Terzo al Friuli, anche Garibbo rilanciato dal Team Ukyo

13.09.2025
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Terzo posto al Giro del Friuli per U23. Potrebbe sembrare un risultato come tanti. Per Nicolò Garibbo non è così. E’ l’apertura verso un mondo nuovo, prospettive diverse, una nuova realtà come corridore. Anzi, è quasi la scoperta di un nuovo se stesso, scaturito, lui come altri nel recente passato, dall’aver accettato la proposta di correre per una squadra del Sol Levante, il Team Ukyo.

Sembra diventato un ritornello, quello della formazione giapponese che rilancia corridori italiani ma sono i fatti a dimostrarlo. E il corridore ligure vuole inserirsi in questo fortunato filone, lanciandosi da un risultato internazionale di prestigio verso una nuova dimensione.

Il podio finale del Friuli U23, con Garibbo terzo dietro il vincitore Jasch (GER) e Umba (COL), (foto organizzatori)
Il podio finale del Friuli U23, con Garibbo terzo dietro il vincitore Jasch (GER) e Umba (COL), foto organizzatori)

«Io questo risultato non me lo aspettavo, non ero partito per questo. Sapevo di avere una buona condizione perché avevamo corso anche in Repubblica Ceca precedentemente e io non ero neanche selezionato per la corsa friulana. Poi un mio compagno ha avuto un problema fisico e quindi mi hanno inserito in squadra la settimana stessa. Il mio ruolo era quello di supportare il leader che era Fancellu o in alternativa Raccani o Zeray».

In quale maniera?

Le solite cose: entrare nelle fughe, i lavori nella prima parte, andare a prendere le borracce, ma poi la corsa si è evoluta in maniera inaspettata.

L’imperiese era già stato protagonista al Czech Tour, dopo una lunga e forzata sosta estiva
L’imperiese era già stato protagonista al Czech Tour, dopo una lunga e forzata sosta estiva
Quanto ha influito il fatto della cancellazione della terza tappa?

Secondo me tanto perché sicuramente quella tappa lì era veramente dura e avrebbe fatto dei bei distacchi. Non so se in quel caso sarei riuscito a fare classifica. Tra l’altro in quella tappa lì ero anche in fuga e quindi ci hanno ripreso poco prima della neutralizzazione. E’ l’unico rammarico, magari avendo avuto quella tappa lì più dura, potevamo vincere la generale con Fancellu perché era in una buona condizione. Alla fine si è deciso tutto l’ultima tappa, che era dura ma non abbastanza selettiva, quindi poi c’erano tanti rientri.

E’ stato un Giro del Friuli duro o meno duro degli altri anni, proprio considerando che è stata tolta la tappa principale?

Il livello era alto, considerando che c’erano praticamente tutti i devo team delle WorldTour e anche qualche corridore già titolare nelle squadre pro’. E’ chiaro però che la tappa annullata ha influito, sparigliando un po’ le carte perché la salita prevista era veramente impegnativa, quindi sarebbe rimasta nelle gambe per l’ultimo giorno.

Per tre volte Garibbo ha vinto la classifica di miglior scalatore: Tour de Kumano, Japan Tour e Czech Tour
Per tre volte Garibbo ha vinto la classifica di miglior scalatore: Tour de Kumano, Japan Tour e Czech Tour
La neutralizzazione è stata una decisione giusta?

Secondo me sì. Io non so esattamente dove sia avvenuto l’incidente, ma noi dovevamo anche rifare la salita, l’avevamo fatta in discesa per due volte, poi avremmo dovuto ripercorrerla in senso inverso. Nel caso in cui fosse stato lì l’incidente, mi sembrava abbastanza fuori luogo considerando anche la presenza di Carabinieri o comunque di chi era deputato a fare gli accertamenti e anche i sanitari. Per questo penso sia stata una decisione giusta, in certi casi l’aspetto sportivo deve passare in secondo piano.

Tu quest’anno sei nella formazione giapponese e anche tu stai raccogliendo bei risultati, sicuramente superiori a quella passata. Ma qual è il segreto del Team Ukyo, dove tanti italiani passano e rifioriscono?

Quando passiamo in questa squadra, troviamo un ambiente totalmente diverso da dove eravamo abituati prima, perché è molto professionale. Abbiamo già molto tempo prima il nostro calendario, i nostri preparatori, quindi riusciamo a programmare bene le gare e già quello è un vantaggio. Io ero abituato a correre sempre e a volte anche delle gare magari improvvisate all’ultimo, così non si riusciva mai ad arrivare agli appuntamenti importanti. Ma c’è anche altro…

Nel team giapponese il ligure ha trovato la sua dimensione ideale. E’ già confermato per il 2026
Nel team giapponese il ligure ha trovato la sua dimensione ideale. E’ già confermato per il 2026
Ad esempio?

