Antonio Fuoco, pilota Ferrari, Officine Mattio

Antonio Fuoco da Officine Mattio alla Ferrari

03.11.2025
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Venerdì 24 ottobre, dopo tanti anni, una Ferrari è tornata ad essere guidata da un pilota italiano in Formula 1. E’ accaduto in occasione delle prove libere FP1 di Città del Messico, quando il ventinovenne calabrese Antonio Fuoco è salito alla guida della SF-25 di Lewis Hamilton. Non accadeva dal 2009 che un pilota italiano fosse alla guida di una monoposto Ferrari e proprio per questo la notizia ha trovato ampio spazio sui media sportivi.

Per chi ancora non lo conosce, ricordiamo che Antonio Fuoco vanta una carriera di grande rilievo nel motorsport internazionale, con esperienze in monoposto, Gran Turismo e Hypercar. Tra i suoi successi più importanti spicca la vittoria alla 24 Ore di Le Mans nel 2024.

Antonio Fuoco e Giovanni Monge Roffarello
Antonio Fuoco e Giovanni Monge Roffarello, CEO di Officine Mattio
Antonio Fuoco e Giovanni Monge Roffarello
Antonio Fuoco e Giovanni Monge Roffarello, CEO di Officine Mattio

Condivisione di valori

Prima di volare a Città del Messico, Antonio Fuoco ha fatto visita alla sede di Officine Mattio, brand con il quale il pilota italiano collabora dallo scorso anno e con il quale continuerà a pedalare anche nei prossimi mesi.

Per Officine Mattio, la collaborazione con Fuoco rappresenta l’incontro naturale tra due mondi che condividono gli stessi valori: ricerca della perfezione, passione per la velocità, sacrificio e dedizione al raggiungimento dei risultati. Allo stesso tempo, Antonio incarna pienamente anche i valori umani in cui il brand si riconosce: autenticità, umiltà, legame con le proprie origini e con l’Italia, qualità che fanno di lui un ambasciatore ideale di un marchio che celebra la maestria italiana in ogni sua creazione.

A confermare questa condivisione di valori è Giovanni Monge Roffarello, CEO di Officine Mattio: «Antonio rappresenta perfettamente lo spirito di Officine Mattio: determinazione, talento e una costante ricerca della perfezione. Condividiamo la stessa visione: andare sempre oltre i propri limiti, con passione, precisione e un profondo legame con il Made in Italy. Antonio è un atleta straordinario ma anche una persona di grande equilibrio e umanità, valori che apprezziamo e condividiamo pienamente».

Officine Mattio, bici di Antonio Fuoco
Il pilota Ferrari ha scelto di pedalare sul modello Lemma RT
Officine Mattio, bici di Antonio Fuoco
Il pilota Ferrari ha scelto di pedalare sul modello Lemma RT

Parola al pilota

Ecco invece le dichiarazioni di Antonio Fuoco, che non ha mancato di sottolineare l’importanza della bicicletta nella sua preparazione e i punti in comune fra bici e macchina.

«Penso ci sia molto in comune tra la bici e la macchina – ha dichiarato Fuoco – soprattutto nelle gare endurance, dove si sta tanto tempo su strada e lo sforzo fisico è elevato. Per noi piloti, l’allenamento in bici è fondamentale: mi permette di essere più in forma durante la stagione e, in alcuni momenti dell’anno, cerco di dedicare ancora più tempo alla bici. Inoltre, come in macchina ogni piccolo cambiamento nel set-up influisce sulle performance, anche in bici bisogna trovare l’assetto corretto per migliorare e spingersi sempre oltre».

Officine Mattio, bici di Antonio Fuoco
Antonio Fuoco ha personalizzato la verniciatura optando per un rosso racing con dettagli gialli e forcella decorata con la bandiera italiana
Officine Mattio, bici di Antonio Fuoco
Antonio Fuoco ha personalizzato la verniciatura optando per un rosso racing con dettagli gialli e forcella decorata con la bandiera italiana

In sella a una Lemma RT

Antonio Fuoco ha scelto di allenarsi su una Lemma RT, il modello di punta della gamma RT. Progettata per offrire leggerezza, aerodinamicità e rigidità, la Lemma RT garantisce un’esperienza di guida senza pari, grazie a tecnologie avanzate e materiali di altissima qualità. È la sintesi perfetta tra design iconico e performance assoluta, in pieno stile Officine Mattio.

La Lemma RT di A. Fuoco è configurata con gruppo Campagnolo Super Record Wireless, ruote Officine Mattio Quaranta Wave, manubrio, reggisella e componentistica Officine Mattio, sella Rule 3D, verniciatura personalizzata rosso racing con dettagli gialli e forcella decorata con la bandiera italiana. Un allestimento esclusivo, pensato per riflettere la personalità del pilota e l’essenza del marchio: prestazioni senza compromessi e cura artigianale in ogni dettaglio.

Officine Mattio

KOM Cycling Boutique, il lusso arriva ad Alba

22.04.2025
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Si chiama KOM Cycling Boutique, il nuovo concept store dedicato alla bicicletta, inaugurato lo scorso 5 aprile ad Alba, nel cuore delle Langhe, un territorio ideale per praticare ciclismo. Come suggerisce il nome stesso, l’obiettivo è quello di diventare un punto di riferimento per chi cerca l’eccellenza nel ciclismo, e più in generale nello sport, con un occhio al lifestyle e al design. 

Ospiti di prestigio

Come si conviene per una grande inaugurazione, sono stati davvero tanti e prestigiosi gli ospiti presenti ad Alba lo scorso 5 aprile, a partire dal Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. Erano presenti anche il CEO di Green Pea – Gruppo Eataly Francesco Farinetti, il CEO di Officine Mattio Giovanni Monge Rofferello e il noto imprenditore e collezionista d’arte Gianni Giordano. Non potevano mancare i campioni del pedale. Era infatti presente Matteo Sobrero, della Red Bull – BORA – Hansgrohe. La “quota rosa” era ben rappresentata da Irene Cagnazzo, Linda Ferrari e Maho Kakita della BePink – Imatra – Bongioanni.

A fare gli onori di casa Ricardo Pichetta e Marta Giordano, titolari di KOM Cycling Boutique.

