Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, ciclocross 2025

La routine pre gara di Lucia Bramati: dalla colazione alla partenza

15.12.2025
5 min
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Lucia Bramati è reduce dalla trasferta di Namur, tappa di Coppa del mondo, ultimo appuntamento prima di preparare gli impegni in Belgio di Natale. Una gara partita in maniera sfortunata e che poi non ha preso la piega sperata, ma per la giovane della FAS Airport-Guerciotti-Premac quello di Namur rimane l’appuntamento più atteso dell’anno (in apertura foto Instagram).

«Ho un’amore per la gara di Namur – racconta con trasporto la crossista – che è davvero viscerale, ho avuto modo di correre lì solamente due volte ma mi sono bastate per innamorarmi di questa tappa di Coppa del mondo. L’atmosfera che si respira intorno alla gara è incredibile, quasi magica. Così come magico è il posto nel quale si corre, con questo castello circondato da un parco sconfinato. Inoltre è uno dei percorsi più tecnici di tutto il calendario, dove non si trova mai un metro di pianura. Il terreno è sempre molto morbido, con un fango tipico del Belgio. Se ti piace il ciclocross è bello correre in queste condizioni, tutto diventa più divertente».

Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, ciclocross 2025
Lucia Bramati arriva da un’ottima top10 nella tappa di Coppa del mondo in Sardegna, mentre a Namur si è messa in mezzo la sfortuna
Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, ciclocross 2025
Lucia Bramati arriva da un’ottima top10 nella tappa di Coppa del mondo in Sardegna, mentre a Namur si è messa in mezzo la sfortuna

I rituali del ciclocross

Siamo andati dall’atleta della FAS Airport Service-Guerciotti-Premac incuriositi dal sapere come funziona la routine pre-gara nel ciclocross. Una gara nella quale ci si gioca tutto in appena un’ora, dove ogni dettaglio è importante e gioca un ruolo chiave nella prestazione finale. Non c’è solo il riscaldamento e la corsa, ma una serie di attività e una routine quasi sacra da rispettare. 

«Siccome nel ciclocross – racconta Lucia Bramati – corriamo intorno alle 13 la sveglia suona sempre alle 8 del mattino. Mi alzo con calma e la prima cosa che faccio appena sveglia sono degli esercizi di respirazione che per me sono molto importanti. Li ho aggiunti quest’anno, da maggio infatti lavoro con una figura che mi sta dando una mano dal punto di vista della fiducia nei miei mezzi. Era un percorso di cui sentivo di aver bisogno e dal quale sto avendo dei riscontri positivi».

Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, colazione, pane e marmellata
La prima colazione nel giorno di gara prevede pane e marmellata di pesca o albicocca
Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, colazione, pane e marmellata
La prima colazione nel giorno di gara prevede pane e marmellata di pesca o albicocca
Sono esercizi particolari?

Semplice respirazione. Ho un video da seguire che mi aiuta a prendere un ritmo di respiro. Sono due esercizi da cinque minuti l’uno, per un totale di dieci minuti.

Finito vai a fare colazione?

La prima della giornata, che per me è fatta rigorosamente con pane tostato con burro d’arachidi e marmellata di pesca o albicocca. Molto semplice, ma è un abbinamento che mi piace molto e mi fa svegliare più felice. Anche perché poi andiamo a correre tra fango e freddo, una colazione che mi mette di buon umore me la merito (ride, ndr). 

Manca ancora tanto alla gara…

Infatti risalgo in stanza e faccio degli esercizi di risveglio muscolare.

Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, riscaldamento riso, pasto pre gara
Una volta arrivata sul campo da cross, tre ore prima della gara, Lucia Bramati mangia una porzione di riso in bianco
Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, riscaldamento riso, pasto pre gara
Una volta arrivata sul campo da cross, tre ore prima della gara, Lucia Bramati mangia una porzione di riso in bianco
Quando si parte verso il campo di gara?

Tre ore prima più o meno siamo sul posto. Lì faccio la seconda colazione, che consiste in un piatto di riso bianco con dell’olio. Di solito la porzione è intorno ai 120 grammi. Anche in questo caso un pasto molto semplice, ma lo preferisco. Prima di correre mi si chiude lo stomaco e faccio fatica a digerire. 

Mangi da sola o con i compagni?

Dipende dagli orari degli altri. In squadra abbiamo la fortuna di avere dei meccanici che non ci fanno mancare nulla e spesso capita che ce lo fanno trovare già pronto al camper. Altrimenti loro mettono il pentolone a bollire e noi cuciniamo il riso a seconda di quanti siamo. 

Siamo a tre ore dalla partenza, giusto?

Esatto. Finito di mangiare vado a fare un giro a piedi del percorso per vedere i punti più importanti. Se le condizioni meteo sono cambiate molto rispetto al giorno prima faccio un giro in bici sul percorso, per capire quali copertoni e che pressioni usare. Una volta sistemato l’aspetto tecnico risalgo in camper e resto tranquilla fino a un paio d’ore dal via. 

Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, riscaldamento ciclocross
Se le condizioni sono cambiate tanto rispetto al giorno prima Lucia Bramati fa la ricognizione in bici, altrimenti a piedi
Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, riscaldamento ciclocross
Se le condizioni sono cambiate tanto rispetto al giorno prima Lucia Bramati fa la ricognizione in bici, altrimenti a piedi
E poi?

Inizio a prepararmi, mi vesto con calma e faccio ancora i miei esercizi di respirazione. Gli stessi del mattino. Una volta pronta scendo e mi metto sui rulli per il riscaldamento in bici: un quarto d’ora per far girare le gambe. Niente variazioni di velocità o cose particolari, al massimo aumento leggermente per due o tre minuti. Il vero riscaldamento arriva su strada.

Spiegaci meglio…

I rulli non mi sono mai piaciuti molto, sento di non riuscire a scaldarmi bene. Così una volta finita la mia sessione sgancio la bici, aspetto cinque minuti, e faccio tre scatti da una trentina di secondi su asfalto. In quel momento capisco se sarà una bella giornata oppure no. 

Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, riscaldamento rulli
Il riscaldamento sui rulli dura quindici minuti e serve per mettersi in moto, una volta finito arrivano i tre scatti su strada
Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, riscaldamento rulli
Il riscaldamento sui rulli dura quindici minuti e serve per mettersi in moto, una volta finito arrivano i tre scatti su strada
Perché?