Bisogna considerare anche il materiale: abbiamo delle belle biciclette, sicuramente performanti, leggere, doppia bici da allenamento e gara e poi credo che anche il direttore sportivo faccia la differenza. Emanuele è veramente portato per questo lavoro e alle gare comunque siamo un bel gruppo, ridiamo, scherziamo. C’è un bel clima e quello influisce molto. Boaro è davvero competente in quello che fa, noi arriviamo alle gare che sappiamo già lo svolgimento, la tattica da seguire, ma anche i punti importanti, ossia dove c’è il vento laterale, dove può esserci un punto pericoloso per le fughe. E’ un bel passo in avanti.

Tu per il prossimo anno che prospettive hai? Rimarrai nel team o stai guardando altrove?

In questo momento diciamo che il mio futuro è qua. La squadra mi ha confermato e io mi trovo bene. Poi da qua a fine stagione magari se riuscissi a ottenere qualche bel risultato e si facesse avanti qualche proposta di quelle veramente corpose, importanti, per salire di categoria allora la prenderò in considerazione. D’altronde anche per il team penso che l’obiettivo sia di cercare di farci salire ancora di livello. Qua diciamo che ho trovato la dimensione giusta, è un piacere alla fine correre per questa squadra.

Arrivato quest’anno al Team Ukyo, Garibbo ha corso 45 giorni, con 6 top 10 all’attivo
Arrivato quest’anno al Team Ukyo, Garibbo ha corso 45 giorni, con 6 top 10 all’attivo
Cambia molto per il vostro team correre in Italia, quindi dove è predominante la parte italiana, o quando correte invece in Estremo Oriente, quindi predomina la parte giapponese?

No, le uniche differenze sono magari il livello delle gare o comunque i corridori che ci sono, ma lo staff bene o male è quasi lo stesso in Italia e in Giappone. E’ un gruppo ben integrato, alla fine comunichiamo con l’inglese, è la lingua universale con cui possiamo intenderci anche con la parte nipponica.

Che cosa chiedi a quest’ultima parte di stagione?

Spero sicuramente di aver ritrovato un po’ la fortuna che quest’anno mi è un po’ mancata ad inizio stagione, quando mi ero rotto il gomito. Poi tante cadute, sembrava sempre che mi trovassi al posto sbagliato nel momento sbagliato. Nell’ultimo mese sembra che le cose girino meglio, quindi spero che da qua a fine stagione mi possa togliere qualche soddisfazione di quelle mancate quando ci speravo.

Boaro: com’è cambiato il Team JCL Ukyo per il 2025?

17.02.2025
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Manuele Boaro, diesse del Team JCL Ukyo ci risponde di ritorno dal Tour of Oman. E’ il giorno dopo l’ultima tappa, quella che ha consegnato la vittoria a Simon Yates. Frazione nella quale il corridore del UAE Team Emirates-XGR ha strappato la maglia di leader a David Gaudu sull’ultima salita a disposizione. La formazione continental giapponese ha colto invece un dodicesimo posto finale con Zeray, atleta appena arrivato dal devo team della Q36.5 Pro Cycling. Il giovane africano non è l’unico nuovo innesto per la squadra guidata da Alberto Volpi, tra ottobre e dicembre la rosa si è rinnovata parecchio.

JCL Ukyo alla partenza del Tour of Oman
JCL Ukyo alla partenza del Tour of Oman

Continuità

Il JCL Team Ukyo, complice la sua struttura per metà italiana, visto il lavoro svolto da Volpi e Boaro, ha rilanciato tre atleti che per altrettanti motivi erano alla ricerca di una spinta per tornare a mettere la testa fuori dall’acqua. Prima Malucelli è approdato alla XDS Astana Team, poi Pesenti è stato prelevato dal devo team della Soudal Quick-Step. Infine, è partito anche Carboni, arrivato alla professional olandese Unibet Tietema Rocket. Ora la curiosità intorno a questa nuova realtà è alta, soprattutto perché sono arrivati tanti altri ragazzi pronti per seguire le orme di chi li ha preceduti.

«Il gruppo cresce – ci racconta Boaro mentre in macchina viaggia verso casa – per qualcuno dei ragazzi era la prima corsa della stagione. Ci sono stati dei ricambi importanti a livello di rosa e ne siamo felici, perché abbiamo perso dei validi corridori, ma ne sono arrivati altri. Insieme ad Alberto (Volpi, ndr) ci siamo impegnati nel prendere ragazzi sui quali credere».

Alessandro Fancellu, a sinistra, è una delle punte del team continental giapponese
Alessandro Fancellu, a sinistra, è una delle punte del team continental giapponese
Come sono stati scelti?

