire l’assorbimento di impatti, vibrazioni ed imperfezioni. Un pacchetto ruote adatto ad una guida fluida, con performance assolute. Il set di mozzi Iona Star Ratchet è molto affidabile, non perde mai un colpo e funzionerà per sempre. I raggi Sapim sono una garanzia. Quindi, le ruote Omnia II CLR45, in termini di prodotto e valore non sono seconde a nessuno».

Mozzi in alluminio, raggi in acciaio

Nelle ruote ERE Research c’è anche un pizzico di Italia, grazie ai raggi Sapim CX. Sono 20 per la ruota anteriore e 24 per la posteriore con incroci in seconda. Da sottolineare che ogni lato ha una tensione dedicata (il destro è diverso dal sinistro), in modo da creare un bilanciamento ottimale, sicurezza, stabilità e resa tecnica. I nipples sono esterni al cerchio, soluzione voluta per semplificare eventuali interventi.

I mozzi sono in alluminio e fanno parte della famiglia Iona S. Hanno un design elegante con un corpo dalle forme contenute in termini di volumi e flange che si alzano leggermente. Non sono oversize. La struttura dei mozzi collima con la raggiatura dando vita al design Torque2. Quest’ultimo ha il compito di non sbilanciare le ruote in frenata, dissipando le forze negative trasportate dal disco ai profilati in acciaio. Il medesimo concetto è riportato sui pignoni in fase di cambiata repentina. Quello anteriore ha due cuscinetti sigillati customizzati su specifiche ERE Research, mentre il posteriore ne ha quattro, sempre con specifiche ERE. Il meccanismo interno al mozzo posteriore si basa su una ruota dentata con 36 denti. Il corpetto della ruota libera è disponibile per Shimano, Sram e Campagnolo. Le Omnia II adottano le misure standard per quanto concerne i perni passanti e la sede per i dischi è CenterLock.

Garanzia a vita

Un servizio non banale, un valore aggiunto. Tramite la registrazione del prodotto, direttamente sul sito ERE Research è possibile attivare la garanzia a vita ed accedere al programma di crash replacement in caso di rottura. Per quanto concerne i numeri delle Omnia II CLR45, hanno un valore alla bilancia dichiarato di 1582 grammi (705 per l’anteriore e 877 per la posteriore)

ERE Research

DT Swiss ARC38 1100 Dicut, la rigidità che non ti aspetti

24.07.2024
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FELTRE – Rigide e leggere, scorrevoli e guidabili, le DT Swiss ARC38 sono anche questo. Potrebbero essere il compromesso ottimale per molti, perché non sacrificano la velocità (rispetto ad un profilo da 50 millimetri). Al tempo stesso diventano più gestibili nel lungo periodo, quando il dislivello positivo raggiunge cifre importanti e quando è necessario rilanciare in fretta.

Cerchio da 38 millimetri di altezza e canale interno da 20. Raggiatura differenziata tra anteriore e posteriore, un mix che richiama l’aerodinamica e tanta rigidità laterale. E poi il valore aggiunto dei mozzi Dicut 180 con il meccanismo Rachet EXP (posteriore). 1.300 grammi (la coppia) di puro godimento e fanno parte del segmento Aero Optimizing.

Il test anche durante la Sportful Dolomiti Race
Il test anche durante la Sportful Dolomiti Race

DT Swiss stravolge la ruota bassa

Tempo addietro la ruota bassa era quella più comoda, certamente più leggera, ma utilizzata anche per avere maggiore morbidezza e una guidabilità facilitata della bici. La nuova ARC38 stravolge questo concetto, o meglio, lo evolve e adatta alle richieste e tecnologie attuali. Si tratta di un prodotto da competizione, che sorprende per la rigidità laterale e dotato di quella proverbiale scorrevolezza che è diventato uno dei marchi di fabbrica di DT Swiss.