Se sto bene allungo leggermente lo scatto e faccio anche più di trenta secondi, non troppo ma diciamo che è un buon feedback. Terminato il riscaldamento torno al gazebo del team e sistemo le ultime cose. Il giorno prima della gara mi scrivo tutto sulle note del telefono: orario di partenza, quando andare in griglia, quando gli scatti, ecc…

In griglia quanto prima del via si arriva?

Di solito una quindicina di minuti e trovo quasi sempre mia mamma. Parlo con lei, mi distraggo un pochino e faccio avanti e indietro sul rettilineo di partenza per tenere sempre le gambe calde e pronte. Anche perché nel ciclocross la partenza è fondamentale. Tengo ancora monitorato il respiro e aspetto che il semaforo diventi verde. 

Mathieu Van der Poel, vacanze 2025, California (immagine Instagram)

Torna Van der Poel e Namur diventa il centro del mondo

13.12.2025
5 min
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Sarà il periodo dell’anno e magari anche la sensazione che mancasse qualche pezzo, il ritorno di Van der Poel nel ciclocross fa pensare alla fine di un’attesa messianica, che sarà completa sabato prossimo, quando ad Anversa tornerà anche Van Aert. E quello sarà il primo derby nel fango, il primo dei cinque scontri fra i due giganti.

Van der Poel è tornato a inizio settimana dalla Spagna e il fatto che per debuttare abbia scelto Namur fa pensare che il suo livello sia davvero molto alto. L’olandese non è uno che corre sapendo di essere battuto ed evidentemente i suoi riscontri sono all’altezza della situazione.

«Fino a qualche anno fa – commenta il suo team manager Christoph Roodhooft – non avrebbe osato ripartire da Namur. Ma come atleta, si è evoluto a un livello tale che è pronto per debuttare su un percorso così impegnativo. Avrebbe potuto rendersi le cose molto più facili scegliendo il prossimo fine settimana, con Anversa e Koksijde. Inizialmente, era quello il punto di partenza della sua stagione, ma Mathieu si sente bene e ha abbastanza fiducia in se stesso per affrontare questa sfida. Mi aspetto che vinca? In ogni gara di ciclocross a cui Mathieu partecipa, ci aspettiamo che vinca. Se lo aspetta lui stesso, se lo aspettano tutti».

L'ultima vittoria 2025 di Van der Poel è quella di Geraardsbergen al Renewi Tour: che fatica battere De Lie!
L’ultima vittoria 2025 su strada di Van der Poel è quella di Geraardsbergen al Renewi Tour: che fatica battere De Lie!
L'ultima vittoria 2025 di Van der Poel è quella di Geraardsbergen al Renewi Tour: che fatica battere De Lie!
L’ultima vittoria 2025 su strada di Van der Poel è quella di Geraardsbergen al Renewi Tour: che fatica battere De Lie!

Quattro settimane di stop

Sembra di rileggere le parole pronunciate ieri da Giuseppe Martinelli, sia pure nel diversissimo ambito delle corse a tappe. La filosofia però è la stessa e la capacità e la facilità di prepararsi alla gara non correndo, unite all’immensa classe dell’atleta in questione, fa sì che la vittoria sia la prima delle opzioni. Non l’unica, ma quasi.

Van del Poel ha chiuso la stagione estiva a metà settembre con l’amaro in bocca per il 29° posto ai mondiali di mountain bike di Crans Montana, su cui invece puntava molto. La mountain bike continua a respingerlo, il gap tecnico sembra incolmabile. Sarà curioso vedere se presto o tardi deciderà di metterci una pietra sopra, concentrandosi sul ciclocross dove vincere invece gli viene molto più… facile.

«Ho riposato per un periodo più lungo del solito – ha spiegato ieri – la mia stagione si è conclusa prima rispetto agli anni precedenti (la foto Instagram di apertura lo ritrae in California, ndr). Questo mi ha dato l’opportunità di prendermi quattro settimane di riposo, poi ho ripreso ad allenarmi in Belgio. Due settimane dopo mi sono trasferito nella mia base in Spagna per continuare a potenziarmi e aumentare gradualmente l’intensità».

Nel passaggio alla MTB, Van der Poel non è ancora riuscito nella magia di colmare il gap tecnico dagi avversari (foto Alpecin-Deceuninck)
Nel passaggio alla MTB, Van der Poel non è ancora riuscito nella magia di colmare il gap tecnico dagi avversari (foto Alpecin-Deceuninck)

Gareggiare per non allenarsi

Il cross per allenarsi meno: questa è l’unica concessione che specialisti di questa grandezza fanno ai vecchi concetti della preparazione, eccezione all’infallibilità delle tabelle.

«Il fatto di avere un programma di 12-13 gare di ciclocross – ha spiegato – ha un senso. La seconda metà di dicembre offre sempre più opportunità di gara e finché sono in Belgio, preferisco gareggiare piuttosto che allenarmi. Ho guardato i percorsi e ho scelto le gare che mi sono sempre piaciute di più. Il fatto che molte di queste si svolgano nei dintorni di Anversa è un bel vantaggio».

Lo stesso ragionamento fatto da Van Aert. Le energie sono un capitale da salvaguardare e ridurre i viaggi gli permette di continuare con il cross, prendendone solo il positivo.

L’ottavo mondiale

L’obiettivo principale sono i mondiali di Hulst, che in caso di vittoria porterebbero a 8 il suo bilancio iridato. Sentendolo parlare, la sensazione è che fosse stanco di allenarsi e che non vedesse l’ora di riattaccare il numero sulla schiena.

«E’ passato molto tempo dall’ultima volta che ho corso a Namur – ha raccontato – e il percorso mi è sempre piaciuto. Mi sento pronto. Finora non ho fatto una grande preparazione specifica, ad eccezione di due sessioni: una martedì e l’altra giovedì. Gli ultimi due giorni invece sono stati più blandi. Dopo l’allenamento di giovedì, ne ho programmati due più facili per essere fresco e riposato sulla linea di partenza. Non è molto, ma l’anno scorso è bastato. Le aspettative sono alte. Forse sono un po’ al di sotto del livello del 2024, ma credo che possa bastare per giocarmi la vittoria».

Campionati europei ciclocross 2025 - Middelkerke, Thibau Nys
Thibau Nys (qui agli europei) quest’anno ha già vinto due volte in Coppa del mondo: a Tabor e Flamanville
Campionati europei ciclocross 2025 - Middelkerke, Thibau Nys
Thibau Nys (qui agli europei) quest’anno ha già vinto due volte in Coppa del mondo: a Tabor e Flamanville

Il confronto con Nys

Immaginiamo la pressione che il suo ritorno stia mettendo addosso a coloro che sono stati protagonisti fino a questo momento. In particolare sarà molto interessante assistere al primo confronto di stagione con Thibau Nys, indicato da più parti come il possibile sfidante.

