TCR SL, abbiamo provato la bici simbolo di Giant

13.10.2025
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TCR SL, abbiamo provato la bici simbolo di Giant in un test curioso e fuori dai normali schemi. Una bici custom nell'allestimento. Veloce come una aero-bike, ma facile da manovrare. La salita è il suo pane quotidiano.

La prima parte del test della Giant TCR SL risale a più di un anno e mezzo fa, quando il marchio ha presentato ufficialmente la nuova versione a Taiwan. Oltre al primissimo approccio verso la bici, la sorpresa era riferita a quanta tecnologia, a quante competenze entrano in gioco, oltre alla quasi totalità del “fatto a mano” che riguarda proprio il top di gamma SL.

A distanza di oltre 18 mesi completiamo la nostra prova, sulle strade che normalmente solchiamo e con una bici che non rientra nel listino Giant. Alla base il kit telaio Giant TCR SL (taglia small), l’attacco manubrio full carbon Giant Contact SL (adatto ad interfacciarsi con il diametro maggiorato dello stelo della forcella), ma tutto il resto è custom, non presente nel listino Giant. Entriamo nel dettaglio di questa prova fuori dagli schemi.

Il primo approccio in Taiwan (foto Giant-Sterling Lowrence)
Il primo approccio in Taiwan (foto Giant-Sterling Lowrence)

Giant TCR SL, quella del test

Una taglia S (small), con la curva manubrio Zipp SL80 Race in carbonio e l’ultima versione dello Sram Force AXS (power meter Quarq incluso). Abbiamo montato il movimento centrale Bikone con sfere in acciaio, un componente molto buono, con involucro tutto in alluminio. Durante la prova abbiamo utilizzato tre setting differenti di ruote. Zipp 303SW, le nuove Mavic Cosmic SLR 45 e le DT Swiss ARC38, il tutto per avere riscontri differenti non solo in termini ambientali, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo. Un lavoro voluminoso e non semplice, ma questo ci ha permesso di estrapolare il reale comportamento di telaio e forcella. Abbiamo utilizzato una Selle Italia Flite Boost Kit Carbonio.

Per gli amanti dei pesi e dei numeri. Abbiamo rilevato un peso del telaio di 700 grammi (con viteria e componenti in alluminio montati, è da considerare anche il reggisella). Con le Zipp il peso della bici completa è di 7,1 chilogrammi (tubeless da 30), 6,75 con le DT Swiss (gomme da 28), mentre con le Mavic è di 7 chili (gomme da 30). Non potendo essere precisi a riguardo del prezzo, prendiamo in considerazione i 3699 euro del kit telaio chiesti dal costruttore.

Veloce e facileda sfruttare

Il compito principale della TCR SL è quello di accontentare un’utenza di agonisti che ama fare tanta salita e competere. L’ultima versione della TCR SL entra in quella schiera di bici che permettono di essere veloci anche in pianura e di farlo non necessariamente usando le ruote altissime. Il plus arriva da una bici tanto leggera, quanto reattiva e parecchio sostenuta sull’avantreno, in modo quasi inaspettato. Ha un ruolo davvero importante anche il reggisella integrato. Non è scomodo. Rispetto ad un reggisella tradizionale ha qualcosa in più in termini di resa tecnica diretta, pur non “picchiando” troppo sulla schiena. Può diventare un limite per chi aggiusta in continuazione l’altezza della sella (anche se il margine è ampio, oltre il centimetro e mezzo, grazie ad appositi spessori). Non è un compromesso e segue il fil rouge della bicicletta.

Qualcosa a proposito della geometria

E’ impegnativa e taglia per taglia mostra una bici corta, compatta sopra e sotto. E’ una di quelle che permette di sfruttare a pieno tutto il comparto centrale e l’avantreno del mezzo meccanico, ma ci vuole qualche ora di utilizzo per prendere la confidenza necessaria. Soprattutto l’angolo anteriore permette di avere la faccia quasi perpendicolare al mozzo della ruota (non è un fattore comune a tutte le bici).

In salita e in discesa

Gratificazione all’ennesima potenza. In salita ci si aspetta una performance del genere. La bici è leggera e tirata, perché l’impatto estetico parla da solo e trasmette molto del carattere della bici. Quando si percorrono lunghi tratti da seduti, la TCR aiuta, sembra offrire qualcosa in più. Merito del piantone allungato verso l’alto e di misure super compatte? E’ l’insieme, non è solo una cosa a fare la differenza. Di sicuro non ci sono flessioni, per una bici che offre dei vantaggi anche nelle fasi di rilancio dell’andatura, alle basse e alte velocità. Invita ad alzarsi in piedi e spingere.

In discesa ci vuole un po’ di manico, non è estrema ed è stabile (una di quelle bici che invita a caricare maggiormente l’avantreno). E’ una lama calda nel burro quando si tratta di stringere le traiettorie e gira in un amen, è molto sensibile agli spostamenti dei pesi del corpo. Non è di quelle bici che perdona l’errore, ma il vantaggio è proprio la grande stabilità, unita alla sua agilità. Pur essendo amanti dei tubeless da 28, abbiamo trovato nei 30 la soluzione più adatta per sfruttare al massimo le potenzialità della TCR SL nei segmenti più tecnici, guidati e veloci.

La salita, il suo pane a prescindere dall’allestimento
La salita, il suo pane a prescindere dall’allestimento

In conclusione

Ci sarebbe piaciuto mettere più pepe ed usare il manubrio Cadex integrato e le nuove ruote Cadex 40, due componenti tanto ambiti dai pro’ e dei quali se ne parla davvero bene. Tornando a noi. Giant TCR SL è una di quelle biciclette top di gamma, sviluppate per l’agonismo professionale che va ben oltre gli standard. Non è solo questione di un reggisella integrato ed uno stelo della forcella con diametro maggiorato. E’ stata una delle prime bici ad essere prodotta con la tecnica dei mandrini interni in PU. Il procedimento adottato da altri e per le bici alto di gamma, che ha permesso di ridurre drasticamente i pesi e l’impiego di resine.

