Remco Evenepoel

Remco e la Red Bull: si parte. A Maiorca svelati piani e impressioni

11.12.2025
6 min
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PALMA DE MAIORCA (Spagna) – In questo paesino al centro della maggiore isola delle Baleari la Red Bull-Bora ha deciso di tenere il tradizionale media day in vista della stagione che verrà. Senza dubbio il più atteso della corazzata tedesca era Remco Evenepoel.

Felpone nero, baffetto da sparviero e anche il pizzetto. Ma soprattutto la prima cosa che percepiamo è il volto disteso. E questa nostra sensazione la conferma anche Mattia Cattaneo, colui che era compagno di squadra in Soudal-Quick Step e che lo ha seguito sin qui. «E’ più disteso. Lo vedo più tranquillo. E’ come se Remco lasciando la Soudal sia uscito dall’ovile».

Remco Evenepoel
Tantissimi i giornalisti presenti a questo evento. Con atleti così forti e di ben 16 nazionalità diverse, non poteva essere altrimenti
Remco Evenepoel
Tantissimi i giornalisti presenti a questo evento. Con atleti così forti e di ben 16 nazionalità diverse, non poteva essere altrimenti

Si parte…

Nella giostra dei vari “corner” di questi studios maiorchini va in scena il bailamme di interviste. Per fortuna gli orari sono cadenzati, altrimenti mentre parla Remco ci si perderebbe Roglic. Mentre c’è Roglic si rischierebbe di perdere Lipowitz… Tanta, quasi troppa carne al fuoco.

E proprio questa tanta carne al fuoco ci dice di una squadra fortissima. Una squadra che può tenere testa alla UAE Emirates. E Remco parte proprio da qui, dalla squadra e dal lavoro che si sta facendo.
«Ho ricevuto – dice Evenepoel – un’accoglienza calorosa dai miei nuovi compagni. Primoz è sempre stato un mio idolo, quindi è fantastico condividere la strada con lui. Sto scoprendo un nuovo ambiente. E’ una squadra molto solida che si adatta bene al mio carattere e alle mie ambizioni. Venivo da un team professionale, arrivo in un team professionale e ancora più grande. Prima eravamo i fiamminghi, qui è qualcosa di internazionale. Ognuno ha uno spazio di lavoro e ognuno ha un ruolo specifico. Chi ti prepara il buffet non ti dice anche cosa mangiare, per intenderci. La professionalità è al massimo in ogni settore, in ogni figura.

«Tutti stiamo cercando di lavorare in sintonia. Ci sono tanti ragazzi forti… Sono qui da pochissimo, ma in questi giorni di training camp ci conosceremo meglio. Conoscevo solo Cattaneo che era in squadra con me e ritrovarlo è stata una sorpresa (in realtà lo sapeva eccome, ndr). Stiamo parlando molto, facendo riunioni. Comunque mi sento accolto e sento la fiducia in me. Davvero, per adesso tutto va bene».

Remco Evenepoel
L’aliante che ieri Lipowitz e altri 8 compagni hanno fatto decollare trainandolo con le loro bici. Per dire che il clima è parso sereno
Remco Evenepoel
L’aliante che ieri Lipowitz e altri 8 compagni hanno fatto decollare trainandolo con le loro bici. Per dire che il clima è parso sereno

Tra fiducia e pressione

Evenepoel sente la fiducia dunque. E va bene, questa sfida prevede anche degli “oneri”. Il suo contratto è di quelli che pesano. Se un colosso mondiale come Red Bull decide di investire su di te, è vero che ti dà tanto, ma è anche vero che altrettanto dovrai dare. Insomma, si aspettano molto da lui. E gli chiediamo esplicitamente se sente la pressione di questo “nuovo capitolo”, come recitava il claim introduttivo del media day.
«Pressione? No – risponde sorridendo Remco – non la sento. Perché dovrei? Tutti lavoriamo al meglio, tutti ricerchiamo il massimo ogni giorno. Poi la pressione durante le corse mi piace sentirla, è una spinta ulteriore».

Si parla già di una rivalità interna con Florian Lipowitz, terzo all’ultimo Tour, ma Evenepoel è abilissimo a glissare. E tutto sommato ha anche ragione quando dice che in una corsa come il Tour de France partire con due punte è meglio.

«Questa per me sarà la prima volta che correrò un Grande Giro con due leader. Faremo dei ritiri e il Catalunya insieme e sarà un banco di prova per conoscerci, per capire come muoverci insieme anche tatticamente visto che siamo diversi».

Remco ha detto che l’obiettivo della Red Bull è tornare sul podio del Tour. Lui ci è salito nel 2024
Remco ha detto che l’obiettivo della Red Bull è tornare sul podio del Tour. Lui ci è salito nel 2024

Giro no, Tour sì

A proposito di Tour, questo è il grande goal che Remco, ma anche il patron Denk, hanno annunciato in apertura di meeting: «Porteremo la squadra più forte alla Grande Boucle».
A questo punto non potevamo non chiedergli del Giro d’Italia. «Mi sarebbe piaciuto farlo – ha spiegato Remco – c’è una crono molto lunga e non ci sono salite impossibili. Correre o no il Giro è stato il momento più difficile, ma la decisione è questa. Tra l’altro che avrei fatto il Tour l’ho saputo ieri (martedì, ndr)».

«Il mio programma – spiega Remco – inizia con il Catalunya, appunto, e proseguirà con le Ardenne. Non sarò invece né alla Sanremo, né al Giro delle Fiandre: quest’anno voglio una stagione il più possibile senza intoppi. Non dimentichiamo che a causa del mio incidente lo scorso autunno ho perso molti mesi. Per questo abbiamo deciso per un calendario basico, senza idee folli o esperimenti. Quindi voglio un inverno lungo su cui poter costruire una base solida, molto solida».

Una piccola precisazione: Evenepoel in realtà inizierà un po’ prima la sua stagione agonistica e lo farà con la cronosquadre proprio qui a Palma de Maiorca. La cronosquadre tornerà a essere importante visto che aprirà il Tour. Poi prenderà parte alla Valenciana.

Però lo stesso Evenepoel ha lasciato aperta una finestra su Tirreno-Adriatico o Parigi-Nizza, sostenendo che tra la Valenciana e il Catalunya in effetti c’è molto tempo. Di contro sarebbe un periodo ideale per visionare le tappe del Tour. Mentre dopo il Tour il programma prevede per ora le corse in Canada.

Remco Evenepoel presentazione, Ralph Denk
Ralph Denk ha aperto la conferenza dicendo dei rinnovi di Finn, Pellizzari e Lipowitz (foto Maximilian Fries)
Remco Evenepoel presentazione, Ralph  Denk
Ralph Denk ha aperto la conferenza dicendo dei rinnovi di Finn, Pellizzari e Lipowitz (foto Maximilian Fries)

Obiettivo performare

Tornando alle parole di Remco, parlando di una base solida lui stesso apre un altro capitolo importante, quello relativo alla performance. Come dicevamo, al belga si chiede molto e lui è pronto a darlo. A mettersi in gioco, come sembra stia già facendo. Ma soprattutto quello della performance è il pallino che ha afflitto Denk e il suo staff l’anno passato. Stando a ciò che ci hanno detto, questo aspetto lo rendeva alquanto teso, cosa che a cascata si ripercuoteva sul resto dello staff e infine sugli atleti.

«Non abbiamo perso un minuto – spiega l’iridato a cronometro – abbiamo subito iniziato a lavorare sodo. Abbiamo fatto molti test e colloqui, soprattutto la settimana scorsa. Con così tante persone attorno ognuno controlla ogni dato. Dan Lorang e John Wakefield sono impressionanti. Controllano ogni cosa prima di ogni allenamento e anche dopo ci sentiamo ed eventualmente correggiamo il tiro tutti insieme».

Tadej Pogacar e Remco Evenepoel, Europeo 2025
Se Evenepoel riuscirà a ridurre il gap con Pogacar ne guadagnerà lo spettacolo
Tadej Pogacar e Remco Evenepoel, Europeo 2025
Se Evenepoel riuscirà a ridurre il gap con Pogacar ne guadagnerà lo spettacolo

Remco più forte?

«Se posso migliorare ancora? Dico che lavoro sodo, ma poi per andare forte e vincere ci sono in ballo molti dettagli. Non basta salire in bici e andare. Anche i materiali contano: per esempio la bici è la stessa ma il gruppo è diverso. Sono passato da Shimano a Sram e mi sto abituando. Anche la continuità conta. Io lo scorso anno ho avuto molti alti e bassi. Sono stato fermo a lungo in inverno come dicevo, ho vinto la prima corsa, ma poi ho faticato. Dopo il Tour sono stato fermo altre due settimane. Poi mi dicevano che dopo le 4-5 ore calavo… Per adesso mi sento più forte».