Non una semplice boutique

Nelle intenzioni dei due titolari, il nuovo negozio vuole essere un’esperienza unica, un luogo dove il ciclismo incontra l’eleganza e lo stile. Non solo biciclette di alta gamma, ma anche un ambiente dove il design moderno e i materiali di pregio si fondono armoniosamente, creando un’atmosfera di lusso sobrio e raffinato. 

Per le tante persone intervenute all’inaugurazione, l’ingresso in KOM è stato un vero e proprio viaggio sensoriale: linee pulite, materiali di prima qualità, e un’eleganza discreta che racconta una cultura del lusso senza ostentazione. Ogni prodotto, dalle biciclette all’abbigliamento tecnico, è stato scelto con cura, sempre con un occhio alla bellezza e alla performance. L’abbigliamento tecnico e gli accessori  rendono KOM la destinazione ideale per chi non vuole solo pedalare, ma farlo con stile. 

Merita di essere segnalato che KOM Cycling Boutique è rivenditore ufficiale di Officine Mattio, azienda cuneese produttrice di biciclette di altissima gamma interamente “Made in Italy”. 

KOM Cycling Boutique ha organizzato anche una ride domenica 6 aprile, il giorno dopo l’inaugurazione
KOM Cycling Boutique ha organizzato anche una ride domenica 6 aprile, il giorno dopo l’inaugurazione

La parola ai padroni di casa

Ricardo Pichetta, ex professionista vincitore di numerose granfondo di prestigio in Italia e all’estero, ha spiegato con queste parole la filosofia del nuovo store. «KOM Cycling Boutique racconta nasce dalla nostra visione di creare un luogo che vada oltre la semplice vendita di biciclette e accessori. Per me, come ex professionista, il ciclismo è sempre stato una passione totale, un viaggio che non riguarda solo la performance, ma anche lo stile, l’eleganza e la cultura che lo accompagnano. Con KOM, vogliamo offrire un’esperienza completa a chi ama pedalare. Ogni prodotto, ogni dettaglio e ogni servizio è pensato per chi, come noi, non si accontenta mai. La nostra boutique è il punto di incontro per chi cerca l’eccellenza e l’innovazione, ma anche per chi vuole vivere il ciclismo con cuore e passione».

Ecco il pensiero di Marta Giordano, co-titolare di KOM Cycling Boutique e imprenditrice della omonima famiglia, molto conosciuta nella zona per la produzione di vino. «KOM è il risultato di un lungo percorso – dice – che unisce la nostra esperienza nel mondo del business con la nostra passione per il ciclismo e per l’eccellenza. Come famiglia Giordano siamo sempre stati attenti alla qualità e alla cura dei dettagli, valori che vogliamo trasmettere anche attraverso KOM. Il ciclismo, come il nostro lavoro nel vino, è fatto di passione, dedizione e precisione. Abbiamo creato un ambiente che celebra questi principi, dove ogni visitatore può trovare il meglio in termini di biciclette, abbigliamento e accessori, ma anche vivere un’esperienza unica, unendo estetica, performance e innovazione. KOM è per chi ama il ciclismo, ma vuole farlo con stile e consapevolezza».

L’inaugurazione di KOM Cycling Boutique del sabato ha avuto una piacevole appendice la domenica mattina con una social ride molto partecipata.

Ricordiamo che lo store si trova ad Alba in Corso Europa 12b.

KOM Cycling Boutique

Officine Mattio taglia di slancio il traguardo dei 10 anni 

24.03.2025
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Nei giorni scorsi Officine Mattio ha celebrato un traguardo davvero importante per la sua giovane storia: i primi dieci di attività. A voler essere precisi, la nascita ufficiale dell’azienda, così come la conosciamo noi oggi, risale al 2019. Le sue radici affondano però nel 2015, anno in cui fu presentata la prima bicicletta firmata OM. Tutto ciò è stato reso possibile grazie all’intuizione di Giovanni Monge Roffarello, Founder e CEO di Officine Mattio che, da dieci anni a questa parte, è l’anima dell’azienda cuneese. 

Qualcosa di unico

In questa prima decade tanti avvenimenti sono accaduti. Tante iniziative sono state messe in atto per fa conoscere il marchio e tanti nuovi modelli sono stati presentati. Nel 2024 è arrivato anche il debutto nel mondo del ciclismo professionistico femminile con l’attuale Team BePink – Imatra – Bongioanni che nel pomeriggio di oggi sarà presentata ufficialmente al Teatro Girolamo Magnani a Fidenza, in provincia di Parma.

Una sola cosa è rimasta però immutata in tutti questi anni: il desiderio del brand di puntare sull’eccellenza, l’eleganza e l’unicità delle proprie biciclette, naturalmente Made in Italy. A confermare tutto ciò è lo stesso Giovanni Monge Roffarello: «Tutto è iniziato dalla volontà di creare qualcosa di unico. Volevo dimostrare che era possibile realizzare una bicicletta di alta gamma interamente in Italia, mantenendo un controllo totale su ogni fase del processo produttivo, dalla progettazione alla verniciatura. Era una sfida, ma anche un atto d’amore per il nostro Paese e per la tradizione ciclistica che ci contraddistingue».

Dopo 10 anni il marchio cuneese è riconosciuto e apprezzato ovunque
Dopo 10 anni il marchio cuneese è riconosciuto e apprezzato ovunque

Gioco di squadra

Se quella di Giovanni Monge Roffarello è stata una presenza costante in tutti questi anni, il percorso di Officine Mattio è stato segnato da incontri fondamentali. Sono infatti state tante le persone che hanno affiancato lo stesso Monge Roffarello nella strutturazione del progetto, permettendo all’azienda di crescere e affermarsi.

«Non sarei qui senza le persone che hanno creduto in questo progetto – continua Monge Roffarello –  I miei soci e tutti coloro i quali mi hanno accompagnato in questi anni sono stati fondamentali. Officine Mattio non è solo un marchio: è una famiglia di appassionati che condividono gli stessi valori».

Oggi Officine Mattio rappresenta un punto di riferimento nel panorama ciclistico internazionale. La qualità dei materiali, la cura dei dettagli e il design raffinato hanno conquistato appassionati e atleti in tutto il mondo, portando il marchio a espandersi nei mercati globali con l’apertura di una holding negli Emirati Arabi e con piani ambiziosi per il futuro.

