Mondiale 2029 a Bergamo per Gimondi: più di un’ipotesi

19.06.2024
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Mondiali 2029 a Bergamo, la missione continua. Marco Reguzzoni, già a capo dell’organizzazione dell’edizione 2008 che si disputò a Varese conferma la volontà di provarci e, anzi, rilancia. «I tempi stringono – ha detto a bici.PRO – e vorrei incontrare al più presto il nuovo sindaco di Bergamo, Elena Carnevali. Non la conosco, ma avrò bisogno del suo benestare per proseguire, altrimenti non se ne farà nulla». 

Interpellata, la neo prima cittadina del capoluogo orobico ha risposto: «L’idea di portare a Bergamo i mondiali di ciclismo nel 2029 è certamente una proposta interessante e meritevole di valutazione, vista l’importanza della manifestazione e il grande interesse dei bergamaschi appassionati da sempre a questa disciplina. Conclusa la fase di insediamento e avviato il lavoro con la nuova Giunta, avrò modo di entrare nel merito di questa opportunità e di approfondire con attenzione i diversi aspetti che riguardano un evento di questa rilevanza». 

Bergamo ha grande tradizione ciclistica, ma non ha mai ospitato un mondiale (depositphotos.com)
Bergamo ha grande tradizione ciclistica, ma non ha mai ospitato un mondiale (depositphotos.com)

Un occhio di riguardo

Insomma, in giorni di grande lavoro, un occhio di riguardo al tema è già qualcosa di molto significativo. Carnevali non ha mai nascosto l’attenzione alla bicicletta tant’è che in campagna elettorale ha organizzato una partecipatissima biciclettata in città per convincere i bergamaschi a votarla.

Anche il suo predecessore, Giorgio Gori, ha sempre strizzato l’occhio al ciclismo aprendo le porte della città a Giro di Lombardia e Giro d’Italia nei suoi 10 anni di amministrazione. Gori che nel frattempo è stato eletto in Parlamento Europeo: una pedina che potrebbe rivelarsi cruciale in una fase in cui l’appoggio politico su più fronti è necessario. 

10-15 milioni di euro

Intanto a Bergamo l’idea di un arcobaleno che colori la città stuzzica, ma con moderazione. Giovanni Bettineschi di PromoEventi (la mente di ogni grande evento ciclistico bergamasco dell’epoca moderna, nella foto di apertura fra Gimondi e Adorni) commenta cercando di contenere l’eccitazione e metterci davanti la realtà.

«Sarebbe bello – ammette – e in passato me l’hanno chiesto se non ci si potesse provare. L’impegno economico è gravoso, si parla di 10-15 milioni di euro. Se ci si impegna a costruire una squadra seria e coesa, io ci sono. Mi rimbocco le maniche e mi metto a lavorare domani». 

Felice Gimondi divenne campione del mondo nel 1973 davanti a Ocaña e Maertens
Felice Gimondi divenne campione del mondo nel 1973 davanti a Ocaña e Maertens

Fra Santini e Gimondi

Bergamo avrebbe dalla sua la famiglia Santini, che al di là della storicità del marchio ha un filo diretto con l’Uci. Santini, ma non solo perché anche Norma Gimondi, figlia dell’indimenticato campione Felice, ha accolto l’idea con entusiasmo

«Sarebbe un meraviglioso omaggio a mio papà e alla mia famiglia – spiega – ma anche a Paladina e Sedrina, località da sempre legate a mio papà. Bergamo è terra di ciclismo, per i bergamaschi Atalanta e Gimondi sono intoccabili. Sono l’esaltazione della fatica, del sacrificio e della vittoria ottenuta con sforzi costruiti in casa propria. Ho ancora negli occhi gli ultimi passaggi sulla Boccola: entusiasmanti. Ecco penso che la città abbia una conformazione che si presta al classico circuito mondiale: un anello naturale sui colli, senza un metro di pianura, in scenari suggestivi». 

Il Lombardia del 2019 celebrò Gimondi, scomparso nell’agosto dello stesso anno. Al centro la figlia Norma
Il Lombardia del 2019 celebrò Gimondi, scomparso nell’agosto dello stesso anno. Al centro la figlia Norma

Stuzzica anche il Tour

Norma Gimondi apre poi gli orizzonti e guarda la rassegna da un punto di vista più ampio: «Per Bergamo sarebbe un’occasione ghiotta – osserva – perché i mondiali si svolgono in un periodo in cui visitare la città e la provincia è perfetto». 