Speriamo sia come dice lui. Un contraltare a Pogacar non farebbe altro che aumentare lo spettacolo. Sin qui l’unico ad esserci riuscito in qualche classica è stato Van der Poel. Quando se ne va, Remco continua a sorridere, nonostante sia stato “rapito” da tv e orde di giornalisti per diverse ore. Che sia davvero l’anno della rinascita per il belga?

Nibali sul Giro

Nibali sul Giro: Vingegaard per la tripletta. Remco e quella crono…

06.12.2025
5 min
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ROMA – Il Giro d’Italia è la grande news di questa settimana. La corsa rosa tiene banco e, in attesa dei programmi dei grandi corridori, non si può far altro che approfondire l’argomento. Magari proprio con un grandissimo ex corridore: Vincenzo Nibali.

Il percorso, i protagonisti, quella crono così lunga, l’assenza di salite “monster”. Come inciderà tutto ciò sulla corsa rosa? In particolare ci è piaciuto ascoltare lo Squalo su quella questione tattica che potrebbe svilupparsi proprio attorno alla crono qualora ci fosse al via Remco Evenepoel.

Nibali sul Giro
Vincenzo Nibali a Roma durante la presentazione del Giro d’Italia
Nibali sul Giro
Vincenzo Nibali a Roma durante la presentazione del Giro d’Italia

Le salite

Con Nibali si parte parlando proprio delle salite. Alla fine si rischia che la più dura sia il Blockhaus, tappa appenninica alla settima frazione. Per il resto le scalate non mancano, ma sembrano regolari. Salite che si affrontano sul filo o sopra i 20 all’ora.

«Per me – dice Nibali – la tappa di Alleghe, quindi l’arrivo a Piani di Pezzé, è la tappa più iconica, la tappa 5 stelle di questo Giro. Arriva nell’ultima settimana quando la stanchezza è palpabile. Quindi è durissima e l’arrivo è preceduto da tante scalate in successione tra cui la Cima Coppi, il Passo Giau.
E poi c’è la tappa di Piancavallo che sarà dura. Abbiamo visto due anni fa cosa fece la doppia scalata del Grappa. Ma credo che la tappa di Alleghe sia un pochino più dura e definitiva. Poi magari in gara abbiamo visto che tante volte le cose sono cambiate, come l’anno scorso nella situazione di Simon Yates che ribaltò tutto sul Colle delle Finestre.

«L’ultima settimana invece è quella più dura, più complicata: è un crescere di tensione. Mi incuriosisce molto questa ripartenza dopo il secondo giorno di riposo con la tappa svizzera e il finale a Carì».

Nibali sul Giro
Remco ha già saggiato le strade della prossima crono rosa: è stato nella Tirreno 2022. Un punto a suo vantaggio?
Nibali sul Giro
Remco ha già saggiato le strade della prossima crono rosa: è stato nella Tirreno 2022. Un punto a suo vantaggio?

La cronometro

Una sola tappa contro il tempo, ma lunga (40,2 chilometri) e piatta come un biliardo. Qui gli specialisti possono aprire davvero un bel varco e chiamare poi gli scalatori alla ribalta nelle frazioni successive. Una crono così lunga non si vedeva da un po’: quanto inciderà sulla corsa? E quanto sulla partecipazione dei big?

«Una cronometro così – va avanti Nibali – è sicuramente molto veloce perché è completamente pianeggiante. Per la mia esperienza la zona a volte è anche un po’ ventosa. Sarà interessante vedere come sarà la partenza degli uomini di classifica. Ma dopo il Blockhaus credo che partiranno comunque tutti molto vicini.
«Pensando a questa crono vorrei vedere un Remco Evenepoel, sicuramente, e anche un Jonas Vingegaard. Sono i due nomi più importanti che reputo possano essere interessanti per il Giro d’Italia, specialmente Remco per fare un ritorno dopo aver abbandonato il Giro d’Italia qualche anno fa in modo non bellissimo la prima volta e dopo una caduta la seconda. Una crono tanto lunga non si vedeva da tempo ed è molto interessante. E’ la massima espressione della velocità: sono 40 chilometri completamente piatti e potrebbero essere un grande richiamo proprio per Remco».

«Io sono cresciuto in terra toscana, è un po’ casa mia. Quelle zone le conosco bene. Tante volte abbiamo affrontato lì la crono della Tirreno-Adriatico: non hanno insidie, però il vento quando soffia può incidere. A volte ha fatto bei disastri e tra un cronoman puro e uno che va bene ma non è specialista potrebbe ballare qualche minuto».

E questo davvero cambierebbe tutto. Davvero poi potremmo vedere un Giro frizzante che, con tappe non impossibili, si presterebbe bene allo spettacolo. Lo stesso Nibali ricorda come le tappe di Pila e Carì, ricche di dislivello ma corte, richiedano esplosività. E se non si è recuperato bene potrebbero essere più dure di un tappone “monster”.

Vingegaard ha avuto poco a che fare con l’Italia, ma con ottimi risultati. Esplose alla Coppi e Bartali del 2021 e vinse la Tirreno 2024. Eccolo sul Petrano
Vingegaard ha avuto poco a che fare con l’Italia, ma con ottimi risultati. Esplose alla Coppi e Bartali del 2021 e vinse la Tirreno 2024. Eccolo sul Petrano

Quali protagonisti?

Uno dei temi emersi dopo la presentazione di questo Giro d’Italia è quello secondo cui, non essendo così duro, consentirebbe poi di andare al Tour de France. In tanti dicono che sia stato disegnato pensando a Vingegaard. Ma vedendo il percorso, salgono, e non poco, le quotazioni di vedere Evenepoel al via in Bulgaria

Però un “vantaggio”, circa la presenza del danese, c’è: la possibilità di battere in qualche modo l’eterno rivale Tadej Pogacar. Potrebbe essere infatti Jonas il primo tra i due a mettere a segno la “sacra corona”: Giro, Tour, Vuelta.

«E’ un Giro d’Italia equilibrato – riprende Nibali – come ho detto, ma anche se non è durissimo è accattivante. E’ un Giro che lascia spazio anche a chi vuole proseguire la stagione andando al Tour. Secondo me è un Giro intelligente sotto questo punto di vista.

Vingegaard bisogna vedere se ci sarà. La sua conferma immagino sia legata anche a quella eventuale di Simon Yates, che è il vincitore uscente. Potrebbe stuzzicarlo l’idea di essere il primo a vincere tutti e tre i Grandi Giri. Questo gli darebbe grande risalto. Ha vinto la Vuelta qualche mese fa e potrebbe ripetersi. E poi non me ne vogliano, ma scontrarsi con Pogacar di questi tempi è… come dire, un po’ complicato! Mai partire battuti, però se dovessi pensare a una tattica relativa al calendario penserei seriamente al Giro. Ma poi domando io: chi ci sarà? E se venisse Del Toro? Lui avrebbe il dente avvelenato. Carapaz cosa farà: ritornerà? Perché ci sarebbero anche i protagonisti dell’anno scorso.

Tour de France 2020, Tadej Pogacar, cronoscalata Planche des Belles Filles

Peiper, il regista della Planche, alla corte di Remco

15.11.2025
6 min
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Dalla Garmin in cui vinse il Giro con Hesjedal alla BMC per sei anni e poi al UAE Team Emirates del primo Tour vinto con Pogacar. Poi Allan Peiper ha dovuto affrontare la lotta contro il cancro. E adesso una nuova sfida lo porta alla Red Bull. E’ singolare seguire l’australiano che da anni fa base in Belgio nelle sue migrazioni. Il più delle volte a richiamarlo è stato il gusto per nuove sfide, ma probabilmente nella squadra numero uno al mondo per lui non c’erano più gli stessi spazi. Al contrario, l’offerta dei tedeschi di fare di lui lo stratega dietro le quinte, mettendo in gioco la sua capacità di plasmare il gruppo, lo ha stimolato.

