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Gimondi Camp, un’estate diversa in sella alla bicicletta

27.04.2022
4 min
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Felice Gimondi era convinto che il futuro fosse davvero dei giovani, a patto che venissero trasferiti loro i sani principi del vivere nella società. E pensava anche che buona parte di questi potessero sorgere facendo sport, anzi: andando in bicicletta.

Norma Gimondi, figlia del campione bergamasco, porta nel cuore ancora oggi questi insegnamenti, negli occhi ha la luce quando parla di ciclismo e quando parla di ciclismo giovanile, fa venire voglia di prendere i propri figli e metterli in sella.

La locandina dei Gimondi Camp ripercorre la carriera di Felice e ne fa una bandiera
La locandina dei Gimondi Camp ripercorre la carriera di Felice e ne fa una bandiera

Gimondi Camp

Un impegno coi giovani che papà Felice ha concretizzato fondando ormai vent’anni fa la scuola di Mtb dedicata ai bambini dai 5 ai 12 anni, a Sombreno, frazione del comune di Paladina, hinterland di Bergamo. Norma, invece, concretizzerà quest’anno la sua volontà con i Gimondi Camp estivi. Quattro appuntamenti tra giugno e luglio che si svolgeranno in quattro comuni lombardi. Due nella bergamasca, Almenno S.Salvatore (13-18 giugno) e Cene (4-9 luglio); uno nel milanese, a Cassano d’Adda (11-16 luglio) e uno nel bresciano, a Cortefranca (27 giugno-2 luglio).

Nel 1998 Pantani interruppe il record di Gimondi, come ultimo vincitore italiano della maglia gialla (1965)
Nel 1998 Pantani interruppe il record di Gimondi, come ultimo vincitore italiano della maglia gialla (1965)

«L’intento – ha detto la vice presidente della Federazione ciclistica italiana – è quello di trasmettere ai più piccoli la passione per lo sport, per la natura e per l’aria aperta, in un momento in cui questa generazione è stata particolarmente toccata dalla pandemia e dalle chiusure che ha dovuto subire. Vorrei riuscire a fare tutto quello che ha fatto mio padre con me. Lo sport aiuta sempre, aiuta ad affrontare la vita, le difficoltà che si incontrano quotidianamente con una forma mentis secondo me vincente. Mio padre riteneva il ciclismo una passione oltre che un lavoro».

Programma e Kit

Il programma, da lunedì a venerdì: dalle 8 alle 12 attività mattutina, quindi pranzo e attività ricreativa, dalle 15 alle 18,30 attività pomeridiana. Ad ogni iscritto verrà consegnato un kit che comprende casco, maglia e pantaloncino tecnico da ciclismo, t-shirt da riposo, cappellino, borraccia, salvietta, zainetto, tessera mini biker/promozione giovanile e assicurazione infortuni. La quota di iscrizione è di 270 euro. Per partecipare, scrivere a iscrizioni@gimondicamp.it oppure telefonare al 389/5682002.

Alla Gimondi Bike dello scorso anno, Norma premia i bambini in gara (foto Facebook)
Alla Gimondi Bike dello scorso anno, Norma premia i bambini in gara (foto Facebook)

Educazione stradale

Un camp fatto sì di divertimento e allenamento, ma soprattutto di formazione: «All’interno dei Gimondi Camp – spiega Norma Gimondi – avremo dei corsi di formazione guidati dalla vicequestore di Bergamo, Mirella Pontiggia, per insegnare ai bimbi il codice della strada in modo semplice ma efficace. Vogliamo insegnarli le regole, la segnaletica stradale. Genitori, non inculcate un sentimento di paura ai bimbi. Andare in bicicletta li aiuterà a vivere meglio, a confrontarsi meglio con gli altri e anche con se stessi ed educhiamoli anche all’educazione stradale».

La Scuola MTB Felice Gimondi è già una realtà da quasi vent’anni (foto Facebook)
La Scuola MTB Felice Gimondi è già una realtà da quasi vent’anni (foto Facebook)

Dare la scossa

Per il ruolo che ricopre a livello federale, Gimondi non può che dare uno sguardo anche all’intero movimento nazionale.

«Posso dire – spiega – che i numeri sono interessanti a livello di tesserati. Anche dopo la pandemia non sono scesi. Abbiamo però la fascia proprio dai 5 ai 12 anni che passa troppo tempo davanti alla tv, ai videogiochi o agli altri dispositivi elettronici e non si approccia allo sport e alla natura. Noi vogliamo coinvolgerli. Andando avanti così però, tra 10-15 anni si spera di trovare un nuovo Nibali».