Complice una geometria che mette sul piatto “una bici molto chiusa”, può essere una bici che non regala un feeling immediato. Una bicicletta da capire e deve essere cucita addosso all’utilizzatore, tenendo presente lo stile di guida e le capacità soggettive. TCR SL è tutt’altro che una bici impossibile. Le nostre considerazioni sono rivolte a massimizzare le possibilità di andare a tutta con una bici che ha fatto la storia degli ultimi 20 anni, la prima capace di proporre forme slooping e geometrie compatte poi mutuate da molti.

Giant

Prezzo super, sfere ceramiche, sono le Mavic Cosmic SLR 45

09.09.2025
7 min
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Pochi fronzoli e tanta sostanza, le nuove Mavic Cosmic SLR 45 sono anche questo. Rispetto alla versione precedente c’è il plus delle sfere ceramiche ed un rinnovato blend di carbonio per il cerchio.

Le abbiamo provate in anteprima assoluta ed il risultato è eccellente. Le nuove Cosmic sfruttano come poche altre le potenzialità dello pneumatico da 30 millimetri, sono veloci e rigide, super precise nelle diverse fasi di guida. In discesa sono un binario (a prescindere dal tipo di copertura). Entriamo nel dettaglio delle nuove ruote e della prova.

Nuove Mavic, provate con i tubeless Pirelli
Nuove Mavic, provate con i tubeless Pirelli

Mavic Cosmic SLR 45, come sono fatte

Il cerchio è completamente in carbonio ed utilizza in mix di fibre composite, 3K, T700 e T800 con finitura esterna unidirezionale. La posa delle pelli di carbonio viene categorizzata come “adattiva”, con spessori ed orientamenti specifici a seconda delle zone. Sono alte 45 millimetri, con una larghezza complessiva di 32 ed hanno un canale interno di 23. Quest’ultimo è hook (non è hookless) e non prevede l’utilizzo del nastro tubeless in quanto è presente la parete in carbonio che rende ermetico il cerchio. Come vuole la tradizione Mavic è perfettamente compatibile tubeless, o meglio, nasce per essere tubeless ed è compatibile con la camera d’aria.

I nipples sono esterni e specifici. Hanno una sorta di disegno a stella e sostengono i 20 raggi (per ruota) in acciaio con profilo aero. Adottano un incrocio in seconda su ognuno dei lati e sono innestati nelle flange (poco pronunciate) dei mozzi in alluminio. Questi ultimi si basano sul progetto Infinity Instant Drive. Una serie di mozzi che tende a massimizzare la performance, riducendo al minimo la manutenzione e semplificando la gestione del mozzo stesso. Il corpo della ruota libera è ingaggiato a pressione (è sufficiente un piccolo gesto per estrarlo e/o montarlo sull’asse), nasconde due ruote dentate contrapposte da 40 denti ciascuna con angolo da 9°.

Rispetto al passato sono stati aggiunti i cuscinetti con sfere ceramiche. Il valore alla bilancia dichiarato è di 1.480 grammi (1.380 rilevati senza valvola tubeless) ed il prezzo di listino è di 1.999 euro, molto buono in considerazione del fatto che è un prodotto di qualità elevata e destinato all’agonismo spinto.

Cerchio maggiorato, gomme larghe

Con il passare delle stagioni ci stiamo abituando ai cerchi più grandi, con canali interni dalle dimensioni importanti e alle sezioni degli pneumatici che, sempre di più, si attestano sui 30 millimetri, quasi come uno standard. L’obiettivo è di sfruttare al massimo i diversi fattori legati alla performance pura. Si abbassa la resistenza al rotolamento, l’aerodinamica diventa un aspetto funzionale importante anche per il comfort, si riduce l’impronta a terra degli pneumatici aumentando al tempo stesso la stabilità. Si abbassano le pressioni di gonfiaggio (si sfrutta un volume d’aria maggiore a pressioni ridotte).

Una precisazione, rivolta alla ricerca della prestazione massima ed in ottica agonismo. Durante i test condotti nella galleria del vento di Ginevra, i tecnici Mavic hanno condotto diverse prove su combo diverse (combinazione tra cerchio e sezioni differenti di pneumatici), 28, 30, 32 e oltre. Il binomio più performante è risultato con la gomma da 28.

Tramite il QR presente sulle ruote si accede ad un manuale utile, anche per gestire le pressioni
Tramite il QR presente sulle ruote si accede ad un manuale utile, anche per gestire le pressioni

La nostra prova

Un set Mavic della categoria Cosmic SLR è un prodotto dedicato al professionismo e lo si percepisce in ogni istante, è così da sempre. Le nuove SLR 45 hanno qualcosa in più rispetto alle Cosmic delle generazioni precedenti, perché non si tratta di valutare solo il set ruote, in quanto è il sistema (ruote/gomme/setting) nella sua completezza a fare realmente la differenza. Un cerchio da strada con un canale così ampio da 23 millimetri pretende uno pneumatico adeguato, gonfiato alla pressione giusta, in linea con le caratteristiche dell’utilizzatore e stile di guida. Abbiamo provato le nuove Mavic con due setting diversi (sempre tubeless), prima da 28 e poi 30, la scelta definitiva è ricaduta sui tubeless da 30. Perché?