Lasciamo la chiusura allo stesso Giovanni Monge Roffarello con lo sguardo già rivolto al futuro. 

«Il nostro obiettivo è continuare a crescere, rimanendo fedeli ai nostri principi: innovazione e amore per il ciclismo. Vogliamo che ogni nostra bicicletta sia un simbolo del Made in Italy nel mondo».

Officine Mattio

Bonifazio, la bici e la difficile arte di rifarsi una vita

17.01.2025
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A Diano Marina ci sono 15 gradi e l’inverno si sopporta bene. Niccolò Bonifazio è appena rientrato da due ore di bici e dice di aver fatto la giusta quantità di fatica. Tutto il resto dell’essere corridore non gli manca, così precisa ridendo con quel parlare a strappi e battute che lo ha accompagnato in ciascuno dei tanti anni da corridore. Sulla bici c’è salito che aveva otto anni e ne è sceso a fine stagione che ne aveva 31, con 21 vittorie nel paniere. Persino giovane, secondo gli standard di qualche anno fa, forse meno rispetto ai ragazzini di cui s’è popolato il gruppo.

La vita dell’ex

Com’è la vita dell’ex? Com’è smettere dopo un anno come l’ultimo, in cui il sogno del Giro d’Italia è crollato portando con sé i destini dei corridori della Corratec? E che cosa significa doversi inventare un futuro a 31 anni? Lui si fa una risata quando gli chiediamo se abbia già pensato a che cosa farà da grande e inizia a parlare.

«Sono grande ormai, mi sa – dice il ligure, ritratto in apertura da Claudia Girardiho trent’anni, ma noi corridori abbiamo un vissuto intenso. E’ una cosa che tanti sottovalutano. Me ne accorgo adesso che esco con i ragazzi della mia età e noto le differenze. Le gare sono in giro per il mondo, siamo sempre in giro: è la vita dello sportivo. Siamo andati dovunque, abbiamo corso dovunque, ci siamo trovati in mille situazioni complicate. Si cresce prima, si matura alla svelta. Quindi cosa vorrei fare da grande? Adesso sto collaborando con un’azienda che si chiama Officine Mattio. Ci saranno degli eventi, delle novità per i prossimi mesi e per un po’ farò parte di questo gruppo e poi vedremo se continuare. Diciamo che è una fase di passaggio, anche per capire bene le cose».

Niccolò Bonifazio, classe 1993, è passato pro’ nel 2014 con la Lampre. Dopo Bahrain, Trek, TotalEnergies, Intermarché e Corratec
Niccolò Bonifazio, classe 1993, è passato pro’ nel 2014 con la Lampre. Dopo Bahrain, Trek, TotalEnergies, Intermarché e Corratec
Te la sei presa comoda?

Diciamo che ho preso un periodo sabbatico. Non ho pressioni, non voglio iniziare qualcosa se non mi piace ed è bello poterlo fare. Qui in Liguria non c’è molto, Diano è un paese, quindi la vita è tranquilla. Si sta bene. In generale va tutto bene. La vita da non ciclista è qualcosa di nuovo, soprattutto perché per me il ciclismo è durato tanto. Ho fatto tutte le categorie, mentre adesso ti trovi corridori che iniziano a 15-16 anni e per forza sono più freschi. E’ cambiato un po’ tutto, no?

Avresti continuato ancora un po’ se avessi trovato le condizioni giuste?

A dire la verità, con le condizioni giuste, sì. Ho sempre dimostrato di saper vincere, però le squadre vogliono volti sempre nuovi. Io cosa posso dire? Nell’ultimo Giro d’Italia che ho fatto, nel 2023, ho fatto dei buoni piazzamenti. L’anno prima avevo vinto. Magari in qualche caso sarebbe bastato indirizzare meglio le energie, ma non ho rimpianti. Cosa vuoi farci? Undici stagioni sono abbastanza…

Ti sei già abituato alla vita da non ciclista?

Eh no, ci vorrà ancora un bel po’. Ho provato a stare senza bici per tre mesi e alla fine ci sono rimontato sopra. In ogni altro tipo di sport che fai, a livello energetico non consumi come la bici. Posso correre per dieci chilometri, posso andare per quattro ore in palestra, ma non è come pedalare. E’ proprio un lavoro diverso fisicamente ed è anche un fatto psicologico. Pedalare è un piacere, lo fai con gusto, non so come spiegarmi. C’è l’aria, c’è il vento, sei connesso con la natura: una cosa che negli altri sport è un po’ più difficile.

Finito di correre, Bonifazio ha iniziato a collaborare con Officine Mattio (immagine Instagram)
Finito di correre, Bonifazio ha iniziato a collaborare con Officine Mattio (immagine Instagram)
Forse è anche il modo di non troncare completamente con quello che hai fatto per una vita?

Adesso posso dire di sì, in realtà però per i primi due mesi è andata bene. Poi ho iniziato a perdere un po’ di muscolo e ho cominciato ad andare in palestra, passando da 70 a 80 chili. Non ho messo su grasso, ho provato a fare cose differenti per non andare in bici. Però alla fine sono dovuto tornare. Ho già fatto due uscite e ho proprio una sensazione di piacere, devo continuare ad andare. Piano piano forse un giorno staccherò…

Tuo fratello Leonardo aveva un negozio di bici e ha smesso anche lui. Farete qualcosa insieme?

Aveva un negozio qui a Diano, poi l’ha ceduto al socio per ricominciare a correre. Adesso invece lavora anche lui per Officine Mattio, in Piemonte. E’ un bel progetto, loro ragionano molto su scala mondiale, non solo sull’Italia. Stanno crescendo piano piano, è un bel prodotto molto apprezzato all’estero. Tante cose in Italia non sappiamo apprezzarle, ma in giro per il mondo il Made in Italy è sempre ben gradito. E io con loro, come dicevo, magari farò qualche evento e magari riprenderò a viaggiare un po’, ma non troppo. Negli ultimi anni quello che è stato veramente duro sono stati gli spostamenti, non tanto l’andare in bici.

Qual è stato il periodo più bello nella tua carriera da corridore?

