La storia di Garibbo, quando vincere non basta

20.09.2023
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Terzo al GP Industria del Cuoio, poi vittoria al Tour of Kosovo condita da un successo di tappa e dalla maglia della classifica a punti, poi 6° al Giro del Medio Polesine e 2° alla Freccia dei Vini. Questi sono solo i risultati di settembre di Nicolò Garibbo, il corridore del Gragnano Sporting Club. I numeri della sua stagione sono davvero notevoli: 6 vittorie e ben 22 top 10 in 35 giorni di gara. Oltretutto parliamo di un corridore di 24 anni che quindi può prendere parte solo alle corse elite, ma considerando il calendario Under 23, pur avendo meno occasioni di competere, finora solo De Pretto ed Epis hanno fatto meglio di lui.

E’ proprio questo aspetto, la sua età anagrafica, che dà alle sue prove un sapore particolare, forse anche malinconico. Garibbo non ha fatto mistero, anche solo poche settimane fa, di essere a un bivio della propria carriera: «Se non trovo un contratto da pro’, mollo tutto» aveva detto e finché non metterà la sua firma su un contratto, dal prossimo anno potremmo non vederlo più. Eppure uno così farebbe comodo a tanti team che vanno a caccia di punti tutto l’anno…

Garibbo alla firma di una tappa in Kosovo. Il corridore di Imperia ha vinto la classifica con 6″ su Cozzani e 7″ sul greco Drakos
Garibbo alla firma di una tappa in Kosovo. Il corridore di Imperia ha vinto la classifica con 6″ su Cozzani e 7″ sul greco Drakos

Tappa e maglia

La sua vittoria al Giro del Kosovo ha avuto risvolti amari e dolci a seconda dei punti di vista, o meglio del protagonista. A raccontare che cosa era successo è lo stesso Garibbo.

«Prima della terza e ultima tappa – racconta – in testa c’era Piergiorgio Cozzani con 4” su di me. Eravamo d’accordo di proteggerlo, ma in corsa il fato ha voluto che forasse e avesse problemi con la ruota sostitutiva. A quel punto dovevamo decidere che cosa fare. Cozzani aveva vinto la prima tappa, ma non poteva più vincere il Giro. Cataldo aveva vinto la seconda. Io avevo chiesto di vincere la terza se ci fossimo trovati nella situazione, così proprio Cataldo mi ha aiutato a vincere. Solo dopo ci siamo accorti che così non solo avevo vinto il Giro, ma gli avevo purtroppo tolto anche la maglia della classifica a punti e questo mi è dispiaciuto tantissimo».

Alla fine grande festa per il team di Gragnano, che ha vinto praticamente tutto
Alla fine grande festa per il team di Gragnano, che ha vinto praticamente tutto
Lui come l’ha presa?

Ci è rimasto molto male, ci teneva, ma non avevamo fatto bene i conti. Nel dopo gara ci siamo spiegati, ancora oggi lo ringrazio perché ha sacrificato il suo obiettivo per il mio e questo lo fa solo chi è un signore nell’animo.

Come sono i rapporti in squadra?

L’atmosfera è ideale, non otterremmo questi risultati senza. In Kosovo abbiamo vinto tutto quel che si poteva. Per me poi era la prima gara all’estero dell’anno, devo dire che non ho viaggiato molto e mi è piaciuta tantissimo quest’esperienza, anche perché ho potuto conoscere un Paese del quale sapevo davvero molto poco pur essendo così vicino. A me viaggiare piace molto, poi parlo abbastanza bene l’inglese e mi piace comunicare con gli altri, conoscere la loro realtà.

Che cosa ti è rimasto impresso?

Il contrasto fra povertà e lusso che si vede a Pristina, la Capitale, dove magari da una parte della strada c’è l’hotel a 4 stelle e di fronte case senza porte e finestre. Questa contraddizione ci ha accompagnato per gran parte del Giro e non poteva lasciare indifferenti.

Podio nel GP Industria del Cuoio a Santa Croce sull’Arno dietro Wood (GBR) e Petrelli (foto Pagni)
Podio nel GP Industria del Cuoio a Santa Croce sull’Arno dietro Wood (GBR) e Petrelli (foto Rodella)
Tu hai 24 anni, hai già superato la categoria, sei in quella specie di “terra di nessuno”. Ti chiedi mai perché?

Ci sarebbe molto da dire… Intanto ho avuto problemi alla tiroide con i quali ho trovato modo di convivere solo dopo molto tempo, raggiungendo l’equilibrio necessario per emergere. Poi nell’ultimo anno da U23 ho preso il Covid e ho saltato mezza stagione. Nel 2022 ho trovato la mia dimensione, attraverso un farmaco più adatto per la mia patologia e l’aiuto fondamentale di un mental coach, i risultati di quest’anno sono figli di questo nuovo me. Devo anche dire grazie al mio diesse Massini che da anni mi segue e sa dire sempre le parole giuste.

Tutti quei risultati vorranno pur dire qualcosa…

Mi manca non poter competere nelle gare internazionali, sarebbe un bel banco di prova e una vetrina vera, maggiore, per farmi vedere. Io mi sento pronto per fare il salto, perché anche se sono avanti di età rispetto a tanti che passano, ho acquisito esperienza, quell’esperienza di vita che in certi momenti è fondamentale per andare avanti in un mondo difficile come quello ciclistico. Quest’anno ad esempio ho affrontato le mie prime volate, mettendo a frutto l’allenamento specifico e vincendo le mie ritrosie e i risultati sono arrivati anche lì.

Un giovanissimo Garibbo in gara al Giro di Toscana 2018, chiuso all’88° posto
Un giovanissimo Garibbo in gara al Giro di Toscana 2018, chiuso all’88° posto
Qualche chiamata è arrivata?

Contatti ci sono, una squadra continental italiana mi ha anche fatto delle proposte che mi attirano molto. Mi è mancato non poter fare uno stage con qualche squadra estera, penso che sarebbe stato utile per me, per farmi vedere maggiormente, anche per apprendere qualcosa di nuovo. Ma ho capito che in questo ciclismo così “giovane” è difficile che i team abbiano pazienza di aspettare chi, come me, matura tardi.

C’è chi ti segue e sta lavorando per trovare un contratto?

Sì, ho Fondriest ed Alberati che mi seguono da quel punto di vista e che ci hanno messo la faccia per aiutarmi e devo dire grazie perché non è facile trovare qualcuno che crede in te e nelle tue possibilità se non sei giovanissimo.

Per il ligure la speranza che tanti risultati portino anche attenzione da parte di qualche team pro’ (foto Federazione Kosovo)
Per il ligure la speranza che tanti risultati portino anche attenzione da parte di qualche team pro’ (foto Federazione Kosovo)
Tu comunque hai sempre voluto tenerti una porta aperta a prescindere dall’attività agonistica…

Sì, ho preso la laurea triennale in Scienze Motorie e quando smetterò farò la magistrale. Intanto sto seguendo un corso specifico per l’alimentazione e attraverso la piattaforma Training Peaks seguo una decina di amatori. Vorrei continuare questa carriera di preparatore, a prescindere da come andrà in bici, penso che quello sarà il mio futuro.

Intanto ti attende il finale di stagione, che stando all’ultimo weekend prosegue sulla falsariga dei precedenti.

Mi dispiace non avere occasione di competere con i pro’ nelle classiche italiane, avessimo avuto un invito sarebbe stato un bel banco di prova. Dico la verità, non vorrei chiudere senza avere avuto la possibilità di capire qual è realmente il mio livello. E si può sapere solo confrontandosi con i team più grandi. Così mi resterebbe l’amaro in bocca…