La sezione da 30 millimetri resta perfettamente in linea con il profilo del cerchio ed il design della gomma stessa non subisce deformazioni una volta che entra in battuta con l’asfalto. Con un canale interno da 23 (molto largo se contestualizzato al settore strada) è da prevedere un naturale spanciamento dello pneumatico, ben sostenuto e tollerato dalla sezione da 30 millimetri (una volta montata e misurata diventa 32). Qualche difficoltà invece con la 28 che tende ad indurirsi eccessivamente, quasi a deformarsi ed assumendo una forma che non le appartiene. La sezione da 30 permette di sfruttare un pò da chiunque il binomio cerchio/gomma anche su asfalti ammalorati, con la gomma da 28 il sistema ruota diventa tanto prestazionale, quanto richiede qualche energia in aggiunta nei segmenti più tecnici.

In base al setting il carattere della ruota varia poco, che si mostra sempre rigida e molto reattiva
In base al setting il carattere della ruota varia poco, che si mostra sempre rigida e molto reattiva

Il comfort di una ruota da gara

C’è naturalmente l’aspetto comfort e non relativo esclusivamente al piacere di guida, ma alla possibilità di sfruttare una ruota rigida e molto reattiva (la nuova Mavic Cosmic SLR 45 lo è) in diverse situazioni, facilitando anche il mantenimento di velocità elevate che vengono percepite quando si butta l’occhio sul computerino. Non di rado sembra di pedalare sul velluto con il fruscio della ruota che la fa da padrone.

Un po’ in stile Mavic, come sempre ruote perfettamente equilibrate e bilanciate
Un po’ in stile Mavic, come sempre ruote perfettamente equilibrate e bilanciate

In conclusione

L’efficienza, la bontà tecnica e costruttiva di Mavic non è mai stata in discussione, anche se negli ultimi anni l’azienda (e di conseguenza il marchio con i suoi prodotti) sono in fase di profondo cambiamento e riposizionamento nel mercato. Le nuove Cosmic SLR 45 vogliono essere uno dei prodotti di punta che segnano un rilancio vero e proprio, sfruttando anche un prezzo di listino (1.999 euro) davvero interessante. Tornando ad alcune fasi della prova, è la prima volta che una ruota da gara, completata con tubeless da 30 millimetri di sezione (Pirelli PZero TLR RS), ci regala un feeling di livello superiore in tutte le situazioni che si possono incontrare quando si pedala.

Una volta di più è necessario sottolineare che, a questi livelli tecnici è fondamentale personalizzare il setting delle gomme (abbiamo usato 5 bar per la posteriore, 4,8 per l’anteriore, preferendo risposte più secche e dirette). Le nuove SLR 45 fanno parte di quella schiera ristrettissima di prodotti in grado di fare la differenza, non tanto quanto le Ultimate, ma sono un gran valore aggiunto per la bici da gara.

Mavic

Mavic Cosmic S, meno di 1.000 euro per super ruote in carbonio

28.09.2024
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MISANO ADRIATICO – Mavic resta uno dei marchi mitici del ciclismo, una di quelle aziende che hanno fatto la storia, soprattutto nell’ambito delle ruote, del tubeless e del carbonio.

Cosmic S 42 Disc è l’ultimo prodotto in senso temporale. Un pacchetto ruote che ha l’obiettivo di far entrare nel segmento ruote in carbonio ad alte prestazioni un’ampia schiera di utenti. Vediamole nel dettaglio.

Nascono per la categoria disco
Nascono per la categoria disco

Profilo da 42 millimetri

Il cerchio è completamente in fibra di carbonio, ha un’altezza di 42 millimetri ed un canale interno da 21. Risponde al 100% allo standard ETRTO 622×21 TC e adotta la tecnologia UST tubeless (adotta il tape tubeless ed è compatibile anche con il copertoncino/camera d’aria). Ha l’ingaggio tubeless e non è hookless.

Il valore alla bilancia (dichiarato) complessivo è di 1.655 grammi (745 per l’anteriore e 850 posteriore). Rimanendo sempre nell’ambito dei numeri, il prezzo di listino è 999 euro. Le ruote sono coperte da una garanzia standard di 2 anni, estesa a 3 previa registrazione ufficiale del prodotto sul sito Mavic.

Raggi e mozzi, acciaio e alluminio

I raggi sono in acciaio con uno spessore costante di 2 millimetri. Sono piatti aerodinamici e hanno la testa superiore (quella che si innesta nelle asole dei mozzi) con disegno J-Bent. I raggi in acciaio facilitano la manutenzione e l’eventuale sostituzione in caso di necessità. Sono 24 per la ruota davanti e 24 per quella dietro, tutti con incrocio in seconda. La sede per i dischi del freno è Center-Lock.

I mozzi sono in alluminio e con il disegno classico Mavic delle ultime generazioni. Il fusto ha una sezione costante, mentre le flange sono leggermente rialzate. I cuscinetti in acciaio hanno un pre-carico di fabbrica e sono auto-regolanti. La ruota libera interna è del tipo Instant Drive 360, con ingaggio molto rapido e semplice da gestire in fatto di pulizia e manutenzione. Di fatto il corpetto della ruota libera non prevede bulloni/dadi di blocco. Basta un semplice gesto per estrarre il corpetto. C’è piena compatibilità con Shimano, Sram XDR e Campagnolo.

Made in Europe

Le ruote Mavic sono costruite ed assemblate in Europa. Le nuove Cosmic S 42 si focalizzano sull’ottimale rapporto tra la qualità, il prezzo e le prestazioni, richiamando in modo deciso il DNA Mavic. Concettualmente fanno parte della categoria ASTM 2, significa un prodotto stradale che per tecnica può accontentare anche l’impiego in situazioni di off-road leggero. La conferma arriva da una compatibilità verso pneumatici che arrivano fino a 32 millimetri di sezione.