Nell’era delle bici con i freni a disco e delle ruote ad alto profilo, DT Swiss fa saltare il banco con un profilo che oggi consideriamo ridotto, nato dalla collaborazione con Swiss Side. Le ARC38 sono ruote veloci, che permettono di mantenere facilmente un’andatura elevata e di conseguenza invitano a sfruttare un posizione efficiente in termini di penetrazione dello spazio. Inoltre, se messe a confronto con cerchi più alti, hanno influenze marginali sul controllo dell’avantreno e sulle forze che inevitabilmente si generano sullo sterzo e proprio in fase di sterzata e cornering. Sono facili da guidare.

Jean-Paul Ballard di Swiss Side (foto DT Swiss)
Jean-Paul Ballard di Swiss Side (foto DT Swiss)

Lo zampino di Swiss Side

Perché interpellare e coinvolgere i maghi dell’aerodinamica di Swiss Side, quando si argomenta una ruota medio/bassa? Lo abbiamo chiesto direttamente a Jean-Paul Ballard, fondatore e CEO dell’azienda svizzera.

«Un mito da sfatare è che l’aerodinamica sia solo per i ciclisti veloci. Non è vero. Ci sono notevoli risparmi nella resistenza aerodinamica anche a velocità inferiori, in particolare quando si sale in montagna. Pertanto, il nuovo cerchio aerodinamico da 38 millimetri è progettato per ridurre al minimo la resistenza aerodinamica e massimizzare l’effetto vela, in una ruota da montagna dal peso minimo e dal profilo basso».

Il cappuccio della Presta è anche la chiave per smontare la testa della valvola
Il cappuccio della Presta è anche la chiave per smontare la testa della valvola

Il segno rosso dei cuscinetti SINC Ceramic

Il modello in test è posizionato al top del listino ed è il medesimo utilizzato anche in ambito professionistico. Nessuna differenza, stesse soluzioni tecniche. Cerchio full carbon (hooked, non hookless) da 38 millimetri di altezza, 26 di larghezza totale e con un canale interno da 20 che prevede l’applicazione del nastro tubeless. Tutti i raggi sono in acciaio ed incrociati in seconda. Sono di matrice DT Aero Comp con nipples interno al cerchio, mentre quello della ruota posteriore (lato pignoni) sono Aerolite.

L’ingranaggio del mozzo posteriore è l’ultima versione Rachet EXP con 36 punti di ingaggio. Facile in caso di pulizia e manutenzione, affidabile e non prevede alcun bullone di blocco. I cuscinetti sono i SINC con trattamento ceramico. Ogni sfera ha una tolleranza di gioco di pochissimi millesimi di millimetro, fattore che permette un adattamento del cuscinetto una volta inserito nel mozzo.

Non solo da salita

A prescindere dal contesto di utilizzo, le DT Swiss da 38 sono ruote in grado di cambiare il carattere di una bicicletta, facilmente sfruttabili anche su una aero-bike. Sono rigide e si sente, ma non sono invasive quando la guida diventa tecnica. La rigidità emerge quando si cambia passo, quando ci si alza in piedi sui pedali per rilanciare la bici e quando la velocità si alza in modo esponenziale (ad esempio percorrendo una discesa alpina). Non parliamo di una rigidità scomoda, dura e prepotente, quella che obbliga a cambiare lo stile di guida e a far si che sia il ciclista ad adattarsi al componente. Nulla di tutto questo.

Davanti si percepisce la ruota “tosta”, che è un binario quando i tornanti o le curve affrontate in velocità obbligano a spostare anche il corpo. Dietro c’è una ruota che spinge, che non si siede quando si indurisce il rapporto, si sposta il corpo per fare forza e inevitabilmente ci si scompone. Certo, contano anche le gomme (le abbiamo usate nella configurazione tubeless) e le pressioni di esercizio, ma il sostegno che arriva dalla raggiatura e dal mozzo si sente.