«Mi pare di aver capito che Nys sia diventato il nuovo punto di riferimento – ha detto Van der Poel – mentre Nieuwenhuis continua a confermarsi. A Namur, in particolare, bisogna stare attenti a Michael Vanthourenhout (vincitore della Coppa del mondo di Marceddì, ndr) e Toon Aerts. E Cameron Mason ha chiaramente fatto un passo avanti. Ci sono molti sfidanti. Come ogni anno infine, presto troverò anche Van Aert. Ognuno di noi ha la sua preparazione, soprattutto in vista delle classiche di primavera. Questo significa che ci incrociamo di tanto in tanto. Come ci confronteremo quest’inverno sarà presto chiaro, basterà aspettare una settimana. Speriamo di poter offrire un bello spettacolo ai tifosi».

Namur, parte la Freccia. Alla Lidl-Trek si scommette su Nys

23.04.2025
5 min
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«Da bambino, quando andavo lì con mio padre e la sua squadra di ciclocross – racconta Thibau Nys ai microfoni della Lidl-Trek – ancora prima di diventare uno junior e di pensare di intraprendere una carriera su strada, ho sempre pensato che ci fosse una sola gara in cui avrei avuto una possibilità di vincere ed era la Freccia Vallone. Non so se sia possibile, ma la penso ancora allo stesso modo. Questa è la gara che più si avvicina al tipo di corsa che faccio, al tipo di gare che mi piacciono. Quindi forse ci sono delle possibilità, anche se sarà sicuramente molto dura».

Subito dopo la vittoria al GP Indurain, Nys accolto e festeggiato dal massaggiatore (ed ex corridore) Alafaci
Subito dopo la vittoria al GP Indurain, Nys accolto e festeggiato dal massaggiatore (ed ex corridore) Alafaci

L’investitura di Skjelmose

Thibau Nys, belga e figlio d’arte, arriva alla Freccia dei suoi sogni dopo aver vinto il GP Indurain in Spagna, aver lavorato sodo al Giro dei Paesi Baschi e dopo il dodicesimo posto all’Amstel, vinta dal compagno Skjelmose. E proprio il danese, che ha messo nel sacco Pogacar ed Evenepoel, subito dopo il trionfo olandese, ha avuto per lui parole di grande fiducia.

«L’ho già detto e lo ripeto – ha profetizzato Skjelmose – c’è una persona al mondo che può battere Pogacar sul Mur de Huy ed è Thibau. Partiremo per fare la corsa in due, ma se lui avrà uno dei suoi giorni migliori, allora credo che sia quello di cui abbiamo bisogno».

Il cross e la strada

Dopo la stagione del cross che lo ha visto vincere gli europei a novembre, poi duellare con Van Aert e Van der Poel conquistando il podio ai mondiali e vincere in tutto cinque trofei internazionali, Nys ha staccato la spina per otto giorni, andando a sciare a Val Thorens. In ogni intervista ha ribadito che il cross aiuta la strada e viceversa, dandogli l’intensità e l’esplosività che lo stanno rendendo un corridore migliore. Tuttavia ha anche ammesso che le ore dedicate al fuoristrada sono una rinuncia in termini di allenamento su strada. Ma un domani potrebbero essere una risorsa cui attingere nel momento in cui decidesse di lasciare il cross un po’ in disparte.

«Voglio solo essere la versione migliore di me stesso – dice – e sono pienamente consapevole che alla Freccia potrei anche correre la migliore gara possibile ed essere comunque staccato. Va bene qualunque risultato da cui potrò imparare qualcosa per i prossimi anni. Sento di aver fatto tutto il possibile. Nei ritiri abbiamo avuto una preparazione impeccabile e penso di essere pronto per dimostrarlo. Sono davvero in ottima forma e ne sono molto felice».

Thibau Nys, classe 2002, è pro’ dal 2023. E’ alto 1,76 per 64 kg. Suo padre Sven è una leggenda del ciclocross
Thibau Nys, classe 2002, è pro’ dal 2023. E’ alto 1,76 per 64 kg. Suo padre Sven è una leggenda del ciclocross

L’ossigeno nelle gambe

Nys non ha mai partecipato alla campagna delle Ardenne, che sono il suo principale obiettivo di questa stagione. La Freccia Vallone di oggi (il via alle 11,30 da Namur) è il sogno principale, ma nella sua fantasia di giovane corridore spiccano anche i campionati nazionali di giugno.

«Eppure – dice e un po’ ti spiazza – sento di non aver ancora bisogno di vincere certe gare per essere soddisfatto, perché so che il 2025 sarà un grande passo avanti verso il livello a cui correrò l’anno prossimo. Penso però che bisogna allenarsi e impegnarsi per vincerle, provare a farlo. Alla Freccia Vallone, hai bisogno della giornata migliore per avere una possibilità in quegli ultimi 30 secondi, forse un minuto, e anche per le salite prima del Muro finale. Se infatti ci arrivi già al limite, sarà davvero difficile far arrivare di nuovo un po’ di ossigeno alle gambe per gli ultimi scatti. E io non ho esperienza in questo genere di cose».

Sul Muro di Huy alla cieca

Di lui i compagni dicono tutti la stessa cosa: si percepisce il suo essere leader dalla calma e la lucidità con cui dice le cose. Non parla da sbruffone, riesce ad andare al cuore delle questioni con poche parole ed è molto lucido nel valutare se stesso. Per cui è molto interessante sentirlo ragionare ancora sulla sfida che si accinge ad affrontare per la prima volta.

«Conosco la salita, conosco la mia forma – spiega – so cosa posso fare in uno sforzo di questo tipo, ma non sono paragonabile agli altri corridori che lassù hanno già fatto ottime corse e addirittura le hanno vinte. Sarà come procedere alla cieca, ma con una certa sicurezza. Non dirò mai che mi sento pronto per vincerla, ma neppure che mi tiro indietro. Quello che voglio per questa stagione è tagliare il traguardo per primo il più spesso possibile e anche il più velocemente possibile. Solo pensarci o pensare che sia possibile mi fa sentire bene».

Sanne Cant, il fango, le cadute e il materiale del cross

14.11.2022
4 min
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Sembra un paradosso, ma si rischia di farsi male cadendo piano, piuttosto che ad alta velocità. E’ quello che è venuto fuori da uno scambio di battute con Sanne Cant, atleta belga di 32 anni, che corre con la Plantur-Pura, team femminile della Alpecin, che ha come direttori sportivi Heidi Van de Vijver e due ex pro’ come Michel Cornelisse e Gianni Meersman.