Abbiamo cercato di guardare le caratteristiche tecniche e atletiche. Ci sono arrivate tantissime richieste durante la pausa di fine stagione, anche da corridori di formazioni WorldTour. E’ una cosa che ci fa sicuramente piacere. Ci siamo affidati a corridori giovani e con voglia di fare. I nuovi arrivati hanno tutti un’età compresa tra i 22 e i 25 anni. Secondo me sono ragazzi con qualcosa da dire.

Quali?

A mio modo di vedere Alessandro Fancellu è quello con maggiori garanzie a livello atletico. Garibbo, invece, penso abbia ancora tanto da esprimere e arriva da una stagione sfortunata. Raccani e D’Amato sono giovani, ma hanno tanto margine e su di loro puntiamo tanto. Sarà difficile replicare quanto fatto nel 2024, servirà ricreare un rapporto di fiducia reciproco.

Avete cercato di sostituire i corridori italiani con un rapporto uno a uno?

Siamo andati verso atleti con le stesse caratteristiche, o comunque simili. D’Amato è il nostro uomo più veloce, che non ha paura di buttarsi nella mischia. Con il nostro calendario potrà dire la sua. Penso che Raccani e Garibbo siano state le scelte giuste per sostituire Pesenti e Carboni.

Degli altri che ci dici?

L’arrivo di Zeray è stata una buona occasione colta al momento giusto. Lui sarebbe dovuto andare nella formazione principale della Q36.5 Pro Cycling, ma l’arrivo di Pidcock gli ha tolto spazio. Le sue qualità in salita ci potranno tornare molto utili.

Nahom Zeray, atleta eritreo classe 2002 arriva dal devo team della Q36.5 Pro Cycling
Nahom Zeray, atleta eritreo classe 2002 arriva dal devo team della Q36.5 Pro Cycling
Una rosa divisa a metà visto che ci sono sei ragazzi giapponesi.

Il progetto è di farli crescere per portarli a competere in gare di alto livello con la maglia della nazionale, come Olimpiadi e mondiali. Non sarà facile coordinare il tutto anche perché vogliamo portare i corridori a fare lo stesso numero di corse e coordinare gli impegni tra il calendario italiano e quello asiatico non sarà facile. Non vogliamo che a fine anno ci siano atleti con settanta giorni di gara e altri con trenta, non è la nostra filosofia.

Le prestazioni della scorsa stagione hanno accesso i riflettori sulla vostra realtà.

Se i tuoi corridori vengono selezionati e scelti da una formazione WorldTour vuol dire che lavoriamo bene. Ci notano e questo non può fare altro che piacere. Non nascondo che noi stessi abbiamo delle ambizioni, ad esempio nel 2026 vorremmo diventare una professional. E’ una cosa che si capirà nei prossimi mesi, però i ragazzi che sono qui hanno una bella chance. Non è stato semplice chiudere la rosa a dodici corridori e dover dire tanti “no” a dicembre. Avere così tante richieste è un segnale positivo, vuol dire che stiamo lavorando bene, d’altronde Alberto Volpi arriva dal WorldTour e ha portato con sé quel modo di fare.

Il vostro è un calendario di livello…

In Europa riusciamo a ritagliarci spazio, quest’anno saremo al via del Tour of the Alps per la seconda stagione consecutiva. Faremo, come già fatto nel 2024, anche una buona parte del calendario asiatico. Non dimentichiamoci che la squadra è giapponese, e abbiamo con noi anche il campione nazionale Marino Kobayashi.

La casa in Brianza è rimasta?

Sì, sarà di appoggio per i ragazzi asiatici, così che potranno rimanere in Italia e allenarsi per le gare europee.

Gli elite della Technipes, per Coppolillo una scelta che paga

04.06.2024
4 min
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Squadra per certi versi particolare, la Technipes #inemiliaromagna. Un misto fra under 23 e corridori elite, in misura non riscontrabile in altre squadre che siano continental o altro. La vittoria ottenuta da Nicolò Garibbo al Trofeo Matteotti, prova nazionale, ha riportato in auge non solo il corridore 24enne, risultato lo scorso anno il migliore nella sua categoria, ma fatto parlare anche della scelta del team ispirato da Davide Cassani e che ha in Michele Coppolillo uno dei suoi diesse.

Coppolillo, a sinistra, con Giuseppe Martinelli, suo ds alla Mercatone Uno. Michele guida la Technipes dalla sua fondazione
Coppolillo, a sinistra, con Giuseppe Martinelli, suo ds alla Mercatone Uno. Michele guida la Technipes dalla sua fondazione

Proprio con il tecnico cosentino parte la disamina di una squadra sicuramente un po’ diversa dalle altre: «Il team quest’anno ha fatto un altro step di crescita e la sua composizione è un aspetto fondamentale del processo. Ma lo è anche il fatto che stiamo intensificando la nostra attività internazionale, proprio per far fare esperienze maggiori ai ragazzi, sia ai più giovani che a quelli più navigati. La prima parte dell’anno ha portato qualcosa meno di quanto ci aspettassimo, complice qualche problema fisico di alcuni nostri corridori, tra cui lo stesso Garibbo e Cavallo, ma ad esempio Crescioli ha ottenuto risultati importanti alla Ronde de l’Isard. Il bilancio per me è positivo a prescindere dai successi».

