Troìa, una “rompighiaccio” per Pogacar e non solo

06.04.2022
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Un bestione di 191 centimetri per 80 chili. In pratica quando passa in testa Oliviero Troìa si sente lo spostamento d’aria! Nel suo caso, soprattutto se stai scortando Tadej Pogacar, è come stare a ruota di una rompighiaccio. O di una locomotiva, fate voi. E un “piccoletto” come Pogacar non prende aria. Poi sia chiaro. Non lavora solo per lo sloveno. Ha già aiutato a vincere McNulty, Trentin, Gaviria

Il corridore ligure della UAE Emirates è sempre più un uomo squadra. Lo abbiamo visto in prima linea all’Oman e anche in corse di primissimo piano come la Milano-Sanremo e il Giro delle Fiandre. Alla settima stagione da pro’, tutte in questa squadra, il suo ruolo è ben definito. E sì che il colpo vincente che aveva da dilettante ci sarebbe ancora…

Gigante prezioso

Oliviero non esce da un super periodo. A fine agosto si era rotto la clavicola (dopo che ne aveva rotta una anche a marzo) e stava lavorando ad un bel finale di stagione.

«In effetti – ci ha detto – quello appena passato è stato un anno un po’ sfortunato. Per fortuna che le cose stanno tornando come devono. La condizione è molto buona e abbiamo un leader molto forte».

Nei giorni del Fiandre, Oliviero chiaramente era vicino a Tadej. Il suo ruolo? Garantire una certa sicurezza in gruppo al leader sloveno, aprirgli la strada nei tratti in pavé e portarlo avanti.

«Dovevo proteggerlo e fargli spendere meno energie possibili, soprattutto nella prima parte della gara». Obiettivo raggiunto alla grande visto che era in testa a fare largo al suo capitano sin quasi al momento cruciale dell’attacco sul Kwaremont.

Uno così, con certe caratteristiche è perfetto per questo ruolo. Garantisce un certo riparo dall’aria. Se c’è da fare a spallate non si sposta così facilmente, ma al contrario può creare i suoi spazi. E se c’è da menare per tanti chilometri o da fare una sparata a 60 all’ora lui è presente. Alla Sanremo, per esempio, ha tirato fortissimo l’imbocco della Cipressa: attacco e prima parte di salita.

In Oman Oliviero ha lavorato per Gaviria e Rui Costa, leader rispettivamente per le volate e per la generale
In Oman Oliviero ha lavorato per Gaviria e Rui Costa, leader rispettivamente per le volate e per la generale

Motivazione massima 

Ma se oggi il livello medio di cui tanto si parla si è alzato, lo stesso discorso vale per i gregari. Per aiutare bisogna essere all’altezza. Magari qualche tempo fa un corridore con certi valori e certe caratteristiche avrebbe potuto essere un leader.

Troìa ci appare davvero tirato, determinato, concentrato.

«E’ vero – riprende – sono più magro dello scorso anno. Ho lavorato molto durante l’inverno e quest’anno sono arrivato alle corse con un’altra forma. Avendo un leader molto forte, mi sono dovuto anche adeguare».

«Con Pogacar in squadra le cose cambiano parecchio. Con un capitano come lui, che forse è il più forte al mondo c’è anche tutt’altra motivazione nel fare il gregario. Vai oltre il tuo 100%, dai di più di quel che hai».

Troìa tra le ammiraglie. Nonostante le radio e i tanti rifornimenti lungo la strada, il gregario ancora “scende” tra le macchine
Troìa tra le ammiraglie. Nonostante le radio e i tanti rifornimenti lungo la strada, il gregario ancora “scende” tra le macchine

E ora la Roubaix

Nel frattempo è arrivato anche un figlio e questo ha cambiato un po’ gli equilibri. Si dice che un corridore assesti la sua vita. Che sia ancora più vincolato da certi orari e che in “soldoni” possa fare ancora meglio la vita dell’atleta.

«Con un figlio è tutto più bello. Hai più motivazioni quando arrivi a casa. C’è lui che ti sorride e di conseguenza poi sei più spronato anche a fare il tuo lavoro. Non pensi ad altro: lavoro e famiglia».

Non si sa ancora se vedremo Troìa al Giro d’Italia. Ma una cosa è certa la sua campagna del Nord non è finita. Ci sono ancora due appuntamenti importanti da affrontare: la Scheldeprijs e la Parigi-Roubaix. Non ci sarà Pogacar, ma i leader non mancano alla UAE Emirates. Trentin è in ripresa e magari potrebbe essere la sua buona occasione per tornare ad annusare l’aria là davanti.

«Per ora – conclude Troìa – finisco con la Campagna del Nord, poi con la squadra valuteremo cosa fare. Dovrei disputare un grande Giro. Per ora non sono previsto per il Giro d’Italia, forse più per la Vuelta. Ma c’è tempo…».

Troìa, lento ritorno dopo l’infortunio guardando a Nord

12.11.2021
5 min
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In questo viaggio nelle ripartenze autunnali e in vista dei primi ritiri invernali, dopo Ballerini e Gavazzi, si fa oggi tappa a casa di Oliviero Troìa, che la stagione l’ha finita davvero male. Spalla rotta il 24 agosto mentre si allenava e addio gran finale, con la Roubaix che da sogno si è trasformata in un miraggio.

