Richard Carapaz, Primoz Roglic, La Covatilla, Vuelta Espana 2020

Ai meno tre, la bordata dell’ecuadoriano

07.11.2020
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La Covatilla ha acceso il fuoco e alla fine lo spettacolo c’è stato. Carapaz, l’ecuadoriano del Giro 2019, ha attaccato come era lecito aspettarsi, Roglic si è difeso con la squadra e con i denti e la tappa l’ha vinta David Gaudu, giovane francese della Groupama-Fdj che merita un approfondimento.

Falso modesto

«Non credo di essere un grande campione – ha detto – ma ho vinto due tappe in questa Vuelta come Wellens, che invece è un grandissimo corridore. Oggi il meteo era a mio vantaggio, c’era il freddo e anche la pioggia, che a me non danno fastidio, sono stato fortunato».

La prima l’ha vinta alla vigilia dell’Angliru ai Lagos de Somiedo. Questo fatto di ribadire di non essere campione David ce l’ha un po’ come un vezzo. Ma se gli ricordi che quattro anni fa ha vinto il Tour de l’Avenir, allora gli occhi scintillano.

«E’ stata anche una stagione difficile – dice aggiustando il tiro – abbiamo lavorato bene per tre mesi e abbiamo perso malamente il Tour. Siamo arrivati a questa Vuelta come cacciatori e anche se Pinot si è arreso, siamo rimasti uniti».

David Gaudu, La Covatilla, Vuelta Espana 2020
David Gaudu, seconda tappa di questa Vuelta a La Covatilla
David Gaudu, La Covatilla, Vuelta Espana 2020
Poels, Valverde a La Covatilla

Ha vinto in quella che Daniel Martin ha definito la corsa più dura che abbia mai fatto e se ne torna a casa con due tappe e un piazzamento nei dieci. Non ci stupiremmo se dal prossimo anno Marc Madiot iniziasse a considerarlo il successore naturale di Pinot. Thibaut ha ancora due anni di contratto, ma pare che i rapporti con il suo mentore di sempre non siano più così idilliaci.

Carapaz va

Carapaz ci ha provato, ma non poteva essere forse un attacco ai 3 chilometri dall’arrivo a disarcionare Roglic, che non sembrava aver tradito grosse difficoltà. 

«Oggi mi è piaciuta molto la tappa – ha detto dopo l’arrivo l’ecuadoriano – ed è un grande piacere finire secondo alla Vuelta. La squadra ha lavorato molto per me, hanno sempre cercato di rimanere davanti per me. Hanno mostrato grinta e coraggio e abbiamo provato tutto il possibile.

«Personalmente, sono molto soddisfatto della mia stagione e penso che anche la squadra possa esserlo».

Wout Poels, Alejandro Valverde, Mattia Cattaneo, La Covatilla, Vuelta Espana 2020
Poels, Valverde, Cattaneo, ma la fuga non va
Wout Poels, Alejandro Valverde, La Covatilla, Vuelta Espana 2020
Poels e Valverde, ma la fuga nn va

Difficile dire se in queste ultime due parole ci sia un pizzico di rivalsa. Vale la pena ricordare infatti che l’ecuadoriano faceva parte del gruppo Giro del team Ineos-Grenadiers e che all’ultimo momento, di fronte alla condizione precaria di Froome e quella ancora acerba di Thomas, era stato dirottato sulla Francia, affinché lavorasse per Bernal. E poi, venuto meno l’apporto del colombiano, si era ritrovato ad andare in fuga e lottare, ottenendo de secondi posti a La Roche sur Foron e a Villard de Lans. Il ragazzo è educato, ma che nessuno provi a lamentarsi.

Quasi fatta

E così sul traguardo Roglic ha alzato il pungo come se la tappa l’avesse vinta lui. In realtà ha vinto la Vuelta, dopo il secondo posto del Tour e la vittoria di Liegi. E se anche il fantasma della sconfitta per qualche giorno fosse passato a fargli visita, questa volta lo ha scacciato stringendo i denti e sfruttando, secondo alcuni, la tattica della Movistar, che di certo non ha reso la vittoria e ha impedito attacchi davvero efficaci.