FCI: il bilancio 2022 non convince la vice presidente Gimondi

09.04.2022
4 min
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Norma Gimondi (in apertura seconda da sinistra – foto FCI Illarietti), vicepresidente della Federazione ciclistica italiana (Fci), ha la stessa scorza del padre. E’ dura all’esterno. E’ un vulcano di passione per il ciclismo che, tuttavia, non può mai venire prima dell’onestà e di una sincerità sempre limpida, volta a tutelare sani principi.

Lo ha dimostrato anche commentando l’attuale situazione della Federazione, guidata da febbraio 2021 da Cordiano Dagnoni, a margine di un evento che si è tenuto all’Università di Bergamo. Un evento che verteva sul turismo sportivo nelle valli che sono state spesso teatro di allenamento di Felice. 

Norma Gimondi (classe 1970) è vice presidente della Federazione ciclistica italiana
Norma Gimondi (classe 1970) è vice presidente della Federazione ciclistica italiana

Dubbi sul bilancio

Una situazione positiva per quanto riguarda i risultati, ma instabile da un punto di vista finanziario e, di conseguenza, anche politico. Proprio sull’approvazione del bilancio preventivo 2022, sono emerse frizioni. Il Consiglio, infatti, lo ha approvato grazie alla maggioranza dei voti, ma Norma Gimondi insieme ad altri due consiglieri ha votato contro.

«Approvare un bilancio, seppur di previsione, con un disavanzo di 1,2 milioni di euro – ha spiegato la figlia del campione bergamasco – mi ha lasciato qualche perplessità. Anche perché si parla solo di attività ordinaria, quindi non prende in considerazione interventi di carattere straordinario».

La visione è sul lungo periodo e arriva fino al 2024, anno in cui scadrà l’attuale mandato.

«Rimanendo coerenti, se moltiplichiamo quel milione abbondante per tre, significa che la federazione potrebbe avere un “buco” da 3,6 milioni nel 2024, cosa per me inaccettabile. È vero, le federazioni non devono fare utili, ma non devono lasciare delle negatività di questo tipo. Negatività che dovrebbero poi scontare i nuovi consiglieri e il nuovo presidente». 

TCI, azienda leader nella produzione di componenti elettronici, è una delle sponsorizzazioni più recenti. Qui Bennati. (foto FCI)
TCI, azienda leader nella produzione di componenti elettronici, è una delle sponsorizzazioni più recenti. Qui Bennati. (foto FCI)

Caccia agli sponsor

Dagnoni ha rassicurato gli scettici, spiegando che quel margine verrà coperto con importanti sponsorizzazioni.

«Speriamo che mantenga fede alle promesse – spiega Gimondi – anche se noi aspettiamo di vedere i contratti firmati. L’importante è non fermarsi ai soldi che annualmente arrivano dai ministeri di Sport e Salute, ma andare a cercare nuove risorse in sponsorizzazioni ed eventi così da dare linfa al movimento, anche nelle singole sezioni territoriali. E’ su quelle che dobbiamo puntare perché è lì che nascono i nuovi talenti».

Soldi a parte, Norma Gimondi guarda con pragmatismo anche alle prestazioni.

«Abbiamo chiuso un 2021 straordinario, forse il miglior anno di sempre in termini di risultati. Basti pensare all’oro olimpico del quartetto su pista, al mondiale vinto da Elisa Balsamo e alla maglia iridata conquistata da Filippo Baroncini negli Under 23.

«Ci aspetta ora un 2022 altrettanto impegnativo perché ripetersi non è facile. Abbiamo cambiato tanti tecnici, c’è un manager, Roberto Amadio, che coordina tutte le selezioni nazionali. Confidiamo che questo lavoro di rinnovamento possa portare buoni frutti in vista delle Olimpiadi di Parigi 2024».

Gara giovanissimi Imola (foto Max Fulgenzi)
Una gara giovanissimi. Investire sui giovani e sul territorio è fondamentale (foto Fulgenzi)
Gara giovanissimi Imola (foto Max Fulgenzi)
Una gara giovanissimi. Investire sui giovani e sul territorio è fondamentale (foto Fulgenzi)

Pensando ai giovani

Nell’augurarsi di fare non solo il meglio, ma di “portare a casa risultati per il movimento”, la vice presidente della Federazione ha ben chiaro dove bisogna migliorare nel prossimo futuro.

«C’è – spiega Norma – un Giro d’Italia donne targato Fci che l’anno scorso è andato molto bene e che va ulteriormente migliorato visto che il movimento femminile riscuote sempre più interesse. Poi il Giro Under 23 con il quale dobbiamo andare avanti.