Mi sono trovato molto bene con la squadra francese, la TotalEnergies, lì ero tranquillo. I francesi hanno molta passione, mi hanno fatto riaccendere. Poi facendo il Tour de France, mi è ritornata un po’ della voglia che avevo da bambino, la stessa grinta. Infatti sono state delle buone stagioni.

La tappa di La Cote Saint André alla Parigi-Nizza del 2020 resta una delle più belle vittorie di Bonifazio
La tappa di La Cote Saint André alla Parigi-Nizza del 2020 resta una delle più belle vittorie di Bonifazio
Hai qualche rimpianto, qualcosa per cui ti mangi le mani?

Nel 2020 c’è stato il Covid, che ci ha costretto a ripartire da capo. Avrei voluto vivere appieno quell’annata, perché avevo vinto a inizio stagione al Saudi Tour e poi anche una tappa alla Parigi-Nizza, prima che tutto si fermasse. Già il 2019 era andato bene, con sette vittorie e il terzo posto nella tappa finale del Tour a Parigi. Avrei voluto fare un grande 2020, perché ero motivato e concentrato, invece il Covid ha fermato tutto. Dopo la ripresa feci poche corse. Mi ultra allenavo per arrivare in condizione, invece non l’ho mai trovata. Correndo poco perché non c’erano tante corse, tutti i programmi sono stati rivisti anche da parte della squadra. Quella è stata una vera sfortuna.

Comunque sia, hai sempre vinto.

Gli unici due anni in cui non ho vinto sono stati il 2017, al primo anno con la Bahrain-Merida quando feci cinque podi e tanti piazzamenti, e poi lo scorso anno. Si puntava sul Giro, come evento principale: peccato che all’ultimo sia saltato, i piani sono andati a farsi benedire ed è scesa anche la tensione. Ci siamo ritrovati a fare corse di secondo piano, con dei ragazzi giovani un po’ troppo spericolati. Non parlo di quelli del WorldTour, che mi sembrano un po’ più consapevoli del rischio.

Ad alto livello si rischia meno?

Sarà un caso, ma in 11 anni facendo grandi corse, ho preso rischi infiniti facendo le volate, eppure sono caduto pochissime volte. Media di una volta all’anno, che è pochissimo. In volata non sono mai caduto. Adesso invece ti trovi in corsa con dei ragazzi che a 150 chilometri dall’arrivo passano sui muretti per guadagnare una posizione. Ti viene da dire: siamo connessi? Forse qualcuno dovrebbe aiutarli a centrarsi meglio.

La doppia vittoria nella Grote Prijs Jef Scherens (2019-2021) è stata la conferma delle doti di Bonifazio sulle strade del Nord
La doppia vittoria nella Grote Prijs Jef Scherens (2019-2021) è stata la conferma delle doti di Bonifazio sulle strade del Nord
Quando ti passerà la Sanremo sotto casa, ti affaccerai per vederla?

Sarò dove andavo a vederla prima di iniziare a correre. Sono uno molto abitudinario, per cui andrò nella curva dove si sono sempre riuniti i miei amici. E’ la curva dove c’è il monumento della Milano-Sanremo su Capo Berta. E’ l’unico monumento dedicato a quella corsa e si trova in questa curva che si affaccia proprio su Diano Marina, che è il mio paese. La riunione è lì, quando correvo li vedevo sempre. Tutti gli anni ci trovavamo in quel posto per vedere la corsa sin da quando ero piccolo. Magari ci vedremo proprio lì, se passerete davanti alla corsa…

BePink, da continental a professional si moltiplica tutto per tre

09.10.2024
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Walter Zini è un fiume in piena. La stagione si sta concludendo, ma intanto il tecnico della BePink si appunta sul petto l’invito alla presentazione del Tour de France e la partecipazione al Simac Ladies Tour iniziato ieri (foto di apertura). Per la sola squadra Italiana che in apparenza si sta prodigando per diventare professional si tratta di importanti riconoscimenti su cui appoggiare saldamente i piedi per il futuro. Infatti a Milano si sta lavorando sodo per la scadenza di novembre, entro la quale si saprà se il passaggio di categoria sarà stato riconosciuto dall’UCI.

Crescono i costi. Cambia lo status degli atleti. Occorre dotarsi di strutture e nuove figure professionali. La continental per cui bastava davvero poco deve diventare un’azienda. Ed è proprio questo il fronte più impegnativo. Walter risponde, noi facciamo domande. La sfida non è semplice, ma non fa paura.

Dal 2024 la BePink è passata su bici di Officine Mattio: a destra Zini con Giovanni Monge Roffarello
Dal 2024 la BePink è passata su bici di Officine Mattio: a destra Zini con Giovanni Monge Roffarello
Walter, prego, su cosa si sta lavorando?

Sto andando avanti a fare riunioni e incontri. Il gruppo di Officine Mattio tecnicamente è molto interessato alla cosa e sono sul pezzo. Anche loro stanno portando avanti dei contatti e alla fine tireremo una riga. Sono un po’ lunghino con i tempi, perché ci siamo presi un po’ di tempo per decidere. Però vediamo se riusciamo a chiudere tutti i discorsi per la prima settimana di novembre, quando verranno comunicate le squadre. Abbiamo fatto la registrazione, i versamenti e le prime cose richieste. Se arriveremo in tempo e avremo tutto a posto, faremo la professional. Altrimenti continueremo con la continental. C’è di buono che almeno in questo caso i versamenti fatti non saranno perduti, come sarebbe se invece volessimo provare a fare la WorldTour.

Immaginiamo sia un discorso economico, ma qual è la vera differenza?

Fondamentalmente è proprio l’aspetto economico. Nelle continental si è un po’ borderline, nel senso che a parte la fideiussione e alcune altre cose, non hai particolari obblighi, almeno in Italia. La maggior parte delle atlete sono a costo zero, nel senso che prendono il rimborso dell’autostrada. Nella professional si diventa professionista a tutti gli effetti, come negli uomini. Non c’è un numero vincolato di professional, basta che hai il budget e che segui l’iter previsto dall’UCI. Quindi soprattutto superare il controllo di PWC (il revisore esterno nominato dall’UCI per la registrazione delle squadre professionistiche, ndr) per tutto quello che è la documentazione e le garanzie bancarie. Una volta passato il loro controllo, puoi fare la professional.