Che cosa valuti nel tuo giudizio?

Per me quel che conta innanzitutto è il comportamento in corsa. A me interessa che i ragazzi prendano consapevolezza e gareggiare all’estero significa toccare con mano un ciclismo più strutturato. Un risultato ottenuto all’estero fa morale, fa capire come funziona il nostro mondo, come si cresce, sia mentalmente che fisicamente.

Ludovico Crescioli è uno dei giovani che si sta giovando dell’esperienza dei compagni
Ludovico Crescioli è uno dei giovani che si sta giovando dell’esperienza dei compagni
D’inverno si era molto parlato dell’approdo di Garibbo nel vostro team, dopo una stagione molto importante e considerando il già avvenuto passaggio di categoria…

Nicolò è il tipico esempio di quella figura di corridore che non viene considerato quanto si dovrebbe, perché si guarda solamente alla carta d’identità. D’altronde quando vedi corridori di 21 anni che vanno al Giro d’Italia dei pro’ per vincere tappe, quando vedi squadre del WorldTour che cercano direttamente fra gli juniores, un caso come il suo è indicativo della situazione che il ciclismo vive in mezzo alle sue contraddizioni. Io credo che corridori come Garibbo possano dare ancora tanto, devono solo avere la possibilità di giocarsi le proprie carte.

Il colpo di Garibbo al Trofeo Matteotti di Marcialla (FI), beffando Carrò (foto Fruzzetti)
Il colpo di Garibbo al Trofeo Matteotti di Marcialla (FI), beffando Carrò (foto Fruzzetti)
Lo scorso anno era stato quasi un dominatore nelle classiche italiane…

Vero, ma è proprio il fatto che sia stato un calendario completamente italiano a penalizzarlo, se non hai confronti con le altre realtà. Quest’anno magari arrivano meno vittorie, ma la sua attività ha una qualità migliore, un maggior valore. Garibbo nella prima parte non era pienamente a posto, poi si è ritrovato. Ha partecipato al Tour de la Mirabelle e i suoi risultati per me hanno grande importanza, le sue due Top 10 valgono anche più di vittorie italiane, perché dicono molto del suo potenziale.

Oltretutto Garibbo non è il solo elite nel team…

Anzi, diciamo che cerchiamo di avere una squadra equamente divisa fra under 23 ed elite. Abbiamo un bel mix di giovinezza ed esperienza considerando che comunque parliamo sempre di corridori che toccano i 25 anni, quindi possono ancora dare tanto. Io non guardo all’oggi, a questa o a quella vittoria che arriva o meno, mi interessa la programmazione, mi interessa il lavoro di crescita, le prospettive. Un team come il nostro deve lavorare in questa maniera. La vittoria di Garibbo al Trofeo Matteotti ha insegnato tanto.

Michele Ansaloni, uno degli Elite del team. Coppolillo confida molto nel mix di categorie
Michele Ansaloni, uno degli Elite del team. Coppolillo confida molto nel mix di categorie
Spiegati meglio…

Ha corso alla garibaldina, ha anticipato i giochi e per me questo conta moltissimo perché significa che ha colpi in canna che possono fare la differenza. Noi dobbiamo valutare i percorsi, strutturarci e strutturare la tattica in funzione di essi. Garibbo ha corso come deve correre un elite. Se uniamo questo alle gare estere, all’esperienza che si accumula io sono convinto che da una parte un corridore come lui troverà sempre più spazio e magari attirerà attenzioni su di sé, noi dal canto nostro continuiamo a crescere, ma dobbiamo seguire questa strada.

Palandri tiene duro, il Gragnano resta un esempio da seguire

20.12.2023
5 min
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I migliori under 23 italiani ormai cercano all’estero l’opportunità per crescere e trovare la strada verso il WorldTour. Ora cominciano a farlo anche gli junior, con Finn che ha aperto la strada. Tutto ciò non fa che rendere la vita ancora più difficile a quei team italiani di categoria che sono sempre stati la base, l’humus del ciclismo nostrano. Carlo Palandri ne è un po’ l’emblema, con il lavoro che da tantissimi anni svolge con il suo SC Gragnano e che è risaltato in questo 2023 anche grazie alle imprese di Garibbo (nella foto di apertura).

Proprio la storia di Garibbo, l’elite rimasto a gareggiare nelle prove open eppure capace di emergere fino a trovare un’opportunità in extremis con il team Technipes, squadra continental, è lo spunto per capire come Palandri e il suo team riescano ancora a navigare in acque tumultuose, in un ciclismo che è molto cambiato rispetto a quando, tanti anni fa, il dirigente toscano intraprese il suo viaggio.