Zero manutenzione

Anche dopo aver percorso poco meno di 1.000 chilometri, anche in condizioni di pioggia, il mozzo posteriore è esattamente come era in origine. Significa preservare il sistema e la funzionalità, le performance e la longevità. E poi è sufficiente togliere il corpetto della ruota libera con una sola mano. Non ci sono brugole e/o bulloni di tenuta, non ci sono brugole di contrasto per il pre-carico dei cuscinetti.

Facile da rilanciare, di più, rispetto ad una ruota da 50
Facile da rilanciare, di più, rispetto ad una ruota da 50

In conclusione

Se è vero che le velocità di punta hanno visto un importante incremento nelle ultime stagioni, così come le medie orarie a tutti i livelli (anche in ambito amatoriale), è pur vero che l’utilizzatore medio fa fatica a sfruttare a pieno le potenzialità di un cerchio da 50 millimetri e oltre. Tenere una media oraria superiore ai 40 chilometri orari, spingersi verso i 45/50 all’ora non è cosa da tutti. Ma è pur vero che i vantaggi che arrivano dal mezzo meccanico moderno, dai suoi componenti e dell’aerodinamica sono sotto gli occhi di tutti e più o meno alla portata di (quasi) tutti.

Quando si esce in bicicletta per allenarsi con metodo e per puro piacere difficilmente si affronta una sola tipologia di strada. C’è la pianura, il vento, i mangia e bevi, ovviamente la salita lunga o corta che sia. Se un profilo da 38 diventasse la soluzione ottimale? Non scriviamo di un compromesso, ma di un pacchetto di ruote che è realmente sfruttabile ovunque, a tutti i livelli e in tutte le zone di potenza. 2500 euro sono molti (versione Dicut 1100 in test), ma è bene considerare che una ARC38 potrebbe essere la ruota totale.

DT Swiss

Deda SL4, più leggere e performanti

28.02.2024
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Deda Elementi presenta le nuove SL4, ruote ad alto profilo pensate per sfrecciare alle alte velocità in qualsiasi condizione. Tecnologie e nuove soluzioni implementate con l’obiettivo di regalare un esperienza di guida sicura ma soprattutto performante. Grazie alla loro anima racing sono pronte ad assecondare ogni richiesta di prestazione. Design iconico di Deda con un profilo asimmetrico da 45 mm che si adatta ad ogni silhouette di bici.

Ruote pensate anche per prestazioni agonistiche
Ruote pensate anche per prestazioni agonistiche

Migliorata

Le nuove SL4 per freni a disco sono ancora più leggere e performanti grazie all’upgrade con mozzi di derivazione RS. Il cerchio ha un profilo asimmetrico da 45 mm con sezione maggiorata a 26 mm per garantire leggerezza e stabilità. Sensazioni preziose per chi cerca il meglio dalle proprie ruote, ancora più importanti se le si utilizzano per il settore agonistico dove ogni grammo o watt recuperato può determinare risultati importanti.

Tra le caratteristiche da sottolineare c’è sicuramente la raggiatura a 24 raggi che si traduce in alta rigidità. Un pregio tecnico che serve per esprimere al meglio tutta la forza a terra impressa sui pedali. Il cerchio allargato fornisce un miglior supporto al pneumatico e riduce la resistenza al rotolamento, aumentando allo stesso tempo la resistenza meccanica e l’aerodinamicità della ruota. Le SL4 si candidano ad essere un supporto ideale per chi cerca lo spirito Deda in ogni sua espressione.

Disponibili in finitura POB (Polish on black)
Disponibili in finitura POB (Polish on black)

Nuovo mozzo

Una peculiarità di queste SL4 che salta subito all’occhio è il nuovo mozzo anteriore RS che presenta un’area frontale estremamente ridotta (-20%) rispetto alla precedente generazione. Le flange del mozzo sono progettate per ridurre la resistenza all’aria, sia nel mozzo anteriore che in quello posteriore. Il corpo del mozzo vanta una lavorazione meccanica chiamata rifling design che migliora l’aerodinamica e amplifica l’effetto Magnus (deportanza della ruota) per una maggiore stabilità a velocità molto elevate. 