Fra i nomi segnalati dal 2024, quello di Elisa Valtulini, 19 anni, quarta miglior giovane al Giro Women
Fra i nomi segnalati dal 2024, quello di Elisa Valtulini, 19 anni, quarta miglior giovane al Giro Women
Per avere un ordine di grandezza, di quanto crescono i costi rispetto alla squadra attuale?

Se vuoi fare una professional fatta bene, lo triplichi. Fate conto che le ragazze sarebbero tutte professioniste e parti da un minimo salariale di 27 mila euro per quelle del primo anno. Però ad esempio se ne prendi qualcuna che rientra dal WorldTour, il minimo è già 35 mila. Poi è logico che se ne vuoi qualcuna che un po’ pedali, devi darle in più. Devi avere i direttori sportivi registrati, devi avere chi si occupa dell’aspetto finanziario, quindi un po’ di persone a libro paga. Quindi solo come monte stipendi, abbiamo fatto un prospetto per cui siamo intorno ai 560 mila euro.

Una vera azienda, insomma…

Per farla bene, devi avere 1,2 milioni. Però è vero che se lo rapporti al discorso legato all’attività che facciamo e le ore di visibilità con Discovery e quello che ne consegue, non è poi tantissimo. E’ un costo coerente, ma è ovvio che devi trovare chi è anche un po’ appassionato, perché ormai ce ne sono tanti in giro che battono cassa. E ultimamente si sta alzando un po’ troppo l’asticella. Nel femminile siamo passati dal nulla al troppo. Corridori che vincono due corse e le squadre WorldTour se le contendono per 150-200 mila euro all’anno. Sono 15 mila euro al mese, ma le ragazze sono sempre le stesse.

Monica Trinca Colonel, qui a Stoccarda, era in parola per rimanere un anno in più, invece passa alla Jayco-AlUla
Monica Trinca Colonel, qui a Stoccarda, era in parola per rimanere un anno in più, invece passa alla Jayco-AlUla
Il problema è che intanto, come fra gli uomini, svuotano il serbatoio delle squadre più piccole.

Si gestiscono così, ma non costruiscono poi molto. Adesso c’è questa sorta di cordata di Movistar e FDJ, che sembrano voler smembrare la SD Worx. Una gli ha portato via la Reusser e l’altra si è presa Vollering. Però Vollering da sola non è così infallibile, come si è visto al Tour e poi al mondiale. Mentre Reusser è una che tira e basta. E intanto pensate che SD Worx non sia lo stesso la squadra più forte? Hanno la Bredewold che è cresciuta ed è diventata un corridore vero. Continuano a vincere con Kopecky e con Wiebes. Hanno due o tre giovani che sono cresciute, come la Vas che ormai è matura e inizia a fare risultati veri. Gli altri hanno i soldi e portano via il corridore già fatto. Ma per me quello della SD Worx è un lavorare per garantirsi il futuro, l’altro è zappettare a destra e a sinistra per cercare di portarsi a casa il grosso nome. Movistar aveva Van Vleuten e poi si sono ritrovati col vuoto. Alla fine almeno l’hanno capito e hanno preso la Ferguson.

Nell’ipotesi professional, dovrai intervenire sul mercato, visto che hai un gruppo di ragazze molto giovani?

Confermo una parte di quelle che ho e poi ci sono in giro un sacco di ragazze giovani, dai 20 ai 22 anni. Ad esempio le ragazze della Ag Insurance, che sono state lasciate libere e hanno anche dei punti. L’idea comunque è quella di continuare a investire sulle giovani, perché se partiamo il progetto è di tre anni più tre. Quindi la volontà di uno degli sponsor sarebbe, se ci sarà la possibilità economica e potenziale del team, nel 2027 o 2028 provare a diventare WorldTour. A quel punto avrei un gruppo di 8-10 ragazze che adesso hanno 20-21 anni, che ne avranno 24 e inizieranno a essere mature. Saranno affiatate e pronte per il salto di qualità. Questo è il sogno che vorremmo trasformare in progetto: vediamo dove riusciamo ad arrivare.

Andrea Casagranda, 20 anni, ha messo insieme circa 55 giorni di gara, lasciando intravedere ottimi sprazzi
Andrea Casagranda, 20 anni, ha messo insieme circa 55 giorni di gara, lasciando intravedere ottimi sprazzi

Un treno che parte

Il resto è un susseguirsi di incontri con sponsor che vogliono entrare, cercando di diventare appetibili per agganciare il nome giusto. Come quello di una grossa azienda straniera, che sarebbe in ballo fra il gruppo italiano e un altro tedesco. Il marchio Be Pink cederebbe il nome a un primo sponsor ben più solido, in una struttura che Zini ha chiara davanti agli occhi e verso la quale sta navigando cercando di tenere in mano tutti i fili del discorso. Da un incontro avuto tra la Federazione e le altre continental, la sensazione è che nessuna sia avviata su questa stessa strada. Di certo il gradino è molto alto e le dinamiche sono le stesse che hanno emarginato il ciclismo italiano maschile rispetto al resto del mondo.

«Se c’è un orientamento internazionale – chiude Zini – non dico che si debba essere i primi della classe, ma nemmeno che si possa fare finta di niente. Noi ci proviamo, questo è un treno che una volta che è partito, poi diventa difficile salirci sopra».

Officine Mattio cresce a livello globale

16.07.2024
3 min
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Per Officine Mattio le ultime settimane sono state ricche di novità. L’azienda, che ha il suo cuore operativo a Cuneo, e che è conosciuta per le sue biciclette di altissima gamma, sta vivendo un momento davvero esaltante. Solo un paio di giorni fa è terminato il Giro d’Italia Women che ha visto le biciclette firmate dal marchio cuneese debuttare nella corsa rosa al fianco del team BePink. Poche settimane fa si è invece rinnovata la partnership con La Fausto Coppi che ha visto ancora una volta Officine Mattio accanto alla Gran Fondo di casa, una delle manifestazioni storiche del panorama granfondistico italiano.

Si tratta indubbiamente di tanti segnali che contribuiscono a testimoniare la “vivacità” del brand cuneese che a fine giugno ha visto concretizzarsi un altro importante step nel suo processo di crescita. 