«Sono molto entusiasta – ha detto appena la notizia è diventata ufficiale – di far parte di questo progetto. Red Bull-Bora-Hansgrohe ha fatto progressi impressionanti negli ultimi anni e vedo un grande potenziale per rafforzare ulteriormente questa struttura. Si tratta di vivere una visione sportiva chiara e trasformarla in prestazioni quotidiane: questo è ciò che mi motiva. Vincere il Tour con Tadej è stato sicuramente il momento più bello della mia vita. L’ho conosciuto che era un ragazzino, ma sempre molto equilibrato. Ancora oggi si sveglia la mattina con un sorriso ed era sempre felice. Dice “grazie”, “ciao”, non urla mai. Non sente la pressione di essere il leader, eppure ha l’atteggiamento giusto. Se penso a quella mattina della Planche des Belles Filles, alla vigilia della crono in cui avrebbe vinto il primo Tour, credo sapesse già che avrebbe concluso in giallo, ma non ne parla mai».

Allan Peiper è australiano, ha 65 anni. E' stato alla UAE dal 2020 (foto Fizza/UAE Team Emirates)
Allan Peiper è australiano, ha 65 anni. E’ stato alla UAE dal 2020 (foto Fizza/UAE Team Emirates)
Allan Peiper è australiano, ha 65 anni. E' stato alla UAE dal 2020 (foto Fizza/UAE Team Emirates)
Allan Peiper è australiano, ha 65 anni. E’ stato alla UAE dal 2020 (foto Fizza/UAE Team Emirates)

Due ragazzini in Alta Saona

Quel giorno fu magico, ma davvero non ci fu nulla di improvvisato o imprevisto, se non il crollo di Roglic. Nel villaggio di Plancher les Mines, nell’Alta Saona, ricordano ancora quando in un giorno di luglio, davanti a una pensione ai piedi della salita, arrivò l’ammiraglia della UAE Emirates. La Grande Boucle si sarebbe corsa alla fine di agosto, nel calendario confuso ed elettrizzante nell’anno del Covid che a fine stagione avrebbe proposto il Giro in ottobre.

Ne scese proprio Peiper, che chiese all’anziana padrona se i due corridori che avevano appena provato la salita della Planche des Belles Filles potessero fare la doccia nella sua struttura. Erano due ragazzi di 21 anni: Pogacar e Bjerg. Quella salita sarebbe stato il teatro d’arrivo della penultima tappa del Tour, a capo di una crono di 36,2 chilometri con partenza da Lure. Era stato utile provarla e simulare una serie si situazioni di gara, a partire dal cambio della bici.

Sulla Planche des Belles Filles, provata e riprovata il mese prima, Pogacar visse un giorno perfetto. Uno dei suoi…
Sulla Planche des Belles Filles, provata e riprovata il mese prima, Pogacar visse un giorno perfetto. Uno dei suoi…

Il viaggio di Peiper

Peiper c’era già stato a giugno, subito dopo la fine del lockdown. Era partito dal Belgio facendo quasi 600 chilometri. Diluviava, il tergicristallo non si era mai fermato. E se in un primo momento aveva dubitato della bontà dell’iniziativa, vista la salita si era reso conto che lì si sarebbe deciso il Tour. Nessun dubbio al riguardo.

Rimase per due giorni in quella zona. Fece la salita più di una volta, prendendo nota delle curve, dei cambi di pendenza, percorrendo a piedi gli ultimi metri in cui la pendenza passa al 20 per cento. E poi, non pago, la scalò anche in bicicletta rendendosi finalmente conto che quella tappa avrebbe cambiato la storia. Dopo i tanti giorni sulle grandi salite, passare nuovamente alla posizione da crono sarebbe stato un’incognita.

L’osservazione che aveva portato via con sé, custodendola con cura, riguardava il punto in cui cambiare la bici. Era chiaro infatti che non si potesse arrivare in cima con quella da crono. Sull’altimetria aveva individuato il punto giusto al chilometro 31,1: poco più di 5 chilometri dal traguardo. In quel punto in cui la velocità sarebbe scesa ai 15 all’ora e la bici da crono sarebbe diventata di difficile gestione. Lo segnalò a Gouvenou, direttore tecnico del Tour, e grazie alle sue segnalazioni le transenne di quell’area cambio vennero messe nel punto esatto da lui individuato.

Tour 2020, quello del Covid: intorno ai corridori con le mascherine. Qui Luke Maguire, addetto stampa UAE
Tour 2020, quello del Covid: intorno ai corridori con le mascherine. Qui Luke Maguire, addetto stampa UAE
Tour 2020, quello del Covid: intorno ai corridori con le mascherine. Qui Luke Maguire, addetto stampa UAE
Tour 2020, quello del Covid: intorno ai corridori con le mascherine. Qui Luke Maguire, addetto stampa UAE

Cambio bici e pacco pignoni

Gestire un cambio bici come quello non è semplice, né semplice sarebbe stato scegliere la bici giusta. L’intuizione fu nuovamente di Peiper, che propose di montare sulla bicicletta di Pogacar una cassetta pignoni da juniores, una 19-25 a sei velocità, che avrebbero permesso di cambiare un solo dente alla volta, rispetto ai due delle cassette normali.

La salita era molto ripida, con tratti al 15 e anche 20 per cento e per gestirla non si potevano cambiare i rapporti bruscamente. La cambiata doveva essere fluida per mantenere la stessa cadenza e non mettere troppa pressione sulle gambe. Nel primo dei due giorni trascorsi sui Vosgi con Bjerg, Pogacar fece tre ricognizioni del percorso. Per il tratto di pianura invece avrebbe usato una monocorona anteriore da 58 denti senza deragliatore.

Si diceva della gestione del cambio bici, provato per almeno dieci volte dai due corridori. Fu l’intuizione del meccanico Vasile Morari a dare la svolta. Sarebbe stato Pogacar a portare la bici da crono verso l’ammiraglia, mentre lui gli avrebbe passato la bici da strada presa dal tetto dell’ammiraglia. Avrebbero così risparmiato il tempo del doppio passaggio del meccanico. Non è frequente assistere a simili prove e fu proprio Peiper a guidare le operazioni, puntando alla perfezione assoluta.

La resa di Roglic alla Planche des Belles Filles amplificò ancora di più la grande prova di Pogacar
La resa di Roglic alla Planche des Belles Filles amplificò ancora di più la grande prova di Pogacar

In lacrime nel parcheggio

In corsa andò tutto alla perfezione e sappiamo tutti come finì la storia. Ci fu anche il tempo per assistere al crollo di Roglic. La Jumbo Visma sprofondò in una confusione pressoché totale. Non effettuarono il cambio bici nel cambio di pendenza indicato da Peiper, ma più avanti tra la gente, tanto che per un po’ si credette che la maglia gialla volesse arrivare in cima con la Cervélo da crono. E fu l’ammissione successiva di un tecnico a far trapelare la verità su quel casco scomposto sul suo capo: un modello usato quel giorno per la prima volta, più pesante del precedente, a causa del quale Roglic perse terreno e fiducia.

Dopo aver scherzato con Pogacar al mattino, mentre i meccanici preparavano la bici bianca per la tappa del giorno dopo, sul fatto che la squadra non credesse nella sua possibilità di vincere il Tour, Peiper si ritrovò a piangere nel parcheggio delle ammiraglie. Era incredulo. Aveva bisogno di tempo per capire, così rimase seduto per qualche minuto e poi andò alla macchina della Jumbo-Visma per esprimere la sua solidarietà.

La nuova sfida di Peiper riguarda Evenepoel: la cura dei dettagli lo porterà al livello di Pogacar e Vingegaard?
La nuova sfida di Peiper riguarda Evenepoel: la cura dei dettagli lo porterà al livello di Pogacar e Vingegaard?

La sfida Evenepoel

La storia di Pogacar al Tour de France iniziò in quel modo indimenticabile, con la vittoria alla prima partecipazione. Peiper non sapeva ancora dei problemi di salute che avrebbe dovuto fronteggiare di lì a pochi mesi e che gli avrebbero impedito di seguire il secondo Tour del suo pupillo. Alla Red Bull, che sta facendo incetta di tecnici avendo allontanato quelli già vincenti che aveva in casa, è bastato saperlo in salute per offrirgli un incarico di grand importanza. Lavorerà accanto a Zak Dempster, preso dalla Ineos Grenadiers, e a Sven Vanthourenhout, l’ex tecnico della nazionale belga che ha ottenuto con Evenepoel le vittorie più belle. La prossima sfida di Peiper sarà proprio Remco. E un po’ di curiosità, dobbiamo ammetterlo, inizia a farsi largo.

red Bull Bora

Ricerca del limite: cosa troverà Remco alla Red Bull-Bora?

07.11.2025
5 min
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Qualche tempo fa, durante una conferenza stampa, Ralph Denk, patron della Red Bull-Bora, aveva parlato della svolta che sta interessando la sua squadra. Un investimento record di 50 milioni di euro, nuovi ingressi e una struttura sempre più multidisciplinare per limare i famosi marginal gains e alzare ulteriormente l’asticella. A tutto ciò si è aggiunto l’arrivo di Remco Evenepoel, insieme ad alcune persone a lui vicine, come Matteo Cattaneo e il direttore sportivo Sven Vanthourenhout.