Carlo Palandri in una foto del 2005, con il compianto Franco Ballerini
Carlo Palandri in una foto del 2005, con il compianto Franco Ballerini

«Cambiato in maniera enorme – dice – ci troviamo oggi insieme a poche altre squadre in una categoria che per quello che si vede è destinata a sparire. Noi teniamo duro, ma abbiamo visto molte squadre rassegnarsi e cedere. Ci sono troppe contraddizioni, lo stesso fatto che le continental prendono corridori, fanno attività pro’ e poi vengono a competere nelle nostre gare è un controsenso che non ci aiuta».

Voi come vi siete adattati?

Sappiamo che i migliori talenti, o per meglio dire coloro che emergono subito sono accaparrati dalle squadre WT tramite i team Devo, quindi andiamo a cercare fra ciò che rimane. Potremmo parlare di quarte-quinte scelte, ma esprimeremmo un concetto sbagliato: sono corridori che non trovano spazio ma che possono crescere, recuperare, emergere. Lo stesso Garibbo aveva provato ad andare in una continental e non gli avevano dato chance, con noi ha dimostrato quel che vale. Un corridore come lui può dare tanto, eppure a 25 anni lo considerano vecchio dimenticando che c’è chi matura a 27 anni e vince grandi corse.

Una delle vittorie dell’Sc Gragnano nel 2023, con Lorenzo Cataldo al GP Poggia alla Cavalla (foto Fruzzetti)
Una delle vittorie dell’Sc Gragnano nel 2023, con Lorenzo Cataldo al GP Poggia alla Cavalla (foto Fruzzetti)
Perché allora insistere su questa strada?

Perché quando hai questa passionaccia non te la togli dalla pelle… Io penso sempre a mettere a disposizione dei ragazzi tutto quel che serve per emergere e posso dire che abbiamo a disposizione, ad esempio sono fiero del mio staff tecnico con Marcello Massini che è un autentico totem, un’enciclopedia vivente di ciclismo e un giovane come Alberto Conti che al suo fianco sta imparando tutto il possibile. Il lavoro con i ragazzi è capillare, ciò fa sì che possano crescere.

Che tipo di corridori cerchi?

Guardo innanzitutto alle storie: corridori che per qualsiasi problema nel corso della loro carriera non hanno trovato le condizioni ideali, hanno affrontato incidenti, si sono persi ma avevano dentro di sé un grande potenziale. Un esempio è Fiorelli, che con noi è rinato e ha trovato casa nel ciclismo che conta, noi abbiamo creduto in lui quando nessuno lo voleva più.

Il team nel 2024 sarà composto da una decina di corridori, tutti U23
Il team nel 2024 sarà composto da una decina di corridori, tutti U23
Voi avete nel vostro team corridori elite, oltre i 23 anni e non ce ne sono molti in giro, anche perché le occasioni per gareggiare non sono poi tante…

E’ una categoria che va rapidamente sparendo. Nel 2024 non ne avremo, punteremo invece a far maturare quegli atleti presi lo scorso anno fra gli juniores, per questo abbiamo scelto di non procedere ulteriormente sul mercato, vogliamo dar loro la possibilità di migliorare ancora e di mettere a frutto quel che hanno imparato. Il problema è dato anche dalle gare italiane: riflettevamo a bocce ferme su come esse siano sempre meno appassionanti, troppo controllate, non aiutano la crescita dei corridori. Così quelli che emergono passano troppo presto e dopo un paio d’anni, se non confermano aspettative enormi, vengono buttati via.

Quanto pesa la differenza economica con i grandi team?

La differenza c’è e ci sarà sempre, ma come si dice “si confeziona la camicia secondo la propria taglia”. Soldi ce ne vogliono e tanti, perché l’attività ormai si fa soprattutto in trasferta, all’estero, è solo lì che puoi far fare ai ragazzi il salto di qualità. Quel che manca sono i corridori, viviamo in un bacino che si è andato restringendo troppo e chi opera ai vertici non fa nulla per agire in controtendenza. Bisognerebbe dare ai ragazzi valide alternative al trasferimento all’estero, anche perché siamo di fronte a persone in formazione, che devono anche completare la scuola. Non è un mondo facile, ma non si può rimanere inerti.

Pier Giorgio Cozzani, uno degli elementi sui quali Palandri fa affidamento per la nuova stagione
Pier Giorgio Cozzani, uno degli elementi sui quali Palandri fa affidamento per la nuova stagione
Che cosa vi attendete dal 2024?