Primoz Roglic, La Covatilla, Vuelta Espana 2020
Primoz Roglic, sul traguardo un urlo da vincitore. Respinta la minaccia dell’ecuadoriano della Ineos
Primoz Roglic, La Covatilla, Vuelta Espana 2020
Roglic sul traguardo da vincitore

«E’ diventato molto emozionante negli ultimi chilometri – ha detto Roglic – sapevo che per mantenere il primato sarebbe stato sufficiente salire al mio ritmo. Alla fine è andato tutto bene. Carapaz ha dimostrato di essere molto forte. Non ho sempre avuto tutto sotto controllo, ma non ho mai avuto la sensazione che avrei perso la maglia. Sono rimasto concentrato e ho gestito la mia scalata e questo si è rivelato sufficiente per mantenere il primo posto. I miei compagni hanno fatto davvero un ottimo lavoro, come per tutta la Vuelta. Fino ad ora, siamo stati concentrati ogni giorno. Dobbiamo rimanerlo per un altro ancora e poi sarà finita».

Primoz Roglic, cronometro Mirador de Ezaro, Vuelta 2020

Roglic alza la voce. Carapaz cosa farà?

03.11.2020
3 min
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Quest’anno va così: salite ovunque, anche nelle crono. E così, dopo la tappa a La Planche des Belles Filles del Tour e le prove tutto sommato normali del Giro, la Vuelta tira fuori dal cilindro la cronometro del Mirador de Ezaro: 33,7 chilometri con 1,8 chilometri al 14,8 per cento nel finale. Cambio di bici, quindi, e scene già viste. Ma la crono non dovrebbe essere un esercizio fondato sulla velocità?

Comunque, a conferma del gran momento di forma, la vittoria è andata a Primoz Roglic, che avrà pure sofferto sull’Angliru, ma prima di allora in salita (soprattutto quelle esplosive) le aveva suonate a tutti.

Lo sloveno della Jumbo-Visma, che ha così ripreso la maglia rossa con 39” su Carapaz, ha vinto per un solo secondo su Jan Barta (Ccc Team) e 10 su Oliveira. Sesto Mattia Cattaneo, che conferma così il ritorno a un buono stato di forma e a qualità importanti anche nella crono. E’ così (e anche meglio) che vogliamo vederlo. Ma non glielo diciamo, sai mai…

Richard Carapaz, cronometro Mirador de Ezaro, Vuelta 2020
Carapaz ha fatto una buona crono, ma ha chiuso a 49″ da Roglic
Richard Carapaz, cronometro Mirador de Ezaro, Vuelta 2020
Carapaz ha chiuso a 49″ da Roglic

Barta affranto

«E’ stato tutto il giorno un su e giù – ha detto Barta con lo sguardo triste, alzandosi dalla hot-seat su cui sedeva da più di un’ora – ho provato a scavalcare le salitelle, a recuperare in discesa e risparmiare un po’ per il finale perché era una salita davvero dura. Eravamo venuti a ricontrollare ieri il percorso. La cronometro era l’obiettivo più grande di questa Vuelta. Non vedevo l’ora di fare la migliore performance. Sarebbe stato fantastico vincere. Nonostante tutto, sono abbastanza soddisfatto della mia prestazione oggi».

Roglic sorpreso

Roglic, a sentire lui, non se lo aspettava. Anche se le sue performance a crono son ben note, l’ultima vittoria contro il tempo risale proprio alla Vuelta dello scorso anno, con la vittoria nella tappa di Pau, disputata in territorio francese.

«E’ bellissimo – ha detto lo sloveno dopo l’arrivo – è passato molto tempo da quando ho vinto una cronometro, quindi è una giornata super bella. Mi sento forte, sorprendentemente. Pensavo che avrei sofferto molto di più, ma sono andato bene e anche il risultato è buono. Tutti dicevano che avrei guadagnato su Carapaz, ma si parte tutti alla pari. Fare una crono non è un esercizio divertente, però ho scoperto di avere ancora buone gambe e il risultato mi ha premiato. E in ogni caso è meglio stare 39 secondi avanti che 39 secondi indietro».

Carapaz cocciuto

Carapaz, spogliato della maglia rossa dopo aver assaporato il sangue dell’avversario sull’Angliru, se ne è fatto presto una ragione, confidando nel possibile (e da lui atteso) calo di Roglic nell’ultima settimana e in qualche tappa che ancora gli strizza l’occhio.

«E’ stata una cronometro davvero difficile – dice l’ecuadoriano – ma sono molto contento del risultato. Siamo venuti per vincere la Vuelta ed è ancora un obiettivo possibile. Penso che la corsa sia ancora aperta, ci sono molte possibilità. Ci saranno molte giornate molto difficili, dove tutto può cambiare. Questa mattina ci siamo preparati a lottare, semplicemente continueremo a farlo».