Remco Evenepoel (classe 2000) approderà alla Red Bull. Un progetto di grandi ambizioni che ruota attorno a lui. Saprà supportare la pressione?
Remco Evenepoel (classe 2000) approderà alla Red Bull. Un progetto di grandi ambizioni che ruota attorno a lui. Saprà supportare la pressione?

A capo dei vari settori operano figure di spicco come Dan Bigham per l’aerodinamica, Asker Jeukendrup per l’alimentazione, Peter Kloppel per il mental coaching e Dan Lorang per la performance, in particolare per l’endurance. Tutti nomi di altissimo livello: Bigham contribuì allo sviluppo aerodinamico della Ineos Grenadiers e fu lui stesso a stabilire il record dell’Ora, poi battuto da Filippo Ganna, che sfruttò proprio quegli studi. Klöppel ha lavorato con Max Verstappen in Formula 1.

Per capire meglio come funziona questa macchina perfetta, abbiamo parlato con Matteo Sobrero, in procinto di passare dalla Red Bull Bora, appunto, alla Lidl-Trek. E’ lui a raccontarci il metodo Red Bull-Bora e cosa potrà trovare Evenepoel in questo nuovo ambiente. In fin dei conti, quando il belga ha avuto le maggiori pressioni, non sempre ha brillato. Ora, tutto ciò che riguarda la performance, in teoria, dovrebbe tranquillizzarlo. In teoria…

Matteo Sobrero è stato per due anni alla Reb Bull e ha notato grandi cambiamenti nell’ultima stagione
Matteo Sobrero è stato per due anni alla Reb Bull e ha notato grandi cambiamenti nell’ultima stagione
E quindi Matteo, si avverte anche all’interno, così come da fuori, questa ricerca dell’estremo in Red Bull-Bora?

Sì, si avverte eccome. Ma onestamente, e non che sia una critica, non è nulla di nuovo: è ciò che succede anche in altri top team. Almeno nelle migliori dieci squadre del mondo. Direi che si avverte più nel ciclismo in generale che solo nella Red Bull-Bora. Ormai in tanti hanno figure simili. La Ineos Grenadiers fu la prima a intervenire in modo massiccio sull’alimentazione e poi la Visma-Lease a Bike ha fatto un ulteriore step, proprio con Jeukendrup, e gli altri man mano hanno seguito.

I famosi marginal gain…

E’ la filosofia del ciclismo attuale: stare al passo coi tempi, e in alcuni casi, come per le squadre migliori, cercare di anticiparli. Red Bull ha investito tanto in altri sport e ora sta facendo lo stesso nel ciclismo, puntando su quei reparti dove ritiene di poter migliorare ancora.

Vogliono essere i numeri uno…

Esatto, non tra i migliori, ma i migliori. Il problema è che lo vogliono anche altri team! Va detto che io sono passato professionista nel 2020 e ho già cambiato diverse squadre: la grande differenza che ho notato è che rispetto agli altri team, anche se internazionali, qui c’è un clima più “aziendale”. Non c’è la familiarità di un tempo: soprattutto in questo ultimo anno si è avvertito questo cambiamento. Ognuno ha un settore di riferimento e dà il massimo nel proprio ambito.

red Bull Bora, Lipowitz e Roglic
Non solo staff di elevata qualità. Nel parco top rider della Reb Bull ci sono anche Roglic e Lipowitz (in foto), Pellizzari, Vlasov, Hindley, Martinez…
red Bull Bora, Lipowitz e Roglic
Non solo staff di elevata qualità. Nel parco top rider della Reb Bull ci sono anche Roglic e Lipowitz (in foto), Pellizzari, Vlasov, Hindley, Martinez…
Tu come ti sei trovato?

Personalmente ho lavorato bene con tutti loro, ma nei top team è così. Il bello di questo ciclismo è che i grandi investimenti spingono tutto e tutti verso l’alto, il brutto è che si perde un po’ l’aspetto umano. Le squadre oggi contano quasi 200 persone: c’è gente che vedi al primo ritiro di ottobre e poi non rivedi più per il resto dell’anno.

Parliamo di Lorang: qual è il suo ruolo? Cosa significa che cura la parte endurance?

Lui viene dal triathlon, dove è stato un vero guru. Red Bull seguiva già quel mondo e quando è subentrata nel ciclismo lo ha nominato responsabile della preparazione. E’ lui che organizza e supervisiona gli altri coach. Poi, se devo essere sincero, non so cosa faccia nel dettaglio, ma so che è una persona che fa molta ricerca, studia e si aggiorna sui nuovi metodi di lavoro. E’ un “ricercatore della ricerca”. In poche parole, se la Red Bull non performava, come si dice oggi, lui interveniva per capire cosa non funzionasse.

Passiamo a Jeukendrup, quindi dell’alimentazione: tu come ti confrontavi con lui?

Premetto che noi italiani veniamo da una cultura alimentare che ci porta naturalmente a essere equilibrati nel mangiare. Siamo bilanciati, come dicevano anche in Red Bull. Solo che lì lo sei al grammo. Asker ha inventato una App, “Food Coach”, con cui sei collegato al tuo nutrizionista di riferimento e ad ogni pasto inserisci cosa e quanto hai mangiato. Jeukendrup è sempre stato un ricercatore per Red Bull, poi era passato alla Visma, ma quando Red Bull ha preso in mano la squadra lo ha richiamato. Le sue ricerche funzionano, e nei Grandi Giri il suo sistema fa la differenza. Però ormai certe metodologie le adottano anche gli altri. Torno al punto di prima: tutto il ciclismo si è allineato verso l’estremo.

Ogni cosa non solo deve essere pesata ma deve essere inserita nella App apposita: in tal modo il nutrizionista di riferimento (e anche l’atleta) sa quanto e cosa deve mangiare e consumare
Ogni cosa non solo deve essere pesata ma deve essere inserita nella App apposita: in tal modo il nutrizionista di riferimento (e anche l’atleta) sa quanto e cosa deve mangiare e consumare
Tutto al limite insomma, Matteo. Ma a livello mentale tutto questo quanto pesa sul corridore? Per un Evenepoel che arriva con già mille pressioni e aspettative, tutto questo peserà?

Eh, un po’ pesa! Ci sono corridori a cui pesa di più e altri a cui pesa di meno. Anche se per certi aspetti è più facile, perché non devi pensare a nulla, ci sono atleti che sono professionisti da dieci anni, hanno sempre fatto in un modo e gli è andata bene: cambiare non è scontato per loro. In quel caso serve la lucidità di dire: «Lo faccio perché è un investimento su me stesso». C’è molta attenzione e per questo servono figure come il mental coach, che aiutano a mantenere equilibrio.

Sei sul filo…

Il quadro generale è quello che abbiamo illustrato. Si fanno sacrifici per arrivare al limite, ma il rischio è quello di finire in burnout. Ed è un problema sempre più comune: tanti ragazzi poi smettono quasi all’improvviso. Spetta allo psicologo evitare che si superi quella linea sottile tra perfezione e logoramento.

Presentazione Tour de France 2025, Parigi, Christian Prudhomme (foto A.S.O./ Maxime Delobel)

Tour e spettacolo: l’edizione 2026 è un’occasione sprecata?

28.10.2025
5 min
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Era molto più smaliziato il vecchio Leblanc, che quando decideva di favorire un corridore piuttosto di un altro, piazzava sul percorso del Tour degli ostacoli studiati in modo perfido. Chiedete a Bugno e Chiappucci come facevano gli organizzatori di allora per spianare la strada a Indurain. Piazzavano un prologo e due crono piatte da 60 chilometri e poi potevi fare le imprese che volevi in montagna, che tanto il passivo era pressoché insormontabile.

Indurain vinse cinque Tour, andando forte in salita, ma schiantando ogni anno i rivali nelle crono
Indurain vinse 5 Tour, schiantando i rivali nelle crono. Alle sue spalle nella foto, l’indimenticato fotografo italiano Sergio Penazzo
Indurain vinse cinque Tour, andando forte in salita, ma schiantando ogni anno i rivali nelle crono
Indurain vinse 5 Tour, schiantando i rivali nelle crono. Alle sue spalle nella foto, l’indimenticato fotografo italiano Sergio Penazzo

Dalla parte dei vincitori

Il Tour è sempre stato dalla parte dei vincitori, oppure li ha sempre resi imbattibili disegnando percorsi su misura. Il gigante spagnolo ha avuto campo libero per cinque anni. Poi decisero di aprire il ciclo di Ullrich, secondo nel 1996 e primo nel 1997. Però fecero male i conti e si trovarono tra i piedi quel genio di Pantani che, nonostante le crono interminabili, lo mise al tappeto con un paio di giornate ben fatte in montagna.