Infine, la figlia del campione bergamasco (iridato a Barcellona nel 1973) guarda oltre: «Al di là del mondiale – rivela – io vorrei comunque continuare a lavorare per portare il Tour de France a Bergamo. Era un sogno di papà, ha un richiamo enorme, tutto il mondo è lì per tre settimane e vorrei riuscire a parlare con il patron Prudhomme alla Grande Partenza di Firenze per riproporglielo. Non baratterei niente però, non vorrei che il mondiale sostituisse il Tour de France, non sarebbe rispettoso nei confronti di papà».

Gimondi, a 50 anni dal mondiale una storia di storie

03.09.2023
5 min
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SEDRINA – Domenica 2 settembre 1973, a Barcellona splende un sole che benedice 83 corridori, pronti a partire per il mondiale di ciclismo che si disputa nel complicato percorso del Montjuic. In casa Belgio il capitano è Eddy Merckx, ma il giovane Freddy Maertens scalpita. In casa Spagna c’è Luis Ocaña. In casa Italia invece, il ct Defilippis ha cucito una nazionale su misura per Felice Gimondi. Anche su casa Gimondi ovvero Almè, alle porte della Val Brembana, la giornata è un po’ più che settembrina: sole, caldo, gioia. Ma soprattutto: attesa. Primo: perché la signora Gimondi, Tiziana, porta in grembo la secondogenita, Federica pronta a venire al mondo. Secondo: perché Gimondi ha preparato al meglio quel mondiale. In casa lo sanno. La piccola Norma, primogenita, è in un’età in cui riesce appena a capire.

«L’avvicinamento alla gara – spiega – era un percorso in cui la famiglia subiva la tensione di papà, ma con il pieno rispetto per il suo lavoro. Non dovevamo dargli pensieri e stare attenti all’alimentazione».

Qui Gimondi sul Montjuic durante i campionati del mondo del 1973: ecco il gruppetto che si giocò l’iride
Qui Gimondi sul Montjuic durante i campionati del mondo del 1973: ecco il gruppetto che si giocò l’iride

Il circuito del Montjuc

Poi, la partenza con la nazionale e la cornetta del telefono come unico gancio per sentire ogni sera il papà, il marito Felice «che era nevrile in quelle ore, perchè sentiva le corse», aggiunge Norma. Il campionato del mondo scatta alle 11. La corsa si anima grazie ad una fuga nutrita di corridori di buon calibro, tra cui c’è anche Battaglin. Il tentativo però sfuma. A due giri dal termine, sullo strappo che precede il passaggio al Montjuic, Merckx scatta.

Ildo Serantoni, il biografo di Felice Gimondi, già illustre firma della Gazzetta dello Sport, ci porta direttamente in corsa.

«Felice – ci confida – raccontava che corse quella gara con l’obiettivo di stare dietro a Merckx nella speranza di arrivare con lui almeno all’arrivo, ma sapendo che prima o poi lo avrebbe battuto».

Ildo Serantoni e Norma Gimondi, il biografo e la figlia di Felice, scomparso nel 2019
Ildo Serantoni e Norma Gimondi, il biografo e la figlia di Felice, scomparso nel 2019

Avversari e preghiere

Eddy su quello strappo non riesce a fare il vuoto. Davanti si forma il poker d’assi: Merckx, Maertens, Gimondi e Ocaña.

«A quel punto – prosegue Serantoni tramandando le memoria di Gimondi Felice nota che “il Cannibale” e Maertens si parlano e capisce che sarà Merckx a fare la volata. Si ripete una volta di più: sto attaccato finché riesco».

A casa Gimondi, intanto, la squadra è quella delle grandi occasioni. Sul divano posizionato in mansarda, la tensione è alle stelle.

«Ricordo – dice Norma – che c’eravamo: io, mia mamma, nonno Mosè, nonna Angela e la mia bisnonna Natalina».

La telecronaca si mescola con le preghiere dei Gimondi, assai devoti. «Pregavano, pregavano», ripete Norma. Il mondiale si gioca in volata. Sul rettilineo finale si presentano: Maertens, Gimondi, Merckx e Ocaña. A casa Gimondi regna il silenzio. Tiziana, col pancione, si alza e si nasconde dietro ad una colonna della mansarda. Non vuole guardare e prega. Pater, Ave e Gloria.