Ecco il menù

Che cosa li aspetta ancora? Domani tappa vallonata ad Ourense. Poi salite a non finire per Puerta de Sanabria. Altra tappa impegnativa con due salite a Ciudad Rodrigo. E prima del carosello finale di Madrid, l’arrivo in salita all’Alto de la Covatilla. La crono di solito riporta gli effettivi valori in campo. Ma se il Roglic dell’Angliru dovesse ripresentarsi, allora davvero Carapaz non sarebbe spacciato.

Richard Carapaz, Alto de Angliru, Vuelta 2020

Angliru spettrale, distacchi minimi

01.11.2020
4 min
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Angliru, tanto tuonò, che alla fine non piovve. E non perché nello scenario spettrale e vuoto di pubblico, i corridori si siano risparmiati, ma perché quando il livello dei contendenti è pressoché simile, su certe pendenze è difficile scavare grandi differenze se non si verificano crolli. In qualche modo il duello di oggi ha ricordato un rigido battibecco televisivo fra Simoni e Pantani nel giorno del primo Zoncolan. Simoni disse appunto che su pendenze troppo elevate non si producono grossi distacchi, Pantani rispose che per uno scalatore le pendenze elevate dovrebbero essere un invito a nozze. Troppo diversi quei due per volersi bene.

Robert Gesink, Sepp Juss, Primoz Roglic, Alto de Angliru, Vuelta 2020
Gesink, Kuss e Roglic, ritmo alto sull’Angliru
Robert Gesink, Sepp Juss, Primoz Roglic, Alto de Angliru, Vuelta 2020
Gesink, Kuss e Roglic, ritmo alto sull’Angliru

Roglic si salva

Ripresa la fuga, Roglic ha alzato la voce e messo prima Gesink e poi Kuss a tirare, ma dopo un po’ Primoz ha scoperto che la coperta era troppo corta. E quando si è reso conto del rischio che correva, ha preso il suo passo ed è arrivato in cima perdendo la maglia per soli 10 secondi

«Era una salita troppo dura per un velocista – ha scherzato il capitano nella Jumbo-Visma – e io non ho avuto la mia giornata migliore, così alla fine sono soddisfatto del risultato. Ho ancora una buona classifica e sono molto contento. Ovviamente mi sarebbe piaciuto guadagnare tempo piuttosto che perderlo, ma è andata così. La squadra è stata ancora una volta molto forte e molto impressionante. Mi dispiace per Kuss, perché sicuramente avrebbe potuto vincere la tappa. Voglio ringraziarlo per il supporto negli ultimi chilometri, senza di lui avrei perso più tempo. Ora ci godremo il giorno di riposo e poi ci concentreremo sulla crono. Darò tutto per vincere la Vuelta e nella terza settimana è tutto possibile».

Carapaz fa festa

Carapaz è partito a testa bassa a circa due chilometri dall’arrivo, ma si è capito che non sarebbe riuscito a guadagnare quel che sperava. Per sua fortuna, è riuscito ad agganciarsi al trenino Vlasov-Mas e a mettere in cascina i 10 secondi che gli sono valsi la maglia rossa.

«Questa salita ha fatto una selezione naturale – ha detto – abbiamo già speso molte energie ieri e anche oggi è stata una tappa molto dura. Mi ricordavo questa salita dal 2017, ma è stato incredibile farla in mezzo a tanto silenzio. Alla fine ci ho provato, anche Mas, Vlasov e Carthy ci hanno provato. E io ho continuato con il mio ritmo, mettendo insieme un vantaggio di 10 secondi. Per noi è fantastico, andiamo verso la cronometro con l’idea di dare il massimo e difendere la leadership. Sono molto felice di indossare di nuovo la maglia. E’ una buona cosa per me, per la Ineos-Grenadiers e per tutto quello che abbiamo fatto».

Carthy non ci crede

La voglia di andarsene dalle corse minacciate dal Covid, deve essere un segno distintivo della Ef Pro Cycling del 2020. Dopo averci provato al Giro, ci hanno riprovato anche alla Vuelta. Ma evidentemente è una tecnica che porta bene. Con due tappe vinte in Italia, ecco la seconda della Vuelta con Hugh Carthy dopo Michael Woods a Villanueva de Valdegovia.

«E’ un sogno – ha detto Carthy stravolto dopo l’arrivo – in ogni gara professionistica vincere è un sogno che si avvera. Ma vincere in un grande Giro, sua una salita mitica come questa… non c’è niente meglio di così. E’ difficile da esprimere a parole. La prossima settimana sarà eccitante. Soprattutto per il pubblico da casa, perché ne vediamo poco lungo le strade. E’ una corsa serrata e manca ancora la cronometro. E’ ancora tutto da giocare».