Abbiamo ridotto la squadra perché fare la doppia attività è ormai impossibile. Invece così possiamo gareggiare con 5-7 corridori a volta, dando fiducia ai nostri ragazzi. Io sono convinto che gente come Lorenzo Boschi o Alessio Ninci, per fare due nomi, potranno darci grandi soddisfazioni. Inoltre siamo anche alle prese con grandi cambiamenti burocratici imposti dalla nuova legge sullo sport che sta cambiando l’ordinamento burocratico delle società e che impone moderazione.

Marcello Massini, 83 anni, è un tecnico toscano dal grande intuito

Il ciclismo dei giovani dell’ottantenne Massini

03.10.2023
5 min
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Nicolò Garibbo è l’ultimo talento sul quale Marcello Massini ha messo le mani e i suoi successi continuano a inorgoglirlo. Ufficialmente, passati gli 80 anni, Massini ha messo da parte l’ammiraglia, ma resta nello staff del Gragnano Sporting Club e continua a vivere di ciclismo, ma alla sua maniera. Quella imparata quando correva ai tempi di Gimondi e di Bitossi. Con l’amore di un artigiano del ciclismo.

E’ pur vero che, parlandoci, non sembra proprio di avere a che fare con un ultraottantenne perché lo spirito è più giovane di quello di tanta gente ben più giovane di lui. Nell’ambiente Massini è famoso proprio perché sa cavare il meglio dai corridori quando il tempo scorre e c’è il rischio che rimangano incompiuti, che non approdino sul palcoscenico principale.

Per Garibbo la speranza che tanti risultati portino anche attenzione da parte di qualche team pro’ (foto Federazione Kosovo)
Per Garibbo la speranza che tanti risultati portino anche attenzione da parte di qualche team pro’ (foto Federazione Kosovo)

«Con i giovani ho lavorato tanto – spiega il diesse toscano – ma il ciclismo è cambiato, oggi i grandi team vanno direttamente a cercare gli juniores e se li prendono, a noi che cosa resta? Abbiamo dovuto cercare una via alternativa e secondo me lavorare con ragazzi un po’ più grandi, ma che possono ancora dare tanto è una gratificazione ancora maggiore».

Chi sono questi ragazzi?

Corridori che nel corso della loro carriera giovanile hanno avuto problemi. Chi è maturato tardi, chi è rimasto per un periodo al palo magari per qualche infortunio, chi non ha trovato l’aggancio giusto per passare. In questo progetto però devo dire grazie a tutta la società, dal presidente Carlo Palandri ai diesse Alberto Conti e Andrea Marinai che supportano queste idee. Si prestano per venire incontro alle esigenze dei ragazzi, spesso mettendo da parte anche le legittime aspirazioni della società.

Il Gragnano Sporting Club ha ottenuto molti risultati quest’anno, non solo grazie a Garibbo
Il Gragnano Sporting Club ha ottenuto molti risultati quest’anno, non solo grazie a Garibbo
Garibbo ne è un esempio…

Ha avuto una stagione fantastica, senza mai un calo, sempre sul pezzo. Nella società ci sono tanti che possono avere una buona carriera, lui già adesso ha un valore intrinseco che ne fa un professionista fatto e definito, deve solo trovare chi creda in lui.

E’ più difficile lavorare con simile materiale, proprio in considerazione del ciclismo attuale che consuma tutto a grande velocità?

Sì, ma è anche più gratificante. Un esempio è Fiorelli: non aveva risultati, noi abbiamo sempre creduto in lui e nelle sue possibilità e in due anni è cresciuto esponenzialmente, ha trovato posto alla Green Project Bardiani CSF Faizané e sta avendo una buona carriera, addirittura con qualche estemporanea uscita in mountain bike (è stato terzo all’ultima Etna Marathon, ndr). Anche lui ha sofferto, anche lui quando ha superato la soglia U23 rischiava di rimanere a piedi, ma il lavoro ha pagato. Non sarà l’ultimo…

Massini insieme a Filippo Fiorelli, a lungo suo corridore poi approdato alla Green Project Badiani
Massini insieme a Filippo Fiorelli, a lungo suo corridore poi approdato alla Green Project Badiani
I team professionistici vi danno retta?

Con fatica, con tanta fatica. Si guarda ai giovani e li si vuole subito vincenti, basta che da junior vincono un paio di volte che ecco che trovano l’ingaggio. Ma la gavetta dov’è? Il problema è che noi dobbiamo trovare il modo di far risaltare i nostri.

E quindi vi trovate quasi costretti a fare anche attività all’estero…

Quando un corridore diventa Elite, scopre che non tutte le gare del calendario italiano sono open. Andare all’estero è quasi obbligatorio, ma devo dire che è anche utile. Noi siamo stati in Kosovo e lì abbiamo sviluppato contatti importanti per avere ulteriori inviti il prossimo anno. Le gare estere sono una vetrina essenziale, anche perché la concorrenza è molto più qualificata.