I mozzi RS sono dotati di un sistema a doppio ratchet da 20 denti per l’innesto della ruota libera.
Il ratchet più piccolo si trova nel corpo ruota libera mentre quello più grande si trova all’interno della flangia mozzo per una migliore trasmissione della forza. Tra i vantaggi si denotano: leggerezza (-16%), minor attrito, migliore trasmissione di forza e una facile manutenzione. Per il corretto funzionamento del prodotto, l’azienda consiglia di eseguire un controllo periodico dello stato di usura dei componenti e, se necessario, di pulirli e ingrassarli.

Profilo asimmetrico da 45 mm con sezione maggiorata a 26 mm
Profilo asimmetrico da 45 mm con sezione maggiorata a 26 mm

Tecnologie 

A chiudere le migliorie di questa nuova SL4 firmata Deda Elementi è l’ormai indispensabile tecnologia tubeless-ready. Il cerchio è progettato per essere compatibile con pneumatici tipo copertoncino e tubeless. Presenti nuovi nipples interni per migliorare ulteriormente l’aerodinamica, mentre il sistema ABS previene lo svitamento dei raggi. I nipples hanno infatti una speciale pallina in nylon inserita direttamente all’interno della testa, che li mantiene sempre nella posizione corretta. La ruota libera è disponibile per Shimano, Sram XDR, Campagnolo e Campagnolo Ekar 13v. 

Il materiale scelto per la struttura di queste ruote è una combinazione di fibre di carbonio ad alto modulo UD e 3K. Il rotore del freno a disco è Shimano center lock con compatibilità perno anteriore 12×100 mm e posteriore 12×142 mm. Tra gli accessori inclusi si trovano: nastro e valvole tubeless, ghiera center-lock e lubrificante corpetto ruota libera. Il peso complessivo del set si attesta in soli 1.520 grammi. Il prezzo consultabile sul sito è di 1.350 euro (IVA esclusa). 

DedaElementi

Fulcrum Speed 25+, scorrevolezza dal peso piuma

17.01.2024
4 min
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E’ vero, le ruote a basso profilo non stanno vivendo il massimo della loro popolarità. Ma quando si parla di leggerezza, sono la prima scelta sotto ogni punto di vista. Fulcrum ha deciso di alzare l’asticella e abbinare a questa caratteristica anche reattività e scorrevolezza, che si traducono a sua volta in una sensazione di guida precisa e sicura. Nascono così le Speed 25+.

Dopo Red Zone Carbon+, ecco dunque un nuovo ingresso nella famiglia di punta della gamma Fulcrum, che diventa l’opzione a basso profilo per freni a disco più leggera mai realizzata. Ispirata a Racing Light XLR, Speed 25+ è l’alternativa perfetta sia per le salite, sia per le lunghe percorrenze, grazie a un feeling di guida sicuro e preciso che solo una ruota a basso profilo può regalare.

Design studiato

Sorella maggiore di Speed 25, ne riduce il peso portandolo a 1.270 grammi complessivi e integrando le migliori tecnologie Fulcrum. Il risultato è notevole in termini di leggerezza e guidabilità, senza scendere a compromessi sull’affidabilità. Nella realizzazione del cerchio, il mix di resine scelto è il proprietario FF100, con finitura opaca da stampo DIMF (Direct In-mold Matte Finish). La grafica rinnovata vanta il nuovo schema Form Function Fulcrum, con grafiche metalliche color canna di fucile, che combinate alla lavorazione laser comunicano tutta la ricerca di tecnica e stile alla base dei prodotti Fulcrum.

Nell’interesse dell’utilizzo, per agevolare il ciclista la Speed 25+ ha un’altezza di 26 mm, con canale interno hooked da 21 mm. Le ruote nascono tubeless grazie al ponte non forato, che garantisce la massima resistenza grazie alla continuità delle fibre di carbonio.