Vuelta, vento (e Angliru) premiano Gaudu

31.10.2020
3 min
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Lo scriviamo praticamente da quando è iniziata: la Vuelta non stupisce mai. E in qualche modo anche oggi non ha tradito le attese. Anche se non nel modo previsto: molto fumo e poco arrosto. Probabilmente la testa era già rivolta a domani, all’Angliru.

Una corsa molto tattica

Se fin qui è bastato un cavalcavia per accendere la miccia. Oggi nel primo grande tappone di montagna quasi “non” è successo niente. A smorzare eventuali tentativi ha inciso anche il forte vento contrario, specie nell’ultima scalata.

Nel finale attaccano David Gaudu e Marc Soler. Nella volata vince il francese della Groupama-Fdj, spalla di Thibaut Pinot, che invece la Vuelta l’abbandonata anzitempo dopo appena due tappe.

Martin che beve e Carapaz (in verde): per loro giornata “tranquilla”
Giornata “tranquilla” per Martin e Carapaz

La gara è bloccata. Tanti tentativi di fuga, ma nessuno in grado davvero di fare la differenza. Si giocano i Gpm persino i big, tanto che Guillame Martin va a rafforzare il suo primato in questa speciale classifica. Attendismo? Sì, ma non in attesa dell’ultima scalata come era lecito ipotizzare, bensì in attesa dell’Angliru.

Angliru in vista.

Questa mitica salita sarà affrontata domani. Avverrà al termine di una tappa che si annuncia folle: quattro Gpm (compreso l’arrivo in quota) in soli 109 chilometri. 

E’ per questo che oggi si sono guardati, studiati, contenuti e forse trattenuti. Quasi quasi spaventa più il chilometraggio breve che la salita finale. In una frazione così può succedere di tutto. Ci si aspetta ritmi folli.

Sulla carta sembra una tappa più adatta a Roglic che a Carapaz. I due sono a pari tempo, quasi come Geoghegan Hart e Hyndley al Giro. Ma qui si parla sempre di loro due e non si bada a Daniel Martin, sornione (neanche troppo) a 25”.

«Aspettiamo domani», dice Carapaz. «Ho avuto belle sensazioni, vediamo domani cosa accadrà», gli fa eco Enric Mas. «Non vedo l’ora di sfidare l’Angliru», commenta Martin.

«Abbiamo controllato bene la corsa – dice Roglic – mi aspettavo qualche attacco nel finale, ma credo che tutti pensassero a domani e abbiano paura dell’Angliru. Lassù mi aspetto un combattimento corpo a corpo. Non ho mai scalato l’Angliru prima, ma anche io non vedo l’ora e sono fiducioso».

Rapporti agilissimi

L’ultimo a trionfare lassù fu Alberto Contador. La sua azione partita da lontano fu anche il suo ultimo successo. Per lo spettro asturiano però non basteranno solo grandi gambe, ma anche nervi saldi e rapporti adeguati.

Stasera i corridori vivranno una vigilia nel segno della tensione, del recupero…E passeranno per le mani dei massaggiatori e dei meccanici. I primi dovranno preparare le gambe perché siano esplosive sin da subito, i secondi dovranno preparare rapporti da Mtb. Sembra che Carapaz monterà un 36×32 mentre Roglic si affiderà addirittura al 34×32.

Dopo l’arrivo è stato curioso vederli, di nuovo “in gruppo” sui rulli. C’erano quasi tutti i big, che dovevano salire sul podio, che facevano defaticamento e continuavano a parlare e a tenersi d’occhio.

Domani però non ci sarà tempo per parlare. L’Angliru con le sue rampe al 23 per cento non lascia scampo.

Promoz Roglic, Richard Carapaz, Alto del Moncalvillo, Vuelta 2020

Il russo riaccende i motori, Roglic risale

28.10.2020
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Roglic che vince, Carapaz che si difende, Daniel Martin che fa terzo per la terza volta (una per fortuna l’ha anche vinta) e quarto il nome che non ti aspetti: quello di Alexander Vlasov, il russo.