«Mica perchè speravo vincesse – racconta – ma perché avevo paura che cadesse. E non guardai».

Questo il monumento scoperto ieri a Sedrina alla presenza di Tiziana Gimondi
Questo il monumento scoperto ieri a Sedrina alla presenza di Tiziana Gimondi

A ruota di Maertens

Serantoni ci porta negli ultimi 200 metri: «Felice si mette dietro a Maertens che fa lo sforzo massimo per il suo capitano. Ad un certo punto si sposta, Gimondi aspetta Merckx, che però non arriva. Capisce che quello è il suo momento, si alza sui pedali e lancia lo sprint. Si accorge che Eddy non arriva. Se ne accorge anche Maertens, che riprende a pestare sui pedali per contendere a Gimondi l’iride».

Il cuore, a casa Gimondi, sobbalza. Le preghiere di Tiziana si intensificano. Pater, Ave, Gloria. Maertens e Gimondi sono affiancati a poche decine di metri dalla linea. Serantoni: «Gimondi allarga il gomito per difendersi dall’attacco del belga. Mi confidò che tra sé e sé aveva pensato in quel secondo di tempo, in bergamasco stretto: “Se ol pasà fò ergü, al fenese sö in tribuna” (se qualcuno mi vuole passare, lo spedisco in tribuna)».

Tiziana Gimondi ha diviso la vita con Felice. Ci ha raccontato i suoi aneddoti su quel mondiale di 50 anni fa
Tiziana Gimondi ha diviso la vita con Felice. Ci ha raccontato i suoi aneddoti su quel mondiale di 50 anni fa

La maglia iridata

Gimondi vince il duello di corpo e gambe e conquista il mondiale. Secondo Maertens, terzo Ocaña, quarto Merckx che si pianta. Norma: «Ricordo un boato e poi ci trovammo tutta la Val Brembana fuori casa».

Tiziana termina le preghiere. Suo marito non è caduto. Poi, il ritorno in patria. Norma: «Ricordo papà che teneva la maglia bianca iridata toccandola con delicatezza come fosse la cosa più preziosa al mondo. Poi la posarono su di me per qualche fotografia».

Per Tiziana, il post vittoria fu semplicemente: «Eh… bello». Bergamo, a 50 anni da quel giorno, ha dedicato al suo Felice Gimondi una due giorni di eventi per celebrare lui e quella giornata. E’ stata svelata una scultura dedicata al campione di Sedrina che tra qualche mese troverà posto in un luogo del centro città ancora non rivelato. Serantoni: «Felice si è portato fino alla fine un grande cruccio, quello di non essere riuscito a sdebitarsi abbastanza con i suoi gregari e con la sua famiglia».

Il 2 settembre del 1973, Felice Gimondi diventa campione del mondo davanti a Ocaña e Maertens (foto L’Equipe)
Il 2 settembre del 1973, Felice Gimondi diventa campione del mondo davanti a Ocaña e Maertens (foto L’Equipe)

Norma: «Qualche mese prima che morisse, chiesi a mio papà come avrebbe voluto essere ricordato dalla gente. Mi rispose che avrebbe voluto essere ricordato come un uomo onesto». A giudicare dall’affetto che la gente gli ha tributato ci prendiamo l’onere di dire a Felice: «Missione compiuta». Il sigillo lo mette la moglie Tiziana: «La prima qualità di mio marito? La dolcezza».

Gimondi Camp, un’estate diversa in sella alla bicicletta

27.04.2022
4 min
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Felice Gimondi era convinto che il futuro fosse davvero dei giovani, a patto che venissero trasferiti loro i sani principi del vivere nella società. E pensava anche che buona parte di questi potessero sorgere facendo sport, anzi: andando in bicicletta.

Norma Gimondi, figlia del campione bergamasco, porta nel cuore ancora oggi questi insegnamenti, negli occhi ha la luce quando parla di ciclismo e quando parla di ciclismo giovanile, fa venire voglia di prendere i propri figli e metterli in sella.