Avendola vista scivolare pericolosamente in un traversone dei campionati europei di Namur (foto di apertura), ci era venuta la curiosità di chiederle quale parte si cerchi di riparare quando si scivola nel cross. Ne è nata un’interessante conversazione sulle sue abitudini tecniche.

«Gli incidenti che fanno più male – spiega – sono quelli a velocità inferiore, perché l’impatto è maggiore. La cosa positiva è che non ti schianti sull’asfalto e questo significa che nel ciclocross cadi in modo più morbido».

Nel 2022, Sanne Cant ha aperto la stagione su strada alla Strade Bianche: un debutto non morbido
Nel 2022, Sanne Cant ha aperto la stagione su strada alla Strade Bianche: un debutto non morbido

Tre giorni fra strada e cross

Pur non risultando fra le specialiste tesserate nel team belga (qualifica che spetta ad Ceylin del Carmen Alvarado, Puck Pieterse, Aniek Van Alphen e Annemarie Worst che corrono su strada solo in preparazione al cross), Sanne Cant ha disputato una stagione più nutrita. Per lei 35 giorni di corsa e il passaggio davvero rapido al cross.

«Non mi sono presa un periodo di riposo – dice – abbiamo tolto un po’ di carico nell’ultimo periodo e inserito 3 giorni di riposo completi. Durante la stagione su strada non ho mai usato la bici da cross. Mi semplifica tutto il fatto che i due telai hanno le stesse misure (la squadra usa bici Stevens, ndr) e che anche in fatto di ruote non ci siano grandi differenze. Chiaramente scegliere le gomme è più semplice su strada, mentre quando si parla di Roubaix siamo in una via di mezzo».

Le stesse misure sulla Stevens da strada e quella da cross: uno standard che non tutti riescono ad avere. Qui a Namur 2021
Le stesse misure sulla Stevens da strada e quella da cross: uno standard che non tutti riescono ad avere. Qui a Namur 2021
A volte si ha l’impressione che nel cross uno dei problemi sia la visibilità, soprattutto quando c’è fango e gli occhiali si sporcano…

Infatti inizio sempre le gare con gli occhiali. Nel peggiore dei casi, se il tempo è così brutto, li butto via dopo un po’ nella zona dei box. E’ un tema su cui stare attenti. Di certo però quando passo ai box non chiedo di cambiare occhiali. Servirebbe troppo tempo e non sempre riesci a infilarli pedalando.

Quindi ai box si cambia solo la bici?

Esatto, soprattutto perché è sporca e la possibilità di avere problemi meccanici è troppo grande. Inoltre con il fango le bici diventano sempre più pesanti, anche se magari questo da fuori non si riesce a valutare.

Da qualche anno nelle gare su strada si sta molto attenti al protocollo sulla commozione cerebrale, anche nel cross c’è il rischio?

C’è sempre un rischio, anche per quel discorso delle velocità ridotte di cui parlavamo prima.

Alla luce di questo, nel cross usi un casco diverso?

Non ho ancora subìto brutte cadute, fortunatamente. Ma non c’è davvero una differenza tra la strada e il cross, per quanto riguarda il casco. Quando lo metti dovrebbe essere sempre ben serrato e in tutta onestà, mi sento davvero a mio agio ed estremamente al sicuro con il casco MET che usa la nostra squadra. E’ di ottima qualità.

Nei cross più fangosi, vesti allo stesso modo che su strada?

Abbiamo materiale diverso, che però ci aiuta a coprire ogni tipo di situazione. Corriamo su strada con Vermarc Clothes e nel ciclocross con Kalas. Entrambi hanno le loro qualità e noi abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno.

Toneatti su Namur: «Sono soddisfatto del mio quarto posto»

12.11.2022
6 min
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Una medaglia sfiorata. Rammarico e soddisfazione sono stati i due stati d’animo che hanno accompagnato il rientro a casa di Davide Toneatti dall’europeo U23 di Namur. Su di lui Pontoni ha detto: «Bisogna essere più cattivi. In certi momenti si deve essere spietati e non molli». Una lettura dura ma che tra le righe trapela fiducia e speranza in un ragazzo che sta facendo davvero bene. 

Seppur con una medaglia di legno, Davide è tornato in patria portandosi a casa il merito di essere stato il migliore degli uomini nella spedizione azzurra in terra belga. Dopo una stagione no stop corsa con i colori dell’Astana Qazaqstan Development Team ha saputo portare la continuità e le buone sensazioni dalla strada al cross. Umiltà e coscienza dei propri mezzi affiorano dalle sue parole, sintomo che la scorza è dura e la mentalità è forte, pronta ad essere sottoposta ad un’intera stagione off-road da aggredire. 

Per Toneatti il percorso di Namur è uno tra i preferiti
Per Toneatti il percorso di Namur è uno tra i preferiti
Una stagione su strada tramutata in cross senza mai fermarsi, è ora di vacanze?

Sì ora sono a casa, starò due settimane fermo fino al 20 novembre per poi riprendere verso metà dicembre con la stagione cross. 

Quest’anno ti sei fermato solo una settimana ad agosto. Con che stato di forma sei arrivato alla stagione cross?

Direi buona. Ho fatto tre gare di ciclocross prima dell’europeo. La prima in Coppa del Mondo a Tabor, non è stato semplice riprendere, a tratti traumatico perché mi mancavano ritmo e rilanci. Già dalla settimana successiva nella seconda gara mi sono ripreso e ho avuto buone sensazioni, a partire dalla guida. Ho ripeso un po’ più di familiarità con la bici. 

L’avvicinamento all’europeo è andato come volevi?

A Maasmechelen stavo bene, ho avuto un piccolo problema in partenza dove mi si è incastrata la catena dopo appena 500 metri dalla partenza. Sono partito ultimo e sono riuscito a recuperare fino all’undicesima posizione. Poi ho corso a Firenze dove sono proseguite le buone sensazioni e poi quattro giorni dopo c’è stato l’europeo. Come preparazione posso dire che sia andato tutto bene. Nel periodo in cui dovevo andare forte mi sono fatto trovare pronto

Davide Toneatti ha corso la sua prima stagione su strada da under con l’Astana
Davide Toneatti ha corso la sua prima stagione su strada da under con l’Astana
Le sensazioni di Tabor erano legate alla condizione o più all’adattamento al cross dopo otto mesi su strada?