Scorrevolezza ceramica

La scorrevolezza è una peculiarità di Fulcrum e un dato che determina il rendimento di una ruota ancora prima di ogni altro parametro. Per quanto riguarda il mozzo, sono stati impiegati i cuscinetti ceramici CULT (Ceramic Ultimate Level Technology) con sistema Cup & Cone, che offre un miglior scorrimento e una maggiore durata del componente grazie al fatto che le forze derivanti dai raggi sono perfettamente allineate a quelle in gioco sul cuscinetto. La scorrevolezza è inoltre massimizzata grazie al trattamento ceramico su tutte le superfici a contatto durante lo scorrimento. Anche il corpetto ruota libera è completamente nuovo. 

La Speed 25+ viene introdotta con una nuova versione alleggerita che permette di ridurre ulteriormente gli attriti in gioco, grazie all’impiego dei cuscinetti ceramici di tipo USB all’interno del corpetto stesso che abbassano notevolmente il peso rispetto al modello precedente.

Precisa e sicura

L’attenzione verso la performance in questa Speed 25+ è da manuale e mette l’accento su ogni particolare costruttivo senza tralasciare alcun dettaglio. Ne è una conferma il nuovo corpetto alleggerito, disponibile nelle versioni XDR, N3W e HG. Il risultato finale è una ruota che garantisce versatilità, la massima espressione di leggerezza, reattività e scorrevolezza, per una guida precisa e affidabile. Il tutto progettato in Italia, con una produzione europea. 

La nuova coppia di ruote Fulcrum è disponibile da oggi presso tutti i rivenditori Fulcrum nelle seguenti tre versioni di ruota libera: XDR a 2.600 euro, HG11 a 2.591 euro e N3W a 2.596 euro.

Fulcrum

Blade 50 Disc: leggere, reattive e dal profilo alto

29.11.2023
3 min
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Spada Bike presenta una nuova coppia di ruote: le Blade 50 Disc. Un prodotto interamente realizzato in carbonio, adatto sia per copertoncino che tubeless, come dice il nome stesso sono ruote pensate per i freni a disco. Si tratta di una coppia di ruote in grado di essere performanti su ogni percorso e in ogni stagione. Questo è dovuto soprattutto al peso, estremamente contenuto, infatti la coppia di Blade 50 Disc pesa solamente 1.350 grammi

Il profilo da 50 millimetri si adatta a ogni situazione e ogni percorso
Il profilo da 50 millimetri si adatta a ogni situazione e ogni percorso

Tecnologia unica

Le ruote Blade 50 Disc sono dotate di una struttura estremamente solida, in grado di sopportare grandi carichi di forza senza soffrire di deformazioni durante la pedalata. Questo porta a trasferire tutta la potenza dell’atleta sull’asfalto. La resa in salita, di conseguenza, è elevata. Se poi si aggiunge il peso contenuto, ecco che l’equazione è presto fatta. 

Il canale interno è largo 19,5 millimetri, come nella tendenza per i cerchi moderni, in modo da utilizzare pressioni inferiori rispetto a quelle che solitamente vengono consigliate. Se si opta per un copertone da 23 millimetri la pressione è di 6 atmosfere. Si scende di 0,5 atmosfere per ogni misura in più di copertone. 

Le ruote Blade 50 Disc sono pronte per perni passanti (12 anteriore – 14,2 posteriore), in quanto ormai standard per la maggior parte dei produttori. In più possono essere montate con tutti e tre i marchi di gruppi: Shimano, Campagnolo e SRAM.

Le Blade 50 Disc sono realizzate totalmente in carbonio, utilizzando la fibra t700
Le Blade 50 Disc sono realizzate totalmente in carbonio, utilizzando la fibra t700

I raggi

La grande capacità tecnica delle ruote Blade 50 Disc è dovuta anche alla larga base che fornisce supporto ai raggi. Avendo una maggior superficie di lavoro, questi riescono ad avere una tensione superiore, dando reattività alla ruota. Spada Bike ha optato per 24 raggi all’anteriore e 24 al posteriore, con profilo da 0,9 millimetri. 