Il marchio cuneese ha affiancato il tema BePink al Giro d’Italia Women
Il marchio cuneese ha affiancato il tema BePink al Giro d’Italia Women

Un accordo strategico

Nelle scorse settimane Officine Mattio S.r.l. ha ufficializzato un accordo con Officine Mattio Holding Limited, una società di investimento con sede ad Abu Dhabi. Quest’ultima acquisirà una quota del 20%, fornendo fondi per l’ulteriore sviluppo e crescita della realtà cuneese. L’accordo ha lo scopo di sostenere la continua espansione e diversificazione dei prodotti attirando investimenti internazionali e partnership strategiche in Italia. Nelle intenzioni di entrambe le parti la partnership migliorerà la competitività di Officine Mattio, consentendole di concentrarsi sulle sue attività principali di progettazione e produzione.

Queste le prime dichiarazioni di Giovanni Monge Roffarello, fondatore e Amministratore Delegato di Officine Mattio. «Diamo il benvenuto a Officine Mattio Holding Limited come nostro nuovo azionista e partner strategico. Questo accordo sottolinea l’impegno nel creare collaborazioni strategiche che favoriscono l’espansione del capitale e aprono a opportunità di crescita future. Questo ingresso ci permette di accelerare la crescita nel mercato ciclistico garantendo ai clienti un maggiore valore dei nostri prodotti e servizi».

Mr Scott McGuigan – OMHL Chairperson
Mr Scott McGuigan – OMHL Chairperson

Uno sguardo sul ciclismo

Officine Mattio Holding Limited, è un investitore di private equity, che intende giocare un ruolo cruciale nel settore del ciclismo. Nasce con lo scopo di investire in produttori di biciclette di fascia alta, aziende innovative di tecnologia ciclistica e produttori di componenti ad alte prestazioni, fornendo capitale essenziale e guida strategica, guidando i progressi nello sviluppo del prodotto e nell’espansione del mercato. Il suo impegno nel settore del ciclismo è orientato in direzione di pratiche sostenibili e innovazioni all’avanguardia, con lo scopo di migliorare l’esperienza ciclistica per tutti, appassionati e professionisti.

Il presidente di Officine Mattio Holding Limited, Scott McGuigan, ha così commentato l’accordo raggiunto: «Siamo onorati di collaborare con Officine Mattio, fornendo ulteriore capitale e guida strategica per facilitarne la crescita e le aspirazioni future. OMHL ritiene che questa partnership sarà reciprocamente vantaggiosa e genererà un valore significativo, supportando la visione internazionale come azienda artigianale d’eccellenza nel settore del ciclismo».

Officine Mattio

BePink rivoluzionata. Tanti cambiamenti e stessa filosofia

10.02.2024
7 min
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Nuova maglia, nuove bici, nuovo organico. Ha cambiato molto, quasi tutto, la BePink-Bongioanni, ma la filosofia è rimasta la medesima di sempre. Nelle prime gare di inizio stagione le ragazze dirette da Walter Zini si sono subito buttate nella mischia macinando tanti chilometri di fuga.

Della rivoluzione messa in atto dal team manager milanese avevamo accennato parlando prima delle stagiste poi degli addii annunciati di Zanardi e Vitillo. La situazione bolliva in pentola dalla scorsa estate e Zini era ormai ragionevolmente preparato a dover perdere i pezzi migliori e tante altre atlete. La rinnovata BePink riparte da sole quattro conferme e dalla voglia di portare avanti il solito spirito. Dopo la Pro Costa de Almeria e la Vuelta CV Feminas ne abbiamo approfittato per scoprire che ruolo vuole ritagliarsi la continental italiana.

Andrea Casagranda è una delle quattro confermate della BePink. Zini si aspetta da lei un ulteriore salto in avanti
Casagranda è una delle quattro confermate. Zini si aspetta un ulteriore salto in avanti
Walter come sono andate queste prime due gare?

Sono soddisfatto del buon approccio che hanno avuto le ragazze, considerando che abbiamo tante giovani. Avevamo lavorato sodo sia nel ritiro in Toscana, sia in quello in Spagna, quindi non mi aspettavo grandi cose in termini di risultati. Tuttavia ho visto un gruppo motivato ed entusiasta e questo è un bel segnale. Siamo ancora nella zona di Calpe, dove abbiamo preso degli appartamenti per prepararci alla Volta Valenciana (dal 15 al 18 febbraio, ndr).

E’ una BePink che ha cambiato totalmente pelle. Che squadra hai allestito?

Abbiamo cambiato dieci ragazze su quattordici. Sono arrivate Cagnazzo, Grassi e Testa, tre juniores tra le migliori del 2023. Poi ci sono le giovani Oro, Pozzobon e Valtulini che hanno già accumulato una discreta esperienza nelle passate stagioni. C’è la brasiliana Magalhaes, una ragazza che ha tanta voglia di imparare, che abita a Girona e che è già certa di partecipare alle Olimpiadi di Parigi. Non avremo Tommasi, che aveva deciso di non continuare a correre e fare il medico per cui aveva studiato. Poi purtroppo è stata investita in allenamento a fine anno. Le faccio un grande in bocca al lupo per il recupero. Infine abbiamo inserito anche atlete che arrivano da contesti diversi.

Parlacene pure.

Il ciclismo attuale offre possibilità per tutti. Sono le cosiddette scommesse, che stimolano a lavorarci sopra. Arnaudo è tornata con noi dopo l’esperienza del 2020 e dopo aver corso nel mondo delle granfondo. Anche Trinca torna alla strada. Aveva smesso da esordiente poi aveva ripreso correndo a piedi, facendo sci di fondo, Mtb e granfondo. La svizzera Schneider viene dal triathlon, dopo che aveva giocato a volley. Insomma, tutte ragazze che hanno un ampio margine di miglioramento. E nel frattempo sono in trattativa con altre due ragazze da mettere in squadra.

Saranno tutte guidate dalle quattro confermate. Ti aspetti qualcosa in particolare da loro?

Onestamente mi aspetto che facciano tutte un salto in più rispetto a quello che hanno fatto finora. Tutte durante i test hanno mostrato valori più alti. Una di queste è Casagranda, che deve ancora crescere, ma può andare forte in certe corse. Savi è al quarto anno con noi e quest’anno l’ho vista finalmente cambiata nell’atteggiamento. La vedo cresciuta e spero possa confermare questa mia impressione. Karasiewicz è la più grande (classe ’92, ndr) che è stata campionessa polacca diverse volte. Pure Jencusova è alla quarta stagione ed anche lei sarà a Parigi per rappresentare la Slovacchia. Per noi è un grande orgoglio avere delle atlete alla gara olimpica.

