Il brand Q36.5 è in questi giorni protagonista di un bellissimo progetto benefico a sostegno di Qhubeka e World Bicycle Relief Fund, due associazioni benefiche che si occupano di collaborare con le persone delle comunità rurali. Nel caso del World Bicycle Relief Fund in tutto il mondo, nel caso di Qhubeka in Africa.
Le due associazioni si prefiggono l’obiettivo di facilitare l’accesso all’istruzione, alle strutture sanitarie, ai posti di lavoro e ai servizi vitali per quelle persone che vivono in zone particolarmente disagiate. Al centro dei loro progetti troviamo sempre la bicicletta, vista come strumento in grado di facilitare gli spostamenti quotidiani.
Una maglia speciale
Per sostenere le due associazioni benefiche, Q36.5 ha deciso di realizzare una maglia speciale: la R2 Racing The Future del Q36.5 Pro Cycling Team.
Il design della maglia si ispira alla missione del team, #RacingTheFuture, e riporta il claim sul fronte e sul retro. La maglia è la R2 Jersey della collezione Q36.5 ed è stata progettata utilizzando la tecnica del Body Mapping, che combina una serie di tessuti posizionati strategicamente, che contribuiscono a mantenere in maniera costante la temperatura corporea ottimale di 36,5°C. Un obiettivo questo che contraddistingue da sempre ogni capo realizzato dall’azienda di Bolzano. La maglia risulta essere traspirante e molto leggera (solo 110 grammi in taglia M).
Orgoglio Q36.5
Luigi Bergamo, CEO di Q36.5 e Presidente del Q36.5 Pro Cycling Team, ha espresso parole cariche di soddisfazione e orgoglio per l’impegno della sua azienda a sostegno dei progetti portati avanti da Qhubeka e dal World Bicycle Relief Fund.
«Siamo orgogliosi – ha dichiarato – di poter prendere parte con i nostri prodotti a progetti concreti di associazioni benefiche. Ci fa piacere contribuire a diffondere la disciplina ciclistica, non solo come sport, ma anche come attività che unisce ed aiuta le persone a spostarsi più velocemente, per raggiungere luoghi importanti e necessari. Q36.5 è sempre alla ricerca di nuove soluzioni per capi tecnici all’avanguardia, ma non per tutti il ciclismo è performance: per alcuni è necessità o sopravvivenza. Pensiamo quindi sia importante “fare squadra“ contribuendo con il nostro know-how e le nostre innovazioni».
Alle parole di Luigi Bergamo hanno fatto eco quelle di Douglas Ryder, General Manager del Q36.5 Pro Cycling Team: «Le biciclette non solo uniscono le persone, ma le fanno anche progredire. Come squadra, gareggiamo per qualcosa di più della semplice vittoria: corriamo per plasmare positivamente il futuro, con un’attenzione particolare alla mobilità, all’istruzione e allo sviluppo in Africa».
Ricordiamo che la maglia R2 Racing The Future di Q36.5 è già disponibile sul sito e nel Flagship Store Q36.5 Zurich, fino ad esaurimento scorte, al prezzo di 130 euro.
Le Olimpiadi sono l’evento sportivo più importante a livello globale e di conseguenza in questa manifestazione emergono numerose storie e racconti su tutti gli angoli del mondo. In questo caso si parla del ciclismo e dell’Africa, un movimento in grande ascesa che nella prova su strada ha mostrato i grandi miglioramenti avvenuti nel corso degli anni.
Abbiamo chiesto il parere di qualcuno che in questo campo opera da tempo: Daniele Nieri, diesse del Team Qhubeka Assos che ha sposato il progetto alla base di questo team: aiutare i ragazzi africani e dare voce in capitolo al ciclismo di laggiù.
Partiamo da lontano, come è nato l’interesse verso questo movimento?
Personalmente ho conosciuto la prima realtà ciclistica di questo continente 9-10 anni fa, ad un Giro di Malesia. Mi colpirono per l’organizzazione, erano avanti per essere all’inizio. Si chiamavano MTN, una squadra continental. Il ciclismo africano ha preso sempre più piede con l’impegno dell’associazione benefica Qhubeka che si è unita alla MTN. Nel 2012 la squadra è diventata WorldTour e questo ha dato uno sprint in più, sono arrivati corridori e tecnici da tutto il mondo.