Ripensando alla gara che ho fatto e parlando un po’ con il mio preparatore ha notato che si vedeva che non usavo la bici da ciclocross da un po’. Ero legnoso sui rilanci e nella guida, quasi a rallentatore. Non posso dare la colpa solo alla strada ma è un po’ la mia indole, ci metto un po’ a riabituarmi. Anche se tra strada e cross ci sono geometrie simili, c’è differenza nell’impostazione. Fare le curve al limite non è facile e dopo tanto che sei fermo perdere un secondo qua è la è normale e si traduce in distacchi che rispecchiano la condizione. Dalla settimana dopo però ho ritrovato la giusta confidenza.

Pensi che la stagione in Astana su strada ti abbia un po’ complicato la ripresa nel ciclocross?

Secondo me è il contrario. La stagione su strada mi ha dato una bella gamba. Anche nel fare velocità, nei rettilinei, nel far correre la bici, ero ben messo. L’ho notato anche in un percorso duro come quello di Namur.

Veniamo all’europeo. Ti abbiamo visto attento e concentrato, soprattutto in discesa, dove hai fatto la differenza…

C’era una discesa ad “S” in leggera controtendenza. L’ho studiata nei giorni prima fermandomi a guardarla. Ho provato a farla sia in bici che a piedi. Ragionando con Bertolini, mi ha fatto riflettere che facendola a piedi ad ogni giro sarebbe stato uno sforzo più dispendioso. Mentre in sella ci si può quasi rilassare per un attimo. Sono dettagli che mi piace curare. Il giorno della gara ho notato che era anche più definita una traiettoria e si è rivelata la tattica giusta per fare la differenza. In generale il percorso di Namur è uno dei miei preferiti. 

Per Toneatti i punti tecnici come la discesa sono stati un punto di forza
Per Toneatti i punti tecnici come la discesa sono stati un punto di forza
Raccontaci la gara…

Sono partito in seconda fila e la partenza è stata discreta, penso che sarebbe potuta andare leggermente meglio. Nel primo tratto di discesa ero in dodicesima posizione. Avevo perso qualcosina nel primo giro rispetto ai primi poi però ho subito iniziato a recuperare e a parte Pim Ronhaar che aveva nella prima parte di gara un bel distacco su di noi, son rimasto sempre nelle prime posizioni. Finché non ce la siamo giocata all’ultimo giro. Eravamo tutti a distanza di cinque secondi. Sulla discesa che ho descritto ho provato a staccare Meeussen. Un po’ c’ero riuscito, poi la contropendenza lunga non l’ho fatta benissimo e quando sono uscito da quel tratto ho visto che mi era praticamente dietro. Poi c’era quel leggero falsopiano a scendere che portava all’ultima rampa a piedi che ho imboccato per primo dove ho provato a fare la mia volata ma mi ha superato e facendo la rampa per primo mi ha soffiato il terzo posto. 

Sei soddisfatto di questo quarto posto?

Dal punto di vista della preparazione, allineandolo con l’obiettivo che c’eravamo prefissati sono completamente soddisfatto. Ce la siamo giocata praticamente fino all’ultimo, non è che ho fatto quarto a un minuto. Il primo era lì a quindici secondi. Poi ovvio che quando si fa quarto si rosica, soprattutto in un finale così ristretto. Però lo considero un risultato più positivo che negativo. Alla vigilia credevo che un piazzamento nei cinque fosse possibile. Vedendo come giravano i primi a Maasmechelen, visto che io ero in rimonta, i miei tempi erano allineato con loro. Al Koppenberg, Ronhaar e Nys mi hanno dato l’impressione di essere imprendibili. Però ho chiuso lì con loro a giocarmela, mi porto a casa quanto di buono ho fatto. 

Pontoni ha detto: «La considero una medaglia persa». Cosa gli rispondi? E’ stato così duro anche con te dopo la gara?

Inizialmente c’è andato giù abbastanza pesante. Da una parte lo posso capire perché c’era una medaglia a portata. Però ho dato tutto, non posso farmene una colpa di aver fatto quarto. Se guardiamo il cammino dal Friuli, alle coppe che ho fatto, all’europeo, penso che potrebbe essere contento di come sono arrivato. Capisco che lui come cittì si immedesimi nel fatto che c’è una differenza tangibile tra il quarto posto e la medaglia di bronzo. Posso comprendere che fosse amareggiato. 

Toneatti nel 2023 dovrà difendere il titolo nazionale U23 che detiene
Toneatti nel 2023 dovrà difendere il titolo nazionale U23 che detiene
E’ così diretto nei tuoi confronti perché avete già lavorato insieme alla DP66?

Sì ovvio, c’è un rapporto molto diretto. Cerco di tradurre tutto in motivazione. 

Chiuso il capitolo europeo, adesso quali sono i tuoi programmi?

Dopo lo sosta, ho visto che a parte le molte gare internazionali che ci sono in Italia a dicembre. Le coppe del mondo, il campionato Italiano e infine il campionato del mondo son tutte in un mese, dalla prima settimana di gennaio alla prima di febbraio. L’obiettivo è di arrivare pronti per quel periodo. 

Per il 2023, posto confermato in Astana?

Sì, rimarrò con la continental. Poi non so se come quest’anno, spero di sì, mi daranno la possibilità di fare qualche gara con la World Tour. 

Come sono andate le esperienze con la World Tour di fine anno?

Diciamo che ho preso delle belle legnate (ride, ndr). E’ stata un’esperienza molto bella. Al Giro di Toscana poteva andare un po’ meglio, mentre alla Coppa Sabatini ho avuto sensazioni migliori. Poi ho fatto anche la Serenissima Gravel, dove ho chiuso al 12° posto. E’ un altro modo di correre, è tutto più controllato per quanto riguarda la strada. Nel gravel invece è stata tutta a gas spalancato. Van der Poel ha attaccato dal decimo chilometro e da lì abbiamo fatto due ore dove tutti scattavano ma nessuno riusciva ad andare via. 

Il gravel farà parte del tuo calendario l’anno prossimo?

Ne parlerò con la squadra però devo dire che la Serenissima mi è piaciuta molto. Faticosa ma divertente. 

Vanthourenhout re di Namur. Stanotte nella Cittadella si balla

06.11.2022
4 min
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Dovendo fare i conti con le assenze dei 3 moschettieri Wout Van Aert (Belgio), Mathieu Van der Poel (Olanda) e Thomas Pidcock (Inghilterra), tutti si aspettavano il solito mano a mano tra Iserbyt (brutta la sua gara chiusa ritirandosi) e Van Der Haar. Invece un po’ sorpresa, ma per la verità non così tanto, Michael Vanthourenhout è diventato il nuovo campione europeo di ciclocross nella categoria elite uomini.