A quel punto battezzarono la ruota di Armstrong. Pantani in qualche modo se lo tolsero dai piedi e per sette stagioni si consegnarono all’americano, che era tanto più forte da non avere bisogno di percorsi su misura.

Dopo gli anni di Sky e del solo Nibali che trovò l’estro e il coraggio per interromperne la serie, la stessa superiorità adesso ce l’ha Pogacar, senza che si provi a rendergli la vita difficile con tracciati per lui meno comodi (posto che poi esistano davvero!). Eppure in Francia ora si dibatte sulla possibilità che Pogacar possa non farcela a centrare il quinto Tour.

Nel 1998 Pantani riuscì a spezzare il filotto della Telekom e chissà che non ci sarebbe riuscito anche con Armstrong…
Nel 1998 Pantani riuscì a spezzare il filotto della Telekom e chissà che non ci sarebbe riuscito anche con Armstrong…

L’insidia del Col de Sarenne

E’ quello che emerge leggendo gli articoli che L’Equipe ha dedicato alla Grande Boucle dopo la presentazione dell’edizione 2025 (la foto di apertura è di A.S.O./ Maxime Delobel).

«L’unico momento in cui potrebbe essere in difficoltà – dice Thierry Gouvenou, direttore tecnico del Tour – è durante la penultima tappa, quando affronteremo le salite più lunghe in alta quota. Con il Col de Sarenne, che è accidentato e non molto scorrevole, non potrà avere una giornata negativa, perché potrebbero volare minuti. Lo abbiamo già visto cedere in passato sulle lunghe salite, sul Granon e il Col de La Loze, ma la speranza è minima».

«Ogni volta che c’è una vetta importante – è il controcanto di Prudhomme – Pogacar vuole vincerla. Quindi immagino che quando vedrà l’Alpe d’Huez due volte, vorrà conquistarla, come i più grandi. Come Hinault insieme a LeMond, ma saranno passati quarant’anni. Non è un’impresa da poco».

Tadej Pogacar, Col du Granon 2022
Nonostante quanto detto da Gouvenou, il Pogacar attuale è ben più solido di quello che perse la maglia sul Granon nel 2022
Nonostante quanto detto da Gouvenou, il Pogacar attuale è ben più solido di quello che perse la maglia sul Granon nel 2022

I Pirenei spuntati

Sarebbe interessante entrare nelle stanze segrete e scoprire quanto la quinta vittoria di Pogacar piaccia agli sponsor del Tour e quanto siano tutti interessati che lo sloveno possa ottenerla e poi proseguire fino a cancellare le sette macchie di Armstrong.

Raccogliendo pareri qua e là, i giornalisti de L’Equipe evidenziano come lo stesso Christian Prudhomme abbia fatto notare che i Pirenei in avvio, poco dopo il via da Barcellona, sarebbero potuti diventare già un momento decisivo e per questo si è deciso di non spingere troppo sul gas. 

«Volevamo che il Tour – dice – andasse in crescendo. Abbiamo scelto di non renderlo subito difficile, anche se andremo sul Tourmalet. Volevamo che ci fosse una progressione attraverso i cinque massicci: Pirenei, Massiccio Centrale, Vosgi, Jiura e Alpi, con una penultima tappa con 5.600 m di dislivello. Qualunque sia la situazione, tutto può essere capovolto il giorno prima dell’arrivo finale».

E qui però sorge un dubbio: si punta allo spettacolo oppure allo stesso esito finale, con l’accortezza di chiudere il discorso soltanto alla fine e non nella seconda settimana?

Quanto sarebbe grande la suggestione di Evenepoel che si gioca il Tour in una crono a Parigi dopo l'oro olimpico?
Quanto sarebbe grande la suggestione di Evenepoel che si gioca il Tour in una crono a Parigi dopo l’oro olimpico?
Quanto sarebbe grande la suggestione di Evenepoel che si gioca il Tour in una crono a Parigi dopo l'oro olimpico?
Quanto sarebbe grande la suggestione di Evenepoel che si gioca il Tour in una crono a Parigi dopo l’oro olimpico?

Un occhio per Remco

Che cosa avrebbe fatto a questo punto il disegnatore con le mani libere? Avrebbe sfogliato la rosa dei partenti e si sarebbe reso conto che uno come Remco Evenepoel va utilizzato meglio. Non puoi consegnarlo alla sconfitta proponendogli percorsi che non gli si addicono. E allora, memore della crono dei mondiali, avrebbe messo sul percorso non solo la cronosquadre di 19 chilometri in partenza, ma altre due cronometro individuali ben più sostanziose dei 26 chilometri previsti nella terza settimana.

Una il martedì della seconda settimana, l’altra a Parigi. Avrebbe così dato a Evenepoel la possibilità di prendere vantaggio prima delle salite e messo Pogacar nella condizione di affrontare le montagne di rimonta. La resa dei conti finale nella cornice di Montmartre e dei Campi Elisi sarebbe stata irresistibile.

«C’è stato un vero cambiamento dal 2019 – dice Prudhomme – quando i corridori hanno iniziato a sfruttare quasi ogni salita, attaccando da ogni punto. Ovviamente, per l’organizzatore, non è il vincitore che conta, ma che ci sia una lotta il più a lungo possibile e che ci sia suspense».

Il 24 luglio 1989, la crono di Parigi ribaltò il Tour, consegnando la vittoria a Lemond per 8″. Il suo distacco da Fignon era di 50″
Il 24 luglio 1989, la crono di Parigi ribaltò il Tour, consegnando la vittoria a Lemond per 8″. Il suo distacco da Fignon era di 50″

La sensazione è che non sia così e che si sia voluto mantenere il solco fra Pogacar-Vingegaard e gli altri. Avere una crono a Parigi come quella che consegnò il Tour a Lemond per 8 secondi su Fignon nel 1989, ma all’indomani della doppia Alpe d’Huez, potrebbe cambiare tutto o celebrare ancora una volta la grandezza di Pogacar. Ma forse la possibilità di veder vacillare il vincitore predestinato è un rischio troppo grande nell’anno che potrebbe consegnarlo alla storia.

Michael Storer, Tudor Pro Cycling, Tour de France 2025

Storer e un altro passo verso i grandi: «Tosatto mi fa sognare»

17.10.2025
5 min
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La stagione di Michael Storer è appena finita, il corridore australiano arrivato in Europa qualche anno fa per diventare un professionista si è poi stabilito a Varese. Quando risponde al telefono il suo italiano perfetto ci fa dimenticare di aver davanti un atleta partito da così lontano. Anche l’addetta stampa della Tudor Pro Cycling ci ha guardato sorridendo quando nelle interviste al termine del Lombardia lo scalatore della terra dei canguri rispondeva alle domande in un italiano che farebbe invidia a molti che qui ci sono nati.

Il terzo gradino del podio al Giro di Lombardia è il premio finale per una stagione corsa sempre ad alti livelli. Accanto a lui c’erano Tadej Pogacar e Remco Evenepoel, i due protagonisti di questo mese di settembre. Storer. all’interno della zona mista camminava un po’ timidamente tra tutti i giornalisti e intanto rispondeva alle loro domande con la calma alla quale ci ha abituati da tempo.

«E’ stata una bella esperienza – racconta – e sapevo di stare bene. Quest’ultimo mese di gare ho raccolto parecchi risultati positivi, a partire dal podio al Giro della Toscana. Al quale è seguita la vittoria al Trofeo Pantani, la prima in carriera in una gara di un giorno».

Podio Lombardia 2025, Tadej Pogacar, Remco Evenepoel e Michael Storer
Il terzo posto al Lombardia è il miglior piazzamento in una Classica Monumento per Michael Storer
Podio Lombardia 2025, Tadej Pogacar, Remco Evenepoel e Michael Storer
Il terzo posto al Lombardia è il miglior piazzamento in una Classica Monumento per Michael Storer
Pensavi di poter chiudere così bene la stagione, con un podio in una Monumento?

Sapevo che al Giro dell’Emilia e al Lombardia avrei avuto delle buone occasioni. Sinceramente avevo in testa di raggiungere la top 10 al Lombardia, al massimo la top 5. Poi il mio diesse, Matteo Tosatto, mi ha detto di guardare più in alto ancora, che il podio ha tre gradini e l’ultimo sarebbe stato in palio. Mi sembrava un po’ esagerato, però poi alla fine ci sono salito davvero. 

