In questo viaggio nelle ripartenze autunnali e in vista dei primi ritiri invernali, dopo Ballerini e Gavazzi, si fa oggi tappa a casa di Oliviero Troìa, che la stagione l’ha finita davvero male. Spalla rotta il 24 agosto mentre si allenava e addio gran finale, con la Roubaix che da sogno si è trasformata in un miraggio.
Se ti fermi il 24 agosto, per arrivare al ritiro di gennaio c’è una vita. La UAE Team Emirates non farà infatti quello di dicembre, avendone da poco concluso uno nel deserto. Per cui tutti i corridori sanno di doversi gestire sino alla fine dell’anno, trovando a casa la base di condizione su cui a gennaio sarà… costruita quella per correre.
«Tutto settembre sono stato fermo – spiega il ligure – anche perché per una decina di giorni la spalla mi ha fatto parecchio male. La frattura era scomposta e per fare qualunque cosa, ho avuto bisogno della mia compagna. Ho tenuto il tutore bello stretto per tutto il tempo, finché ho potuto toglierlo dopo 35 giorni. E anche se adesso a volte ho qualche dolorino, le cose vanno bene. Ho controllato che non ci fosse qualche scompenso, come di solito può succedere dopo una caduta. E visto che andava tutto bene, piano piano ho ripreso a muovermi».
La testa a freno
In questi casi, la testa va più veloce delle gambe. La voglia di riscatto è benzina e sarebbe facile bruciare le tappe, commettendo il più classico degli errori.
«Ma la squadra è stata chiara – spiega – mi hanno detto di prendermela con calma, proprio perché fino al ritiro c’è un sacco di tempo. Perciò settembre l’ho vissuto in modo davvero blando, poi ho ricominciato per colmare il gap che di sicuro in questo momento ho rispetto a chi ha corso fino al Lombardia. Anche se molli, una base di condizione ti resta e la mia ha iniziato a spegnersi dopo il Polonia, ultima corsa che ho fatto. Così fino a due settimane fa, sono solo andato in bici e a sensazioni. Adesso si lavora seguendo un filo».
Esplosività in palestra
Quando si riparte, la tabella è comunque blanda e magari a volte neppure serve. I corridori hanno ormai la loro routine e sanno gestirla, a metà fra i numeri e le sensazioni.
«Adesso il lavoro è fatto di palestra e bici – spiega – due giorni di palestra a settimana, quattro di bici e uno di riposo. Nel giorno della palestra la bici c’è lo stesso, ma poca e fatta con l’obiettivo di lavorare bene. Per cui un’oretta prima di entrare in palestra, come riscaldamento, e un’oretta all’uscita per sciogliere le gambe. I lavori che faccio infatti sono intensi e con molto peso. In questa fase mi concentro sulla forza esplosiva vera e propria. Quindi poche ripetizioni, ma caricando molto, allo squat, la pressa e tutto quello che riguarda le gambe. Per la parte superiore invece faccio soprattutto core stability, per bilanciare i carichi delle gambe».
Obiettivo Nord
Il programma delle corse 2022 non è stato ancora delineato, ma nei desiderata di Troìa ci sono le classiche del Nord che nel 2021 gli sono rimaste nella gola come una spina. Coinvolto in una caduta alla Het Nieuwsblad, si è ritirato. Il giorno dopo, nonostante il dolore alla spalla, ha corso a Kuurne e ugualmente non è riuscito a finire la corsa. Le radiografie hanno infatti evidenziato la frattura della clavicola.
«Andavo forte – ammette con un po’ di malinconia – avrei aiutato Trentin e magari mi sarei ritagliato il mio spazio. Invece mi sono caduti davanti, non sono riuscito a evitarli e mi sono rotto la clavicola. Non proprio una partenza fortunata. In squadra sono arrivati altri velocisti, difficile ci sia posto nelle volate, ma in Belgio voglio provare a fare qualcosa, voglio arrivarci più forte dell’ultima volta».
La base giusta
Siamo talmente presi dai ritmi frenetici che un inverno come il suo sembra quasi vuoto e privo di riferimenti. In realtà poter lavorare per costruire la base per tutto dicembre è una fase piuttosto importante.
«Si può proprio parlare della base su cui costruire la condizione in ritiro – dice – per cui adesso in bici vado a sensazioni e ogni tanto inserisco degli esercizietti al medio. All’inizio dieci minuti, poi trenta. In questi giorni sto approfittando del fatto che fa ancora caldo e vado anche a cercarmi qualche salita, perché poi sarà difficile. A gennaio invece si alzeranno i giri, faremo ritmo gara e lavori specifici. C’è da arrivarci pronti. Mi alleno spesso con Trentin, visto che viviamo vicini. E ho avuto la fortuna di tenermi con il peso nei giorni in cui non potevo allenarmi per la spalla. Per cui c’è tutto quello che serve per fare un buon inverno. Per evitare problemi col Covid non partiremo dall’Argentina e probabilmente nemmeno dall’Australia. Per cui si correrà un po’ più avanti in Europa. E tutto sommato proprio male non è. La stagione sarà lunga…».