17.300 spettatori paganti

Bisogna credere che Namur porti proprio bene al ventottenne belga della Pauwels Sauzen-Bingoal. Tra la cittadella e Vanthourenhout è quasi una storia d’amore. Già nel dicembre del 2021 il neo campione d’Europa aveva vinto la 12ª manche di Coppa del mondo. 

Raggiunto il record di affluenza con 17.300 spettatori paganti, la Cittadella è diventata una vera e propria bolgia e questo ha dato le ali a Vanthourenhout, come confermerà nel post gara.

Di per sé incredibilmente tecnico e difficile, il percorso dell’europeo è diventato epico per la pioggia caduta per tutta la corsa.

La gara degli elite si è corsa sotto la pioggia, davanti a 17.300 spettatori paganti
La gara degli elite si è corsa sotto la pioggia, davanti a 17.300 spettatori paganti

Una corsa durissima

Equilibrata in testa nei primi cinque giri, le cadute hanno in parte definito la dinamica della gara. Infatti fino al quinto dei nove giri è stata lotta ai ferri corti con l’olandese Lars Van der Haar (secondo a 40 secondi), campione uscente e vincitore una settimana fa sul Koppenberg. Terzo sul traguardo, a 2’17” Laurens Sweeck, per il belga quello di oggi  è il terzo bronzo europeo in carriera.

«E’ stata una corsa dura – ha detto il vincitore – credetemi davvero dura. Con Lars abbiamo combattuto sul filo di lana per oltre metà gara. Con la pioggia tutto è diventato più difficile, ma anche più aperto. Caduto lui, caduto io, ma alla fine sono riuscito prima a riprenderlo e poi a staccarlo. Forse sono stato un pizzico migliore nei tratti tecnici. Abbiamo gareggiato in un clima pazzesco, un tifo del genere ti gasa, ti esalta».

Van der Haar era il più in forma dopo il Koppenbergcross, ma alla fine ha dovuto arrendersi
Van der Haar era il più in forma dopo il Koppenbergcross, ma alla fine ha dovuto arrendersi

Poi alla domanda su che effetto gli faccia aver conquistato quella maglia, il corridore fiammingo ha risposto: «Questa maglia rappresenta tantissimo per me, perché è la prima maglia distintiva che indosso da quando corro nella categoria elite».

La rimonta di Bertolini

Buona e coraggiosa la prova dell’unico azzurro Gioele Bertolini, dodicesimo a 3’33”.

«La pioggia – spiega l’azzurro – ha reso il percorso scivoloso. C’erano due o tre tratti dove stare molto attenti per rimanere in sella. Speravo di recuperare qualche posizione in più in partenza, ma si sono creati dei buchi, e non sono riuscito a guadagnare posizioni. Così ho deciso di impostare un ritmo regolare, ho cercato di saltare gruppettino per gruppettino».

In effetti ad un certo punto il corridore lombardo era riuscito a tornare sul gruppo che lottava per l’ottava posizione.

«Poi però si è creato qualche buco – spiega – e per poca roba non sono riuscito a centrare la top ten. Peccato, ci tenevo davvero, ma sono comunque contento della mia corsa perché conscio di avere dato il massimo».

Bertolini ha fatto una bella rimonta e alla fine si è piazzato 12° a 3’33”
Bertolini ha fatto una bella rimonta e alla fine si è piazzato 12° a 3’33”
Toglici una curiosità, ma viste tutte le cadute davanti tu sei riuscito a rimanere in piedi?

Sì dai, a parte una bella sbandata ad inizio gara e qualche rischio qua e là è andata bene. Diciamo che alla fine (ridendo, ndr) sono riuscito a portare a casa la pelle.

Prossimi obiettivi?

La settimana prossima correrò in Svizzera e poi arrivano le prossime tre gare di Coppa del mondo.

Così anche per Gioele bisognerà anzitutto recuperare e dosare bene le forze. Mentre lassù nella Cittadella, finita la corsa è iniziata la musica. E si balla malgrado la pioggia.

Juniores, azzurri a terra e sfortuna nera per Scappini

06.11.2022
5 min
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Questa mattina, la gara maschile juniores ha lanciato l’ultima giornata degli europei di ciclocross di Namur. Vittoria meritatamente del numero uno al ranking UCI, il francese Léo Bisiaux. Il danese Wies Daniel Nielsen ha chiuso a 6 secondi e l’olandese Guus Van Den Eijnden è salito sul terzo gradino del podio. Ventitreesimo e primo italiano, Tommaso Cafueri.

Grandi attese

Alla partenza, tante, per non dire tantissime erano le aspettative di Daniele Pontoni. Il tecnico friulano ha ripetuto più volte quanto credesse in questi ragazzi, ma purtroppo anche oggi, complice una buona dose di sfortuna, per un motivo o l’altro, l’hanno ancora deluso.

Scappini prima del via aveva ammesso di sentirsi benissimo ed era infatti scattato in testa alla gara juniores
Scappini prima del via aveva ammesso di sentirsi benissimo ed era infatti scattato in testa alla gara juniores

«Purtroppo sì – dice Pontoni – un po’ di sfortuna c’è stata. Quando Scappini era in testa ha avuto un guasto meccanico, poi ha fatto anche un errore tecnico, dando troppa compressione in discesa e gli è saltata la catena. Ha perso parecchio tempo ed è andato fuori corsa».

Valutazione sbagliata?

Sviluppando il discorso con il commissario tecnico, si è però capito che la sfortuna conta solo per quel che conta. L’amarezza è veramente tanta e ne scaturisce un’analisi lucida con tanto di bacchettate e anche un’autocritica.

«Gli juniores sono andati molto al di sotto delle aspettative – spiega Pontoni – perché abbiamo iniziato da inizio anno a fare un percorso, ma qui c’è da rivedere qualcosa. Evidentemente anch’io ho sbagliato qualche valutazione, sopravvalutandoli. Siamo arrivati all’europeo ed era giusto dare fiducia a questi ragazzi, ma non hanno dato quello che mi aspettavo, i numeri parlano da soli».

Con Scappini fermato dalla sfortuna, il migliore degli juniores azzurri è stato Tommaso Cafueri, 23° a 2’18” (foto FCI)
Con Scappini fermato dalla sfortuna, il migliore degli juniores azzurri è stato Tommaso Cafueri, 23° a 2’18” (foto FCI)
Ma ci sarà una nota positiva?