Mavic

Mavic Allroad S e SL: le ruote forti su ogni terreno

03.11.2023
4 min
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Le ruote sono la componente tecnica della bici sulla quale un risparmio di peso, anche minimo, può portare enormi vantaggi. Mavic, che proprio di ruote si occupa, ha deciso di presentare due nuovi prodotti della serie Allroad: il modello S e il modello SL. Ruote che grazie alla loro duttilità sono in grado di affrontare ogni terreno fornendo la giusta stabilità tra tecnica e performance. 

Modello S

Mavic ha racchiuso in queste ruote le sue tecnologie affidabili ed un design unico, creando così un prodotto leggero ma allo stesso tempo estremamente resistente. Il cerchio delle Allroad S è largo internamente 25 millimetri: una misura ideale per soddisfare le esigenze anche dei ciclisti più esigenti. Questo perché è in grado di ospitare anche i copertoni di misure sempre più larghe: da 30 a 64 millimetri. 

Il cerchio è realizzato in alluminio, materiale leggero ma dalla grande resistenza, in grado di sopportare egregiamente lo stress del fuoristrada. Mavic ha usato il suo sistema UST, migliorandolo ulteriormente facilitando il montaggio ed il cambio dei copertoni. Questa ruota è compatibile con i rotori dei freni Center-Lock ed è disponibile con corpetti Shimano o SRAM XD-Road.

E’ stato aggiornato anche il mozzo Infinity, con una allacciatura ottimizzata dei raggi attraverso una tensione altamente controllata. Questo permette il massimo trasferimento di potenza. Questa ruota è compatibile con i rotori dei freni Center-Lock ed è disponibile con corpetti Shimano o SRAM XD-Road; inoltre, può essere convertita in Campagnolo attraverso un corpetto opzionale. 

Il peso della coppia di ruote è di 1790 grammi: 840 grammi all’anteriore e 950 grammi al posteriore. Il prezzo è di 529 euro.

Modello SL

Il secondo modello presentato da Mavic ha un’anima ancora più “estrema” che lo rende perfetto per gravel, sterrati e pavé. La Allroad SL è una ruota leggera e reattiva, è in grado di garantire sicurezza e controllo in ogni ambito. Anche in questo caso, come nel modello S, la larghezza interna del cerchio è di 25 millimetri.  

Questa ruota, realizzata in alluminio, è dotata di tecnologia ISM4D: una soluzione che rimuove materiale nei punti in cui non serve, riposizionandolo intorno ai raggi, dove si concentra la maggior tensione. Mavic, per il modello SL, ha optato per un trattamento con doppio rivestimento: il Black Shield. Un sistema che protegge la ruota da graffi e urti. 

I raggi sono a doppio spessore e riducono il peso in maniera importante, aumentando la reattività della ruota. La forma ellittica dei raggi, brevettata da Mavic, porta un guadagno in aerodinamica, garantendo un risparmio di 5 watt alla stessa velocità. La tecnologia Fore rende il cerchio totalmente ermetico, senza la necessità di utilizzo del rim tape ( -30 grammi risparmiati per ruota). Inoltre, la tecnologia ruota libera ID360 garantisce una facile e ridotta manutenzione, mentre il precarico automatico dei cuscinetti (QRM Auto) non richiede alcuna regolazione e garantisce resistenza a lungo termine.

Il peso della coppia di ruote è di 1.655 grammi: 773 grammi per l’anteriore e 882 grammi per la posteriore. Prezzo: 889 euro.

Mavic

Mavic Cosmic Ultimate Disc, le ruote che cambiano tutto

01.02.2023
6 min
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Ritornano e si rinnovano in modo importante le ruote Mavic Ultimate, tutte in carbonio, dal cerchio ai mozzi, passando dai raggi. Sono le Ultimate Disc, un prodotto destinato a pochi, per il prezzo e per le performance estremizzate. Uno strumento da competizione che nasce dopo oltre un triennio di sviluppo, oltre 66 prototipi, 409 test d’impatto e 470 prove di trazione. In termini di sicurezza le nuove ruote Mavic superano del 150% le norme imposte dall’UCI per questa categoria.

Sono completamente fatte a mano e il processo costruttivo di una ruota può durare anche 8 ore, necessario per far collimare le 71 pelli di carbonio, oltre alle diverse tecnologie in gioco. Le abbiamo provate.

La sacca è specifica e dedicata a questa tipologia di ruote
La sacca è specifica e dedicata a questa tipologia di ruote

Il peso non è tutto

Scriviamo di una coppia di ruote che ha un valore alla bilancia di 1.295 grammi (rilevati), un peso che è soggetto a variazioni, per via della costruzione completamente hand-made. Il peso è ovviamente importante, perché le nuove ruote Mavic Ultimate sono un prodotto hors-categorie, ma è il blend della resa tecnica a fare la differenza.

Rigide e reattive, scorrevoli e stabili, ma comunque grintose anche quando le andature sono basse. Sono uno strumento da gara capace di cambiare il carattere della bicicletta. Tuttavia per sfruttarle al pieno delle potenzialità è fondamentale capire come reagiscono nei diversi frangenti della competizione e bisogna usarle per più tempo in modo da capirle.

Lo zampino di Martin

«Una ruota del genere ti fa venire la voglia di andare in bicicletta e personalmente mi fa tornare la voglia di gareggiare, reattiva e un bell’abito per tutta la bicicletta».

Daniel Martin, vincitore di un Lombardia, è stato uno dei pochi atleti ad aver testato su strada uno dei primissimi prototipi. Il corridore irlandese è da sempre legato all’azienda transalpina e in passato è stato coinvolto nel processo di ricerca e sviluppo della scarpe Comete Ultimate, quelle con la scocca esterna completamente in carbonio.