Quando Massini era sull’ammiraglia Magniflex, qui col compianto Riccardo Biagini
Quando Massini era sull’ammiraglia Magniflex, qui col compianto Riccardo Biagini
C’è un altro Garibbo all’orizzonte nel vostro team?

Abbiamo tanti giovani validi, ma che stanno maturando piano piano, per questo dico che Nicolò Garibbo invece è pronto, ha tutto per fare una buona carriera anche fra i professionisti.

Dall’alto della sua esperienza, era quindi più facile portare un corridore a essere professionista?

Prima sì. C’era più quantità, più scelta fra i corridori giovani, si aveva anche più pazienza nell’aspettare che maturavano. Nel 1986 alla Magniflex avevamo 10 ragazzi, di loro 8 sono passati pro’ e hanno avuto anche carriere importanti, come Tafi, Lelli, Baronti… Ora invece si cerca il Pogacar a tutti i costi dimenticando che magari vinci il Tour a 21 anni, ma chi ci dice che fra dieci anni sarà ancora lì e ancora a quei livelli?

Rinaldo Nocentini, in giallo al Tour 2009, uno dei tanti talenti scoperti dal tecnico toscano
Rinaldo Nocentini, in giallo al Tour 2009, uno dei tanti talenti scoperti dal tecnico toscano
Preferirebbe un ciclismo più tranquillo?

Preferirei un ciclismo meno esasperato, che rispetti l’età di ragazzi di 19-20 anni che devono ancora maturare e non parlo solo dal punto di vista ciclistico, ma come uomini. Rischiamo così di avere atleti di 27-28 anni che sono spremuti, che hanno già dato tutto. Cresceranno o finiranno come Sagan? A 19 anni vinceva già, ma anche se ha un curriculum lunghissimo è da qualche anno che è sul viale del tramonto. Io ho un’altra idea di ciclismo, un po’ diversa…

La storia di Garibbo, quando vincere non basta

20.09.2023
6 min
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Terzo al GP Industria del Cuoio, poi vittoria al Tour of Kosovo condita da un successo di tappa e dalla maglia della classifica a punti, poi 6° al Giro del Medio Polesine e 2° alla Freccia dei Vini. Questi sono solo i risultati di settembre di Nicolò Garibbo, il corridore del Gragnano Sporting Club. I numeri della sua stagione sono davvero notevoli: 6 vittorie e ben 22 top 10 in 35 giorni di gara. Oltretutto parliamo di un corridore di 24 anni che quindi può prendere parte solo alle corse elite, ma considerando il calendario Under 23, pur avendo meno occasioni di competere, finora solo De Pretto ed Epis hanno fatto meglio di lui.

E’ proprio questo aspetto, la sua età anagrafica, che dà alle sue prove un sapore particolare, forse anche malinconico. Garibbo non ha fatto mistero, anche solo poche settimane fa, di essere a un bivio della propria carriera: «Se non trovo un contratto da pro’, mollo tutto» aveva detto e finché non metterà la sua firma su un contratto, dal prossimo anno potremmo non vederlo più. Eppure uno così farebbe comodo a tanti team che vanno a caccia di punti tutto l’anno…

Garibbo alla firma di una tappa in Kosovo. Il corridore di Imperia ha vinto la classifica con 6″ su Cozzani e 7″ sul greco Drakos
Garibbo alla firma di una tappa in Kosovo. Il corridore di Imperia ha vinto la classifica con 6″ su Cozzani e 7″ sul greco Drakos

Tappa e maglia

La sua vittoria al Giro del Kosovo ha avuto risvolti amari e dolci a seconda dei punti di vista, o meglio del protagonista. A raccontare che cosa era successo è lo stesso Garibbo.

«Prima della terza e ultima tappa – racconta – in testa c’era Piergiorgio Cozzani con 4” su di me. Eravamo d’accordo di proteggerlo, ma in corsa il fato ha voluto che forasse e avesse problemi con la ruota sostitutiva. A quel punto dovevamo decidere che cosa fare. Cozzani aveva vinto la prima tappa, ma non poteva più vincere il Giro. Cataldo aveva vinto la seconda. Io avevo chiesto di vincere la terza se ci fossimo trovati nella situazione, così proprio Cataldo mi ha aiutato a vincere. Solo dopo ci siamo accorti che così non solo avevo vinto il Giro, ma gli avevo purtroppo tolto anche la maglia della classifica a punti e questo mi è dispiaciuto tantissimo».

Alla fine grande festa per il team di Gragnano, che ha vinto praticamente tutto
Alla fine grande festa per il team di Gragnano, che ha vinto praticamente tutto
Lui come l’ha presa?

Ci è rimasto molto male, ci teneva, ma non avevamo fatto bene i conti. Nel dopo gara ci siamo spiegati, ancora oggi lo ringrazio perché ha sacrificato il suo obiettivo per il mio e questo lo fa solo chi è un signore nell’animo.