E cosa ti ha detto Tosatto?

«Te l’avevo detto!». Lui certe cose le vede, è dura averlo come diesse perché non si accontenta mai (ride, ndr), mi spinge a dare sempre il massimo e a volte serve. Dice che mi accontento troppo ed è vero. Lui mi fa sognare di più, nelle corse si crea sempre l’occasione. 

Il Lombardia 2025, Remco Evenepoel, Michael Storer
Una volta che Pogacar ha attaccato, Storer è stato l’unico capace di seguire il ritmo di Evenepoel in salita
Il Lombardia 2025, Remco Evenepoel, Michael Storer
Una volta che Pogacar ha attaccato, Storer è stato l’unico capace di seguire il ritmo di Evenepoel in salita
Che effetto ti ha fatto salire sul podio al Lombardia?

Ero emozionatissimo. Non pensavo di riuscire a raggiungere tale risultato in una Classica. Il Lombardia è l’unica Monumento che si avvicina alle mie caratteristiche e non è semplice centrare la giusta occasione quando corri una volta all’anno su certi palcoscenici. 

Hai messo un altro mattoncino nella tua crescita? 

Quest’anno ho avuto modo di migliorare molto anche nelle corse di un giorno e ho raccolto dei bei risultati che sono frutto del lavoro combinato tra allenamento e mentalità. Non rivelerò mai i miei segreti (ride ancora, ndr) ma ho trovato il modo di performare al massimo in queste corse. Posso dire che sono aspetti sui quali si cresce anno dopo anno, è da tanto tempo che mi alleno con lo stesso preparatore. Abbiamo iniziato nei miei tre anni alla DSM per poi ritrovarci ora alla Tudor. 

Memorial Pantani 2025, Michael Storer, prima vittoria in carriera nelle corse di un giorno
Al Memorial Pantani per Storer è arrivata la prima vittoria in una corsa di un giorno
Memorial Pantani 2025, Michael Storer, prima vittoria in carriera nelle corse di un giorno
Al Memorial Pantani per Storer è arrivata la prima vittoria in una corsa di un giorno
Hai parlato anche di mentalità…

In questi anni ho preso parte a più gare nelle quali posso lottare per vincere, prima non ero in grado di farlo. E’ un aspetto importante perché per imparare a vincere bisogna correre con quell’obiettivo in testa, ed è diverso dal fare il gregario e ogni tanto avere una chance. E’ una cosa che si impara da juniores, poi quando passi professionista è difficile continuare a farlo. Tutti guardano ai giovani che vincono subito, ma sono in due su duecento. 

Pensi di aver avuto la giusta maturazione?

E’ interessante guardare i miei risultati al Lombardia, dal 2018 al 2025 l’ho corso per sei volte e ogni anno è andata sempre meglio. E’ stata una crescita lineare.

Michael Storer, Tudor Pro Cycling, Tour de France 2025
Nel 2025 Storer ha corso Giro e Tour, dimostrando di saper reggere lo sforzo fisico e mentale di due Grandi Giri ravvicinati
Michael Storer, Tudor Pro Cycling, Tour de France 2025
Nel 2025 Storer ha corso Giro e Tour, dimostrando di saper reggere lo sforzo fisico e mentale di due Grandi Giri ravvicinati
Quest’anno hai anche corso, per la seconda volta in carriera, due Grandi Giri, pensi ti abbia dato un qualcosa in termini di crescita?

Ho corso al Giro d’Italia e poi al Tour de France, ho visto che il mio corpo risponde bene e ce la fa a preparare due corse così importanti in maniera ravvicinata. La parte più difficile è stata gestire la fatica, soprattutto al Tour dove sono andato con l’obiettivo di correre giorno per giorno. Sarebbe stato bello vincere una tappa, ma ho dimostrato di esserci. 

L’inverno lo farai a Varese o torni in Australia?

Fino al ritiro di dicembre starò in Italia, in Australia spero di tornarci per i campionati nazionali che quest’anno si corrono nella mia città, a Perth. Sarebbe bello fare anche il Tour Down Under, però non so se la squadra lo farà. In caso potrei rimanere in Australia il mese di gennaio per poi andare direttamente al UAE Tour, non torno a casa dal febbraio del 2024, sarebbe bello riuscire a incastrare gli impegni. Ormai mi sono abituato agli inverni di Varese, che stanno diventando più caldi e asciutti.

Storer ha costruito il suo cammino passo dopo passo, diventando sempre più forte sotto ogni aspetto
Storer ha costruito il suo cammino passo dopo passo, diventando sempre più forte sotto ogni aspetto
Pensi già agli obiettivi del 2026?

Ho finito la stagione contento ma non stanco e credo questo possa essere un vantaggio in vista della prossima. Mi concentrerò sulla preparazione, devo partire bene e lavorare nella maniera corretta. Sogno sempre di vincere una tappa al Giro o al Tour. Se vogliamo esagerare posso dire che mi piacerebbe ottenere un podio al Giro, ma non lo dico ad alta voce altrimenti Tosatto mi dice: «Perché non vincerlo?» (ride ancora, ndr).

Tadej Pogacar e Remco Evenepoel, Europeo 2025

Come deve lavorare Remco per chiudere il gap su Pogacar?

14.10.2025
6 min
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«Non sono mai riuscito a tenere così a lungo un attacco di Pogacar». Così Remco Evenepoel dopo il Campionato Europeo. Quel giorno, sulla salita più lunga, il belga si era messo a ruota dello sloveno e poi, dopo un minuto o poco più, si è letteralmente spostato. L’altro giorno, al Giro di Lombardia, non ha neanche provato a rispondere all’affondo di Tadej Pogacar: «Il ritmo era già alto da troppo tempo», ha detto ancora Remco.

Allora viene da chiedersi come potrà fare Evenepoel a contrastare Pogacar. E su quali percorsi? Su che tipo di salite? Perché, se le cose stanno così, anche una Liegi-Bastogne-Liegi con côte lunghe come Rosier o Redoute, o al limite anche Roche-aux-Faucons, diventa un terreno proibitivo. Va bene una Sanremo? Una Freccia del Brabante? Ne abbiamo parlato con il preparatore Pino Toni.

Toni 2022
Il coach toscano, Pino Toni oggi lavora sia con i giovani che con i professionisti
Toni 2022
Il coach toscano, Pino Toni oggi lavora sia con i giovani che con i professionisti
Pino, partendo dalla frase tra il soddisfatto e il rassegnato di Remco sull’essere riuscito a tenere Pogacar tanto a lungo, dove lo può sfidare?

Remco è un “animale da gara” particolare, non è il solito campione. In quell’intervista, fatta a un giornale belga, ha detto anche di sentirsi vincente e lo è, anche di testa. Corre sempre per vincere, ma secondo me soffre un po’ Pogacar e soprattutto soffre molto di più la sconfitta rispetto a lui.

Chiaro…

Io sono convinto che Pogacar sia anche un pochino più forte di lui mentalmente. Tadej sa trasformare i momenti di difficoltà in stimolo, per lavorare ancora meglio.

Ma in cosa consiste lavorare meglio? Questo dovrebbe valere anche per Remco…

Lavorare meglio significa continuare a fare quello che fai se sei Pogacar, perché gli altri sono ancora un po’ lontani da lui. E lo sono a ogni livello. Riguardo a Remco, mi stupisce che cambiando squadra non abbia voluto cambiare anche lo staff.

Perché ti stupisce?

Perché un atleta non deve restare nella comfort zone. Deve sempre trovare nuovi stimoli. Se sei un vincente e sei intelligente, capisci che in questo momento, per vincere ancora, devi fare qualcosa di diverso. Per carità, ha fatto delle cronometro superbe, ma il suo lavoro non è solo quello. Dove, tra l’altro, è avvantaggiato da numeri aerodinamici molto migliori di Pogacar. Insomma, cambiando team avrei cambiato qualcosa di più. Mi sarei messo più in gioco.

Giro di Lombardia 2025, Remco Evenepoel, Ganda
Sul Ganda ritmo altissimo da oltre 5′, Remco sa già che non ne avrà per rispondere all’imminente attacco di Tadej
Giro di Lombardia 2025, Remco Evenepoel, Ganda
Sul Ganda ritmo altissimo da oltre 5′, Remco sa già che non ne avrà per rispondere all’imminente attacco di Tadej
Però attenzione: lo stesso Remco ha dichiarato che il fatto di staccarsi di fronte agli attacchi violenti di Pogacar è un problema del suo nuovo allenatore…

Okay, il coach è nuovo, ma tutto il resto no. Bici, materiali, meccanico, il direttore sportivo che lo conosce… Si è portato dietro “la corte”.