Aiutaci a conoscere meglio la fondazione Qhubeka.
Il progetto è nato nel 2005, il fondatore è Anthony Fitzhenry, Qhubeka significa “andare avanti” in lingua Nguni, idioma parlato da alcune popolazioni del Sud Africa. E’ nato dalla necessità di migliorare gli spostamenti dei ragazzi verso le scuole, quindi scollegato dal mondo professionistico, anzi è legato allo sviluppo dell’ambiente. L’organizzazione regala delle bici ogni 100 alberi piantati o 100 tonnellate di rifiuti raccolti. Tutti i destinatari di una bici devono poi seguire dei corsi su manutenzione e sicurezza del mezzo.
Il presidente dell’Uci, Lappartient (a sinistra) con gli oraganizzatori del Tour of Rwanda
Tanta gente in strada e una corsa ben organizzata: ecco il Tour of Rwanda
Tu come hai avuto i primi contatti con questo ambiente?
In modo casuale, la squadra cercava un magazzino vicino a Lucca e mi hanno contatto, offrendomi un ruolo di meccanico. Piano piano poi sono diventato direttore sportivo con i giovani, un po’ italiani e un po che arrivano dall’Africa.
Cosa ti entusiasma di più in questo progetto?
La voglia dei ragazzi è incredibile, poi sono proprio delle persone fantastiche, gentili e pronti ad ascoltarti in tutto per tutto. Hanno tanta voglia di imparare perché sono consapevoli che quel che fanno non si riflette solo di loro, ma su tutta la popolazione africana. Sono degli apripista.
Quella degli atleti africani è stata una crescita esponenziale, tu l’hai vissuta in prima persona, raccontacela un po’…
Quando ho iniziato io, l’organizzazione era poca o comunque mal gestita, questi Paesi non avevano una tradizione legata alla bici e quindi è stato complicato entrare nel tessuto sociale.
Teklehaimanot è stato il primo atleta africano a vincere la maglia a pois al Giro del DelfinatoTeklehaimanot è stato il primo atleta africano a vincere la maglia a pois al Giro del Delfinato
Cioè?
In Africa i corridori in generale iniziano a correre tardi, quando sono juniores, quindi per loro diventa più difficile emergere perché molti meccanismi li sviluppano dopo. Per esempio, la loro prima difficoltà è stare in gruppo, perché nelle loro corse il divario è così ampio che dopo 10 chilometri rimangono già in 5 o 6.
Dal punto di vista atletico sono molto validi, li vediamo spesso in fuga o in testa al gruppo a tirare…
Sono più che validi – esclama – gli atleti africani sono atleti di fondo, dotati di grande resistenza come si vede nelle gare podistiche. La differenza rispetto alla corsa a piedi sta nel fatto che per correre in bici serve molta tattica e per loro questo è un punto debole. Se notate, nelle corse sono spesso in coda al gruppo o al vento.
Qual è stato l’evento scatenante per la passione verso il ciclismo?
Il 2015 ha fatto conoscere l’Africa ciclistica, Teklehaimanot è stato il primo atleta africano a vincere la maglia a pois al Giro del Delfinato ed ha indossato la medesima maglia al Tour de France al termine della sesta tappa.
L’opera di Qhubeka è dare bici ai bambini perché possano andare a scuola
Una bici cambia molto nella quotidianità africana
L’opera di Qhubeka è dare bici ai bambini perché possano andare a scuola
Una bici cambia molto nella quotidianità africana
Come si costruisce una tradizione in un continente così vasto e differente in tutte le sue parti?
Non è un lavoro facile, devi pensare a questi atleti come se fossero dei pionieri. Tutti fanno conoscere al loro Paese il ciclismo tramite le proprie gesta. Il materiale, come bici e attrezzatura, viene portato nei Paesi di riferimento dai ragazzi, ma non si è ancora entrati nell’ottica “tecnica”. Per quello Qhubeka si sta impegnando, ma la strada è ancora lunga. Molto dipende dagli investimenti delle federazioni.
Quali sono gli obiettivi presenti e futuri per questo territorio?