Come sono i rapporti in squadra?

L’atmosfera è ideale, non otterremmo questi risultati senza. In Kosovo abbiamo vinto tutto quel che si poteva. Per me poi era la prima gara all’estero dell’anno, devo dire che non ho viaggiato molto e mi è piaciuta tantissimo quest’esperienza, anche perché ho potuto conoscere un Paese del quale sapevo davvero molto poco pur essendo così vicino. A me viaggiare piace molto, poi parlo abbastanza bene l’inglese e mi piace comunicare con gli altri, conoscere la loro realtà.

Che cosa ti è rimasto impresso?

Il contrasto fra povertà e lusso che si vede a Pristina, la Capitale, dove magari da una parte della strada c’è l’hotel a 4 stelle e di fronte case senza porte e finestre. Questa contraddizione ci ha accompagnato per gran parte del Giro e non poteva lasciare indifferenti.

Podio nel GP Industria del Cuoio a Santa Croce sull’Arno dietro Wood (GBR) e Petrelli (foto Pagni)
Podio nel GP Industria del Cuoio a Santa Croce sull’Arno dietro Wood (GBR) e Petrelli (foto Rodella)
Tu hai 24 anni, hai già superato la categoria, sei in quella specie di “terra di nessuno”. Ti chiedi mai perché?

Ci sarebbe molto da dire… Intanto ho avuto problemi alla tiroide con i quali ho trovato modo di convivere solo dopo molto tempo, raggiungendo l’equilibrio necessario per emergere. Poi nell’ultimo anno da U23 ho preso il Covid e ho saltato mezza stagione. Nel 2022 ho trovato la mia dimensione, attraverso un farmaco più adatto per la mia patologia e l’aiuto fondamentale di un mental coach, i risultati di quest’anno sono figli di questo nuovo me. Devo anche dire grazie al mio diesse Massini che da anni mi segue e sa dire sempre le parole giuste.

Tutti quei risultati vorranno pur dire qualcosa…

Mi manca non poter competere nelle gare internazionali, sarebbe un bel banco di prova e una vetrina vera, maggiore, per farmi vedere. Io mi sento pronto per fare il salto, perché anche se sono avanti di età rispetto a tanti che passano, ho acquisito esperienza, quell’esperienza di vita che in certi momenti è fondamentale per andare avanti in un mondo difficile come quello ciclistico. Quest’anno ad esempio ho affrontato le mie prime volate, mettendo a frutto l’allenamento specifico e vincendo le mie ritrosie e i risultati sono arrivati anche lì.

Un giovanissimo Garibbo in gara al Giro di Toscana 2018, chiuso all’88° posto
Un giovanissimo Garibbo in gara al Giro di Toscana 2018, chiuso all’88° posto
Qualche chiamata è arrivata?

Contatti ci sono, una squadra continental italiana mi ha anche fatto delle proposte che mi attirano molto. Mi è mancato non poter fare uno stage con qualche squadra estera, penso che sarebbe stato utile per me, per farmi vedere maggiormente, anche per apprendere qualcosa di nuovo. Ma ho capito che in questo ciclismo così “giovane” è difficile che i team abbiano pazienza di aspettare chi, come me, matura tardi.

C’è chi ti segue e sta lavorando per trovare un contratto?

Sì, ho Fondriest ed Alberati che mi seguono da quel punto di vista e che ci hanno messo la faccia per aiutarmi e devo dire grazie perché non è facile trovare qualcuno che crede in te e nelle tue possibilità se non sei giovanissimo.

Per il ligure la speranza che tanti risultati portino anche attenzione da parte di qualche team pro’ (foto Federazione Kosovo)
Per il ligure la speranza che tanti risultati portino anche attenzione da parte di qualche team pro’ (foto Federazione Kosovo)
Tu comunque hai sempre voluto tenerti una porta aperta a prescindere dall’attività agonistica…

Sì, ho preso la laurea triennale in Scienze Motorie e quando smetterò farò la magistrale. Intanto sto seguendo un corso specifico per l’alimentazione e attraverso la piattaforma Training Peaks seguo una decina di amatori. Vorrei continuare questa carriera di preparatore, a prescindere da come andrà in bici, penso che quello sarà il mio futuro.

Intanto ti attende il finale di stagione, che stando all’ultimo weekend prosegue sulla falsariga dei precedenti.

Mi dispiace non avere occasione di competere con i pro’ nelle classiche italiane, avessimo avuto un invito sarebbe stato un bel banco di prova. Dico la verità, non vorrei chiudere senza avere avuto la possibilità di capire qual è realmente il mio livello. E si può sapere solo confrontandosi con i team più grandi. Così mi resterebbe l’amaro in bocca…