Certo, bravi i due ragazzi del primo anno (Stefano Viezzi e Tommaso Bosio, ndr), perché sono partiti in fondo al gruppo ed hanno fatto una bella corsa. Mi sono soffermato a guardare la parte tecnica e devo dire che nella contropendenza Viezzi con il danese Nielsen (secondo, ndr) sono stati i due che l’hanno interpretata meglio. Dunque ho voluto anche prendere questo spunto.

E adesso ?

Qui siamo arrivati e tracciamo una linea. Adesso avanti con la seconda parte di stagione con altre persone da chiamare in causa per il futuro. Già da mercoledì, per la prima volta con l’aiuto di Diego Bragato faremo dei test per tutte le categorie, anche le minori (allievi del primo e secondo anno, ndr).

La iella di Scappini

Il discorso è limpido: siamo all’europeo, ma già si guarda avanti. Tornando alla corsa, è giusto ricordare l’ottima partenza del campione italiano Samuele Scappini (40° all’arrivo), che durante il riscaldamento ci confidava di non avere mai avuto una gamba ed una condizione così buone. Il percorso sembrava fatto per lui, ma mentre era in testa, neanche aveva finito il primo giro ed è arrivato il primo guaio meccanico.

Dopo l’arrivo, Scappini delusissimo per la sfortuna e la doppia foratura (foto FCI)
Dopo l’arrivo, Scappini delusissimo per la sfortuna e la doppia foratura (foto FCI)

La delusione ed il rammarico trasudavano da ogni poro della sua pelle, in poche parole era nero di rabbia e c’è l’aveva con la sfortuna.

«Non posso darmi pace – dice – ero partito fortissimo, stavo facendo un buco, poi oltre al problema meccanico ho pure bucato due volte. La sento come un’occasione persa. Volevo e potevo giocarmi il podio».

La cattiva sorte si è anche accanita con Tommaso Cafueri (23° alla fine): «Il percorso mi piaceva un sacco, pensavo di fare bene, ero sesto poi tra un salto di catena, un caduta ed una foratura non ho potuto fare di più».

Impennando come Sagan

Nel primo pomeriggio hanno gareggiato le ragazze U23. Totale dominio dell’olandese Puck Pieterse. L’iridata si è anche concessa il lusso di passare il traguardo alla Peter Sagan, in impennata sulla sola ruota posteriore. Dodicesima e prima azzurra, Asia Zontone.

«Gara molto dura – ha detto – tutta in rimonta perché poco dopo la partenza mi sono toccata con un’altra ragazza».

Pubblico e gambe

Durante la corsa delle ragazze, il sole ha salutato la capitale della Vallonia per lasciare il posto al vento e alle prime gocce di pioggia. Dopo l’arrivo, la povera Carlotta Borello era gelida.

«Sì infatti il freddo c’è – confermava la Zontone – ma in gara non lo senti. E poi questo tifo da stadio ti dà una marcia in più, pensa che ti spinge quasi in salita».

Vogliamo crederci cara Asia, ma confidiamo di più nelle tue ottime doti di scalatrice.  Adesso mancano solo gli elite uomini: sarà ancora derby Belgio-Olanda? L’Italia punta su Gioele Bertolini, unico nostro rappresentante, ma con un percorso adatto alle sue caratteristiche si spera di chiudere con una top 10.

Toneatti, addio podio. Per Pontoni è stato troppo buono

05.11.2022
5 min
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Ci verrebbe da dire “buona la prima”… Anzi (quasi) ottima. Stiamo parlando della prima giornata del weekend dei Campionati europei di ciclocross di Namur.  La mattina è iniziata con Pontoni al settimo cielo per il sorprendente argento di Valentina Corvi, che ha chiuso a soli 3 secondi dall’olandese Lauren Molengraaf, e il buon 11° posto dell’esordiente Arianna BIanchi nella categoria donne junior.

Toneatti, medaglia di legno

Poi nel primo pomeriggio, gasati dalle giovani compagne del gruppo azzurro, i nostri ragazzi U23 hanno replicato con grinta. Ottimo seppur amaro per aver perso il podio per soli 4 secondi, il quarto posto di Davide Toneatti (nella foto di apertura) che ha chiuso dietro al trio belga composto da Emiel Verstrynge (oro), Thibau Nys (argento) e Witse Meeussen (bronzo).

Toneatti ha ricontrollato la pressione delle gomme prima del via. Era troppo alta?
Toneatti ha ricontrollato la pressione delle gomme prima del via. Era troppo alta?

Una strepitosa Fem Van Empel ha concluso la giornata di gare aggiudicandosi un oro strameritato. L’olandese, nonostante una foratura che l’ha costretta a rientrare nei box per cambiare bici, ha chiuso con 20 secondi sulla connazionale di origini domenicane Ceylin del Carmen Alvarado. Terza l’ungherese Blanka Vas. Quinta la nostra Sara Casasola. 

Una partenza difficile

Per doveri di cronologia – preghiamo le donne di scusarci – torniamo alla gara uomini U23. Durante il riscaldamento, Davide Toneatti ci confidava che si sentiva molto bene, che il circuito lo affascinava e con un pizzico di modestia diceva che un posto tra i primi cinque sarebbe un bel risultato, ma dopo aver ottenuto il quarto posto la soddisfazione ha lasciato il posto all’amarezza del podio sfiorato.

«Dopo una partenza difficile – ha detto a fine corsa Toneatti – nel finale eravamo lì a giocarci il terzo posto in tre, ero anche riuscito a staccarmi poi nel finale ho fatto un errore ed ho perso le chance di medaglia».

Va detto che Davide aveva giocato la carta della sicurezza pompando le gomme un po’ di più. 

Pontoni. passato dalla felicità per l’argento di Valentina corvi alla rabbia per il 4° posto di Toneatti (foto FCI)
Pontoni. passato dalla felicità per l’argento di Valentina corvi alla rabbia per il 4° posto di Toneatti (foto FCI)

Pontoni furioso

Ma Daniele Pontoni che cosa ne pensava? «Mi dispiace e anzi te lo dico adesso con molta calma perché un’ora fa ero proprio incavolato… per il quarto posto di Davide. La considero una medaglia persa. Era un’occasione importante – dice il cittì che conosce benissimo Toneatti avendolo avuto nella sua DP66 – mettere la nostra maglia sul podio a Namur in casa dei belgi in un campionato europeo sarebbe stato bellissimo.