In vista del 2024, la BePink-Bongioanni ha lavorato a fondo nei ritiri in Toscana e in Spagna (foto Penni Martelli)
In vista del 2024, la BePink-Bongioanni ha lavorato a fondo nei ritiri in Toscana e in Spagna (foto Penni Martelli)
La BePink andrà alle gare con altri obiettivi rispetto al passato?

Di base vi direi di sì, perché non abbiamo delle vere e proprie punte come prima. Tutte devono fornire quelle garanzie che finora non sono riuscite a dare. In realtà invece vi dico di no, perché l’anno scorso siamo andati ad alcune corse senza il nostro classico spirito. Ecco, quest’anno la nostra filosofia non è mutata. In questo inizio di stagione ci siamo fatte vedere andando in fuga da lontano o restando piuttosto davanti in tante fasi della corsa.

A fine 2023 si è chiuso un ciclo, prima o poi doveva succedere. Lo avevi metabolizzato?

Sì, perché eravamo tutti pronti. Nella prima parte di stagione siamo state ampiamente sottotono. Mi aspettavo di più e solo nella seconda metà ci siamo parzialmente risollevati. Nello sport capita che non ci si trovi più d’accordo. Ormai molte di loro non erano più adatte al nostro team. Così a fine giugno ho lasciato libere tutte le ragazze di valutare altre eventuali proposte. Era giusto che avessero le proprie possibilità da altre parti. Ovvio che se avessimo avuto la possibilità di entrare nel WorldTour, avremmo fatto altre considerazioni, ma alla fine penso che sia stato un bene da entrambe le parti separare le strade.

Voi eravate una buona “bottega” in cui fare la spesa. E’ un motivo di soddisfazione anche questo?

Certamente, infatti tutte le ragazze che sono andate via non hanno avuto difficoltà a trovare una nuova sistemazione. Zanardi e Vettorello sono nel WorldTour (rispettivamente in Human Powered Health e Roland, ndr), Vitillo nel devo team dalla Liv Alula Jayco e Basilico in Spagna alla Eneicat, giusto per fare gli esempi più lampanti. Le loro squadre sanno da dove arrivano e come sono state formate. Secondo me tutti hanno scelto giusto. Ho sempre fatto il bene delle ragazze e spero che loro stesse facciano quello step psicofisico più che da noi si era inceppato.

La rivoluzione non si è fermata solo alla rosa della squadra.

Giusto, è come se avessimo iniziato un nuovo progetto della BePink. Visto che abbiamo cambiato tanto, abbiamo deciso di fare totalmente una nuova maglia, pur tenendo fede ai tradizionali colori nero e ciclamino. Il nuovo sponsor Bongioanni, dopo le esperienze nei dilettanti con la Brunero, rientra nel ciclismo per merito del suo appassionato titolare Flavio Borgna. Abbiamo bici nuove fornite da Officine Mattio, gestite da Giovanni Monge Roffarello. Ringrazio entrambi i marchi, con cui abbiamo fatto un contratto di un anno con opzione per quelli successivi. Vogliamo conoscerci bene, ma sia noi che loro abbiamo in mente di crescere tutti assieme, cercando di fare qualcosa di bello.

Tra le tante novità della BePink-Bongioanni, ci sono anche le bici. Qui Zini con Giovanni Monge Roffarello, a.d. delle Officine Mattio (foto Penni Martelli)
Tra le tante novità, ci sono anche le bici. Qui Zini con Giovanni Monge Roffarello, a.d. delle Officine Mattio (foto Penni Martelli)
In definitiva cosa si aspetta Walter Zini dalla nuova BePink-Bongioanni?

Una crescita generale e la volontà di farsi notare come sempre. Magari raccogliendo qualche gradita sorpresa. Pur non avendo più in squadra i grandi nomi di prima, abbiamo già ricevuto tantissimi inviti alle gare, alcune di esse WorldTour, quasi più dell’anno scorso. Faremo una bella campagna al Nord correndo la Omloop Het Nieuwsblad, la Hagenland, Le Samyn e Freccia Vallone. Quando l’ho comunicato alle ragazze, gli si sono illuminati gli occhi dalla contetezza. Questo fa davvero piacere ed è particolarmente stimolante.

Sono firmate Officine Mattio le bici della BePink 2024

24.01.2024
3 min
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Nei giorni scorsi Officine Mattio ha comunicato di aver raggiunto un accordo di partnership tecnica per il 2024 con il team femminile BePink. La formazione creata nel 2011 da Walter Zini e Sigrid Corneo milita nella categoria UCI Women’s Continental, il che significa per Officine Mattio il debutto nel mondo dei professionisti e un passo decisamente importante nella propria giovane storia. Il brand cuneese è nato infatti nel 2014 e in poco meno di un decennio è riuscito a farsi apprezzare per prodotti totalmente Made in Italy capaci di coniugare l’efficienza dell’altissima tecnologia alla qualità dell’artigianalità. 

Parola ai protagonisti

Giovanni Monge Roffarello, CEO di Officine Mattio, ha salutato con queste parole l’accordo appena raggiunto con il team BePink: «Siamo entusiasti di entrare a fare parte del progetto BePink. Con Walter Zini ci siamo trovati subito in sintonia, con l’intenzione comune di fare qualcosa di significativo in quello che è da sempre il suo mondo: il ciclismo femminile. Noi di Officine Mattio amiamo le sfide e non vediamo l’ora di iniziare!»

Alle prime dichiarazioni di Giovanni Monge Roffarello hanno fatto seguito quelle di Walter Zini, Team Manger BePink: «Siamo felici di iniziare questo percorso con Officine Mattio. Anche BePink, come Officine Mattio, ha visto la luce con il desiderio di dare vita ad un progetto che potesse rappresentare una solida realtà nel nostro splendido sport e crediamo che, grazie anche al loro sostegno, si possa ulteriormente progredire. Tra pochissimo torneremo alle competizioni e siamo ansiosi di riattaccare il numero sulla schiena».