Se ti fermi il 24 agosto, per arrivare al ritiro di gennaio c’è una vita. La UAE Team Emirates non farà infatti quello di dicembre, avendone da poco concluso uno nel deserto. Per cui tutti i corridori sanno di doversi gestire sino alla fine dell’anno, trovando a casa la base di condizione su cui a gennaio sarà… costruita quella per correre.

«Tutto settembre sono stato fermo – spiega il ligure – anche perché per una decina di giorni la spalla mi ha fatto parecchio male. La frattura era scomposta e per fare qualunque cosa, ho avuto bisogno della mia compagna. Ho tenuto il tutore bello stretto per tutto il tempo, finché ho potuto toglierlo dopo 35 giorni. E anche se adesso a volte ho qualche dolorino, le cose vanno bene. Ho controllato che non ci fosse qualche scompenso, come di solito può succedere dopo una caduta. E visto che andava tutto bene, piano piano ho ripreso a muovermi».

Con il figlio Giulio, nato a fine marzo, e la compagna Carola in Piemonte alla fine di ottobre (foto Instagram)
Con il figlio Giulio, nato a fine marzo, e la compagna Carola in Piemonte alla fine di ottobre (foto Instagram)

La testa a freno

In questi casi, la testa va più veloce delle gambe. La voglia di riscatto è benzina e sarebbe facile bruciare le tappe, commettendo il più classico degli errori.

«Ma la squadra è stata chiara – spiega – mi hanno detto di prendermela con calma, proprio perché fino al ritiro c’è un sacco di tempo. Perciò settembre l’ho vissuto in modo davvero blando, poi ho ricominciato per colmare il gap che di sicuro in questo momento ho rispetto a chi ha corso fino al Lombardia. Anche se molli, una base di condizione ti resta e la mia ha iniziato a spegnersi dopo il Polonia, ultima corsa che ho fatto. Così fino a due settimane fa, sono solo andato in bici e a sensazioni. Adesso si lavora seguendo un filo».

Esplosività in palestra

Quando si riparte, la tabella è comunque blanda e magari a volte neppure serve. I corridori hanno ormai la loro routine e sanno gestirla, a metà fra i numeri e le sensazioni.

«Adesso il lavoro è fatto di palestra e bici – spiega – due giorni di palestra a settimana, quattro di bici e uno di riposo. Nel giorno della palestra la bici c’è lo stesso, ma poca e fatta con l’obiettivo di lavorare bene. Per cui un’oretta prima di entrare in palestra, come riscaldamento, e un’oretta all’uscita per sciogliere le gambe. I lavori che faccio infatti sono intensi e con molto peso. In questa fase mi concentro sulla forza esplosiva vera e propria. Quindi poche ripetizioni, ma caricando molto, allo squat, la pressa e tutto quello che riguarda le gambe. Per la parte superiore invece faccio soprattutto core stability, per bilanciare i carichi delle gambe».

Ha corso a Kuurne con la spalla dolorante: gli esami hanno rivelato una clavicola rotta nella caduta del giorno prima alla Het Nieuwsblad
Ha corso a Kuurne con la spalla dolorante: gli esami hanno rivelato una clavicola rotta

Obiettivo Nord

Il programma delle corse 2022 non è stato ancora delineato, ma nei desiderata di Troìa ci sono le classiche del Nord che nel 2021 gli sono rimaste nella gola come una spina. Coinvolto in una caduta alla Het Nieuwsblad, si è ritirato. Il giorno dopo, nonostante il dolore alla spalla, ha corso a Kuurne e ugualmente non è riuscito a finire la corsa. Le radiografie hanno infatti evidenziato la frattura della clavicola.

«Andavo forte – ammette con un po’ di malinconia – avrei aiutato Trentin e magari mi sarei ritagliato il mio spazio. Invece mi sono caduti davanti, non sono riuscito a evitarli e mi sono rotto la clavicola. Non proprio una partenza fortunata. In squadra sono arrivati altri velocisti, difficile ci sia posto nelle volate, ma in Belgio voglio provare a fare qualcosa, voglio arrivarci più forte dell’ultima volta».

La ripresa degli allenamenti dopo la frattura della spalla è stata blanda: giusto non avere fretta (foto Instagram)
La ripresa degli allenamenti dopo la frattura della spalla è stata blanda: giusto non avere fretta (foto Instagram)

La base giusta

Siamo talmente presi dai ritmi frenetici che un inverno come il suo sembra quasi vuoto e privo di riferimenti. In realtà poter lavorare per costruire la base per tutto dicembre è una fase piuttosto importante.

«Si può proprio parlare della base su cui costruire la condizione in ritiro – dice – per cui adesso in bici vado a sensazioni e ogni tanto inserisco degli esercizietti al medio. All’inizio dieci minuti, poi trenta. In questi giorni sto approfittando del fatto che fa ancora caldo e vado anche a cercarmi qualche salita, perché poi sarà difficile. A gennaio invece si alzeranno i giri, faremo ritmo gara e lavori specifici. C’è da arrivarci pronti. Mi alleno spesso con Trentin, visto che viviamo vicini. E ho avuto la fortuna di tenermi con il peso nei giorni in cui non potevo allenarmi per la spalla. Per cui c’è tutto quello che serve per fare un buon inverno. Per evitare problemi col Covid non partiremo dall’Argentina e probabilmente nemmeno dall’Australia. Per cui si correrà un po’ più avanti in Europa. E tutto sommato proprio male non è. La stagione sarà lunga…».