Ma Pino, è davvero un problema del suo nuovo allenatore o anche di limiti fisiologici? Pogacar parte da una soglia aerobica pazzesca: si dice che la sua Z2 sia la Z3 alta di molti altri…

Questo è vero e va preso in considerazione. Se fa la Z2 a 320-350 watt e quindi va a 40 all’ora in condizioni di totale normalità, diventa un problema per gli altri. Anche per questo dico che Evenepoel si è portato dietro troppe persone per poter cambiare davvero. Sapendo che è in rincorsa, cioè che deve chiudere un gap, avrebbe dovuto osare di più.

Anche a costo di andare più piano?

Sì, anche a costo di andare più piano. Se poi quella strada fosse stata sbagliata, almeno ci aveva provato. Lui, come ha detto, è un vincente. Ma una cosa è certa: se continua così, con Pogacar non vince. E se parliamo di Grandi Giri, ne ha almeno un altro davanti: Jonas Vingegaard.

Remco Evenepoel, Paul Seixas, Europei 2025
Europei 2025: dopo aver tentato di resistere all’attacco di Pogacar, Remco recupera e aspetta il gruppetto di Seixas
Remco Evenepoel, Paul Seixas, Europei 2025
Europei 2025: dopo aver tentato di resistere all’attacco di Pogacar, Remco recupera e aspetta il gruppetto di Seixas
Almeno?

Almeno, perché ci sono ragazzini che stanno crescendo forte. Il francesino Paul Seixas è ancora un po’ immaturo, ma è un fenomeno. Più fenomeno di tutti questi, a livello di precocità. E poi, uno come Joao Almeida, anche se ha valori inferiori, ha mostrato più solidità, mentre Remco ha ancora un modo di gestire la corsa un po’ particolare nei Grandi Giri: ha ancora dei vuoti di una giornata.

Pino, quale può essere attualmente un terreno di sfida, un punto di incontro tra i due? Quale tipologia di corsa?

Nelle gare di un giorno li vedo abbastanza alla pari un po’ in tutti i tipi di percorso. Consideriamo che non sono macchine, ci sono i giorni migliori e quelli peggiori. Poi certo, se ci sono salite lunghe…

Al Lombardia neanche ha risposto, all’Europeo invece si è proprio spostato, come se fosse scattato l’allarme rosso. Perché?

Perché aveva capito che poco dopo sarebbe saltato. Il problema di questi sforzi è che se eccedi di pochi secondi, recuperi in un determinato tempo. Se invece eccedi troppo, ti serve molto di più per recuperare. E alla fine, pur spostandosi, Remco e gli altri inseguitori dopo la salita non erano lontanissimi. Il fatto è che poi Pogacar si è regolato sul loro passo. Non era mica a tutta. Uno così, ragazzi, non si è mai visto.

Da preparatore, se tu fossi il coach di Evenepoel, lo faresti lavorare di più sul fuorigiri o prima alzeresti il VO2 Max?

Per dire come lavorare con una persona, la devi conoscere davvero bene. Devi avere i dati per capire quali sono i suoi limiti. Da quello che posso dire da fuori, lavorerei sull’intensità, sulla capacità massima di prestazione.

Potendo ingerire grandi quantità di carbo, in parte “viene meno” il concetto di endurance
Potendo ingerire grandi quantità di carbo, in parte “viene meno” il concetto di endurance
Perché?

Alla fine ciò che conta è la resistenza. Con i nuovi tipi di alimentazione puoi integrare fino a 120 grammi l’ora di carboidrati, qualcuno è arrivato anche a 140, e in questo modo il concetto di endurance cambia. Chiaramente stiamo parlando di atleti dotati, con valori fuori dal comune e molto economici nella loro azione. Proprio per questo motivo, se fossi il suo coach, lavorerei sulla capacità di massima prestazione, cercando di migliorare quegli sforzi intensi che lo mettono in difficoltà.

Chiaro…

Noi prendiamo come riferimento una particolarità: Pogacar stesso. Se andiamo a vedere bene, a Remco non manca nulla. E’ l’altro che ne ha di più. Però, per avvicinarsi, andrei proprio a migliorare i valori sui 5 minuti in particolare. Ma anche sul minuto e sui 20′. Insomma, come dicevo, sulla massima prestazione. Lì Pogacar è micidiale: esprime 7 watt per chilo… dopo 5 ore di corsa!

Ma anche di più. All’Europeo l’attacco in salita è durato oltre 16 minuti, nei quali ha espresso quasi 7,3 watt/chilo…

E ci sta tutto. Vi dico, fatte le debite proporzioni, che qualche giorno fa ero a una gara di juniores e hanno fatto 14 minuti a 6,3 watt/chilo… E sono arrivati in 20 allo sprint. Questo rafforza il discorso che ormai lavorare sulle ore serve fino a un certo punto: bisogna lavorare sulla qualità. E anche i giovani che lo fanno raggiungono presto queste prestazioni. Oltretutto, se li alimenti bene, mettono sempre “benzina” nei muscoli, non vanno in crisi di fame, non entrano in catabolismo. Uno come Seixas va già così forte perché oggi non deve prima diventare economico in bici, non deve abituare il corpo a certe distanze o stress. Non ne ha bisogno. Oggi non deve essere economico.

Il Lombardia 2025, Tadej Pogacar, UAE Team Emirates-XRG

Pogacar fa 5 e saluta Majka, Evenepoel senza rimpianti

11.10.2025
5 min
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BERGAMO – Lo aveva detto Fausto Masnada ieri alla vigilia di questo Lombardia: «Il Passo di Ganda è il trampolino perfetto per Pogacar». Detto, fatto. Lo sloveno prende la rincorsa e spicca il volo verso il suo quinto Lombardia consecutivo, il record che tutti aspettavano è stato infranto e già c’è chi pensa al sesto. Quando si assapora il gusto dolce della vittoria è difficile pensare di smettere

«Ho battuto un record – racconta Pogacar in sala stampa – e ne sono felice. Dopo l’arrivo ho parlato anche con Ernesto Colnago ed è stato fantastico parlare con lui. Però continuo a sentire tanti paragoni con il ciclismo e i ciclisti del passato. Non è una cosa che mi fa sempre piacere, credo che nessuno sia felice di essere sempre accostato a qualcosa accaduto nel passato». 

Un cammino lungo 7 anni

Una mano aperta sull’arrivo, dal quale si intravede la fine della discesa che il campione del mondo affronta in totale controllo. Il maggior pensiero glielo hanno dato dei segnali spartitraffico che Pogacar ha schivato a gran velocità. Il pensiero è al suo quinto Lombardia, ma anche alla crescita che lo stesso Tadej e il UAE Team Emirates-XRG hanno avuto in questi anni

«Quando sono entrato in questa squadra nel 2019 – spiega il due volte iridato – era totalmente differente. Non dico che non fosse professionale, ma nelle ultime stagioni siamo cresciuti parecchio e in ogni dettaglio. Il primo grande obiettivo è stato il Tour de France, e lo abbiamo vinto per due volte nel 2020 e nel 2021. Poi la Visma Lease a Bike ci ha battuto nelle due edizioni successive, spingendoci a lavorare ancora più duramente. La UAE ha trovato i migliori materiali, corridori e ha scovato i giovani più promettenti».

«Dopo tanti anni – continua Pogacar – la motivazione arriva anche dal godersi la bellezza di un giro in bici. Trovare un bel posto dove allenarsi è qualcosa che dona una prospettiva differente. Anche queste sono vittorie, a modo loro, credo che nessun ciclista sia qui per vincere e basta».

Tutto come previsto

Il UAE Team Emirates ha controllato tutta la giornata, con l’aiuto della Decathlon AG2R LA Mondiale e della Red Bull-BORA-Hansgrohe nella parte iniziale. Nemmeno il vantaggio superiore ai due minuti con il quale Quinn Simmons ha approcciato la salita finale è sembrato impensierirlo. Anche se nel tratto di pianura prima della salita finale la Soudal-QuickStep ha preso in mano la situazione per chiudere il gap. 

È bastato il lavoro di Rafal Majka, all’ultima corsa della carriera, e di un immenso Jay Vine per riportare il gruppo (o quel che ne rimaneva) alla ruota di Simmons. Da lì l’assolo di Tadej Pogacar, ripercorrendo le stesse strade come due anni fa.