Tubolare? No, grazie

Le nuove Mavic Cosmic Ultimate Disc sono disponibili nella sola versione tubeless ready (quindi configurabili anche con il copertoncino/camera d’aria).

Il cerchio è da 45 millimetri di altezza e ha un canale interno da 19 (28 è la larghezza complessiva del cerchio con profilo Naca). Lo stesso canale non necessita del tubeless tape. Il carbonio è un blend di 5 tipologia fibre che si basano sulla matrice UD, che in base alle zone hanno degli orientamenti differenziati. La scritta Ultimate sul cerchio non è un adesivo, ma è ottenuta grazie ad un procedimento laser long-life.

I raggi sono 10 per ruota, anche questi fatti a mano come una sorta di monoblocco e adottano la tecnologia R2R (rim-to-rim tecnology). Significa che da un’estremità a quella successiva il raggio è unico, non ha interruzioni neppure nella zona del mozzo. Ogni raggio contiene un filo di nylon che ha l’obiettivo di trattenere la fibra composita in caso di rottura.

Si innestano nel cerchio grazie alla soluzione Fore Carbon. Quest’ultima si basa su un nipplo (e la sua base di appoggio) in CNC che trattiene il raggio, tecnologia che non altera le proprietà della fibra, che non viene interrotta. Per dare un’idea, un raggio con i rispettivi due nipples è in grado di rare un’automobile.

Le firme di chi ha fatto ogni ruota e possono essere diverse da ruota a ruota
Le firme di chi ha fatto ogni ruota e possono essere diverse da ruota a ruota

Mozzi in lega

Proprio così, i due mozzi hanno lo scheletro in alluminio 2014 T6 e sono rivestiti (a mano) con la fibra di carbonio. Questo procedimento è voluto per garantire una resistenza senza pari alle torsioni e per garantire il perfetto posizionamento dei cuscinetti interni. Il cuore del sistema interno si basa sull’Infinity Hub.

Ruote da salita, ma veloci ovunque
Ruote da salita, ma veloci ovunque

Mavic è tornata

Sono un prodotto in grado di cambiare completamente il carattere della bicicletta e in qualche modo influiscono anche sul modo di guidare il mezzo. Se contestualizzate all’interno di un ambiente agonistico spinto, dove la ricerca del limite è una costante, fanno la differenza nella stragrande maggioranza delle situazioni.

In salita e in discesa, sul passo e durante le accelerazioni, che siano esse progressioni ad andature già sostenute, oppure con le classiche ripartenze. Sono incredibilmente reattive quando c’è da cambiare ritmo e farlo in modo repentino, ad esempio allo scollinamento di una salita, oppure rilanciandole in uscita di curva.

Richiedono un po’ di manico e pelo sullo stomaco per sfruttarne le infinite potenzialità. Meglio se usate con uno pneumatico pastoso, con il battistrada che offre un po’ di elasticità.

Il corpetto della ruota libera è in alluminio e fresato
Il corpetto della ruota libera è in alluminio e fresato

In conclusione…

Esclusive in tutto, a partire dal prezzo e passando dalla costruzione, fino ad arrivare ad una resa tecnica che difficilmente trova dei paragoni. Le nuove ruote Mavic Ultimate Disc sono uno strumento da gara, senza se e senza ma. Il paradosso è che, è più semplice guidarle quando si va a tutta e si sfiora il limite.

Tecnicamente è difficile trovare un neo, oppure un punto di debolezza, un qualcosa che faccia storcere il naso anche al ciclista agonista più pignolo. Dopo i tanti chilometri fatti con queste ruote e con questa tecnologia, ci si rende conto di quanto è fondamentale il “sistema ruota” e di quanto può cambiare la prestazione complessiva del mezzo meccanico.

Il prezzo è di quelli importanti, 3.900 euro di listino, ma in linea con una categoria di “prodotti di lusso” fatti a mano che non lesinano sulla qualità dei materiali.

Casa Mavic, il rilancio inizia da dove tutto è cominciato

12.01.2023
5 min
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La storia di Mavic appartiene al ciclismo, alla bicicletta e a tutti gli appassionati delle due ruote a pedali. Dopo le difficoltà di questi ultimi anni, dovute principalmente ai passaggi di proprietà, l’azienda di Annecy torna a far girare le ruote a grande velocità, all’interno di un mondo che non si è mai dimenticato di quel simbolo giallo. Siamo stati nella loro nuova casa, ne apriamo le porte insieme.

Mavic è un acronimo, un riassunto di vocaboli che quasi non esistono più. Manifacture d’Articles Vélocipédiques Idoux & Chanel (Charles Idoux e Lucien Chanel sono i fondatori, era il 1889).

L’R&D Mavic non ha mai smesso di creare
L’R&D Mavic non ha mai smesso di creare

Forse non tutti sanno che…

Il primo cerchio in lega metallica “Dura” (Dura è utilizzato anche nei tempi attuali per le trasmissioni….) lo ha creato Mavic. Era per i tubolari e correva l’anno 1934. Venne utilizzato da Antoin Magne e vinse il Tour de France. Quando nasce il primo cerchio clincher per il copertoncino e camera d’aria? Nel 1975, Mavic in collaborazione con Michelin sviluppa e produce Module E, un cerchio in alluminio con doppio ponte e pareti ad uncino per ingaggiare lo pneumatico.

Nel 1979 viene prodotta la prima trasmissione Mavic, ma è nel 1999 che l’azienda transalpina mostra il primo deragliatore con funzionamento wireless. Vero è che il successo rimase limitato, così come la sua veicolazione nel mercato, ma di sicuro qualcosa stava cambiando già da allora. In mezzo però c’è il 1997, dove viene utilizzata la prima ruota in carbonio a tre razze e viene fornita agli scalatori la prima ruota pre-assemblata: la Helium.