La locandina dei Gimondi Camp ripercorre la carriera di Felice e ne fa una bandiera
La locandina dei Gimondi Camp ripercorre la carriera di Felice e ne fa una bandiera

Gimondi Camp

Un impegno coi giovani che papà Felice ha concretizzato fondando ormai vent’anni fa la scuola di Mtb dedicata ai bambini dai 5 ai 12 anni, a Sombreno, frazione del comune di Paladina, hinterland di Bergamo. Norma, invece, concretizzerà quest’anno la sua volontà con i Gimondi Camp estivi. Quattro appuntamenti tra giugno e luglio che si svolgeranno in quattro comuni lombardi. Due nella bergamasca, Almenno S.Salvatore (13-18 giugno) e Cene (4-9 luglio); uno nel milanese, a Cassano d’Adda (11-16 luglio) e uno nel bresciano, a Cortefranca (27 giugno-2 luglio).

Nel 1998 Pantani interruppe il record di Gimondi, come ultimo vincitore italiano della maglia gialla (1965)
Nel 1998 Pantani interruppe il record di Gimondi, come ultimo vincitore italiano della maglia gialla (1965)

«L’intento – ha detto la vice presidente della Federazione ciclistica italiana – è quello di trasmettere ai più piccoli la passione per lo sport, per la natura e per l’aria aperta, in un momento in cui questa generazione è stata particolarmente toccata dalla pandemia e dalle chiusure che ha dovuto subire. Vorrei riuscire a fare tutto quello che ha fatto mio padre con me. Lo sport aiuta sempre, aiuta ad affrontare la vita, le difficoltà che si incontrano quotidianamente con una forma mentis secondo me vincente. Mio padre riteneva il ciclismo una passione oltre che un lavoro».

Programma e Kit

Il programma, da lunedì a venerdì: dalle 8 alle 12 attività mattutina, quindi pranzo e attività ricreativa, dalle 15 alle 18,30 attività pomeridiana. Ad ogni iscritto verrà consegnato un kit che comprende casco, maglia e pantaloncino tecnico da ciclismo, t-shirt da riposo, cappellino, borraccia, salvietta, zainetto, tessera mini biker/promozione giovanile e assicurazione infortuni. La quota di iscrizione è di 270 euro. Per partecipare, scrivere a iscrizioni@gimondicamp.it oppure telefonare al 389/5682002.

Alla Gimondi Bike dello scorso anno, Norma premia i bambini in gara (foto Facebook)
Alla Gimondi Bike dello scorso anno, Norma premia i bambini in gara (foto Facebook)

Educazione stradale

Un camp fatto sì di divertimento e allenamento, ma soprattutto di formazione: «All’interno dei Gimondi Camp – spiega Norma Gimondi – avremo dei corsi di formazione guidati dalla vicequestore di Bergamo, Mirella Pontiggia, per insegnare ai bimbi il codice della strada in modo semplice ma efficace. Vogliamo insegnarli le regole, la segnaletica stradale. Genitori, non inculcate un sentimento di paura ai bimbi. Andare in bicicletta li aiuterà a vivere meglio, a confrontarsi meglio con gli altri e anche con se stessi ed educhiamoli anche all’educazione stradale».

La Scuola MTB Felice Gimondi è già una realtà da quasi vent’anni (foto Facebook)
La Scuola MTB Felice Gimondi è già una realtà da quasi vent’anni (foto Facebook)

Dare la scossa

Per il ruolo che ricopre a livello federale, Gimondi non può che dare uno sguardo anche all’intero movimento nazionale.

«Posso dire – spiega – che i numeri sono interessanti a livello di tesserati. Anche dopo la pandemia non sono scesi. Abbiamo però la fascia proprio dai 5 ai 12 anni che passa troppo tempo davanti alla tv, ai videogiochi o agli altri dispositivi elettronici e non si approccia allo sport e alla natura. Noi vogliamo coinvolgerli. Andando avanti così però, tra 10-15 anni si spera di trovare un nuovo Nibali».

FCI: il bilancio 2022 non convince la vice presidente Gimondi

09.04.2022
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Norma Gimondi (in apertura seconda da sinistra – foto FCI Illarietti), vicepresidente della Federazione ciclistica italiana (Fci), ha la stessa scorza del padre. E’ dura all’esterno. E’ un vulcano di passione per il ciclismo che, tuttavia, non può mai venire prima dell’onestà e di una sincerità sempre limpida, volta a tutelare sani principi.