«Ma, oltre al professionismo, non dobbiamo dimenticarci dei giovani: bisogna partire dalla base per salire e fare sempre meglio. Abbiamo anche qui degli eventi importanti, penso ad esempio al Meeting nazionale di Treviso che coinvolgerà i giovanissimi dal 23 al 26 giugno».

Norma Gimondi 2019

Ecco perché Gimondi tirerà per Martinello

15.01.2021
3 min
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Era più o meno di febbraio, quando Silvio Martinello si presentò da Norma Gimondi per chiederle se intendesse candidarsi nuovamente alla presidenza della Federazione. Andò a dirle che le loro idee coincidevano e sarebbe stato un peccato disperdere le energie in due corse parallele.

«Ma io – dice Norma – non avevo testa né tempo. Era morto da poco mio papà e sulle mie spalle erano cadute anche le cose che faceva lui nelle società immobiliari. Silvio disse che non sarebbe stato giusto disperdere il mio lavoro di 4 anni fa, ma gli risposi che avrei avuto bisogno di parlarne con mia madre. Mio padre all’inizio era stato refrattario. Mi diceva che si trattava di politica, che noi siamo persone schiette e in quel mondo non mi sarei trovata. Alla fine però era rimasto contento, perché ero stata corretta. Poco prima che venisse a mancare, mi disse che avevo fatto bene a candidarmi, perché la gente gli chiedeva di me e questo lo inorgogliva. Fino ad allora era stato sempre lui il personaggio, adesso volevano sapere di sua figlia. E quando anche mamma ha detto che dovevo riprovare, ho chiamato Silvio».

Ci sono affinità fra Gimondi e Martinello?

Ho visto il suo programma ed è simile al mio per la vicinanza al territorio. Sembra che la Federazione abbia radici soltanto a Roma, mentre abbiamo bisogno che sia presente nelle regioni, nelle province, nei singoli comuni. E poi il concetto di squadra…

Renato Di Rocco, Thomas Bach, Imola 2020
A Di Rocco, qui con Thomas Bach, Norma Gimondi riconosce il merito di aver portato il mondiale a Imola
Renato Di Rocco, Thomas Bach, Imola 2020
A Di Rocco, qui con Bach, il merito di Imola 2020
Silvio ha dichiarato che non sarà un uomo solo al comando.

Esatto, il confronto aiuta ad analizzare i problemi. Il lavoro di gruppo apre scenari diversi e magari da un altro arriva la soluzione o la visione che a te sfuggiva. Silvio lo conosco sin da quando ero ragazzina, perché passò professionista nella Sammontana-Bianchi di cui mio papà era team manager e lo vedo determinato e puntiglioso. Sulle problematiche ha la capacità di focalizzare che negli altri non vedo.

Di cosa ha bisogno secondo te il ciclismo italiano?

Di rottura con il passato. All’attuale gestione do il merito di aver portato i mondiali a Imola e la gestione dell’attività nell’ultimo anno, ma dietro questo ci sono sempre i soliti problemi, che non si affrontano.

Credi che Martinello sia schietto alla Gimondi?

Non gli manca la capacità di mediare, a volte io entro più dura. Forse la moderazione gli viene dal lavoro di opinionista, io invece ho imparato nel mio lavoro che il magistrato ti ascolta solo nei primi 3 minuti, quindi devi dire subito le cose importanti.

Che cosa ti resta della corsa di 4 anni fa?

La fortuna di aver incontrato persone che mi hanno passato la loro esperienza. Francini, Pozzani, Dalto. Lo hanno fatto in modo pulito e questa è stata la cosa più bella, senza aspettarsi nulla in cambio. Persone che mi sono rimaste vicine anche quando è morto mio padre. E poi ho conosciuto il livello pratico della politica federale. Avevo fatto un corso, ma la pratica è un’altra cosa. Capisci che chi hai di fronte non si muove sempre in modo lineare e pulito. Impari a riconoscere gli sgambetti e le pugnalate anche da parte di chi doveva esserti vicino.

Ti saresti candidata se non fosse morto tuo papà?

Penso di sì, avevamo cominciato a ragionarne e avrei fatto la mia corsa. Ma va bene anche così, forse non avrei neanche il tempo di fare altro. Dobbiamo rompere lo schema oppure non cambia niente. In diversi punti del programma, Silvio parla di meritocrazia, che è la base dello sport. Deve esserlo in tutti gli ambiti. Perciò, siamo pronti…