«Penso che questo Lombardia – dice ancora Pogacar – sia un po’ più speciale. Sapere che è stata l’ultima corsa di Rafal Majka l’ha resa unica e bellissima. E’ stato il mio mentore e il mio fratello nel ciclismo per gli ultimi cinque anni. Regalargli questa vittoria è un bel modo per salutarlo e credo che anche lui sia felice di questo grande risultato». 

Remco tra passato e futuro

Il secondo posto, come accaduto ai mondiali e agli europei è toccato a un sorridente Remco Evenepoel. Il belga quando Pogacar ha attaccato non si è messo alla sua ruota ma lo ha lasciato andare. Impossibile seguire lo sloveno, il suo distacco dal rivale, una volta superato il traguardo era di 1 minuto e 48 secondi.

«L’obiettivo a inizio giornata – spiega Evenepoel sorridente – era di avere un corridore in fuga, ed è stato bravo Pieter Serry a inserirsi. In questo modo noi altri siamo stati tranquilli in gruppo. Oggi non abbiamo sbagliato nulla, anche la mia posizione sul Passo di Ganda era corretta. Il ritmo era già elevato da alcuni minuti, quindi era questione di momenti prima dell’attacco di Pogacar. E’ stato impossibile reagire, ho trovato il mio passo e sono andato avanti. Alla fine posso solo essere felice di come ho corso nell’ultimo mese e mezzo e di come ho concluso la mia esperienza in Soudal-QuickStep. Sono felice di essere stato il capitano di questo team e di aver vinto tanto insieme. Volevo dare ancora il massimo per loro e ci sono riuscito. Gli ultimi sette anni sono qualcosa che porterò con me per il resto della mia vita. Ma penso che ora sia il momento di iniziare qualcosa di nuovo».

Lombardia 2021, Colle Aperto, Bergamo, Fausto Masnada, Tadej Pogacar

Lombardia con Masnada: «Ganda trampolino ideale per Pogacar»

10.10.2025
5 min
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«E’ bello tornare a certi ritmi, rivedere la testa del gruppo. La fatica da fare è ogni anno più elevata e il livello in corsa si alza costantemente, l’ho visto alla Vuelta e al mondiale, ma anche al Giro dell’Emilia e giovedì (ieri, ndr) al Gran Piemonte. Avevo bisogno di una stagione del genere, con due Grandi Giri e senza intoppi. Fare risultato con questa UAE è difficile, vincono tutto e dappertutto. Domani sulle strade del Lombardia sarà complicato inventarsi qualcosa».

Fausto Masnada, XDS Astana Team, Gran Piemonte 2025
Masnada nel 2025 ha ritrovato una buona continuità disputando 65 giorni di corsa fino a prima del Lombardia
Fausto Masnada, XDS Astana Team, Gran Piemonte 2025
Masnada nel 2025 ha ritrovato una buona continuità disputando 65 giorni di corsa fino a prima del Lombardia

Sempre in viaggio

A parlare, a meno di ventiquattro ore dal Lombardia, ultima Monumento della stagione, è Fausto Masnada. Il bergamasco sta vivendo un finale di stagione intenso, partito a luglio con la preparazione della Vuelta e che terminerà in Cina. 

«Dal training camp di Livigno, a luglio – racconta – fino al Lombardia sono tornato a casa per un totale di quattro giorni. Però sono contento delle esperienze fatte, il mondiale è stato un qualcosa di unico ed entusiasmante. Non è stato affatto semplice riadattarsi al clima europeo. Il Lombardia è la corsa che conclude questo periodo intenso, andrò anche in Cina ma lì dovremo fare i conti con le energie rimaste in corpo».

Campionati del mondo, Kigali 2025, Marco Frigo, Matteo Sobrero, Fausto Masnada in allenamento
Il bergamasco ha fatto parte della spedizione azzurra a Kigali, un’esperienza di ciclismo e di vita
Campionati del mondo, Kigali 2025, Marco Frigo, Matteo Sobrero, Fausto Masnada in allenamento
Il bergamasco ha fatto parte della spedizione azzurra a Kigali, un’esperienza di ciclismo e di vita

Le strade di casa

Per Fausto Masnada il Giro di Lombardia si correrà sulle strade che lo hanno visto crescere ed allenarsi per gran parte della sua carriera. Nell’alternarsi tra Bergamo e Como quest’anno la Classica delle Foglie Morte arriverà in Città Bassa. Su questo arrivo, nel 2021 Masnada raccolse un prezioso secondo posto alle spalle di Tadej Pogacar. Lo sloveno era al primo successo al Lombardia, corsa che per gli anni successivi ha dominato in lungo e in largo. Domani, sempre a Bergamo, il campione del mondo potrà chiudere un cerchio e conquistare il quinto successo consecutivo

«Il percorso lo conosco a occhi chiusi – spiega Masnada – e inventarsi qualcosa sarà difficilissimo, se non impossibile. Quando in corsa c’è una squadra faro come la UAE, capace di fare il gioco che vuole, è tosta sorprenderli. Con quattro salite da venti o trenta minuti di percorrenza pensare di anticipare equivale a un suicidio sportivo. Nelle edizioni precedenti l’attacco decisivo è sempre arrivato sul Passo di Ganda, l’ultima prima di arrivare a Bergamo. Ma vedendo quello che Pogacar ha fatto al mondiale e all’europeo non è da escludere che possa muoversi prima».

Lombardia 2021, Tadej Pogacar, Alejandro Valverde
Lombardia 2021, il copione è uguale a quello degli anni successivi: Pogacar in testa e gli altri a ruota
Intendi dalla salita di Dossena?

La UAE potrebbe fare un forcing proprio li per sgranare il gruppo e arrivare in venti corridori ai piedi del Passo di Ganda. Oppure Pogacar potrebbe attaccare e portarsi dietro quattro o cinque atleti, in quel caso le carte si mischierebbero ancora di più perché servirebbe una squadra forte e in grado di chiudere il gap. 

Il problema è che quando Pogacar attacca nessuno gli sta dietro… 

Lo abbiamo visto al mondiale e all’europeo, se provi a tenere il suo passo rischi di esplodere definitivamente. Inoltre credo che la salita del Passo Ganda sia perfetta per lui, parte regolare e con pendenze comode per uno come Pogacar. Poi spiana leggermente, mentre gli ultimi quattro chilometri sono tosti. 

Sul traguardo di Bergamo non c’è storia, lo sprint è di Pogacar che vince il suo primo Lombardia
Giro di Lombardia 2021, Bergamo, Tadej Pogacar, Fausto Masnada
I momenti chiave quali saranno?

Si deve partire subito concentrati, perché più che alle salite iniziali del Ghisallo e della Roncola si dovrà fare attenzione alle discese. Sono strade strette e tortuose dove il gruppo si allunga sempre e il rischio di buchi o di subire la classica “frustata” è sempre dietro l’angolo. Stare davanti permette di risparmiare le giuste energie

Anticipare è impossibile?

Quello del Lombardia, per certi versi, è un percorso molto simile a quello del mondiale di Kigali. Non per le altimetrie ma per la velocità di percorrenza. Si va sempre forte e le velocità alte impediscono a qualcuno di uscire prima. Si può pensare di entrare nell’azione del mattino, ma serve gente di gamba. Magari qualche seconda linea dal nome importante può provare a fare questo gioco. Però è difficile.

Lombardia 2023, Tadej Pogacar
Lombardia 2023, stesso percorso di due anni prima, questa volta Pogacar fa il vuoto sul Passo di Ganda
Lombardia 2023, Tadej Pogacar
Lombardia 2023, stesso percorso di due anni prima, questa volta Pogacar fa il vuoto sul Passo di Ganda
Perché?

Lo abbiamo visto ieri al Gran Piemonte, i corridori nella fuga iniziale erano nomi forti e interessanti ma la UAE ha gestito perfettamente la corsa con due sole pedine. Quando si mettono in testa un obiettivo difficilmente sbagliano, hanno una squadra davvero forte con corridori che potrebbero fare i capitani in altri team.

Se Pogacar attacca sul Passo di Ganda poi non lo rivedi più, anche se il terreno per farlo ci sarebbe…

La pianura non manca, magari una decina di corridori potrebbero andare a riprenderlo. Tra la discesa del Selvino e lo strappo che porta in Città Alta c’è spazio. Solo che negli ultimi tempi nessuno è mai rientrato su Pogacar in pianura. Inoltre molte volte dietro, quando ormai è andato, si pensa al secondo posto. L’unico che può provare è Evenepoel. Si deve sperare che Pogacar non abbia una giornata super, certo che quando la UAE ha in testa un obiettivo