Lo ha dimostrato anche commentando l’attuale situazione della Federazione, guidata da febbraio 2021 da Cordiano Dagnoni, a margine di un evento che si è tenuto all’Università di Bergamo. Un evento che verteva sul turismo sportivo nelle valli che sono state spesso teatro di allenamento di Felice. 

Norma Gimondi (classe 1970) è vice presidente della Federazione ciclistica italiana
Norma Gimondi (classe 1970) è vice presidente della Federazione ciclistica italiana

Dubbi sul bilancio

Una situazione positiva per quanto riguarda i risultati, ma instabile da un punto di vista finanziario e, di conseguenza, anche politico. Proprio sull’approvazione del bilancio preventivo 2022, sono emerse frizioni. Il Consiglio, infatti, lo ha approvato grazie alla maggioranza dei voti, ma Norma Gimondi insieme ad altri due consiglieri ha votato contro.

«Approvare un bilancio, seppur di previsione, con un disavanzo di 1,2 milioni di euro – ha spiegato la figlia del campione bergamasco – mi ha lasciato qualche perplessità. Anche perché si parla solo di attività ordinaria, quindi non prende in considerazione interventi di carattere straordinario».

La visione è sul lungo periodo e arriva fino al 2024, anno in cui scadrà l’attuale mandato.

«Rimanendo coerenti, se moltiplichiamo quel milione abbondante per tre, significa che la federazione potrebbe avere un “buco” da 3,6 milioni nel 2024, cosa per me inaccettabile. È vero, le federazioni non devono fare utili, ma non devono lasciare delle negatività di questo tipo. Negatività che dovrebbero poi scontare i nuovi consiglieri e il nuovo presidente». 

TCI, azienda leader nella produzione di componenti elettronici, è una delle sponsorizzazioni più recenti. Qui Bennati. (foto FCI)
TCI, azienda leader nella produzione di componenti elettronici, è una delle sponsorizzazioni più recenti. Qui Bennati. (foto FCI)

Caccia agli sponsor

Dagnoni ha rassicurato gli scettici, spiegando che quel margine verrà coperto con importanti sponsorizzazioni.

«Speriamo che mantenga fede alle promesse – spiega Gimondi – anche se noi aspettiamo di vedere i contratti firmati. L’importante è non fermarsi ai soldi che annualmente arrivano dai ministeri di Sport e Salute, ma andare a cercare nuove risorse in sponsorizzazioni ed eventi così da dare linfa al movimento, anche nelle singole sezioni territoriali. E’ su quelle che dobbiamo puntare perché è lì che nascono i nuovi talenti».

Soldi a parte, Norma Gimondi guarda con pragmatismo anche alle prestazioni.

«Abbiamo chiuso un 2021 straordinario, forse il miglior anno di sempre in termini di risultati. Basti pensare all’oro olimpico del quartetto su pista, al mondiale vinto da Elisa Balsamo e alla maglia iridata conquistata da Filippo Baroncini negli Under 23.

«Ci aspetta ora un 2022 altrettanto impegnativo perché ripetersi non è facile. Abbiamo cambiato tanti tecnici, c’è un manager, Roberto Amadio, che coordina tutte le selezioni nazionali. Confidiamo che questo lavoro di rinnovamento possa portare buoni frutti in vista delle Olimpiadi di Parigi 2024».

Gara giovanissimi Imola (foto Max Fulgenzi)
Una gara giovanissimi. Investire sui giovani e sul territorio è fondamentale (foto Fulgenzi)
Gara giovanissimi Imola (foto Max Fulgenzi)
Una gara giovanissimi. Investire sui giovani e sul territorio è fondamentale (foto Fulgenzi)

Pensando ai giovani

Nell’augurarsi di fare non solo il meglio, ma di “portare a casa risultati per il movimento”, la vice presidente della Federazione ha ben chiaro dove bisogna migliorare nel prossimo futuro.

«C’è – spiega Norma – un Giro d’Italia donne targato Fci che l’anno scorso è andato molto bene e che va ulteriormente migliorato visto che il movimento femminile riscuote sempre più interesse. Poi il Giro Under 23 con il quale dobbiamo andare avanti.