Nel 2010 Mavic immette sul mercato il primissimo sistema ruota/pneumatico e le voci sempre più insistenti sui tubeless road prendono sempre più dei contorni tangibili. Il 2016 è la volta della prima ruota in carbonio, senza pista frenante in alluminio e viene introdotta in modo ufficiale la tecnologia laser iTGmax per le lavorazioni della fibra composita.

Un ulteriore passo in avanti viene fatto nel 2020, quando viene prodotto in primo cerchio full carbon tubeless UST che non necessita di tape interno. Inoltre viene introdotta la tecnologia Fore Carbon per i raggi che si innestano in modo diretto nel cerchio, per un pacchetto dalla rigidità elevata e con una leggerezza da primato.

La storia non si dimentica

Il marchio francese rimane una sorta di conduzione familiare fino al 1994, anno in cui entra nel gruppo Salomon, poi Adidas e di seguito l’ingresso nel gruppo finlandese Amer Sports. Da qui il passaggio poco fortunato all’interno del fondo americano Regent e il ritorno in un gruppo di natura francese, che coincide con il rilancio vero e proprio, tangibile e sostanzioso di Mavic. Si tratta di Bourrelier Group che ne detiene il 100 per cento.

La famiglia Bourrelier ha investito oltre 10 milioni di euro esclusivamente per la progettazione e costruzione della nuova casa di Mavic, un edificio avveniristico e che ha anche il compito di diventare il cuore pulsante dell’azienda. Oggi Mavic conta 182 dipendenti e cinque filiali dirette condotte da Mavic (significa non sono distributori): Italia e Spagna, Germania e Regno Unito, ma anche in Giappone.

Jean-Michel Bourrelier e Yoann Bourrelier (foto Mavic)
Jean-Michel Bourrelier e Yoann Bourrelier (foto Mavic)

Un biennio per ripartire

Tra il 2020 e il 2022 Mavic ha in parte fatto perdere le sue tracce, anche se in realtà l’azienda stava gettando le basi della rinascita e del rilancio. Il passaggio, prima da Amer Sport e poi dal fondo Regent, ha obbligato un reset completo, anche in termini di organizzazione interna. Non solo, perché in questo periodo il nuovo gruppo di lavoro e la nuova proprietà sono stati in grado di riportare quasi completamente la produzione in Europa.

Mavic produce il 97 per cento dei componenti per le ruote sul suolo europeo (Francia e Romania). L’obiettivo è quello di alzare ulteriormente l’asticella ed avvalersi di una produzione sempre più Made in Europe, anche per quanto concerne gli equipaggiamenti. In questo anche l’Italia gioca un ruolo importante. Inoltre i materiali lavorati vengono riciclati per oltre il 90 per cento.

Ritornano le sponsorizzazioni

Nel 2023 Mavic sarà impegnata nell’attività di co-sponsor del team St. Michel-Auber93, con le compagini maschile e femminile. Inoltre le macchine gialle del Servizio di Assistenza Tecnica Neutrale hanno già ripreso le attività di supporto già nel corso della stagione 2022.

KTM Revelator Alto, alcuni dettagli della nuova bici

03.07.2022
6 min
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La quarta generazione della KTM Revelator prende ufficialmente forma. Continuerà ad utilizzare il suffisso Alto, che la categorizza come bicicletta superleggera e dedicata agli amanti delle salite.

Il design e l’impatto estetico viene in parte rivisto, ma non cambia lo stile iconico di una bicicletta capace di far collimare sostanza e leggerezza. La nuova Revelator Alto ha già debuttato al Delfinato ed è in corsa al Tour de France.

Lo sterzo e la forma “aero-asimmetrica” dell’obliquo
Lo sterzo e la forma “aero-asimmetrica” dell’obliquo

Revelator Alto 2022, cosa notiamo

Dal fronte verso il retro si nota una forcella con gli steli dritti, ma con i profili meno marcati rispetto alla versione precedente, in particolar modo nella parte bassa. La testa della forcella ha una sezione meno squadrata e più armoniosa; si adatta perfettamente al profilato dello sterzo.

Questo ha un’evidente nervatura nel punto di giunzione con l’orizzontale, con l’obiettivo di aumentare la rigidità del comparto. Il volume più ampio rispetto al passato è ripetuto anche verso l’obliquo, con una sorta di squadratura verso l’interno della bici. La battuta superiore dello sterzo è di matrice ACR.

L’orizzontale prosegue piatto e sfinato, fino al punto della chiusura del reggisella che non prevede il prolungamento del piantone verso l’alto. L’obliquo ha un’evidente asimmetria che emerge man mano che si innesta nella scatola centrale. Quest’ultima è maggiorata e ricorda da vicino i volumi delle bici da crono più moderne.

Il piantone è il naturale alloggio del seat-post specifico, quello con una forma triangolare, lo stesso usato per la Revelator Alto della versione precedente. Il seat-tube è più magro e sagomato nella parte inferiore, rientra per lasciare luce al passaggio della ruota.

Obliqui ribassati, ma diversi

I foderi obliqui hanno l’inserzione ribassata, ma rispetto al passato, viene abbandonato l’innesto piatto/disassato. Sono leggermente sfinati e seguono il concetto delle altre tubazioni con un impatto frontale risicato. Il punto di contatto con il piantone ci mostra una sorta di “abbraccio” e spanciatura verso l’esterno del telaio.

Luca Mozzato al recente Campionato Italiano
Luca Mozzato al recente Campionato Italiano

Il giudizio di Mozzato

Luca Mozzato, vicentino di 24 anni, sta usando la nuova bici al Tour de France e ieri, nella prima tappa in linea, è stato anche il miglior italiano: nono nella volata vinta da Jakobsen.