Attualmente il team è in ritiro in Toscana per preparare il debutto stagionale previsto il prossimo 28 gennaio al Women Cycling Pro Costa de Almería, nel Sud-Est della Spagna.

Le ragazze della BePink mentre pedalano con le loro nuove Lemma RT (foto Facebook BePink)
Le ragazze della BePink mentre pedalano con le loro nuove Lemma RT (foto Facebook BePink)

Ecco la bici 

Officine Mattio metterà a disposizione delle ragazze del team BePink il modello Lemma RT. Ciascuna atleta disporrà di un modello da gara e uno da allenamento. 

La Lemma RT è estremamente performante, con un look glamour esclusivo pensato per una formazione femminile. Presenta un telaio fasciato in fibra di carbonio T1100, il cui nome “Lemma” è stato ispirato dalla salita alpina che si trova nei pressi della sede dell’azienda sulla quale lo stesso Giovanni Monge Roffarello testò il primo prototipo. Le bici del team saranno montate con componentistica di alto livello: gruppo SRAM Red AXS 12v con misuratore di potenza, attacco, manubrio e ruote Deda Elementi, gomme tubeless Schwalbe Pro One, sella Repente, pedali Look in carbonio e porta borraccia Officine Mattio.

Per quel che riguarda la livrea della Lemma RT che utilizzeranno le ragazze della BePink riprendiamo quanto riportato nel comunicato stampa che ufficializzava la partnership con Officine Mattio.

«Dal punto di vista estetico e di grafica delle bici – si legge – la perfezione della forma e la pulizia delle linee trovano ineguagliabile espressione nell’eleganza intramontabile del nero e si accendono di una sferzante energia grazie ad un inserto cangiante, nel tubo superiore, nato dalla fusione dei colori identitari del team, per questa stagione: il magenta e il viola. Officine Mattio ha così voluto suggellare la collaborazione con BePink (magenta) e l’altro partner tecnico del team, l’APP digitale Imatra (Purple)».

Officine Mattio

Lemma 3.0, essenza d’italianità, eleganza e unicità

02.01.2024
4 min
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Con il suo giro più veloce, Antonio Fuoco ha conquistato la pole position alla 24h di Le Mans, aprendo il weekend che ha riconsegnato la vittoria alla Ferrari dopo 60 anni di assenza. Così Officine Mattio ha scelto proprio il pilota calabrese per presentare il suo nuove gioiello su due ruote. Si chiama Lemma 3.0 e incarna l’essenza dell’azienda piemontese. Il nome si ispira ad una delle salite nei pressi di Cuneo sulla quale il fondatore, Giovanni Monge Roffarello, testò il prototipo di quella che sarebbe diventata la capostipite di tutte le biciclette del brand italiano.

Da gara

Lemma 3.0 è una bici di alta gamma dedicata ad appassionati, amatori e agonisti che ricercano modernità e reattività, alte prestazioni, comfort e sicurezza di guida. La sua versatilità si sposa con chi cerca un modello di bici che si arrampichi sulle salite e sia scorrevole in pianura. L’evoluzione della nuova Lemma si traduce in un prodotto ancor più maneggevole e leggero da 820 grammi, in taglia 54 non verniciata

La maggiore guidabilità e leggerezza della Lemma 3.0 sono date anche dal materiale utilizzato per la costruzione del telaio. Infatti, è realizzato in fibra di carbonio Torayca T800: una fibra con alta resistenza alla trazione e proprietà composite di alto livello ed equilibrio. Progettata e sviluppata per soddisfare le esigenze di risparmio di peso delle applicazioni aeronautiche, questa fibra viene soprattutto utilizzata nella struttura primaria degli aerei commerciali. La cura del dettaglio e la ricerca sono alcune delle prerogative più importanti per Officine Mattio.

Silhouette efficace 

Nella parte anteriore, la forcella OM 3K della Lemma 3.0 riprende la forma della forcella della Lemma RT: la bici del catalogo di Officine Mattio che presenta il massimo della tecnologia ed ingegneria ciclistica. La forma curva della forcella trasmette maggior controllo del mezzo e sicurezza in discesa. Il tubo orizzontale abbraccia il tubo sterzo, che diventa oversize, conferendo alla bici maggiore governabilità. 

Il carro posteriore è stato modificato ed ottimizzato nelle sezioni affinché possa offrire rigidezza e resistenza alle flesso-torsioni. Lemma 3.0 è un modello distintivo, disegnato con nuove grafiche e sfumature di colori, frutto del lavoro artigianale del reparto verniciatura di Officine Mattio. I colori, nebulizzati a mano, sono sfumati, a sottolineare che la precisione di ogni singolo passaggio fa la differenza. Tre le colorazioni disponibili a catalogo: Rubin Red/Black, Pearl e Pine Green, Night blue e Off White. Come per tutte le altre bici di Officine Mattio, anche per la Lemma 3.0 è possibile creare una versione totalmente customizzata in taglia, colori e componentistica, tramite il configuratore online o presso un dealer ufficiale.

Fuoco per Lemma

A tenere a battesimo il lancio di questo nuovo modello, che promette alte prestazioni, comfort e reattività, è stato il pilota italiano del circuito automobilistico delle hypercar: Antonio Fuoco. L’atleta, che il 13 dicembre scorso è stato insignito del premio Casco d’Oro di Autosprint per i risultati sportivi ottenuti nel corso di quest’anno, ha ricevuto presso la sede di Officine Mattio, una Lemma 3.0 personalizzata in colore Rubin Red/Black. Antonio infatti sarà il nuovo Ambassador del brand cuneese e utilizzerà la bicicletta durante i suoi allenamenti e le ricognizioni in pista. 

«Mi ha affascinato la storia di questo marchio  – spiega Antonio Fuoco – e soprattutto la velocità e le performance della nuova Lemma 3.0. Inoltre, una cosa a cui tengo tantissimo è il Made in Italy e Officine Mattio può vantare biciclette realizzate al 100% in Italia». 

Lemma 3.0 è proposta con un prezzo suggerito al pubblico (presso i rivenditori di Officine Mattio e sul sito) a partire da 8.790 euro, configurata con Sram Force Axs, fino ad un massimo di 12.990 euro per la versione con Shimano Dura Ace 12 v.

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