«C’erano tutti i presupposti per arrivarci, però bisogna essere più cattivi. In certi momenti bisogna essere spietati e non molli, e lui sull’ultima salita è stato molle. Ma bisogna accettare il risultato anche se brucia».

Protagonista di giornata, oltre ai segmenti in pavè, è stato il fango. Spesso si faticava a stare in piedi. Qui Sanne Cant
Protagonista di giornata, oltre ai segmenti in pavè, è stato il fango. Spesso si faticava a stare in piedi. Qui Sanne Cant

Quanto fango

In tutte le gare bisognava davvero “menare” per stare davanti. Tutti elogiano un percorso epico, un tifo da stadio che spinge ad oltrepassare i propri limiti, ma il ripetersi delle difficoltà tecniche ha letteralmente massacrato gli organismi. Impossibile risparmiarsi e malgrado le gomme tassellate da fango, in certi punti era difficile stare in piedi e in bici, come confermava una Sara Casasola soddisfattissima.

«Sono molto contenta – ha detto la friulana – sinceramente non me l’aspettavo. Il percorso benché bellissimo era veramente impegnativo, duro ma molto da guidare. In certi punti dovevi oscillare da destra a sinistra pur di avere grip. Avrei sperato in una top dieci dunque arrivare così è un bel risultato. Davanti andavano veramente forte, le ho viste un attimo a metà gara, poi ho dovuto gestirmi perché negli ultimi giri sono andata un po’ in crisi». 

In conclusione possiamo parlare di un primo giorno molto positivo per la nazionale azzurra. Tutti hanno onorato la maglia, tutti hanno dato il massimo.

Per Sara Casasola un quinto posto a Namur che fa ben sperare in ottica futura
Per Sara Casasola un quinto posto a Namur che fa ben sperare in ottica futura

E domani? 

Nel punto conclusivo del cittì Daniele Pontoni c’è un pizzico di rammarico per il quarto posto di Toneatti ma soprattutto tanta soddisfazione.

«Sono felice innanzitutto per il mio staff – ha detto il tecnico friulano – perché so quanto si impegnano e quanto ci mettono anima e cuore per il lavoro che fanno per far rendere al meglio i nostri ragazzi. Ringrazio come sempre il team manager Roberto Amadio e il presidente Cordiano Dagnoni che mi hanno dato la possibilità di guidare questi magnifici ragazzi anche qui a Namur».

Pontoni crede ciecamente nelle possibilità dei ragazzi junior anche se sono quelli che lo hanno più deluso nelle prime due gare di coppa. Poi ci saranno le U23 donne, dove purtroppo le azzurre hanno un po’ un ruolo da comprimarie. Infine Gioele Bertolini con un percorso adatto alle sue caratteristiche punta ad una top dieci, parola di cittì.

Corvi d’argento, partenza azzurra col botto a Namur

05.11.2022
3 min
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Partenza col botto per la nazionale azzurra di Daniele Pontoni, che grazie ad una splendida Valentina Corvi ha subito ottenuto la medaglia d’argento agli Europei di ciclocross di Namur. Sullo stesso percorso aveva conquistato il terzo posto nella Coppa del mondo 2021

La vittoria è andata all’olandese Lauren Molengraaf, che solo nel finale è riuscita a staccare la Corvi di soli 3 secondi, mentre sul terzo gradino del podio è salita la belga Xaydee Van Sinaey. Ottimo l’undicesimo posto della debuttante Arianna Bianchi.

Una partenza subito a razzo per la Corvi (seguita da Van Sinaey), cui sono mancati 5 metri per vincere
Una partenza subito a razzo per la Corvi (seguita da Van Sinaey), cui sono mancati 5 metri per vincere

Subito a tutta

Pronti via e la Corvi è scattata come un razzo, eseguendo alla perfezione le raccomandazioni del cittì Pontoni. «Fare la corsa davanti e massima attenzione nelle contropendenze».

Staccatasi con la britannica Cat Ferguson, Valentina ha preso il comando delle operazioni fino al termine del secondo giro, quando Molengraaf e la Van Sinaey sono rientrate. L’olandese del Team Tormans, leader della Coppa del mondo juniores, si è poi alternata con l’azzurra per dettare il ritmo in testa. E’ stato un mano a mano bellissimo che si è deciso sull’ultima rampa a 250 metri dal traguardo.

«Sono partita subito forte – commentava davanti al pullman una felicissima Valentina Corvi – sapevo che potevo fare bene qui. Senza paura mi sono messa davanti, così in discesa potevo fare le mie traiettorie e in salita riuscivo a spingere bene.

«La gara è stata subito tosta, si è decisa all’ultimo giro dove eravamo in tre. Ho preso davanti l’ultima contropendenza poi però qualcosa ho sbagliato e la Molengraaf mi ha chiuso. Ho dato tutto nel finale ma non sono più riuscita a chiudere il buco. Voglio ringraziare tutto il Team Azzurro per avermi sostenuto e motivato ad arrivare a questo bellissimo traguardo».

L’abbraccio di Valentina Corvi con sua madre dopo l’arrivo: un risultato che ripaga di tanti sacrifici
L’abbraccio di Valentina Corvi con sua madre dopo l’arrivo: un risultato che ripaga di tanti sacrifici

Pontoni commosso

A due passi, Daniele Pontoni aveva lo sguardo lucido di chi sa che una sua atleta ha fatto bene, anzi benissimo.

«Valentina – ha detto – ha interpretato la gara nel modo migliore. Questa è una gara che devi aggredire. Non puoi aspettare sia il percorso sia quello che fanno gli altri. Correre in testa ti consente di fare qualche piccolo errore, poi se qualcuno sbaglia dietro di te hai la strada libera.

«Valentina ha fatto una grande gara, ma non voglio però dimenticare Arianna che al suo primo anno e la sua prima esperienza in azzurro partendo dall’ultima fila ha chiuso appena fuori dalle dieci».

Sul podio, Corvi seconda dietro la vincitrice olandese Molengraaf e la belga Van Sinaey
Sul podio, Corvi seconda dietro la vincitrice olandese Molengraaf e la belga Van Sinaey

Esordio Bianchi

In effetti bravissima la Bianchi ottimo il suo esordio. Giro dopo giro è riuscita a scalare le posizioni.

«Sono contentissima – dice – prima per Valentina e poi per me. Il percorso era bellissimo, molto tecnico ma anche con tratti dove poter spingere. Non sono abituata a correre in posti così belli, è stata gioia pura».

Ora avanti con gli U23 uomini (già splendido il quarto posto di Toneatti) e donne elite per chiudere il sabato con altre sorprese.