«Ma, oltre al professionismo, non dobbiamo dimenticarci dei giovani: bisogna partire dalla base per salire e fare sempre meglio. Abbiamo anche qui degli eventi importanti, penso ad esempio al Meeting nazionale di Treviso che coinvolgerà i giovanissimi dal 23 al 26 giugno».

Norma Gimondi 2019

Ecco perché Gimondi tirerà per Martinello

15.01.2021
3 min
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Era più o meno di febbraio, quando Silvio Martinello si presentò da Norma Gimondi per chiederle se intendesse candidarsi nuovamente alla presidenza della Federazione. Andò a dirle che le loro idee coincidevano e sarebbe stato un peccato disperdere le energie in due corse parallele.

«Ma io – dice Norma – non avevo testa né tempo. Era morto da poco mio papà e sulle mie spalle erano cadute anche le cose che faceva lui nelle società immobiliari. Silvio disse che non sarebbe stato giusto disperdere il mio lavoro di 4 anni fa, ma gli risposi che avrei avuto bisogno di parlarne con mia madre. Mio padre all’inizio era stato refrattario. Mi diceva che si trattava di politica, che noi siamo persone schiette e in quel mondo non mi sarei trovata. Alla fine però era rimasto contento, perché ero stata corretta. Poco prima che venisse a mancare, mi disse che avevo fatto bene a candidarmi, perché la gente gli chiedeva di me e questo lo inorgogliva. Fino ad allora era stato sempre lui il personaggio, adesso volevano sapere di sua figlia. E quando anche mamma ha detto che dovevo riprovare, ho chiamato Silvio».

Ci sono affinità fra Gimondi e Martinello?

Ho visto il suo programma ed è simile al mio per la vicinanza al territorio. Sembra che la Federazione abbia radici soltanto a Roma, mentre abbiamo bisogno che sia presente nelle regioni, nelle province, nei singoli comuni. E poi il concetto di squadra…

Renato Di Rocco, Thomas Bach, Imola 2020
A Di Rocco, qui con Thomas Bach, Norma Gimondi riconosce il merito di aver portato il mondiale a Imola
Renato Di Rocco, Thomas Bach, Imola 2020
A Di Rocco, qui con Bach, il merito di Imola 2020
Silvio ha dichiarato che non sarà un uomo solo al comando.

Esatto, il confronto aiuta ad analizzare i problemi. Il lavoro di gruppo apre scenari diversi e magari da un altro arriva la soluzione o la visione che a te sfuggiva. Silvio lo conosco sin da quando ero ragazzina, perché passò professionista nella Sammontana-Bianchi di cui mio papà era team manager e lo vedo determinato e puntiglioso. Sulle problematiche ha la capacità di focalizzare che negli altri non vedo.

Di cosa ha bisogno secondo te il ciclismo italiano?

Di rottura con il passato. All’attuale gestione do il merito di aver portato i mondiali a Imola e la gestione dell’attività nell’ultimo anno, ma dietro questo ci sono sempre i soliti problemi, che non si affrontano.

Credi che Martinello sia schietto alla Gimondi?

Non gli manca la capacità di mediare, a volte io entro più dura. Forse la moderazione gli viene dal lavoro di opinionista, io invece ho imparato nel mio lavoro che il magistrato ti ascolta solo nei primi 3 minuti, quindi devi dire subito le cose importanti.

Che cosa ti resta della corsa di 4 anni fa?

La fortuna di aver incontrato persone che mi hanno passato la loro esperienza. Francini, Pozzani, Dalto. Lo hanno fatto in modo pulito e questa è stata la cosa più bella, senza aspettarsi nulla in cambio. Persone che mi sono rimaste vicine anche quando è morto mio padre. E poi ho conosciuto il livello pratico della politica federale. Avevo fatto un corso, ma la pratica è un’altra cosa. Capisci che chi hai di fronte non si muove sempre in modo lineare e pulito. Impari a riconoscere gli sgambetti e le pugnalate anche da parte di chi doveva esserti vicino.

Ti saresti candidata se non fosse morto tuo papà?

Penso di sì, avevamo cominciato a ragionarne e avrei fatto la mia corsa. Ma va bene anche così, forse non avrei neanche il tempo di fare altro. Dobbiamo rompere lo schema oppure non cambia niente. In diversi punti del programma, Silvio parla di meritocrazia, che è la base dello sport. Deve esserlo in tutti gli ambiti. Perciò, siamo pronti…