«Noi corridori – spiega – ne siamo tutti contenti. E’ l’evoluzione della Alto e con i cavi integrati è anche più aerodinamica. E’ un buon compromesso fra una bici da salita e una con una vocazione aero maggiore. Al Tour, tolte le prime velocissime tappe, penso che tutti noi della B&B Hotels-KTM opteremo per questo modello.


«Me l’hanno data al Delfinato, con l’obiettivo di prendere la giusta confidenza. A parità di taglia è più corta della precedente, perché ha un reach più contenuto. Io di solito uso una taglia S con attacco manubrio da 140, ho il busto più lungo, rispetto alle gambe. Nel caso della nuova Alto, ho dovuto prendere una misura superiore, quindi una 55, ma sempre con attacco da 140 millimetri».

Le versioni e gli allestimenti

Le versioni sono tre e sono tutte full carbon, con delle specifiche differenti in base al modulo di carbonio: Exonic, Master ed Elite.

KTM Revelator Alto Exonic è disponibile con un solo allestimento e una combinazione cromatica. La trasmissione è Shimano Dura-Ace 12v e le ruote DT Swiss full carbon PRC Spline. Come vuole la tradizione, questo modello è il top di gamma, per componentistica e valore alla bilancia.

La versione Master ha di base lo Shimano Ultegra Di2 12v, le ruote Mavic con profilo medio/basso ed è disponibile in cinque combinazioni cromatiche, di cui una Team Replica Man in Glaz.

Davvero interessante l’allestimento Elite, disponibile con la trasmissione Sram Rival AXS, oppure con il nuovo 105 Di2 a 12 velocità (è previsto anche un allestimento con la trasmissione meccanica 105 a 11 rapporti). Le colorazioni sono cinque.

In seguito verranno comunicati i prezzi di listino precisi e le tempistiche di consegna.

Ktm Bikes

KTM Revelator Alto Elite AXS, il test

06.03.2022
6 min
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Un design e delle forme iconiche diventano il vestito perfetto per la bici road versatile dell’azienda austriaca. Questa è la KTM Revelator Alto Elite AXS: telaio in carbonio Premium e tecnologia monococca. La forcella è marcatamente aerodinamica, eppure sotto il profilo della performance ha una valenza ben precisa: essere precisa e contribuire all’efficienza del mezzo.

L’allestimento non ha l’obiettivo principale di risparmiare grammi, ma di contenere il prezzo e di offrire una bicicletta pronta all’agonismo. Le scelte sono pertanto differenti, ma il modello Revelator Alto è una delle bici utilizzate dai francesi del Team B&B Hotels-KTM.

KTM Revelator Alto Elite AXS in salita (foto Sara Carena)
KTM Revelator Alto Elite AXS in salita (foto Sara Carena)

Frame-kit top level

Il pacchetto che include il telaio e la forcella è il medesimo adottato per la versione Alto Master, che possiamo identificare con la trasmissione Shimano Ultegra a 12 velocità e le ruote in carbonio Mavic. Il progetto, nella scala dei valori KTM, è secondo solo al frame-kit top di gamma NanoPremium Carbon in dotazione al modello Exonic.

Il telaio della Elite è un monoscocca in fibra composita Premium, esclusiva di KTM, elegante e sinuoso, ma capace di proporre linee marcate, decise e identificative. Il peso dichiarato è di circa 800 grammi, non male per una piattaforma che compie tre anni. La forcella è la F12, sempre full carbon e adotta il composito Performance, differente se confrontato con quello del telaio.

Peso di 8,25 chili (misura 55)

Qui tutto funziona bene e non ci sono fronzoli e orpelli inutili ai fini della prestazione che deve elargire la bicicletta e che si aspetta l’utente tipo di questa bicicletta.

La trasmissione funziona a dovere ed è precisa. C’è tanto alluminio nello Sram Rival, che aggiunge qualcosa alla bilancia, ma contribuisce a dare sostanza.

Ci sono le ruote Mavic, sempre in alluminio e con il nuovo mozzo Infinity, per un comparto scorrevole, comodo e versatile. Ma proprio questo tipo di componentistica conferma la qualità e una certa trasversalità di una bicicletta, che può essere alleggerita molto facilmente, senza timore di confrontarsi con dei componenti racing veri e propri. Abbiamo rilevato un peso di 8,25 chilogrammi, nella taglia 55 e senza i pedali.

Feedback e considerazioni

Potremmo dividere la KTM Alto Elite in due parti. L’avantreno, più rigido e sostenuto, mai eccessivo e stabile. Ha una precisione che diventa un punto di forza e la struttura della forcella contribuisce ad arricchire questo frangente.

Il retrotreno che è più “elastico”, fattore apprezzabile sulle lunghe distanza, quando si percorrono tratti di strada sconnessa, che rende più docili anche le ruote rigide e magari con un profilo elevato. E poi è reattivo al punto giusto.

Reggisella con zero arretramento

E’ una soluzione che troviamo anche sulla Lisse, quella aerodinamica di KTM. Ha una valenza tecnica ben precisa, che è quella di far caricare il più possibile il peso del ciclista sul piantone, sfruttando le potenzialità della bici. In fase di setting della sella si possono presentare dei limiti a quei ciclisti che adottano un arretramento accentuato ed eccessivamente scaricato verso il posteriore.

Il profilo tronco del piantone, con il collarino e il seat-post dedicati
Il profilo tronco del piantone, con il collarino e il seat-post dedicati

Sterzo alto e piantone a 75°

Nella taglia 55, il profilato dello sterzo è alto 160 millimetri. La media attuale della categoria si attesta a 140. E poi c’è quel piantone dritto in piedi, con il carro compatto, tutti fattori che messi insieme fanno la felicità di scalatori, salitomani e di chi ha le capacità di cambiare passo quando la strada è particolarmente pendente.