Il presente è in continuo crescendo, ora molte squadre hanno in gruppo uno o due corridori africani, l’obiettivo primario è far crescere questo numero (in apertura Amanuel Gebreigzabhier, eritreo della Trek-Segafredo, ndr). Nel futuro, invece, sulla base dei progressi raggiunti fin ora, non nascondo che il sogno sarebbe vedere uno di questi ragazzi che lotta per vincere corse prestigiose, come un Tour. Loro si avvicinano a questo sport grazie a quel poco che riescono a vedere in televisione. La Grande Boucle è la prima corsa che vedono, non conoscono il Giro d’Italia o altre corse, solo il Tour de France.
Un anno da segnare sul calendario è il 2025, quando i mondiali di ciclismo saranno in Africa
Sarà l’anno della svolta, lì ci potrebbe davvero essere la consacrazione definitiva per il ciclismo in questo territorio. Il 24 settembre verrà dato l’annuncio del Paese ospitante (in lista ci sono Rwanda e Marocco ndr). Il Rwanda ospita già una delle poche gare africane di classe 1. Sarebbe davvero speciale se venissero disputati in quest’ultimo paese, si entrerebbe in contatto con il vero spirito africano.
“Diamo una mano”: potrebbe sintetizzarsi così l’iniziativa “charity” che Assos ha secondo programma portato a termine in questi giorni e di cui avevamo parlato qualche settimana fa. L’obiettivo è quello di realizzare una esclusiva maglia Qhubeka Assos in edizione limitata. Le grafiche sono quelle disegnate dal vincitore del concorso “Le biciclette cambiano la vita”.
La bici come opportunità
Attraverso l’acquisto di ciascuna maglia verranno devoluti ben 60 euro direttamente al programma Qhubeka. Questo piano sostiene la “mission” dello stesso team WorldTour Qhubeka Assos, ovvero quello di cambiare le vite di tanti ragazzi africani attraverso l’uso della bicicletta. Pensate, il risultato di cinque maglie vendute sarà difatti quello di una bicicletta donata.
La maglia Qhubeka Assos con la grafica vincitrice del concorsoLa maglia Qhubeka Assos con la grafica che ha vinto il concorso Le biciclette cambiano la vita
Gianluca Tirassa,
il vincitore
«Il design della maglia è ispirato alle fantasie e ai colori tribali dei tessuti africani – ha confessato Gianluca Tirassa, il vincitore del concorso di design Assos e dunque l’ideatore della grafica della speciale maglia – mentre la mano è il simbolo del progetto Qhubeka. E le cinque dita di una mano alzata simboleggiano l’impegno a dare letteralmente una mano alla causa da parte di Qhubeka. Un’associazione internazionale di beneficenza che aiuta le persone in Africa a compiere progressi mediante l’impiego delle biciclette. In questo modo si migliora l’accesso all’istruzione, alla sanità e a nuove opportunità economiche». Realizzata e rifinita mediante una stampa personalizzata, e disponibile come già anticipato in edizione limitata, questa maglia a maniche corte è stata progettata partendo dalla base standard dalle maglie della collezione GT. Tra le caratteristiche presenta dunque maniche a taglio vivo ed una vestibilità aerodinamica “regular fit”.
Derek Bouchard-Hall, CEO di AssosDerek Bouchard-Hall, CEO di Assos
Un design perfetto
«Abbiamo fortemente voluto questo concorso per poter donare più biciclette possibili all’associazione benefica Qhubeka – ha dichiarato Derek Bouchard-Hall, il CEO di Assos – e siamo davvero lieti della risposta che abbiamo ricevuto finora. Il design vincente rappresenta moltissimo il messaggio veicolato da Qhubeka, e non vediamo l’ora di incontrare questa bellissima maglia sulla strada»
Assos e Qhubeka per l’Africa
Il team Qhubeka Assos mediante la propria attività su strada si propone di sensibilizzare una specifica campagna volta a cambiare la vita delle persone africane più bisognose incentivando l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto. E proprio quest’anno segna l’avvio della partnership tra Qhubeka e Assos. Un abbinamento che non solo ha assicurato il futuro della prima squadra Pro Tour in Africa guidata da una causa sociale, ma permette a entrambi i partner di proseguire nella loro missione condivisa di portare sempre più persone, soprattutto giovani, in bicicletta.