Lo avevamo lasciato al Giro d’Italia, senza neanche poterlo salutare, per il ritiro nella seconda tappa. Per l’Astana che il giorno prima aveva perso Lopez nella caduta della crono, era stata una mazzata peggiore della precedente. Ma il russo stava male sul serio e quando si è presentato alla Vuelta, avendo recuperato le forze, si è visto che la qualità non è sparita. E che al Giro si sarebbe magari aggiunto alla banda dei ragazzini che ha sbaragliato le strade d’Italia.

Alexander Vlasov, Alto del Moncalvillo, Vuelta 2020
Alexander Vlasov, russo di 24 anni: attacco a 1,5 chilometri dall’arrivo che fa ben sperare
Alexander Vlasov, Alto del Moncalvillo, Vuelta 2020
Il russo Vlasov, attacco che fa ben sperare

Roglic, il ritorno

Di Primoz avevamo detto in avvio di corsa: non doveva neanche farla la Vuelta. Poi, uscito infastidito dal Tour e vincitore della Liegi, si è ricordato che in Spagna sarebbe partito con il numero uno e si è presentato al via da Irun e ha vinto. Di come invece abbia perso la maglia ad Aramon Formigal, pasticciando come Hindley sullo Stelvio nel mettere la mantellina, abbiamo pure raccontato. Ma la vendetta è un piatto da consumarsi freddo e pensando al weekend in arrivo (con i Lagos de Somiedo di sabato e l’Angliru di domenica), Carapaz che conduce ancora la Vuelta con 13 secondi di vantaggio potrebbe non essere poi così tranquillo.

«Il ritmo è decollato dopo la penultima salita – ha detto Roglic – conoscevo solo l’ultima salita dal road book e si è rivelata molto difficile. Avevo buone gambe e ho colto l’occasione per recuperare secondi importanti sui miei avversari. Vincere è bello. Le prossime due tappe sono relativamente piatte, ma il weekend sarà duro. Procediamo giorno per giorno e cerchiamo di restare concentrati».

Vlasov cresce

Altro che stringere i denti al Giro. Vlasov stava male e lo conferma, ma conferma anche che la forma sta tornando e magari l’idea di un piazzamento nei dieci non è peregrina.

«E’ dispiaciuto anche a me andare via dal Giro – racconta dopo 130 chilometri di trasferimento, i massaggi e il trattamento dall’osteopata – ma ero un cencio. Devo aver preso un virus intestinale, perché sono stato male per una settimana, senza poter neppure mangiare. Ho perso peso. A chi dice che avrei potuto stringere i denti, rispondo che non andavo avanti. Peccato solo che il primo giorno ho perso 4’31”. Non stavo bene. Era la prima corsa dopo la malattia e ho trovato subito percorso duro e ritmo alto. Sull’ultima salita, ad Arrate, sono andato in crisi, altrimenti ora sarebbe diverso.

«Non sto andando male però, la condizione torna e spero di arrivare ai livelli dell’estate in cui ho vinto l’Emilia e prima sul Ventoux. Oggi però ho attaccato a un chilometro e mezzo dall’arrivo. E sebbene salissi bene, quando Roglic e Carapaz sono partiti, mi hanno passato forte. Voglio recuperare le forze, perché vedendo che al Giro hanno vinto ragazzi della mia età, ho tanto rammarico. Ho pensato che li conosco e spesso ho duellato con loro. Sarei stato di appoggio per Fuglsang, ma avrei avuto libertà. Qui alla Vuelta sono capitano, speriamo che fra sabato e domenica possa tornare in una posizione migliore».

E sulle voci per cui potrebbe lasciare l’Astana?

«Ho il contratto – risponde – sto bene qua».

Primoz Roglic, Alto del Moncalvillo, Vuelta 2020
Roglic riallaccia il filo con la vittoria e si avvicina alla testa della corsa
Primoz Roglic, Alto del Moncalvillo, Vuelta 2020
Roglic conquista l’Alto del Moncalvillo

E Martin cosa fa?

Un altro terzo posto, per l’irlandese che ha detto di essere entusiasta all’idea che il prossimo anno con la sua maglia correrà Chris Froome, che a sua volta tira, fatica e migliora.

«Un’altra tappa davvero impegnativa – dice prendendo fiato – quando la fuga è andata non mi aspettavo di lottare per la vittoria di tappa, ma ovviamente Ineos-Grenadiers e Movistar hanno idee diverse e il ritmo è stato alto per tutto il giorno. Sull’ultima salita mi sentivo bene e ho deciso di mettere alla prova gli altri. Ho pagato un po’ lo sforzo alla fine e quando Roglic ha attaccato nell’ultimo chilometro non ho avuto gambe per rispondere. Ho dato tutto quello che avevo…».