Non si è mai troppo schiacciati in avanti e verso il basso, la respirazione ne guadagna. Si pedala centrati sulla sezione mediana della bici e si esce di sella con estrema facilità.

In conclusione

La KTM Alto in questione non è una bici da passeggio, banale e con poco carattere. Questa bicicletta offre degli spunti interessanti e porta avanti un concetto che abbina il comfort alla leggerezza del telaio, sfrutta l’asimmetria delle tubazioni e del carbonio, per un pacchetto funzionale alle esigenze di chi predilige le biciclette “sottili”.

E’ reattiva quanto basta e diventa gratificante nel corso delle lunghe progressioni, magari anche in salita. La Alto “non butta giù di sella” quando si è stanchi o semplicemente si vuole fare “la sgambata” e si adatta bene ad ogni abito, dettaglio per nulla scontato.

Mavic Infinity hub, cos’è e come funziona

27.11.2021
5 min
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E’ l’ultima versione che equipaggia le ruote dell’azienda francese e si chiama Infinity hub 801 SP. E’ molto differente se comparato con quello della generazione precedente e ha due obiettivi principali: il primo è garantire efficienza e un ingaggio immediato della ruota libera, il secondo di essere longevo e minimizzare la manutenzione. Anche per questi motivi, Mavic Infinity adotta l’acronimo ID360 (IstantDrive 360), efficienza in ogni punto e momento della fase rotante. Prima di proseguire la nostra argomentazione, vediamo il video animato che dà un’idea precisa del nostro soggetto.

Mavic Infinity, come è fatto

Il corpo del mozzo è ottenuto grazie all’azione di macchine CNC e in origine è un blocco unico di alluminio: non ci sono raccordi e parti incollate o applicate in un secondo momento. L’Infinity Hub SP (straight Pull) di Mavic funge come un involucro e nasconde un meccanismo interno. Partendo dal lato drive, la ruota libera, che può essere per Shimano (inclusa la versione MicroSpline), Sram XD e Campagnolo (e N3W), è sostenuta da un asse passante da 17 millimetri di diametro, con 2,5 di spessore. Non sono dei numeri a caso, in particolar modo quello che si riferisce allo spessore (aumentato del 66% rispetto al competitior principale), maggiorato rispetto agli standard che il mercato offre. Ma andiamo per ordine.

Tutto ciò che compone una ruota Mavic. I raggi, il carbonio dei cerchi, i mozzi…
Tutto ciò che compone una ruota Mavic. I raggi, il carbonio dei cerchi, i mozzi…

L’interno

  • Alle spalle del corpetto ci sono una molla (l’unica presente) e due ruote dentate.
  • La prima è una sorta di ammortizzatore, mentre i due ingranaggi sono il cuore del sistema. Sono in lega e lavorati con macchine CNC, disponibili con 40 oppure 24 denti (per la versione mtb). La prima soluzione ha un angolo d’ingaggio di 9°, la seconda di 15°. Entrambe presentano una sorta di incavo, che funziona come un alloggio per la molla da una parte e per un “silenziatore” (un vero e proprio anello in gomma che può essere rimosso senza problemi) dall’altra.
  • Un o-ring più grande si posiziona tra l’incavo del mozzo e la zona di battuta della ruota libera, con il compito di schermare e proteggere il comparto di rotazione da sporco, umido e acqua.
  • L’ultimo componente è un cuscinetto sigillato con sfere in acciaio, di ottima qualità e di lunga durata, con un diametro maggiorato del 40%, rispetto al primo competitor del mercato. Le sfere più grandi contribuiscono alla longevità del comparto.
  • Il lato non drive invece, è molto più semplice in fatto di costruzione ed assemblaggio. Ci sono gli adattatori esterni che fungono da coperchio. C’è un seeger in metallo che chiude e compatta, c’é una rondella che protegge i cuscinetti sigillati. Quest’ultima oltre a schermare ottimizza il precarico, sempre ottimale e che non necessita di aggiustamenti.
  • E poi ci le flange dove ingaggiano i raggi. Questi ultimi sono a testa dritta e hanno una lunghezza unica per le ruote anteriore e posteriore.

Cosa cambia?

Il lato della ruota libera non prevede dei fermi, viti o blocchi. Per rimuovere il corpetto è sufficiente tirare verso l’alto e non è necessario togliere i pignoni. Questo si traduce in una maggiore facilità di pulizia e manutenzione. In fase di re-inserimento delle parti rotanti e delle schermature, si può evitare di introdurre l’anello in gomma (il silenziatore), in tutta sicurezza e senza sacrificare l’efficienza della ruota. In fase di rotazione, quando non si pedala, il mozzo avrà un “suono” invadente e metallico, quello che piace ai più agonisti! Il mozzo Inifinity di Mavic ha eliminato ogni possibilità di regolazione del precarico dei cuscinetti: il comparto è perfettamente “settato dalla fabbrica”. Non c’é più la ghiera esterna che comprime e/o rilascia la pressione, fattore che azzera il rischio di schiacciamenti, a favore di una manutenzione “quasi” azzerata.

Mavic (che ha prodotto e concesso le immagini utilizzate in questo articolo) sta lavorando alacremente per tornare nel ciclismo professionistico di prima fascia. Le ultime indiscrezioni fanno pensare che nel 2022 non vedremo le ruote dell’azienda transalpina nel WorldTour maschile, le troveremo invece in una compagine femminile: il Team DropsLeCol.

La Ribble in carbonio con le ruote Mavic customizzate nelle colorazioni e in versione tubeless
La Ribble in carbonio e con le ruote Mavic customizzate nelle colorazioni, in versione tubeless

mavic.com