Questa coppia di ruote può contare su due soli cuscinetti di altissima qualità, disponibili su richiesta anche in versione ceramica. Una soluzione del genere permette di ottimizzare gli attriti, ridurre il peso ed i componenti attivi. 

Spada Bike ha deciso di montare su questi cerchi i mozzi Hertz. Essi, infatti, sono il punto fondamentale della prestazione del sistema cerchio: grazie a loro è possibile gestire la corretta tensione e tipologia dei raggi, per un ruota reattiva ma comoda. La scelta dei mozzi Hertz, dal peso di 83 grammi all’anteriore e 179 grammi al posteriore, è dovuta all’accurato studio CAD e realizzazione artigianale, robusti e incredibilmente scorrevoli, ciò li rende i migliori nell’ambito strada.

Costo delle due ruote di 1.250 euro, disponibili in due colorazioni: nero e antracite.

Spada Bike

L’impegno di Ursus per benessere e responsabilità ambientale

20.11.2023
3 min
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«Alla base della nostra missione aziendale c’è un profondo impegno verso la promozione della sostenibilità e del benessere delle persone. Ursus è un’azienda all’avanguardia, dedicata a trasformare il proprio approccio operativo per contribuire a costruire un mondo migliore».

E’ con queste parole che viene fissato in modo molto, molto chiaro quello che è l’impegno della realtà Ursus nei confronti del tema della responsabilità ambientale. Un impegno che si declina in diversi passi importanti che la stessa realtà vicentina ha intrapreso già da qualche tempo nella direzione della sostenibilità ed in quella del benessere collettivo.

Ursus ha iniziato una transizione verso la sostenibilità ambientale
Ursus ha iniziato una transizione verso la sostenibilità ambientale

Il valore dei collaboratori 

Tra queste azioni vale la pena porre in evidenza la riduzione delle emissioni di CO2 e la fondamentale sicurezza dei propri lavoratori. Nel primo caso, Ursus ha difatti preso misure significative per ridurne le emissioni, ottimizzando gli orari di lavoro per massimizzare l’uso di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili e contribuendo alla lotta contro i cambiamenti climatici. Per quanto riguarda invece la sicurezza dei collaboratori, in Ursus il tema è realmente di primaria importanza…

Un esempio pratico? L’introduzione di un’innovativa isola robotizzata con l’obiettivo di garantire la massima sicurezza degli operai durante i delicati processi produttivi, riducendo al tempo stesso il rischio ergonomia a zero. Inoltre, Ursus pone le persone al centro di tutto ciò che viene realizzato. Non a caso vengono costantemente promosse la formazione e una vera crescita individuale e collettiva dei collaboratori attraverso l’adozione di iniziative speciali.

Mirko e Sergio Ferronato, titolari dell’azienda
Mirko e Sergio Ferronato, titolari dell’azienda

Obiettivo futuro sostenibile

Ma anche l’impegno per lo sviluppo sostenibile e il monitoraggio dell’impatto ambientale sono azioni che in Ursus sono elevate al massimo livello… Dal 2012, l’azienda della famiglia Ferronato ha implementato con successo il sistema di gestione ambientale ISO 14001, seguendo costantemente un percorso estremamente significativo per misurare e monitorare l’impatto ambientale di tutti i propri processi produttivi.

Enrico Stragliotto, Sales e Product Manager
Enrico Stragliotto, Sales e Product Manager

«Nel mese di giugno 2024 – ha dichiarato Mirko Ferronato, che di Ursus è il CEO – ci prefiggiamo di comunicare pubblicamente il nostro impegno in un documento dedicato, elaborato in conformità ai più elevati standard internazionali. In questo modo, vogliamo garantire e certificare che le nostre azioni siano sempre allineate con l’obiettivo di un futuro sostenibile. In Ursus, la sostenibilità, ma anche la responsabilità sociale, non sono solamente due parole: sono tematiche vere, importanti, che fanno parte integrante del nostro operato quotidiano. Siamo davvero orgogliosi di poter contribuire attivamente ad un futuro migliore per tutti».

Ursus