La bicicletta può cambiare la vita dei bambini africaniLa bicicletta può essere il mezzo per aiutare i bambini africani a migliorare la loro vita
Sviluppo prodotto
Assos si è unito in qualità di sponsor tecnico alla squadra nel 2019, ispirato proprio dal messaggio sociale e solidale promosso da Qhubeka. Da un punto di vista tecnico, questa collaborazione permette al laboratorio R&D del marchio elvetico di spingersi oltre i limiti dello sviluppo prodotto per l’applicazione delle tecnologie più avanzate.
La maglia Qhubeka Assos vincitrice del concorso “Le biciclette cambiano la vita” è disponibile in esclusiva sul sito ufficiale del brand d’abbigliamento svizzero, oppure presso i “flagship stores” Assos di Lugano, Londra e Francoforte.
Assos ha ideato e lanciato una bellissima iniziativa sociale che si chiama “Disegna una maglia e sostieni la missione del Team Qhubeka Assos, cambiare la vita delle persone grazie alle biciclette”.
Assos per Qhubeka
Come moltissimi appassionati di ciclismo sanno, Qhubeka è un’organizzazione benefica che aiuta le persone in Africa a progredire e a migliorare la propria vita con l’ausilio delle biciclette, favorendo l’accesso all’istruzione, all’assistenza sanitaria e a nuove opportunità economiche. Di fronte ad una povertà estrema e persistente, Qhubeka ha dimostrato in questi anni che le biciclette possono permettere di cambiare la vita affrontando le sfide socio-economiche alla radice, aiutando le persone a raggiungere la propria meta.
Per partecipare all’iniziativa bisogna disegnare una propria idea di magliaPer partecipare all’iniziativa bisogna disegnare una propria idea di maglia
E per celebrare al meglio il rinnovo 2021 della collaborazione di Assos con il Team Qhubeka (il brand svizzero sarà anche secondo nome della squadra WorldTour di Aru, Pozzovivo e del campione europeo Giacomo Nizzolo), Assos stessa ha pensato di far disegnare una maglia in edizione limitata. Verrà selezionato un unico vincitore e, per ogni maglia venduta, 60 euro del ricavato saranno destinati al programma solidale messo in piedi da Qhubeka Charity!
Qhubeka è un’associazione che opera in Africa con l’ausilio delle bicicletteQhubeka è un’associazione che opera in Africa con l’ausilio delle biciclette
Come partecipare
Partecipare è molto facile. Lo step 1 è quello di scaricare dal sito ufficiale Assos (www.assos.com) il “tech pack” per disegnare il capo. Step 2 è realizzare la propria proposta grafica per la maglia, a mano o in digitale. Per la terza fase occorrerà infine caricare, sempre sullo stesso sito, il proprio design finale (in formato pdf, png oppure jpg): e tutto questo entro il prossimo 4 gennaio.
I giudici Assos selezioneranno ben quattro design preferiti che saranno sottoposti ad un sondaggio utilizzando la piattaforma social Instagram, dove la stessa community Assos sceglierà il vincitore. La maglia vincitrice verrà realizzata, ed il suo ideatore si aggiudicherà… un posto in una delle ammiraglie del Team Qhubeka Assos durante una delle Classiche 2021, ricevendo inoltre un intero completo top di gamma del valore commerciale di ben 2.000 Euro! Ma ancora più bello sarà che il design vincitore verrà stampato su una maglia Assos poi venduta in edizione limitata.
Basta un disegno per cambiare la vita di altre personeBasta un disegno per cambiare la vita di altre persone
C’è ancora tempo fino al 4 gennaio…
C’è ancora qualche giorno di tempo per poter esprimere la propria creatività per una finalità benefica bellissima. Sarà difatti possibile caricare il proprio design fino alle ore 19 di lunedì 4 gennaio 2021. Il sondaggio sui canali social sarà disponibile l’11 gennaio, mentre il vincitore sarà selezionato e riceverà la notifica via e.mail entro il 12 gennaio. Affinché la partecipazione possa essere ritenuta valida, è necessario fornire il proprio nome completo ed un numero di telefono.